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28 Maggio 2020

Data Girls – La challenge di Italgas per le studentesse Luiss Business School

  Prevedere le assenze dei clienti finali è il tema della challenge di Italgas, partner di Data Girls, il progetto della Luiss Business School nato nell’ambito di GROW – Generating Real Opportunities for Women, per le studentesse dei master. Data Girls, giunta alla IV edizione, è un’iniziativa nata per potenziare le competenze di Data Analytics delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. La challenge di Italgas ha sfidato le studentesse a risolvere un problema per l’azienda laddove, nell'eseguire gli interventi di sostituzione dei contatori tradizionali, nel periodo analizzato, solo 45-50% di questi è andato a buon fine al primo tentativo, principalmente a causa dell’assenza del cliente finale. Le studentesse sono state sfidate a individuare una possibile azione preventiva per rispondere a tale fenomeno. Le studentesse hanno avuto a disposizione un database storico sui tentativi di intervento per la sostituzione dei contatori, da analizzare e incrociare con dati esterni di diversa natura per testare correlazioni e modelli predittivi. Punto di partenza del team composto da Vittorio Ciasullo, Sara Coccioloni, Martina La Valle, Francesca Massi, Federica Pro, Roberta Ricciardello, Barbara Sgorno e Anna Tripodi, è stato analizzare la comunicazione da parte di Italgas agli utenti, allo scopo di migliorarla per rendere i contenuti più comprensibili e il messaggio più immediato. Il passo successivo è stato elaborare un modello di brochure informativa che accompagni la prima comunicazione inviata dall’azienda, che abbia funzione esplicativa dei vantaggi dell’operazione di sostituzione e sia di facile consultazione. La brochure è stata sviluppata in modo da essere adattabile alla visualizzazione su piattaforme digitali. I contenuti e le caratteristiche della brochure sono stati individuati sulla base dell’analisi dei dati ISTAT, partner tecnico di Data Girls, e Italgas, con l’utilizzo delle piattaforme IBM, partner tecnico di Data Girls. Tra i dati più rilevanti sono emersi: l’attenzione alla sicurezza e il livello di fiducia da parte degli utenti nei confronti del programma di sostituzione dei contatori; l’analisi sul territorio per fascia di età, che ha evidenziato come le persone sole rappresentino un segmento consistente della popolazione nazionale; la composizione dei nuclei familiari, che evidenziato come il numero delle famiglie mono genitoriali in Italia risulta essere del 10%. Per il team: «Partecipare a questa challenge è stata una grandissima opportunità sotto molti aspetti, infatti abbiamo: Conosciuto la realtà aziendale di Italgas attraverso lo studio di uno dei suoi progetti di digitalizzazione della rete più importanti; Imparato a usare piattaforme di analisi di dati fornite da IBM e ISTAT; Elaborato la challenge con il supporto di un team di esperti e la guida di un tutor aziendale; Lavorato in un gruppo molto diversificato, imparando a usare i punti di forza e di debolezza di ognuno; Adattato il nostro lavoro a una modalità remota». 28/5/2020

