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24 Ottobre 2023

Valore PA 2023: i corsi Luiss Business School per i dipendenti della Pubblica Amministrazione

Di seguito, sono elencati i corsi proposti nell'ambito del bando Valore PA '23, previsti per l'anno 2024. Si precisa che la pubblicazione dei calendari e l'erogazione di tali corsi è soggetta all'approvazione da parte dell'INPS. Seguiranno aggiornamenti a partire dai primi mesi del 2024 e varranno pubblicati in questa pagina. I corsi in presenza si svolgeranno presso le sedi della Luiss Guido Carli e della Luiss Business School. Non è prevista un’opzione di erogazione ibrida, ogni corso sarà erogato esclusivamente in modalità online o in presenza. CORSI I LIVELLO Comunicazione efficace: utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione pubblica con i cittadini attraverso un approccio innovativo. Regole e strumenti per comunicare attraverso i social - ascolto efficace, organizzazione delle informazioni 50 ore – modalità: esclusivamente in presenza I siti web delle amministrazioni pubbliche: organizzazione delle pagine web e dei contenuti.  Ottimizzazione dei contenuti per una navigazione più accessibile e fluida da parte dell’utenza e bilanciamento tra le esigenze di pubblicazione con quelle di riservatezza 40 ore - modalità: esclusivamente online Lavoro in gruppo e sviluppo delle capacità di comunicare e utilizzare gli strumenti digitali che favoriscano la condivisione del lavoro anche a distanza - gestione delle relazioni e dei conflitti 50 ore - modalità: esclusivamente in presenza Personale, organizzazione e riforma della pubblica amministrazione - pianificazione, misurazione e valutazione della performance 50 ore – modalità: esclusivamente in presenza CORSI II LIVELLO Produzione, gestione e conservazione dei documenti digitali e/o digitalizzati - sviluppo delle banche dati di interesse nazionale - sistemi di autenticazione in rete - big data management 60 ore - modalità: esclusivamente online Progettazione di modelli di servizio, innovazione, analisi e revisione dei processi di lavoro per il miglioramento dei servizi all'utenza - qualità del servizio pubblico 60 ore - modalità: esclusivamente online Progettazione e gestione dei fondi europei - tecniche per realizzare iniziative innovative e di successo a supporto dello sviluppo - sviluppo sostenibile e transizione ecologica 60 ore - modalità: esclusivamente in presenza Gestione della contabilità pubblica servizi fiscali e finanziari. Il controllo e la valutazione delle spese pubbliche 80 ore - modalità: esclusivamente in presenza

18 Ottobre 2023

Le organizzazioni hanno bisogno di coaching di qualità

Al via il Flex Executive Programme in Coaching di Luiss Business School riconosciuto come Level 2 dalla International Coaching Federation Il coaching non è solo una parola di gran moda. È una metodologia e un approccio che aiuta le persone a sviluppare il meglio di sé e a implementare nuove scelte rispetto alle abitudini consolidate nei propri percorsi professionali e personali. Il coach è la figura capace di compiere questa rivoluzione copernicana, e  deve essere dotato della giusta formazione, i cui standard sono riconosciuti a livello internazionale. A questo scopo è dedicato il Flex Executive Programme in Coaching di Luiss Business School, la prima Business School in Italia accreditata dall’International Coaching Federation (ICF). Flex Executive Programme in Coaching: caratteristiche e obiettivi Il master, in partenza il 27 ottobre, offrirà ai partecipanti una nuova opportunità. Consente di ottenere le credenziali ICF fino al livello 2, riconosciute in tutto il mondo come standard di qualità. Esse rappresentano un requisito importante per le organizzazioni chiamate ad individuare i professionisti cui affidare lo sviluppo delle proprie risorse e dei propri manager. In più di 130 ore di lezione, in presenza e da remoto, si alterneranno momenti d’aula, laboratori, sessioni e mentoring guidati da coach dell’International Coaching Federation. Anna Zanardi Cappon, Pop in Leadership and Corporate Values, Luiss Business School, International board and governance advisor, e referente scientifico del Programma, e Paolo Palazzo, Executive coach (PCC, ICF), Adjunct professor e coordinatore scientifico dell’Executive Programme Coaching Luiss Business School, spiegano perché oggi le organizzazioni hanno bisogno di coaching di qualità. Il programma targato Luiss Business School ha ricevuto il riconoscimento Level 2 dell'International Coaching Federation: cosa significa per chi si trova davanti alla scelta di un percorso formativo dedicato al coaching? Palazzo: Luiss Business School ha una lunga esperienza nell’utilizzo del coaching nei programmi di formazione. I coach che lavorano con la scuola rispondono alle core competences dell’International Coaching Federation ICF, che conta oltre 50 mila professionisti. Il riconoscimento da parte di ICF certifica la qualità di contenuti, approcci e modalità, trovandoli conformi ai suoi standard internazionali di qualità. Partecipare al Flex Executive Programme in Coaching significa anche inserirsi nella community della Scuola. Inoltre, le credenziali ICF sono riconosciute anche all’interno di numerosi bandi di gara pubblici. Che ruolo ha il coaching nella formazione dei leader del futuro? Zanardi: Oggi si deve affrontare anche un tema di riposizionamento strategico della persona all’interno di uno scenario post sindemico che ha trasformato l’identità professionale e manageriale delle persone. All'interno di un percorso di coaching si può comprendere come usare al meglio alcuni dei propri talenti o come riutilizzare la propria esperienza all'interno di un'organizzazione in costante cambiamento. Quindi il coaching è un tool di Hr strategy a cui ormai nessuno più rinuncia. È alla base delle aziende che vogliono davvero occuparsi di persone, soprattutto dopo la sindemia, momento che ha messo in evidenza in modo ancora più forte che le persone fanno la differenza e, senza di esse, non si può conseguire il risultato economico in maniera sostenibile. Il coaching aiuta sia l'individuo che il team, e nel corso ci occuperemo anche di team coaching, per aiutare le persone a lavorare al meglio insieme, con risultati visibili sulla business performance finale. Tenendo presente questo, il coaching può rinforzare l'autoconsapevolezza e l'efficacia interpersonale dei leader. Può lo strumento del coaching diventare elemento strutturale delle nuove culture organizzative rivolte anche alle nuove generazioni?  Quali sarebbero gli effetti sull'impresa? Zanardi: Dopo la sindemia, i nuovi modelli organizzativi sono più centrati a rispondere alle esigenze individualizzate delle persone. Siamo tornati a una situazione in cui bisogna comprendere le esigenze organizzative individuali, gli spazi desiderati, quanto si vuole lavorare in remoto e come si vuole gestire la propria presenza nell’organizzazione a livello fisico e in smart working. Ma soprattutto si cerca di capire il senso rinnovato del proprio impegno lavorativo nel contesto della propria esistenza. Tutto quanto porta a una riflessione e a un adattamento della persona all’organizzazione, è oggetto di coaching. Il che conferma che si tratta di uno strumento di cui le aziende non possono più fare a meno. Si è osservato che le Generazioni Z sono simili a quelle dei Baby Boomers nella valorizzazione del collettivo, nell’accento sulla qualità della vita e relazione anche come elemento di performance. Quindi accentuare questi aspetti è una delle risposte che le imprese attraverso il coaching possono dare alle Generazioni Z. Ma c’è un’altra cosa che il coaching può fare per queste persone. Quale? Zanardi: Aiutare a ridisegnare un senso e un’identità professionale, che si è completamente trasformata durante e nel post-Covid. Le organizzazioni hanno bisogno di comprendere la direzione da intraprendere perché non ci sono esperienze pregresse che lo spieghino. È stato un cambiamento radicale. L’effetto più profondo è stato la cancellazione del confine tra vita e lavoro. C’è stato uno scontro tra queste due dimensioni. Quindi oggi le organizzazioni devono rispondere in modo totale, globale, rotondo a esigenze sia di vita che di lavoro. Come farlo? Palazzo: L’inserimento delle persone Gen Z nelle organizzazioni non è facile. Il motivo sta nelle esigenze, valori e bisogni che in una certa misura sono diversi da quelli dei Millennials. Proprio perché il coaching favorisce la consapevolezza di sé, la riflessione sui propri e altrui bisogni attraverso le competenze di ascolto e introspezione, questo permette un dialogo più efficace tra le generazioni. C’è bisogno di capire cosa vuole l’altra persona per allinearsi. Il coaching può essere lo strumento giusto per raggiungere questo obiettivo, perché permette un ampliamento di prospettiva e percezione. Qual è il potenziale del coach accreditato operante all'interno di un'azienda? Palazzo e Zanardi: Le aziende hanno bisogno di coaching di qualità e il percorso di Luiss Business School è stato pensato proprio per questo. È un grosso facilitatore di cambiamento, che può portare a un aumento della produttività e dei valori dei parametri di business performance. Il fatto che le persone riflettano su di sé e stiano meglio fra loro anche quando lavorano in team, abbassa il rischio operativo. Questo è un tema che va a rinforzare un migliore sviluppo dei piani strategici e industriali all’interno delle aziende.

16 Ottobre 2023

Scrivere il futuro attraverso il restauro: un libro racconta la storia di Villa Blanc

Presentato il volume "Villa Blanc. Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità", oggi sede di Luiss Business School Villa Blanc non è solo la sede di Luiss Business School, ma un interessante progetto di restauro conservativo, che ha ridato nuova vita a uno degli esempi di eclettismo più alti presenti a Roma. L’impresa è raccontata nel volume "Villa Blanc. Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità", a cura degli architetti Giovanni Carbonara, teorico del restauro e capofila della “scuola romana”, recentemente scomparso, e Massimo Picciotto, responsabile del progetto di recupero della Villa. Il libro racconta il percorso, non sempre agevole, avviato nel 2010 e portato avanti in questi anni dalla Luiss Guido Carli, al fine di preservare e valorizzare un complesso architettonico finito in uno stato di completo abbandono e decadenza. L'audacia e la perseveranza si sono dimostrate essere qualità essenziali per raggiungere questo obiettivo, restituendo a Villa Blanc il suo pregevole valore e una rinnovata bellezza. «Oggi Villa Blanc è la sede di Luiss Business School, una realtà viva, attiva – ha dichiarato Luigi Abete, Presidente Luiss Business School – Luiss Guido Carli aveva bisogno di una sede per economia e commercio. Così abbiamo fatto un investimento. Oggi Villa Blanc si è trasformata da bene privato individuale in bene privato collettivo. Ci sono voluti vent’anni per ottenere tutte le autorizzazioni per riportare in vita la struttura, creare il parco e dare un ettaro di questo spazio in comodato gratuito alle scuole di zona. L’esperienza di Villa Blanc ci ha insegnato che per fare le cose belle, bisogna vedere l'orizzonte. Se non si ha fiducia nel futuro, soprattutto con la complessità italiana, non le si fa. Noi siamo stati resilienti e abbiamo saputo apprezzare i risultati ottenuti. Il libro "Villa Blanc. Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità" in qualche modo testimonia tutto questo». Villa Blanc: dal suo primo restauro alla nuova vita Villa Blanc nasce nel segno della trasformazione. Nel 1893 il barone Alberto Blanc acquista il sito della vigna di proprietà dalla Marchesa Violante Fiorelli, nel territorio circostante la Basilica di Sant'Agnese fuori le mura. Il complesso è un possedimento rustico fuori porta. Sarà il barone, dopo aver svolto il suo ruolo di Ministro degli Affari Esteri del terzo governo Crispi, a trasformarla in una residenza adeguata al prestigioso incarico. L'opera di costruzione della villa segue un progetto di tipo sperimentale, guidato dal progettista Francesco Mora e dall'archeologo Giacomo Boni. Insieme, combinano operazioni di tipo archeologico, raffinate decorazioni e tecniche avanzate negli impianti e nell'architettura. Gli apparati decorativi della villa si devono ad Alessandro Morani e Adolfo De Carolis, e raggiungeranno livelli di eclettismo mai visti prima in Italia, in particolare nelle opere di terracotta invetriata che troviamo all'esterno, nelle facciate che avvolgono il giardino d'inverno e nel fumoir. La sala degli specchi è la più antica della villa. Qui il barone aveva raccolto ed esposto una preziosa collezione di arazzi fiamminghi del Settecento, ora conservate ad Amsterdam. Nella sala da pranzo, al centro tra la Sala degli Specchi, il Giardino d'inverno e il fumoir spicca il camino monumentale quattrocentesco realizzato in marmo bianco. Tre archi incorniciano la prospettiva sul Giardino d'Inverno, che insieme alla Sala da Ballo è uno degli ambienti aggiunti da Giacomo Boni al corpo centrale. È considerato il giardino d'inverno più grande d'Europa. Per il suo allestimento, furono fatti giungere dalla città olandese di Arlens 10 mila bulbi di tulipano, rose, lillà e azalee. Sotto la Sala da Pranzo si trova lo Spazio Ipogeo. Si trattava forse di un luogo per riti e riunioni esoteriche. La Sala da Ballo, realizzata verso la fine del 1896, con un intervento di ampliamento della villa, raggiunge livelli di eclettismo altissimi grazie alle strutture metalliche e al soffitto di ispirazione mediorientale. Le pareti vetrate e la vista integrale sul parco rafforzano l'idea di massima integrazione tra la natura e l'opera dell'uomo, altamente ricercato da tutta la cultura dell'Ottocento. Anche il giardino si caratterizza per un analogo accostamento di stili, temi e suggestioni, in cui non mancano elementi antiquari ed elementi esotici come la collezione di palme. Alla morte del barone Blanc, avvenuta a Torino nel maggio 1904, la villa passa alla moglie Natalia e poi ai tre figli. Il parco si arricchisce di altri sette edifici minori. Dopo anni di abbandono, nel 1997 la Luiss Guido Carli acquista tramite asta pubblica il complesso. Dopo un lungo e accurato lavoro di ricerca, progettazione, restauro e valorizzazione, trasforma Villa Blanc nella sede della Luiss Business School. Dialogo sul restauro di Villa Blanc Un emozionato Giovanni Lo Storto, Direttore Generale, Luiss, ha guidato una tavola rotonda in cui gli architetti Federica Galloni e Massimo Picciotto hanno dialogato con lui sul restauro conservativo di Villa Blanc, sintetizzabile in tre parole: bellezza, coraggio e passione. Nel 2009 bisognava aprirsi la strada nella foresta di Alianti, definito come parco storico: c’è voluta una squadra di 30 professionisti e più di oltre 100 operai, diretti da Massimo Picciotto, architetto e curatore del restauro di Villa Blanc. Gli elementi fondamentali del restauro conservativo sono stati: minimo intervento, compatibilità dello stesso con la parte strutturale e una funzione compatibile con ciò che il complesso poteva offrire. «Quando si restaura un bene come Villa Blanc bisogna dargli la giusta funzione, per dargli una vita perenne. Luiss Business School aveva tutte le caratteristiche per raggiungere l'obiettivo e questo è stato lo spirito che ci ha guidati», ha dichiarato Picciotto. «Il public management è inteso come una sovrabbondanza di norme, spesso inutili e farraginose – ha spiegato Federica Galloni, Architetto – Villa Blanc è uno degli interventi di valorizzazione che rientra in una consapevolezza. Per non consegnare questo enorme patrimonio di beni culturali a un degrado certo, bisognava attribuirgli delle nuove funzioni, compatibili con le strutture, per far rivivere eccellenze come quella in cui siamo ora. L’intervento su Villa Blanc resta un fiore all’occhiello per questa città». «Questa è la storia di un restauro conservativo e di un recupero di memoria. Perdere quella di una comunità significa perderne il futuro – ha dichiarato Vincenzo Boccia, Presidente, Luiss – Questo è un libro della memoria che ci ricorda cosa è accaduto e che ci insegna che le cose belle si conquistano non sempre in maniera facile. Villa Blanc è una storia di caparbietà. I valori fondamentali della visione che ha preso corpo qui parte dall'avanguardia culturale di Confindustria, di cui dobbiamo avere memoria. Villa Blanc è un gioiello che si innesta in valori formativi in cui la bellezza diventa un elemento integrante della formazione».   Gli interventi sono stati raccolti durante la presentazione del libro "Villa Blanc. Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità”, tenutasi giovedì 14 settembre alle 17.30, in via Nomentana 216, a Roma. Hanno partecipato: Luigi Abete, Presidente, Luiss Business School; Federica Galloni, Architetto; Massimo Picciotto, Architetto e curatore del restauro di Villa Blanc; Giovanni Lo Storto, Direttore Generale, Luiss; Vincenzo Boccia, Presidente, Luiss. 16/10/2023

03 Ottobre 2023

Webinar – Executive Master Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane: come accompagnare le risorse umane e l’azienda attraverso la trasformazione

Lunedì 9 ottobre 2023 alle ore 18:00 si terrà il webinar di presentazione dell’Executive Master in Gestione Delle Risorse Umane, Organizzazione e Leadership progettato da Luiss Business School in collaborazione con Deloitte. Il programma è in partenza il prossimo 10 novembre e si pone l’obiettivo di formare professionisti dell’area HR fornendo conoscenze, metodologie e strumenti avanzati ed innovativi per valorizzare e gestire in modo strategico il capitale umano. AGENDA:Il webinar prevede la presentazione dell’Executive Master, la struttura del percorso ed i principali sbocchi lavorativi. Al termine del Webinar, in una sessione di Q&A,il coordinatore del Programma risponderà a tutte le domande sui requisiti di accesso al programma, il processo di selezione e le agevolazioni. PERCHÉ PARTECIPARE?Il webinar è un’opportunità per acquisire le informazioni preliminari sui contenuti del percorso e approfondire le principali sfide che la trasformazione aziendale comporta in termini di persone, comunicazione interna e formazione. SPEAKERS:Lucia Marchegiani, Direttore Scientifico dell’Executive Master e Professore Associato di Organizzazione e Gestione delle Risorse UmaneLuca Morra, Director Change Management & Organization Design, Deloitte Per partecipare è necessaria la registrazione IL PARTNER DEL MASTER Il Master è arricchito dalla presenza di un partner di eccellenza. L’area Human Capital di Deloitte Consulting si occupa di guidare le aziende nei percorsi di trasformazione in ambito HR lavorando sulle persone e con le persone, per far sì che il capitale umano sia realmente una leva per la crescita del business.  L’expertise dei manager di Deloitte sarà a disposizione dei partecipanti al Master. 3/10/2023

