News & Insight
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14 Novembre 2019

Open Day MBA Weekend 30 novembre 2019

30 NOVEMBRE 2019| 10:00 -13:00 OPEN DAY MBA Creatività e Innovazione: le Soft Skills per guidare il cambiamento Oggi le aziende hanno sempre più bisogno di persone pronte a gestire il cambiamento e capaci di elaborare soluzioni che tengano conto di tutti gli aspetti manageriali. Se desideri essere un motore di innovazione all’interno della tua organizzazione non puoi prescindere dallo sviluppare un set di soft e hard skills e trasversali.  Se stai pensando a un percorso formativo di perfezionamento che si possa coniugare con la tua attuale attività lavorativa, sabato 30 novembre alle ore 10:00 ti aspettiamo presso la Luiss Business School per scoprire i nostri programmi MBA Weekend, l’Executive MBA erogato in lingua italiana e il Part-Time MBA  in lingua inglese, ideati per chi desidera consolidare il proprio bagaglio di competenze manageriali, velocizzare la propria carriera ed accrescere la consapevolezza del proprio progetto professionale. L’Open Day prevede inoltre un Business Talk sul topic “Creatività, Innovazione e Risorse” con Jose D’alessandro, Adjunct Professor della Luiss Business School e precedentemente manager per brand internazionali tra cui Coca-Cola, Sprite, Knorr, Pirelli, Dunlop, Vespa, e Moto Guzzi. Al termine dell’incontro il Luiss MBA Staff sarà a tua disposizione per dei colloqui informativi one-to-one durante i quali potrai approfondire il programma di tuo interesse. L’evento si svolgerà a Roma nella prestigiosa sede di Villa Blanc. Per maggiori informazioni scrivere a mba@luiss.it. AGENDA  10.00 Registrazione e Welcome Coffee 10:30 Presentazione della Business School 11.00 Business Talk con Jose D’Alessandro 12.30 Focus sui programmi MBA ed Executive MBA formula weekend 13:00 Colloqui di approfondimento one-to-one REGISTRATI KEYNOTE SPEAKER Jose D’Alessandro Adjunct Professor presso Luiss Business School dove è impegnato nello sviluppo di un progetto per portare in azienda il mindset imprenditoriale. Come manager si è occupato di alcuni tra i maggiori brand mondiali, tra cui Coca- Cola, Sprite, Knorr, Pirelli, Dunlop, Vespa, e MotoGuzzi, vivendo in 5 paesi e coordinandone fino a 48. Ha gestito innovazione, turnaround, marketing ed internazionalizzazione nei FMCG, nei prodotti semi-durevoli e nell’automotive, con ruoli che vanno dal marketing manager a direttore di Business Unit, a Executive Vice President. La sua ultima posizione in azienda è stata di EVP Europa per la Piaggio. Ha poi contribuito a creare il Blue Earth Network, società emergente di consulenza in innovazione e iconic branding, che annovera come clienti: Royal Philips, Heinz, Pirelli, Toyota, New Tree e The Red Lake Nation. 14/11/2019 

08 Novembre 2019

MBA Milano: la prima edizione dell’innovativo programma Part-Time targato Luiss Business School

Si apre oggi la prima edizione del Master in Business Administration della Luiss Business School presso la sede di Milano. Si apre oggi la prima edizione del Master in Business Administration della Luiss Business School presso la sede di Milano. Innovazione digitale e leadership sono i pilastri che caratterizzano questo percorso di sedici mesi in formula Part-Time, progettato per talenti che vogliono essere competitivi in uno scenario economico in costante trasformazione. Una classe che riflette il valore aggiunto del networking proprio dell’offerta formativa Luiss Business School, in quanto composta per il 63% da middle manager con un background tecnico scientifico e una media di otto anni di esperienza lavorativa in ambiti telco, fashion, digital business e consulenza. Una classe che inoltre, si distingue per la spiccata gender diversity, poiché composta per il 52% da donne. Coach e Career Advisor personalizzati: MBA boutique a Milano “La Luiss Business School è riuscita a conciliare numeri importanti al senso di boutique, elemento distintivo che ci ha permesso di competere e vincere sfide formative e di mercato. Sono orgoglioso di essere qui ad accogliere la prima edizione del nostro Part-Time MBA Milano”: così il prof. Raffaele Oriani, Associate Dean Luiss Business School ha dato il benvenuto ai nuovi studenti. Il programma infatti, mette a disposizione dei partecipanti un pacchetto di consulenza professionale personalizzata, ribattezzato “Pantheon”, all’interno del quale ciascuno studente può avvalersi di: un coach personale certificato dalla International Coach Federation; un mentore appartenente alla prima linea aziendale delle principali società operanti in Italia; un personal career advisor specializzato nell’orientamento.  MBA per futuri leader “Un MBA è uno dei momenti di maggior influenza professionale e personale di un leader” ha sottolineato Valeria Pardossi, direttrice del Master, Professor of Practice Luiss Business School e già HR Director di EY per l’area Med – Italia, Spagna e Portogallo. “Siate concentrati su questo percorso, siate curiosi, mettetevi continuamente in gioco con ambizione” sono i suoi consigli agli studenti. Un programma con una formula sfidante, poiché affianca agli insegnamenti core nel campo del business e del management, 4 learning labs progettati insieme ai corporate partner della Business School, che metteranno alla prova i partecipanti sullo sviluppo di strategie di crescita sostenibile, digital customer experience e behavior development. 11/08/2019 

31 Ottobre 2019

International Executive Programme in Marketing

International Executive Programme in Marketing è il nuovo programma della Luiss Business School ideato per imprenditori e middle manager di talento che desiderano vivere un’esperienza internazionale di primo piano ed acquisire una visione globale integrata nell’area del Marketing & Sales. Il programma, erogato interamente in lingua inglese, in partenza a Febbraio 2020 offre un'esperienza formativa e culturale intensiva in 2 paesi (Italia e Francia) e 3 campus universitari d'eccellenza: Il Campus Villa Blanc a Roma della Luiss Business School, il Luiss Hub di Milano e il prestigioso campus di un’università partner a Parigi. SCOPRI DI PIU' Perché scegliere l’International Executive Programme in Marketing? >> Formula executive weekend di complessivi 9 mesi per continuare a svolgere la propria professione per l’intera durata del programma e poter applicare da subito quanto appreso in aula; >> Network internazionale: 2 business school, 3 città europee per immergersi in un contesto realmente globale, che permette di avere accesso a una rete di contatti e opportunità sempre più ampia; >> Mindset globale: colleghi da diversi paesi, una faculty internazionale proveniente da due business school europee di eccellenza e un confronto continuo con top manager internazionali; >> Contenuti all'avanguardia per migliorare le performance in ambiti strategici per il business quali il marketing e le vendite: AI, IoT, CRM, Social Media, E-commerce, agile marketing etc. >> Faculty composta da docenti italiani e internazionali e professionisti in ambito Marketing & Sales provenienti dall’ampio network aziendale della Luiss Business School. >> Esperienza digitale: corsi online tra un modulo e l'altro per dare continuità all'esperienza formativa. Scopri di più sulla prima edizione dell’International Executive Programme in Marketing scaricando la brochure e contattandoci all’indirizzo mail: executive@luissbusinessschool.it o al numero 06 85 22 2358. SCARICA LA BROCHURE 31/10/2019