23 Maggio 2020

Sviluppare la resilienza per fronteggiare il cigno nero

  Articolo di Paolo Boccardelli, direttore Luiss Business School, pubblicato su Harvard Business Review Italia Il Covid-19 non ha risparmiato nessuno: dagli effetti macroeconomici, legati al taglio delle stime sul Pil e al calo dell'indice della produzione e delle esportazioni, alle conseguenze sul mercato dei capitali, con importanti ricadute in termini di rendimenti finanziari, a seconda che la durata della crisi si stimi limitata oppure molto lunga. A mano a mano, il nemico invisibile ha assunto i tratti del “cigno nero” descritto dal filosofo Nassim Nicholas Taleb: una discontinuità in natura, un evento non previsto né facilmente prevedibile, delineato da tratti poco chiari ex ante, ma da effetti chiaramente osservabili ex post. E se è ormai conosciuto il comportamento di persone e organizzazioni in tempi di tranquillità o stabilità, è invece poco chiara la loro reazione in tempi di crisi e incertezza. Quel che è certo è che la conseguenza immediata della pandemia in atto è caratterizzata da un’ulteriore accelerazione del processo di riconversione di competenze e skill del capitale umano. Nel 2018, il report del World Economic Forum, dedicato alle professioni del futuro, stimava che entro il 2022 per oltre il 54% dei dipendenti sarebbe stato richiesto un significativo processo di re-skilling e up-skilling. Tale orizzonte temporale si è decisamente ridotto, a seguito della rapida diffusione Covid-19 che ha forzato imprese e lavoratori nel riassetto delle proprie capacità. E altrettanto rapidi sono i ritmi con cui passeremo dalla società post-industriale a quella digitale e infine alla data-driven society, senza avere tutto il tempo che avremmo voluto concedere a operai, colletti bianchi, professionisti, dirigenti, docenti e cittadini di abituarsi alla società di big data e intelligenza artificiale. Se fino a poco tempo fa gran parte delle organizzazioni aveva semplicemente realizzato una migrazione dei processi da strumenti analogici a strumenti digitali, la sperimentazione dello smart-working e del telelavoro permetteranno di ridefinire il modello di business in una logica digitale. Al tempo stesso, sarà richiesto l’intervento delle istituzioni per risolvere temi chiave quali la privacy, la protezione dei dati, la cybersecurity, e il valore e la proprietà intellettuale nell’economia digitale. Sarà, quindi, proprio il digitale l’abilitatore del processo di trasformazione, capace di illuminare il tunnel dell’economia “affetta da coronavirus”. Il supporto alla formazione del capitale umano dovrà essere accelerato e indirizzato soprattutto verso l’adattamento e la flessibilità degli individui, lo sviluppo di competenze tecnologiche, la creatività, l’innovazione, l’emotional intelligence e la gestione dei dati. I dipendenti, comunque, dovranno abituarsi a lavorare più spesso da remoto, in modalità virtuale, senza tuttavia subire una totale alienazione tecnologica, ma anzi mantenendo al primo posto l’interazione con i propri colleghi e dimostrando di agire secondo responsabilità. I lavoratori dovranno anche acquisire nuove competenze; infatti, si stima che il 14% della forza lavoro globale dovrà cambiare professione o, in alternativa, acquisire nuove skill entro il 2030. Laddove non esistano competenze idonee ad assicurare la continuità delle attività e del business e a gestire e mitigare tutti i rischi, appare necessario provare a fornire un supporto attraverso le istituzioni e le associazioni imprenditoriali che, grazie ai servizi ai loro associati, possono garantire un accesso a risorse, capability e attività specializzate. D’altra parte, le organizzazioni dovranno mostrarsi in grado di valutare i rischi e di pianificare possibili scenari di evoluzione della crisi; ancora, in grado di garantire un monitoraggio costante dei fenomeni chiave, evidenziandone gli effetti sul modello di ricavo, sulla struttura dei costi e sulla continuità operativa. Infine, la gestione su base giornaliera della crisi, insieme alla creazione di task force e comitati inter funzionali che possano gestire le relazioni con stakeholder interni ed esterni e allineare tutti sugli obiettivi, consentiranno di sviluppare resilienza nei sistemi e nei modelli di business. Sviluppare la resilienza, infatti, implica dotare il modello di business di strumenti di flessibilità sul lato dei ricavi e sulla struttura dei costi, in grado di assorbire significative variazioni ed elevati tassi di volatilità sul lato sia della domanda sia dell’offerta. In questo modo, la continuità operativa (produzione, infrastruttura tecnologica e digitale, logistica) e la continuità del business (liquidità, capacità di finanziamento e cash flow a sostegno del debito, andamento dei ricavi) saranno salvaguardate, con la consapevolezza però che nuovi cigni neri potranno sconvolgere in futuro gli esistenti equilibri. 23/5/2020

22 Maggio 2020

WINDTRE: «Rete unica? Preoccupano i tempi, mi piace la concorrenza»