02 Ottobre 2023

Sebastiano Maffettone: «La sostenibilità non è un lusso, ma un dovere dell’impresa»

Al via la seconda edizione del Festival dell’Etica Pubblica “Be New, Be Now. Etica e impresa” Le aziende riflettono con sempre maggior impegno sui temi ESG, che implicano domande etiche e comportamenti che rimettano al centro le persone e gli impatti sulla comunità. Dal 6 all’8 ottobre presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma si terrà “Be New, Be Now. Etica e impresa”, un’occasione di riflessione su come la sostenibilità sia ormai un dovere dell’impresa. Il 2023 dell’Osservatorio di Etica Pubblica ‘Ethos’ L’Osservatorio di Etica Pubblica ‘Ethos’ della Luiss Business School, fondato e diretto dal prof. Sebastiano Maffettone, ha dedicato l’intero anno accademico 2022-23 alla ricerca sull’etica d’impresa (business ethics), tema del Festival. Il lavoro annuale è stato scandito da tre momenti: il ciclo di seminari ‘Etica e Impresa’ cui hanno partecipato vertici apicali di dieci imprese partner, professori e studenti Luiss (gli speaker del Seminario sono stati intervistati dalla dottoressa Dacrema di Ethos, che ha realizzato una serie di podcast sul tema); il convegno scientifico con la Wharton Business School (dove è nata la paradigma della stakeholder theory, oggi universalmente riconosciuto e utilizzato), coordinato dalla professoressa Valentina Gentile, membro del Comitato Direttivo di Ethos, che si è tenuto a giugno all’Università Luiss; e il Festival dell’Etica Pubblica, giunto quest’anno alla seconda edizione, che si terrà all'Auditorium Parco della Musica di Roma (6-8 ottobre 2023). Com’è nato l’Osservatorio di Etica Pubblica ‘Ethos’ della Luiss Business School? L’Italia vive un deficit di etica a livello sociale. Ethos è nato grazie al confronto tra il professor Maffettone e il Direttore Generale Luiss Giovanni Lo Storto, pensando che fosse necessario un organismo che facesse ricerca nel mondo pubblico per trasmetterlo all’ambito formativo. Lo abbiamo pensato come qualcosa non solo in punta di dottrina, ma anche in contatto con il mondo reale. Grazie alle relazioni di Luiss Business School con il mondo del lavoro e della produzione, questa ambizione è stata soddisfatta. Nel tempo, abbiamo potuto riflettere alla luce dell’etica pubblica su vari temi: la guerra, la pandemia, l’invecchiamento della popolazione, il digitale, la sanità e così via. Il titolo dell’evento è “Be New, Be Now. Etica e impresa”. Quali sono le finalità del Festival? Mettere in contatto il pubblico, le istituzioni e l’accademia per discutere temi su cui c’è sempre più attenzione, anche da parte delle grandi imprese. Basti pensare che l’anno scorso, a valle degli studi sull’etica nel digitale, abbiamo avuto ospite Casper Klynge, Presidente Microsoft Europa, che ha portato la consapevolezza della sua compagnia sui problemi etici. Quest’anno indaghiamo il tema dell’etica d’impresa. Si può osservare che il rispetto della missione dei valori di impresa funge indirettamente da controllo del livello di efficienza. Infatti, quando l’impresa funziona bene ed è forte sul mercato, i vertici propongono temi di etica e questi vengono recepiti a tutti i livelli. Ma quando l’azienda va male, il tema non viene recepito e resta lettera morta. Implementare l’etica in azienda è difficile. Ma mettere ESG (Environment Society Governance) al centro dell’impresa per essere innovativi – come vuole Be New, Be Now – presenta dei vantaggi. Per esempio? Le grandi imprese spendono milioni di euro per implementare i criteri ESG. Perché essere sostenibili serve al mercato, alla quotazione finanziaria e alla solidità d’impresa. Le banche interagiscono più volentieri con aziende ESG. La necessità di essere sostenibili è visibile nelle cose buone fatte con e per le proprie persone, ma anche per essere quotati in borsa. Il che, però, può creare – proprio perché conta molto – anche fenomeni di greenwashing, cioè di imprese che cercano di trarre vantaggio da ESG senza praticarlo seriamente. Nel corso del vostro lavoro in Ethos quali sono i problemi etici centrali che avete rilevato nella vita di un’impresa? Agli inizi, c’era chi pensava all’etica e all’impresa come al diavolo e all’acqua santa. Col tempo, invece, siamo arrivati a una grande condivisione. Consideriamo però che l’etica d’impresa non si fa dalla cattedra perché i problemi delle aziende li conoscono solo le aziende: solo l’impresa può dire quali sono i problemi etici che ha al proprio interno e all’esterno. Per questo motivo, i problemi etici delle imprese che fanno per esempio moda, finanza, trasporti sono tutti necessariamente diversi tra di loro. Tra i fattori comuni a tutte le dieci imprese coinvolte nel lavoro annuale di Ethos c’è la forte sensibilità al tema. ESG e impatto sull'impresa: quali sono le implicazioni etiche? Due problemi sono evidenti e occupano le pagine delle riviste specializzate. In primo luogo, la sostenibilità deve essere una scelta e non deve essere subìta come imposta dalle circostanze, nel senso che non si deve praticare ESG solo per essere meglio quotati in finanza. In secondo luogo, si pone il problema della misurazione, che è estremamente difficile. Per dirla con Aristotele, le qualità non sono misurabili e la sostenibilità presenta delle criticità in questo ambito. Infatti, non è sempre facilmente misurabile. Ma ha una leva importante. Quale? Il consumatore. È il consumatore che deve scegliere imprese e prodotti ESG, in modo che l’etica sia anche conveniente. Quali sono i temi etici sollevati dalla twin transition per le aziende? La twin transition (digitale e sostenibilità) sta cambiando radicalmente il modo di vedere il mondo e di fare impresa. Non si può lavorare senza digitale e senza sostenibilità. L’impresa deve occuparsi della ricaduta delle sue azioni su ambiente e in genere su tutti gli stakeholder. In questo contesto etico come va ripensata la formazione? La formazione deve mirare a far comprendere che l’efficienza è un valore fondamentale per l’impresa ma non il solo. Conta anche l’equità. Un padrone illuminato, come quelli del passato, era capace di pensare all’efficienza tenendo in primo piano le persone. Il problema odierno è nato con l’ingresso della finanza nelle imprese, perché la finanza è lontana dalle persone. La formazione deve anche contribuire a far crescere la coscienza diffusa di questi temi, sponsorizzando l’impresa etica. Quali sono le figure professionali chiamate ad armonizzare l'etica e il business di un'impresa? Ci vuole un Ethical Officer, che controlli gli standard, una figura consolidata nelle grandi aziende. Anche se questa funzione sarà un gene connaturato a tutte le figure professionali che opereranno nelle imprese. Qual è il punto di equilibrio tra etica e impresa? Bisogna presentare insieme il bilancio economico e quello di sostenibilità per dimostrare che il comportamento etico e sostenibile costa, ma rende. In più, bisogna comprendere che la sostenibilità non è lusso, ma un dovere dell’impresa. In passato nessuno si preoccupava di definirsi “verde, pulito e sostenibile”. Oggi lo si fa perché il consumatore lo nota. Per questo la comunicazione e la formazione sono centrali. 02/10/2023

29 Settembre 2023

Ethos, torna il festival dell'Etica Pubblica

Responsabilità sociale d’impresa, inclusione nel mondo del lavoro, filantropia, energia, etica e finanza. E ancora, attenzione al merito e alla sostenibilità: questi e molti altri i temi al centro del Festival dell’Etica Pubblica - “Be New, Be Now”, organizzato da Ethos, l’Osservatorio di etica pubblica della Luiss Business School, insieme alla Fondazione Musica per Roma. La seconda edizione dell’evento, che si terrà da venerdì 6 a domenica 8 ottobre 2023 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, sarà dedicata proprio al rapporto tra etica e impresa in un contesto di profonda trasformazione per le aziende, a sua volta accelerato dalla “doppia transizione” digitale e sostenibile. La business ethics è il focus dell’importante percorso di ricerca internazionale dell'Osservatorio Ethos che, nell’anno accademico appena trascorso, ha coinvolto studenti, ricercatori, professori, imprenditori e manager delle aziende e istituzioni partner del progetto - Aeroporti di Roma, Intesa Sanpaolo, Gucci, Branca International, KME Group, Q8, SFC - Sistemi Formativi Confindustria in un ciclo di seminari e workshop sui temi ESG, con la partecipazione anche della Wharton Business School (University of Pennsylvania). Il Festival dell'Etica Pubblica 2023 rappresenta, quindi, il momento conclusivo, di condivisione e confronto pubblico con più di 50 ospiti italiani e internazionali, tra i principali esperti dell’etica di impresa. 29/09/2023

25 Settembre 2023

Al via la terza edizione dell’Executive Programme in Coaching

È il primo percorso di una business school italiana certificato dalla federazione internazionale di coaching Prenderà il via il prossimo 27 ottobre la terza edizione del Flex Executive Programme in Coaching di Luiss Business School, il programma studiato per i professionisti che vogliono acquisire nuove competenze e strumenti per sviluppare un’approfondita conoscenza e pratica del coaching manageriale e delle sue basi teoriche. Il percorso offre quest’anno ai partecipanti una nuova opportunità: grazie, infatti, al recente accreditamento internazionale come Level 2 dell’International Coaching Federation (ICF), al conseguimento del titolo sarà possibile ottenere le credenziali ICF fino al livello 2, riconosciute in tutto il mondo come standard di qualità, che rappresentano un requisito importante per la selezione da parte delle organizzazioni chiamate ad individuare i professionisti cui affidare lo sviluppo delle proprie risorse e dei propri manager. In più di 100 ore di lezione, in presenza e da remoto, si alterneranno momenti d’aula, laboratori e sessioni di mentoring guidate da coach dell’International Coaching Federation, organismo internazionale che da oltre 30 anni è un punto di riferimento per la qualità della formazione e della pratica nel settore. Enzo Peruffo, Associate Dean for Education, Luiss Business School “Luiss Business School sente molto la responsabilità di formare la prossima generazione di leader e questo riconoscimento certifica la qualità dei nostri percorsi formativi. Le organizzazioni hanno sempre più bisogno di manager con competenze trasversali che siano capaci di interrogarsi e di ascoltare, di comprendere meglio se stessi, di prendere decisioni ponderate e imparare dalle esperienze. Il coaching è lo strumento che permette questo tipo di sviluppo personale e professionale, a tutti i livelli”. 25/09/2023

01 Settembre 2023

Visions from the future: CEOs’ Talk for our MBAs’ community

CEO di spicco si uniscono alla community MBA per discutere tendenze e sfide chiave del business di domani Luiss Business School annuncia l’evento Visions from the future: CEOs’ Talk for our MBAs’ community, che si terrà venerdì 29 settembre, dalle ore 18:00, presso Villa Blanc, a Roma. L'evento metterà al centro la discussione sul futuro del business, coinvolgendo donne di successo e imprenditrici nel campo della gestione delle industrie attuali. Le dirigenti principali e le responsabili delle aziende leader saranno a disposizione della community MBA per esplorare le componenti chiave dei mercati e delle imprese emergenti. Durante l’evento verrà, inoltre, presentato il portfolio MBA, che offrirà ai partecipanti interessati una visione approfondita del programma formativo. SPEAKERS Angela Natale, Chief Executive Officer, Boeing Southern Europe Alessandra Ricci, Chief Executive Officer, SACE Valeria Sandei, Chief Executive Officer, Almawave AGENDA 18:00 Arrivo partecipanti 18:15 Welcome e registrazione partecipanti 18:30 – 20:00 Talk 20:00 Networking activity L’evento Visions from the future: CEOs’ Talk for our MBAs’ community fa parte della rassegna Beyond the Talks, il ciclo di incontri che non solo consente ai partecipanti di arricchire la propria conoscenza negli ambiti di interesse, ma offre anche l’occasione di ampliare il proprio network professionale con esperti di settore e potenziali mentori. Per partecipare all’evento è necessaria la registrazione. 01/09/2023

31 Agosto 2023

Formare coach di impatto per le organizzazioni

Presentazione del Flex Executive Coaching Programme In un mondo in continua evoluzione, le competenze trasversali, comunicative e relazionali sono imprescindibili per i dirigenti e i leader nel loro impegno a coinvolgere e motivare i collaboratori verso il conseguimento degli obiettivi aziendali. In linea con questa visione, Luiss Business School presenta il programma Flex Executive Coaching, riconosciuto come punto di riferimento nell'ambito del coaching manageriale e accreditato Livello 2 presso l'International Coach Federation (ICF). Il Level 2 abilita all’ottenimento delle credenziali ICF fino al 2 livello (PCC), riconosciute in tutto il mondo come standard di qualità.L'opportunità di scoprire tutti i dettagli del programma è fissata per venerdì 6 ottobre alle ore 18, in occasione dell’evento dal titolo “Formare coach di impatto per le organizzazioni”. L’evento vedrà la partecipazione di Martin Castrogiovanni, che ha scelto di frequentare il programma Flex Executive Coaching. L’ex rugbista a 15 italiano di origine argentina condividerà il suo percorso di carriera e, insieme agli altri relatori, sarà disponibile a rispondere alle domande dei partecipanti. SPEAKER Paolo Palazzo, Executive Coach e coordinatore scientifico del Flex Executive Coaching Programme Vito Marzulli, Country Manager Mentallyfit Italia, Executive Coach PCC e Trainer Cecilia Toni Saracini, Psicologa del lavoro, Executive Coach PCC e Senior Trainer L’evento consente la partecipazione sia in presenza, presso Villa Blanc a Roma, che online, previa registrazione. 31/08/2023

29 Luglio 2022

Soft skill, la vera sfida di chi sceglie un MBA

Decimo MBA Networking Day per Luiss Business School: 14 aziende hanno incontrato gli studenti per una giornata dedicata a connessioni e nuove opportunità Le hard skill possono essere sviluppate in qualsiasi momento della propria carriera, ma investire in un percorso di alta formazione come quello MBA significa scegliere di lavorare soprattutto sulle soft skill. Anche perché il mercato del lavoro ne è sempre più affamato. A dirlo sono 14 manager che hanno incontrato gli studenti nel decimo MBA Networking Day di Luiss Business School. Nella splendida cornice di Villa Blanc, a Roma, il 19 luglio si è tenuta una giornata di incontri e scambi, per riflettere sulle trasformazioni del mondo del lavoro e sulle opportunità di crescita e competitività che proprio la connessione con la formazione avanzata è in grado di generare. Le skill più sfidanti da sviluppare per la propria crescita professionale In un mondo del lavoro in continua evoluzione, le persone oggi sono l'asset fondamentale di un'azienda. Il purposele mette al centro. I processi si evolvono in sintonia con i criteri ESG, in cui il fattore umano assume un peso importante nella definizione di sostenibilità d'impresa. Ma quali skill e visione cercano le aziende in un candidato, che ha scelto di affrontare un percorso di alta formazione come un MBA? Lo abbiamo chiesto ai manager intervenuti durante MBA Networking Day di Luiss Business School. Valerio Marinozzi, HR Business Partner, Acea «La skill più sfidante da sviluppare durante il percorso MBA è l'adattabilità, accompagnata a empatia, interconnessione e intelligenza emotiva. Il lavoro non è più visto come un mezzo di sostentamento, ma un percorso che permette una realizzazione di sé stessi. Chi ha l'aspirazione di governare grandi processi aziendali – e chi fa il percorso MBA ce l'ha – deve essere una persona adattabile a cambiamenti che sono già arrivati e che continueranno ad arrivare. L'empatia sarà necessaria per gestire i team e le persone al loro interno, che porteranno esigenze e bisogni sempre diversi e più complessi. Ciò potrà realizzarsi solo se ci sarà un focus costante sulla persona». Siria Scandellari, COO, BeSafe Group «Una delle sfide principali per sviluppare le proprie skill proviene dalla metodologia. Un self-assesmentpuò aiutare a identificare i vuoti di forza e di miglioramento. Oggi abbiamo accesso a una fonte quasi illimitata di risorse e di materiale dedicato. Non bisogna dunque limitarsi alle prime informazioni disponibili, ma fare proving, quindi indagare, applicare creatività perché le fonti di ispirazione e di apprendimento provengono da ogni parte del mondo». Laura Bonucci, Human Resources, Colliers «Bisogna approcciarsi al mondo del lavoro con la capacità e la voglia di continuare a imparare. Una skill importante è proprio quella di imparare a imparare: questo deve essere l'approccio da usare per poter crescere e avvicinarsi al mondo del lavoro. Un'altra skill fondamentale è la capacità di comunicare e approcciarsi alla comunicazione in modo attivo, non solo nel team e nella società, ma anche con il cliente esterno e con gli stakeholder. Inoltre, bisogna avere una visione che contempli le tematiche ESG». Martina Budassi, Senior Talent Attraction and Acquisition, EY «Le tre skill che possono e devono essere implementate da parte degli studenti MBA per entrare nel mondo del lavoro sono: pensiero strategico, pensiero critico e problem solving. Questi tre aspetti contano e vanno oltre le upskill, che sicuramente si apprendono già durante il proprio percorso». Livia Lorenzetti, Recruiter, Challenging & Innotek Consulting «Essere flessibili, elastici, per accogliere le sfide del mercato di oggi, ancor prima di reagire. Bisogna cercare di essere aperti e pronti a scegliere anche di virare e cambiare, cogliendo il meglio da ogni opportunità». Nicola Del Zotto, Branch Manager, Jefferson Wells Italia «Gli studenti alla fine di un MBA non devono pensare di aver terminato un percorso di studi, perché sono al punto di partenza della costruzione della propria carriera. Si tratta di un punto di partenza privilegiato, a cui non tutti possono accedere. In un mondo in cui le competenze fanno la differenza perché la tecnologia va veloce e il mondo si trasforma, il bagaglio del percorso MBA è una cassetta degli attrezzi con cui lavorare meglio e costruire il proprio futuro. È la linea su cui costruire un futuro». Alessia Cerbone, Pre-Seed & Acceleration Associate, LVenture Group «È molto difficile trovare persone che sappiano adattarsi a diversi contesti e che riescano a prendere ciò che di buono c'è in un settore e traslarlo in altri. Quindi le migliori skill per un candidato sono flessibilità e pensiero laterale». Alfredo Politano, Senior Manager Financial Services, Minsait «Le skill più ricercate ad oggi sul mercato in termini manageriali non sono quelle tecniche, ma quelle che attengono al range comportamentale e che aiutano a emergere in situazioni difficili. Si ricercano l'empatia, il senso di inclusività anche rispetto all'ambiente in cui si lavora, oltre a una vision complessiva che spinga ad essere proattivi. Bisogna lavorare prima su sé stessi per poi affacciarsi in maniera propositiva al futuro». Pierangelo Rivera-Beer, Senior Talent Acquisition Advisor, MSD Italia «Tra le competenze più sfidanti da sviluppare per gli studenti che hanno terminato un MBA c'è il sapersi relazionare con altre persone, con rispetto. Perché la parte tecnica può impararla chiunque, in qualunque momento». Enrico Gori, Engagement & Development Manager, Kuwait Italia «In questo momento di transizione e incertezza, per le aziende e per i singoli, serve un esercizio di flessibilità per rimanere davvero sostenibili. Il verbo non è scelto a caso: la sostenibilità non è qualcosa di cui entrare in possesso, ma un modo di essere, in cui bisogna rimanere. Solo attraverso le singole persone sostenibili è possibile fare aziende altrettanto sostenibili». Enrico Rizzo, Market Access Strategy Manager, Takeda Italia «Aziende come Takeda cercano persone che abbiano pensiero strategico, spiccate capacità verso il digital e che sappiano creare partnership nell'interesse dei nostri pazienti». Noemi Russo, Talent & Employer Branding Coordinator, Unilever Italy «Bisognerà concentrarsi su quelle che in Unilever chiamiamo Future-fit skill, cioè quelle competenze che permettono sia a studenti che a professionisti di affrontare un mondo del lavoro in continua evoluzione. Da un lato, ciò significa concentrarsi sulle soft skill, importanti per relazionarsi con il proprio team e con l'esterno. Dall'altro lato, contano tanto anche le hard skill, in particolare data analytics e digital skill, oggi fondamentali in una realtà sempre più digitalizzata». 29/07/2022

