News & Insight
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09 Maggio 2024

Internazionalizzazione: sfide e opportunità nelle finanze globali

Prospettive della finanza internazionale, tra scenari geopolitici in evoluzione e impatto delle nuove direttive internazionali sugli ESG: ne parleremo a Villa Blanc il 24 maggio alle ore 14.00, durante l’evento “Internazionalizzazione: sfide e opportunità nelle finanze globali”, realizzato in collaborazione con Confindustria Assafrica & Mediterraneo, Federpesca, Proger, SACE e SIMEST. Un’occasione di analisi e dibattito insieme a un panel di esperti aziendali e istituzionali, per approfondire come la trasformazione delle dinamiche globali e le pratiche ESG stanno orientando gli investimenti internazionali che mirano a promuovere crescita, innovazione e sostenibilità. Un focus sarà inoltre dedicato alla crescente centralità che, in questo scenario, sta assumendo il continente Africa, anche alla luce del recente piano Mattei. AGENDA 13.30 Accreditamento 14.00 Indirizzo di saluto e apertura lavoriEnzo Peruffo, Associate Dean for Education and Partnership, Luiss Business School 14.15 L’evoluzione della finanza internazionale e le sue complessità Carlo de Simone, Responsabile Sviluppo Internazionale, SIMEST Luca Gatto, Senior Large Relationship Manager, SACELuca Olivari, Adjunct Professor, Head of Open Consulting, Luiss Business School Marco Lombardi, Amministratore Delegato, Proger Massimo Baldassarre, Direzione Generale per la promozione del Sistema Paese, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione InternazionaleModeratore: Costanza Consolandi, Associate Professor, Università di Siena 15.15 ESG e finanza: connubio per un successo sostenibileAntonio Bartolo, Regional Director Business Network Centro, SACELorenzo Liotta, Responsabile ESG, SIMESTPietro Paolo Rampino, VP, Arabic Chamber of CommerceMichele Renda, Responsabile anticorruzione, ENIModeratore: Giulietta Sada, Adjunct Professor, Luiss Business School 16.15 Africa: la forza di un continenteFrancesca Biondo, Direttrice Generale, FederpescaEmiliano Finocchi, Adjunct Professor, Luiss Business SchoolGiuseppe Mistretta, Direttore Africa Sub-Sahariana, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione InternazionaleLetizia Pizzi, Direttore Generale, Confindustria Assafrica & MediterraneoModeratore: Maria Monica Annibaldis, Africa and Mediterranean Special Project Advisor 17.15 Sessione Q&A 17.30 Chiusura Lavori e Network Cocktail Per partecipare è necessaria la registrazione al seguente LINK 09/05/2024

30 Aprile 2024

Bando Internazionale Generazione Contemporanea On Shuffle EP - II Edizione

La proposta del bando di Luiss Business School si concentra sulla versatilità musicale della generazione contemporanea. Attraverso la selezione di brani che spaziano tra generi e stili diversi, si vuole infatti mettere in evidenza l’originalità artistica dei nuovi talenti.  Il risultato dell’iniziativa consisterà nella produzione e pubblicazione di un EP all’interno del quale verranno inserite sette tracce di sette artisti differenti, a cui si darà l’occasione di esprimersi unendo nello stesso progetto diverse influenze e visioni musicali.  Il titolo “On Shuffle” rimanda al concetto di riproduzione casuale: i brani dell’EP, grazie alla loro varietà, offriranno dunque agli ascoltatori l’esperienza di riprodurre tracce come se stessero ascoltando una playlist in modalità shuffle. Il concorso dà vita ad un nuovo ambito di innovazione culturale, volto non più solo alla formazione ma anche al sostegno e alla ricerca di giovani autori in ambito nazionale e internazionale. Possono partecipare al Concorso tutti gli autori di nazionalità italiana o straniera – singolarmente o in gruppo – che rispettino i seguenti criteri di ammissione: non abbiano compiuto il trentesimo anno di età alla scadenza del bando prevista per il giorno 30 giugno 2024 per i gruppi, al massimo un componente può avere già compiuto il trentesimo anno d’età alla scadenza del bando I candidati possono concorrere con un solo brano, necessariamente inedito, da cui emerga chiaramente l’aderenza al tema del concorso. I sette brani selezionati verranno prodotti all’interno dello studio Luiss BS Records della Luiss Business School e gli artisti saranno seguiti nella fase di produzione da professionisti del settore e affiancati dagli studenti del Master in Management delle Imprese Creative e Culturali – Major in Music Business della Luiss Business School S.p.A. La scadenza per la presentazione delle opere candidate al Premio è fissata per il giorno 30 giugno 2024 entro e non oltre le ore 12.00 (ora italiana). La partecipazione è gratuita. Si raccomanda l’attenta lettura del bando. ITA SCARICA IL BANDO MODULO ISCRIZIONE MODULO DI PARTECIPAZIONE ENG DOWNLOAD THE ANNOUNCEMENT REGISTRATION FORM PARTICIPATION FORM