L'intervento del Ceo, Jeffrey Hedberg al webinar di Luiss Business School   La concorrenza sulle reti soddisfa Jeffrey Hedberg, ceo di WINDTRE, che si dice invece preoccupato per i tempi di un'operazione «complessa» come la fusione tra le reti di Tim e Open Fiber. Dopo l'auspicio di Tim per arrivare a una rete unica, condiviso dalla politica e dai sindacati, l'operatore alternativo WINDTRE chiarisce ancora una volta la sua posizione a favore dell'assetto concorrenziale attuale, in linea con quanto da poco dichiarato dall'amministratore di Vodafone Italia, Aldo Bisio. Partecipando a un webinar dedicato agli studenti Mba della Luiss Business School, Hedberg ha inoltre precisato che «la possibilità per tutti i fornitori di servizi di accedere alle infrastrutture di connettività a condizioni eque e leali è fondamentale per garantire uno sviluppo corretto dell'offerta e gli investimenti da parte di tutti gli operatori». La decisione sulla rete, ha detto, spetta a Tim e Open Fiber, spetta ai decisori politici. Tuttavia, «parlando come semplice cliente, noi siamo partner di Open Fiber, mi piace la competizione, mi piace l'opportunità della scelta, della velocità. Da questo punto di vista rappresentiamo anche la voce dei nostri clienti, ai quali possiamo offrire servizi competitivi grazie all'accelerazione recente nella penetrazione della banda ultra-larga». Hedberg si dice «preoccupato dei tempi di un'operazione complessa, che richiede il vaglio delle autorità nazionali ed europee in materia di garanzie per le comunicazioni e per la concorrenza: penso che sia nell'interesse degli italiani e del sistema-Paese che il ritardo accumulato nella penetrazione della banda ultra-larga a causa di una carenza di investimenti sia recuperato quanto prima possibile». L'emergenza Covid ha fatto emergere importanza digitalizzazione  In generale, anche in considerazione dell'emergenza sanitaria che ha cambiato le nostre vite, e «ha reso evidente l'importanza di accelerare il processo di trasformazione digitale del Paese» per Hedberg «servono infrastrutture solide e performanti, per garantire i servizi di comunicazione che consentono a famiglie e imprese di continuare nelle loro attività anche in condizioni speciali. Basti pensare all'e-learning e allo smart working, che sono ormai entrati a far parte del nostro quotidiano». In questo scenario, il settore delle telecomunicazioni ha un ruolo di primo piano. Secondo Hedberg, il settore si è dimostrato all'altezza della sfida, offrendo una buona tenuta a fronte di un'impennata senza precedenti nel consumo di dati e voce: il 60% su rete fissa e il 40% su rete mobile. «Dal canto nostro abbiamo investito molto - prosegue - nella modernizzazione della nostra rete» e «proprio ieri il nuovo report di Opensignal ha riconosciuto a WindTre il primato per la velocità di download e upload nel mobile». WINDTRE pronta sul 5G, ma ancora troppi ostacoli Il prossimo traguardo è ora il roll out del 5G, secondo il Ceo vero volano per lo sviluppo dell'Italia. «Senza il 5G - precisa Hedberg - dovremo rinunciare alle soluzioni evolute che si sono rivelate indispensabili per il lavoro e per lo studio, oltre che per l'intrattenimento». Per Hedberg l'azienda è pronta, ma ci sono ancora troppi ostacoli: «processi autorizzativi farraginosi, limiti elettromagnetici molto più stringenti rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europea, a cui si sono aggiunte le fake news sul legame tra il Covid-19 e il 5G». Una situazione che rischia di far perdere al Paese il vantaggio accumulato nella fase di sperimentazione delle tecnologie di quinta generazione. Secondo un recente report della società di consulenza Incites, che analizza la predisposizione degli Stati UE per lo sviluppo del 5G, l'Italia è all'avanguardia per quanto riguarda la tecnologia e l'infrastruttura, ma viene penalizzata nel ranking generale proprio per la debolezza legata al quadro regolatorio e a quello delle policy. Fondamentale investire sulle competenze Un altro aspetto molto importane su cui esistono ampi margini di crescita, in base all'indagine, è quello che riguarda il capitale umano. Per Hedberg è quindi «fondamentale investire sulle competenze». Secondo l'ad di WINDTRE, «la collaborazione tra aziende, università e policy maker in un ecosistema virtuoso di partnership pubblico-private, è in grado di favorire la valorizzazione dei talenti». Un esempio positivo, per il Ceo del gruppo, è rappresentata dalla sperimentazione condotta a Prato e L'Aquila: «abbiamo lavorato fianco a fianco con le istituzioni e le università locali in modo davvero efficace per sperimentare soluzioni innovative in ambiti quali la salute, la sicurezza, l'agricoltura e la cultura. Abbiamo individuato opportunità concrete per il futuro delle nostre città, ma anche le skill necessarie al loro sviluppo. Il mio augurio è che questo modello positivo venga ora applicato su scala nazionale». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 22/5/2020