30 Ottobre 2019

Turismo sostenibile: il progetto europeo Luiss Business School per le PMI

Luiss Business School ha rappresentato l’Italia nel progetto europeo di ricerca e formazione, Sustain-T – Sustainable Tourism through Networking and Collaboration, rivolto ad imprenditori, rappresentanti delle associazioni di categoria, esperti e personale delle piccole e medie imprese che operano nel settore turistico, per sensibilizzare e favorire l’adozione di pratiche sostenibili. I fabbisogni manageriali delle piccole e medie imprese per un turismo sostenibile Insieme ai partner Portuguese Tourism Confederation – PT e Chamber of Commerce and Industry Csongrád County – HU, Luiss Bussiness School ha svolto un’attività di ricerca basata sulla predisposizione di una survey, volta a raccogliere un consistente volume di informazioni sui fabbisogni manageriali e gestionali delle PMI nel settore del turismo.   Questa indagine ad ampio spettro è stata articolata in modo da identificare il grado di consapevolezza e conformità delle PMI ai principi internazionali del turismo sostenibile; le sfide che gli imprenditori devono affrontare per rendere imprese e servizi più sostenibili dal punto di vista ambientale; infine, i gap formativi e di competenze manageriali per il possibile miglioramento della produttività e sostenibilità di tali organizzazioni. L’indagine ha evidenziato che il fabbisogno di maggiore sostenibilità nelle imprese operanti nel settore turistico è percepito soprattutto rispetto all’impatto in termini di reputazione (55% del campione analizzato), di soddisfazione del cliente (60%) e di una relazione più virtuosa con le realtà locali in cui le PMI sono inserite (45%). La ricerca ha permesso di individuare che tra i fattori che maggiormente ostacolano la realizzazione di pratiche sostenibili, la mancanza di un quadro informativo chiaro e sistematizzato è centrale (72%). Un gap che ha messo in luce come il fabbisogno di conoscenze e competenze manageriali sul tema possa essere efficacemente colmato attraverso soluzioni e-Learning, che il 68% delle imprese intervistate ritiene idoneo per sé e i propri collaboratori. Non secondaria per la realizzazione di sistemi turistici sostenibili, l’esigenza di maggiori iniziative di networking e collaborazioni tra imprese. Un manuale operativo per un turismo sostenibile   L’esito di questa survey ha dato luogo alla produzione di un manuale operativo e di specifiche linee guida per supportare le PMI che operano in ambito turistico, nella realizzazione di business sostenibili. Sono stati quindi predisposti 6 moduli formativi con i relativi questionari di autovalutazione in 6 lingue (EN, IT, ES, HU, PT, BG), tutti disponibili sulla piattaforma e-learning del progetto in modalità open-access, sui temi di gestione sostenibile nel settore del turismo; benefici socio-economici del turismo sostenibile per le comunità locali; benefici del turismo sostenibile per il patrimonio culturale; turismo sostenibile che dà benefici all'ambiente; benefici della collaborazione e del fare rete per le imprese turistiche; innovazione e competitività nel settore del turismo sostenibile. Scopri il progetto  30/10/2019   

