News & Insight
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07 Luglio 2020

Webinar – Master in Diritto Tributario, Contabilità e Pianificazione Fiscale

  Il 13 luglio alle ore 15.00 sarà possibile partecipare al Webinar di presentazione del Master Full-time in Diritto Tributario, Contabilità e Pianificazione Fiscale, un Master Universitario di II livello della Luiss Business School che offre l’opportunità di inserimento in importanti studi tributaristi e società di consulenza. Un incontro digitale per scoprire le opportunità di carriera del Master Il Master in Diritto Tributario, Contabilità e Pianificazione Fiscale ha formato negli ultimi 30 anni un’intera generazione di tributaristi, buona parte dei quali rivestono oggi posizioni preminenti nell’ambito delle professioni, degli uffici fiscali delle imprese e della pubblica amministrazione. Questa esperienza formativa prosegue ancora oggi con grande successo grazie al contributo didattico dei migliori studiosi ed operatori della materia, impegnati in un percorso di elevato livello culturale e professionale idoneo a fornire ai discenti un solido bagaglio “tributario” assai apprezzato in ambito lavorativo. Il tema del Webinar Il Webinar offre l’occasione unica di approfondire la struttura del programma, i contenuti dei corsi, e il network di docenti, professionisti e aziende che interverranno durante il Master. Sarà inoltre possibile incontrare virtualmente il Direttore Scientifico del Master, il Prof. Avv. Giuseppe Melis che approfondirà la figura del “tributarista” e delle nuove professioni legali e interagire con il Career Service Office per scoprire le opportunità di carriera e i dati di placement del Master. Speaker Prof. Avv. Giuseppe Melis, Professore Ordinario di Diritto Tributario presso la Luiss Guido Carli e Direttore Scientifico del Master in Diritto Tributario, Contabilità e Pianificazione Fiscale Luiss Business School Sara Gatti, Career Service Luiss Business School Maddalena Addabbo, Career Service Luiss Business School Giulia Antenucci, Coordinatore Master Full-time Luiss Business School Al termine della Masterclass, in una sessione di Q&A il coordinatore del Master risponderà a tutte le domande e curiosità sui requisiti di accesso al programma, il processo di selezione e i contributi disponibili per i futuri studenti. Per partecipare alla Masterclass è necessaria la registrazione. REGISTRATI  7/7/2020 

02 Luglio 2020

Leadership e gestione remota nella nuova impresa digitale

Da people leader a “e-leader” di collaboratori remoti: un webinar per approfondire le best practice di Smart Working e le innovazioni necessarie per convertire l’esperienza dell'emergenza in una grande opportunità di trasformazione digitale del Paese. RIVEDI IL WEBINAR L’emergenza sanitaria ha dimostrato che le imprese più resilienti sono state quelle già organizzate per avvantaggiarsi subito delle potenzialità delle tecnologie digitali. Durante il lockdown questa condizione ha riguardato non più del 30% delle imprese italiane, coinvolgendo circa 8 milioni di italiani che hanno potuto continuare a svolgere la propria attività in sicurezza lavorando da remoto. L’insegnamento da trarre è che non si può e non si deve tornare indietro: nella fase di ripartenza i passi giusti da fare sono dunque quelli di estendere e completare i processi innovativi avviati. Implementare lo Smart Working significa mettere il lavoratore al centro dei processi produttivi, spostando la misurazione del merito dal quanto lavorato ai risultati, con la possibilità di un migliore bilanciamento tra vita privata e lavoro, in un circolo virtuoso con impatti importanti sulla crescita della produttività aziendale e sulla sostenibilità ambientale. Nel corso del webinar verranno presentati i risultati del rapporto dello Steering Committee "Competenze e capitale umano" di Confindustria Digitale e dell’indagine di Luiss Business School su "Smartworking durante la pandemia Covid 19". (Leggi la preview dell'indagine Luiss Business School su Il Sole 24 Ore, 15 luglio 2020) Programma Dalle esperienze delle imprese ICT alle strategie di e-leadership Conversazione tra:  Cesare Avenia, Presidente Confindustria Digitale Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Stefano Venturi, Presidente Steering Committee Competenze e capitale umano Confindustria Digitale Una nuova cultura digitale nel lavoro Ne discutono: Laura Di Raimondo, Direttore Assotelecomunicazioni-Asstel Massimo Giordani, Marketing Strategist, Presidente "Associazione Italiana Sviluppo Marketing" Guelfo Tagliavini, Consigliere Federmanager   Dibattito   Conclusioni Cesare Avenia, Presidente Confindustria Digitale Per partecipare è necessaria la registrazione.  REGISTRATI  RIVEDI IL WEBINAR 2/7/2020 

02 Luglio 2020

Pisano: «Rete unica necessaria, su 5G preoccupazioni infondate»