MBA

20 Luglio 2022

La Cina è più vicina con un master: la storia di Aurora Monti

La Junior Product Manager di China-Wi racconta quanto il Master in Marketing Management di Luiss Business School sia stato necessario per la sua carriera Una solida competenza linguistica ha bisogno di competenze tecniche per permettere a uno studente di diventare un professionista qualificato. Questa consapevolezza ha spinto Aurora Monti a frequentare il Master in Marketing Management, con major in Digital Export, di Luiss Business School in collaborazione con ITA. Conoscere una lingua, anche se difficile come il cinese, non crea in automatico un esperto di import-export. Tra lettere di credito e trasporti internazionali, è tra i banchi di Villa Blanc che Aurora Monti, Junior Product Manager di China-Wi, ha scoperto il fascino del commercio internazionale e le competenze che richiede. Aurora, cosa ti ha spinto a scegliere il Master in Marketing Management, con major in Digital Export, targato Luiss Business School? Ho scelto di proseguire i miei studi perché, dopo la pandemia, avevo voglia di dare una svolta alla mia carriera. Così ho ripreso a studiare per entrare nel commercio internazionale. Puntavo alla Cina, Paese in cui ho investito durante la mia formazione. In più, il mondo dell’import-export mi ha sempre affascinata. Ma avevo bisogno di competenze specifiche. Così, informandomi online, ho scoperto il master in Marketing Management, con major in Digital Export. Dato il prestigio accademico e professionale che la Luiss Business School gode, ho scelto di iscrivermi. Tre parole per definire l’ambiente che hai trovato in Luiss Business School. Professionale, perché ho sempre avuto l’impressione di confrontarmi con dei professionisti. Affidabile, perché ho scelto di entrare in contatto con una realtà storica e longeva. Internazionale, perché la Luiss Business School ha molte certificazioni e accordi con realtà estere e accoglie studenti internazionali. Tra i corsi del tuo master, c’è qualche relatore che ha lasciato il segno? I corsi che mi hanno segnata maggiormente sono quelli che mi hanno fatto entrare in contatto con la realtà dell’import-export in cui lavoro ora: marketing digitale ed export. Ci hanno dato le basi su tutte le realtà necessarie per fare questo lavoro: dalle dogane ai trasporti, affrontando tematiche di cui oggi mi occupo ogni giorno. Soft skill: come avete lavorato su questo ambito durante il master? Accanto ai corsi tradizionali, la Luiss Business School ci ha offerto la possibilità di partecipare a laboratori di vario tipo, per allenare soft skill come il Public speaking o How to present. Sono capacità molto importanti da allenare per una vita professionale vincente. Quali sono stati i momenti più significativi del percorso in Luiss Business School? Uno fra tutti, la challenge finale con Sace. Ci ha permesso di confrontarci con un’istituzione che supporta le imprese italiane che si affacciano al commercio internazionale, proponendo nuove idee per fornire strumenti innovativi per le aziende italiane. Questa sfida ci ha permesso di metterci alla prova anche nel lavoro di gruppo. Hai svolto anche attività di supporto organizzativo relative ai corsi come tutor d’aula in Luiss Business School: cosa ti ha dato questa esperienza? Ho sentito un senso di responsabilità verso la scuola e i miei colleghi. Di fatto ero un tramite che doveva fare da raccordo. Mi ha dato l’opportunità di capire come traghettare le informazioni tra due interlocutori, collegando l’alto con il basso. Nella tua formazione antecedente al master, si legge un forte legame con la Cina. Hai studiato cinese in Italia e all’estero. Come hai iniziato? Dopo il liceo ho scelto di approfondire lo studio delle lingue, in cui mi sono sempre sentita portata. Oltre l’inglese, volevo mettermi alla prova con una lingua che mi portasse a superare i miei limiti. E quindi mi sono buttata su un idioma tanto affascinante quanto complicato come il cinese. Con tanto impegno e dedizione, sono riuscita a superare questa sfida. Come funziona il tuo ruolo in China-Wi? Ho attivato uno stage curricolare con China Wi, proponendo questa realtà al career service Luiss Business School. A gennaio sono entrata in questa azienda, una trading company che si occupa di compravendita internazionale. Personalmente, seguo lo sviluppo del prodotto, fungendo sia da R&D che da ufficio acquisti per il cliente. Il mio ruolo, un po’ come durante il tutoraggio in aula, è far in modo che l’acquisto sia semplice per il cliente italiano. Vado a verificare cosa ci viene richiesto, studiando il prodotto, i requisiti tecnici, le certificazioni. Non ultimo, analizzo l’offerta già presente sul mercato, per poi cercare fornitori in Cina che producano il manufatto per conto del cliente. Raccolgo i preventivi e poi restituisco il prodotto richiesto – dotato però anche di un valore aggiunto– a chi usufruisce del servizio. Insomma, anche qui faccio da raccordo! In che modo il master ti ha supportato in questo percorso? Ho acquisito delle basi che prima non avevo. Nel mio ruolo è importante avere nozioni di commercio internazionale, sapere cos’è una lettera di credito o una bolla doganale, oltre cosa vuol dire spedire le merci con un container. Rispetto alla tua esperienza, quali opportunità offre il mercato cinese per chi vuole lavorare nel mercato dell’export e quali competenze è utile sviluppare in questo campo? In questo momento, a causa della pandemia, i rapporti fisici sono un po’ difficoltosi. L’online resta uno strumento fondamentale per i rapporti Italia-Cina. Il mercato cinese ha tanto da dare a chi vuole fare commercio internazionale. Ma c’è bisogno di tanta competenza tecnica per poter avere a che fare con questo mercato. In più, è necessario un presidio fisico sul posto, per svolgere il controllo qualità. Pensi che in futuro continuerai a costruirti sul campo o pensi di tornare sui banchi per acquisire nuove competenze? In questo momento ho scelto di continuare ad acquisire competenze sul campo: solo mettendosi in gioco tutti i giorni si può acquisire una solida professionalità. Ma un domani non escludo la scelta di un master executive. Sono una persona ambiziosa, che vuole arrivare sempre più in alto, diventando una professionista sempre più qualificata. Un consiglio per chi deve iniziare. Godersi appieno la vita del campus. Noi non abbiamo potuto farlo perché vivevamo ancora una situazione ibrida, tra live e online. È molto importante sfruttare tutte le occasioni di confronto reale con professionisti dell’ambito del proprio master, come avviene durante gli incontri Leader 4 Talent. L’obiettivo deve rimanere quello di cercare il confronto con chi ne sa più di noi. 20/07/2022

12 Luglio 2022

Formazione, competenze trasversali per un impatto a 360 gradi sulle imprese

Presentati i risultati dell'analisi degli interventi formativi finanziati da Fondimpresa nel 2020, realizzata da Luiss Business School, Fondazione ADAPT, EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali e Fondazione Giuseppe Di Vittorio La pandemia ha aggiunto complessità a un mondo del lavoro impegnato nel confronto con le transizioni energetica e digitale. In questo contesto, la formazione e i Fondi Paritetici Interprofessionali giocano un ruolo importantissimo nel creare valore attraverso l'upskilling e reskilling delle risorse umane di un'azienda. A Villa Blanc, sede di Luiss Business School a Roma, si è tenuta la presentazione dei risultati dell’analisi degli interventi formativi finanziati da Fondimpresa nel 2020, realizzata da Luiss Business School, Fondazione ADAPT, EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali e Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Un importante momento di riflessione sul ruolo chiave che la formazione assume per rispondere ai bisogni di competenze che con la pandemia sono divenute strategiche per affrontare la ripresa in un’economia fortemente globalizzata e digitale. Competenze trasversali Nel rivolgere il proprio saluto iniziale, Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School, ha rimarcato l'importanza della formazione d'impatto. «Si tratta di un percorso in cui istituzioni come Luiss Business School accompagnano le imprese nei processi di trasformazione, con effetti sulla crescita di lungo termine quanto sulla realtà operativa. Non si rimane nell'ambito delle sole conoscenze teoriche, ma impattano sulle competenze organizzative delle persone. Per questo, sono necessarie competenze trasversali, che permettano di avere un impatto più rotondo sulle imprese». Formare per far ripartire l'Italia Negli ultimi anni Fondimpresa ha investito oltre 5 miliardi di euro nella formazione: una risposta alla complessità che Aurelio Regina, Presidente, Fondimpresa, ha specificato come necessaria per rispondere al fenomeno di accelerazione contemporanea. «Un anno dei prossimi equivarrà a quattro anni del passato. Si va sempre più veloce, verso impellenti trasformazioni. A queste sfide importanti si è aggiunta una grande complessità, portata dalla pandemia. In un contesto come questo, a quella digitale si affiancherà un'altra grande trasformazione, quella ecologica ed energetica, di cui ancora non decifriamo la complessità, ma che sarà accelerata dal conflitto russo-ucraino. In questo scenario di incertezza e trasformazione economica, investire nella formazione è necessario e indispensabile per far ripartire il Paese in un'economia che sarà fortemente digitalizzata e tecnologica». Parlando dell'offerta di Fondimpresa, Regina ha sottolineato: «i nostri fondi professionali sono la perfetta sintesi tra l'interpretazione delle necessità delle imprese e la gestione complessa di chi deve amministrare denaro pubblico. In futuro, dovremo avere un ruolo più proattivo verso le imprese». Come incrementare il valore delle risorse umane «La necessità di valorizzare i propri dipendenti diventa ancora più pressante in questo momento storico, in cui le imprese hanno grandi difficoltà nel reperire le figure professionali che cercano», ha esordito Rossella Accoto, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. «Il valore delle risorse umane non è immutabile, ma può crescere con la formazione continua». In questo contesto i fondi di formazione professionale svolgono un ruolo dirimente. Queste istituzioni sono spesso state chiamate a contrastare situazioni di crisi nella più recente storia economica e sociale, come durante la crisi del 2009, in cui fu allargato l'ambito d'intervento anche a chi aveva perso il lavoro. Nel più ampio scenario della Next Generation EU sono previsti investimenti importanti, inseriti in un quadro pluriennale, finalizzati al progresso della società dell'apprendimento. Nel contesto del Pnrr, l'upskilling e il reskilling avranno un ruolo strategico. «In questa logica, la formazione diviene la principale leva strategica – ha aggiunto Accoto – sia per rispondere alle necessità di nuove competenze per le transizioni, soprattutto digitali ed ecologiche, sia per arginare gli effetti della crisi sull'occupabilità delle persone. In questo quadro, tutti gli attori vengono chiamati a rafforzare la capacità di collaborare, unendo gli sforzi in un'ottica di complementarità e non sovrapposizione». All'interno del piano si inseriscono tre programmi guida. Ci sono il programma di riforma a garanzia dell'occupabilità dei lavoratori, il cosiddetto programma Goal, rivolto ai non occupati; il fondo Nuove Competenze e il programma di investimento Sistema Duale. «L'innovazione è un processo complesso, che può declinarsi in molti modi. Ma la sua implementazione necessita di processi formativi. Anche la più rilevante tra le innovazioni non avrebbe alcun impatto se non vi fossero lavoratori in grado di assorbire le potenzialità e le funzionalità, implementando tutta la catena del valore dell'impresa. In questo contesto, va tenuto in conto il ruolo strategico dei fondi paritetici interprofessionali». Uno studio per disegnare il futuro della formazione Nell'introdurre la presentazione dei dati dell’analisi degli interventi formativi finanziati da Fondimpresa nel 2020, Matteo Giuliano Caroli, Direttore della ricerca, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research and Consulting, Luiss Business School, ha esplicitato: «l'obiettivo dello studio è duplice: da un lato, rendicontare i risultati all'attività del 2020 di Fondimpresa; dall'altro, sulla base dei numeri, tracciare traiettorie per l'evoluzione futura». Nel 2020, Fondimpresa ha mobilitato una notevole mole di risorse a favore della formazione delle imprese aderenti, pari a 308,5 milioni di euro. Le imprese aderenti al Fondo sono in aumento, per un totale di 209mila aziende coinvolte, con una presenza nettamente prevalente di quelle di dimensione minori. È proporzionalmente molto significativo il peso delle imprese localizzate nelle regioni meridionali (comprese le isole) e nel manifatturiero. L'indice di attrattività del Fondo, riferito alle imprese è pari al 12,5%, in aumento rispetto al 2019. Ci sono anche imprese, dette silenti, che pur avendo aderito al Fondo, non hanno mai svolto attività formativa. Alla fine del 2020 erano pari al 55%, erano distribuite per lo più al Sud e rispondevano ai criteri di micro e piccole dimensioni. La formazione d'impatto richiede una massa critica: se si fanno due ore di formazione, difficilmente si avrà un impatto formativo importante. Per questo le aziende ricorrenti (che partecipano a più di un’attività formativa nell’anno) sono molto importanti per Fondimpresa: equivalgono al 30% della totalità delle beneficiarie. Sono per lo più micro e piccole imprese, legate al manifatturiero, distribuite per lo più al Nord. La maggior parte dei beneficiari sono uomini (67,9%, 2021, rispetto al 32,1% delle donne), non giovani, operanti nel settore manifatturiero e nelle regioni settentrionali. Ciò dipende dalla composizione della popolazione aziendale e non dai criteri di accesso di Fondimpresa. L'upskilling e reskillng riguarda persone con più di 45 anni. Prevalgono persone con Diploma di scuola superiore (47,9%), nonostante sia in crescita l’insieme dei beneficiari con Laurea o specializzazione. I Piani Formativi finanziati attraverso il Conto formazione sono prevalentemente di breve durata e per piccoli gruppi di persone o individuali; più di due terzi dei lavoratori sono coinvolti su piani «base». Questa scelta rimette a fuoco la criticità della durata dei programmi, ancora troppo brevi perché siano davvero impattanti ed efficaci. Le tematiche formative riguardano la sicurezza sul luogo del lavoro e delle abilità personali, insieme a temi di gestione dell'azienda. La missione di Fondimpresa è particolarmente sfidante, in considerazione della notevole eterogeneità del sistema delle imprese e quindi delle persone cui indirizza il suo supporto alla formazione. «Rivolgersi a target molto differenziati è una sfida enorme. C'è la necessità di differenziare l'azione in più possibile, con elementi normativi istituzionali indispensabili», ha concluso Caroli. «Le grandi imprese svolgono un ruolo di capofiliera, alla guida di sistemi di fornitori. L'obiettivo oggi è farli crescere sia nel proprio interesse, ma anche nel segno della sostenibilità. Questi soggetti devono fungere da motore di sviluppo condiviso, Crediamo che si possa lavorare su questo tema, con meccanismi di stimolo che coinvolgano le grandi imprese nell'attivare l'azione formativa per le medio piccole e piccole realtà. Uno strumento utile sono le reti di impresa, ormai consolidate, che favoriscono la collaborazione». «Il ruolo di Fondimpresa, consolidato, che emerge dallo studio è quello di raggiungere e coinvolgere un'ampia platea delle imprese. Tutto starà nel trasformare questa capacità in un'azione più chirurgica, tenendo conto che il sistema delle imprese è molto eterogeneo. Pur con i limiti istituzionali, deve essere trattato in modo differenziato. Poi bisogna stimolare collaborazione e interazione tra le diverse tipologie di impresa sullo sviluppo delle competenze». All'evento “VI RAPPORTO NAZIONALE FONDIMPRESA, Anno 2020. La formazione come leva strategica per l’innovazione e la sostenibilità”, tenutosi il 12 luglio a Villa Blanc, Roma, sono intervenuti: Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School; Aurelio Regina, Presidente, Fondimpresa; Matteo Giuliano Caroli, Direttore della ricerca, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research and Consulting, Luiss Business School; Giorgio Alleva, Direttore, Dipartimento di Metodi e modelli per l’economia, il territorio e la finanza, Università Sapienza di Roma; Nadio Delai, Sociologo; Lucia Valente, Professore Ordinario di Diritto del Lavoro, Avvocato giuslavorista; Rossella Accoto, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali; Annamaria Trovò, Vicepresidente, Fondimpresa. Claudio Tucci, giornalista, Il Sole 24 Ore, ha moderato la tavola rotonda. 12/07/2022