24 Aprile 2024

IA, Peruffo: “Ecco come sarà il manager nell’era dell’intelligenza artificiale”

Leader e manager sono chiamati a saper governare uno strumento sempre più presente nelle organizzazioni: Enzo Peruffo, Associate Dean for Education and Partnership, Luiss Business School, fa il punto sul tema Le più importanti business school americane stanno spingendo gli studenti dei propri programmi MBA a usare l'intelligenza artificiale come un secondo cervello. Come racconta Lindsay Ellis in un articolo sul The Wall Street Journal dello scorso 4 aprile, le skill legate all'IA saranno sempre più necessarie e, per questo, saranno più ricercati quei professionisti capaci di gestire questo strumento. Saranno loro a scalare i gradi del management nelle aziende e a guidare il proprio team attraverso questo importante cambiamento. Partendo da una fotografia di scenario Enzo Peruffo, Associate Dean Education and Partnership, Luiss Business School, inquadra il fenomeno IA e definisce i confini dello skill gap da colmare per i manager e i leader del futuro. IA, tutti ne parlano ma non sempre è chiaro come utilizzarla. Quante imprese la usano e perché? Stando a dati trasmessi da OpenAI, già l'80% delle aziende incluse nell’indice Fortune 500, che classifica le maggiori imprese statunitensi per fatturato, utilizza ChatGPT per lavoro. Gli obiettivi e i benefici connessi all’IA sono molteplici e possiamo ricondurli all’acronimo PAGE: Personalise, Accelerate, Generate ed Enhance. In prima battuta, gli strumenti di IA sono utili per creare esperienze e prodotti su misura per le esigenze individuali dei clienti (Personalise). Poi, possono essere utilizzati per sostituire i compiti ripetitivi e manuali con il supporto di algoritmi, liberando tempo per attività più strategiche e creative (Accelerate). Inoltre, possono essere utilizzati per ottenere potenziamento delle capacità cognitive umane nella produzione di contenuti (generate). Infine, l’IA permetterà un’analisi avanzata di dati utili a identificare trend, ottimizzare processi e prendere decisioni più consapevoli (enhance). Qual è il potenziale impatto dell’IA sui nuovi modelli di business? Ad oggi, l’IA più che creare modelli di business completamente nuovi, ha permesso di rivedere e aggiornare soluzioni già in essere sia in termini di servizi e di prodotti che di ecosistema in generale. Ci può fare alcuni esempi? Basti pensare a Netflix, Spotify, Amazon Prime, che con i loro recommendation engine riescono a fornire consigli d’acquisto personalizzati, incentivando le vendite dei loro prodotti e servizi. Ancora, IBM Watson for Business, McKinsey Analytics, PwC AI Lighthouse: questi brand forniscono consulenza strategica e operativa AI-based, sviluppano modelli predittivi e forniscono servizi di analisi avanzata dei dati. Ma l’IA trova anche applicazione in specifici settori, come quello della diagnostica medica assistita, in cui  oggi è in grado di effettuare analisi di immagini mediche, sviluppare algoritmi di diagnosi, offrire servizi di telemedicina. Ragionando in termini di nuovi trend, l’IA è uno strumento utilizzato per ottimizzare la sostenibilità aziendale. Ne è un esempio Google Earth Engine, volto a consentire un efficace monitoraggio ambientale e lo sviluppo di soluzioni per la lotta al cambiamento climatico. Grazie all’IA, società come Tesla, Waymo, Cruise hanno realizzato veicoli a guida autonoma, siano essi da acquistare o da inserire nella sharing-economy 2.0, come taxi e car sharing autonomi. Allo stesso modo Amazon Prime Air, UPS e altre aziende di logistica e delivery stanno già lavorando con droni per la consegna di merci a domicilio. Infine, gli assistenti virtuali intelligenti – Alexa di Amazon, SIRI di Apple, Gemini di Google – consentono una vera e