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24 Maggio 2023

Progetti ESG e strumenti di Finanza Sostenibile

Executive Education Amministrazione, Finanza e Controllo Negli ultimi anni, le aziende stanno considerando la sostenibilità come un tema dall’importanza sempre maggiore, rendendo cruciale discutere di come strumenti finanziari sviluppati per scopi più ampi possano essere utilizzati come catalizzatori per la crescita.  Giovedì 22 giugno, a partire dalle ore 17:00 si terrà, presso il Convento San Francesco di Conegliano (TV), una tavola rotonda sul tema dei Progetti ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) e degli strumenti di Finanza Sostenibile, promossa da Luiss Business School. L'iniziativa, organizzata nell'ambito dell'Executive Master in Amministrazione, Finanza e Controllo, rappresenterà un momento di confronto tra realtà corporate, professionisti e consulenti del settore, con l'obiettivo di evidenziare l'importanza di combinare sostenibilità e crescita economica e le modalità per poterla finanziare. La tavola rotonda sarà moderata da Saverio Bozzolan, Professore in Financial Statement Analysis di Università Luiss, e vedrà la presenza dei seguenti partecipanti: Enrico Gomiero, CFO Carraro Group S.p.A Nicola Biondo, CFO Carel Industries S.p.A Vania Serena, Head of ESG di Finint Investments La partecipazione di Lorraine Berton, Presidente di Confindustria Belluno Dolomiti e Presidente Advisory Board Nordest di Luiss Business School, e Fabio Innocenzi, Amministratore Delegato di Banca Finint, aggiunge ulteriore valore all'evento, offrendo prospettive e approfondimenti chiave sul tema della finanza sostenibile. L'incontro darà anche spazio al confronto con il referente scientifico del programma, Saverio Bozzolan, che illustrerà i moduli del corso e offrirà opportunità di networking all'interno di Luiss Business School. Al termine, è prevista una sessione di Q&A. REGISTRATI 24/05/2023

23 Maggio 2023

Export Champion Program: focus India

“Export Champion Program” è il programma di formazione specializzata, accademica e completamente gratuito, promosso da SACE Education in collaborazione con Luiss Business School che, ogni anno, ha l’obiettivo di approfondire un mercato di particolare interesse per il Made in Italy. Per la sua quarta edizione, l’iniziativa si rivolge ad un selezionato numero di imprese esportatrici interessate ad approfondire la conoscenza del mercato indiano e ad intercettare nuove opportunità economiche e commerciali. Perché l’India? Con una stabilità politica, favorevoli condizioni di business e apertura al commercio internazionale, l’India è oggi un mercato fondamentale per dimensioni e opportunità. Presidente del G20 2023 e centro delle alleanze internazionali, l’India vanta un progressivo consolidamento fiscale e una crescita economica che la rendono oggi 5° economia mondiale. Rispetto ai prossimi anni, il Fondo Monetario Internazionale stima un’ulteriore crescita del PIL indiano pari ad un valore del 6.1% per il 2023 e del 6.8% per il 2024. L’adesione dell’Italia all’Indo-Pacific Oceans Initiative,consolida inoltre le relazioni tra i due Paesi, che contano oggi circa 15 miliardi di interscambio commerciale e che sono state rafforzate dal recente affermarsi di un partenariato strategico. Il Programma L’Ambasciata italiana in India, la Camera di Commercio italiana in India e la faculty SACE e Luiss Business School interverranno nel corso di 5 incontri, erogati in modalità ibrida e volti a fornire un’analisi economica, legale e fiscale dell’India, nonché un quadro completo degli strumenti e delle strategie vincenti per l’accesso a tale mercato. A questi seguirà un evento in presenza presso Villa Blanc, Roma, che sarà anche un’occasione di networking. Il primo incontro, che si terrà online il 24 maggio dalle 11.00 alle 13.00, sarà dedicato a un approfondimento delle relazioni Italia-India e delle opportunità economiche che quest'ultima offre alle nostre imprese. Interverranno: Francesco Varriale, Consigliere economico dell'Ambasciata italiana in India, Claudio Maffioletti, Direttore della Camera di Commercio Italiana in India, Alessandro Terzulli, Chief Economist, SACE, Mariangela Siciliano, Head of Education, Supply Chain & Business Promotion, SACE, Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization, Luiss Business School. INVIA LA TUA CANDIDATURA SCOPRI DI PIÙ 23/5/2023

19 Maggio 2023

Evento – Executive Talk

Villa Blanc sarà la sede del nuovo imperdibile evento per gli appassionati di Innovazione, Finanza e Marketing il prossimo 9 giugno 2023.L'Executive Talk, organizzato da Luiss Business School, riunirà i migliori esperti del settore per esplorare le sfide attuali e future di queste tre aree chiave. L'evento prenderà il via alle ore 17.00 con un Open Evening, che offrirà ai partecipanti l'opportunità di incontrarsi, fare networking e creare connessioni preziose con professionisti e docenti. Sarà il momento ideale per scambiare idee e conoscenze in un'atmosfera stimolante. Alle ore 18.00 inizieranno i tre panel, ognuno dedicato a una delle tre aree: Marketing, Amministrazione Finanza & Controllo e Innovation. I partecipanti avranno l'opportunità di seguire uno dei tre panel, a seconda dei loro interessi. Ogni panel sarà moderato da un esperto del settore e affronterà temi attuali e rilevanti. Il panel dell'Area Marketing dal titolo "Valore, esperienze e relazioni: il ruolo del Marketing oggi", si aprirà con i saluti di Enzo Peruffo, Associate Dean e Professore Ordinario di Strategia Aziendale presso Luiss Business School. La sessione sarà moderata da Matteo De Angelis, Professore Ordinario di Marketing presso la stessa istituzione, insieme a Vito Sinopoli, Editore presso Business People. Durante il panel, gli esperti esploreranno l'importanza del marketing nel contesto attuale e discuteranno su come creare valore attraverso esperienze e relazioni. Panelist: Giorgia Di Cristo, Marketing Director presso Universal Pictures International Italy Claudia Montresor, Omnichannel Director Europe presso Fendi Enrico Santarelli, General Manager, ex Clementoni Giorgio Dari, Business Unit Manager Gastroenterology presso AbbVie -- “Il ruolo strategico della finanza nei processi di crescita e trasformazione delle aziende” è il titolo del panel dell'Area Amministrazione, Finanza & Controllo, aperto e moderato da Raffaele Oriani, Dean Luiss Business School and Full Professor of Corporate Finance. Gli esperti discuteranno dell'importanza della finanza come leva strategica per la crescita e la trasformazione aziendale. Panelist: Agostino Scornajenchi, Chief Financial Officer, Terna Piergiorgio Peluso, Chief Financial Officer, Aspi Alessandra Genco, Chief Financial Officer, Leonardo Flavio Caruso, Innovative Medicine Chief Financial Officer, Novartis Cecilia Martire, Chief Financial Officer, Granarolo -- Infine, il terzo talk dal titolo “Le sfide del Chief Innovation Officer: Sostenibilità, Digitalizzazione e Innovazione Collaborativa” si concentrerà sull'Area Innovation e sarà moderato da Maria Isabella Leone, Associate Professor – Management of Open Innovation & IP, Luiss Business School. Dopo i saluti di Enzo Peruffo, Associate Dean and Full Professor – Corporate Strategy, Luiss Business School, gli esperti affronteranno tematiche cruciali per i Chief Innovation Officer, come la sostenibilità, la digitalizzazione e l'innovazione collaborativa. Panelist: Alberto Tavani, Chief Innovation and Transformation Officer, CDP                                            Marco Pietrucci, Head of Innovation, Terna                                                Massimo Paloni, Chief Operations and Innovation Officer, Bulgari Fabrizio Caranci, Global Digital Medicines Executive Director, Angelini QUANDO: 9 giugno 2023 ORA: 17:00 CEST DOVE: Villa Blanc, Via Nomentana 216, 00162, Roma L'evento è concluso, rimani aggiornato per partecipare ai prossimi eventi!

20 Aprile 2023

Executive MBA: opportunità e prospettive di carriera | Incontra il Direttore Scientifico e il nostro Alumnus per scoprire le potenzialità offerte dall’EMBA Luiss Business School

Se stai cercando un modo per dare un impulso alla tua carriera, non perdere l'opportunità di partecipare all'evento organizzato dalla Luiss Business School il prossimo 5 maggio. L'evento vedrà la partecipazione del Direttore Scientifico dell’Executive MBA, Prof. Matteo Caroli, e di Riccardo Angelini Rota, alumnus dell'Executive MBA della Luiss Business School, e attualmente Head Sustainability Planning & Projects di Leonardo. Riccardo  racconterà la propria esperienza e darà consigli su come ottenere il meglio dal proprio Executive MBA per raggiungere i propri obiettivi di carriera. L'Executive MBA della Luiss Business School è un programma di formazione di alto livello, rivolto a professionisti che desiderano acquisire nuove competenze e sviluppare le proprie capacità manageriali per distinguersi nel mondo del lavoro. Partecipare all'evento del 5 maggio è un'occasione imperdibile per tutti coloro che sono alla ricerca di un modo per dare una svolta alla propria carriera, per scoprire la struttura dell’EMBA e ascoltare l'esperienza di Riccardo e capire come sfruttare le proprie potenzialità. L’evento è gratuito ma la registrazione è obbligatoria QUANDO: 5 maggio 2023 DOVE: Villa Blanc, Via Nomentana 216, 00162 Roma ORE: dalle ore 18:00 var d=document,w="https://tally.so/widgets/embed.js",v=function(){"undefined"!=typeof Tally?Tally.loadEmbeds():d.querySelectorAll("iframe[data-tally-src]:not([src])").forEach((function(e){e.src=e.dataset.tallySrc}))};if("undefined"!=typeof Tally)v();else if(d.querySelector('script[src="'+w+'"]')==null){var s=d.createElement("script");s.src=w,s.onload=v,s.onerror=v,d.body.appendChild(s);} 20/04/2023

19 Aprile 2023

Scopri i nostri MBA e incontra l’ufficio Internazionale

Partecipa all’Open Evening e identifica le opportunità di scambio internazionale! Scopri il nostro esclusivo percorso di crescita dedicato ai professionisti e ai manager di azienda. Durante l’Open Evening avrai la possibilità di ricevere maggiori informazioni su: l’Executive MBA in lingua italiana, progettato per professionisti, manager, dirigenti ed imprenditori con almeno sette anni di esperienza, in partenza ad aprile 2024 il Part-Time MBA, erogato in lingua inglese, progettato per manager, imprenditori e giovani professionisti con almeno tre anni di esperienza e in partenza a marzo 2024 a Roma e a novembre 2023 a Milano il Flex MBA; programma offerto in lingua inglese. Un MBA flessibile e con una prospettiva globale che può essere seguito ovunque e in qualsiasi momento, in partenza ad ottobre 2023. the Full-time MBA , programma offerto in lingua inglese, on campus per giovani professionisti con almeno tre anni di esperienza lavorativa. In partenza ad ottobre 2023. I coordinatori dei programmi, nonché il nostro recruitment staff saranno a tua disposizione per colloqui one to one e info session dedicate.Grazie all’MBA di Luiss Business School potrai: costruire un network professionale ampio ed eterogeneo seguire le lezioni di una faculty internazionale di accademici e top manager partecipare a laboratori trasversali dedicati alle soft skills come la leadership e la comunicazione beneficiare di un boost per la tua carriera attraverso il personal coaching e periodi di soggiorno all’estero. La partecipazione all’evento ti consentirà di essere esonerata/o dal pagamento dell’Admission Fee pari a €105 per le prossime due date di selezione: 18 e 25 maggio 2023. QUANDO: 10 maggio 2023 ORE: dalle ore 17.00 alle ore 18.30 CEST DOVE: Luiss Business School, Campus Villa Blanc, Via Nomentana 216, 00162 Roma Online Form - Open Evening MBA - 10 Maggio 2023

MBA

28 Marzo 2023

Ancitel Ea – Executive Master in Circular Economy Management

Dopo il successo delle precedenti edizioni, al via la VII edizione dell’Executive Master in Circular Economy Management presentato da Luiss Business School in collaborazione con Ancitel Energia e Ambiente.In partenza il 10 Novembre 2023, l’Executive Master si conferma un punto di riferimento nella formazione della sostenibilità ed ha lo scopo di preparare professionisti in grado di operare nei mercati della gestione dei prodotti a fine vita, dell’avvio a riciclo, delle materie prime seconde, del risparmio energetico, della mobilità sostenibile, nella realizzazione di progetti di simbiosi industriale. Il programma, della durata di 12 mesi in formula weekend, è rivolto al personale degli organismi pubblici protagonisti dell’attuazione delle politiche ambientali e dello sviluppo di aree “eco-industriali”. Con un taglio fortemente pratico, è organizzato con il diretto supporto di protagonisti pubblici e privati della Circular Economy, con una Faculty costituita anche da professionisti, manager e imprenditori con esperienza in questo ambito.PARTENZA: 10 novembre 2023 DURATA: 12 mesiORARI: il venerdì dalle ore 10:00 alle ore 18:00 e il sabato dalle ore 10:00 alle ore 17:00.DOVE: Luiss Business School – Villa Blanc – Via Nomentana, 216, 00162 Roma PARTNER Ancitel Energia e Ambiente è una società di consulenza ambientale, divenuta da subito punto di riferimento per il Sistema Italia, grazie ad un approccio di tipo multidisciplinare in grado di promuovere una moderna cultura ambientale. Nei suoi primi 12 anni di vita ha investito molto sui valori fondanti del suo Statuto, formando migliaia di amministratori e dirigenti comunali, assistendo centinaia di Comuni, educando al rispetto dell’ambiente decine di migliaia di bambini, erogando servizi e fondi per aziende del settore. Dal 2018 è iscritta al registro speciale delle PMI innovative e ha da poco iniziato il percorso di trasformazione in Benefit Corporation.Da diversi anni destina circa il 15 per cento del fatturato allo sviluppo di prodotti e servizi innovativi sul tema ambiente, inoltre investe forze e risorse anche nell’Università̀, perché́ i giovani di oggi decideranno la politica industriale e ambientale di domani. SCOPRI DI PIÙ 27/03/2023

20 Marzo 2023

Open Evening | Scopri come accelerare e potenziare la tua carriera | MBA Full-time e presentazione del servizio Coaching

Mercoledì 5 aprile 2023 dalle ore 17:00 alle ore 18:30 Luiss Business School apre le porte del suo campus di Roma per un pomeriggio di presentazioni in cui scoprire gli esclusivi percorsi di crescita MBA Full-time e il servizio di Coaching. Un’opportunità unica per ricevere una consulenza personalizzata in grado di rispondere con efficacia al fabbisogno formativo con soluzioni di alto profilo. L’evento si terrà nella splendida cornice di Villa Blanc e sarà un’occasione di incontro con i nostri coordinatori, i coach e il recruitment office. Vieni a scoprire il coaching, una metodologia di sviluppo personale nella quale il coach supporta e affianca il coachee nel raggiungimento di uno specifico obiettivo personale o professionale. Il coaching, attraverso un processo creativo stimola la riflessione e ispira a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale. Un percorso composto da una serie di colloqui one to one, volti a: •          identificare gli obiettivi su cui lavorare •          far emergere risorse e ostacoli al raggiungimento degli obiettivi •          creare un piano di azione a supporto Partecipa anche tu per scoprire le prossime date di selezione, le agevolazioni finanziarie e le borse di studio offerte. Registrati per ricevere tutte le informazioni per partecipare. Dove: Villa Blanc, Roma Quando: 5 aprile 2023 Ore: 17:00 – 18:30 CEST  Online Form - Recruitment Full-timeMBA