22 Maggio 2020

Catalfo: «Lo smart working va regolato, a breve incontrerò le parti sociali»

L'intervista della ministra del Lavoro a DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore   Un incontro «a breve» con le parti sociali per aprire il confronto sullo smart working, modalità di lavoro che in futuro andrà incentivata e regolata, a partire dal diritto alla disconnessione. Lo annuncia la ministra Nunzia Catalfo, facendo il punto con DigitEconomy.24 (report di Radiocor e Luiss Business School) sui modelli di lavoro e occupazione nel post Covid. «In questi giorni – ricorda la ministra del Lavoro - lo Statuto dei lavoratori ha tagliato il traguardo dei 50 anni. Dobbiamo conservare il suo spirito estendendo le tutele alle nuove forme di lavoro e adattandole ai mutamenti del mercato». Inoltre, per gestire il processo di digitalizzazione, «indubbiamente» serviranno nuovi strumenti, a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali, «per trasformarli in strumenti di politica attiva del lavoro anche in considerazione dei mutamenti del mercato conseguenti all'introduzione delle nuove tecnologie e, adesso, dell'emergenza epidemiologica». Un esempio? Il Fondo nuove competenze, contenuto nel decreto Rilancio. Con il Covid sono decollati smart working e telelavoro. Avvierete un confronto con aziende e sindacati? Durante l'emergenza Coronavirus, lo smart working si è rivelato uno strumento fondamentale, tanto nel pubblico quanto nel privato, per garantire la continuità occupazionale di alcuni settori e farlo in sicurezza. In futuro, questa modalità di lavoro andrà incentivata e, soprattutto, adattata al fine di bilanciare la richiesta di flessibilità oraria e organizzativa delle imprese con le legittime esigenze di conciliazione vita-lavoro dei dipendenti. Proprio per questo, a breve incontrerò le parti sociali per aprire un confronto su come migliorare e aggiornare la legge 81/2017. Peraltro in questi giorni, lo Statuto dei lavoratori ha tagliato il traguardo dei 50 anni. Dobbiamo conservare il suo spirito estendendo le tutele alle nuove forme di lavoro e adattandole ai mutamenti del mercato. Per fare questo, il coinvolgimento delle parti sociali è indispensabile. Già durante il periodo dell'emergenza Coronavirus, da parte mia e più in generale del Governo, il dialogo e il confronto con le associazioni sindacali e datoriali è stato costante. La stessa dinamica sarà replicata anche nel prossimo futuro, al fine di giungere a un sistema di interventi normativi condivisi. Secondo una ricerca di Linkedin quasi un italiano su due con lo smart working ha detto di lavorare di più, con aumento di stress e preoccupazioni. Sono necessarie nuove regole e nuovi modelli contrattuali? Sì. Un utilizzo "massivo" dello smart working senza l'aggiornamento del panorama normativo potrebbe certamente creare delle distorsioni con conseguenti effetti negativi per i lavoratori. Proprio per evitare ciò, uno dei punti dell'attuale legislazione da affrontare è certamente quello relativo al cosiddetto diritto di disconnessione, per il quale è necessario trovare nuove regole che lo rendano effettivo. Lo smart working con il dl rilancio diventa un diritto per chi ha figli minori di 14 anni. Come garantirlo nelle zone d'Italia ancora in digital divide? Il Mise, nelle figure del ministro Patuanelli e della sottosegretaria Liuzzi, sta lavorando molto per risolvere questo annoso problema. Recentemente, con il via libera a una rimodulazione del piano banda ultra-larga, sono stati sbloccati i voucher per la connessione alla stessa per 2,2 milioni di famiglie e 450mila imprese in tutta Italia. In pratica, saranno previsti contributi di 500 euro per i nuclei con Isee sotto i 20mila euro - comprensivi anche della dotazione di un tablet o pc - e di 200 euro per le altre famiglie mentre per le imprese vengono previsti 500 euro per la connettività ad almeno 30 mega e 2.000 euro per quella a 1 giga. Un passo avanti importante al quale ne seguiranno altri. L'accelerazione nella digitalizzazione porterà a una perdita di occupazione in settori tradizionali e molte aziende, per mantenere i livelli occupazionali, saranno costrette a formare continuamente i dipendenti. Occorrono strumenti e ammortizzatori sociali nuovi? Indubbiamente. Una delle riforme che fin dall'inizio del mio mandato sostengo fortemente è proprio quella degli ammortizzatori sociali, per trasformali in strumenti di politica attiva del lavoro anche in considerazione dei mutamenti del mercato conseguenti all'introduzione delle nuove tecnologie e, adesso, dell'emergenza epidemiologica. Proprio in questa direzione viaggia un nuovo strumento, che ho voluto introdurre nel decreto Rilancio, denominato "Fondo nuove competenze". Si tratta della possibilità di rimodulare, previo accordo con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, quota parte dell'orario di lavoro in formazione. Le ore convertite in programmi formativi saranno finanziati da un apposito fondo statale. In tal modo, i datori di lavoro non dovranno "sopportare" i costi della rimodulazione dell'orario a parità di salario e - al tempo stesso - ai lavoratori sarà garantito e rafforzato il reskilling professionale. Se, come auspico, questa misura si rivelerà efficace, ciò che oggi è in via sperimentale per affrontare la delicata fase di riavvio delle attività potrà diventare il modello da cui partire per ridisegnare il sistema degli ammortizzatori sociali. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 22/5/2020