propria innovazione dell’ecosistema che ruota intorno al consumatore, abilitando nuovi modelli di business freemium, consentendo alle aziende di raccogliere (e valorizzare) molti dati, nonché di realizzare una pubblicità mirata e aumentare i tassi di conversione. Di quali soft skill ci sarà bisogno – nella leadership e nel management – per guidare l'introduzione dell'AI nelle organizzazioni? Si evolverà il concetto di T-shaped skills  ovvero l’importanza di acquisire e rafforzare le competenze trasversali, sviluppandole in ampiezza, e non solo in profondità. Sempre più marcata sarà l’attenzione alle soft skills: se l’IA ci potrà supporterà nel lavoro garantendoci il rapido accesso alle conoscenze “hard”, dal canto nostro dovremo potenziare le abilità personali, sociali e gestionali necessarie per governare i contesti aziendali. Tra queste spiccano, senza dubbio, la  leadership collaborativa, il pensiero critico, la comunicazione efficace, l’adattabilità e l’apprendimento continuo. La leadership collaborativa si nutrirà della capacità di lavorare in team multifunzionali per sfruttare al meglio l'IA. Il pensiero critico sarà alimentato dalla capacità di analizzare dati complessi e identificare le implicazioni dell'IA per il business, tra queste rientra anche la capacità di Prompt design o prompt engineering, ovvero la capacità di porre all’IA le domande giuste creando prompt appropriati e significativi che consentono una comunicazione efficace con il tool. I manager e i leader dovranno coltivare la capacità di comunicare i vantaggi e i rischi dell'IA a diversi stakeholder, tenendo conto dello scetticismo e delle preoccupazioni che ruotano intorno al suo impiego. L’adattabilità e l’apprendimento continuo si tradurranno nell’apertura al cambiamento e alla predisposizione all'apprendimento di nuove tecnologie, ma anche di nuovi e trasversali contenuti, in ottica sempre più multidisciplinare e versatile. Come la formazione dovrà supportare le aziende in questa interconnessione sempre più stretta tra innovazione, digitalizzazione e umanità? La formazione avrà un ruolo cruciale nel consentire un utilizzo efficace, efficiente e responsabile dell’IA. Alcuni temi formativi che sono già oggi oggetto di interesse quando si parla di IA, sono la leadership e l’human-machine interaction, l’algoretica e le soft skill. È necessario disegnare percorsi sulle implicazioni dell'IA per la leadership e il management. Inoltre, formarsi sull’algoretica significherà saper condividere best practice in termini di principi etici per un utilizzo responsabile dell'IA. Infine, le soft skill richiederanno l’allenamento di competenze trasversali quali il pensiero critico, la comunicazione e la collaborazione, fondamentali per valorizzare al meglio l’IA. Queste sono solo alcune delle tematiche di cui c’è maggiore domanda in termini di formazione con il duplice obiettivo di ottenere un aggiornamento delle competenze di tutti quei professionisti che si trovano a lavorare con l’IA, in ottica di upskilling e reskilling, oltre alla necessità di coltivare una cultura dell'apprendimento continuo in ottica di lifelong learning. Tre aggettivi per definire il manager nell’era dell’IA. Il manager del futuro dovrà essere un manager VERO: Visionario, Empatico, Responsabile, Originale. Dovrà essere capace di anticipare le tendenze e di immaginare nuovi modelli di approccio al lavoro (business, processi, prodotti) che integrino l'IA. Inoltre, dovrà essere abile nel combinare l'intelligenza umana e artificiale per ottenere il massimo valore. Dovrà essere consapevole delle implicazioni etiche e sociali dell'IA e impegnato a un utilizzo responsabile. Infine, l’originalità potrà tradursi nella capacità di trovare soluzioni creative a problemi complessi. 24/04/2024