20 Marzo 2023

Sessione di orientamento MBA

Incontra il nostro staff per avere una consulenza personalizzata Partecipa all’evento di orientamento dedicato agli MBA di Luiss Business School il prossimo mercoledì 12 aprile dalle ore 17:00 alle ore 18:30. Scopri il nostro esclusivo percorso di crescita dedicato ai professionisti e ai manager di azienda. Modella insieme al nostro staff il tuo percorso di crescita e valorizza al meglio la tua seniority! Durante l’Open Evening avrai la possibilità di ricevere maggiori informazioni su: l’Executive MBA in lingua italiana, on campus, progettato per professionisti, manager, dirigenti ed imprenditori con almeno sette anni di esperienza. In partenza ad aprile 2023 il Part-time MBA, in lingua inglese, on campus, progettato per manager, imprenditori e giovani professionisti con almeno tre anni di esperienza. In partenza a marzo 2023 a Roma e a novembre 2023 a Milano il Flex MBA, in lingua inglese, online, progettato con la piattaforma Insendi. Destinato a manager, imprenditori e giovani professionisti con almeno tre anni di esperienza. In partenza a ottobre 2023 il Full-time MBA, in lingua inglese, on campus, progetto per giovani professionisti con almeno tre anni di esperienza. In partenza a ottobre 2023. I coordinatori dei programmi nonché il nostro recruitment staff saranno a tua disposizione per colloqui one to one e info session dedicate. Grazie all’MBA di Luiss Business School potrai: Costruire un network professionale ampio ed eterogeneo Seguire le lezioni di una faculty internazionale di accademici e top manager Partecipare a laboratori trasversali dedicati alle soft skills come la leadership e la comunicazione Beneficiare di un boost per la tua carriera attraverso il personal coaching e periodi di soggiorno all’estero. Per partecipare è necessaria la registrazione all’evento. DOVE: Villa Blanc, Via Nomentana 216, Roma, Italia QUANDO: 12 aprile 2023 ORE: 17.00 CEST Online Form - Sessione di orientamento MBA | MBA Orientation Session

15 Marzo 2023

EMIT – Corso di perfezionamento universitario in Digital Innovation & Governance

Luiss Business School è lieta di presentare la XIII edizione di EMIT, Corso di Perfezionamento Universitario in Digital Innovation & Governance. Il Corso permette ai partecipanti di acquisire le competenze manageriali necessarie all’innovazione e alla gestione dei servizi digitali, consolidando e integrando competenze di IT Governance e Management, competenze Manageriali e Gestionali e competenze di Innovazione e Trasformazione Digitale. I partecipanti avranno inoltre la possibilità di conseguire alcune delle principali certificazioni riconosciute in ambito internazionale: • COBIT®2019 Foundation (Isaca) • PRINCE2® Foundation & Practitioner (Axelos) • ITIL®4 Foundation (Axelos) La XIII edizione annovera tra i suoi partner Cyber 4.0 nella realizzazione del Corso di Perfezionamento Universitario. Cyber 4.0 è il Centro di Competenza nazionale ad alta specializzazione per la cybersecurity, uno degli 8 centri di competenza ad alta specializzazione finanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico. La missione del Centro è accompagnare policy maker, imprese e PA in un percorso di crescita verso una digitalizzazione sicura, grazie a soluzioni concrete, strategiche e sostenibili. La quota di partecipazione agli esami di certificazione è inclusa nell’iscrizione al programma e i soci Cyber 4.0 potranno beneficiare di una agevolazione finanziaria del 20%. Dove: Roma Quando: 31 marzo 2023 Impegno: Weekend  SCOPRI IL PROGRAMMA 15/03/2023

18 Ottobre 2021

Conoscenza e competenze, le chiavi per la ripresa

Commento di Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, pubblicato su la Repubblica Affari & Finanza, 18 ottobre 2021 Stiamo vivendo un momento inedito per l’umanità. Gli ultimi anni passeranno alla storia per le rapide e sconvolgenti trasformazioni che li hanno caratterizzati, imputabili in primo luogo alla pandemia che ha scompaginato le pagine di un libro che credevamo di conoscere, anche nel finale, e ci ha costretto a ripensarci e a confrontarci con un mondo nuovo, non dopo poche esitazioni. Il virus ha causato uno shock economico tre volte peggiore rispetto alla crisi del 2008 in termini di calo del PIL su base annua. La stessa pandemia, però, rappresenta un grande acceleratore della tendenza globale verso la digitalizzazione e un catalizzatore nel promuovere l'adozione e la diffusione di tecnologie quali il 5G, l'Internet of Things, il cloud computing, l'apprendimento automatico e l'intelligenza artificiale. Stiamo assistendo, oggi, a una crescita dirompente che ci aiuterà, senza dubbio, a superare il ritardo accumulato e a intraprendere la strada per la ripresa, anche grazie agli interventi del Next generation EU e del PNRR. Allo stesso tempo, il momento attuale vede in discussione la maggior parte delle nostre convinzioni su economia, globalizzazione, mercato del lavoro e, più in generale, sulla società che nascono da un contratto sociale ormai obsoleto in quanto basato su regole pensate per un mondo che ormai non esiste più. E di questo non possiamo non tenerne conto. Anche la Scuola e l’Università sono state e continuano a essere messe a dura prova dalle trasformazioni di scenari sinora sconosciuti e sono chiamate, a loro volta, a dare risposte nuove. Per sviluppare azioni che permettano di guardare con fiducia al futuro, però, dobbiamo partire da un dato: il nostro Paese nel 2020 è stato il fanalino di coda nello European Skill Index per capacità di formare competenze professionali. Da qui deve riprendere il nostro discorso, da dove ci siamo fermati. Come Business School siamo in prima linea nel preparare i leader del futuro per navigare le nuove sfide globali. Abbiamo il compito di dotarli degli strumenti più adeguati e innovativi per permetter loro di governare un contesto mutevole, in cui insistono variabili sempre nuove e molto spesso insidiose. È un compito che si concretizza nella mission del PNRR, che vede tra i suoi obiettivi quello di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, e che prevede un investimento di più di 30 miliardi in istruzione, formazione e ricerca. Il ruolo delle Business School nel mondo post pandemico Come faremo ad affrontare questa sfida, partendo da una situazione di profondo svantaggio? E come le Business School possono dare il loro contributo?  Sicuramente, nell’ottica di un intervento strutturale e non emergenziale, puntando sul loro ruolo di produttori di conoscenza quale sinonimo di creatori di competenze: una conoscenza che però deve essere aperta, flessibile, pronta ad adeguarsi alle trasformazioni e declinata sul parametro dell’innovazione continua. Dobbiamo quindi seguire due direttrici: agilità e collaborazione. Il che significa  continuare a investire sull’utilizzo della tecnologia per creare una infrastruttura ancora più forte e in grado di far venir meno le disuguaglianze che caratterizzano il nostro Paese; fare dell’innovazione continua il nostro mantra, proponendo nuove soluzioni e strumenti quali un modello ibrido di apprendimento che preveda la formazione a distanza accanto a quella in presenza; ma anche  favorire il networking e lo scambio di conoscenze con lo scopo di generare un impatto sulla società. Il tutto mettendo al centro la sostenibilità che, nel nostro mondo, è sinonimo di inclusione, attenzione al mercato del lavoro e ai suoi bisogni e capacità di adattamento. È fondamentale, poi, ragionare in un’ottica glocal. La pandemia ci ha chiarito quanto la prospettiva globale non possa prescindere da quella locale: soltanto ascoltando il territorio avremo la capacità di adattare l’offerta formativa ai bisogni di un mercato con peculiarità geografiche. Come ripartire dalla formazione per i lavori del futuro D’ora in poi, nulla sarà più come prima. Le stime del WEF parlano chiaro: entro il 2022, per oltre il 54% dei dipendenti sarà richiesto un significativo processo di re-skilling e up-skilling, e molti dei lavori che la nuova generazione svolgerà ancora non esistono. La stessa declinazione di quelle che saranno le skill del futuro – quali pensiero analitico e innovazione, uso delle tecnologie e resilienza – ci chiama direttamente in causa in quello che è il nostro obiettivo fondamentale, plasmare i leader del futuro, e ci invita a non essere miopi e a mettere in campo azioni al passo con i tempi. Quelli descritti sono obiettivi ambiziosi che non possono essere raggiunti se non con un’azione congiunta e sinergica: solo facendo leva sul dialogo tra istituzioni, società civile e partner del settore privato riusciremo davvero a garantire un accesso universale all’apprendimento, a pensare e implementare azioni coordinate, e a sfruttare le potenzialità della tecnologia, per favorire una rinascita del Paese che non può prescindere dall’istruzione e dalla formazione. 18/10/2021

15 Ottobre 2021

Intesa Sanpaolo e Luiss Business School insieme per l’alta formazione su governance dei rischi finanziari

Dopo il successo della prima edizione al via oggi l’Executive Programme in “Governance, vigilanza e strategia degli intermediari finanziari” con focus su trasformazione digitale e finanza sostenibile Parte oggi la seconda edizione dell’Executive Programme in “Governance, Vigilanza e strategia degli intermediari finanziari”, il programma di alta specializzazione di Luiss Business School in collaborazione con Intesa Sanpaolo, indirizzato ad amministratori ed executive manager chiamati ad affrontare le nuove sfide imposte da un contesto bancario in continua evoluzione. Il percorso, che mira a rafforzare le competenze specialistiche in ambiti quali finanza aziendale, risk management, compliance, economia degli intermediari finanziari, si arricchisce quest’anno di approfondimenti dedicati ai temi più attuali di trasformazione digitale e finanza sostenibile: il primo sulla “Digital open banking” include la trattazione di PSD2, il ruolo del Fintech, la consulenza finanziaria automatizzata, big data, monete virtuali, applicazioni di intelligenza artificiale al settore bancario nella prospettiva di un mercato unico digitale; alle nuove regole di informativa societaria, l’impatto sulla governance bancaria nell’ambito della finanza sostenibile, quindi Green, Social and Sustainability Bond, è invece dedicato l’approfondimento di “Sustainable finance” nel contesto scaturito dal Green Deal europeo e conseguente Sustainable Europe Investment Plan. “La pandemia ci ha messo di fronte a nuovi rischi ma, allo stesso tempo, ha creato nuove opportunità. Siamo dinanzi a un qualcosa di inedito che deve essere necessariamente compreso per essere governato. Individuare la giusta chiave di lettura delle trasformazioni che interessano il mondo finanziario è per questo una delle nostre priorità. È nostro compito offrire a chi fronteggia queste trasformazioni gli strumenti più innovativi per farlo”, ha commentato Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Direttore di MBA & Executive Education, Luiss Business School. “Il percorso di formazione proposto dall’Executive Program è espressione dell’impegno profuso da Intesa Sanpaolo per la crescita della cultura economica del management italiano e sono convinto che possa divenire sempre più catalizzante rispetto ai soggetti privati attivi in questo ambito, rappresentando nel tempo, un benchmark di riferimento anche a livello europeo” ha dichiarato Marcello Mentini, Head Group Regulatory Agenda Department, Intesa Sanpaolo L’attenzione ai nuovi scenari della regolamentazione finanziaria e dei sistemi di vigilanza e controllo, nonché un punto di vista analitico sulle trasformazioni del mondo bancario, caratterizzano da sempre la partnership tra Intesa Sanpaolo e Luiss Business School. La governance dell’Executive Programme si avvale di due codirettori: prof. Mirella Pellegrini, Ordinario Luiss e dr. Marcello Mentini, Intesa Sanpaolo, e di un comitato scientifico composto dal dr. Paolo Boccardelli, dr. Stefano Lucchini, dr. Stefano Del Punta, prof. Enzo Peruffo, avv. Laura Lunghi e prof. Paola Lucantoni. RASSEGNA STAMPA Il Sole 24 Ore, Intesa Sanpaolo e Luiss insieme per l’alta formazione su governance dei rischi finanziariLa Repubblica, Intesa Sanpaolo con Luiss Business School per l'alta formazione su governance dei rischi finanziariAgenzia Nova, Finanza: Intesa Sanpaolo e Luiss Business School insieme per l'alta formazione su governance rischiItalia Oggi, Luiss e Intesa San Paolo, formazione per ManagerLibero, La scuola dei Manager punta su digitale e sostenibilitàIl Messaggero, Con la Luiss la formazione sui rischi delle finanziarie

12 Ottobre 2021

Gerardo Gagliardo: «Io, CFO a 30 anni grazie a Luiss Business School»