28 Ottobre 2019

Tre strade per il cuneo fiscale

  Commento di Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, pubblicato su Repubblica Affari & Finanza, 28 ottobre 2019 Il sistema fiscale di ciascun Paese ha lo scopo di promuovere lo sviluppo economico, aumentando al tempo stesso le entrate per rispettare le priorità del governo. Un sistema fiscale ben strutturato è quindi funzionale alla crescita economica, e si differenzia da uno più macchinoso che, facendo lievitare i costi, danneggia l’intera economia interna. Inoltre, a livelli di tassazione meno elevati corrispondono maggiori investimenti, nuova occupazione, e quindi maggiori consumi. Ancora, la globalizzazione delle imprese ha accentuato la competitività tra gli Stati, che oggi devono essere in grado di proporre condizioni fiscali vantaggiose per attrarre gli investimenti. Perché ridurre il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro L’agenda della Commissione Europea punta a rafforzare l’integrazione delle economie, garantendo un coordinamento fiscale equo ed efficace, che rappresenta un elemento centrale del modello sociale ed economico europeo. Secondo l'International Center for Tax and Development, le entrate fiscali totali rappresentano oltre l'80% delle entrate pubbliche totali in circa la metà dei Paesi del mondo. In particolare, a Cuba, in Francia, in Danimarca, in Norvegia, e in Svezia le entrate fiscali totali risultano superiori al 30%; in Paesi come la Libia e l'Arabia Saudita, invece, le tasse rappresentano meno del 2% del reddito nazionale. Più in generale, le imposte riducono in media la disuguaglianza di reddito di circa un terzo (fonte: OECD); negli Stati Uniti, ad esempio, in cui sono presenti elevati livelli di disuguaglianza, è possibile beneficiare di una riduzione di circa il 17%. La fiscalità rappresenta uno dei fattori che la maggioranza delle startup inserisce al primo posto fra i freni allo sviluppo, e il Parlamento europeo stima che la perdita annua legata all’evasione, all’elusione, e alla frode fiscale ammonta a 50-70 miliardi di euro. Secondo il rapporto annuale dell’OCSE “Taxing Wages”, l’Italia è al terzo posto tra i Paesi OCSE per il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro, seguita a ruota dalla Francia (47,6%) e ben staccata dalla Spagna quindicesima nella graduatoria (39,3%); peggio del nostro Paese, soltanto Belgio (53,7%) e Germania (49,7%). Di fatto, nel nostro Paese, secondo la Commissione Europea, pur essendo la tassazione in diminuzione, il carico fiscale sul lavoro mantiene livelli considerevoli. Sebbene dallo scorso luglio siano entrate in vigore alcune misure agevolanti per piccole e medie imprese innovative, a volte, a rendere ancora più complicata la situazione, è l’onere economico e amministrativo delle tasse sulle piccole imprese, che pesano nel complesso ben più che nelle imprese medio-grandi. Secondo l’International Tax Competitiveness Index, che prende in considerazione oltre 40 variabili di politica fiscale dei Paesi dell’OCSE, l’Estonia è al primo posto come miglior sistema fiscale; l’Italia, invece, si posiziona al 34esimo. Il tema è al centro anche dell’agenda europea: a seguito della crisi finanziaria, la strategia della Commissione Europea si è focalizzata sull'ampliamento dei canali di finanziamento disponibili per le imprese, con lo scopo di salvaguardare il potenziale di crescita dell’intero sistema produttivo europeo. Ma non solo: oltre agli interventi volti a ridurre i rischi sistemici, sono state adottate misure per favorire lo sviluppo di private equity e venture capital, in aggiunta a progetti infrastrutturali di lungo periodo. Una riforma fiscale che favorisca la nascita e la crescita di nuove imprese In un contesto caratterizzato da crisi dei modelli tradizionali, dalla ricerca di nuove opportunità, e dalla necessità di individuare misure volte a promuovere lo sviluppo e la competitività del Paese, la parola d’ordine è “crescita sostenibile”, raggiungibile attraverso un migliore accesso ai finanziamenti, un’elevata patrimonializzazione e incentivi a favore di startup e PMI innovative. A ciò, si aggiunge la necessità di mantenere aliquote fiscali basse, in modo da attrarre gli investimenti in un contesto mondiale in cui i capitali sono sempre più mobili. Insomma, la leva fiscale gioca un ruolo cruciale in un Paese che ambisca a essere competitivo a livello locale e globale. La vera sfida risiede quindi nella capacità di sviluppare una riforma fiscale che possa favorire la nascita e la crescita di nuove imprese, creando un contesto fertile e adatto per lo sviluppo imprenditoriale. Tra gli interventi prioritari rientrano la riduzione dei costi della produzione, la diminuzione del carico fiscale, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo, ed i finanziamenti a favore di imprese innovative. In particolare, tre possono essere le linee di intervento. La prima passa attraverso un sistema premiante per le attività che generano più sviluppo sia a livello nazionale che territoriale. In secondo luogo, è necessario innalzare sensibilmente il livello di certezza del diritto, spesso un freno allo sviluppo degli investimenti in Italia. Infine, occorre stimolare, anche attraverso incentivi fiscali alle aggregazioni tra imprese, la crescita dimensionale per rendere queste ultime maggiormente in grado di competere sui mercati globali. 28/10/2019  

28 Ottobre 2019

In agricoltura troppe imprese piccole, un patto tra territorio e industria

  Commento di Matteo Caroli, Associate Dean for Executive Education Luiss Business School, pubblicato su Repubblica Affari & Finanza, 28 ottobre 2019 L’agricoltura italiana è sempre più avviata verso l’eccellenza internazionale: le aree di miglioramento ovviamente non mancano, ma i dati sono positivi e robusti. Nel nostro Paese, il valore aggiunto agricolo supera il 2% di quello totale, contro l’1,7% della Francia e cifre al di sotto dell’1% in Germania e Regno Unito. Dal 2015, l’occupazione in agricoltura è in deciso aumento ed è ormai pari a poco meno del 4% del totale; anche in questo caso, il dato è molto superiore a quello di Francia, Germania e Regno Unito. Nell’ultimo decennio, la produttività del lavoro è cresciuta in maniera consistente, anche se il dato congiunturale degli ultimissimi anni non è positivo. Infine, si registra un incremento di quasi il 4% delle esportazioni agricole; di circa il 6% dei prodotti alimentari trasformati e del 7,5% delle bevande. Agricoltura: più occupazione, export e produttività Sono i risultati di un processo avviato una quindicina di anni fa, quando si iniziò a percepire il grande potenziale economico delle nostre filiere agroalimentari e, allo stesso tempo, l’attrattività di questi comparti da un punto di vista anche lavorativo, sociale e culturale. Come in altri settori, si comprese che la strada maestra non poteva che essere la qualità del prodotto e la valorizzazione del suo legame a tutto tondo con il territorio di origine. Oggi l’Italia vanta il più alto numero di prodotti agroalimentari a denominazione registrati nella UE, con una buona distribuzione territoriale, grazie all’accelerazione in questi ultimissimi anni delle regioni meridionali. Sono anche in crescita il numero degli operatori, degli impianti di trasformazione e della superfice agricola coinvolti nelle filiere dei prodotti DOP e IGP. E non è solo un fatto di certificazioni: a livello internazionale, i prodotti agroalimentari italiani sono quasi sempre posizionati nelle fasce alte, non di rado “premium”, dei mercati. Un posizionamento forte che riguarda non solo le specifiche marche, ma spesso l’offerta nel suo insieme di numerose tipologie di prodotto, magari di nicchia. Valorizzazione del territorio di origini dei prodotti Tuttavia, la sempre maggiore complessità del consumatore e la rapida crescita dell’offerta proveniente dai Paesi emergenti spostano sempre più in alto l’asticella. Le nostre imprese devono quindi continuare a migliorare su tutte le componenti fondamentali della qualità percepita del prodotto alimentare: sicurezza, salute, benessere ed esperienzialità. È anche necessaria un’intensa azione di comunicazione per sviluppare nel largo pubblico una vera educazione alimentare, che chiarisca come l’impatto sulla salute non dipenda dalle caratteristiche di un singolo alimento ma dalla qualità della dieta e quindi dai quantitativi complessivamente assunti, oltre che da un corretto stile di vita. Bisogna continuare a lavorare sulla qualità “esperienziale” in termini di miglioramento del gusto, di valorizzazione dei significati immateriali del prodotto, delle sue connessioni con il territorio di origine e con la cultura locale; potenzialmente rilevante è anche la storia del prodotto e dell’azienda che lo realizza. Agricoltura più smart: investire nell’innovazione Cruciale è inoltre il tema dell’innovazione. Le quattro grandi traiettorie tecnologiche in atto, digitale, big data, intelligenza artificiale e “internet of things”, blockchain determineranno un cambiamento strutturale dell’agricoltura: da un lato, favoriscono il radicale miglioramento della produttività e la riduzione dei costi; dall’altro, creano le condizioni per garantire la massima sicurezza alimentare e il perfetto adeguamento dell’offerta alle specifiche esigenze del singolo cliente. Gli spazi di crescita sono amplissimi, considerato, ad esempio, che si stima sia gestita in modo “smart” solo l’1% della superfice agricola nel nostro Paese. Che il settore sia in fermento è confermato anche dalle circa cento start-up innovative nate in questi anni in Italia per fornire tecnologie per il miglioramento dell’efficienza e la sostenibilità delle produzioni agricole. Tre condizioni per la crescita dell’agricoltura in Italia  Ci sono tre condizioni, tra loro collegate, fondamentali perché il nostro sistema agricolo colga queste opportunità e rafforzi la sua espansione qualitativa e quantitativa. La prima è l’integrazione con l’industria di trasformazione: lo sviluppo anche nei Paesi emergenti di imprese agroalimentari di grandissime dimensioni capaci di competere sui mercati internazionali, la necessità di realizzare forti investimenti in tecnologia, l’aumento dei rischi determinato dai cambiamenti climatici, il crescente squilibrio tra domanda e offerta di alimenti sono tutte sfide che si affrontano meglio integrando la filiera così da raggiungere una adeguata “massa critica” in termini di capacità produttiva, visibilità sul mercato, produttività, efficienza logistica. La seconda condizione è quindi il superamento del nanismo delle imprese agricole (e alimentari) italiane. Anche in questo caso, la tendenza è positiva: da diversi anni si osserva una costante concentrazione dei terreni agricoli in un numero decisamente minore di aziende: in particolare, dal 2013 il loro numero è diminuito di quasi un quarto, mentre la superficie agricola utilizzata è leggermente aumentata; di conseguenza, la superficie media aziendale è cresciuta da circa otto a oltre undici ettari. Infine, è necessaria una strategia a livello nazionale che indirizzi lo sviluppo delle produzioni agricole sulla base delle reali vocazioni dei territori; serve un approccio analogo a quello dei cluster nel manifatturiero o nei servizi avanzati: specializzazioni produttive (che non significa necessariamente mono-culture) in relazione alle caratteristiche del contesto, e filiere integrate possibilmente fino alla distribuzione al cliente finale. 28/10/2019