10 Aprile 2024

Online Open Evening Master Full-time

Partecipa all'Online Open Evening per scoprire i Master Full-time Luiss Business School. Durante questo evento avrai l'occasione di esplorare da vicino l'offerta formativa offerta Luiss Business School. Potrai confrontarti direttamente con il nostro Ufficio Recruitment, i Coordinatori dei programmi e lo Staff Luiss Business School. Saranno forniti tutti i dettagli relativi al processo di selezione per l'anno accademico 2024-2025, inclusi i requisiti di ammissione, le modalità di iscrizione, i costi dei corsi, le borse di studio e le agevolazioni finanziarie disponibili. Durante la presentazione, avrai l'opportunità di incontrare l'International Office e il Career Service, che ti guideranno attraverso le numerose attività internazionali previste, le opportunità di tirocinio e i servizi personalizzati per supportare lo sviluppo delle tue competenze professionali. Un vantaggio esclusivo per i partecipanti all'Open Evening che saranno esentati dal pagamento della quota di accesso alle selezioni, che ammonta a 100€, per le prossime date di selezione previste per il 6 e 7 giugno. Al termine dell'evento, riceverai istruzioni dettagliate su come accedere al processo di ammissione e avrai la possibilità di fissare una sessione di orientamento personale con i Coordinatori dei programmi. Dettagli dell'evento Quando: Martedì 21 maggio 2024 Dove: Online Orario: Dalle 16.00 alle 17.00 Lingua: Italiano e Inglese La partecipazione all'evento è gratuita, ma è necessaria la registrazione. REGISTRATI 10/04/2024

22 Marzo 2024

Open Lesson Sviluppo Manageriale

Sfide Complesse, Soluzioni Agili Luiss Business School ti invita a partecipare all’open lesson dell'Executive Programme in Sviluppo Manageriale il 19 aprile alle ore 14.00 presso Villa Blanc a Roma. L'evento rappresenta un'occasione unica per immergerti nel mondo dell'eccellenza manageriale. La lezione rappresenta un momento di Alta formazione aperto anche a partecipanti esterni, per ascoltare come manager affrontano ed hanno affrontato i momenti più importanti e strategici della loro carriera. L’ incontro è aperto a Manager, Imprenditori e Professionisti interessati ai temi proposti e al percorso di Sviluppo Manageriale, al fine di accelerare il proprio sviluppo professionale e personale. L'Executive Programme, offerto nelle sedi di Roma e Milano ed in partenza a maggio 2024, consente ai partecipanti di rafforzare il proprio stile di leadership, acquisire un mindset innovativo e proporre soluzioni agili di fronte alle sfide complesse. Speaker Elia Parente - Rare Conditions, Government Affairs & Transformation Director - Roche Enrico Galasso – Amministratore Delegato – Birra Peroni Fabrizio Ruggiero - CEO di Edenred Italia Modera Emiliano Maria Cappuccitti, Executive International Manager & Leadership Writer Luiss Business School.Partecipa per capire le potenzialità offerte dal programma per la tua carriera. Quando: 19 aprile Dove: Villa Blanc – Via Nomentana, 216 Orario: 14.00 – 15.30 Per partecipare è necessaria la registrazione. 22/03/2024

20 Marzo 2024

DOP e IGP, Matteo Caroli: “Rafforzare il legame tra i prodotti certificati e la loro qualità”