22 Maggio 2020

Furlan: «Rete unica con sostegno Cdp non più rinviabile»

L'intervista della numero uno della Cisl a DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore   Investire sul 5G, portare la fibra nelle aree bianche non appetibili per gli operatori, e realizzare un progetto «non più rinviabile», di «rete unica nazionale con la presenza della Cdp». Sono gli strumenti necessari secondo Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, per gestire il nuovo mondo che si apre dopo il lockdown, quando smart working e lavoro da remoto la faranno ancora da protagonisti. Nella nuova normalità va colmato il digital divide per dare pari strumenti a tutti, e il dossier rete unica va proprio in questa direzione. «E' necessario – dice Furlan in un'intervista a DigitEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School - con la velocità decisionale del 5G, per usare una metafora, che il Governo, inviti le due aziende a trovare un punto d'incontro per creare una società unica di rete». Oltre alle infrastrutture, con il boom della digitalizzazione, bisognerà poi pensare ai diritti dei lavoratori: solo nel settore delle tlc e solo nella prima fase della pandemia hanno lavorato in smart working 75mila dipendenti, potenzialmente milioni di lavoratori potrebbero farlo in futuro. E' arrivato il momento, dice Furlan, di «contrattare con le imprese le condizioni» e di «andare incontro ai lavoratori fornendo una rete dedicata e il pc aziendale, assieme a tutte le condizioni economiche e normative previste dai Ccnl». La pandemia sta riscrivendo le modalità di lavoro. Che strumenti e regole serviranno per gestire la digitalizzazione? La pandemia ha cambiato e continuerà a cambiare i modelli dell'organizzazione del lavoro. Potenzialmente ci sono milioni di persone che possono lavorare in smart working o remote working, ma ce ne sono molti altri che, a causa del digital divide, non possono permettersi né un collegamento ultraveloce né i device tecnologici per svolgere le attività. Bisogna continuare a investire sulle infrastrutture ultraveloci (come il 5G), portare la fibra anche nelle aree bianche che sono ancora molte e - non più rinviabile - realizzare un progetto di rete unica nazionale con la presenza della Cdp. Inoltre, bisogna contrattare con le imprese le condizioni per lavorare in smart working, andare incontro ai lavoratori fornendo una rete dedicata e il pc aziendale, assieme a tutte le condizioni economiche e normative previste dai Ccnl. Centrale è il ruolo delle parti sociali perché lo smart working non sarà più solamente un elemento di welfare bensì diventerà un vero e proprio elemento dell'organizzazione del lavoro. Da qui passerà la capacità di individuare le migliori soluzioni per i diversi ambiti organizzativi per risolvere quei "problemi" la cui risoluzione non può essere affidata a un intervento normativo inevitabilmente portato a uniformare le risposte. Sostanzialmente i lavoratori devono poter lavorare da remoto o in spazi diversi che non necessariamente devono coincidere con la propria casa, come se fossero in ufficio, con strumenti e tecnologie aziendali. Il lavoro da remoto richiede formazione continua, autonomia della prestazione, fiducia da parte della linea gerarchica, lavoro in team e processi condivisi finalizzati all'obiettivo. In questo quadro si inserisce il ripensamento in ottica agile del rapporto fra persona e tempo in una radicale revisione del ruolo di leadership. Sono inoltre fondamentali: la gestione della prestazione da parte del lavoratore con il diritto alla disconnessione, il preavviso di collegamento per call e videoconferenze, il rispetto degli orari contrattuali. La pandemia ci ha consegnato molti indicatori positivi