L'intervista alla ministra dell'Innovazione tecnologica e della digitalizzazione oggi su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore - Radiocor     La rete unica è necessaria ed è una «questione all'attenzione del governo.  A prescindere da chi ne possa essere il proprietario, ciò che conta è che la sua gestione e la sua configurazione siano tali da scongiurare ogni genere di minaccia interna o internazionale e di garantire il massimo livello possibile di concorrenza in tutti i mercati abilitati dall'accesso all'infrastruttura di rete». E' la posizione di Paola Pisano, ministra per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione che, in un'intervista a DigitEconomy.24 (report di Radiocor e Luiss Business School), fa il punto sulla situazione delle infrastrutture di tlc in Italia nel post pandemia. Riguardo all'altro argomento caldo, cioè il 5G e il dibattito tra favorevoli e contrari, Pisano invita i sindaci che mostrano perplessità a leggere le ricerche a proposito. «Se risultassero effetti negativi sulla salute – afferma - sarei la prima a oppormi, ma al momento negli studi che ho presente questa evidenza non l'ho riscontrata. Nessun Paese può permettersi il vezzo di non giocare la partita del 5G in nome di preoccupazioni che, ad oggi, non risultano argomentate e fondate». Sull'innalzamento dei limiti elettromagnetici, richiesto dagli operatori e dal piano Colao, Pisano mostra cautela: «Se i rischi sono effettivi, teniamoci i nostri limiti prudenti, ma se non lo sono non possiamo privare cittadini e imprese di una tecnologia che può far la differenza in termini di posti di lavoro e competenze importanti per un Paese». Usciti dalla fase più drammatica della pandemia, quali sono le priorità su cui agire nei settori delle tlc e del digitale? La pandemia e la chiusura delle attività hanno reso ancora più evidente il divario digitale che penalizza il nostro Paese, dotato tuttora di infrastrutture per la connettività che richiedono consistenti miglioramenti. I cittadini connessi con un'adeguata capacità di banda hanno potuto lavorare da remoto, non interrompere il contatto con la scuola seguendo le lezioni a distanza, sfruttare in pieno alcuni vantaggi del commercio elettronico. Le strutture sanitarie nelle stesse condizioni sono risultate in grado di ricorrere a soluzioni di telemedicina. Nelle zone del Paese in cui la connessione non è ancora arrivata o vi è una potenza insufficiente le imprese e i cittadini invece sono rimasti fuori da queste opportunità. Non è un bene. Come ritiene si possa porre rimedio a questo divario? E' una priorità ormai non più rinviabile garantire un'adeguata connessione in ogni angolo del Paese. Occorre offrire a tutti i cittadini le stesse condizioni di accesso alle rete. Il processo di digitalizzazione deve dare a ciascuno le stesse opportunità di crescita e di miglioramento della qualità della vita, va fatto il possibile affinché nessuno sia costretto a rimanere indietro. Ovviamente la connettività da sola non basta ad assicurare un adeguato livello di digitalizzazione. Non riusciremo a mettere il Paese sulla strada della ripartenza senza un forte impegno per far crescere le competenze, e non soltanto quelle dei giovani, sia nel settore pubblico che in quello privato. Vanno inseriti nei vari rami della pubblica amministrazioni giovani preparati, ma questo non basta. Ritengo necessario attrarre nella macchina dello Stato persone che abbiano avuto esperienze nelle nuove tecnologie e che abbiano capacità manageriali. Servono leader in grado di guidare i giovani in progetti complessi, come nel processo di trasformazione digitale. Le sfide alle quali il Paese è chiamato riguardano anche il futuro. E al futuro occorre arrivare preparati. In quale modo? L'utilizzo della tecnologia digitale deve portare ad una semplificazione nei rapporti tra cittadini e amministrazione. Questo è l'obiettivo. Siamo consapevoli che il processo richiede tempo e un impegno costante, richiede formazione e investimenti. Ma siamo determinati a portarlo avanti. I casi sono due: o arretrare o avanzare. Preferiamo forse regredire? Preferiamo perdere benessere e aumentare le difficoltà dei più deboli? Preferiamo perdere posizioni di mercato conquistate grazie alla capacità di innovare avuta in passato? Preferiamo perdere influenza politica in campo internazionale? Credo di no. Oggi sulla digitalizzazione, nonostante nostre avanguardie di alta qualità, registriamo in media un divario a nostro svantaggio rispetto agli altri Paese europei. E' un dislivello da colmare quanto prima, altrimenti non riusciremo a competere adeguatamente sui mercati globali dell'innovazione tecnologica. Il 5G è riconosciuto essere uno dei pilastri della ripartenza, anche nel recente piano Colao, ma è oggetto di duri attacchi. Quali sono i fronti più importanti su cui intervenire? Bisogna ad esempio alzare limiti elettromagnetici oppure sburocratizzare l'iter autorizzativo? Tutte le nuove tecnologie all'inizio possono creare preoccupazioni. Invito i sindaci che hanno manifestato perplessità ad informarsi e a leggere gli studi e le ricerche compiuti sul 5G. Se risultassero effetti negativi sulla salute sarei la