Il rapporto realizzato da Luiss Business School, con il supporto di Amazon, mira a comprendere la prospettiva del mercato sui prodotti certificati, in modo da aggiungere valore a questo segmento produttivo Rafforzare la consapevolezza del valore, della specificità e insistere nel contrasto alla contraffazione: sono questi gli indirizzi che emergono dalla ricerca “Conoscenza e percezione di valore delle denominazioni DOP e IGP tra i consumatori in Italia”. Realizzata da Luiss Business School con il supporto di Amazon, offre uno spaccato del rapporto tra gli italiani e i prodotti agroalimentari a denominazione di origine protetta (DOP) e indicazione geografica protetta (IGP) riconosciuti dall’Unione Europea. L'Italia è il Paese con il maggior numero di etichette riconosciute, che rappresentano la qualità e l’eccellenza dei prodotti agroalimentari italiani, riconosciuti in tutto il mondo. Un patrimonio che solo nel 2022 ha raggiunto i 20,2 miliardi di euro di valore, con una crescita del 6,4%. Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability & Impact, nonché Direttore della BU Applied Research Luiss Business School, ha commentato i dati e messo in luce le azioni da intraprendere per dare ancora più forza a questo segmento produttivo. Da dove nasce l'idea di un'indagine sulla conoscenza e la percezione di valore delle attribuzioni DOP e IGP? La ricerca nasce dalla considerazione che è ancora relativamente poco nota la comprensione di come il consumatore realmente percepisce i prodotti DOP e IGP e quale rilievo attribuisce a tali attributi. È evidente l'importanza di comprendere più attentamente la prospettiva del mercato anche nell’ottica sia dello sviluppo dell'offerta di tali prodotti, sia delle politiche a supporto delle imprese agroindustriali del nostro Paese. Qual è il dato secondo lei più significativo di questa ricerca? Ce ne sono diversi, che offrono un quadro del fenomeno DOP/IGP visto dagli italiani che consumano questi prodotti. Prima di tutto, oltre il 90% delle persone ha consapevolezza dei DOP e IGP e il 96% di almeno uno dei due. In più, nell’arco di un mese, il 76% del campione ha dichiarato di aver effettuato l'acquisto di almeno un prodotto DOP o IGP. Quasi il 12%, addirittura oltre dieci. E il 28% tra quattro e nove prodotti. Relativamente al prezzo, poco più di un quarto dei consumatori ritiene che un prodotto DOP o IGP possa costare oltre il 15% in più rispetto agli altri. Per il 7,4% anche più del 20%. Infine, la maggioranza relativa degli intervistati (quasi il 35%) ritiene che il differenziale di valore economico debba essere compreso tra il 6% e il 10%. Tra i risultati emersi il 62% degli intervistati ha indicato la necessità di collegare entrambe le sigle in modo più diretto alla qualità del prodotto: perché le certificazioni da sole non funzionano? in effetti, la ricerca evidenzia che il 62% degli intervistati ha indicato che per rafforzare l’impatto dell’attributo DOP/IGP sarebbe opportuno collegarlo in modo più diretto alla reale qualità del prodotto. Non si tratta di qualcosa che non ha funzionato, ma del fatto che DOP e IGP indicano una precisa origine geografica del prodotto e delle sue componenti fondamentali. Va ulteriormente enfatizzato in termini di comunicazione come questa origine geografica sia fattore di qualità: oggi non esiste una connessione intrinseca tra origine geografica e qualità. Una percentuale consistente di consumatori percepisce questa connessione, ma ritiene che a beneficio dei prodotti DOP e IGP sarebbe importante evidenziarla in modo esplicito. Lei è un esperto di sostenibilità: quanto il fenomeno della contraffazione può nuocere a questo aspetto ormai strettamente legato al settore enogastronomico? La contraffazione è un fenomeno grave e in sé in qualsiasi caso. Lo è ancora di più per i prodotti DOP e IGP, che sono frutto di investimenti e attenzioni significative da parte di chi li produce. Nelle conclusioni si legge: "La forza differenziante di DOP/IGP sarebbe ulteriormente aumentata se rappresentasse in modo esplicito l’interdipendenza tra territorialità e qualità, percepita di fatto dal consumatore". Quali possono essere le strategie da introdurre per permettere alle aziende del settore di centrare l'obiettivo? Innanzitutto, una strategia di comunicazione e promozione che evidenzi l'intima connessione, nel caso di questi prodotti appunto, tra il loro radicamento territoriale e la qualità. Chi produce beni alimentari a marchio DOP e IGP sa bene che tale radicamento è proprio alla base delle specificità di tali prodotti. Anche la maggior parte dei consumatori ha questa consapevolezza e riconosce che tale specificità meriti un differenziale di prezzo positivo: si tratta di portare a tale consapevolezza la totalità dei consumatori. A tal fine, è importante anche l'intervento degli attori istituzionali e delle associazioni per una comunicazione "di sistema", che si affianchi e rafforzi quella attuata dalle singole imprese. Note metodologiche Il rapporto “Conoscenza e percezione di valore delle denominazioni DOP e IGP tra i consumatori in Italia” restituisce e analizza i risultati dell’indagine condotta 1600 consumatori, stratificato per genere, età e area geografica di residenza. A questo campione è stato erogato un questionario orientato a verificare tre grandi tematiche: 1) il grado di conoscenza che i consumatori hanno dei prodotti denominati DOP o IGP; 2) il valore attribuito a tali denominazioni e quindi la loro rilevanza nelle decisioni di acquisto e di consumo; 3) la percezione del rischio di contraffazione per i prodotti DOP e IGP e le misure per contenerlo. Comunicato Stampa Scarica il Report