04 Luglio 2022

Rinnovabili, burocrazia, consapevolezza: i nuovi scenari dell'energia

Presentata la nuova edizione di Edison Energy Camp, il programma nato dalla collaborazione tra Edison e Luiss Business School La gestione dell'emergenza collegata al comparto energetico e, in special modo, alle forniture di gas dalla Russia continua a tenere banco su tutti i media. Ciò che viene chiamato in causa è il modello di consumo, sia lato consumer che impresa. Per questo Edison in collaborazione con Luiss Business School, ha creato l'Edison Energy Camp. Solo raccogliendo le migliori tra le giovani menti sarà possibile disegnare le strategie per il futuro dell'energia. Durante l'evento I nuovi scenari dell’energia, tenutosi il 22 giugno presso il Palazzo Edison a Milano, è stata inaugurato la nuova edizione del programma nato dalla collaborazione tra Edison e Luiss Business School, con la partecipazione di World Energy Council Services Italia. «"I nuovi scenari dell’energia" è un tema rilevante per il Paese e per la nostra vita quotidiana - ha esordito Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School - Il programma Edison Energy Camp è molto articolato e durerà per tre anni. Partirà a Milano, ma ospiteremo una parte della formazione anche a Roma e online, che per noi rappresenta un nuovo standard. Sensibilizzare le nuove generazione di professionisti su queste tematiche sia necessario per il sistema Paese». Come fronteggiare la dipendenza dal gas russo La ripresa produttiva post Covid ha innescato un aumento della domanda e dei prezzi dell'energia. Non c'è stata la discesa ipotizzata a causa della guerra. L'impatto è molto forte sia sul bilancio delle famiglie, che arrivano a pagare gli aumenti fino a una mensilità media in più all'anno, portando l'inflazione a 7,5%-8% a livello europeo. Anche le industrie pagano gli aumenti in termini di perdita di competitività. «Siamo in una situazione di affanno – spiega Nicola Monti, CEO, Edison – i costi di investimento, del debito, di accesso al mercato finanziario per le aziende sono aumentati, mettendo in dubbio la dinamica positiva innescata dal perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione. La situazione mette in evidenza un'eccessiva dipendenza dal gas russo, anche per mancanza del nucleare sul territorio italiano». Le rinnovabili sono solo una parte della risposta, perché il gas è ancora la fonte primaria che alimenta le centrali che vanno in soccorso di pannelli fotovoltaici e pale eoliche quando sole e vento non ci sono. L'Italia consuma 70 miliardi di metri cubi di gas e si contempla già l'abbassamento di un grado medio nei riscaldamenti durante il prossimo inverno. La quantità di gas da sostituire resta comunque rilevante: per questo bisogna rivedere le pratiche di consumo. «Ci attendono mesi molto complessi, ma nonostante la delicatezza di questa fase, bisogna comprendere la natura di questa opportunità – spiega Matteo Caroli, Associate Dean per l’Internazionalizzazione; Direttore BU Applied Research e Osservatori, Luiss Business School – L'Italia ha dimostrato di sapersi muovere meglio durante i momenti di difficoltà, superando le criticità che hanno finora rallentato la transizione energetica. Questo richiederà una forte coesione dal punto di vista del comportamento delle persone: bisogna essere coscienti che occorrerà fare qualche sacrificio. Accanto alla transizione, bisognerà mettere il tema del risparmio energetico. Sarà necessario affiancare operazioni per innescare la consapevolezza del consumo, così come si è fatto per quello alimentare». Transizione energetica: come impatterà sui modelli di business Le risposte contemporanee alla crisi energetica passano anche da iniziative come le Comunità Energetiche. Si tratta di gruppi di persone – singoli o piccole imprese – concentrate in una specifica area (come un quartiere o un piccolo paese) che si auto-organizzano la produzione energetica, ottenuta da fonti rinnovabili. È uno dei mezzi per combattere la povertà energetica che il mondo sta affrontando. «Il passaggio a nuove fonti di energia rinnovabile è assolutamente necessario – aggiunge Caroli – non solo per ragioni ideologiche e ambientali, ma anche perché la crisi del gas è stata semplicemente enfatizzata dalla guerra russo-ucraina. Bisogna però immaginare una strategia di elettrificazione in attesa di capire se l'altra opportunità su cui si sta sviluppando molta ricerca, cioè l'uso dell'idrogeno, potrà rappresentare una reale alternativa». «Bisogna accompagnare i grandi clienti industriali, ma anche i piccoli e la pubblica amministrazione verso un percorso di decarbonizzazione. Il processo non verrà messo in pericolo dalla crisi, che ci obbligherà ad accelerare nella realizzazione degli investimenti nelle fonti rinnovabili e nell'efficienza energetica per ridurre le dipendenze da alcune fonti primarie come il gas russo. Tuttavia, è bene ricordare che l'Europa è responsabile per il 6-7% delle emissioni di CO2 in tutto il mondo. Possiamo anche centrare i nostri obiettivi, ma se poi Cina e India non fanno la propria parte, sarà tutto inutile». Burocrazia, il grande ostacolo L'efficienza energetica impatta sulle vite dei cittadini anche attraverso gli interventi edilizi, incentivati da operazioni come il Superbonus 110%. Tuttavia, per accelerare i processi di autorizzazione per questo settore e per la semplice installazione di nuovi impianti rinnovabili, vanno riviste le pratiche di permitting. Infatti, gli adempimenti burocratici sono ancora un ostacolo importante sul cammino della transizione energetica italiana verso fonti rinnovabili. Del resto, l'Italia installa un decimo delle rinnovabili che dovrebbe installare secondo i piani stabiliti dal governo. «Occorre mettere il tema della transizione energetica, dell'elettrificazione e del risparmio tra le priorità politiche del nostro Paese – aggiunge Caroli – sensibilizzando i cittadini a fare la propria parte». L'evento “I nuovi scenari dell’energia” ha ospitato gli interventi di: Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School; Matteo Caroli, Associate Dean per l’Internazionalizzazione; Direttore BU Applied Research e Osservatori; Professore Ordinario di International Business, Luiss Business School, Nicola Monti, CEO, Edison. Modera i lavori Cheo Condina, giornalista, Il Sole 24 Ore. 4/7/2022

28 Giugno 2022

Adriano Romani, dalle vittorie in aula a quelle sul campo

Il ventiseienne romano ha completato il master Luiss Business School in Corporate Event: “un vero leader è colui che pensa al bene del gruppo” Adriano Romani è un allenatore di flag football americano. Ama questo sport, che sarà presente anche alle prossime olimpiadi. Con i suoi Grizzlies Roma è diventato campione d’Italia Fidaf. Ma il ventiseienne romano è sempre stato affamato di sfide. Appassionato di fotografia, ha frequentato un master e il 18 giugno inaugurerà la sua prima mostra. Non contento, ha scelto di seguire il master in Corporate Event di Luiss Business School per mettersi alla prova. Ha scoperto che una challenge resta sempre una challenge e che la differenza la fanno le soft skills e la propria visione di leadership. Adriano, recentemente sei diventato campione d’Italia FIDAF, regolarmente presente tra gli sport nazionali inseriti dal CONI e a breve sarà anche alle prossime olimpiadi. Un grande obiettivo raggiunto. Quali sono le caratteristiche principali per vincere sfide sportive e no? Prima di tutto, non porsi limiti. Poi, cercare di fare gruppo con i propri compagni di squadra e raggiungere un obiettivo. Queste sono consapevolezze e capacità sviluppate durante il percorso in Luiss Business School, attraverso i lavori di gruppo. Dopo un anno di studi, ho osservato alcune differenze nel mio modo di pormi con la squadra e anche con coach più grandi. Quali sono le skills che hai allenato in Luiss Business School e che ti sono servite nelle sfide sportive? Il conflict management è stato determinante all’interno delle challenge, ma anche nel contesto sportivo, quando si ha a che fare con età e personalità diverse. Poi c’è il problem solving. Vengo da studi classici e ho scelto un master di economia, ma la difficoltà del percorso di studi, fatto con serietà, mi ha permesso di sviluppare l’attitudine alla ricerca di soluzioni anche impensate a problemi da risolvere. Un atteggiamento determinante nel mio lavoro sul campo. La tua performance sportiva è stata influenzata dal tuo percorso in Luiss Business School? In realtà, ha influenzato tutta la mia vita. È stata l’esperienza più formativa e intensa che io abbia mai fatto. Questa realtà sfidante a livello pratico e teorico mi ha permesso di mettermi alla prova, sentendomi orgoglioso di essere parte di un gruppo di lavoro, di una squadra, ma anche di una comunità, quella di Luiss Business School. Il successo sportivo maturato quest’anno è arrivato anche grazie alla maturità sviluppata in questo percorso molto duro e formativo. A breve sarai protagonista di una mostra legata a un libro fotografico. Come sei riuscito a conciliare sport e amore per la fotografia con un percorso impegnativo come quello di un master in Corporate Event? Faccio una vita molto diversa da quella dei miei coetanei. L’impegno del master e quello sportivo mi hanno portato a scegliere di sacrificare uscite serali e altri svaghi. Ma senza rimpianti: mi piace confrontarmi con realtà sfidanti. Da dislessico, sono stato abituato sin da piccolo a studiare e ad applicarmi più degli altri. Ora sto vivendo la gioia di due grandi successi: quello sportivo e quello artistico. Il 18 giugno, al museo Pigorini di Roma, i miei scatti dedicati al Festival del Cinema potranno essere visibili a tutti. C’è un filo conduttore tra la tua esperienza nel coaching staff di una squadra di football e il desiderio di lavorare nel campo dei corporate event? Se sì, qual è? Il porsi degli obiettivi sfidanti, che portino a superare i propri limiti. La caratteristica che guida tutto è l’adrenalina. C’è qualche relatore che ti ha influenzato durante il tuo percorso in Lbs? Abbiamo avuto diversi relatori stimolanti, ma l’esperienza di Paola Aruta, docente di Epr e media relations, mi ha colpito. Ha studiato ad Harward e, per me che ho paura di prendere l’aereo, è stata illuminante la sua determinazione. Ho capito che, per seguire un sogno, bisogna sacrificarsi. Dopo quel corso, ho ricevuto una telefonata proprio dagli Stati Uniti: una squadra mi ha chiamato per andare ad allenare lì. In quel momento ho pensato a lei. Partirò tra 10 giorni, una decisione che ho potuto prendere anche grazie a quella testimonianza. Il network è uno dei valori fondanti in Luiss Business School: come riesci a tenere insieme la naturale competizione connaturata al tuo essere uno sportivo al fare rete? Sono sempre stato in sfida con me stesso, ma non con gli altri. Per questo è facile per me avere rapporti con il mio team e con gli avversari. Per me la challenge è come un gioco: ci sfidiamo e poi andiamo a mangiare insieme dopo il match. La mia idea di competizione è sana. Il network funziona e, grazie alle soft skills sviluppate, mi sono sentito pronto a interagire con persone più grandi, con background diversi e più complessi del mio. In più, lavorare in gruppo mi ha aiutato ad allenare il concetto di leadership condivisa. C’è il momento in cui si è chiamati a guidare e quello in cui si deve condividere il comando. In Luiss Business School si lavora molto sulla Leadership. Secondo te cosa ci vuole per essere veri leader? Umiltà. Il vero leader è colui che riesce ad usare le sue caratteristiche, sviluppate nel tempo, per tirar fuori il meglio dagli altri, fungendo da vero a proprio collante nell’ingranaggio. In uno sport come il mio, dove ci sono molti coach e c’è un’organizzazione molto orizzontale, un vero leader è colui che pensa al bene del gruppo. Conquistare la fiducia di persone più grandi di te, rimanendo umile e mostrando i propri valori non è facile, ma è proprio questa una delle eredità migliori che mi porto dalla Luiss Business School. Progetti per il futuro: tra football, fotografia e formazione avrai molte direttrici aperte… Sportivamente, la mia idea è di continuare ad allenare. Dopo questo anno in America, penserò a cosa fare. Invece, sul fronte formazione, terminato il master, vorrei trovare uno stage sfidante almeno quanto i corsi seguiti presso la Business School. Ho voglia di misurarmi e crescere. Essendo un appassionato di fotografia e di costruzione dell’immagine, mi piacerebbe lavorare in realtà collegate alla costruzione dell’immagine. 28/6/2022

23 Giugno 2022

Transizione energetica e digitale: le solution degli studenti Luiss Business School alla Global challenge di Italgas

Battute finali per la Luiss Business School Global Business Challenge, che ha visto protagonista il settore energetico con Italgas Per la Luiss Business School Global Business Challenge, il Gruppo Italgas ha sfidato gli studenti a elaborare soluzioni innovative che mettano in pratica trasformazione digitale e transizione energetica. Parola chiave per affrontare i due imperativi contemporanei: piattaforme. Il lancio della challenge ha rappresentato la fase di confronto sul campo seguita all’analisi del case study “Italgas: embracing digital”, curata da Enzo Peruffo, Professore Ordinario di Strategie d’impresa e Associate Dean for Education, Luiss Business School Ecco le soluzioni individuate dai gruppi e le rispettive visioni sul futuro del settore energetico. La solution di Business as Usual Francesco Giannoni è il portavoce del gruppo Business as Usual. Il ventiquattrenne di Pistoia è uno studente del Master di International Management e ha condiviso la challenge con Carolina Allocca, Francesco Oliva, Daniil Gershman. La solution del gruppo si articola in tre moduli: si parte da un'idea e si sviluppa in due appendici. L'applicazione della blockchain permette di gestire processi produttivi e logistici, diminuendo l'impatto ambientale e aumentando l'efficienza della supply chain. «Usando i dati, andremo a sviluppare un'app per il B2B e una per il B2C. I dati potranno così essere ricevuti dagli stakeholder di Italgas, ma anche dall'utente finale». La seconda parte della solution mira a contenere il rischio legato alle fragilità del settore, diversificando gli investimenti. «Vorremmo suggerire di investire nel settore assicurativo, dove le blockchain sono presenti. Si possono collegare contratti, eliminando l'intermediario, velocizzando l'outcome e rendendo più efficiente il sistema sia verso l'azienda sia verso il cliente. Nel settore assicurativo dell'energia c'è poca competizione e serve grande esperienza per operare: chi può farlo meglio di Italgas?» La solution di Here 2 Disrupt Celestino Cresta è il portavoce del gruppo Here 2 Disrupt. Il ventottenne di Catanzaro è uno studente del master in Strategy for Disruptive Growth e ha condiviso la challenge con Emanuele Castorina (Strategy for Disruptive Growth), Luca Meloni (Strategy for Disruptive Growth), Luca Molteni (Strategy for Disruptive Growth), Elena Fontana (Human Resources). «Per comprendere meglio i meccanismi che regolano la supply chain del gas, abbiamo proposto un ledger blockchain sia per migliorare le procedure di monitoraggio, sia l'economicità delle stesse, sia l'attendibilità delle informazioni condivise. In questo modo, gli operatori potranno condividere più facilmente i dati in loro possesso, spaziando dagli estrattori ai consumatori finali. Le soluzioni blockchain potrebbero portare a una riduzione del 30% dei costi, con transazioni più sicure. Grazie a queste informazioni, il cliente potrebbe anche scegliere la provenienza del gas per la propria utenza. Inoltre, si andrebbe a creare un nuovo modello di fiducia, necessario alle aziende del settore. La nostra solution ipotizza sei mesi di prova in Medea, società del gruppo Italgas, con otto manager dedicati all'implementazione della tecnologia. Grazie alla presenza dei contatori smart di Italgas, sarebbe sufficiente implementare il software. Abbiamo scelto la blockchain di Solana perché è carbon free. Dopo aver concluso la sperimentazione su Medea, si dovrebbe passare alle altre società e infine a Italgas. A questa fase dovrebbe seguire una campagna marketing per indicare i benefici per i clienti finali». La solution di Shaping a Powerful Future Giuseppe Zito Affinito è il portavoce del gruppo Shaping a Powerful Future. Il trentunenne di San Giorgio a Cremano (NA), è uno studente dell’Executive Programme in Marketing & Sales e ha condiviso la challenge con Enrico Gigliotti, Paolo Castiglione, Elisa Cagnizi, Andrea Cecolin. «Partendo dalla storia di Italgas, abbiamo sviluppato una nostra strategia, che potesse allinearsi con un rinnovamento tecnologico che andasse a valorizzare due fattori: i dati e le persone. Sono i più grandi asset oggi in possesso di un'azienda. Ciò che abbiamo fatto non punta a digitalizzare i processi aziendali, ma a costruire una strategia digitale, che orienti le persone verso un approccio sempre più data driven. Per farlo, abbiamo preso in considerazione tre tecnologie, basate su cloud, che devono solo collegarsi ai sistemi già in uso in Italgas. Si parte da una lettura del parco dati di Italgas, provenienti da più fonti, si fa analisi citizen e data science, potenziate poi da power users. Queste figure entrano alla fine del ciclo produttivo del dato per sviluppare reportistiche o analisi avanzate per il business». Il valore di una challenge Un master Luiss Business School non è solo un percorso lineare, fatto di lezioni ed esami. Le challenge sono un modo per mettersi alla prova in modo concreto e sfidante. Come spiega Giannoni, inizialmente si può anche essere intimoriti. «Ma affrontare la challenge sviluppando una nostra idea, ci ha messo a diretto confronto con successo e fallimento. Essere arrivati in finale è un traguardo di cui andare fieri. Portiamo a casa una conoscenza aumentata di noi stessi, del nostro valore e della nostra autostima». «La challenge è stato un modo per applicare le conoscenze conseguite durante il master a una grande azienda come Italgas – spiega Cresta - Abbiamo stimato costi e ricavi, redatto un business plan e utilizzato i metodi di gestione del lavoro acquisiti durante i laboratori Luiss Business School». «La vera sfida è stata lavorare con persone provenienti da settori professionali diversi – aggiunge Affinito - Studiare una strategia ispirazionale per un'azienda altrettanto ispirazionale, ci ha permesso di entrare in sintonia con standard di eccellenza. Inoltre, le regole del concorso sono regole abbastanza stringenti, il che ci ha messi ancora di più alla prova nel costruire un processo di sintesi, introducendo le giuste capacità comunicative». Transizione energetica, la visione degli studenti L'attuale situazione geopolitica ha complicato il lavoro di tutto il settore energetico. Secondo Giannoni, «in questo settore si parla tanto e alla fine si agisce poco perché c'è poca conoscenza del settore. Le soluzioni prospettate nel breve periodo, come la produzione green di idrogeno, saranno difficili da implementare nel breve periodo. Sarà necessario un metodo energetico transitorio e sarà il nucleare. Le energie rinnovabili sono ancora discontinue. Il nucleare inquina meno ed è una fonte sicura. Spero che tutti i Paesi europei non vadano in questa direzione, spronati a fare meglio dall'attuale situazione». Secondo Cresta, il referendum sul nucleare degli anni Ottanta ha frenato l'Italia dal punto di vista dello sviluppo energetico. «Ora che l'UE l'ha reinserito tra le fonti energetiche rinnovabili, Stati come la Francia, che hanno delle centrali in funzione, se la stanno cavando un po' meglio degli altri. Da calabrese, credo che la mia regione potrebbe diventare il parco energetico d'Italia. Ma le soluzioni tech per implementare la transizione energetica sono molteplici. Si potrebbe applicare l'intelligenza artificiale alle centrali produttive, la sensoristica IoT, i tracker Gps sulle navi che trasportano gas». Ma la situazione geopolitica è solo l'ultimo tassello in uno scenario fortemente condizionato dalla crisi ambientale. «È necessario un ripensamento delle logiche attuali verso soluzioni più sostenibili – spiega Affinito – Eseguire una transizione energetica sostenibile significherà puntare anche su solare, eolico, idrogeno verde e biometano. La transizione energetica è già in atto: non dobbiamo temerla, ma cavalcarla». --- Il 23 giugno un comitato presieduto da Paolo Gallo, CEO, Italgas, e Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School, e composto da Leonardo Ambrosi, Innovation and Digital Transformation Director, Italgas, Marco Barra Caracciolo, Chairman & CEO, Bludigit, Mirko Cafaro, External Relations and Press Office Manager, Italgas, Chiara Ganz, External Relations and Sustainability Director, Italgas, Leonardo Quattrocchi, Professor of Practice, Luiss Business School, ha decretato che il gruppo “Here 2 Disrupt” vincitore. Congratulazioni! 23/06/2022