prima a oppormi, ma al momento negli studi che ho presente questa evidenza non l'ho riscontrata. Nessun Paese può permettersi il vezzo di non giocare la partita del 5G in nome di preoccupazioni che, ad oggi, non risultano argomentate e fondate. Pensiamo come si troverebbe adesso l'Italia se le iniziali preoccupazioni avessero frenato lo sviluppo delle precedenti tecnologie, il 3G e poi il 4G. Dovrebbero poi essere considerate le potenzialità della tecnologia 5G per migliorare i servizi ai cittadini. L'utilizzo dei dati cresce in misura esponenziale e il 5G sembra l'unica tecnologia in grado di far fronte alle richieste di incremento di traffico dati nei prossimi anni. Naturalmente resta e deve restare fermo il nostro impegno a non rinunciare alla difesa dei nostri interessi nazionali ed europei in campo di sicurezza, nel rispetto della privacy. Posso fare un esempio?" Quale? Se in un borgo di montagna si intende sviluppare la vocazione turistica, senza una adeguata connettività il servizio al turista potrebbe non essere all'altezza delle aspettative. Ci conviene che anche quel borgo si spopoli? Ci conviene che non produca sviluppo e benessere utili a salvaguardarlo? E i limiti elettromagnetici? Sulla la questione dei limiti elettromagnetici, che in Italia sono molto al di sotto di quelli in vigore negli altri Paesi, non mi sento di esprimere una opinione personale ma credo che sia opportuno fare appello alla scienza: nessuno vuole mettere a rischio la salute dei cittadini, neppure a fronte di possibili vantaggi economici. Se i rischi sono effettivi, teniamoci i nostri limiti prudenti, ma se non lo sono non possiamo privare cittadini e imprese di una tecnologia che può far la differenza in termini di posti di lavoro e competenze importanti per un Paese. Nella pandemia la didattica digitale ha permesso a milioni di studenti di proseguire gli studi, purtroppo una parte di loro non aveva strumenti e connessione per farlo. Si riuscirà ad arrivare a settembre con una situazione migliore, per far fronte a un'eventuale nuova emergenza? Ce la stiamo mettendo tutta e dobbiamo riuscirci. Gli strumenti digitali devono essere messi nella disponibilità di tutti gli studenti, da Nord a Sud, e non creare nuove disuguaglianze. Nell'ultima riunione del Comitato banda ultra larga (Cobul), che presiedo, è stato deciso il 24 giugno di accelerare l'erogazione di voucher alle famiglie con reddito Isee fino a 20.000 euro. A chi ne ha diritto serviranno per coprire costi di connessione a internet e per comprare un personal computer o un tablet. Alle famiglie che per la prima volta acquistano la connessione a internet vengono erogati 200 euro. Per l'acquisto del computer è previsto un bonus di 300 euro. Per la didattica a distanza, ancor più che per il lavoro da remoto, il contatto personale con insegnanti e compagni di classe è insostituibile. La scuola è anche un'esperienza di vita. Dobbiamo però essere pronti a fronteggiare eventuali nuove emergenze. La digitalizzazione della Pa è un altro degli obiettivi da raggiungere per rilanciare il Paese. Come rimuovere gli ostacoli principali? Per velocizzare la digitalizzazione del Paese è necessario realizzare una rete unica che possa connettere effettivamente l'intero Paese, oltre che colmare il divario digitale del quale parlavamo prima. Dagli ‘Stati generali dell'economia' è emersa inoltre l'indicazione di investire nel settore dei pagamenti digitali per combattere l'economia sommersa. La digitalizzazione della Pubblica amministrazione è un percorso indispensabile per la crescita economica del Paese, per far risparmiare tempo alle imprese nell'affrontare pratiche, per migliorare la qualità della vita dei cittadini. I quali devono poter accedere ai servizi digitali in maniera semplice, attraverso lo smartphone, comodamente da casa. Più l'amministrazione riesce a essere accessibile da uno smartphone e più è facile da ‘usare' per i cittadini, più è efficiente. L'applicazione ‘IO', che si scarica sul telefono ed è il canale unico per accedere ai servizi digitali della pubblica amministrazione, è una strada valida da allargare. Adesso viene utilizzata anche per usufruire in modo semplice e veloce del bonus vacanze predisposto dal ministero per i Beni e le attività culturali e per il Turismo. Si parla tanto del dilemma rete unica/competizione infrastrutturale, anche nell'ottica di colmare il digital divide. Quale il ruolo del Governo e della Cdp? Come si possono assicurare parità di condizioni a tutti gli operatori? La realizzazione della rete unica è una necessità riconosciuta e la questione è all'attenzione del governo. A prescindere da chi ne possa essere il proprietario, ciò che conta è che la sua gestione e la sua configurazione siano tali da scongiurare ogni genere di minaccia interna o internazionale e di garantire il massimo livello possibile di concorrenza in tutti i mercati abilitati dall'accesso all'infrastruttura di rete. Il nostro obiettivo è portare in modo veloce la connettività a tutti i cittadini, rispettando l'ambiente e con le tecnologie necessarie. Questo non è un vezzo o un capriccio. E' un dovere che abbiamo affinché nessuno di noi resti indietro. SFOGLIA IL REPORT