che invitano a continuare lo smart working anche dopo l'emergenza. Tra questi la riduzione della mobilità che ha ridotto lo smog, ha fatto bene all'ambiente. Ora bisogna investire in energie alternative anche e soprattutto nella produzione industriale. Saremo chiamati a essere portavoce di un nuovo modello di cultura: un percorso "illuminato" che dia il via alla diffusione di una nuova coscienza che genera a sua volta una rinnovata conoscenza e che porta alla nascita di nuovi modelli di lavoro. Nelle tlc ci sono oltre 75mila lavoratori in smart working, quale mix tra presenza fisiche e da remoto sarebbe preferibile? Non mi meraviglio che nelle telecomunicazioni tantissimi dipendenti lavorino in smart working o remote working poiché quello delle tlc è il settore dove nascono e si sviluppano le infrastrutture e le tecnologie per l'innovazione del Paese. Ci sono attività che possono proseguire da remoto senza alcuna necessità di rientrare in ufficio, penso al mondo dei contact center, alle aree di staff, alle attività svolte nelle ore serali o notturne che non richiedono una presenza fisica in ufficio. In questa fase di ripresa del lavoro, immagino delle rotazioni settimanali fino a un massimo del 50% tra lavoratori in ufficio e in remote working, rispettando i protocolli sulla sicurezza condivisi con il Governo. Per il futuro, augurandoci la definitiva sconfitta del Covid-19, c'è poi da tenere in considerazione che non sempre la condizione di smart working si concilia con la gestione della casa soprattutto per le donne, che sono chiamate a moltiplicare gli sforzi. Nella fase post pandemia, andando verso nuovi modelli organizzativi, lascerei molta discrezionalità alle lavoratrici/ri attraverso il criterio della volontarietà. Il tempo sospeso dell'emergenza ha palesato l'importanza del supporto alle madri – e ai padri – impegnati a lavorare da casa, sia da un punto di vista dell'aiuto scolastico, sia nelle attività di baby sitting, sia da parte dei servizi pubblici in generale. Si tratta di un gap difficile da colmare, sul quale è fondamentale intervenire e che richiede politiche pubbliche sociali e culturali che permettano concretamente di affievolirlo. Sarà importante pertanto, promuovere lo sviluppo di una sensibilità comune che si ispiri a una visione culturale espansiva e non ostracizzante del ruolo delle donne. Una volta finita l'emergenza che ha portato al blocco dei licenziamenti, si rischiano esuberi nelle telecomunicazioni a causa dell'accelerato processo di digitalizzazione? Guardando alla criticità degli altri settori industriali che hanno dovuto fermare le produzioni, non voglio nemmeno ipotizzare che nel settore delle tlc, cruciale nella gestione dell'emergenza e nel futuro quando ci sarà sempre più richiesta di connettività, ci possano essere esuberi. L'anello debole della filiera sono, invece, i contact center e gli appalti di rete. Per questi settori bisogna trovare il giusto equilibrio tra committenza e appalti al fine di garantire il giusto salario all'intera filiera: le gare al massimo ribasso sono inaccettabili perché generano lavoro irregolare e la negazione dei diritti! Tornando all'intero settore delle telecomunicazioni, gli investimenti sulle nuove infrastrutture sono la migliore soluzione ai problemi di eventuali esuberi dovuti alla digitalizzazione. Nelle tlc al momento non abbiamo esuberi, con l'innovazione abbiamo piuttosto da affrontare il tema della nascita o del mix professionale e dell'evoluzione delle stesse attività di lavoro. Penso al mondo del Cloud, della telemedicina, della domotica, a tutti i servizi innovativi forniti dal 5G che devono assicurare il mantenimento di tutti i livelli occupazionali. Gli strumenti ci sono, la