18 Ottobre 2019

Più crescita con misure ad hoc destinate all’economia circolare

Commento di Matteo Caroli, Associate Dean for executive education Luiss Business School, pubblicato su Il Sole 24 Ore, 18 ottobre 2019  L’urgenza dei problemi ambientali impone un radicale cambiamento dei modelli di produzione, distribuzione e consumo. Non si tratta di crescere meno, ma di crescere in modo diverso: innovare le tecnolo­gie e i modelli di business in manie­ra che creazione di valore economi­co, miglioramento sociale e dell’ambiente siano integrati. In que­sto senso, si sta rapidamente affermando il nuovo paradigma dell’economia circolare, basato su quattro “R”: riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero. Sia gli investitori sia i consumatori premiano e sem­pre più premieranno le imprese che più delle altre si muovono su questa direttrice; a livello di Paesi, l’econo­mia green sarà un traino cruciale dell’occupazione e dell’aumento strutturale del Pil. Economia circolare: un’opportunità per il sistema Italia Per l’Italia è una grandissima op­portunità, perché il nostro Paese è già oggi tra le prime economie verdi nel mondo, con performance eccel­lenti in tutte le quattro principali problematiche: emissioni atmosfe­riche, utilizzo di materie prime, consumi energetici e produzione di rifiuti. Secondo le elaborazioni di Fondazione Symbola, nel 2008, consumavamo oltre 17 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro prodotto; oggi siamo intorno a 14, meglio di Francia, Spagna e Germania. L’Italia è al terzo posto tra le cinque grandi economie euro­pee per quanto riguarda le emissio­ni in atmosfera: (104,2 tonnellate di C02 per milione di euro prodotto), dietro alla Francia (85,5 tonnellate) e al Regno Unito (93,4 tonnellate) ma davanti a Spagna e Germania. Nelle energie rinnovabili, siamo primi tra i principali Paesi europei, con il 17,4%, per quota di rinnovabili nel consumo interno lordo (la Fran­cia è al 16%, la Germania al 14,8%, e il Regno Unito al di sotto del 10%). Siamo anche il quarto produttore mondiale di biogas - dopo Germania, Cina e Stati Uniti - con circa 1.900 impianti operativi. Insieme alla Germania, l’Italia è leader europeo in termini di quantità di materie seconde riciclate nell’industria manifatturiera: questa sostituzione di materia comporta un risparmio potenziale pari a 21 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 58 milioni di tonnellate di C02. Nel caso degli imballi (con l’eccezione di quelli in plastica), gli obiettivi di recupero fissati dalle direttive europee al 2025 sono già stati ampiamente raggiunti. Anche sul fronte dei rifiuti, abbiamo risultati eccellenti, pur con differenze ancora rilevanti tra le aree del Paese; su scala nazionale, la produzione di rifiuti risulta infatti largamente inferiore a quelle degli altri Paesi europei e comunque in costante decrescita; inoltre, si calcola che il 79% dei rifiuti è avviato a riciclo, un valore che è più del doppio della media europea, attestata al 38% e molto maggiore di quello di Francia, Regno Unito e Germania, tra il 45 e il 55 per cento. Per quanto riguarda il sistema produttivo, ancora Fondazione Symbola insieme con Unioncamere Italia, stimano che circa un’impresa manifatturiera su tre in questi anni abbia investito o sia pronta a farlo per un maggior risparmio energetico o per la riduzione dell’impatto ambientale delle proprie attività; risulta, peraltro, che le aziende green sono complessivamente più innovative e internazionalizzate delle altre. Made in Italy sinonimo di sostenibilità Si può dunque pensare che la produzione circolare e l’ecodesign diventino elementi caratterizzanti il made in Italy, come già lo sono la qualità dei materiali e delle lavorazioni. Dall’abbigliamento all’arredo, dalla meccanica all’alimentare, il grande valore immateriale dei nostri prodotti può essere arricchito con la componente del loro miglio­re impatto ambientale; si troverà così perfettamente allineato conia sensibilità e gli orientamenti che sempre più prevarranno nei consu­matori in tutto il mondo. Per cogliere al meglio questa grande opportunità è importante che lo sforzo delle imprese sia sostenuto dal Governo dello Stato. Non bastano iniziative singole; serve un robusto programma pluriennale, articolato in un pacchetto di misure il più possibile integrate e in grado di coinvolgere sia le imprese in settori diversi, sia le amministrazioni pubbliche e sia consumatori. Sono necessari stimoli che orientino il mercato i verso i prodotti e i servizi green (e magari disincentivi per quelli con elevato impatto negativo), premiando così le imprese che investono fortemente in questa direzione; la stessa domanda pubblica dovrebbe adottare con decisione criteri di scelta che privilegino esplicitamente le offerte di chi opera secondo le modalità dell’economia circolare. Altrettanto significativi sono interventi normativi che facilitino la realizzazione degli investimenti produttivi da parte delle imprese; questo è cruciale, ad esempio, nelle energie rinnovabili, dove l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici è tuttora rallentata dalla complessità delle procedure amministrative. Economia circolare: la formazione Luiss Business School Matteo Caroli è direttore dell'Executive Master in Circular Economy Management: scopri il programma. 18/10/2019 