02 Luglio 2020

Double Degree in Master of Business Administration with NUCB Business School, Japan

Luiss Business School has recently signed the double degree agreement with NUCB Business School, Japan, which will give a chance to Full-time MBA students to spend a part of their MBA programme abroad and obtain the second degree from one of the most prestigious Asian business schools.   The Double Degree in Master of Business Administration with NUCB Business School is a one year and half programme entirely taught in English. After completing the programme, students will obtain two MBA diplomas issued by Luiss Business School and NUCB Business School. About NUCB Business School Double-accredited by AMBA and AACSB; Officially ranked in the Financial Times global ranking: FT 2018 Asia-Pacific top 25 business school ranking; QS Global MBA Ranking: #3 Japan, #16 Asia. A longstanding tradition of welcoming international students; Greater Nagoya is Japan’s third largest metropolitan area after Tokyo and Osaka. The programme is structured as follows: 1st part: October – December + January – mid-March is carried out at Luiss Business School (Rome, Italy); 2nd part: April – mid-July + September – February is carried out at NUCB Business School (Nagoya, Japan). Only students regularly enrolled in Master of Business Administration at Luiss Business School can take part in this programme. A selection process for the Double Degree Programme is held in parallel with a selection process for the enrollment in Master of Business Administration. How to apply The application call for the academic year 2020 – 2021 is open, please apply by filling in the Application Form. The call will be opened until all available slots are filled. Nonetheless, the applications may be accepted not later than October 30 of each academic year. For more information, please visit our website or please contact bs.international@luiss.it. 2/7/2020 

01 Luglio 2020

Masterclass online | Master Full-time in Project Management

  Il 9 luglio alle ore 15.00 sarà possibile partecipare alla Masterclass virtuale del Master Full-time in Project Management, un Master Universitario di I livello della Luiss Business School che mira a formare figure professionali in grado di operare in contesti pubblici o privati con compiti di gestione e coordinamento di iniziative progettuali. Il tema della Masterclass La Masterclass intende fornire un’introduzione dei contenuti del Master e dei processi e gli strumenti di cui un buon project manager deve disporre per raggiungere il successo del progetto. La Masterclass si contraddistingue per una forte interattività in quanto i partecipanti saranno divisi in team di lavoro per mettere in pratica quanto discusso con il docente. Speaker Piero Mancino, Formatore senior, coach e consulente aziendale di Project Management. È docente in Luiss Business School per il Master in Project Management Federica Salvato, Coordinatore Master Full-time Luiss Business School Al termine della Masterclass il coordinatore del Master presenterà i contenuti e la struttura del programma e risponderà nella sessione di Q&A a tutte le domande e curiosità poste dai partecipanti. La Masterclass è indirizzata a laureandi e giovani laureati in tutte le discipline interessati ad una formazione specialistica full-time che permetta di intraprendere percorsi professionali nella gestione di iniziative progettuali. Per partecipare alla Masterclass è necessaria la registrazione. REGISTRATI  1/7/2020 

20 Giugno 2020

Stati Generali per l'economia: l’intervento del direttore Luiss Business School Paolo Boccardelli

Per rilancio fondamentale investire in competenze digitali e rafforzare rapporto pubblico privato   Nel suo intervento agli Stati Generali per l'economia, Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School, ha evidenziato le nuove sfide che il ceto dirigente del Paese dovrà affrontare per il rilancio post Covid, prime fra tutte comprendere i trend globali e i loro impatti sulla geopolitica, cogliere le sfide della sostenibilità, valorizzare le opportunità offerte dal digitale e ridisegnare l’interazione pubblico-privato. In particolare nei prossimi 20 anni il 90% dei posti di lavoro richiederà competenze digitali: entro il 2022, 75 milioni di posti di lavoro saranno probabilmente sostituiti in 20 grandi economie e 133 milioni di nuovi posti di lavoro sorgeranno sia nei settori sicurezza informatica e big data, sia in ambiti come etica, sostenibilità, regolamentazione e privacy. Investire rapidamente nella formazione di competenze digitali nelle imprese, nelle PA e per i cittadini diventa una necessità sempre più improcrastinabile per far fronte al significativo e diffuso gap di competenze digitali sia hard che soft, e rilanciare la competitività del Paese. Il 42% delle competenze chiave richieste per svolgere lavori esistenti cambierà entro il 2022: saranno sempre più indispensabili competenze trasversali, come intelligenza emotiva, critical thinking, analytical thinking, problem solving, capacità di un-learn e re-learn, creatività, e l’orientamento all’innovazione e all’imprenditorialità. Il rischio di non sviluppare una formazione che sappia rispondere alle trasformazioni dei mercati e del lavoro è che 1 professione su 3 sarà introvabile e 1 giovane under 29 sarà di difficile reperimento. “L’Italia del post Covid ha bisogno di leader che sappiano leggere i problemi della nostra società con una lente interdisciplinare e ricorrere a metodologie avanzate di data analytics per trovare nuove soluzioni, sulla base di conoscenze frutto di processi di co-creazione con aziende, istituzioni, professionisti e accademia”, ha detto Boccardelli. Per rinnovare i percorsi di formazione e costruire un sistema di eternal learning, saranno sempre più necessari progetti di microlearning, programmi customizzati, sviluppo di competenze trasversali e un approccio problem – based: una cassetta degli attrezzi a supporto di imprese, istituzioni e PA.  20/06/2020