Dopo una vita passata a sognare di lavorare in Ferrari e aver raggiunto il risultato, Gagliardo ha scelto l'MBA Full Time per andare oltre le proprie stesse aspirazioni. L'occasione giusta è arrivata durante l’Exchange Programme a Shanghai «Think big to achieve big»: è questo il motto di Gerardo Gagliardo, oggi Chief Financial Officer di Exein SpA, cresciuto con il mito di Enzo Ferrari. Il suo obiettivo era lavorare a Maranello e, dopo averlo raggiunto, si è accorto che non bastava: aveva bisogno di andare ancora più in alto. Per farlo, ha scelto di continuare a formarsi. L'MBA Full-time targato Luiss Business School gli ha permesso di alzare l'asticella e di diventare il CFO di Exein, la prima società in Italia e la terza in Europa che si occupa della progettazione per la cybersecurity dei firmware dei dispositivi IoT. La società ha appena concluso un round di finanziamento da 6 Milioni di euro con investitori internazionali. Gerardo Gagliardo, cosa ti ha spinto verso il MBA Full Time di Luiss Business School? Mi sono laureato alla Luiss Guido Carli con una tesi su Ferrari: il mio sogno era arrivare a lavorare lì. Ho inviato il mio testo al CFO dell'azienda e qualche giorno dopo ho ricevuto una telefonata che mi invitava ad un colloquio a Maranello. Dopo una serie di colloqui molto approfonditi, il giorno dopo la mia laurea Il sogno era diventato realtà. Mi trovavo molto bene in Ferrari, ma superato il primo momento di entusiasmo ho percepito una certa irrequietezza, come se avessi bisogno di alzare l'asticella. Così ho lasciato Ferrari e ho scelto l'MBA Full Time di Luiss Business School. Avevo fatto il mio percorso di laurea a Villa Blanc: continuare lì mi sembrava naturale. Miravi a qualcosa in particolare? Sì, in quel periodo ero affascinato dal mondo delle startup e volevo avere gli strumenti giusti per avvicinarmi e giocare le mie carte. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? La principale differenza con Luiss Guido Carli è stata l'età delle persone che ho incontrato e il rapporto con i professori, più vicino, più confidenziale, grazie anche alle classi più piccole. Ho incontrato persone che hanno già avuto esperienze lavorative. Ho partecipato a delle conferenze per scambiare esperienze con i ragazzi più grandi dell'Executive, utilissimo anche per fare network. Qual è il corso che ha avuto un maggiore impatto sulla tua carriera? Sicuramente Corporate Finance con il professor Oriani: per me è stato un ripasso perché l'ho seguito anche alla specialistica, ma è stato incredibilmente utile. Soft skill, come avete lavorato su questo ambito durante il master? Durante l'Adventure lab ho avuto la possibilità di familiarizzare con pitch e concetti legati al mondo startup, che poi mi hanno aiutato anche nel percorso in Exein. Anche il corso di people management mi ha aiutato a capire come creare un team e gestirlo nelle sue diverse sfaccettature. Competitività: senti di aver allenato questa soft skill durante il tuo percorso in Luiss Business School? La competitività è una soft skill che avevo già visto nelle mie esperienze lavorative in Ferrari: lì l’ambiente era davvero competitivo. Nell'Mba ho creato tante amicizie, c'era un bel clima. Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si viene a creare in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza? Dall'MBA mi porto dietro tante relazioni: il 50% delle persone che ho incontrato lì, me le sono portate dietro anche nella mia vita quotidiana. Il vero valore del network che sperimenti in Luiss Business School si misura con l'aiuto che puoi dare alle persone: mi sono ritrovato ad aiutare compagne di corso nella preparazione dell'esame di Corporate Finance. L'esperienza è stata molto dura, ma il network era una delle parti migliori, anche perché mi ha insegnato a lavorare in team, cosa che oggi vivo quotidianamente nel mio lavoro. Quali sono stati momenti più significativi che hai vissuto nel percorso in Luiss Business School? Sicuramente l'Exchange Programme a Shanghai, il Cass Symposium di Londra, che ha rappresentato una grande occasione di contaminazione internazionale, e la Bocconi Finance Competition, a cui ho partecipato rientrando tra i 5 studenti selezionati da Luiss Business School per l'occasione. Ora sei Chief Financial Officer di Exein SpA: in cosa consiste il tuo ruolo e come l'MBA LBS ti ha aiutato in questa fase professionale? Siamo la prima società in Italia e la terza in Europa che si occupa della progettazione per la cybersecurity dei firmware dei dispositivi IoT. Abbiamo appena concluso un round di finanziamento da 6 Milioni di euro con investitori totalmente internazionali ed utilizzeremo questi soldi per espanderci globalmente.Sono entrato in Exein mentre ero in Cina per l'Exchange Programme previsto dal percorso Luiss Business School. Dal Career Service giungevano diverse proposte, grazie all’ottimo lavoro svolto dal Carreer Servici per prepararci ad affrontare al meglio i colloqui, ma nessuna mi entusiasmava: lasciando Ferrari, mettevo sempre tutto il resto a confronto, per scegliere l'occasione che mi avrebbe permesso di fare di più. Finalmente è arrivato il contatto con Exein e mi sono ritrovato a diventarne il CFO a soli 30 anni. Ero inizialmente spaventato dalle difficoltà, ma il rischio fa parte della mia indole. Così ho accettato, lasciando il programma a due mesi dalla fine: cercavano qualcuno che avesse un'esperienza internazionale che io avevo maturato proprio grazie all'MBA in Cina. All'epoca era una società appena nata: oggi siamo in 15 e prevediamo di arrivare a 30 dipendenti in poco tempo. Pandemia, dalla protezione dei dati al modo di lavorare: hai notato dei cambiamenti nel team building e rispetto al prodotto? La pandemia ci ha portato molta più traction. Prima, stando in azienda, si aveva la sicurezza di lavorare in un ambiente protetto. Con lo smart working siamo diventati più vulnerabili agli attacchi, dato che i dispositivi domestici non sono pensati per proteggere questi dati. Come avete cambiato il modo di lavorare in Exein? Da maggio abbiamo adottato un modello ibrido, che pensiamo di mantenere. Il lunedì e il venerdì si resta a casa, gli altri tre giorni siamo in ufficio. Questo ha migliorato la qualità della produttività del lavoro. Il mio team si impegna e non devo stare lì a controllarli: ho deciso di dare una gestione del lavoro libera, orientata alle scadenze, che responsabilizza le persone. La leadership è stato un passaggio che ho mutuato da MBA Luiss Business School. Sono entrato come una persona brava nel finance e ne sono uscito come un CFO, capace di gestire persone, relazioni e conflitti, anche tra altri C-level. Non ne sarei capace senza l'acquisizione delle Negotiation skills, altro risultato raggiunto durante l'MBA. Ad oggi ti sei pentito di aver lasciato il tuo posto in Ferrari? Dopo due anni, posso dire di aver fatto una scelta vincente. I miei genitori mi dissero che ero pazzo a lasciare quella posizione e di dire addio al sogno che avevo sin da bambino. Ma in Silicon Valley si dice «Go big or go home»: io ho un po' riadattato questo motto alla mia carriera., trasformandolo in «Go big or go big» perché per me non c'è un'alternativa al pensare in grande se vuoi arrivare al successo. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? Continuo a formarmi costantemente. Credo fermamente nella conoscenza e nel sapere. Ho speso tanto tempo negli anni universitari. Ho un bagaglio di conoscenze che oggi non vedo nelle nuove generazioni. Quando valuto nuove persone, che possono vantare un cv valido, poi trovo a volte lacune incredibili. La verità è che non si studia più per sé stessi, ma solo per superare un esame. Invece bisogna impegnarsi per avere basi, competenze e conoscenze reali, che rimangono anche dopo il voto. Oltre alla formazione, pensi di navigare verso nuovi lidi? In futuro mi piacerebbe continuare in Exein Spa perché mi trovo bene. Ora puntiamo a un'exit attraverso una quotazione in borsa: per me sarebbe un bel traguardo. Poi mi piacerebbe dedicarmi ad altre attività, magari creando una nuova startup magari anche con risvolti sociali. Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School? Prima di tutto studiare, ma con interesse per sete di conoscenza e di sapere, e non per superare un esame. Il secondo consiglio è quello di rischiare e ricordarsi sempre “Go Big or Go Big”. Il terzo è quello di curare anche i più minimi dettagli, vista la competizione, chi cura i dettagli è colui che poi fa la differenza. 12/10/2021

05 Ottobre 2021

Bruna Giordano: «Soft skill, il vero valore aggiunto della formazione Luiss Business School»

Un background sempre più trasversale per le nuove professioni legali: Bruna Giordano, dopo la laurea in Giurisprudenza, ha scelto il corso di Alta Specializzazione in “Consulente Legale d’Impresa” della Luiss Business School e oggi è Risk & Compliance Analyst in Accenture Durante l'apprendistato in uno studio legale si possono capire tante cose sulla professione di avvocato e anche su sé stessi. È quello che è successo a Bruna Giordano quando, durante i mesi in Bouché & Partners, ha capito che la professione tradizionale non era più in sintonia con la sua curiosità e con il nostro tempo. Così ha scelto di attualizzare il bagaglio di conoscenze con il corso di Alta Specializzazione in “Consulente Legale d’Impresa” della Luiss Business School. Qui, oltre a familiarizzare con materie economiche, più orientate alla business transition aziendale ormai imprescindibile, ha scoperto che le soft skill sono l'arma più importante per fronteggiare le sfide del futuro. Hai iniziato il tuo percorso in “Consulente Legale d’Impresa” Luiss Business School durante l'apprendistato presso Bouché & Partners: cosa ti ha spinto verso questa scelta? La mia scelta è stata innescata dalla consapevolezza di non riuscire a ritrovarmi nella professione che stavo intraprendendo. Avevo studiato Giurisprudenza, cercando di laurearmi il prima possibile. Ma quando dalla teoria sono passata alla pratica, mi sono resa conto che ciò che facevo non mi dava la soddisfazione che ricercavo. Quindi mi sono guardata intorno e la figura del Consulente Legale d'Impresa ha attirato la mia attenzione. Come mai? Si tratta di una figura più moderna, con skill giuridiche, ma anche economiche. Queste caratteristiche mi hanno spinta a iscrivermi al percorso in “Consulente Legale d’Impresa" di Luiss Business School. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? Un ambiente estremamente stimolante, soprattutto durante i primi mesi di induction, quando abbiamo potuto studiare materie economiche, quindi estranee al mio background. Corsi come Risorse Umane, Organizzazione Aziendale, Marketing mi hanno dato spunti interessanti. In più, ho trovato molto dinamismo anche nel confronto con persone provenienti da ambiti diversi dal mio. Ho sentito la mia mente aprirsi. Nel tuo curriculum citi molti corsi come pietre miliari del tuo percorso in Luiss Business School. Qual è quello che ha cambiato maggiormente il tuo modo di lavorare? Sicuramente il corso in Diritto Bancario: era una materia che non avevo mai affrontato durante gli studi universitari e che poi mi ha avviato alla mia attuale professione, quella di Risk & Compliance Analyst in Accenture. Soft skill, come avete lavorato su questo ambito durante il percorso? Le soft skill sono state il vero valore aggiunto della formazione Luiss Business School: sul lungo termine mi hanno aiutato moltissimo nella pratica lavorativa. Abbiamo lavorato sulla gestione del tempo, delle scadenze, sull'atteggiamento proattivo e propositivo del lavoro individuale. Ma, più importante, ho capito cosa significasse lavorare in team prima ancora di entrare fisicamente in una squadra. Competitività, altra parola chiave nel mondo Luiss Business School. Senti di aver allenato questa soft skill durante il tuo percorso? Assolutamente sì, ho allenato la competitività in modo sano. Ho imparato che è fondamentale comprendere il valore di tutti gli elementi che fanno parte di un team, sottolineando allo stesso tempo le proprie caratteristiche e i propri valori. Ricordo sempre una frase che il professor Francesco Di Ciommo ci disse uno dei primi giorni: «È bene essere bravi, ma è fondamentale essere più bravi degli altri». Cosa ha significato per te questa frase? Che bisogna sempre investire su sé stessi, perfezionarsi e studiare sempre, non solo all'università o durante un master, ma anche sul lavoro. Il cosiddetto longlife learning innesca una competitività sana, che significa non il voler emergere sugli altri, ma il voler dimostrare e affermare il proprio valore. Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si viene a creare in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza? Tutte le persone e le personalità che ho conosciuto durante il programma ho continuato a sentirle anche dopo, anche solo per chieder loro un consiglio. Penso all'esperienza del progetto GROW, dove ho conosciuto Tiziana Mennuti, direttrice delle risorse umane e del legal in RDS, che tuttora sento e mi ha dato consigli preziosissimi. Quali sono stati momenti più significativi che hai vissuto nel percorso in Luiss Business School? Tra i momenti più importanti c'è sicuramente il Leader4Talent, incontri organizzati con cadenza regolare in cui potevamo incontrare personalità di spicco nel mondo accademico o nel panorama aziendale italiano. È stata un'occasione di crescita molto importante e preziosa. Nel 2019 sei entrata in Nike Consulting – Junior Analyst, poi in Accenture come Senior nella stessa posizione: come il corso di alta formazione ti ha aiutato in questo salto di carriera? Quando ho terminato il corco si alta formazione, tramite il Career Service ho ottenuto un colloquio in Nike Consulting, una società di consulenza che si occupava dell'analisi regolamentare normativa in ambito finanziario. Il settore mi interessava molto: così ho colto l'occasione al volo e ho iniziato questa esperienza che è durata un anno e mezzo. Poi cos'è successo? Nike Consulting è stata acquisita da Accenture, quindi ora facciamo parte di una multinazionale. La Luiss Business School mi ha permesso sia di avere il mio primo posto di lavoro, ma anche nel mio salto di carriera perché tutto quello che ho imparato durante il percorso l'ho messo in pratica sul lavoro. Cosa ti ha aiutato di più in questo passaggio? Lo spirito di sacrificio e l'umiltà all'inizio, che mi hanno permesso di confrontarmi con un'azienda più piccola, con un ambiente di lavoro più ristretto, cosa che a me ha fatto bene. Perché? In questo ambiente più ristretto ho potuto sviluppare e far emergere le mie potenzialità. Quando è stato il momento per la mia azienda di fare il salto, insieme a lei l'ho fatto anche io. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? È una cosa che non escludo. Il mondo del lavoro sta cambiando e le competenze vanno attualizzate soprattutto in ambito digital. Da due anni lavoro da casa e ho dovuto acquisire tante skill digitali: vorrei continuare a formarmi soprattutto da questo punto di vista, aumentando la rivendibilità futura della mia posizione professionale. Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School? Il mio primo consiglio è quello di fidarsi dei professori in aula e di tutto il team intorno al percorso. Poi bisogna sfruttare al massimo le possibilità di incontro e network, che sono il vero valore aggiunto di Luiss Business School. Si permette allo studente di confrontarsi con persone e personalità con quali in un altro ambiente si avrebbe più difficoltà a confrontarsi. In più, non ultimo e non meno importante, consiglio di essere molto ambiziosi, attitudine che ripaga sempre. ---- Lo Studio Legale Lener, Morrone & Partners mette a disposizione una borsa di studio per l'edizione 2021/2022 del programma, volta ad offrire un sostegno finanziario per favorire la partecipazione. Per maggiori informazioni è possibile scrivere a: master@luissbusinessschool.it o recruitmentluissbs@luiss.it SCARICA LA BROCHURE 5/10/2021

29 Settembre 2021

Ripensare lo store del futuro: la sfida di Prada al centro dell’MBA International Week

Come sarà lo store del futuro? I 40 studenti riuniti da Luiss Business School per l'edizione 2021 si sono sfidati per dare una risposta al colosso del mondo della moda In un mondo in cui possiamo comprare online in ogni momento, ovunque, qual sarà il ruolo del retail in futuro? È stata questa la domanda al centro dell’ultima edizione dell’MBA International Week 2021 organizzata da Luiss Business School. Ben 40 studenti provenienti dalle migliori business school del pianeta si sono sfidati per immaginare lo store del futuro di Prada Group. Ritorno in presenza L’MBA International Week, svolta interamente in presenza, ha offerto l’occasione agli studenti dell'edizione 2021 di partecipare a workshop tenuti dai manager Prada e dai docenti Luiss. “È stata una grande occasione per ripartire e ripartire alla grande facendo respirare un'aria internazionale al nostro campus”, ha spiegato Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Director of MBA & Executive Education Luiss Business School. Lo store del futuro: i progetti Come sarà lo store del futuro? Gli studenti coinvolti nella sfida proposta da Prada Group sono partiti da questa domanda per lavorare sul concetto di store store del futuro. L’esperienza maturata nelle rispettive business school li ha portati a prendere in considerazione un approccio omni-channel, proponendo l’interactive advertising, vetrine digitali, campagne pubblicitarie immersive e l’utilizzo di smart mirror technology da utilizzare in negozio ma anche a casa. Occhio anche al benessere del cliente, sempre più Generazione Z, che deve comunque trovare un luogo fisico in cui entrare in empatia con il brand in modo rilassato. L’imperativo è riassunto in una frase: “Il digitale non rimpiazzerà l’esperienza dei consumatori, senza tralasciare i vantaggi della tecnologia”. Per farlo, al centro dei vari progetti sono emersi tre pillar: design, tecnologia, fattore umano. Grande importanza anche alla sostenibilità, valore centrale per il cliente del presente e del futuro. Il punto focale della sfida lanciata da Prada Group è stato capire come innovare i propri spazi di vendita al dettaglio e consolidare le relazioni con i propri clienti. Ma l’MBA International Week è stata anche un’occasione per selezionare nuovi talenti. “Noi come azienda puntiamo ad investire ovviamente sulla competenza tecnica ma ancora di più pensiamo che trovare delle risorse che possano poi rappresentare il futuro del nostro brand – ha spiegato la direttrice HR di Prada Group Cinzia Labbrozzi – anzi dei brand del nostro Gruppo, sia necessario trovare chi ha passione per il proprio lavoro chi ha passione per la nostra azienda, il nostro prodotto, il contesto ma soprattutto serve curiosità, flessibilità e spirito di adattamento”. 28/9/2021