10 Giugno 2022

Competenze trasversali per fare la differenza

Presentati i risultati del programma Con la Scuola, progetto di formazione promosso da Snam, ELIS e Luiss Business School Con oltre 250 ore di formazione dispensate a 500 docenti, per un impatto medio su 2000 studenti italiani, Con la Scuola ha concluso con successo un nuovo percorso formativo. Al centro di tutto, gli istituti formativi come organizzazione, e i docenti ed i dirigenti scolastici come i protagonisti del cambiamento. Il team di docenti di Con la scuola li ha affiancati nella progettazione e realizzazione del loro modello di scuola/comunità “apprendente”. Con la scuola è promosso da SNAM e realizzato da Luiss Business School, che ha sposato in pieno la missione di questo percorso. Come spiega Raffaele Oriani, Associate Dean for Faculty e Direttore Business Unit Custom & Consulting, Luiss Business School, «la nostra missione è avere un impatto sulla nostra comunità di riferimento. Un sistema formativo più efficace va a vantaggio di tutto il sistema Paese. Lavorare sulle competenze trasversali dei docenti e consigli di classe è in linea con il nostro approccio formativo. Infatti, miriamo a lavorare sulla capacità di gestire persone e situazioni complesse, innovare e gestire in modo creativo i problemi, fattori validi in ogni contesto». Con la scuola: qualche numero L'edizione 2021/2022 di Con la Scuola ha prodotto alcuni numeri interessanti. Ha dispensato oltre 250 ore di formazione a distanza e in presenza, per oltre 500 docenti con un impatto stimato su circa 2000 studenti, 60 consigli di classe, 26 dirigenti di 24 scuole coinvolte. «Quelli di Con la Scuola sono risultati incredibili – ha sottolineato Marta Luca, Head of Human Capital Development Diversity and Inclusion, Snam – In questi anni, abbiamo toccato con mano quanto i docenti siano il cuore della scuola. Questo è il punto di partenza e di realizzazione di una società più inclusiva e di un mondo migliore. Dobbiamo continuare a investire nella formazione del personale docente, per allineare e far evolvere l'offerta formativa e la leadership nelle scuole, per rispondere alle domande e alle esigenze sempre più complesse delle nuove generazioni. La scuola è il fulcro del territorio, primo ambiente di lavoro di Snam, ed è lì che bisogna investire, creando un ambiente sostenibile. Se vogliamo migliorare la leadership formativa, dobbiamo migliorare la qualità delle risorse umane». Le scuole sono state anche avamposto e presidio formativo durante la pandemia, garantendo ai ragazzi la possibilità di mantenere forte l'attenzione sulla crescita, nel voler formarsi a tutti i costi per il proprio futuro, per il proprio Paese. Secondo Giovanni Brugnoli, Vicepresidente per il capitale umano, Confindustria, «abbiamo una responsabilità comune nell'orientare gli studenti in base alle proprie specifiche caratteristiche. Il buon orientamento scolastico può produrre un ottimo grado di occupabilità. Il Pnrr dà nei confronti del mondo scolastico una partita finanziaria notevole. Dobbiamo sfruttare questa occasione per avere una scuola più inclusiva, aperta al mondo dell'impresa». Con la scuola, il modello che crea competenze Durante i colloqui, le aziende cercano nei candidati preparazione rispetto all'azienda, motivazione, voglia di lasciare un segno, di mettersi in gioco. Ma, ribaltando la domanda sul personale scolastico, tra dirigenti e formatori, emerge che ancora non è del tutto chiaro il concetto stesso di competenza. Il 57% dei docenti intervistati per il progetto Con la scuola ha dichiarato che la competenza si acquisisce studiando e facendo pratica. Il 41% pensa che si sviluppi con l'allenamento, mentre il 2% crede che si possegga dalla nascita e non muti. «Lavorando sul gruppo, siamo riusciti ad attivare un cambiamento – sottolinea Francesca Traclò, coordinatrice scientifica del progetto “Con la Scuola”, Luiss Business School – La competenza riporta al centro lo scopo educativo, che significa lavorare relazionandosi con i ragazzi. Lavorare con i docenti sull'osservazione è il modo per uscire dal giudizio, per aprire una vera relazione educativa. Dal percorso fatto nell'ultimo anno, abbiamo portato a casa la necessità per i docenti di avere più collaborazione e condivisione. In più, i docenti hanno bisogno di sperimentare il successo e lo abbiamo visto quando la relazione con gli studenti è diventata generativa». Il questionario compilato al termine del programma Con la scuola ha messo in evidenza che bisogna passare dalla formazione al singolo a quella rivolta all'organizzazione, al consiglio di classe e ai dipartimenti. È necessario passare dal (pre)giudizio all'osservazione, creando un linguaggio e uno scopo educativo comuni e imparando a lavorare insieme. “La scuola come sistema complesso” Dopo un secolo di didattica trasmissiva, è tempo di cambiare. Come evidenzia Antonello Giannelli, Presidente, ANP, «è necessario operare un profondo rinnovamento nella scuola, soprattutto sulla prassi didattica». I dati che arrivano dai test Invalsi ci dicono che ogni anno perdiamo un quinto degli alunni italiani. «Da un lato, contribuiamo alla povertà educativa, rendiamo le persone poco soddisfatte di sé. Gli abbiamo fatto provare insuccesso e frustrazione, trasformandoli in potenziali disoccupati, con potenziali impatti sociali negativi. Dall'altra parte, abbiamo demotivato delle persone che, se stimolate nel modo giusto, avrebbero potuto diventare dei lavoratori di successo, contribuendo al benessere di tutti. Questi temi dovrebbero essere di dibattito pubblico. Per questo è necessario passare a modelli didattici innovativi e fare uno sforzo di motivazione verso i ragazzi». 10/6/2022

01 Giugno 2022

ESG Reporting & Planning per leggere il futuro delle aziende

L’evento nato dalla collaborazione tra Luiss Business School e Oracle Italia pone al centro i valori ESG, la loro misurabilità e il ruolo nella pianificazione dei processi aziendali Attenzione all’ambiente, impatto sociale e aspetti di governance (ESG) sono i principi che stanno guidando le trasformazioni aziendali e finanziarie in tutto il mondo. Gli stessi criteri ESG mirano a condurre una transizione sostenibile nel mondo della finanza. Ma per rendere un business sostenibile è necessario monitorarne il valore e i risultati prodotti sulla profittabilità. Per questo le attività di pianificazione e reporting ESG, coadiuvate da tecnologie e strumenti adeguati, assumono un ruolo chiave. Questi sono i punti chiave dell’evento ESG Reporting & Planning: misurare i dati di sostenibilità per governare il business, nato dalla collaborazione tra Luiss Business School e Oracle Italia. Dati ESG, misurazione e pianificazione finanziarie: le sfide da affrontare Delineando lo scenario attuale in cui le aziende globali si stanno muovendo, il professor Raffaele Oriani, Associate Dean for Faculty Luiss Business School, ha sottolineato che gli investimenti sostenibili a livello globale oggi ammontano 35,5 trilioni di euro. Il 35,9% degli Asset Under Management è rappresentato da investimenti sostenibili. Entro il 2025 gli asset ESG potrebbero superare i 53 trilioni, rappresentando più di un terzo degli asset totali (con un aumento del 15%). Il 50% degli asset ESG globali sono in Europa, anche se gli Stati Uniti segnano una crescita molto veloce, soprattutto a livello di bond collegati ai criteri ESG. Contemporaneamente aumentano i bond e le società che adottano tali strumenti. La crescente rilevanza dei temi di sostenibilità per chi investe o per chi concede un credito, rende necessari strumenti che siano in grado di misurare le performance delle imprese e di strumenti finanziari ESG. Ma i processi di misurazione sono eterogenei: non c’è uniformità nella considerazione dei criteri di valutazione per i tre pilastri. Questa è una delle sfide a cui si è chiamati a dare una risposta Tra i temi aperti, relativi allo sviluppo della finanza sostenibile, restano sul tavolo la necessità di una tassonomia condivisa, che permetta di identificare attività, prodotti e servizi finanziari sostenibili; la necessità di maggiore comparabilità nelle informazioni pubblicate da parte delle imprese; una maggiore integrazione e dialogo su temi ESG fra tutti gli stakeholder coinvolti; l’armonizzazione del trade off tra performance ESG e rendimento finanziario. Governare il business applicando i criteri ESG La tavola rotonda, moderata dal professor Cristiano Busco, Full Professor Accounting, Reporting & Sustainability, Luiss Business School, ha messo al centro l’importanza dei dati e valori ESG al fine di arrivare a una governance che traduca lo spirito in pratica. «Da azienda pubblica siamo stati pionieri atipici nell’affrontare le tematiche ESG – ha sottolineato Lucia Fioravanti, Direttore Finanza e Affari Corporate, Sogei – Da due anni stiamo infatti investendo sulla ricerca di modelli che portino la sostenibilità ancora più avanti. Stiamo lavorando sulla sua accountability nell’ambito dei servizi pubblici, articolandola a livello ambientale, digitale e sociale. Coinvolgendo le pubbliche amministrazioni, abbiamo adottato il modello matematico del social return of investment per misurare il valore della sostenibilità in termini di incremento del portafoglio dell’offerta di servizi sanitari pubblici, di occupabilità e sviluppo di competenze. Cercheremo di portare questo modello nella fase di progettazione, in modo da porre l’attenzione sia sul modo di erogare un servizio pubblico sia sull’avanzamento tecnologico legato al fattore della diversity delle persone che andranno ad utilizzarlo». «Nel mondo di Leonardo il cammino verso la sostenibilità è iniziato 13 anni fa. Il codice di Corporate Governance ha formalizzato ciò che era nato spontaneamente – ha spiegato Alessandra Genco, Chief Financial Officer, Leonardo – I KPI finanziari e sostenibilità oggi sono due modi di guardare alla crescita e alle opportunità di sviluppo dell’azienda. Seguendo il modello del World Economic Forum, teniamo in considerazione questi cinque capitali chiave: finanziario; umano; sociale; ambientale, fondamentale per tutte le aziende; produttivo/di supply chain. L’unico modo per immaginare un modello di business sostenibile è basato sulla sinergia di tutti questi capitali, che vanno considerati in modo olistico per produrre un risultato obiettivo». «Muoviamo lavori per circa 20 miliardi di euro e non possiamo più farlo senza considerare il carbon footprint – ha spiegato Alberto Milvio, Chief Financial Officer, Autostrade per l’Italia – Ci orienteremo verso scelte di finanza sostenibile. Abbiamo negoziato una linea di credito legata a parametri di sostenibilità,  presto usciremo con il nostro framework di finanza sostenibile e andremo su mercati legati a questi valori. Da queste scelte non si torna indietro». La validazione dei dati C’è chi, come Oracle, ha puntato sulla sostenibilità anche per attrarre talenti e supportare con le proprie tecnologie i clienti nei loro sforzi in questa direzione. C’è chi, come Leonardo, ha deciso di mettersi alla prova con la misurazione esterna sugli 11 Kpi legati ai criteri ESG, per essere certi di essere sulla strada giusta. C’è chi, come Autostrade per l’Italia, ha messo in campo sistemi di controllo interno del mercato finanziario. C’è chi, come Sogei, ha fatto del report integrato una consuetudine. «La sostenibilità ha un valore sistemico e le aziende devono muoversi in una partnership continua – ha spiegato Fioravanti – Si arriva a una integrazione quando la sostenibilità entra nel concetto di rischio: è questa la vera sfida». No planet B Il 94% degli intervistati per la survey Oracle No Planet B ritiene che gli umani abbiano fallito nella gestione del pianeta e il 61% che solo l’uso di strumenti di intelligenza artificiale possa rendere le attività umane più sostenibili. La ricerca ha coinvolto 11 mila persone distribuite in 15 Paesi – consumatori, dipendenti aziendali, business leader. «L’umanità sostenibile in azienda è alla base del nostro futuro – ha rimarcato Giovanni Nubile, Country Leader Applications, Digital Finance and Supply Chain, Oracle Italia – Ciò vale soprattutto per le aziende. Il 91% dei manager intervistati pensa che il problema sia la gestione della sostenibilità nei sistemi aziendali – ad esempio la difficoltà nel reperire i dati ESG e interpretarli, per prendere le giuste decisioni – fattore che spesso fa pendere l’ago della bilancia verso la sola profittabilità. Ma il 70% delle persone interpellate ha ammesso che preferirebbe non avere più a che fare con aziende non sostenibili.  Sostenibilità e redditività non sono più obiettivi in contrasto fra loro, e come Oracle siamo certi di poter aiutare le aziende a fare meglio». «Il futuro ci dice che non bastano più compliance e reporting – ha spiegato Edilio Rossi, Digital Finance & Supply Chain Sales Development Director, Oracle Italia, durante la presentazione della piattaforma Oracle Cloud EPM – Il mercato e gli investitori chiedono una visione che passi attraverso una lettura che non sia solo economica e finanziaria». L’evento ESG Reporting & Planning: misurare i dati di sostenibilità per governare il business si è tenuto il 18 maggio a Villa Blanc, Roma, sede Luiss Business School. Hanno partecipato: Raffaele Oriani, Associate Dean for Faculty, Luiss Business School; Cristiano Busco, Full Professor Accounting, Reporting & Sustainability, Luiss Business School; Lucia Fioravanti, Direttore Finanze e Affari Corporate, Sogei; Alessandra Genco, Chief Financial Officer, Leonardo; Alberto Milvio, Chief Financial Officer, Autostrade per l’Italia; Giovanni Nubile, Country Leader Applications, Digital Finance and Supply Chain, Oracle Italia; Edilio Rossi, Digital Finance & Supply Chain Sales Development Director, Oracle Italia. 31/05/2022

esg

31 Maggio 2022

Mario Mazzuoccolo: «Il Master in Luiss Business School, un'occasione unica di essere “visti”»