18 Giugno 2020

Eolo: «Pronti a far parte della rete unica ma utilizzare tutte le tecnologie compreso Fwa»

 L'intervista all'amministratore delegato Luca Spada su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore   Sì a gare subito per le aree grigie rimaste senza impegni cogenti di copertura, ma tenendo conto di tutte le tecnologie, compreso Fwa, il Fixed wireless access. Sì ai voucher per incentivare la domanda di banda ultra-larga, ma concentrandosi sul passaggio dalla banda stretta alla quella ultra-larga, piuttosto che sprecare risorse anche per l'upgrade dai 100 megabit, velocità già performante, a 1 giga, come nei documenti circolati finora. Sono alcuni dei distinguo, nel corso di un'intervista a DigitEconomy.24 (report di Radiocor e Luiss Business School) di Luca Spada, amministratore delegato di Eolo, società specializzata nel portare l'Fwa, la connessione mista fibra-radio, nelle zone a fallimento di mercato, riguardo alle previsioni del piano Colao sul fronte digital e tlc, e in genere sul problema della connettività in Italia. E sul tema-principe della rete unica, ben venga, secondo Spada, una sola infrastruttura, a cui Eolo è pronta a partecipare, ma occorre tener conto delle connessioni già esistenti. In generale, per dare la connettività necessaria in tutta Italia, l'ad di Eolo chiede «una regia comune, un tavolo, c'è già lo strumento del Cobul, ma va aperto a tutti gli operatori, per evitare duplicazioni e mettersi d'accordo». Dottor Spada che ne pensa della parte del piano Colao su digitalizzazione e telecomunicazioni? Siamo d'accordo col dire che le aree grigie, che sono diventate bianche nel frattempo poiché non vi sono impegni cogenti di copertura, vadano rimesse a gara per stimolare l'intervento degli altri operatori. Ma l'obiettivo di un nuovo bando pubblico deve essere neutrale dal punto di vista tecnologico, ormai esistono tecnologie alternative alla fibra come l'Fwa. Non c'è dubbio alcuno che la fibra è la migliore soluzione, ma per stenderla ci vuole tanto tempo, tempo che ora non c'è più, la gente ha bisogno di una connessione veloce. Il piano Colao giustamente sollecita a fare la gara, ma attenzione: se vogliamo coprire velocemente queste aree ci vuole un mix di tecnologie; fibra ed fwa vanno a braccetto, l' fwa arriva più velocemente, la fibra dà una maggiore garanzia nel futuro. E sul tema dei voucher per stimolare la domanda? I voucher, secondo il piano Bul, sarebbero già dovuti partire. Li hanno fatti slittare, e, ovviamente, noi ci siamo lamentati. Intanto sono girati già i primi documenti che descrivono come saranno erogati. Viene indicata come prima data il mese di luglio, più possibilmente settembre, per le famiglie che hanno un Isee sotto i 20mila euro. Tuttavia i voucher, per come stanno circolando le bozze oggi, riguardano non solo il passaggio da connessioni a banda stretta a quelle a banda ultra larga, cioè ad almeno 30 megabit a linea, ma hanno lasciato aperta la possibilità di un passaggio da 100 megabit a 1 giga. E' troppo in questo momento, visto che, dagli ultimi dati Agcom, risultano ancora 7,8 milioni di linee sotto i 30 mega, di cui addirittura 3,5 milioni con velocità al di sotto dei 10 mega. E non dimentichiamo che ci sono ancora 11,5 milioni di famiglie italiane che non hanno un abbonamento Internet a casa e che ci sono già 3,5 milioni di linee a banda stretta da passare a banda ultra larga. Bisogna in poche parole concentrare gli stimoli nelle aree bianche del Paese dove risiedono le famiglie con connessioni, ormai inadeguate, a banda stretta. L'Agcom sta procedendo con i lavoro nell'ambito del tavolo Pisano per le aree dove non arriva copertura internet. Quale sarà il vostro contributo? In queste aree operiamo noi e un certo numero di piccoli operatori a livello comunale o provinciale. Abbiamo