19 Marzo 2024

Il coaching come catalizzatore per l’espressione del potenziale

Uno strumento di sviluppo delle risorse umane L’evoluzione dell’ambiente competitivo richiede sempre di più manager e leader dotati di competenze trasversali, comunicative e relazionali, per coinvolgere e motivare tutti i collaboratori al raggiungimento degli obiettivi aziendali. In questa prospettiva, Luiss Business School ti invita a partecipare all’evento online dedicato alla presentazione del Flex Executive Coaching Programme il 22 maggio alle ore 17.30. Il programme, riconosciuto come punto di riferimento nell’ambito del coaching manageriale e accreditato Livello 2 presso l’International Coach Federation (ICF), introduce i partecipanti alla pratica del coaching in ambito manageriale ed organizzativo e consente di acquisire nuove competenze e strumenti per sviluppare un’approfondita conoscenza e pratica del coaching professionale. Il Level 2 abilita all’ottenimento delle credenziali ICF fino al 2 livello (PCC), riconosciute in tutto il mondo come standard di qualità. L’evento, dal titolo “Il coaching come catalizzatore per l’espressione del potenziale: uno strumento di sviluppo delle risorse umane”, rappresenta l’occasione di discutere con gli esperti del settore di tematiche attuali come il neuro coaching ed il suo ruolo positivo come strumento di sviluppo del proprio potenziale e di risposta ai cambiamenti. Inoltre, i partecipanti potranno apprendere non solo i vantaggi del coaching in azienda, ma scoprire anche come è cambiato il modello di coaching post pandemia. Durante la presentazione, ci sarà Martin Castrogiovanni, ex partecipante del programme ed ex rugbista a 15 italiano, che condividerà il suo percorso di carriera e la sua esperienza. L’ex rugbista, insieme agli altri relatori, saranno disponibili a rispondere a tutte le domande dei partecipanti. Speaker Stefano Bottaro, Human Resource Director presso Avio Quando: 22 maggio 2024 Dove: Online Orario: 17:30 – 18.30 Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 19/03/2024

14 Marzo 2024

Open Evening

Esplora i programmi Part-time ed Executive MBA presso Luiss Business School a Milano Luiss Business School apre le porte del Milano Luiss Hub a tutti coloro che sono interessati ad intraprendere un Executive MBA o Part-time MBA e ti invita a partecipare all’Open Evening, in lingua italiana, martedì 9 aprile alle ore 18.00. Durante l’evento, la Prof.ssa Maria Isabella Leone, Head of MBAs Programmes, avrà il piacere di illustrare a tutti i candidati il portfolio MBA condividendo l’innovativo approccio didattico su cui si basano i programmi, informazioni dettagliate sui percorsi, le attività internazionali previste, e sulle opportunità di carriera. Ad affiancarla ci sarà il Dott. Nicola Ontario, Manager presso Tim Enterprise e partecipante Executive MBA della precedente edizione che, condividendo l’esperienza vissuta in Luiss Business School, saprà fornire degli interessanti e stimolanti spunti di riflessione: dalle sfide affrontate durante il programma, alle competenze acquisite, a come l'MBA abbia influenzato positivamente la sua carriera. L’evento rappresenta l’opportunità per i partecipanti di incontrare lo Staff MBA che potrà rispondere a tutte le domande sull’offerta formativa dei programmi, i contenuti, i requisiti e le modalità di ammissione, i costi e le agevolazioni, ed i benefici derivanti dal completamento del corso. I partecipanti dell’Open Evening saranno esonerati dal pagamento della fee di ammissione pari a 100€ per le prossime date di selezione previste il 18 e 11 aprile. Partecipa all’Open Evening e preparati ad intraprendere un nuovo percorso per l’evoluzione della tua carriera! Quando: martedì 9 aprile Dove: Milano Luiss Hub Orario: 18.00 – 19.00 Per partecipare è necessaria la registrazione. 14/03/2024

05 Marzo 2024

Part-time MBA Rome – Ultima Chance per Incontrare il Direttore e lo Staff!