formazione continua, già finanziata, il contratto di espansione deve invece essere rifinanziato perché consente di riformare le persone sulle nuove attività e permette anche l'assunzione di giovani con competenze specifiche sui nuovi servizi. Le grosse imprese hanno utilizzato l'art. 4 della legge Fornero, hanno investito importanti risorse proprie per accompagnare alla pensione (Isopensione) migliaia di lavoratori senza pesare sulla fiscalità generale. C'è però chi, nella pandemia, ha sofferto più di altri, come i fornitori di infrastrutture. Il periodo dell'emergenza ha visto impegnate particolarmente i fornitori di infrastrutture, che però si sono trovati in difficoltà a livello di ricavi anche per il rallentamento del roll out delle reti. Le imprese di ingegneria di rete e quelle della fornitura degli apparati sono complementari alle telco, non può esserci sviluppo delle infrastrutture senza il loro contributo. In questa fase di quarantena dell'economia hanno sofferto anche loro, ma gli strumenti di cassa in deroga e Fis hanno sopperito al ritardo del roll out delle reti. La cassa per 18 settimane è stata voluta dal sindacato per evitare che le aziende più esposte al fermo produttivo potessero avere problemi di tenuta occupazionale, il nostro impegno è stato quello di non perdere nessun posto di lavoro. Il problema vero è che le aziende della filiera delle tlc, ovvero gli appalti, hanno subito una compressione sui prezzi sia per la riduzione della marginalità delle telco e sia per la competizione di nuovi player nel campo della fornitura degli apparati. Adesso ci aspetta un'accelerazione degli investimenti e una ripresa veloce del tempo perduto non solo per le imprese, ma per il Paese. La pandemia e gli stress test delle reti in queste settimane ci hanno consegnato un dato significativo: le reti in questo Paese non hanno raggiunto il grado di copertura per l'intera popolazione e hanno sofferto in termini di velocità di trasmissione dei dati. Come da lei detto in precedenza, fibra, 5G e rete unica sono, dunque, necessari. Quale modello è preferibile per la rete? Al Governo chiediamo di destinare risorse a tutte le infrastrutture materiali e immateriali, lo sollecitiamo da molto tempo e molto prima dell'epidemia. Come dicevo prima è giunto il momento che il Governo sciolga il nodo della società delle reti. Cdp ha investito risorse pubbliche in Tim e in Open Fiber, non possiamo pensare che la non decisione svaluti gli investimenti fatti in queste aziende. E' necessario, con la velocità decisionale del 5G - per usare una metafora - che il Governo, inviti le due aziende a trovare un punto di incontro per creare una società unica di rete, che possa essere gestita nell'ambito del contesto regolatorio dettato dall'Agcom e nel rispetto dei principi Antitrust per garantire la parità di accesso e la competitività sui servizi offerti. Dobbiamo non dimenticare che le telecomunicazioni e il 5G sono e saranno il volano per la ripresa economica del Paese, trascineranno processi di innovazione che interesseranno l'industria 4.0, la sanità, la pubblica amministrazione, la gestione delle città con le smart City, il cloud per le pmi. Proprio per questo non possiamo permetterci di ostacolare lo sviluppo delle reti mobili di ultima generazione. L'Italia ha bisogno di guardare al futuro e non essere ostaggio anche di falsi allarmismi. Solo attraverso una corretta informazione tecnico-scientifica e una collaborazione proficua tra Comuni, Governo e autorità scientifiche potremo raggiungere la digitalizzazione del nostro Paese. In questo noi come Cisl vogliamo essere protagonisti di questa rivoluzione digitale. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 22/5/2020