già inviato la lista delle aree che copriamo, e stiamo preparando un ulteriore documento con i comuni che possiamo raggiungere con un ulteriore sforzo. Ma c'è il problema delle autorizzazioni: se non le sbloccano solo per installare un'antenna devono passare due mesi di silenzio-assenso. Abbiamo tuttavia un certo numero di siti che possiamo abilitare velocemente perché dobbiamo solo aggiungere un'antenna su un sito preesistente. Sono investimenti aggiuntivi rispetto al vostro piano da 150 milioni per estendere la copertura da 6.000 a 7.500 comuni? Dentro questo piano ci sono alcune aree identificate dal tavolo Pisano che ci ricadono, altre no, e c'è bisogno di un intervento ad hoc. Sono aree che non riusciamo a coprire con le nostre forze. Senza incentivo, senza l' aiuto pubblico non riusciremo a coprirle. Rete unica e ritardi nell'infrastrutturazione: qual è la vostra posizione? Sulla rete unica siamo d'accordo e siamo anche disposti a farne parte visto che è importante non avere duplicazioni, ma con delle condizioni. La rete unica dovrebbe utilizzare un compendio di tecnologie, vanno bene anche l'Fwa e il misto rame-fibra per portare subito la banda ultra larga nel maggior numero di attività abitative. Dell' Fwa ci sarà bisogno, ci sono circa 1,6-1,7 milioni di unità abitative che non avranno la fibra almeno per i prossimi 20 anni, per queste aree ce ne sarà bisogno nel lungo termine. Nel medio termine, inoltre c'è bisogno dell'Fwa in altre aree visto che il piano di Open Fiber è in ritardo, sarà completato possibilmente in 5-6 anni. Che cosa si potrebbe fare per accelerare i processi? È evidente che non possiamo più permetterci ulteriori ritardi. E' necessario avviare una cabina di regia che coinvolga tutti gli operatori infrastrutturali e consenta di sfruttare le sinergie tra le diverse soluzioni architetturali, mettendo a fattor comune le infrastrutture di rete di tutti gli operatori tlc che operano sul territorio, col duplice obiettivo di accelerare la digitalizzazione di tutto il Paese ed evitare inutili duplicazioni infrastrutturali. Tutto questo potrebbe essere fatto nell'ambito del Cobul, il Comitato per la banda ultra larga, che ad oggi è composto unicamente da rappresentanti e funzionari dei vari ministeri coinvolti, ma che non vede alcun ruolo o coinvolgimento degli operatori infrastrutturali. Non possiamo più ignorare che da un lato Open Fiber è in forte ritardo e dall'altro alcuni operatori stanno continuando a investire nelle aree bianche del Paese per portare la banda ultra-larga. Appare evidente che, dove è già arrivata, Open Fiber non dovrebbe più intervenire, soprattutto per quel 1,6 milioni di unità abitative dove lo stesso piano Of prevede la copertura Bul tramite tecnologia Fwa. Si risparmierebbero soldi per portare la fibra dove non c'è. E solo in questo modo che si riuscirà a dotare l'intero Paese, in tempi rapidi, delle "autostrade digitali" necessarie a connettere tutti i cittadini. Che tipo di effetti ha avuto il Covid sui vostri piani? Noi, rispetto ad altre industry come quella delle compagnie aeree, siamo stati molto fortunati. Abbiamo tuttavia subito l'incremento dei costi dovuti al potenziamento delle linee legato all'incremento di traffico, ma con gli stessi ricavi di prima. La pandemia ha dunque comportato una contrazione importante della marginalità. Il nostro obiettivo ora è continuare col piano, ma aumentando anche l'Arpu, cioè il ricavo medio per cliente. D'altronde in Italia la banda costa significativamente meno rispetto ad altri Paesi europei come Germania e Francia. Noi cercheremo di alzare i prezzi non per lucrare ma perché siamo scesi sotto livelli difficili da gestire. Sono convinto che i prezzi aumenteranno, secondo noi lo faranno tutti gli operatori. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 