28 Settembre 2021

Domenico Crescenzo: «Io, servant leader grazie all'MBA Luiss Business School»

Un percorso poliedrico e la voglia di mettersi alla prova al di fuori del proprio settore di competenza, l'ingegneria, hanno spinto il giovane startupper verso l'alta formazione Luiss Business School. Il risultato? Una nuova avventura e tante nuove frecce al proprio arco Domenico Crescenzo non è il classico ingegnere, certo solo delle sue conoscenze. Ma per comprendere questa personalità che in molti definirebbero “multipotenziale”, bisogna raccontare la sua storia dall'inizio. Domenico è prima di tutto un leader naturale. Il primo ruolo arriva prestissimo, durante gli anni della scuola militare aeronautica Giulio Douhet di Firenze, frequentata dai 16 ai 19 anni. Qui è stato capo corso di 40 cadetti: insieme alla fatica degli studi liceali, aveva anche la responsabilità dei coetanei del suo corso. Poi è arrivato il percorso accademico in ingegneria energetica (percorso Aspri, Alta scuola politecnica ricerca e innovazione) presso il Politecnico di Milano. Terminati gli studi, è stato il momento di un'esperienza all'estero, per la precisione a Stoccolma presso il Royal Institute of Technology (KTH), dove ha seguito un percorso di ingegneria della progettazione, specializzandosi nella branca legata alla combustione e motori a combustione interna. L'approdo in Scania, azienda leader nella produzione di veicoli industriali, sembra quasi scontato. In questa esperienza Domenico porta a compimento anche un brevetto legato a un algoritmo capace di misurare l'efficienza di iniezione del combustibile. Ma qualcosa non funziona nell'equazione della sua vita lavorativa: Domenico sente che la sua vera realizzazione è nel mondo imprenditoriale. Lancia la sua prima startup, ma le cose non vanno come dovrebbero: lui, giovanissimo, entra in un team fatto da amici, che però non condividono la stessa visione. Così inizia a frequentare il mondo imprenditoriale italiano, prima di approdare a Janssen, la divisione farmaceutica di Johnson & Johnson. Questo è stato l'inizio di continui contatti con tante realtà innovative, tra cui Keethings, startup in cui ha esplorato tutti i ruoli che è possibile ricoprire in un'azienda di questo tipo. Questa esperienza lo ha portato a capire che consolidare le conoscenze manageriali e imprenditoriali non era più una scelta, ma un imperativo. Da lì, la decisione di iscriversi all'MBA di Luiss Business School. Grazie all'ambiente fertile e stimolante, Domenico si è rimesso in gioco e ha consolidato le sue conoscenze. Durante il percorso, in piena pandemia, ha anche fatto nascere la sua seconda startup, Screevo, l'espressione finora più compiuta della sua voglia di essere imprenditore. Domenico Crescenzo, cosa ti ha spinto a scegliere l'MBA Luiss Business School in formula part-time? Mi piaceva molto il mio lavoro in Keethings e non volevo lasciarlo. Qui stavo lavorando su settori che non avevo mai toccato prima. Sono sempre stato un ingegnere, un tecnico, ma con una forte spinta verso l'imprenditorialità. Volendo portare le due cose in parallelo: studiare e mettere in pratica, la formula part-time, benché impegnativa, era adatta alla missione. Perché la Luiss Business School? Perché è uno dei programmi, se non il programma più importante d'Italia. Essendo a Roma, mi permetteva di costruire e fortificare la rete che già avevo in quest'area geografica. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? L'aggettivo che meglio esprime la mia esperienza in Luiss Business School è “diverso”. Prima di tutto, la mia classe era costituita da tantissimi profili diversi, un vero e proprio valore aggiunto: dal profilo corporate all'imprenditore, c'erano diversi tipi di persone. L'ambiente è informale, molto interessante, cosa che mi ha permesso di avvicinarmi e parlare facilmente con chiunque volessi. Sei il Co-Founder e CEO della startup Screevo. Quali competenze – hard e soft – acquisite durante l'MBA ti hanno aiutato e ti aiutano a svolgere questo ruolo importante? Sicuramente quelle legate alla parte economico finanziaria, come il budgeting e la capacità di sedersi e cercare di pianificare tutte le attività nel breve, medio e lungo termine. Abbiamo seguito corsi di imprenditorialità in cui ci hanno spiegato come fare una presentazione per gli investitori, come capire e cogliere gli aspetti principali di un mercato, oltre ad alcuni corsi di marketing in cui ci hanno insegnato a notare alcune cose. Sono corsi e materie così ampie che ti spingono ad approfondire le cose che contano di più per ogni singola persona. Per quanto riguarda le competenze soft, penso che quando si entra in un MBA, dopo aver seguito le lezioni, non si esce come delle persone completamente diverse. Accade solo se ti metti davvero in gioco durante il percorso. La serie di corsi sulla leadership, ad esempio, affiancati al coaching, vanno poi applicati affinché avvenga una vera trasformazione. Io avevo in mente una sfida. Quale? Quando parti con una startup e sei poco più di un ragazzo, con poche risorse, e chiedi a persone più senior di lavorare gratis per te, per seguire un sogno, in tempo di pandemia, senza vedersi mai, richiede una leadership importante. Dipende da me, ma anche dalla visione e da ciò che comunico alle persone che stanno davanti a me. L'obiettivo che avevo in mente era far sì che anche gli altri riuscissero a vedere ciò che vedevo io. Quindi la mia bravura doveva stare nella capacità di comunicare quel sogno e sento che l'MBA mi ha aiutato ad affinare gli strumenti per farlo. Soft skill, come avete lavorato su questo ambito durante il master? Nel corso di leadership mi ha colpito molto una frase detta in classe: «It's not about you. It's about the others». La servant leadership, il mettersi a disposizione, l'essere il primo a prendersi gli schiaffi, creano quello spirito di trust che spinge tutto il team a mettersi in gioco. Davanti a grandi investitori ho preso molti schiaffi e il mio team mi ha ringraziato per questo! Sul coaching ho dovuto mettermi in gioco a 360 gradi: qui ho esplorato i miei limiti di persona e poi di professionista. In che senso? Nella mia esperienza, posso dire che i limiti del professionista sono strettamente legati a quelli della persona. Sono sempre stato un buon comunicatore, ma emotivamente piuttosto chiuso: in alcuni casi può diventare un problema anche sul lavoro. Quando non riesci a esprimere ciò che senti, in positivo e in negativo, possono nascere incomprensioni. Questo mio limite è stato un punto di attenzione, che mi ha costretto ad allenare questa caratteristica. L'MBA non è una serie di corsi, che puoi acquisire leggendo dei libri: richiede un rimettersi in discussione per ripartire da una base più solida. Nella tua posizione la leadership è una qualità fondamentale: cosa ci vuole per essere veri leader? Servire, ascoltare, affrontare. Per alcune persone affrontare discussioni difficili è molto complicato. Invece va fatto in modo repentino e chiaro. Bisogna essere trasparenti nei confronti di sé stessi e degli altri. Di conseguenza, bisogna affrontare ogni giorno questi temi per creare un clima di fiducia, che non va tradita. Un buon leader è una persona di cui i dipendenti e gli impiegati si fidano, per cui sono pronti a fare l'extra mile. Il tuo curriculum è molto ricco: in quale delle tue esperienze pensi che l'MBA Luiss Business School avrebbe potuto cambiare le tue performance? Credo che questo tipo di formazione avrebbe fatto la differenza in molti momenti. Nel mio percorso di ingegneria non sono mai stato esposto a questioni di business. Sono entrato all'università con l'idea di finire il prima possibile, ma al termine ho scoperto che ciò che avevo studiato non mi piaceva del tutto. Competitività: senti di aver allenato questa soft skill durante il tuo percorso in Luiss Business School? Sono estremamente competitivo per natura, ma non verso gli altri. Nell'MBA non c'è competitività interna, ma si avverte la volontà di andare avanti uniti come un blocco. Le varie sfaccettature di ognuno concorrono a creare un corpo unico. Si ha la possibilità di cogliere il meglio di ogni componente della classe. Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si viene a creare in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza? Sono ancora nel pieno del programma, mancano sei mesi alla fine. Ho avuto contatti con persone interessate alla mia startup Screevo. Ho lanciato un'iniziativa, Startup Group, in cui abbiamo organizzato una call: si sono presentati 60 ex alumni con idee innovative. Pandemia e corso: come hai vissuto la didattica a distanza? La didattica a distanza ha i suoi limiti. Ma è la prima volta per tutti. L'esperienza di networking ne ha risentito, ma sono sicuro che ci saranno occasioni per colmare questo gap. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? Il futuro sarà su Screevo. Poi non lo so: coltivo il sogno di alimentare la mia passione per la didattica. Raccontaci cos'è Screevo. Si tratta di un assistente vocale per l'industria 4.0. Il settore manifatturiero è stato travolto da un'onda di digitalizzazione. Operatori e tecnici, che sanno lavorare con le mani, spendevano più tempo davanti al computer per inserire dei dati che sul campo per risolvere i problemi. Infatti, dopo aver aggiustato una macchina, va compilato un report. L'idea è che le mani di operatori e tecnici debbano tornare a essere libere di generare valore. Per questo il nostro pay off è “Free From Typing”. Con Screevo si può parlare mentre si lavora: quello che si dice viene trascritto in maniera automatica nei campi software del cliente. Screevo rimappa quello che viene detto e inserisce ogni risposta nei campi specifici previsti dal software. Screevo può aiutarci anche a prenotare un viaggio sul sito di Trenitalia. Posso prenotare un treno sul sito di Trenitalia utilizzando Screevo: lui sa quali campi compilare con le risposte che gli diamo. La startup ha vinto la competizione Boost your ideas, lanciata da Regione Lazio e ci è valsa l'ammissione all'incubatore della Luiss. Verso la seconda settimana del Luiss & Labs siamo stati contattati da un programma di accelerazione in California e ora stiamo per aprire una seconda sede lì. Open innovation e Millennial: quale ricetta per creare engagement? È importante che le corporate responsabilizzino i giovani a loro rischio e pericolo. Dentro J&J sono stato responsabilizzato e, nonostante la paura, mi sono sentito coinvolto. Un ragazzo laureato, con le sue ambizioni, che pensa di spaccare il mondo, ed entra a fare lavoro d'ufficio, dove vede poco valore aggiunto, dove non sente la pressione della responsabilità, si disingaggia velocemente. Si scappa o dalla pressione o dalla noia. È lì che bisogna lavorare: comunicare la visione per farli sentire parte di qualcosa. Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School? La chiave del successo – e parlo da chi sta affrontando questo percorso in prima persona – è il coraggio di prendersi dei rischi. E non è qualcosa che si fa solo da imprenditori. Si ha successo quando si spinge per cambiare, cosa che richiede coraggio, energie e rischio. Uno studente MBA che vuole cogliere le opportunità del percorso deve poter innovare perché è necessario per crescere, per cambiare il sistema, ma anche il Paese. Per innovare serve coraggio. Non lo si può fare solo seguendo le regole. A volte è necessario sapendosi muovere tra le regole, e questo comporta una parte di rischio. Il Messaggero, Screevo - Un fondo americato co-investe nella start-up di Luiss Enlabs, 17 settembre 2021 28/9/2021

23 Settembre 2021

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve la delegazione di “Global Family Business Management”

Oltre un quinto delle aziende familiari sta affrontando il passaggio generazionale. Per preparale alla transizione, Luiss Business School, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ha sviluppato il programma in “Global Family Business Management”, giunto alla quarta edizione Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto una delegazione di esponenti del progetto formativo "Global Family Business Management", un programma nato per rigenerare il tessuto imprenditoriale del Paese e contribuire a rafforzare il successo del modello italiano nel mondo. «Questo percorso mira a formare leader responsabili pronti a costruire una società più inclusiva – ha dichiarato il Presidente Luiss Business School Luigi Abete – Sarà essenziale che le piccole e medie imprese sappiano rispondere alle sfide di un mondo globalizzato che ci chiede di diventare più grandi: strumenti e competenze saranno indispensabili per superare questo iato». Le aziende familiari rappresentano l’ossatura del sistema economico italiano: creano occupazione e partecipano attivamente al mercato azionario, di cui rappresentano oltre il 25% della capitalizzazione complessiva. La loro resilienza ha fatto sì che queste imprese resistessero alla pandemia, assicurando lavoro ed eccellenza imprenditoriale. In queste aziende il passaggio cruciale è sintetizzato da un dato: tra il 2013 e il 2023 oltre un quinto delle aziende familiari ha affrontato o affronterà il passaggio generazionale. Il processo può mettere a rischio il patrimonio di conoscenze acquisite in anni di esperienza e, per proteggerlo e trasmetterlo, Luiss Business School ha sviluppato – in collaborazione con Intesa Sanpaolo – il programma in “Global Family Business Management”. L'obiettivo è quello di dotare gli eredi delle dinastie degli strumenti conoscitivi idonei ad affrontare questa sfida in maniera consapevole, per garantire continuità alle imprese. Dopo il successo della prima edizione, lanciata nel 2017 con la partecipazione di 25 studentesse e studenti, figlie e figli di imprenditori di aziende familiari italiane, parte oggi la quarta edizione, che si avvale delle partnership con la IÉSEG School of Management di Parigi e la IE Business School di Madrid. Oggi la community degli alumni coinvolge 100 persone in tutto il mondo. «Il programma in “Global Family Business Management” è pensato per fornire ai partecipanti gli strumenti e le conoscenze che permetteranno alle aziende familiari di consolidarsi e crescere – ha spiegato Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School – Miriamo a formare una nuova generazione di imprenditori che sappia cogliere le opportunità della trasformazione digitale, per costruire un nuovo modo di essere industria italiana nel mondo, sinonimo di conoscenza, innovazione, eccellenza». Alla didattica si è affiancata nel tempo un’importante attività di ricerca accademica, volta a favorire ulteriormente lo sviluppo di innovazione e imprenditorialità. Se da una parte i contributi dei docenti hanno dato vita al volume “Il family business. Manuale di gestione delle imprese familiari”, dall’altro ha preso vita l’Osservatorio “Family Business Innovation”, che mira a rafforzare la competitività delle imprese familiari italiane. «Per le imprese, per i giovani, per il lavoro – ha spiegato Fabio Corsico, direttore scientifico del programma – è nostro compito dotare i talenti di strumenti concreti e innovativi, adeguati al momento storico che stiamo vivendo. Un programma che quindi vuole essere la chiave per rigenerare il tessuto imprenditoriale e contribuire a rafforzare il successo del modello italiano nel mondo». RASSEGNA STAMPA Quirinale.it, Il Presidente Mattarella ha ricevuto una delegazione della Luiss Business SchoolIlTempo.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolAffariItaliani.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolAgenziaNova.com, Quirinale: Mattarella riceve presidente Luiss Business School, AbeteBorsaItaliana.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione progetto Luiss Business SchoolCorr.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolIlMessaggero.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss BusinessEcoSeven.net, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business School LaSicilia.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolLiberoQuotidiano.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolNotizie.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolOlbiaNotizie.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolSardiniaPost.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolIlGiornaledItalia.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business school 23/9/2021