L’alumnus del Master International Management è oggi Account Director Enterprise per LinkedIn Marketing Solutions: un traguardo raggiunto grazie ad ambizione e network Una laurea in legge alla Federico II di Napoli e tanta voglia di fare business: comincia così il percorso che ha portato Mario Mazzuoccolo dai tomi di giurisprudenza ai banchi del master in International Management di Luiss Business School. In questa storia la parola chiave è proprio questa, “international”. Perché se c'è una cosa che è sempre stata chiara a Mario è che voleva lavorare all'estero. Per farlo, aveva bisogno di un boost: lo ha trovato tra le aule di Villa Blanc, a Roma Mario Mazzuoccolo, cosa ti ha spinto a scegliere il master in International Management di Luiss Business School? Dopo la laurea in legge, ho capito che l'ambito in cui avrei voluto lavorare non era il legal, bensì il business. Sono state proprio le risposte che ricevevo alle mie candidature per queste posizioni a farmi capire che avevo bisogno di investire nella mia formazione per fare quel salto. Quindi ho iniziato a fare delle ricerche e ho visto che il nome Luiss Business School tornava spesso. Avendo sempre avuto voglia di lavorare all'estero, ho scelto il master International Management, che era in linea con le mie ambizioni. I due Erasmus e le esperienze internazionali vissute durante gli anni di università a Napoli erano una naturale premessa alla scelta. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? Ambizioso. Tutti i miei compagni di corso hanno fatto strada. Ho trovato persone che come me volevano avere successo dal punto di vista professionale. Con alcuni di loro oggi siamo molto amici. Qual è il corso che ha avuto un maggiore impatto sulla tua carriera? Un progetto di mentorship con Elena Ghigo, all'epoca direttrice HR di Johnson & Johnson Italia, oggi libera professionista del coaching. C'è stato qualche relatore in particolare che ti ha colpito? Roberto Marinucci, manager di Procter & Gamble, incontrato durante il corso di International Business Development. La sua storia mi aveva impressionato, così come il suo approccio pratico alla materia, che andava a completare le mie basi solidissime, ma pur sempre teoriche. A distanza di tempo, lo chiamai anche per un consiglio e fu di grande aiuto. Soft skill: come avete lavorato su questo ambito durante il master? Ricordo un incontro con un manager della Fox. I suoi insegnamenti, proprio all'inizio del corso, ancora oggi mi guidano nel lavoro quotidiano. Il primo: «Voi non dovete creare problemi, dovete risolvere problemi», il secondo: «Imparate Excel». Sono sempre stato appassionato alle tecnologie, ma, da questo punto di vista, la mia formazione in legge non mi ha aiutato quanto il corso per imparare il programma di calcolo. In più, anche il corso di Public Speaking con Alberto Castelvecchi è stato fondamentale. Competitività: come avete allenato questa soft skill durante il percorso in Luiss Business School? La competitività era sempre presente, ma sottotraccia: eravamo diventati subito molto amici, ma tutti avevamo la stessa voglia di fare bene e – perché no? – anche attirare l'attenzione dei professori, tutti molto rilevanti. Lo stesso cambiare compagni di progetto ha costituito una spinta a dare continuamente il meglio. Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si crea in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza? È un elemento fondamentale e, lavorando in LinkedIn, posso testimoniarlo con convinzione. Conoscere qualcuno che ha fatto strada in determinate aziende facilita anche il mio lavoro, perché so che all'interno di un organigramma conosco qualcuno con cui stabilire un contatto immediato. Mario Vitale, Direttore Business Development alla Luiss Business School, fu molto energico nel puntualizzare la centralità di questo valore durante il master. Cioè? Ci disse che interagire con un docente o un ospite significava arricchirsi dal confronto diretto con gli stessi protagonisti delle carriere di successo. Ci invitò anche a coltivare i legami con i nostri colleghi, perché un domani sarebbero diventati futuri manager e leader, ognuno per l’altro fonte di crescita per le reciproche carriere. Oggi posso testimoniare in prima persona che la possibilità di confrontarsi con persone sulla tua stessa lunghezza d'onda è rara e preziosa. In Luiss Business School si lavora molto sulla leadership. Secondo te cosa ci vuole per essere veri leader contemporanei? Trasparenza, autostima, umiltà. Un leader deve essere in grado di attraversare una fase di difficoltà ed essere abbastanza umile per uscirne, crescendo: è una dote che, se non ce l'hai, va sviluppata. In Italia la concezione del lavorare duro è ancora più diffusa del lavorare in modo intelligente, ma la prima da sola non basta. Quali sono stati i momenti più significativi del percorso in Luiss Business School? Entrarci, prima di tutto. Iniziare a preparare la narrativa da portare ai colloqui di selezione è un primo banco di prova, che ti allena a creare lo storytelling che poi verrà usato dopo il master. Poi c'è stato il rapporto con il Career Service. Com'è andata? Ho trovato un supporto unico nell’individuare l’opportunità professionale più adatta alle esigenze di crescita dello studente. Dopo il master ho iniziato a lavorare in una startup all'estero: un ambiente stimolante, in cui avrei anche potuto fare carriera. Oggi sei Account Director Enterprise per LinkedIn Marketing Solutions: provenire da un percorso Luiss Business School ha fatto la differenza nel tuo ingresso in Linkedin? Se sì, come? Direi di sì, l'esperienza del master mi ha aiutato in molti momenti della mia carriera. Sai, in LinkedIn assumiamo persone con background diversi e non solo persone che vengono da università top, per favorire lo sviluppo di strategie innovative. Quindi direi che non è stato "il titolo" a fare la differenza ma le cose che ho imparato nel percorso: dai compagni, dai professori e, ovviamente, dallo studio individuale. Quali competenze sviluppate durante il master sono state più utili per muoverti con successo nel mondo delle aziende tech di Dublino? Sicuramente come approcciarsi a un caso studio ed elaborare presentazioni in velocità. Capacità di ascolto e rapidità sono state fondamentali. Anche solo l'esporsi ai casi di studio è funzionale: quando ti rivolgi a un direttore o ad un CEO, devi apportare valore in poco tempo ed avere un bagaglio di storie aziendali ti aiuta a contestualizzare subito il linguaggio e il modello di business per il tuo nuovo cliente. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? Sicuramente tornerò a formarmi e LinkedIn è una di quelle società che investe per la formazione dei propri dipendenti. Voglio imparare un'altra lingua e prima o poi vorrei fare un MBA. Nel futuro prossimo vorrei avere un team tutto mio, preferibilmente qui in LinkedIn. Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School? Consiglio di concentrarsi sulla costruzione del network con i compagni e con i professori: è un'occasione unica di essere “visti” da persone che hanno posizioni di rilievo e un bagaglio di esperienze incredibili. Tornando indietro, lo sfrutterei ancora di più. Poi, durante il percorso, si dovrebbe cercare di capire cosa ci appassiona veramente. Il mercato del lavoro adesso è candidate driven, quindi si ha la possibilità di dettare le proprie condizioni. Anche in Italia dobbiamo farlo, se vogliamo far crescere positivamente il mercato: quindi mai accontentarsi. 31/05/2022

19 Maggio 2022

Chi è e cosa fa il Sustainability Manager

Dalle skill necessarie alle sfide legate a rischi e business: Matteo Caroli, Associate Dean per l’Internazionalizzazione Luiss Business School, fa il punto su questa figura professionale e sulla sua evoluzione Trasformare un'azienda in una realtà sostenibile è uno dei punti di partenza da cui si stanno sviluppando nuove figure professionali. Tra queste spicca il Sustainability Manager. A lui è demandata una funzione preventiva e strategica in linea con le più recenti novità normative ambientali, energetiche e di sicurezza finalizzata alla promozione di investimenti, politiche e iniziative sostenibili. Di questo e delle sfide che questa figura professionale deve affrontare, si parla nello studio "L’evoluzione organizzativa della sostenibilità nelle aziende italiane". A presentarlo durante l'evento Road To ESG – Viaggio verso la Sostenibilità. Sustainability Manager, è stato Matteo Caroli, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research e Osservatori, Luiss Business School. Chi è Sustainability Manager Il Sustainability Manager ha come obiettivo il miglioramento di alcuni processi e comportamenti aziendali, da trasformare nell'ottica di una costante e crescente attenzione all'ambiente. Assume nomi diversi a seconda dei Paesi e delle aziende che incorporano questa figura nel proprio organico. Il 53% dei professionisti assunti in grandi e medie imprese per questo ruolo, rivestono ruoli dirigenziali e molti di essi sono donne. «Il Sustainability Manager è in una posizione analoga di chi elabora il piano strategico – spiega Caroli – C'è un grande stress sulla misurazione dell'impatto del suo operato. C'è una diretta correlazione tra il livello di maturità professionale e le intensità delle interazioni, soprattutto con l'area di comunicazione, con l'obiettivo di scongiurare l'effetto green washing. Inoltre, questa figura estende la sostenibilità anche alle politiche del personale». Le missioni del Sustainability Manager Secondo i risultati della ricerca, la missione del Sustainability Manager comprende tre grandi temi. Il primo parte dal comprendere l'evoluzione delle questioni ESG e il loro impatto sulle dinamiche dei mercati dove il sistema opera, oltre che sui rischi e sulle prospettive di redditività dei suoi business. In secondo luogo, deve guidare l'evoluzione del sistema aziendale verso la piena sostenibilità, cioè una gestione che crea in modo integrato ed equilibrato valore economico sociale e ambientale. Infine, deve far evolvere la cultura aziendale in modo che i principi della gestione sostenibile e dell'economia circolare siano diffusi e concretamente condivisi con tutta l'impresa. Le competenze del Sustainability Manager Il Sustainability Manager deve conoscere il business, il sistema di offerta, delle tecnologie, del mercato e dei processi produttivi in cui opera. Deve avere la capacità di dialogare con le altre funzioni, per avere contezza delle caratteristiche e dei temi cruciali del business. Deve conoscere le traiettorie ambientali e sociali rilevanti, e le loro implicazioni per il settore connesse al sistema dei rischi. Inoltre, deve avere sensibilità strategica, capacità di relazione e comunicazione, nonché capacità progettuale. Secondo lo studio, il 40% di queste figure sono maturate nell'ambito delle relazioni istituzionali. «Il Sustainability Manager deve anche avere due condizioni trasversali nel modo di essere e lavorare. Prima di tutto deve essere credibile, sia nell'organizzazione sia presso gli stakeholder. Inoltre, deve avere la capacità di mettere insieme una visione sistemica, che connetta ambiente, società econoscenze specialistiche. Deve essere in grado di integrare i valori e gli obiettivi ESG con le performance economiche». Cosa fa il Sustainability Manager In virtù di queste competenze e delle sfide ESG che la contemporaneità sottopone alle aziende, il Sustainability Manager è chiamato a svolgere quattro funzioni: generatore di conoscenze e consapevolezza, facilitatore, project manager, auditor. «Ma la funzione più importante è quella di challenger, un soggetto titolato a cambiare le carte in tavola, in maniera intelligente, usando il pensiero laterale e portando prospettive e punti di vista diversi. È chiamato a sfidare i comportamenti e le convinzioni consolidate, agendo da outsider». Secondo la ricerca Luiss Business School, tra i risultati più importanti riscontrati nelle 59 aziende del campione, l'81% dei Sustainability Manager ha prodotto un aumento della cultura interna sulla sostenibilità. Una delle sfide a cui i Sustainability Manager sono chiamati riguarda la valorizzazione dei risultati ottenuti rispetto a stakeholder e investitori. «Le aziende più avanti nel processo di trasformazione sostenibile hanno superato le criticità perché vedono la sostenibilità – e in questo il Sustainability Manager ha svolto una funzione importante – il modo attraverso cui raggiungere una nuova leadership, anch'essa sostenibile». Le sfide del Sustainability Manager Oggi c'è chi dice che, arrivati a questo punto, le funzioni di questi professionisti sono esaurite. Ma c'è anche ci decide di investire ancora in queste persone per essere pronti a risolvere problematiche future, sempre più complesse. «La nuova sfida è rendere la sostenibilità un approccio di massa, che possa tirarsi dietro tutto il sistema delle Pmi e delle persone. Il Sustainability Manager deve sviluppare iniziative e progetti all'interno della propria impresa, ma anche all'esterno, in modo da trasformare la nostra sensibilità in chiave ESG». La ricerca è stata presentata durante l’evento “Road to ESG. Viaggio verso la Sostenibilità” che si è tenuto il 17 maggio a Villa Blanc. Sono intervenuti: Josephine Romano, Partner, Deloitte Legal, Luca Dal Fabbro, Presidente, ESG Institute, Franco Amelio, Sustainability Leader, Deloitte, Stefania Bortolini, Segretario Generale, Sustainability Makers, Matteo Caroli, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research e Osservatori, Luiss Business School, Marisa Parmigiani, Presidente Sustainability Makers, Carmelo Reale, GC Sustainability Group, Banca Generali, Giovanna Rosato, Head of Compliance, Danone, Claudia Strasserra, CRO Sustainability Manager, Bureau Veritas, Luca Testoni, Direttore, Etica News. 18/05/2022

13 Maggio 2022

Pharma e sostenibilità, Caroli: «Le filiali dei grandi gruppi guideranno l'innovazione»

Presentata la ricerca “L'approccio alla sostenibilità nel Life science” condotta da Luiss Business School con il sostegno di UCB Pharma Oggi la sostenibilità interessa tutte le aree della nostra vita quotidiana e le attività economiche. Di conseguenza, si tratta di un obbiettivo da raggiungere per l’intera società. Ogni player deve concorrere alla creazione di valore sostenibile, arrivando a produrre il massimo impatto. Tra queste, già per mission aziendale, ci sono le aziende farmaceutiche, a cui è dedicata la ricerca "L'approccio alla sostenibilità nel Life science" condotta da Luiss Business School. Le conclusioni tratte dal professor Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization e Direttore BU Applied Research e Osservatori, Luiss Business School, sono state presentate durante l'evento promosso dall’Ambasciata del Regno del Belgio in Italia e sostenuto da UCB Pharma, azienda biofarmaceutica con Headquarter a Bruxelles e sede italiana a Milano. Il ruolo chiave nella creazione di valore sostenibile in futuro sarà delle filiali. I risultati della ricerca Lo svolgimento dell'Agenda 2030 è nelle priorità dell'Italia. Il lavoro per il conseguimento degli obiettivi sarà determinante anche per attirare capitali stranieri, ivi inclusi quelli del settore farmaceutico, generando ritorni non solo economici, ma anche di valore sostenibile. L'obiettivo della ricerca svolta da Luiss Business School e presentata dal professor Matteo Caroli, è quello di capire come si muovono le società controllate nei gruppi internazionali, in particolare nel settore farmaceutico, nel nostro Paese. Inoltre, aspetto non secondario, i dati hanno mirato a cogliere le strategie corporate e le azioni sui territori da parte delle filiali. Secondo le evidenze raccolte, Caroli ha sottolineato che «saranno le filiali delle multinazionali pharma a guidare e sviluppare best practice sostenibili prima sul territorio, ma utili soprattutto a livello mondiale per l'intero ecosistema della salute». Tra i 15 grandi gruppi internazionali farmaceutici più significativi c'è un orientamento generale sulla sostenibilità. I grandi temi su cui si muovono sono le questioni Esg, quindi legate alla sostenibilità ambientale, ma anche al benessere delle persone, direttamente proporzionale al primo elemento. In questo contesto, resta fortissima l’attenzione sul benessere delle persone, che operano all’interno dell’azienda. Il rischio di green washing va sempre tenuto in conto. Può essere evitato attraverso la trasformazione culturale nelle persone dell'azienda: a partire dai board, dal vertice gestionale, passando poi a tutto il sistema aziendale. Ciò è facile quando le operazioni si svolgono normalmente. La questione cruciale è quando ci sono criticità da affrontare. «Bisogna contemplare la possibilità di rinunciare ad opportunità di business per non violare principi etici e insostenibili». Il ruolo delle filiali nella creazione di valore sostenibile Il ruolo delle filiali sarà cruciale. Infatti, le società controllate hanno la possibilità di diventare leader su alcune tematiche come quelle Esg per le condizioni specifiche del contesto geografico in cui operano e per il rapporto con gli stakeholder. In un Paese in cui la collaborazione tra pubblico e privato nel settore salute funziona, l'innovazione di questo ecosistema rappresenta una sfida da cogliere. Le aziende non saranno produttori di pillole e sciroppi, ma forniranno servizi integrati con il sistema pubblico e tutti gli altri attori chiave chiamati a partecipare all'ecosistema. L'orientamento al dialogo delle subsidiary le porterà guidare e sviluppare best practice utili a livello mondiale. All’incontro, moderato da Federico Luperi, Direttore innovazione e nuovi media Adnkronos, hanno partecipato: Pierre-Emmanuel De Bauw, Ambasciatore del Belgio; Daniela Bernacchi, Segretario Generale e Direttore Esecutivo del Global Compact Network Italia (GCNI); Matteo Caroli, Luiss Business School; Federico Chinni, AD di UCB Pharma Italia; Veronique Toully, Global Head of Sustainability UCB, e Michele Pochettino, Business Development Manager, H. Essers. 13/05/2022