La Luiss Business School presenta il suo programma di punta, Part-time MBA, in un evento online che si terrà martedì 19 marzo a partire dalle ore 17.30. Durante l'evento, che si svolgerà in lingua inglese, la direttrice dell'MBA, prof.ssa Alessandra Perri, illustrerà l'innovativo approccio didattico alla base del programma e le sue opportunità internazionali. In partenza ad aprile 2024 e organizzato durante i fine settimana nella splendida cornice di Villa Blanc, il Programma rappresenta la scelta perfetta per chi vuole acquisire competenze manageriali in modo intelligente, senza perdere le opportunità di networking della Scuola. Potrete interagire con lo staff MBA e porre domande e curiosità sulla struttura del programma, sui contenuti e sul processo di candidatura. Le borse di studio sono ancora disponibili e saremo lieti di rispondere a tutte le vostre domande sui prossimi appuntamenti di ammissione. Non perdere questa opportunità di rilancio della carriera! Relatore: Professoressa Maria Isabella Leone, Responsabile degli MBA della Luiss Business School; Professoressa Alessandra Perri, Direttore Scientifico del Part-time MBA - Roma e Decano Associato di Facoltà. Agenda: Saluti iniziali della Prof.ssa Maria Isabella Leone, Responsabile della Business Unit MBAs; Presentazione del Programma da parte della Prof.ssa Alessandra Perri, Direttore Scientifico del Part-time MBA - Roma e Preside Associato della Facoltà.  Tavola rotonda con lo staff, Q&A session. Quando: 19 marzo 2024 Dove: Online Orario: 17:30 - 18:30 Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 05/03/2024

01 Marzo 2024

Successful Communication Strategies: a Journey into the Automotive Industry

Inspirational Talk with our MBA community Luiss Business School annuncia l’evento Strategie di Comunicazione di Successo: un Viaggio nell’Industria Automobilistica che si terrà giovedì 21 marzo, dalle ore 18:00, presso Villa Blanc, a Roma. L’evento, in lingua inglese, è dedicato a tutti coloro che intendono intraprendere un percorso MBA e vedrà la partecipazione di Maria Isabella Leone, Head of MBA Programmes della Luiss Business School, e di Tim Bravo, Director of Communications presso Lamborghini, che ci offrirà un insight sul mondo dell’industria automotive di lusso. Durante l’evento verrà, inoltre, presentato il portfolio MBA, che offrirà ai partecipanti interessati una visione approfondita del programma formativo, i laboratori e le attività che caratterizzano i programmi MBA Luiss Business School. Sarà, inoltre, possibile incontrare i coordinatori e lo staff Luiss Business School che potranno rispondere a tutte le domande sul programma, sul processo di ammissione e iscrizione, sulle agevolazioni e sulle borse di studio disponibili SPEAKERS Prof.ssa Maria Isabella Leone, Responsabile Programmi MBA Luiss Business School Tim Bravo, Direttore della Comunicazione, Lamborghini AGENDA 18:00: Arrivo partecipanti 18:15: Welcome e registrazione partecipanti 18:30 – 20:00: Talk 20:00: Networking L’evento Strategie di Comunicazione di Successo: un Viaggio nell’Industria Automobilistica fa parte della rassegna MBA Inspirational Talks, il ciclo di incontri che non solo consente ai partecipanti di arricchire la propria conoscenza negli ambiti di interesse, ma offre anche l’occasione di ampliare il proprio network professionale con esperti di settore e potenziali mentori. Quando: giovedì 21 marzo 2024 Dove: Villa Blanc – Via Nomentana, 216 Ora: 18.00 – 20.00 Per partecipare all’evento è necessaria la registrazione. 01/03/2024