22 Settembre 2021

PNRR, Paolo Boccardelli: «Riforme necessarie per rendere strutturale la crescita del Paese»

Durante l'evento “Riforma Italia” il Direttore Luiss Business School ha messo in evidenza la strada da seguire per una ripresa reale, capace di rendere attrattiva l'Italia anche per gli investimenti stranieri. Secondo un'analisi realizzata da Luiss Business School e EY il 92% dei dirigenti vede il Recovery Plan come occasione unica per il rilancio dell'Italia. Tuttavia, secondo l'opinione pubblica non saranno usate neanche il 50% delle risorse. Le aspettative legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza devono anche fare i conti con problemi strutturali ed endemici, che il governo proverà a sanare attraverso le 42 riforme in cantiere. Durante l'evento “Riforma Italia”, organizzato da Ey in collaborazione con Luiss Business School, tenutosi a Villa Blanc, Roma, si è discusso di come le riforme del PNRR impatteranno sul sistema economico e sociale del nostro Paese. «In Italia esistono degli ostacoli esogeni al sistema impresa dovuti, soprattutto, a un quadro normativo instabile, una giustizia lenta, un sistema fiscale complesso, una burocrazia farraginosa – ha spiegato in apertura dell'evento Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School – Il progetto di ricerca, coordinato dal professor Enzo Peruffo in collaborazione con Ey e altri ricercatori, aveva come obiettivo identificare i temi di qualità, di policy, di indicazione, senza dare ricette. Il punto essenziale della ricerca è capire come rendere strutturale la capacità di crescita di questo Paese. È prioritaria l’attuazione di un piano di riforme che stimoli la produttività nel medio e lungo termine, aumenti la competitività del tessuto produttivo e agevoli gli investimenti, per consolidare la crescita e renderla strutturale. Non si tratta solo di spendere bene i soldi del PNRR, ma anche di cogliere le sfide del futuro. Tra tutte c'è quella del cambiamento climatico, che il premier Draghi ha definito un'emergenza attuale. Dunque il partner pubblico deve diventare efficiente e moderno». Stefania Radoccia, Managing Partner dell’area Tax&Law di EY in Italia, in apertura dell’incontro ha commentato: «In questo particolare momento storico il mondo intero guarda al nostro Paese con grande attenzione, consapevole dell’opportunità di accelerazione che il PNRR costituisce. Gli impatti derivanti dall’attuazione delle misure contenute nel Piano sono stati valutati in termini di PIL fino al +3,6% nel 2026, ma è necessario convogliare le migliori risorse per rendere il Paese più attrattivo e competitivo a livello internazionale, ricreando un clima generale di fiducia. La nostra indagine ci dice che il 68% dei manager ha fiducia in come il governo sarà in grado di gestire l'attuazione del Piano. L’attuazione del PNRR è infatti la miglior garanzia di investimenti esteri futuri. Tutto questo parte dalle riforme e dalla interoperabilità di tutte le misure previste, pertanto come EY abbiamo fatto e faremo la nostra parte: siamo partiti dall’ascolto dell’opinione pubblica, manager e imprenditori per formulare idee concrete e proposte per ciascuno dei pilastri di riforma del Paese: semplificazione, fisco, giustizia e lavoro». Rendere strutturale la crescita passa anche dalla consapevolezza dell'enorme meccanismo messo in movimento con il Pnrr. Marco Buti, Capo di gabinetto del Commissario europeo agli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, nell'offrire la prospettiva sull'Italia da Bruxelles, si focalizza su tre numeri: 25, i miliardi di prefinanziamento del 13% del Pnrr già ricevuti dall'Italia in agosto; 21, i miliardi che ci si aspetta di ricevere dopo la prima tranche, nei prossimi sei mesi; 42, le riforme e i provvedimenti sugli investimenti da approvare di qui a fine anno. «All'interno di questo ultimo numero ci sono grandi riforme da attuare, ma metterei l'accento anche su ciò che sembra più facile: i cambiamenti procedurali necessari per passare dalla pianificazione alla realizzazione». Al contrario di molti altri programmi europei, per la prima volta non c'è un pagamento a piè di lista, ma tarato sugli obiettivi, fondamentale per la riforma della pubblica amministrazione e per la ricostruzione della credibilità del nostro Paese anche per gli investimenti esteri. «Il Pnrr – ha aggiunto Buti – trasforma la credibilità personale del primo ministro Draghi in credibilità istituzionale. Per trasformarla in credibilità sistemica c'è bisogno che tutto avvenga davvero, e che ci sia un senso di ownership, di appropriazione da parte del sistema Paese, e soprattutto da parte dei giovani. Del resto Next Generation Eu è pensato per loro». Rendere strutturale la crescita significa comprendere i vari passaggi necessari per attuare le riforme. Come ha spiegato Franco Bassanini, Presidente CdA, Open Fiber, «le riforme costano perché bisogna fare investimenti. La digitalizzazione ne è un esempio. Per questo occorrono risorse per mitigare l'impatto nel medio termine. Oggi l'Europa ci vincola sui risultati, ma ci sono anche le risorse necessarie. Questo anno e mezzo sarà cruciale e la regia delle riforme non può che essere coordinata dal Presidente del Consiglio». «Il tema che penalizza l'Italia è la velocità di risposta alle riforme – ha aggiunto Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild – è una guerra contro il temo. Ci vuole uno sforzo tra grandi imprese e governo, che offrano soluzioni nel presente». C'è la percezione di essere in un momento in cui si potrebbe fare la differenza nelle vicende italiane: la stagione è propizia, non abbiamo un problema di risorse ma, nonostante tutto, speriamo di farcela. «Questo è un momento in cui bisogna fare riforme innovative, facciamolo guardando al futuro – ha dichiarato Laura Castelli, Viceministro dell’economia e delle finanze – Sul fisco, sulla giustizia, su tutti i temi non si è agito, abbandonando i temi a delle ideologie politiche. Oggi dobbiamo provare a far tutto questo senza ideologie, pensando alla necessità di spingerci in avanti. Ci sono le risorse per farlo, ma solo se riusciremo a raggiungere degli obiettivi intermedi. La stabilità politica del governo sarà fondamentale in questo processo». I dati Nel corso dell’evento “Riforma Italia” di EY e Luiss Business School sono stati presentati i risultati delle indagini sulle riforme – semplificazione, fiscale, giustizia e lavoro – che hanno sondato il grado di fiducia nella loro riuscita e ricaduta positiva tra manager e opinione pubblica. In materia di semplificazione, sia tra i cittadini che tra i manager oltre il 75% degli intervistati si aspetta una velocizzazione dei permessi ed una riduzione dei costi a carico delle aziende che operano con la Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda la riforma fiscale, si registra un forte scontento per la situazione attuale: la popolazione e i manager si aspettano soprattutto la riduzione della tassazione sul lavoro (44% e 45%) e una generale semplificazione del sistema impositivo (36% e 41%). La riforma della giustizia registra tra gli intervistati un giudizio negativo della situazione attuale, che genera la richiesta (circa 60%) di concentrarsi maggiormente nel percorso di riforma sugli aspetti di efficientamento del sistema giudiziario. Per quanto riguarda la riforma del lavoro, oltre il 50% di entrambi i campioni concorda sugli obiettivi da perseguire: crescita dell’occupazione, in particolare di donne e giovani, e riduzione del cuneo fiscale. RASSEGNA STAMPA La Repubblica, Pnrr, per il 92% dei manager è un'occasione unica per l'Italia: dubbi sull'utilizzo di tutte le risorseAdnKronos, Boccardelli (Luiss): "Attuare riforme per superare ostacoli e consolidare crescita"Il Sole 24 Ore, Recovery, Castelli: «Servono riforme innovative»Il Messaggero, Ruffini, PNRR occasione per grande riforma fiscaleEconomyMagazine.it, Boccardelli (Luiss): "Attuare riforme per superare ostacoli e consolidare crescita"IlTempo.it, Boccardelli (Luiss): "Attuare riforme per superare ostacoli e consolidare crescita"Businesspeople.it, Pnrr occasione di rilancio per l’Italia: d’accordo 9 manager su 10Corrierecomunicazioni.it, Banda ultralarga, Web tax e PA digitale: le priorità degli italiani per l’execution del PnrrAnsa.it, Pnrr: report Ey, occasione unica, ma rischio uso risorse 22/9/2021

17 Settembre 2021

Chi sono i leader del futuro: la lezione del Graduation Day in Luiss Business School

Nella cornice di Villa Blanc gli studenti dei master 2018/2019 hanno celebrato la fine del proprio percorso formativo. «Né un punto di arrivo, né di partenza, bensì la tappa di un lungo viaggio», ha spiegato il Presidente Luiss Business School Luigi Abete, dettando gli ingredienti necessari per essere leader del futuro «La formazione è qualcosa di più del semplice apprendimento: è crearsi un proprio modo di essere, di pensare, sia da un punto di vista progettuale sia critico, per arrivare ad agire come leader». Con queste parole Luigi Abete, Presidente Luiss Business School, ha aperto i Graduation Day dedicati agli studenti del master dell’edizione 2018/2019. Torna finalmente la cerimonia in presenza, che ospita inoltre gli speech degli studenti. I leader del futuro «Leadership significa avere un orizzonte più che una visione – ha spiegato Abete – Quest'ultima può essere anche un'utopia, mentre l'orizzonte è quel punto distante da noi, ma che riusciamo a vedere e a fotografare. È un punto che più gli camminiamo incontro, più si allontana, e che quindi non raggiungeremo mai. Ma è proprio questo il modo di essere leader: svolgere una professione, avendo progetti e programmi, sostenuti da quell'orizzonte, da tradurre in realtà». Nel salutare studenti e famiglie, ma anche coordinatori, professori e operatori, il presidente Luiss Business School ha sottolineato anche che «leader non significa avere il consenso di molti, ma avere idee e progetti da perseguire. Non ha paura del nuovo, del cambiamento, dell'andare in minoranza con le proprie idee perché sa che potranno realizzarsi portando cose positive per tutti. Il leader è un soggetto che ha la responsabilità – intesa come coscienza e conoscenza – come centro della propria modalità di agire». «I veri leader oggi non sono degli uomini solitari – ha concluso Abete – la leadership di un Paese moderno va costruita in modo collettivo. La storia è fatta da tante persone, in tempi moderni e meno moderni, in contesti talvolta difficili, ma la volontà degli uomini positivi, se riescono a fare un fronte comune, naturale, allora diventa leadership. La capacità di ciascuno di noi si vede nell'essere leader insieme agli altri». Essere testimoni attivi Terminato il proprio percorso di studio, gli studenti di Luiss Business School si trasformano in testimoni attivi che, attraverso la propria professionalità assicurano la prosecuzione della storia di formazione che ogni giorno si svolge a Villa Blanc, a Roma, e nelle altre sedi nazionali e internazionali della Scuola. Come ha spiegato Luca Pirolo, Direttore Area Master Luiss Business School, «se c'è una qualche battaglia che dovete combattere nel mondo del lavoro, dovete farlo essendo certi di avere tutti gli strumenti che avete acquisito durante questi mesi all'interno delle nostre aule. Ci piace pensare che quello che ogni studente attraversa nelle nostre aule non è un percorso di formazione, ma di trasformazione. Si cresce dal punto di vista personale, professionale e caratteriale perché il nostro percorso formativo si basa sullo sviluppo di hard e soft skill». A testimonianza di ciò l’Alumna, Francesca De Rosa, che ha frequentato il Major in Sustainability and Energy Industry del Master Master in International Management nell’hub di Milano alla sua prima edizione, ha raccontato la fatica, ma anche i traguardi raggiunti insieme al gruppo. «Quella valigia per Milano ci ha cambiato la vita – ha spiegato De Rosa – L'esserci spinti oltre la comfort zone e aver avuto il coraggio di raggiungere il risultato ci ha resi non solo più capaci e coesi tra noi, ma ha cambiato i nostri caratteri e le competenze di partenza, che si sono intrecciati in modo da poterli esprimere al meglio anche nell'aiuto ai propri compagni di avventure. Non ci serviva avere tutte le risposte all'inizio, ma l'importante era farsi le giuste domande nel percorso». «Se dovessi definire con una sola parola il percorso di formazione in Luiss Business School, quella parola sarebbe "unbelievable" – ha esordito Antonietta Costanzo, studentessa del master in Diritto Tributario. Ricordando le tappe e i successi del percorso ha raccontato i quattro ingredienti per una carriera di successo emersi durante l’incontro di Job Shadowing con Patrizia Rutigliano, Executive Vice President Institutional Affairs, ESG, Communication & Marketing di Snam, nell’ambito del progetto GROW-Generating Real Opportunities for Women: «Non precludersi mai un'occasione lavorativa, quella che a volte si considera la meno adatta si può rivelare la vostra migliore scelta; mettersi in gioco in primo piano, nessuno ti dà gratificazioni solo perché sei bravo; non crearsi mai problemi di mobilità; curare il network è bello, fare squadra». «Un’esperienza che non solo permette di acquisire gli strumenti necessari per trasformare un'idea in un progetto reale – ha precisato Carlotta De Simone, studentessa di Gestione della produzione cinematografica e televisiva – ma che ti forma come professionista, consentendo di acquisire consapevolezza dei tuoi punti di forza, e ti arricchisce grazie alla possibilità di confronto e dialogo, con colleghi ed esperti di settore». A questi, il presidente Abete ha aggiunto: «Ambizione e senso del limite sono due facce della stessa medaglia: l'ambizione è legittima se hai un progetto, mentre il senso del limite dà all'ambizione il senso della realtà». Nel concludere le cerimonie, il professor Pirolo ha augurato agli Alumni di non fermare mai la «sensazione di positività che state vivendo, continuate a guardare il futuro, abbiate fiducia in quello che avete appreso e andate avanti come persone e come lavoratori». 17/9/2021

08 Settembre 2021

Giornata Mondiale dell'Alfabetizzazione: l’impegno per la formazione digitale per costruire nuove opportunità di crescita