15 Ottobre 2019

Luiss Business School punta sul Nord-Est: aprirà l’Hub “Veneto delle Dolomiti”

  In collaborazione con Confindustria Belluno Dolomiti, Provincia e Comune di Belluno, l’Hub costituirà un polo di eccellenza in un territorio fondamentale per l’imprenditoria e l’industria italiane RASSEGNA STAMPA Corriere della Sera, Luiss Business School a Belluno   Il Sole 24 Ore, Luiss Business School apre l'Hub Veneto delle Dolomiti  La Stampa, Luiss, la business school apre l’hub in Veneto  Il Messaggero, La Luiss Business School inaugura un Hub a Belluno Milano Finanza, Luiss Business School apre l'Hub delle Dolomiti  Nazione-Carlino-Giorno, Inaugura il "Veneto delle Dolomiti". Formerà i manager sul territorio  Il Giornale, La Luiss punta al Nord est e apre a Belluno Il Gazzettino, Luiss Business School anche a Belluno  Corriere del Veneto, Formazione, la Luiss in Veneto. Boccia: "Più vicini alle imprese"   Scuola 24 Il Sole 24 ore, Luiss avvia l’hub per l’alta formazione «Veneto delle Dolomiti»  Ansa, Hub Luiss Belluno Veneto delle Dolomiti Askanews, Luiss BS punta su Nord-Est: aprirà Hub Veneto delle Dolomiti  Corriere delle Alpi, Via libera: nel 2020 Luiss arriva a Belluno. Sarà la terza sede della business school FirstOnline, Luiss Business School punta sul Nord-Est: apre l’hub “Veneto delle Dolomiti”  Nuova Venezia, Luiss apre una sede a Belluno master executive e post laurea  Luiss Business School accelera sullo sviluppo della propria presenza sul territorio nazionale aprendo l’Hub “Veneto delle Dolomiti”, un nuovo polo di alta formazione, consulenza e ricerca applicata nell’area del business e management rivolto alle imprese presenti su un territorio storicamente ricco di eccellenze imprenditoriali e industriali. Costituito da Luiss Business School in collaborazione con Confindustria Belluno Dolomiti, Provincia di Belluno, Comune di Belluno, Comune di Feltre e Consorzio BIM Piave di Belluno, il nuovo Hub colma uno storico vuoto formativo in una provincia che pure ha visto la nascita e la crescita di distretti industriali e di rilevanti industrie nazionali e internazionali. L’Hub svilupperà iniziative di formazione, consulenza e ricerca in base alle specifiche esigenze del territorio e dei destinatari. Perché il nuovo Hub Veneto delle Dolomiti Luiss Business School “L’apertura del nuovo Hub Veneto delle Dolomiti rappresenta una evoluzione strategica fondamentale per la crescita della Luiss Business School”, ha commentato Vincenzo Boccia, Presidente della Luiss. “Grazie alle attività dell’Hub e alle competenze della Business School saremo in grado di rispondere a una esigenza di alta formazione molto sentita sul territorio, rafforzando la nostra missione di essere vicini alle imprese per favorirne la crescita e la capacità di affrontare le sfide dell’economia digitale e dell’internazionalizzazione”, ha aggiunto Boccia. “La creazione dell’Hub Veneto delle Dolomiti segue quella dell’Hub di Milano, oggi a pieno regime: attraverso queste strutture, Luiss Business School vuole rafforzare il proprio posizionamento di scuola di alta formazione di eccellenza e partner ideale per le imprese sul territorio”, ha aggiunto Luigi Abete, Presidente di Luiss Business School. “Negli ultimi anni la Scuola ha intrapreso un importante percorso di crescita, destinato a consolidarsi ulteriormente grazie anche al nuovo Hub”, ha concluso Abete. Formazione per un nuovo slancio alle imprese nel territorio di Belluno Negli ultimi anni, complice la crisi economica, la provincia di Belluno ha visto rallentare la spinta propulsiva delle imprese locali: il nuovo Hub punta quindi a dare nuovo stimolo all’imprenditorialità sul territorio e a restituire vita al tessuto economico-sociale, favorendo l’inserimento dei giovani nel contesto locale. L’Hub vuole inoltre rispondere alla carenza sul territorio di centri universitari e poli di ricerca e innovazione, creando un ecosistema incline all’innovazione e alla nascita di nuove imprese. Obiettivo fondamentale sarà peraltro favorire la diffusione di un approccio volto all’internazionalizzazione e alla digital transformation, stimolando altresì la nascita di una «rete delle competenze», grazie al network tra Università e stakeholder locali. Le prime attività dell’Hub partiranno nel 2020 con l’avvio dei primi corsi executive rivolti alle imprese del territorio. 15/10/2019 

07 Ottobre 2019

Borse di studio INPS disponibili per i Master universitari di I e II livello e i corsi universitari di perfezionamento della LUISS Business School