20 Maggio 2020

Masterclass online – Master in Financial Management

  Il 28 maggio 2020 alle 15.00 si terrà il Webinar di presentazione delle Major in Corporate Finance e in Risk and Insurance Management del Master full-time in Financial Management. L’evento digitale permette di scoprire le prossime edizioni delle due major in partenza a settembre 2020 e partecipare ad una Masterclass tenuta dal Prof. Antonio Fasano in cui scoprire il Bloomberg Financial Lab. Il tema della Masterclass La Masterclass intende fornire un’introduzione al Bloomberg Financial Lab, un laboratorio pratico durante il quale gli studenti delle Major in Corporate Finance e in Risk and Insurance Management possono esercitarsi con gli strumenti usati dalle principali banche, società e agenzie governative del mondo. La Luiss Business School è infatti una delle poche Business School in Italia ad offrire questo servizio esclusivo agli studenti del Master in Financial Management. Partecipando alla Masterclass scoprirai in anteprima i segreti della piattaforma Bloomberg, le funzionalità che vanno dall’analisi sui dati finanziari, quotazioni di azioni, andamento dei tassi di interesse e di cambio a le Trading Challenge e la sezione di Bloomberg Careers che ti permette di avviare la tua carriera nel mondo della finanza. Gli speaker Prof. Antonio Fasano, docente di Financial Markets and Institutions presso l’Università di Salerno e di Equity markets and alternative Investments presso la Luiss Luisa Iannelli, Coordinatore Master Full-time, Luiss Business School Giulia Antenucci, Coordinatore Master Full-time, Luiss Business School Partecipanti e relatori potranno interagire attivamente sulle tematiche discusse e sulle opportunità professionali offerte dal master durante una sessione di Q&A. A chi è rivolto l’evento La Masterclass è indirizzata a neolaureati e laureandi di I° o II° livello, con particolare riferimento ai laureati in economia o altre discipline scientifiche, interessati ad intraprendere un percorso di carriera mondo della finanza. L’evento si terrà in lingua inglese. Per partecipare alla Masterclass è necessaria la registrazione. REGISTRATI 20/5/2020

15 Maggio 2020

Presentazione online e Masterclass del Master Full-time in Real Estate & Finance

  Il 21 maggio 2020 alle 17.00 si terrà il Webinar di presentazione di Real Estate & Finance – Major del Master in Financial Management. L’evento digitale permette di partecipare ad una Masterclass sul tema “Real Estate Investment Strategy: quali prospettive per il mercato immobiliare post Covid-19”. Il tema della Masterclass La pandemia legata al Covid-19 e la successiva fase di shutdown ha mostrato alcuni limiti del patrimonio immobiliare esistente ed ha modificato le preferenze di imprese e privati per l’investimento immobiliare delineando nuovi scenari di mercato che aprono sfide interessanti per gli operatori del mercato. La Masterclass introdurrà i partecipanti al mercato immobiliare prima della pandemia ed evidenzierà rischi e opportunità per il mercato immobiliare dei prossimi anni focalizzando l’attenzione sul segmento residenziale, direzionale, retail e hospitality. Gli speaker Gianluca Mattarocci, Direttore Scientifico della Major in Real Estate & Finance Luisa Iannelli, Coordinatore Master Full-time Luiss Business School Partecipanti e relatori potranno interagire attivamente sulle tematiche discusse e sulle opportunità professionali offerte dal master durante una sessione di Q&A. A chi è rivolto l’evento La Masterclass è indirizzata a neolaureati e laureandi di I°, II° livello o con ordinamento a ciclo unico, con particolare riferimento ai laureati in economia, ingegneria e architettura, interessati ad intraprendere un percorso di carriera nelle imprese e nelle istituzioni della filiera immobiliare. Per partecipare alla Masterclass è necessaria la registrazione. REGISTRATI 15/5/2020

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