18 Giugno 2020

Confindustria Digitale: «Basta piani, ora digitalizzare l'Italia»

L'intervista al presidente Cesare Avenia su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore   Basta con i piani, è il momento di agire e spingere sull'acceleratore per la digitalizzazione del Paese. E' la posizione di Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale, in un momento cruciale per il rilancio dell'Italia quando i temi delle tlc e del digitale sono alla ribalta, a partire dal piano preparato dalla Task force Colao e dai primi risultati degli Stati Generali. Un piano, quello Colao «il cui unico difetto- dice Avenia a DigitEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School - è quello di mettere davanti agli occhi tutti i ritardi che il Paese ha accumulato». Investimenti per completare la rete in banda ultra larga, innalzamento dei limiti elettromagnetici e sburocratizzazione sono tra le priorità del piano Colao che Confindustria Digitale condivide in toto. Al Governo dunque l'appello per compiere un atto di coraggio e fare in fretta: «La cosa più grave che dobbiamo evitare è quella di continuare a definire piani, ora li dobbiamo portare a termine». Presidente Avenia, che cosa ne pensa della parte sul digitale del piano Colao? Se il piano di Colao ha un difetto, è quello che mette davanti agli occhi tutti i ritardi che questo Paese ha accumulato. Noi già da qualche tempo abbiamo lanciato l'allarme, e abbiamo sempre detto che il ritardo nel digitale è il motivo fondamentale per cui il Paese non decolla. Bisogna pur dire che, anche prima della pandemia, non è che ce la passassimo bene, ma l'emergenza ha certamente aggravato una situazione drammatica.  In particolare, a luglio dell'anno scorso, abbiamo presentato il piano straordinario per il digitale; non c'era pandemia, non c'era allarme sanitario, ma quel piano, accolto favorevolmente dall'allora ministro dell'Economia, è caduto nel dimenticatoio a seguito della crisi di governo. Ora le misure previste da quel piano straordinario sono praticamente di nuovo tutte nel piano Colao. Ci auguriamo che questa volta l'emergenza digitale di cui soffre il Paese non venga più ignorata.  Quali sono le priorità che condivide? Innanzitutto c'è l'aspetto degli investimenti per completare la rete in banda ultra-larga. In secondo luogo, in tema di 5G, un altro punto fondamentale è l'adeguamento dei limiti elettromagnetici italiani a quelli degli altri Paesi europei. A proposito di 5G, vale la pena ricordare che in piena pandemia sono stati denunciati collegamenti tra la nuova tecnologia e il coronavirus che hanno allarmato le amministrazioni comunali, vere e proprie fake news che vanno denunciate. Colao, su questo fronte, ribadisce in maniera autorevole che il vero problema è che i nostri limiti elettromagnetici sono molto più bassi rispetto alla media europea.  Un terzo aspetto fondamentale è quello della sburocratizzazione e della digitalizzazione della Pa, necessità messa in evidenza proprio dall'aumento dello smart working a causa delle limitazioni della pandemia. È imprescindibile portare a termine nel più breve tempo possibile il completamento delle piattaforme strategiche nazionali, quali Anpr, Spid, il Fascicolo sanitario elettronico che sono l'architrave su cui poggia la possibilità per la Pubblica Amministrazione di fornire servizi in forma digitale. Occorre inoltre accelerare l'attuazione di tutte quelle azioni previste dal piano triennale per l'informatica della Pubblica amministrazione volte ad assicurare l'interoperabilità tra banche dati e piattaforme. Infine Colao, e questo è un altro punto su cui concordiamo pienamente, dice che il piano industria 4.0 andrebbe potenziato e reso strutturale.  L'Italia, secondo l'indice Desi, è retrocessa dal ventiquattresimo al venticinquesimo posto della Ue a 28. Se lo aspettava? E' un disastro annunciato, i nostri allarmi sono rimasti inascoltati. L'Italia vive una contraddizione insostenibile fra l'essere nei primi dieci Paesi industrializzati al mondo e fra gli ultimi nel ricorso all'innovazione. Una contraddizione che si trascina da anni e che si è tradotta in un vero e proprio blocco delle capacità non solo di crescita, ma anche di progettare un Paese nuovo, più semplice, performante ed efficiente, in grado di attrarre investimenti e aprire nuove opportunità ai giovani. Come si può risolvere il problema del digital divide che affligge il nostro Paese? L'obiettivo da porsi è quello della Gigabit Society 2025, vale a dire copertura con banda di download ad almeno un gigabit al secondo al 100% di tutti i principali driver socio-economici (aziende, scuole, università, ospedali, trasporti e pubblici servizi); copertura al 100% delle famiglie con banda di download ad almeno 100 Mbit/s, valore che deve essere possibile aumentare fino ad un gigabit al secondo; per le connessioni mobili, diffondere la copertura dei sistemi cellulari 5G in tutte le aree urbane e lungo tutte le principali vie di trasporto terrestre. Purtroppo, sulla tabella di marcia della copertura in fibra ci sono ritardi dovuti principalmente alla troppa burocrazia e alla permissistica farraginosa. Concordiamo con Colao quando afferma che, poiché questa infrastrutturazione è cruciale per la produttività del Paese, si deve anche prevedere l'intervento del governo per semplificare e accelerare le procedure prevendo che le autorizzazioni vengano rilasciate a livello centrale.  Una delle critiche mosse al piano Colao è che non prevede le risorse necessarie ai vari interventi, senza stabilire le priorità. Questa polemica è un po' stucchevole, da una parte si dice che il piano dice cose che già si sapevano, ma se c'è un ritardo nel Paese è giusto metterlo in evidenza, contemporaneamente si critica il fatto che non ci siano risorse individuate. Se è vero, com'è vero, che immaginiamo il piano Colao come il punto di riferimento completo di tutto quello che ci sarebbe ancora da fare, ora la politica deve entrare nel merito e tirare fuori dalla proposta generale le priorità, stabilendo le risorse.  Che cosa chiedete ora al governo come Confindustria Digitale? Chiediamo un atto di coraggio, di leadership, le cose che ci sono da fare sono chiare, le priorità le abbiamo dette, bisogna realizzarle. La cosa più grave che dobbiamo evitare è quella di continuare a definire piani, ora li dobbiamo portare a termine, peraltro abbiamo dimostrato durante la pandemia che quando si vuole cambiare lo si può fare in fretta. E' importantissimo che in questo momento rimanga il senso dell'urgenza. Le risorse che stiamo utilizzando, soprattutto quelle del decreto Rilancio, sono state date a pioggia e non vanno a incidere sulla produttività a medio-lungo termine del Paese, adesso è il momento di completare la trasformazione digitale. Certo ci vuole coraggio. Ad esempio per la revisione dei limiti elettromagnetici, i sindaci sono assediati da movimenti locali che nella migliore delle ipotesi ignorano la realtà, nella peggiore remano contro. Il piano Colao, così come tutti i nostri contributi, sono stati dati per il bene del Paese, non dovrebbero essere oggetto di polemica politica. In conclusione: i piani ci sono, è ora di agire. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 

18 Giugno 2020

Snam: «Grazie a tecnologia -40% emissioni di metano e Co2»