Entro il 30 ottobre sarà possibile presentare la domanda per ottenere le Borse di Studio INPS per la partecipazione a Master di I o di II livello e CUP della Luiss Business School nell’anno accademico 2019/2020   I VANTAGGI DEL BANDO Il bando di concorso pubblicato dall’INPS – Istituto Nazionale di Previdenza Sociale sostiene la partecipazione a Master di I e II livello o corsi universitari di perfezionamento attraverso l’erogazione di borse di studio con un valore massimo di euro 10.000. Possono concorrere al bando studenti già in corso, ammessi o interessati a partecipare a Master o CUP nell’anno accademico 2019/2020. MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE AL BANDO La domanda di partecipazione dovrà essere trasmessa all’INPS direttamente dai candidati indicando il master di interesse entro e non oltre le ore 12.00 del 30 ottobre 2019. Al fine dell’attribuzione e secondo le modalità indicate dal BANDO INPS, al momento della presentazione della domanda, i beneficiari dovranno essere già in possesso di: – iscrizione nella banca dati INPS; – un “PIN” utilizzabile per l’accesso a tutti i servizi messi a disposizione dall’Istituto o credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale); – attestazione ISEE per prestazioni universitarie valida alla data di presentazione della domanda. Compila il form per richiedere maggiori informazioni sui requisiti di ammissione al bando e i master o CUP di tuo interesse. RICHIEDI INFORMAZIONI MASTER E CUP LUISS BUSINESS SCHOOL COPERTI DAL BANDO INPS Le borse di studio INPS possono essere richieste per la partecipazione ai seguenti Master e CUP di Luiss Business School: MASTER MASTER (I e II livello) LINGUA DATA DI INIZIO Full-Time MBA Inglese 14 ottobre 2019 Master in Big Data and Management   Inglese 9 dicembre 2019 Master in Tourism Management Inglese 23 settembre 2019 Master in Project Management   Italiano 21 ottobre 2019 -          Major in Cooperazione Internazionale Italiano 21 ottobre 2019 Master in International Management Inglese 23 settembre 2019 Master in Management della Filiera della Salute -          Major in Management delle Aziende Sanitarie Italiano 11 ottobre 2019 -          Major in Pharmaceutical &Healthcare Administration  (EMPHA) Italiano 11 ottobre 2019 -          Major in Sperimentazione clinica: aspetti regolatori, gestionali e operativi Italiano 11 ottobre 2019 -          Major in Management dei Prodotti Biomedicali – PROBIOMED Italiano 12 marzo 2020 Executive Master in Circular Economy Management Italiano 25 ottobre 2019 Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione Italiano 21 ottobre 2019 Master in Diritto Tributario, Contabilità e Pianificazione Fiscale Italiano 21 ottobre 2019 Master in Corporate Finance & Banking -          Major in Corporate Finance Inglese  Settembre 2019 -          Major in Banking Italiano 21 ottobre 2019 -          Major in Amministrazione, Finanza e Controllo Italiano 21 ottobre 2019 -          Major in Real Estate Finance Italiano 21 ottobre 2019 Master in Management and Technology -          Major in Energy Industry Inglese 23 settembre 2019 (Roma) -          Major in Energy Industry Italiano 4 novembre 2019 (Milano) -          Major in Digital Ecosystem Inglese 23 settembre -          Major in Disruptive M&A Inglese 23 settembre -          Major in Digital Business Strategy Italiano 4 novembre 2019 Master in Marketing Management -          Major Sales & Account Management Italiano 21 ottobre 2019 -          Major in Retailing, E-Commerce e Gestione Multicanale Italiano 21 ottobre 2019 -          Major in Digital Marketing Italiano 21 ottobre 2019 -          Major in Corporate Event: Management, PR and Communication Italiano 21 ottobre 2019 -          Major in Digital Export Italiano 21 ottobre 2019 Master of Art Italiano 13 gennaio 2020 Master in Food and Wine Business Italiano 13 gennaio 2020 Master in Fashion & Luxury Management -          Major in Luxury Inglese 23 settembre -          Major in Fashion Inglese 23 settembre Master in Media Entertainment -          Major in Music Italiano 27 gennaio 2020 -          Major in Gestione della Produzione Cinematografica e Televisiva Italiano 27 gennaio 2020 -          Major in Writing School for Cinema & Television Italiano 27 gennaio 2020 Master in Relazioni Istituzionali Lobby e Comunicazione d’Impresa Italiano 28 febbraio 2020 Master in Open Innovation & Intellectual Property Italiano 17 aprile 2020 CORSI UNIVERSITARI DI PERFEZIONAMENTO (CUP) CUP LINGUA DATA DI INIZIO Executive Programme in Finanza e Mercati Italiano 8 novembre 2019 Executive Programme in Risk Management e Sanità Italiano 4 ottobre 2019 (Milano) 15 novembre 2019 (Roma) 07/10/2019 