26 Aprile 2022

I trend del marketing nel Next Normal

Quali coordinate permetteranno di orientare le attività di marketing, in uno scenario in continua evoluzione? Osvaldo Adinolfi, Founder & CCO di TUS – The Unusual Suspects e membro associazione P&G Alumni, traccia una rotta di connessione tra online, offline e futuro. P&G Alumni è partner della Luiss Business School per Marketing Management – Major of the Executive Master in Marketing In un’epoca post pandemica ma ancora pervasa da un conflitto che ha stravolto la situazione politico-umanitaria diventa molto difficile formulare previsioni certe e inconfutabili. Anche il marketing deve affrontare la necessità di governare la crescente complessità di un contesto ormai in rapida e continua evoluzione. In questo nuovo scenario sempre più fluido la presenza e l’utilizzo del digitale passa dal “nice-to-have” al “must-have” e diventa dunque un’assoluta necessità foriera di “disruptiveness”. Coordinate, visione e formazione diventano quindi indispensabili per affrontare le incognite di questo momento storico. A tracciare la rotta è Osvaldo Adinolfi, Founder & CCO di TUS The Unusual Suspects, società di consulenza strategica e creativa in marketing e comunicazione, con grandi clienti quali Honda Moto e AG Hotels, oltre che membro dell’associazione P&G Alumni, partner dell’Executive Master in Marketing di Luiss Business School. Osvaldo Adinolfi, come evolverà il marketing nel Next Normal? In questo tempo, qualsiasi previsione di breve, medio e lungo termine va riguardata con nuovi paradigmi. Tre saranno i grandi fenomeni con i quali, dal 2022 in poi, il marketing dovrà confrontarsi inesorabilmente: sustainability, experience e digital. Avere la visione e le competenze per far coesistere queste tre dimensioni renderà l’azienda fortemente vincente. Come si innesterà la sostenibilità nel marketing? A caratterizzare il Next Normal sarà l’umanesimo del marketing. Le aziende non saranno più soggetti economici con una responsabilità sociale, ma soggetti sociali con una responsabilità economica. Il bisogno di soluzioni rispetto a temi sociali quali il riscaldamento globale, la proliferazione di rifiuti da imballaggi in plastica, la sicurezza sanitaria e la recente tragedia politico-umanitaria ha portato i consumatori a chiedere maggiori connessioni con i brand e i rispettivi valori, per mettere in atto una strategia sostenibile concreta. Nel marketing del Next Normal, le aziende saranno sempre più chiamate a prendere posizione – o, meglio, azione – su temi sociali, etici, ambientali e a spendersi attivamente per contribuire alla soluzione delle suddette questioni. L’impegno sostenibile di un brand è ormai un’aspettativa del consumatore che diventa prioritaria per il marketing del Next Normal, in cui i valori di un marchio vincente sul mercato moderno dovranno necessariamente coincidere e, talvolta, addirittura incarnare quelli della società civile in cui operano. Come cambierà l'experience nel marketing? Nel Next Normal il consumatore vorrà aggregarsi, riappropriarsi della libertà sociale di interagire e, soprattutto, vivere quelle esperienze reali di cui siamo stati privati per due anni. Il marketing sarà quindi chiamato a generare azioni, attività, progetti e campagne che possano dare vita a una memorable brand experience: al consumatore dovremo dare la possibilità di immergersi in un'esperienza multisensoriale e multidimensionale del brand. L'ultimo trend del marketing nel Next Normal è il digital. Negli ultimi due anni, complice la pandemia, abbiamo assistito a un’esplosione esponenziale nell’utilizzo del digitale, soprattutto in Paesi come l'Italia. Questo tempo pandemico ha avvicinato i non digital al digital e, grazie alla coesistenza di social media, blog, siti e piattaforme di e-commerce, il tempo trascorso on line è aumentato. Lungo questa scia anche i servizi digitali si sono diversificati, in virtù del numero crescente di consumatori che si è affacciato al digitale anche in ambiti precedentemente non del tutto esplorati, come meeting, delivery, brand digital store. Come possiamo declinare questi trend in formazione? Il primo passo sarà aprire maggiormente a una formazione esplicativa, pronta a coinvolgere attivamente, neiprocessi didattici, le aziende già impegnate a investire su sostenibilità, experience e digital: saranno i Success Model – uno schema di apprendimento sempre vincente – che permetteranno di imparare dai manager e imprenditori che hanno realizzato queste strategie prima e meglio. Bisognerà poi prendere coscienza della necessità di essere costantemente aggiornati. Vivendo in un’evoluzione continua, nulla può sedimentarsi per un periodo troppo lungo, in primis la formazione. Visto l'aumento del digitale e la sua costante evoluzione, che conseguenze si potranno avere in campo pubblicitario? L’impatto di questa esplosione digitale avrà riflessi sia quantitativi che qualitativi. Sul primo fronte, il marketing dovrà usufruire sicuramente di maggiori investimentiin comunicazione digitale che sfruttino una molteplicità di piattaformecome touch point (siti web, social, app, blog). Dal punto di vista qualitativo, la parola d'ordine non sarà più reach, ma engagement! L'investimento in comunicazione digitale -dunque- punterà principalmente a costruire un dialogo sempre più interattivocon tutto il potenziale pubblico dei brand. È importante però fare attenzione. Il marketing si rivolge sempre a un target, ovvero a persone che si interfacciano con una realtà che continua e continuerà ad essere sempre sia on line che off line. Da qui nasce un altro imperativo del Next Normal: il phygital, ossia la necessità di assicurare una naturale fluidità ed osmosi fra tutto quanto viene proposto in ambito digitale e le naturali conseguenze, ricadute e rimbalzi con la vita reale: una integrazione sinergica fra i due mondi -analogico e digitale- è del tutto indispensabile. Come costruire un percorso professionale per una carriera in ambito digital marketing? Un percorso professionale nel marketing è frutto di una formazione strutturata da conseguire, ad esempio, nell'ambito di un master: non ci si improvvisa digital manager ed essere un digital native non costituisce un’eccezione né un titolo preferenziale per diventarlo. Il marketing on line si basa su dinamiche, modelli e strutture diverse dall’uso che facciamo in privato dei social media. Per questo la formazione in marketing digitale è un must have. È necessario poi tener presente un principio che può sembrare paradossale ma è invece vero e concreto: “non esiste il marketing digitale, esiste il marketing in un'era digitale”. La formazione deve dunque essere completa e approfondita sugli elementi basilari del marketing integrato, operando una sinergia tra le strategie on line con quelle off line. Se l’approccio al digitale viene enfatizzato senza la giusta armonizzazione con le altre leve di marketing si corre il rischio di perdere lucidità nella strategia al fine d’inseguire e di assecondare tendenze del momento. Ecco, dunque, che un percorso professionale va iniziato, nutrito e sviluppato nelle giuste sedi formative. L’individuazione di obiettivi chiari e precisi, l’analisi del target nei suoi stili di vita e la coerenza di un posizionamento saranno sempre pilastri fondanti del marketing sia digitale che analogico, sia nel presente che nel Next Future. OSVALDO ADINOLFI, Co-Founder e CCO TUS - The Unusual Suspects Truly International, Proudly Italian, Unconventionally Connected. Questa è la filosofia che rappresenta l’essenza della sua personalità. Osvaldo Adinolfi inizia la sua avventura professionale in Procter & Gamble -1991-2001- dove occupa diverse posizioni professionali, sia in Europa che negli Stati Uniti, fino a divenire Responsabile Marketing Communication. Gestisce progetti strategico-creativi per i maggiori brand, tra cui Pringles, Pantene, Gillette. Dopo una profonda esperienza strutturata in azienda, nasce in lui la voglia di sperimentare il mondo flessibile dell’agenzia. Diventa Senior Vice President e Creative Director di Edelman -2002-2018- dove si occupa di sviluppare e realizzare campagne internazionali di marketing integrato per marchi quali Nutella, Virgin Active, MasterCard, Playstation, Air Bnb, Disney, Carlsberg. Nel 2019 decide di co-fondare TUS The Unusual Suspects, società di consulenza nel marketing strategico e creativo, dando il benvenuto al primo grande cliente: Honda Moto Europe. È considerato uno dei massimi esperti di Unconventional Marketing sviluppando una progettualità sperimentale e innovativa per i suoi clienti. Osvaldo Adinolfi opera anche nel campo della formazione universitaria e post-universitaria come docente e coordinatore scientifico per le maggiori realtà formative italiane. La Luiss Business School è una di queste.   26/04/2022

22 Aprile 2022

Data Girls, innovazione, inclusione e diversity per vincere le sfide del futuro

Dare nuove risposte a nuovi bisogni, coinvolgendo tutte le capacità di un gruppo: le finaliste del progetto Data Girls raccontano il percorso con il proprio team Le neuroscienze hanno riconosciuto nel cervello femminile alcuni processi logici, capaci di connettività multipla e multitasking, che potrebbero essere utili nell'analisi delle complessità contemporanee. La capacità di mettere insieme gli aspetti umani e quelli tecnici si rivelerà utile anche nella gestione di problemi come l'inclusione, le emissioni e le energie rinnovabili, la creazione di nuovi modelli di business e nuove modalità di lavoro. Le studentesse Luiss Business School si sono messe alla prova durante la sesta edizione di Data Girls del progetto GROW - Generating Real Opportunities for Women, per dare risposte innovative alle challenge proposte dai partner tecnici Generali, Italgas, Terna e WINDTRE. Tra le finaliste emerge una consapevolezza condivisa: per fare innovazione, favorendo nuove risposte a nuovi bisogni, ci vuole inclusione e il supporto di tutte le qualità di un gruppo di lavoro. La challenge Italgas secondo Silvia Botta Silvia Botta, 23 anni compiuti e Master in Marketing Management – major in Digital Marketing, ha partecipato con il suo gruppo, Gas Opened, alla challenge “WOW – Way Of Working”, con l’obiettivo di analizzare come la pandemia abbia modificato il modo di lavorare in Italgas. L’azienda è passata da un approccio lavorativo in full smart working (2020-2021) a un graduale rientro in ufficio (da settembre 2021). L'obiettivo è stato quello di studiare come siano cambiate le modalità di lavoro in azienda grazie ai nuovi strumenti di comunicazione e collaborazione, pianificazione delle attività giornaliere, nuove abitudini lavorative. La metodologia utilizzata ha previsto l’uso di Rapidminer per l’analisi dei dataset aziendali, il confronto con i dati ISTAT 2021 e i dati Google 2021 relativamente ai trend sullo smartworking in Italia, e un questionario somministrato ai dipendenti Italgas per sondare l’opinione interna all’azienda circa le nuove modalità di lavoro. «Nel nostro progetto ci siamo focalizzati in primis sui dati generali a livello Italia, esterni all’azienda, poi siamo andati a indagare più a fondo i programmi Microsoft maggiormente utilizzati dai dipendenti per il proprio lavoro quotidiano e abbiamo stimato il tempo trascorso e l’impiego di questi programmi in relazione al possibile impatto ambientale. Il gruppo ha cercato di integrarsi nonostante la distanza. Quello che proporremo è una buona prassi di come i dipendenti possono migliorare». La pandemia ha cambiato le modalità di lavoro e la challenge ha permesso al gruppo di Silvia di studiarne le varie evoluzioni. La challenge Generali secondo Erika Panella Erika Panella, 26 anni, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione, con il Gruppo 3 ha preso parte alla challenge “Our way to a diverse and sustainable ecosystem” di Generali. Gli obiettivi della sfida erano tre: l'identificazione dei profili professionali disponibili sul mercato italiano con un focus su donne in ruoli STEM, under 35 e persone laureate con disabilità; l'analisi dei dati, dei trend futuri globali, dei bisogni generazionali e delle prospettive delle minoranze; partendo dall’analisi dei dati, elaborare raccomandazioni su come Generali può attrarre e trattenere in azienda un pool di talenti più inclusivo. «Per molte aziende, diversity e inclusion non sono più solo una questione di reputazione, ma fattori che si riflettono sulla produttività stessa e sugli investimenti. Siamo partiti dalla ricerca dei dati e dalla loro successiva analisi, un approccio a cui non eravamo abituati. È stato un modo diverso di ragionare, facendo proposte basate su dati reali». Lavorare a questa challenge ha permesso al gruppo di Erika di offrire a Generali un punto di vista più consapevole su difficoltà e soluzioni da attuare per realizzare diversity e inclusion. «Abbiamo cercato di analizzare anche soluzioni praticate già da altre aziende. Questo approccio realistico e la conoscenza di più opportunità ci saranno molto utili quando entreremo nel mondo del lavoro».  La challenge Terna secondo Irene Ariante Irene Ariante, 25 anni, studentessa del Master in marketing management - major in corporate event: management, pr & communication , ha preso parte alla challenge lanciata da Terna con il gruppo “Terna al lotto”. La sfida – “Emissioni ed esternalità ambientali e sociali evitate da un impianto fotovoltaico integrato con un sistema di accumulo” – aveva l'obiettivo di valutare la rilevanza ambientale e sociale delle fonti rinnovabili, stimare le emissioni di CO2 e di altri gas climalternati, oltre a calcolare i benefici derivanti dallo storage. «Questo argomento molto attuale, legato all'obiettivo europeo della decarbonizzazione entro il 2050, che ci ha permesso di ampliare il nostro punto di vista sulla questione ambientale e dell'efficienza energetica. Abbiamo analizzato i dati, confrontandoli anche con altri dati esterni, seguendo un approccio qualitativo». Osservando il percorso compiuto, Irene osserva una maggiore consapevolezza circa l'ambiente e la necessità di salvaguardare il pianeta con l'utilizzo di fonti rinnovabili. La challenge WINDTRE secondo Ottavia Piro Ottavia Piro, 24 anni, studentessa del Master in Luxury Management, ha preso parte alla challenge WINDTRE con il suo Group 2. La sfida si è basata sull'analisi dati e sullo sviluppo di strategie (data analysis and strategies development) relative a un'espansione nel mercato di MaaS e Proximity Payment da parte di WINDTRE. «Il nostro progetto è stato incentrato sull'analisi del costo-opportunità di questa espansione e, oltre all'implementazione di un piano strategico per quanto riguarda i servizi core, sulla creazione di una strategia di business attrattiva verso attuali e potenziali clienti caratterizzata da un processo di branding. Nonostante le difficoltà operative, legate alla distanza di alcuni componenti del gruppo, ho avuto l'opportunità di essere team leader, sperimentando ciò che voglio fare nella vita. In più, nella nostra risposta alla sfida abbiamo messo un’idea dietro ai dati e sviluppato un prodotto vendibile». I vantaggi ereditati dal progetto GROW sono stati per lo più tecnici: «siamo riusciti a creare una strategia efficace, osservando come un'azienda potesse svilupparsi in altri settori partendo da asset esistenti». Fare innovazione secondo le Data Girls Secondo Erika, fare innovazione oggi significa essere in grado di costruire un mondo più vivibile per tutti, partendo dalle aziende. «Attraverso le scoperte tecnologiche si può essere più inclusivi. Siamo tutti portatori di diversità, dal genere all'orientamento sessuale, passando dal background culturale. Inoltre, un'altra parte fondamentale da considerare è la sostenibilità ambientale: non c'è inclusione senza l'abitabilità del pianeta». Secondo Irene, l'innovazione è «proporre nuovi modelli e nuovi strumenti che possano rispondere all'evoluzione di bisogni multisettoriali, da quello personale all'edilizia e trasporto. L'innovazione è nulla, se non ci sono bisogni che cambiano nel tempo». Secondo Ottavia, «l'innovazione è anticipare un bisogno. All'interno di un'azienda ognuno ha un ruolo e solo la valorizzazione di ognuno può portare a un'innovazione concreta. L'innovazione deve avere un supporto onnicomprensivo di tutte le qualità di un gruppo di lavoro, parte di un processo creativo». «Innovazione significa creatività, apertura mentale, un lasciarsi ispirare da ciò che non si conosce – aggiunge Silvia – Non si tratta solo di anticipare i bisogni, ma anche osservarli, cercando di adattarsi a un mondo in continuo cambiamento. La pandemia ce l'ha dimostrato. Se si parla di innovazione in un'azienda, deve esserci una struttura agile, capace di allineare i bisogni alla motivazione e alla personalità di ogni dipendente». Una marcia in più: il ruolo delle donne nel fare innovazione Fare innovazione e risolvere le complessità del nostro tempo sono imprese che hanno bisogno del lavoro di tutti. La valorizzazione delle discipline STEM legate al tema dell'inclusione è tra le priorità del governo e del Pnrr. Per questo, avere a disposizione capacità cognitive femminili sarà un modo per vincere insieme. «Come donne – spiega Erika – abbiamo un vissuto che è diverso. Molte di noi avendo, avuto esperienze lavorative o anche solo scolastiche e universitarie, si sono rese conto di pratiche di pregiudizio ed esclusione. C'era chi sosteneva che le donne vogliono essere coccolate in azienda. Un uomo dice questo perché ha introiettato alcuni pregiudizi difficili da sradicare. Il punto di vista femminile riesce a connettere dei dati che la maggior parte degli uomini non riesce a vedere». Come spiega Irene, «abbiamo messo in atto un critical thinking più elevato. Essere donne ci ha permesso di lavorare bene in gruppo, permettendo a tutte di far emergere conoscenze e competenze che fino a quel momento potevamo aver ignorato». «Nella vita reale ci sono uomini e donne, realtà che è stata replicata anche nel gruppo – spiega Ottavia – Persistono discriminazioni, ma premere sulle differenze a volte significa anche incentivarle». «Abbiamo cercato di fare in modo che l'essere donna fosse un punto di forza – racconta Silvia – Abbiamo cercato di mixarci su tutti i task anche sulla parte analitica, su cui ho lavorato molto. Ne ho guadagnato competenze di data analyst che pensavo lontane dalla mia formazione. Essere donna ha permesso una maggiore vicinanza fra i membri del gruppo: l'empatia e l'organizzazione ci ha permesso di non fermarsi al dato, ma di andare oltre, in una prospettiva più ampia e inclusiva».