Le competenze digitali rappresentano un fattore discriminante per l’accesso a Internet. Il divario esistente tra persone che accedono alla rete e individui con competenze digitali carenti suggerisce la necessità di intervenire in modo mirato e specifico per favorire l’alfabetizzazione digitale Commento di Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School L'8 settembre in tutto il pianeta si celebra la Giornata Mondiale dell'Alfabetizzazione, una ricorrenza istituita dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di assicurare i percorsi di apprendimento di bambini, giovani e adulti. Si stima che nel mondo ci siano 773 milioni di persone non alfabetizzate , fenomeno aggravato sia dalla pandemia Covid-19 sia dalle crisi migratorie. Tuttavia, anche in questo momento di difficoltà globale, numerose organizzazioni sono al lavoro per garantire l'accesso all'istruzione e la costruzione di nuove opportunità di crescita per ogni tipo di Paese. La crisi legata al Covid-19 è stata un banco di prova importantissimo per le competenze digitali: sono cresciute le applicazioni digitali legate alle prestazioni sanitarie; è aumentato l'impegno delle imprese chiamate a garantire la continuità dei propri servizi tra smart working e prestazioni da remoto; numerosi settori rimasti indietro sono stati costretti a digitalizzarsi in parallelo con l'emergenza, rincorrendo. Per far fronte a queste richieste pressanti del nostro tempo, abbiamo dovuto interrogare i nostri livelli di alfabetizzazione digitale, un fronte caldo su cui il mondo della formazione con Luiss Business School in testa, è fortemente impegnato. Alfabetizzazione in Italia e UE: lo scenario che emerge dall'indice DESI In generale, negli ultimi quattro anni il livello europeo di questo bagaglio di conoscenze ha continuato ad aumentare lentamente, raggiungendo circa il 60% delle persone con almeno competenze digitali di base, e oltre il 30% con competenze digitali di base superiori. Tuttavia, c'è ancora molto da fare. Secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) 2020 l’Italia si colloca all'ultimo posto nell'UE per quanto riguarda la dimensione del capitale umano. Solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base. Le competenze digitali rappresentano un fattore discriminante per l’accesso a Internet, e il divario esistente tra persone che accedono alla rete e individui con competenze digitali carenti suggerisce la necessità di intervenire in modo mirato e specifico per favorire l’alfabetizzazione digitale. Secondo l’ISTAT, nel 2019 nella fascia d’età 16-74 anni, il 44,3% delle donne possiede competenze digitali complessive basse rispetto al 39% degli uomini. Viceversa, il 26% delle donne ha competenze digitali complessive elevate rispetto al 32,1% degli uomini. In Italia, tra i motivi per cui le famiglie non possiedono accesso a Internet, rientrano il fatto che nel 56,4% dei nuclei nessuno sa usare internet e che il 25,5% non lo considera utile oppure interessante.Sul versante aziendale, sempre il Digital Economy and Society Index segnala che il 35% delle imprese italiane scambia informazioni elettroniche, una percentuale in linea con il 34% delle compagnie europee. Il 22% delle stesse è impegnato sul fronte della gestione dei dati e comunicazione attraverso i social media, percentuale leggermente inferiore rispetto alla media europea, pari al 25%. Il 15% delle imprese investe in cloud (in Europa lo fa il 18%), ma solo il 7% investe in big data rispetto al 12% delle imprese europee. Questo gap tra la media nazionale e quella comunitaria suggerisce un'altra carenza, forse più cruciale: quella di tecnici alfabetizzati digitalmente, capaci di interpretare questi dati e trasformarli in occasione di business. Business Translator: chi sono e perché le nostre aziende ne hanno sempre più bisogno Non saper trasformare i dati in attività d'impresa può avere un'importante ricaduta anche sulla leadership. Infatti, in Italia ma anche all'estero, la data driven leadership è ancora un miraggio. C'è ancora molto lavoro da fare. L'intelligenza artificiale è una delle strade perseguibili, ma non senza trascurare il quadro giuridico in cui incorniciare il fenomeno. Un ruolo molto importante lo avranno anche le regolamentazioni, come il Nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale su cui la Commissione Europea è al lavoro. Stando a ciò che è stato proposto sinora, questo quadro normativo non penalizza eccessivamente gli investimenti, ma in futuro sarà utile capire come si calerà nel tessuto delle imprese europee e italiane. Al momento l'intelligenza artificiale è già presente in molti settori della società: è nei device che usiamo come privati cittadini, ma ci sono anche tecnologie avanzate per l’analisi dei dati nell’industria 4.0, ovvero nei macchinari acquistati dalle imprese che hanno rinnovato il loro parco macchine. Ma la verità è che non basta la tecnologia per essere un membro che crea valore attraverso la rivoluzione digitale.Si stima che l'intelligenza artificiale potrebbe produrre benefici fino al 40% in termini di produttività nei Paesi sviluppati . Di conseguenza, la figura Business Translator diventa più rilevante, cioè persone che all’interno delle funzioni organizzative tradizionali sono in grado di comprendere le potenzialità di queste tecnologie dell’analisi dei dati e calarle sul business attraverso nuovo marketing, nuova finanza e nuova manutenzione. Queste funzioni richiedono un investimento sulla formazione di competenze nei professionisti che sono già nelle imprese o che arriveranno all’utilizzo saggio e intelligente, nonché di valore di tutta questa potenzialità. Enti come Luiss Business School sono chiamati a colmare il mismatch tra competenze richieste e talenti, oltre ad aiutare le aziende e rendere più fluidi i rapporti tra domanda e offerta del mondo del lavoro. In questo momento storico, è necessario guardare a ogni comparto della nostra economia anche con la lente dell'investimento, per assicurare la crescita e la sostenibilità dei diversi settori nel tempo. In questo contesto la formazione subisce un grande salto di specie. Le capacità di gestione tecnica non bastano più: in ogni ambito economico chi opera è chiamato a interfacciarsi con una necessaria e onnipresente trasformazione digitale. Il che significa non solo gestire delle infrastrutture, ma avere anche quelle competenze di innovazione e di servizio per stare accanto a imprese, istituzioni, piccoli operatori, professionisti individuali, con capacità legate ai dati, all'intelligenza artificiale, alla cybersecurity.Passare da una visione chiusa a una aperta di open innovation e di ecosistemi significa trasformare radicalmente le competenze. Nel farlo, il ruolo delle istituzioni di formazione diventa centrale: bisogna essere in grado di lavorare insieme non tanto sulle competenze hard, quanto sulla capacità di vedere le nuove tecnologie in funzione dentro le organizzazioni. Oggi una "famiglia" completa è costituita da un ingegnere dei dati, un analista dei dati e almeno cinque business translator. Tutto questo non può diventare realtà se non formando i talenti e formando i professionisti con un deciso intervento di upskilling e reskilling. La rivoluzione del lavoro richiede nuove competenze nella gestione dello stesso anche all'interno delle organizzazioni sindacali e del settore legato alla gestione delle risorse umane. Abbiamo bisogno di competenze nuove, che accademie come la nostra hanno il dovere di provare a costruire. 8/9/2021

04 Agosto 2021

Alla scoperta di Villa Blanc

Villa Blanc, la sede della Luiss Business School, è un gioiello dell’eclettismo, riportato in vita e rinnovato per diventare il cuore pulsante della formazione manageriale, una fucina di talento e innovazione che mette in connessione giovani, imprese e istituzioni, in una cornice unica al mondo. Villa Blanc nasce nel segno della trasformazione: nel 1893 il barone Alberto Blanc acquista il sito della vigna di proprietà della famiglia Lezzani, nel territorio circostante la Basilica di Sant’Agnese Fuori Le Mura. Il complesso è un possedimento rustico «fuori porta»: sarà il barone, nel suo ruolo di Ministro degli Affari Esteri del terzo Governo Crispi, a trasformarlo in una residenza adeguata al prestigioso incarico. L’opera di costruzione della Villa segue un progetto di tipo sperimentale, guidato dal progettista Francesco Mora e dall’archeologo Giacomo Boni, che combina operazioni di tipo archeologico, raffinate decorazioni e tecniche avanzate negli impianti e nell’architettura. Gli apparati decorativi della Villa si devono ad Alessandro Morani e Adolfo De Carolis e raggiungeranno livelli di eclettismo mai visti prima in Italia, in particolare, nelle opere in terracotta invetriata che ritroviamo all’esterno, nelle facciate che avvolgono il giardino d’inverno e nel fumoir. La Sala degli Specchi è l’ambiente più antico della Villa: qui il barone aveva raccolto ed esposto una preziosa collezione di arazzi fiamminghi del ‘700, oggi conservati ad Amsterdam. Nella Sala da Pranzo, al centro tra la Sala degli Specchi, il giardino d’inverno e il fumoir, spicca il camino monumentale quattrocentesco in marmo bianco. Tre archi incorniciano la prospettiva sul giardino di inverno, che insieme alla Sala da Ballo, è uno degli ambienti aggiunti da Giacomo Boni al corpo centrale. È considerato il giardino d’inverno più grande d’Europa: per il suo allestimento furono fatti giungere dalla città olandese di Haarlem 10.000 bulbi di tulipano, lillà, rose e azalee. Sotto la sala da pranzo si trova lo spazio ipogeo: si trattava, forse, di un luogo per riti e riunioni esoteriche. La Sala da Ballo, realizzata verso la fine del 1896 con un intervento di ampiamento della villa, raggiunge livelli di eclettismo altissimi, grazie alle strutture metalliche e il soffitto di ispirazione mediorientale: le pareti vetrate e la vista integrale sul parco rafforzano l’idea di massima integrazione tra la natura e l’opera dell’uomo, altamente ricercato da tutta la cultura dell’Ottocento. Anche il giardino si caratterizza per un analogo accostamento di stili, temi e suggestioni, in cui non mancano elementi antiquari e specie vegetali esotiche, come la collezione di palme. Alla morte del barone Blanc (avvenuta a Torino nel maggio 1904), la Villa passa alla moglie Natalia e, poi, ai tre figli. Il parco si arricchisce di altri 7 edifici minori. Dopo anni di abbandono, nel 1997, la Luiss Guido Carli acquista, tramite un’asta pubblica, il complesso e, dopo un lungo e accurato lavoro di ricerca, progettazione, restauro e valorizzazione, trasforma Villa Blanc nella sede della Luiss Business School. 4/8/2021

26 Luglio 2021

Francesca Mastrogiacomi: «Nell’era post-digitale abbiamo bisogno di facilitatori di cambiamento»