03 Ottobre 2019

LA CENTRALITÀ DELLA CUSTOMER EXPERIENCE

  Redatto da Pier Paolo Bucalo, Adjunct Professor presso Luiss Business School e Coordinatore Comitato Scientifico per l’Executive Programme in “Customer Experience Management” “Sia il focus crescente sul “purpose” che l’obiettivo di generazione di valore per tutti gli stakeholder riaffermano la necessità di promuovere - all’interno delle nostre aziende - la cultura della centralità del cliente (e del cliente interno) per garantire risultati sostenibili nel lungo periodo.”  Lo slogan “Customer is King” non è certamente nuovo, ma negli ultimi tempi il focus sulla customer experience è diventato prioritario per tutte le aziende, in primis per quelle “consumer”. È ormai chiaro come il successo di un’azienda non dipenda più solamente dalle caratteristiche del prodotto o servizio offerto (qualità, prezzo, etc.), ma da come essa si relaziona con i propri clienti, dalle esperienze che fa vivere loro durante l’intera “customer journey”: dal momento in cui il potenziale cliente si avvicina al brand o ne sente parlare, a quando lo stesso analizza l’offerta di prodotti e servizi, fino a quando poi diventa effettivamente cliente e fino a quando lo rimane. Anche un’azienda che investa somme ingenti per creare un prodotto eccezionale o lanciare campagne pubblicitarie memorabili, se prodotto e comunicazione non sono supportati da una customer experience positiva, avrà molte difficoltà ad avere successo. Affinché il focus sul cliente e sulla sua esperienza rappresenti un vantaggio competitivo, tutte le funzioni aziendali devono essere allineate verso l’obiettivo strategico di fornire una customer experience di valore. Nel lontano 2004, in UniCredit, si scelse di legare parte degli incentivi economici per la rete commerciale (MBO) al raggiungimento di specifici livelli di customer satisfaction. Così facendo, UniCredit fu capace di limitare le pressioni commerciali sui clienti, che rischiavano di avere impatti negativi sulla loro soddisfazione, a vantaggio invece della sostenibilità nel medio periodo dei risultati raggiunti, in quanto generati da clienti soddisfatti. Ma come ci ricorda Charles Dickens: “La carità comincia a casa propria”. Se quindi un’azienda è seriamente intenzionata a servire al meglio i suoi clienti finali, è opportuno che cominci dai propri dipendenti. Senza una forza lavoro ingaggiata e motivata, è molto difficile tradurre esperienze individuali in Customer Journey soddisfacenti[1]. L’aspetto positivo è che i progetti volti alla motivazione e valorizzazione dei dipendenti possono essere portati avanti contemporaneamente ai progetti con un focus sulla customer experience, con evidenti sinergie. Vi sono infatti profonde similarità tra le competenze di cui un’azienda ha bisogno per diventare “best employer of choice” e le competenze necessarie affinché la stessa azienda sia in grado di offrire ai propri clienti una “superior customer experience”.[2] Un trend molto importante, che in questi anni si è diffuso rapidamente, è legato al “purpose”, che in estrema sintesi è la ragione stessa dell’esistenza dell’azienda. Tutte le aziende di maggior successo sono guidate da un chiaro “purpose”. Per comprendere meglio il concetto, può essere molto utile un breve video da un TED Talk di Simon Sinek, dal titolo “Start with why”, dove Sinek spiega chiaramente come “People don’t buy what you do, they buy why you do it”: i clienti non comprano ciò che un’azienda offre, ma sposa la ragione per la quale un’azienda fa ciò che fa[3]. Secondo una recente ricerca di Accenture[4], oltre a prezzo, qualità dei prodotti/servizi e customer experience, per i Clienti sono molto importanti elementi quali la trasparenza, l’attenzione nei confronti dei dipendenti, la presenza di valori etici e la dimostrazione di autenticità e coerenza in tutto ciò che l’azienda fa. Il purpose appunto. Più recentemente, circa un mese fa, una nuova spinta a perseguire con ancora maggior attenzione l’impegno la soddisfazione dei propri dipendenti e una esperienza coinvolgente per i propri clienti ci è arrivata dagli Stati Uniti, dalla potente associazione di tutte le grandi multinazionali americane. Il 17 agosto 2019,  Business Roundtable, associazione di cui fanno parte aziende del calibro di Amazon, American Express, Apple, Bank of America, BlackRock, Coca-Cola, JP Morgan Chase e Mastercard, ha pubblicato lo “Statement on the Purpose of a Corporation”, nel quale ha “ufficializzato” il cambiamento dell’obiettivo dell’azienda: non più generazione di valore per i soli azionisti (shareholder value) ma tutti gli stakeholder: “… generare valore per i clienti, investire nei dipendenti, rapportarsi in modo equo ed etico con i fornitori, supportare le comunità nelle quali le aziende operano e generare valore nel lungo periodo per gli azionisti.” Ma si tratta solo di marketing? Probabilmente no, grazie ad una sensibilità crescente da parte di consumatori ed investitori sui temi ambientali e sociali, misurati da questi ultimi con nuove metriche ad hoc: i fattori ECG (Environmental, Social e Corporate Governance). Anche le nuove generazioni fanno essere ottimisti. Come fa notare Larry Fink, CEO di BlackRock, nella sua lettera ai CEOs 2019, citando una recente ricerca di Deloitte[5], quando è stato chiesto ai millennials quale debba essere l’obiettivo primario di un business, coloro che hanno risposto “migliorare la società” sono stati il 63% in più rispetto a coloro che hanno risposto con il più classico “generare profitti”. Anche un bell’articolo di Almandoz, Lee e Ribera evidenza come molti giovani lavoratori siano attratti da opportunità di lavoro presso purpose-driven companies: aziende dove la ricerca del profitto sia unita al desiderio di migliorare il mondo.[6] Possiamo quindi affermare che sia il focus crescente sul “purpose” che l’obiettivo di generazione di valore per tutti gli stakeholder evidenziano ulteriormente la necessità e l’importanza di promuovere - all’interno delle nostre aziende - la cultura della centralità del cliente (e del cliente interno) come leva principale per garantire risultati economici sostenibili nel lungo periodo. Da questa esigenza del mercato scaturisce la mia collaborazione con Luiss Business School per la progettazione dell’Executive Programme in Customer Experience Management in partenza il 18 ottobre 2019. Articolato in 8 incontri in formula weekend, questo programma, grazie ad una faculty d’eccezione composta da esperti del settore e CEO/Director di alcuni dei brand più importanti sul mercato, fornirà ai partecipanti le competenze e gli strumenti per comprendere e misurare la customer experience e le variabili che la influenzano, per poi disegnare una esperienza coinvolgente per i clienti target attraverso l’intera customer journey omni-canale. SCARICA LA BROCHURE [1] McKinsey & Co. “When the Customer Experience Starts at Home”, 2017 [2] Pier Paolo Bucalo “La Conoscenza del Fattore Umano”, Linkedin 2019 [3] Video di Simon Sinek: https://youtu.be/Jeg3lIK8lro [4] Accenture “From Me to We: The Rise of the Purpose-Led Brand”, 2018 [5] Deloitte “The Deloitte Global Millennial Survey”, 2019 [6] J. Almandoz, Y-T. Lee and A. Ribera “Unleashing the Power of Purpose”, IESE Insight 2018  