20 Aprile 2022

Elis Ceo Meeting, Paolo Boccardelli: «Occorre investire per cambiare la formazione»

In apertura dell'evento tenutosi a Villa Blanc, il Direttore Luiss Business School ha delineato il nuovo approccio necessario alla creazione di competenze e all'apprendimento L'alleanza tra aziende, istituzioni e scuole è il punto di partenza per affrontare le sfide che il mondo e la società del prossimo futuro porranno. Per vincere, sarà necessario indirizzare le competenze e la formazione per pianificare e favorire l'orientamento delle vocazioni professionali delle nuove generazioni. Questi i temi al centro del Ceo Meeting, svoltosi il 14 aprile 2022, per dare il via al nuovo Semestre di Presidenza del Consorzio di aziende ELIS. Per l'Italia è stato nominato ufficialmente Roberto Tomasi, Amministratore Delegato di Autostrade per l'Italia. L’evento si è svolto nella sede di Luiss Business School, a Villa Blanc, a Roma. Un nuovo approccio alla formazione L'European Skill Index, redatto dal Cedefop nel 2020, vedeva l'Italia al 23esimo posto per la formazione delle competenze, mentre per la skill activaction (trasferimento di competenze dal mondo della formazione a quello del lavoro) era all'ultimo posto. In questa fase di grande complessità, le domande da porsi secondo Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, sono due: quali abilità sono necessarie e come vanno formate. «Abbiamo bisogno di passare da un approccio culturale a uno legato alla creazione di nuove competenze. Mixare le due prospettive in un problem based learning è la sfida del momento. Mettere al centro gli studenti significa mettere al centro l'apprendimento e non l'istruzione, spiegando i domini della complessità, ma anche il modo in cui i problemi vanno risolti». «L'Italia sta affrontando un momento molto difficile perché è un Paese che deve ritrovare sé stesso - ha dichiarato Patrizio Bianchi, Ministro dell'istruzione della Repubblica Italiana - Ognuno di noi deve ritrovare la propria missione, dagli insegnanti alle imprese. Bisogna recuperare la capacità di essere presenti nel nostro momento, per essere un punto di riferimento per i ragazzi. Il ruolo delle scuole e la presenza all'interno del territorio anche da parte delle imprese è sempre più fondamentale. Pensare una scuola in cui anche i muri, non solo le porte siano aperte, ripensando una presenza responsabile delle persone. Se dobbiamo fare futuro, dobbiamo fare istruzione». Gli obiettivi del nuovo Semestre Elis I prossimi sei mesi del Consorzio Elis vedranno al timone ecosostenibile Roberto Tomasi, Amministratore Delegato di Autostrade per l'Italia e nuovo Presidente del Consorzio Elis. «Bisogna fare scuola per costruire futuro», ha esordito il neo-eletto, passando ad articolare gli obiettivi del suo semestre. Tomasi ha messo in luce la necessità di connettere industria, capacità e competenze, necessari per poter rispondere a tutte le sfide della complessità contemporanea, da quella energetica a quella umana. I servizi implementati saranno sempre più digitali, attraverso lo sviluppo di dispositivi, multicanalità e infrastrutture di supporto. Le sfide da affrontare sono diverse. La prima: chiudere il gap di competenze di cui abbiamo bisogno oggi, creando un network con scuole e atenei per incontrare la domanda e l'offerta di lavoro, potenziando anche l'offerta formativa degli ITS. Nei prossimi 5-10 anni, bisognerà indirizzare il corpo docenti e i giovani verso le competenze prioritarie già da oggi e imprescindibili in futuro. Nel lungo periodo, sarà necessario innescare un nuovo meccanismo di pianificazione integrata, attraverso una cabina di regia stabile con presidio dei principali comparti industriali per favorire l'orientamento. «Le aziende devono fare uno sforzo per immaginare il futuro. Se non si fa questo sforzo, creiamo futuro non resiliente. Dobbiamo immaginare, disegnando con visioni strategiche. Il sapere è centrale in tutto questo». Liceo TRED, obbiettivo raggiunto Il Consorzio raccoglie intorno all'ente non profit ELIS oltre 100 aziende, di cui 30 quotate in borsa, in un rapporto stabile di collaborazione che si prefigge due obiettivi: realizzare percorsi efficaci di formazione e inserimento professionale per i giovani, e impegnarsi in progetti d'innovazione e sviluppo ad alto impatto sociale. Tra questi, i molti Progetti di Semestre sviluppati negli anni sotto la presidenza a turno delle aziende del Consorzio. Con il nuovo Semestre di Presidenza a guida Autostrade, l'impegno del Consorzio continua per favorire il dialogo tra imprese, scuole e istituzioni. L'ultimo obiettivo raggiunto, in ordine di tempo, è il Liceo TRED (Liceo quadriennale sulla Transizione Ecologica e Digitale), che a partire dal prossimo anno scolastico vedrà protagonisti 27 istituti scolastici e 23 aziende distribuite su tutto il territorio nazionale. Progetto promosso dal Presidente uscente, Marco Alverà, Amministratore Delegato di Snam, il nuovo liceo offrirà un percorso di formazione teso a integrare i programmi didattici del tradizionale liceo italiano con maggiore attenzione alle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). In questo liceo dell'innovazione e dell'inclusione, il 40% dei 500 iscritti al nuovo liceo sono ragazze. «Inclusione e innovazione sono da percepire in modo congiunto. Riprendendo le parole del Presidente Draghi, la sfida del tempo futuro va vinta tutti insieme o è già persa in partenza - ha sottolineato Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia - Oggi un percorso inclusivo non può che essere un percorso di contribuzione collettiva. Le disuguaglianze – territoriali, sociali, di genere – sono un ostacolo allo sviluppo di tutti. La sfida di questo liceo va in questa direzione: costruire un sistema Paese. Le donne hanno bisogno delle scienze, ma le nuove frontiere della scienza avranno bisogno dei processi logici che la neuroscienza ha riconosciuto nel cervello femminile: quella connettività multipla e multitasking, capaci di mettere insieme aspetti umani delle questioni. Le ragazze devono essere incluse da subito, costruendo una leadership femminile partendo dal liceo». 20/4/2022

15 Aprile 2022

Quando un compagno di viaggio diventa anche un elemento di sostenibilità della performance

Articolo di Paolo Palazzo e Anna Zanardi pubblicato su Harvard Business Review, Aprile 2022 Paolo Palazzo, Executive coach (PCC, ICF), Adjunct professor e coordinatore scientifico dell’Executive Programme Coaching, Luiss Business SchoolAnna Zanardi Cappon, Professor of practice in leadership and corporate values, Luiss Business School; International board and governance advisor Sono lontani i tempi in cui quando ti presentavi come “coach” ti chiedevano cosa fosse e cosa facessi nello specifico; oggi tutti sanno cosa sia un coach, che cosa faccia davvero resta per molti ancora lacunoso. O, diciamo, che si è cosi ampliata la gamma di profili, formazioni e obiettivi del coaching, che l’identità si è diluita in un mare di possibilità ben al di là dell’originaria funzione. Recuperiamone però almeno in parte i contorni originari e cerchiamo di capire come possa aiutare le persone all’interno delle organizzazioni in una fase di fine pandemia e post-pandemia. Fase  che davvero ci riserva incognite e difficoltà da superare mai conosciute prima. I nuovi bisogni delle persone in questa fase storica Nelle organizzazioni si sono manifestati bisogni nuovi; quelli che attengono alle persone e alla struttura organizzativa sono strettamente connessi e si possono riassumere  come segue: 1 - La leadership prende un orientamento più focalizzato su piccoli team, anziché sui team allargati che erano diventati più frequenti nella prassi anche apicali. Il Ceo o il capo del team si concentra nella relazione bidimensionale ed ibrida su cerchi più stretti, catene di comando più corte e riunioni di problem-solving. La dimensione relazionale-empatica non ha ancora trovato un suo spazio bidimensionale soddisfacente o sostitutivo di quello tridimensionale (presenziale). Approcci come quello dell’Unbossing o dell’adattabilità come nuova forma di intelligenza riscoprono vecchie prassi di autorganizzazione che Maturana e Valera o Henry Laborit ben avevano già descritto nelle loro opere sull’autopoiesi o sulla biologia comportamentale negli anni ’70 e ’80. Quindi ad oggi, niente di nuovo sotto il sole se non, ottimisticamente ci auguriamo una crescente consapevolezza davanti all’aumento delle patologie mentali dei lavoratori, alla moltiplicazione di uso di psicofarmaci delle persone che non si  ritrovano con la propria identità professionale attuale, all’onda di dimissioni fiume e alla insormontabile difficoltà ad attrarre nuove leve dentro ai percorsi di reclutamento di molte aziende, soprattutto nella fascia dei millenials. 2 - Necessita un approccio scientificamente validato per combinare talenti nei giusti team e uscire dalla annosa modalità biased dei colloqui senza fine e degli assessment spannometrici che oltre a costare molto ed a fornire dubbi risultati, sono anche pazzescamente onerosi per la durata del loro processo. Un candidato che ancora si infila in un percorso non  digitalizzato (almeno nelle fasi di screening e  di inizio del funnel di selezione) costa intorno ai 5000 euro in termini di tempo dedicatogli e di spese accessorie (p.es. spostamento dei selezionatori e/o del candidato) e in termini di ore lavorative siamo da inizio e fine processo intorno alle 10 giornate di tutte le persone coinvolte. Se poi non è idoneo o rifiuta, si riparte. Algoritmi e intelligenza artificiale possono esaurire quella parte bassa di lavoro iniziale e nobilitare la centralità strategica dei reclutatori e dell’HR come funzione essenziale per la giusta scelta del giusto candidato, internalizzando anche una competenza cruciale per l’azienda che troppo spesso è delegata all’esterno. 3 - Attenzione alle nuove necessità di benessere e salute, stress occupazionale incluso, che attanagliano le persone dentro a un frullatore di competenze nuove, scenari ipercomplessi, ibridi e accalcati di riunioni continue, senza tempo né pianificazione, che raramente danno la percezione di impattare concretamente sul valore delle performance. In questo ritmo sconosciuto e nell’ibridazione di modalità uomo-macchina non scontate, la solitudine sociale e manageriale, la disconnessione relazionale e la fatica di adattamento a piattaforme che piallano la prospettiva intrapersonale, fanno nascere un bisogno di intimità, empatia e socialità a cui nessuna delle imprese oggi è riuscita a dare una risposta efficace. Le persone si dimettono e la risposta non può essere aumentare gli stipendi. Questa ottica semplicistica e materialistica ricalca la nostra inadeguatezza a capire cosa davvero non sta più funzionando nel modello socio-organizzativo attuale. Ci sono sicuramente altri punti che si potrebbero elencare, ma questi tre possono, se presi in carico da un buon accompagnamento individuale o di team, creare uno spazio maggiormente sano e  sostenibile nell’immediato e dare sollievo e lucidità a quelle popolazioni che dovranno incaricarsi di una costruzione diversa del mondo aziendale. Il Coaching come strumento di sviluppo e il profilo di competenze aggiuntive del Coach Per essere efficaci su queste tre dimensioni sono certamente importanti le tradizionali competenze del coach contenute nei numerosi modelli che negli anni sono stati generati e sperimentati secondo i diversi approcci di coaching. Competenze sostanzialmente convergenti verso doti di empatia, ascolto, trasformazione cognitiva e comportamentale della visione e dell’impatto del coachee. La notevole diffusione della pratica del Coaching nelle organizzazioni non si può ascrivere (solo) a ragioni di novità o di moda. In numero sempre crescente, organizzazioni profit e non profit e istituzioni pubbliche  nazionali e internazionali hanno potuto sperimentare l’efficacia di questo strumento in innumerevoli casi.  Anche se la legislazione di riferimento nel nostro Paese  (l. 4/2013) si basa sull’autoregolamentazione volontaria  della professione, si richiedono sempre più spesso coach qualificati da percorsi di formazione e da solida pratica; non è un caso che ICF (International Coaching Federation), la più grande associazione di coach che conta più di 60 chapter in tutti i continenti, in meno di 10 anni è passata da meno di 10.000 soci con credenziale agli oltre 30.000  attuali. Il coaching consente di dare la massima attenzione al fattore umano, alle caratteristiche proprie di ogni persona nel modo di apprendere, crescere, decidere. Le organizzazioni dove il coaching diventa cultura vedono, oltre allo sviluppo di individui e team, un sensibile miglioramento in termini di produttività, engagement delle persone, riduzione di turnover e efficacia delle figure manageriali (Zenger Folkman, 2019). La nostra esperienza ci mostra come siano in grande misura coachee appartenenti alla Generazione Zeta e i Millenniels a trarre un grande valore dal coaching. Resta centrale la capacità del coach di supportare il coachee nella comprensione della sua posizione nel contesto organizzativo e sistemico nel quale opera, nel creare spazi di libertà e creatività generando diverse opzioni, nel valorizzare l’assunzione di responsabilità verso la realtà che lo interroga (è quantomai attuale l’insegnamento di Viktor Frankl su quest’ultimo aspetto). Tutto ciò necessita  tuttavia qualche aggiunta specifica, non banale e non scontata, che deve integrare esperienza, formazione e attitudine creativa di ogni coach che voglia essere pronto alla fase post- pandemica caratterizzata dall’ibridazione di modalità d’interazione in azienda. Poco conta che come coach noi si sia già avezzi da anni a fare sessioni online, la sfida ora è trasformare i nostri coachee multiviaggianti e abituati a spazi fisici di esercizio del potere e della decisione, a farlo in remoto o in maniera appunto ibrida. Necessita allora spiegare bene e far sperimentare alcuni approcci come per esempio: 1 - La comprensione neurofisiologica e di trasformazione percettiva di cui c’è bisogno per usare bene lo strumento digitale nella conduzione dei team, delle riunioni, delle relazioni a distanza; in breve: nel funzionamento della macchina operativa. Il cervello dentro alla dimensione piatta dello schermo perde prospettiva e crea nuovi patterns di presa delle decisione, focalizza le informazioni in maniera diversa, necessita tempi di riflessione e azione più brevi, abbisogna di un linguaggio sintetico e straight to the point. Chi non riesce a fare un salto viene ammutolito dall’etere e non partecipa più significativamente alla scena aziendale. Come prevenire dunque la perdita di risorse importanti per l’impresa? Come aiutare chi necessita di sviluppare un’ empatia digitale e salvare il proprio posizionamento interno al team? Come usare i propri sensi ed il proprio cuore per connetterci con l’altro nell’era algoritmica e digitale? 2 - Il senso di relazioni significative e di una socialità più piena, anche se a distanza, è l’altro aspetto centrale nella costruzione di una sana frequentazione professionale, dove l’identità del lavoratore cambia totalmente a causa di ritmi e strumenti di lavoro diversi. Che la creazione e il consolidamento di buone relazioni all’interno delle organizzazioni è sempre più decisivo per ottenere i risultati sperati è ormai ben noto ai manager più illuminati, che non si affidano solo a tecniche comunicative o incentivi estrinseci. Ma ciò non basta.  Come aiutare a creare un senso ed una identità nuova non solo di tipo individuale, ma anche collettivo e come portare le ormai stantie chiacchiere su mission, vision, purpose, values ad un livello pragmatico e ficcante per chi dentro all’organizzazione deve viverci. Per chi i valori e i comportamenti li deve allineare al fine di ridurre il rischio operativo dei team e supportare la sostenibilità della performance cosi da non far esplodere dinamiche inficianti la performance di business e la qualità decisionale. Il rischio di dinamiche disfunzionali, all’interno dei team è infatti notevolmente aumentato, a causa del contesto post-pandemico che abbiamo descritto più sopra, i cui effetti potenzialmente negativi sono stati ampiamente documentati da studi recenti (cfr. A. Zanardi, Mental Health And Healthy Companies, Forbes, ottobre 2021). 3 - Il contagio da altre discipline, non solo neuroscientifiche, mediche, matematiche e ingegneristiche  ma anche la botanica, la fisica,  la biologia, la teologia forniscono lenti di interpretazione di possibili nuove forme di aggregazione e costruzione di esperienze culturali innovative che attraggono sul posto di lavoro e servizi e apprendimenti che da soli davanti al pc non si possono effettuare. E dunque la scelta di tornare al presenziale diventa una crescita e realizzazione del  proprio potenziale a cui non si può rinunciare per tornare a sentirsi vivi e capaci di contribuzione di valore al collettivo. Molte sono le riflessioni che stiamo facendo fra colleghi e fra ricercatori, alcune di queste convergono nella nostra scuola dove il confronto è acceso. Invitiamo tutti a parteciparvi, a portare le loro esperienze e a co-costruire con noi, non sappiamo se un mondo migliore, ma sicuramente una prassi di coaching più inclusiva, innovativa e sfidante di quanto siamo riusciti a fare con i nostri contributi individuali in tempi passati. E che, forse tutto sommato fortunatamente, non torneranno più. Anna Zanardi Cappon e Paolo Palazzo sono referenti scientifici dell’Executive Programme in Coaching della Luiss Business School. Il programma è in partenza il 13 maggio, scopri di più. Scarica la brochure 15/4/2022

01 Aprile 2020

CDP, Luiss Business School, Talent Garden e P4I: #ITALIASMART – Virtual Panel su innovazione e smart working

CDP, Luiss Business School, Talent Garden e P4I: il 1° aprile alle 15 #ITALIASMART – Virtual Panel su innovazione e smart working RIVEDI IL WEBINAR    Si terrà oggi 1° aprile alle ore 15:00 #ItaliaSmart, il virtual panel organizzato da Cassa Depositi e Prestiti in collaborazione con Luiss Business School, Talent Garden e P4I - Partners4Innovation per approfondire il tema dell’innovazione e dello smart working a cui parteciperà il Ministro per l'Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano. L’emergenza Covid-19 impone infatti a tutte le organizzazioni di ridefinire i propri processi in una logica digitale, a partire dalla sperimentazione dello smart-working. Durante il virtual panel si analizzeranno quindi le opportunità connesse allo sviluppo delle nuove tecnologie, delineando trend e best practice per le competenze e il lavoro del futuro. Interverranno tra gli altri Maurizio Di Fonzo, Chief People and Organization Officer Cassa Depositi e Prestiti, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, Mariano Corso, Direttore Scientifico P4I - Partners4Innovation, Davide Dattoli, CEO e Co-Founder Talent Garden, Monica Parrella, Direttrice generale del Personale Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il virtual panel, a cui parteciperanno i manager di tutte le società partecipate da Cassa Depositi e Prestiti, vuole essere anche un momento di riflessione per tutte le aziende italiane in un momento di profonda trasformazione. E proprio nell’ottica di formare la classe dirigente del Paese per un futuro che si preannuncia molto diverso da come lo si prospettava, Luiss Business School ha messo gratuitamente a disposizione di CDP e delle sue partecipate una serie di strumenti di formazione digitale. 01/04/2020

28 Marzo 2020

Luiss Business School Webinar Series con Stefano Donnarumma, CEO Acea

Un confronto per approfondire la gestione delle crisi nelle organizzazioni complesse, un tema sempre più rilevante alla luce delle sfide presenti e future che stanno emergendo durante l’emergenza coronavirus. Insieme a Stefano Donnarumma analizzeremo come ripensare l’organizzazione del lavoro, la gestione dei processi, il ruolo delle nuove tecnologie e le nuove competenze necessarie. RIVEDI IL WEBINAR   Il 3 aprile 2020 alle 18.30 con Stefano Donnarumma, CEO Acea, si terrà un nuovo appuntamento della serie di webinar targata Luiss Business School. Un confronto per approfondire la gestione delle crisi nelle organizzazioni complesse, un tema sempre più rilevante alla luce delle sfide presenti e future che stanno emergendo durante l’emergenza coronavirus. Insieme a Stefano Donnarumma analizzeremo come ripensare l’organizzazione del lavoro, la gestione dei processi, il ruolo delle nuove tecnologie e le nuove competenze necessarie. La formula in live streaming permetterà di reinventare gli incontri di formazione dedicati a professionisti e imprese e di scoprire in una modalità nuova e interattiva gli Executive Programme in Sviluppo Manageriale e Project Management: sarà infatti possibile partecipare al Q&A che seguirà il Webinar per approfondire le tematiche emerse e tutte le opportunità dei programmi. Per partecipare al Webinar è necessaria la registrazione. RIVEDI IL WEBINAR 28/03/2020