Al via il percorso di formazione Flex Digital Teaching for Learning targato Luiss Business School. Gli obiettivi sono tantissimi, ma quello più importante resta uno: formare professionisti capaci di ridisegnare le esperienze di apprendimento dentro e fuori le aziende  Francesca Mastrogiacomi si occupa di formazione da sempre. Con 12 anni di esperienza manageriale internazionale in ambienti di lavoro innovativo come Google, esperta in digital transformation, innovazione, gestione del cambiamento, strategia, sales e operations, ha focalizzato la sua attenzione su didattica, ricerca e learning design. Dalla sua visione è nato il nuovo Flex Digital Teaching for Learning di Luiss Business School, un programma di formazione e strategie di didattica a distanza pensato per chi già lavora in realtà legate alla formazione o opera in questo campo in ambito aziendale.   Francesca Mastrogiacomi, la pandemia ci ha catapultati in un mondo nuovo, dove ci siamo trovati a fronteggiare l'inaspettato, nel managing the unexpected: che ruolo ha la formazione in questo?   Milton H. Erickson diceva «È il cambiamento che porta a nuove prospettive molto più di quanto nuove prospettive portino al cambiamento». Nella parola “managing” c’è l’idea della “gestione”, di una sorta di controllo o contenimento. Con l’ignoto e il nuovo a volte funziona la capacità di lasciare andare vecchi schemi per accogliere l’inaspettato. Insegnare e imparare sono i lati della stessa medaglia: formatori e studenti condividono lo stesso laboratorio di co-creazione attiva di conoscenza. Il docente ci mette gli strumenti metodologici, critici e dei contenuti stimolo, strutturati sapientemente. Lo studente usa agevolmente nuovi strumenti e ambienti digitali, ci mette la curiosità e la capacità di risolvere nuovi problemi insieme ai suoi pari. Soprattutto con gli adulti è l’apprendimento esperienziale, se opportunamente sostenuto da dinamiche di facilitazione e di debrief, che ingenera apprendimento profondo e cambiamenti duraturi nella vita quotidiana.   Il Covid ha portato la digital transformation nel cuore delle aziende. Annullata la socialità, siamo stati costretti a cercarla e a ricrearla altrove, online. Non sempre le competenze si sono rivelate all’altezza. Perché? Come rimediare?   Si è reso necessario un cambio di paradigma per le organizzazioni pubbliche e private. In tempi pre-pandemici, la trasformazione digitale si è preoccupata troppo di piattaforme o tecnologie e troppo poco delle implicazioni per le persone. Ora, alcune delle sfide sono: rimettere il benessere delle persone al centro; intessere le reti delle piattaforme digitali con quelle di una ritrovata socialità; facilitare nuove modalità sostenibili e efficaci per il lavoro, lo studio, lo svago. Il nostro Paese è ai primi posti per il numero di cellulari pro-capite al mondo, eppure, in Italia il digital divide c’era prima del Covid e c’è ancora. È necessario un cambio di mindset nel modo di affrontare le situazioni di quotidiana emergenza. A volte abbiamo strumenti più che adeguati ma non sappiamo come usarli.   Il 36,7% dei docenti intervistati per un sondaggio condotto nell'ambito del progetto formativo Luiss Business School "Con la Scuola" ha confessato che la pandemia e la didattica a distanza hanno reso più difficile il coinvolgimento dei ragazzi. Cosa è successo?  Il feedback è un regalo prezioso, che va ascoltato e agito. Col corpo, con lo sguardo e le parole i partecipanti ci parlano di come sta andando. Se non sono coinvolti, c’è qualcosa che non va. Di sicuro, tre ore continuative di lezione frontale, senza lavori di gruppo e non guidati da un coinvolgente progetto di ricerca non funzionano. Ora i partecipanti possono spegnere le videocamere e rendere esplicito quello che prima era solo uno spegnimento del loro livello di attenzione. Il digitale esaspera e rende visibile ciò che non funziona e ciò che non funzionava.   Secondo il Rapporto Unicef The Future We Want, più di 6 studenti su 10 hanno dichiarato che la digitalizzazione ha creato stress nello studio. Progettare un modo più efficace di fare formazione attraverso il digitale può migliorare questa situazione?   Sì, penso che la questione sia insita nel sistema scolastico così come è strutturato in Italia. Lo stress era già alto anche nel rapporto OCSE del 2016, dove gli studenti italiani erano tra i più stressati e i meno performanti nelle classifiche mondiali. Semplicemente traslare il tema in ambienti digitali acuisce il problema, lo sposta e non lo risolve. Progettare un modo più efficace di fare formazione attraverso il digitale è una opportunità per rivedere il nostro approccio e migliorare questa situazione con un modello sostenibile e efficace per il nostro sistema scuola. Il digitale sfida la dimensione del “controllo” sulle dinamiche di classe tradizionale. Per questo nel nostro corso abbiamo inserito moduli dedicati all’allenamento di quelle soft skills necessarie per chi gestisce le aule reali e virtuali, per aiutare a gestire l’ambiguo, lo stress, allenare la resilienza e gestire inevitabili dinamiche conflittuali. Il digitale è una opportunità fantastica per liberarsi finalmente di tante cose che non andavano bene e recuperare quelle dimensioni che invece funzionavano e dar loro più spazio, accelerarle come solo il digitale sa fare, penso a: la socialità, l’interazione, la ricerca.   Quali soluzioni offre il Digital Teaching for Learning per riavvicinare apprendenti e formatori?   Nel nostro corso di Digital Teaching for Learning stimoliamo le buone pratiche di progettazione in contesti sincroni e asincroni attraverso la condivisione tra esperti guidata da “domande potenti”: Come uso il tempo? Come strutturo i contenuti per evitare il sovraccarico cognitivo? Come gestisco le pause e il ritmo? Come attivo i partecipanti sulla ricerca del materiale didattico? Come facilito gli apprendenti nei lavori di gruppo? Come li alleno a gestire la socialità per finalità educative? Come uso le piattaforme digitali a vantaggio del processo di insegnamento e apprendimento? Come valuto? Per rispondere insieme a queste domande abbiamo pensato di coinvolgere i partecipanti in qualità di esperti nella loro pratica professionale, invitandoli a condividere attivamente le loro esperienze. Vogliamo confrontarci su come applicare efficaci modelli pratico/teorici di integrazione didattica con le piattaforme ICT. Offriremo occasioni di sperimentazione con strumenti pratico/teorici di facilitazione di dinamiche di apprendimento autonomo e esperienziale, in presenza e a distanza. Applicheremo tecniche di debrief nella condivisione tra pari nei Teaching Lab. Ci confronteremo su tematiche e sfide di grande attualità̀ nei contesti organizzativi, legate all’evoluzione della tecnologia e alla trasformazione digitale. Svilupperemo un nuovo approccio alla progettazione didattica in contesti blended di insegnamento e apprendimento digitali, in presenza e a distanza, creando un network di professionisti nel mondo dell’innovazione nel campo della formazione.  Durante la pandemia i consumi di contenuti digitali sono aumentati. Secondo una ricerca targata McKinsey il 92% degli intervistati continuerà ad acquistare intrattenimento e altri contenuti online: quali opportunità per le aziende?   La pandemia ha esasperato questi trend nella fruizione, che possono avere delle implicazioni su alcuni modelli di business, nel mondo dell’education, ad esempio. Per questo le opportunità di business sono molteplici. In primo luogo, si potrebbe andare a definire la strategia dei contenuti proprietari e di terze parti su più piattaforme in modo sinergico, guardando sia ciò che viene pubblicato gratuitamente sulle piattaforme più usate sia creando partnership efficaci con chi crea contenuti per lavoro. Poi bisognerebbe annusare i nuovi trend come video, podcast e infografiche e chiedersi come pubblicare MOOC tenendo conto che l'utente è abituato alla qualità di piattaforme e di contenuti come Amazon e Netflix. Ma per non restare irretiti nei falsi miti dell’edutainment, la domanda guida dovrebbe essere «ma dove è il valore aggiunto per la formazione?».  Che risposta si è data?  Secondo me si dovrebbe guardare alla qualità dell’esperienza, della socialità che si costruisce attorno ai contenuti, al ruolo di supporto del formatore che diviene facilitatore di un percorso di apprendimento attraverso uno storytelling innovativo. Si dovrebbero avere in mente anche le piattaforme su cui si appoggeranno, contenuti e esperienze. Questi aspetti di facilitazione, design e innovazione sono i pilastri del programma Digital Teaching for Learning , corso di metodologia e-learning concepito anche per quelle figure in azienda che aiutano la formazione aziendale a traghettare verso nuove modalità e piattaforme digitali.   A quali figure aziendali si rivolge questo aspetto del Digital Teaching for Learning?  Abbiamo pensato a quei manager e professionisti che operano nell’ambito della formazione, progettazione, sviluppo di nuovi programmi e modalità di erogazione; manager e professionisti del settore risorse umane e HR, Learning Development, Learning Design, Corporate Academies. Soprattutto per loro abbiamo previsto momenti di confronto con esperti sui trend della formazione aziendale negli ultimi venti anni e con imprenditori innovativi su piattaforme social per la creazione di efficaci accademie digitali.   Chi è il Facilitatore di Cambiamento? Perché serve alle aziende oggi più che mai?   Nell’insegnamento di qualsiasi disciplina si è al servizio del processo di apprendimento e dello studente. La sfida è quella di diventare facilitatori. In contesti innovativi e trasformativi, saremo più spesso impegnati come facilitatori di cambiamento, piuttosto che come esperti di materia o fornitori di contenuti. Come dicono Marshall Goldsmith, Alan Mulally e Sam Shriver "In azienda, facilitare diviene un atto quotidiano di leadership". Per innovare, le aziende possono facilitare la creazione di ambienti di lavoro psicologicamente sicuri dove poter rischiare e fare in modo che le persone che identificano i problemi, si sentano libere di metterli sul tavolo in modo da poter poi trovare soluzioni. L’innovazione necessita di un leader che faciliti dinamiche collaborative in contesti psicologicamente sicuri, dove si impara dagli errori e si trovano soluzioni più velocemente con un approccio iterativo e creativo.   Investire in formazione significa pensare a sé stessi come a un asset: perché?   Soprattutto in momenti di crisi come questi la formazione si rivela una opportunità, figlia di un processo di valutazione delle risorse disponibili per risolvere nel migliore dei modi uno o più problemi. Allora, diventiamo noi stessi risorsa, bene prezioso, capitale umano, soggetto agente, patrimonio da investire in nuove attività e progetti.   Programmi vs Contenuti: come si rimette la conoscenza al centro del processo di apprendimento?   Il 16 novembre 2012 è stato pubblicato il decreto n. 254, “Regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, a norma dell’articolo 1, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89”, firmato dal Ministro Francesco Profumo. Nel testo si abolisce la parola "programmi" e si legge: «il bisogno di conoscenze degli studenti non si soddisfa con il semplice accumulo di tante informazioni in vari campi, ma solo con il pieno dominio dei singoli ambiti disciplinari e, contemporaneamente, con l’elaborazione delle loro molteplici connessioni. È quindi decisiva una nuova alleanza fra scienza, storia, discipline umanistiche, arti e tecnologia, in grado di delineare la prospettiva di un nuovo umanesimo».  Come il digitale ha cambiato il mondo dell’insegnamento e dell’apprendimento?   Più che di digitale, io parlerei già di post-digitale. La nostra è un'epoca in cui il "digitale" è diventato un attributo privo di significato perché quasi tutti i media sono elettronici e si basano sull'elaborazione delle informazioni digitali. È solo una piattaforma che abilita, accelera, migliora, personalizza, socializza. Quello che le tecnologie possono fare per noi nell'istruzione è riportare lo studente al centro del "viaggio di apprendimento", rafforzando nel contempo la centralità dei nostri allievi nella progettazione dell'apprendimento e nella valutazione dei programmi.   Traiettorie evolutive della formazione: dove va la formazione?   Alcuni trend ce li portiamo dietro già dai tempi pre-pandemici: le pratiche Data-Driven, la personalizzazione dell'esperienza di apprendimento, il focus sulle soft skill, la digitalizzazione della didattica frontale, l'apprendimento attraverso piattaforme Social e Mobile, il Microlearning e il video. Il post pandemia ne ha confermati alcuni e fatti emergere altri, come il ribilanciamento dei modelli di apprendimento, l'umanizzazione dell'online learning, l'utilizzo delle tecnologie di AI e chatbot per seguire il discente, il tracciamento e l'analisi dei dati, i nuovi trend di contenuti immersivi, l'enfasi sulle materie STEM, l'approccio esperienziale. Inoltre, si impone una maggiore enfasi sui programmi Train-The-Trainer di formazione dei formatori, aiutandoli nella transizione a nuove modalità di design e erogazione. Ed è qui che Luiss Business School, con il Flex in Digital Teaching for Learning, può fare la differenza.   SCOPRI DIGITAL TEACHING FOR LEARNING 26/07/2021

20 Luglio 2021

Aziende come comunità: il futuro dello smart working

Formazione, leadership e senso per le persone: sono queste le nuove sfide per riconnettere le aziende ai propri dipendenti e creare un lavoro a distanza davvero intelligente, senza perdere il valore del ritrovarsi in presenza Lo smart working ha cambiato il modo di lavorare. Diventati più flessibili sul fronte spazio-temporale, i lavoratori sembrano non avere più motivi per ritornare in ufficio, sacrificando la socialità e la creatività collettiva che solo lo spazio condiviso può dare. Tre le direttrici su cui investire per riconnettere le aziende come vere e proprie comunità: formazione, leadership e senso per le persone. È quanto è emerso durante il webinar “Ri-connettersi: come riparte il lavoro smart dopo la pandemia. Persone, spazi, creatività” organizzato da Luiss Business School in collaborazione con Oracle – società leader nella tecnologia, che si è distinta anche recentemente per l’efficacia delle sue soluzioni cloud HCM (Human Capital Management) nella cura e gestione delle risorse umane, anche da remoto - e tenutosi il 15 luglio. Smart working: cosa è successo durante la pandemia Se in passato lo smart working era considerata una bizzarria da Silicon Valley, la pandemia ha messo faccia a faccia con tutti i suoi vantaggi e criticità. Superata la confusione tra remote working, home working e smart working, la popolazione ha sperimentato i lati positivi del lavoro da casa, dalla sostenibilità ambientale ai benefici in termini di work-life balance. Tra le insidie da superare c'è stato l'over working che alcune aziende hanno tenuto a bada con un'adeguata netiquette. A valle dei lunghi mesi in cui i processi organizzativi sono forzatamente cambiati per necessità, si è iniziato a parlare anche di working from anywhere, delle sue potenzialità e degli interventi a supporto per la sua realizzazione. «I lavoratori si sono scoperti molto produttivi, e spesso anche di più, anche fuori dagli uffici – ha spiegato Monica Parrella, Adjunct Professor Luiss Business School – Per questo i datori di lavoro hanno bisogno di far comprendere che esistono buone ragioni anche per tornare in parte a lavorare nelle ordinarie sedi di lavoro. Se è vero che il lavoro individuale si fa benissimo e forse meglio da casa, è soprattutto attraverso le interazioni  fisiche che si  innova,  si cresce, si impara gli uni dagli altri. Per questo vanno riprogettati gli uffici. Lo smart working è in transizione e non esiste una soluzione unica. La sfida è manageriale e di leadership». Pandemia, sanità e digitale: verso lo smart patient Un esempio delle grandi potenzialità legate allo smart working lo ha offerto il settore sanitario. Dall'inizio della pandemia sono state avviate visite d'emergenza su piattaforme online, lavori in team dislocati in più luoghi diversi e la stessa campagna vaccinale senza il digitale non avrebbe preso avvio facilmente. Abbiamo assistito anche alla nascita del problem networking, cioè la capacità di risolvere problemi in un network che non è più dentro l'organizzazione, ma fuori o anche a metà strada. Lo ha osservato Daniele Piacentini, Direttore Risorse Umane Policlinico Gemelli. «Per fare smart working ci sono quattro elementi essenziali: lo smart worker, ancora da costruire, lo smart office, gli smart leader, adattivi e inclusivi, ma soprattutto gli smart patient – ha sottolineato Piacentini, aggiungendo – Rendere emotivamente piacevole l’interazione digitale nella relazione con i pazienti sarà la prossima sfida della sanità». Leadership e formazione: strategie vincenti Ma la vera tecnologia restano le persone: cambiare mindset e attitudeè necassario per realizzare la digital transformation nell’organizzazione del lavoro. A dimostrare questa teoria durante la pandemia è stata la classe dirigente, soprattutto nei casi in cui dirigenti e i manager hanno esercitato prevalentemente la cultura del controllo e dell'over working per monitorare la produttività. In alcuni ambiti come la Pubblica Amministrazione, dove le carenze sulla digitalizzazione sono più ampie, c'è chi è stato lasciato indietro senza essere recuperato.  «Già prima della pandemia la Regione Lazio si è occupata di smart working, inquadrandolo nella trasformazione digitale, anche come organizzazione agile – ha spiegato Alessandro Bacci, Direttore Affari istituzionali, Personale e Sistemi Informativi della Regione Lazio – Ma durante la pandemia ci siamo trovati ad affrontare l'incapacità di alcuni nostri capi nel trattare i dipendenti a distanza. La formazione sarà indispensabile per realizzare il cambiamento che permetterà di superare la cultura dell’ufficio tradizionale e del modello comando-controllo». Condividere valori e obiettivi dell'azienda diventa cruciale per uno smart working efficace ed inclusivo. Ma non esiste smart working senza remote leadership. Nelle forme ibride di lavoro in presenza e da remoto saranno necessari capi team capaci di gestire persone in presenza e a distanza. «La leadership diffusa sarà fondamentale. Connettersi, ispirare e innovare sono i tre concetti chiave che guideranno il ritorno in ufficio. I leader dovranno essere dei community manager, animatori delle loro comunità. È in questo scenario che la formazione diventa indispensabile», ha sottolineato Rossella Gangi, Direttrice Risorse Umane WINDTRE. «In Terna abbiamo concepito un programma in sette cantieri per trasformare l'emergenza in cambiamento – ha sottolineato Emilia Rio, Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Terna – nuova leadership, people care, metodo di ascolto, semplificazione, sostenibilità, digitalizzazione, riprogettazione degli spazi. Il digitale amplia i confini e può diventare disorientante: la nostra sfida è comprendere dov'è quel confine, cosa possiamo fare e permettere che le persone diventino consapevoli. In questo contesto abbiamo una grande opportunità di crescita responsabile delle nostre persone». Il futuro dello smart working La legislazione vigente sembra sufficientemente garantista sul fronte del diritto alla disconnessione e over working per gli impiegati. Le aziende si augurano che non ci siano interventi restrittivi per poter sfruttare appieno tutte le potenzialità dello smart working, impegnandosi a trasmettere una vision che faccia sentire tutelato il lavoratore dalle “invasioni” digitali nella sfera privata. «Le persone devono stare al centro – ha spiegato Andrea Langfelder, Human Capital Management Strategy Leader di Oracle Italia, che ha anche portato casi concreti di aziende che proprio grazie alle applicazioni Oracle Cloud hanno saputo rendere più semplice, piacevole e produttiva l’esperienza di lavoro delle proprie persone in questo periodo, come ad esempio illycaffè, Mondadori, Poste Italiane – Saranno sempre le persone a fare la differenza insieme alle capacità di leadership. La tecnologia è solo un facilitatore, che ci ha permesso di continuare a vivere e fare business, oltre a trovare un nuovo e migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata». RIVEDI IL WEBINAR 20/07/2020