03 Ottobre 2019

Imprese Italiane: perché fare business negli Emirati Arabi Uniti

Massimo Falcioni, AD di ECI – Ethiad Credit Insurance, è stato guest speaker alla Luiss Business School nell’ambito del primo modulo di “Doing Business in the Gulf”. Un italiano al vertice dell’agenzia federale emiratina per il credito all’esportazione, che ha condiviso con i partecipanti all’esclusivo programma, le conoscenze e l’esperienza maturate, affinché siano funzionali allo sviluppo di progetti imprenditoriali di internazionalizzazione verso i Paesi del Golfo. Perché fare business negli Emirati Arabi Uniti? L’economia emiratina si caratterizza per una forte diversificazione del prodotto interno lordo, prevalentemente sostenuta da esportazioni (produzioni locali) e ri-esportazioni (merci importate per poi essere successivamente esportate), soprattutto di prodotti non petroliferi.  Oro e gioielli, prodotti petrolchimici (plastica, polimeri), alluminio, energie rinnovabili, automotive, meccanica e food sono i settori non-oil che attirano la maggior parte delle imprese straniere a produrre in loco per poi esportare verso i tradizionali mercati di sbocco negli Emirati Arabi Uniti (quali Asia, Africa e Medio Oriente) oppure a fare base negli Emirati per riesportare prodotti importati. La diversificazione dell’economica emiratina è frutto di una precisa volontà governativa, di costruire un sistema economico che non dipendente dall’oro nero. Oggi il 77% del Pil non dipende dal petrolio, una percentuale destinata ad aumentare all’80% entro il 2021. La nascita di ECI si inserisce proprio in questo contesto: un ente federale con l’obiettivo di attirare investimenti stranieri nei settori non-oil, offrendo credito alle esportazioni a società operanti. Un toolkit manageriale per fare business negli Emirati Arabi Uniti L’obiettivo di ECI è sostenere tutte le società che abbiano identificato gli Emirati come base per i propri affari, offrendo le stesse opportunità di cui potrebbero avvantaggiarsi nel proprio Paese d’origine. È soprattutto un ente che facilita l’internazionalizzazione dagli Emirati Arabi proteggendo, merci, servizi e investimenti dai mancati pagamenti per rischi commerciali e non commerciali (rischi politici). Si tratta di strumenti tutt’altro che secondari per le imprese pronte a fare business negli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, come racconta Massimo Falcioni, gli strumenti finanziari se non accompagnati da un adeguato mindset manageriale, non proteggono l’impresa economica dal rischio di insuccesso. Per fare business negli Emirati Arabi Uniti è infatti indispensabile: Saper lavorare in team multiculturali. In un Paese che conta 10 milioni di abitanti, di cui solo il 15% è costituito da cittadini emiratini, la diversity è un marchio di fabbrica. Il fattore immigrazione infatti non è ostativo alla crescita economica, quanto piuttosto indispensabile poiché portatore di competenze. Queste considerazioni introducono un tema di ulteriore complessità nell’ambito di una leadership che sappia confrontarsi con team multiculturali. Le skill di comunicazione diventano infatti una discriminante, sia in termini di conoscenza avanzata della lingua inglese, sia dei diversi significati che un’espressione assume nella propria cultura di riferimento. Gli Emirati Arabi Uniti sono un hub internazionale con grande potenziale di sviluppo, in cui per operare con successo è necessaria capacità di analisi dei mercati globali. 03/10/2019 

PMI

02 Ottobre 2019

Luiss Business School: nasce Ethos, osservatorio sull’etica pubblica

Diretto da Sebastiano Maffettone, Ethos punta a esaminare le grandi questioni della società contemporanea in una prospettiva etica.  Il 1 ottobre 2019 è stato presentato a Villa Blanc, sede della Luiss Business School, Ethos, Osservatorio sull’Etica Pubblica. Diretto da Sebastiano Maffettone, Ethos nasce con l’obiettivo principale di esaminare le grandi questioni della società contemporanea in una prospettiva etica, attraverso una riflessione consapevole che sappia indirizzare le sfide e le trasformazioni della società contemporanea; l’attività di Ethos prevede attività di ricerca, programmi di formazione ed eventi volti ad arricchire il dibattito pubblico, costruire un dialogo virtuoso con imprese e istituzioni e guardare a una più ampia dimensione di futuro sostenibile e di responsabilità sociale. A tenere a battesimo Ethos sono stati, fra gli altri, Anna Ascani, Viceministra al Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, Sabino Cassese, Giudice Emerito della Corte Costituzionale, Claudio De Vincenti, Economista già Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno, Giovanni Lo Storto, Direttore Generale Luiss, Fabrizio Sammarco, Amministratore Delegato Italia Camp, Paola Severino, Vice Presidente Luiss, Laura Valente, Presidente Museo Madre di Napoli, e Luciano Violante, Presidente Fondazione Leonardo già Presidente della Camera dei deputati. Etica al centro del dibattito pubblico, per formare i leader del futuro “Viviamo in un momento storico in cui, dati alla mano, la fiducia che i cittadini dei maggiori Paesi occidentali nutrono nei confronti della politica, dei media, della giustizia e delle banche è sostanzialmente ai minimi”, ha dichiarato Sebastiano Maffettone, Direttore di Ethos Luiss Business School. “Ethos nasce con la convinzione che l’etica pubblica possa contribuire a consolidare quel vero e proprio cemento sociale che, sfaldandosi, crea deficit di fiducia”. “Un leader di successo deve saper prendere decisioni strategiche in modo responsabile e non può prescindere dai concetti di etica, sostenibilità e rispetto delle istituzioni”, ha aggiunto Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School. Le attività di ricerca di Ethos sono articolate in quattro macro-aree, così da costruire un’indagine sistemica delle grandi questioni della società contemporanea in chiave etica: etica e la vita con gli altri, per rispondere alle sfide della diversity e di società sempre più multiculturali; etica e la cura di noi, per un’etica pubblica delle grandi sfide della vita, della disabilità e delle dipendenze; etica e morale delle Humanities, per promuovere il sapere umanistico nell’ambito di percorsi trasversali che sappiano stimolare il pensiero critico; etica e il mondo sociale, per un approccio di etica pubblica alla cultura d’impresa, alla crescita del Mezzogiorno e, più in generale, all’economia digitale. L’etica pubblica applicata alla gestione dei dati personali genera risorse, equità e trasparenza, secondo lo studio Ethos Luiss Business School e Legacoop Il rapporto tra etica pubblica e digitale è stato oggetto dello studio “Cooperative Commons”, condotto da Ethos in partnership con Legacoop e i cui risultati sono stati presentati in occasione del lancio dell'osservatorio. La ricerca delinea un approccio cooperativo alla gestione dei dati personali che cediamo ai Big Tech per navigare in rete o fruire dei social network: nella misura in cui questi stessi dati generano profitto, il modello “Cooperative Commons” prevede che agli utenti venga assegnata una parte di profitto proporzionata all'impegno e all'utilità dei risultati. Tutti gli attori coinvolti potrebbero trarre vantaggio da simile impostazione, secondo una logica “win-win”. Da una parte, la maggiore equità redistributiva renderebbe l’economia digitale più sostenibile creando una relazione positiva tra posizioni paritarie e risorse disponibili, dall’altra questo sistema di incentivi andrebbe a incrementare la quantità e la qualità del traffico online, con più trasparenza rispetto all’uso e al valore reale dei dati. Un sistema che favorirebbe anche i grandi operatori della Rete e potrebbe contribuire a ridurre l’impatto delle misure sanzionatorie derivanti dai provvedimenti delle Authority, con ricadute positive soprattutto in termini di reputazione  e fiducia. Rassegna stampa Il Messaggero, Luiss Business School inaugura Ethos, primo osservatorio sull’etica pubblica Adnkronos, Nasce Ethos, osservatorio sull’etica pubblica Askanews, Etica e business, nasce Ethos, Osservatorio sull’etica pubblica  Ilsole24ore.com, "Guadagnare" tutti con i dati digitali? Per Ethos-Legacoop si può Corriere della Sera, Un think tank (apolitico) per l’etica pubblica HuffPost, Luiss Ethos, nasce l'osservatorio di etica pubblica Gallery 02/10/2019

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