L'intervista all'amministratore delegato Marco Alverà su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore   «Grazie all'impegno sull'innovazione ridurremo del 40% le emissioni di metano al 2025 e del 40% le emissioni di CO2 equivalente, diretta e indiretta, entro il 2030, rendendo sempre più efficienti le nostre attività».  E' quanto dichiara a DigitEconomy.24 (report di Radiocor e Luiss Business School) l'amministratore delegato di Snam Marco Alverà, indicando gli obiettivi del piano dell'azienda su tecnologia e digitalizzazione avviato nel 2018 e aggiornato, migliorando i target, nel 2019. «La tecnologia e la digitalizzazione – aggiunge - sono due elementi chiave per rendere Snam uno dei protagonisti globali della transizione energetica. Abbiamo avviato il progetto 'SnamTec' (dove Tec è l'acronimo di Tomorrow's Energy Company) per preparare la Snam del 2030. Investiremo oltre 1,4 miliardi di euro al 2023 in innovazione e nuovi business green».  «Vogliamo cogliere – prosegue - le opportunità offerte dalle tecnologie per costruire l'azienda energetica del futuro e guidare la transizione energetica, rendendo i nostri 40 mila chilometri di rete sempre più intelligenti, digitali, sostenibili e connessi con i territori». Tra le innovazioni il progetto "smart gas" per manutenere gli impianti Tra le innovazioni previste figurano anche il progetto "smart gas" per la manutenzione degli impianti con nuove tecnologie, l'ispezione da remoto dell'85% degli asset della società entro il 2023, l'impiego di droni e nano satelliti per il monitoraggio continuo delle infrastrutture e nuovi servizi di previsione della domanda gas tramite reti neurali. Una delle leve tecnologiche che Snam sta già sperimentando con successo è l'Internet of Things, su cui la società collabora anche con partner tecnologici tra cui Microsoft, Accenture e Cisco, per catturare e valorizzare sempre più dati dalle decine di migliaia di sensori che saranno dispiegati nelle proprie infrastrutture. Un esempio: sulle condotte di Snam, che oggi mappano pressione e portata, si potrà nei prossimi anni "fotografare" altre variabili, dalle temperature alle vibrazioni, per aumentarne ulteriormente la sicurezza e potenziare il monitoraggio in tempo reale. Questo utilizzo della tecnologia consentirà all'azienda di raccogliere e analizzare, nei prossimi anni, una quantità di dati giornalieri 100 volte superiore a quella attuale, passando da circa 100 gigabyte al giorno di oggi a 10 terabyte. Per realizzare la rete intelligente, Snam sta sviluppando altre tecnologie abilitanti, dal cloud all'edge computing, dall'intelligenza artificiale a reti di trasmissione dati sempre più capaci (fibra, 5G, wifi). Biometano e idrogeno decisivi per coprire la domanda di energia Alla trasformazione digitale e alla riduzione dell'impatto ambientale del core business, da raggiungere anche attraverso la conversione dei primi impianti di compressione e stoccaggio della rete Snam in centrali ibride elettrico-gas, si affianca il terzo pilastro di SnamTec: i nuovi business, a cominciare dai gas verdi. «Il biometano e l'idrogeno – dice Alverà – saranno decisivi per coprire la domanda di energia, tra il 40 e il 50%, che al 2050 non potrà essere soddisfatta direttamente ed efficientemente dalle rinnovabili elettriche». Le applicazioni vanno dalla mobilità per lunga distanza all'industria pesante, dove biometano e idrogeno saranno la chiave di volta per la decarbonizzazione.  Snam ha avviato quattro startup nell'efficenza energetica, nel biometano, nella mobilità a gas e nell'idrogeno. Peraltro, nel 2019, Snam è stata uno dei primi operatori energetici al mondo a sperimentare l'introduzione di mix di idrogeno, fino al 10%, in una rete di trasporto gas. «L'utilizzo di idrogeno verde nelle infrastrutture esistenti – sostiene l'ad – avrà un ruolo decisivo per abilitare la transizione energetica e raggiungere gli obiettivi climatici, creando anche nuove occasioni di sviluppo economico, ora più che mai fondamentali». Proprio l'idrogeno sarà uno dei settori chiave per il Green New Deal europeo, al punto che al vettore energetico sarà dedicata una specifica strategia di sviluppo. «In Europa – prosegue Alverà – ci sarà un'accelerazione della transizione energetica anche grazie allo stanziamento di fondi della Commissione, già mille miliardi di euro, a sostegno degli investimenti». Dalla svolta green occasione di ripresa economica post coronavirus La svolta green, secondo Alverà, offre anche un'occasione per la ripresa economica post-coronavirus. Con un ruolo centrale riservato proprio alle infrastrutture, volano di sviluppo e occupazione. «Ci sono 100 miliardi di investimenti, in gran parte privati, che si potrebbero sbloccare nei prossimi cinque anni nei settori energia, trasporti, idrico e sanità semplificando gli iter autorizzativi: questi investimenti, che hanno un effetto moltiplicatore di circa tre volte, possono generare non meno di 300 miliardi di Pil aggiuntivo, che si tradurrebbero in una crescita del 3% all'anno per 5 anni», conclude Alverà. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 

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