20 Luglio 2021

La trasformazione digitale nelle organizzazioni pubbliche e private

In partenza il nuovo corso per la formazione dei Responsabili per la Transizione al Digitale Con il profilarsi del PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nell’ambito del programma Next Generation EU - NGEU e dei fondi della programmazione 2021-2027 nel quadro del Decennio Digitale Europeo saranno disponibili nei prossimi mesi risorse per finanziare e accelerare la transizione digitale delle imprese e della pubblica amministrazione. È un periodo epocale per quanto riguarda le risorse per l’ammodernamento delle organizzazioni pubbliche e private e per l’attuazione dell’Agenda Digitale Europea con oltre 1.800 miliardi di euro a livello EU, configurandosi come il più ricco set di interventi mai finanziato dal bilancio dell’Unione Europea. Nello specifico grazie al PNRR saranno disponibili oltre 40 miliardi di euro per la transizione digitale, destinati prevalentemente a pianificare e realizzare progetti concreti per ammodernare la PA e le imprese, trasferire efficacemente ai vari livelli competenze manageriali e digitali, migliorare il sistema educativo, sviluppare un’efficace sanità digitale e supportare le realtà che investiranno nel digitale. Diventerà indispensabile poter mappare i fabbisogni, introdurre importanti innovazioni di processo nelle organizzazioni, identificare le più idonee dotazioni materiali e immateriali, garantire il necessario supporto specialistico all’attuazione concreta dei progetti, con attenzione particolare al tema della digitalizzazione e dell’innovazione dei processi lavorativi e operativi. Fondamentale quindi il ruolo del Responsabile per la Transizione al Digitale, nuova figura professionale che diventerà il “driver” per stimolare il cambiamento, avviare processi di trasformazione digitale e fungere da facilitatore con un ruolo trasversale tra le varie funzioni e dipartimenti coinvolti di un’organizzazione. Un’occasione da non perdere per vincere la sfida della modernizzazione delle realtà pubbliche e private e consegnare alle future generazioni un’Italia più inclusiva, efficiente, produttiva e coesa. Le organizzazioni “tradizionali” stanno affrontando o si accingono ad affrontare un percorso di trasformazione digitale, purtroppo spesso prive di tecnologie adeguate, di competenze specifiche in termini di innovazione di processo e figure professionali affidabili e competenti.  La nuova edizione dell’Executive Programme il Responsabile per la Transizione al Digitale e della Conservazione Documentale – RTD mira a fornire le necessarie competenze giuridiche, organizzative e tecnologiche in base alla normativa più recente nell’ambito dell’Ufficio per la Transizione al Digitale o del Sistema di Gestione e Conservazione Documentale. Tale corso è rivolto a responsabili di aziende e amministrazioni pubbliche, professionisti, dirigenti, quadri e funzionari che all’interno di una organizzazione partecipano al processo di trasformazione digitale o di gestione e dematerializzazione dei documenti sia attraverso attività sviluppate internamente che in outsourcing. Si formerà così una figura in grado di svolgere un ruolo aziendale particolarmente delicato: adeguare i modelli di business e trasferire le competenze necessarie per adottare nella propria organizzazione, efficaci sistemi di gestione documentale e rispettare anche le nuove disposizioni legislative. L’Executive Programme si sviluppa in 10 incontri e si svolge in modalità blended (on campus e online) per un totale di 36 ore complessive di formazione d’aula. Il corso diretto dal Prof. Nunzio Casalino sarà tenuto da docenti universitari, esperti pubblici e consulenti in materia di trasformazione digitale e nell’ambito dei settori dei processi di gestione documentale e dematerializzazione, della semplificazione amministrativa, della progettazione di servizi online, dell’organizzazione aziendale e della gestione innovativa delle risorse umane, della riorganizzazione degli archivi e conservazione, dei metodi e sistemi di classificazione dei documenti digitali. SCOPRI DI PIÙ 20/07/2021

15 Luglio 2021

Riccardo Angelini Rota: «Executive MBA, una boccata d'aria fresca che può cambiarti la vita»

Anima da nerd e curiosità da grande ricercatore: sono queste due soft skill che hanno permesso a Riccardo Angelini Rota, ex MIT di Boston, di cambiare pelle, svestire i panni dello studioso e indossare con grande soddisfazione quelli di responsabile della Struttura Sustainability Planning and Projects di Leonardo S.p.A. dopo  aver lavorato per un lungo periodo nella gestione del patrimonio immobiliare dell'azienda. Nel mezzo, la scelta di andare a più a fondo, come da sua abitudine, sulle competenze. Per farlo, ha scelto un Executive MBA di Luiss Business School. Riccardo Angelini Rota, perché hai scelto un master Executive MBA targato Luiss Business School? Avevo voglia di ampliare le conoscenze manageriali sempre più richieste nel mondo del lavoro. Sono un ingegnere, anche un po' nerd, ho fatto un dottorato sui temi della fluidodinamica e dei modelli di intelligenza artificiale. Ho trascorso quasi due anni all’MIT di Boston e ho lavorato in diverse università. La mia passione per la ricerca, unita alla conoscenza del mondo aziendale, mi ha aiutato a capire che a un certo punto della mia crescita professionale, con l'aumentare delle responsabilità e delle interazioni tra le funzioni aziendali, avere conoscenze trasversali può fare la differenza, lasciando l'ambito tecnologico verso quello manageriale. In che modo? L'interazione tra le business unit sostanziata dalle conoscenze che l'EMBA ti dà, ti fa sentire più strutturato, sicuro di te. Quindi a spingermi verso la scelta in Luiss Business School sono state l'eccessiva conoscenza tecnica e la voglia di avere una visione più eterogenea di come funziona un'azienda, affrontando temi che da ingegnere nerd non avevo mai studiato, come il marketing  e la parte di analisi economica finanziaria. L'EMBA mi ha permesso di colmare questi gap e di acquisire nuove fondamentali competenze.  Che ricordi hai del percorso in aula? Divertimento, affiatamento. Mi sono portato a casa tutti gli approfondimenti professionali che la condivisione con altri membri del gruppo hanno reso possibile nella preparazione degli esami. Durante l'EMBA si creano rapporti molto strutturati: ti appoggi e ti confronti con varie persone, alle loro competenze e ai loro percorsi di carriera con l’obiettivo di imparare e di crescere. Quello che si è creato è un legame forte, una seconda famiglia, perché il tempo che gli si dedica è molto, tra condivisione, esami e lavoro di gruppo.  Come avete lavorato sulle soft skill e come le hai applicate nel tuo campo? Riscrivendo il mio curriculum, ho notato che molte delle mie soft skill sono cresciute dopo l'EMBA: autonomia e leadership; curiosità, stimolata da tutto ciò che il percorso ti mette davanti; capacità relazionali, perché è una classe di 30, 40 persone, di esperienze e profili eterogenei, con cui ti trovi a confrontarti; problem solving, esercitato nelle decisioni prese per tutto ciò che riguarda il corso; capacità comunicativa, implementata in diversi contesti; team work, ne abbiamo fatto tantissimo; resistenza allo stress, perché fare gli esami mentre lavori non è facilissimo; la capacità di organizzare; la gestione delle informazioni e criticità; infine, il conseguire gli obiettivi. Questo è solo un elenco, ma ripercorrendo le singole voci, ho ricordato tutto ciò che avevamo fatto per ognuna di queste soft skill, facendo un'analisi - positiva - su quello che avevamo vissuto. Durante il master avete creato dei progetti: qual è il tuo ricordo di questa esperienza? Mi sono occupato di un progetto che non è stato confezionato negli ultimi mesi, ma che è nato poco dopo l’inizio della pandemia da Covid-19. Eravamo in lockdown da un mese: tutti stavamo vivendo questa nuova esperienza. Noi l'abbiamo vissuta in modo intenso, anche attraverso il percorso EMBA. Il legame forte che si era creato con le persone, con i luoghi, con le aule della bellissima Villa Blancè stato rallentato. Siccome la resilienza è una delle parole cardini dell'EMBA, abbiamo iniziato a pensare a uno strumento che possa garantire un'unione fisica e digitale, e che possa accelerare – per chi fa parte di questi percorsi – le possibilità di networking anche stando a casa. Così abbiamo creato un progetto che prenda i dati e le biografie delle persone appartenenti alla community della business school e riesca a fare un'analisi semantica dei testi estrapolando le particolarità e le peculiarità di queste persone, le loro professioni ma anche i loro hobby e far sì che la scintilla professionale scocchi grazie alla regia dell'intelligenza artificiale. Luiss Business School ha sostenuto il vostro progetto? Sì, la scuola ci ha creduto moltissimo, dato che ha dovuto affrontare questa nuova condizione alla quale la pandemia ci ha esposto. Ora stiamo andando nelle classi di tutti i percorsi MBA per raccontare questo progetto, alimentare la community e trasferire anche la nostra esperienza. Siamo in fase di raccolta dei dati: abbiamo diverse centinaia di biografie, stiamo avviando la parte di machine learning per poi tirar fuori una soluzione strutturata. Per noi l'interesse è poter garantire che il match, la conoscenza reciproca e le possibilità di interconnessione avvenga. L'idea è accelerare tutta la community Luiss Business School attraverso questo progetto. Luiss Business School mira a formare leader che abbiano un impatto nel mondo, non solo nel proprio percorso professionale, ma anche lasciando un'impronta nel mondo. Com'è stata trattata questa tematica durante il corso? Uno dei corsi dell'EMBA è stato di fondamentale importanza nel cambio di ruolo in azienda. Seguendo infatti il modulo di Corporate social responsability, a novembre, ho acquisito gli strumenti che, insieme al mio passato nella ricerca, hanno contribuito a far si che l’ex capo dell’Innovazione e della Sostenibilità di Leonardo, l'attuale ministro Cingolani, mi volesse nel suo team. Sicuramente una parte di questo successo è da attribuire alle conoscenze che il l’intero percorso EMBA mi ha fornito. In tutte le materie c'è una parte formale e una di rappresentanza manageriale e aziendale, incontri che ampliano il bagaglio di conoscenze e la tua visione sulla specifica materia in maniera estremamente utile. Il tuo consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso. Bisogna affrontare questo percorso con passione, positività, voglia di cambiare: questo approccio ti fa vivere il percorso in maniera positiva. Si riceve un'apertura, una boccata d'aria fresca, che può cambiarti la vita. Incide in maniera positiva, ti dà tanto scambio con le persone e questo ti arricchisce in maniera irreversibile. Riccardo Angelini è stato inserito da Fortune Italia nella selezione dei 40 Manager under 40 per il 2021. 15/7/2021

07 Luglio 2021

Data Protection Officer, i rischi e le sfide a tre anni del GDPR

Quali sono le sfide che il Responsabile per la Protezione dei Dati si troverà ad affrontare? Come prepararsi a ricoprire questo ruolo? Un webinar e un Flex Executive Programme targato Luiss Business School cercano di tracciare la rotta Dati sanitari, blockchain, lotta ai cambiamenti climatici: sono queste alcune delle sfide che il Data Protection Officer si trova oggi ad affrontare. Ma il punto focale del suo percorso evolutivo sta in una parola: accountability, cioè la responsabilizzazione del titolare del trattamento dei dati personali da parte di aziende e pubblica amministrazione. In questi giorni il Garante della Privacy ha approvato e aggiornato nuove FAQ dedicate alla figura proprio per mettere al centro il necessario cambio di filosofia. Il Dpo è un controllore: l'occhio dell'Autority sui titolari del trattamento di dati personali. Chi è e cosa fa il Data Protection Officer Il Data Protection Officer (di seguito DPO) è una figura introdotta dal Regolamento generale sulla protezione dei dati 2016/679, noto anche come GDPR, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea L. 119 il 4 maggio 2016. Figura storicamente già presente in alcune legislazioni europee, è un professionista che deve avere un ruolo aziendale (sia esso soggetto interno o esterno) con competenze giuridiche, informatiche, di risk management e di analisi dei processi. La sua responsabilità principale è quella di osservare, valutare e organizzare la gestione del trattamento di dati personali (e dunque la loro protezione) all’interno di un’azienda (sia essa pubblica che privata), affinché questi siano trattati nel rispetto delle normative privacy europee e nazionali. Formazione, chiave dell'accountability Secondo un’analisi condotta da Agenda Digitale, dall'istituzione della figura del Data Protection Officer l'Italia non ha schierato persone preparate. La funzione è stata affidata a professionisti improvvisati, poco consci del ruolo importante che vanno a ricoprire. «Siamo in un periodo storico fortemente associato all'importanza dei dati, che riflette sugli spostamenti dei cittadini e su tutto l'ambito sanitario e personale legato al Covid. È un trend che sta prendendo piede con particolare focus sulle multinazionali: la privacy è sempre più importante – spiega Enzo Peruffo, Associate Dean for Education Luiss Business School – Il corso avanzato in “Gestione del Rischio Privacy: soluzioni tecniche ed operative di controllo e monitoraggio” del Flex Executive Programme in Governance della Privacy rappresenta la costante evoluzione della nostra offerta formativa». Il percorso formativo Luiss Business School è disegnato per favorire l’acquisizione di metodi e strumenti per operare con successo nella gestione del principio di accountability e del concetto di Privacy by design, attraverso la metodologia Flex che prevede il 90% delle lezioni in distance learning. Quanto conta l'indipendenza del Dpo «Il Gdpr è condensabile in una parola: accountability – sottolinea Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali. – Ma cosa significa nel concreto? Questa parola è un mastodontico cambio di filosofia perché la responsabilizzazione circa il trattamento dei dati si sposta sul titolare: il Dpo assiste chi assume le decisioni in tutte le fasi cruciali della progettazione e verifica gli eventuali rischi del trattamento, seguendo i principi del Gdpr». Vent'anni dopo la prima normativa sulla privacy, il legislatore europeo è tornato a trattare la materia dei dati personali in un contesto socio economico completamente diverso. Il digitale è esploso, il contesto socio-economico è cambiato. Oggi dietro qualunque operazione effettuata in rete c'è una rete complessa di trattamenti. Occorreva inquadrare il fenomeno da un punto di vista nuovo. Dato che è il titolare a scegliere le finalità del trattamento e le modalità del trattamento, è lui che deve valutare il rischio al quale il suo trattamento espone gli interessati, sin dalla progettazione by desing. Il titolare deve avere in mente sin da quando inizia a pensare di trattare i dati le misure da adottare in modo da dare attuazioni al Gdpr e non produrre pagine di giustificazioni ex post. Il Dpo deve verificare solo la correttezza dei metodi e delle operazioni. «I Dpo sono l'avamposto dell'autorità nel variegato tessuto economico e istituzionale del Paese. Dall'entrata in vigore del Gdpr, non può esistere un garante aggiornato e avveduto senza questa rete di Dpo che operano nella specificità dei diversi trattamenti. Noi, come Garante, vediamo con gli occhi dei Dpo». La formazione torna ad essere un argomento centrale perché, oltre a rivolgersi a professionisti competenti, «il Dpo deve formare il titolare perché sia accountable – spiega Francesco Giorgianni, Global Data Protection Officer, Enel Group – Il titolare fa business, persegue l’interesse aziendale, e il Dpo lo aiuta a far sì che il primo obiettivo coincida con il rispetto dei diritti delle persone di cui svolge il trattamento dei dati personali». 7/7/2021

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