01 Marzo 2024

Diversity & Inclusion: le parole per cambiare rotta

Il primo summit di Diversity & Inclusion Hub, osservatorio permanente di CORE, traccia le coordinate per mettere a sistema le buone pratiche per l'inclusione aziendale. Cambiare i modelli, le regole e i valori aziendali sono i primi passi da fare per creare un nuovo mondo, in cui diversità e inclusione non siano temi su cui fare ricerca, ma realtà integranti delle aziende. Questo lo scopo del primo summit di Diversity & Inclusion Hub, osservatorio permanente di CORE, supportato a livello accademico da Luiss Business School. Durante l'incontro dello scorso 14 novembre, oltre 50 relatori tra docenti, accademici, manager, opinion leader, e rappresentanti aziendali, istituzioni e associativi, hanno contribuito a disegnare una mappa di cambiamento lungo tre filoni tematici: disabilità e lavoro, modelli di misurazione d'impatto e KPI, gender balance & gender diversity. FORMAZIONE. "La formazione è fondamentale per creare una cultura aziendale inclusiva e rappresenta un fattore abilitante per le imprese e le organizzazioni chiamate a valorizzare le peculiarità dei singoli - ha sottolineato Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability & Impact Luiss Business School - Per questo Luiss Business School è fortemente impegnata sui temi della Diversity & Inclusion anche attraverso la realizzazione di progetti di ricerca che generino un reale impatto sulla società e la promozione di iniziative di dibattito e sensibilizzazione che rappresentino un momento di confronto per gli stakeholder di settore". DIBATTITO. “Diversity&Inclusion Hub è la community che riunisce gli stakeholder, tra manager, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, impegnati sui temi di diversità, inclusione ed equità in ambito lavorativo da sviluppare nel corso dell’anno - ha spiegato Pierangelo Fabiano, CEO di Core, presentando le prossime attività dell’Hub – Ci saranno il magazine monotematico trimestrale, il blog sul sito web dedicato, eventi territoriali e il white paper che verrà presentato nell’ambito del prossimo Summit da condividere con il legislatore. Tutte attività volte ad approfondire e alimentare il dibattito e partecipare attivamente al cambiamento positivo”. ROLE MODEL. “Si tratta di un problema di stampo culturale e in questo senso, per superarlo, è fondamentale il tema della consapevolezza collettiva, di uomini e donne. – spiega Maria Isabella Leone, Direttrice dell’area MBA Programs e dell’Osservatorio su equità di genere nella Sanità Luiss Business School - Per questo appare così importante e necessario avere dei role model nuovi, che permettano di mettere in luce fin da subito delle possibilità alternative e lavorare sull’elemento culturale attraverso una maggiore consapevolezza. Il rischio se non si interviene con azioni mirate ad hoc e con un riscorso sempre più significativo ad iniziative di networking/mentoring con altre donne, è di alimentare un circolo vizioso in cui la mancanza di figure femminili nelle posizioni apicali non permetta alle giovani donne di avere dei modelli a cui guardare e rifarsi, scoraggiando ancora di più le loro ambizioni correnti e future”. VALORI. “Includere non sia cedere spazio – ha affermato a conclusione dell’evento Anna Finocchiaro, Presidente ItaliaDecide – ma sia cambiare il modello, le regole e i valori per disegnare un mondo nuovo a misura di donne e di uomini”. 1/03/2024

29 Febbraio 2024

Incontra Luiss Business School a Napoli e Milano nelle fiere QS

Scopri I Master Full-time e dai inizio alla tua carriera Partecipa alle Fiere QS e scopri i Master Full-time di Luiss Business School in Italia ed Europa. Incontra lo Staff del Recruitment per individuare il Master Full-time più in linea con le tue passioni e gli obiettivi di carriera che desideri raggiungere. Le date delle Fiere QS in Italia sono le seguenti: Napoli: 16 marzo Milano: 21 marzo Durante l'evento avrai l'opportunità di incontrare lo staff Luiss Business School ed esplorare le caratteristiche distintive dei Master offerti, confrontarti con i nostri esperti e ottenere dettagli relativi all’offerta formativa, sul processo di selezione per l’anno accademico 2024-2025, le modalità di iscrizione, i costi, le borse di studio disponibili nonché tutte le informazioni necessarie per avviare il percorso accademico più adatto a te. Scopri le principali aree tematiche: International Management Financial Management Digital and Business Transformation Gestione delle Risorse Umane e dei Progetti Marketing Management Management delle Imprese Creative e Culturali Wellness & Medical SPA Management Diritto Tributario, Contabilità e Pianificazione Fiscale Consulente Legale d'Impresa QUANDO Napoli | QS Discover Master’s – 16 marzo 2024. Grand Hotel Oriente via Armando Diaz, 44, Napoli, Italia. Milano | QS Discover & Connect Master’s – 21 marzo 2024. Superstudio Events via Tortona, 27, Milano, Italia. WHEN: Napoli, 16 marzo Milano, 21 marzo TIME: 11.30 – 14.30 (Napoli) 15:30 - 19:00 (Milano) Per maggiore informazione contattaci a: recruitment@luissbusinessschool.it 29/02/2024

27 Febbraio 2024

AI Management – Gestire le sfide e le opportunità per le imprese nell’era dell’Intelligenza Artificiale

Luiss Business School presenta un webinar introduttivo alla seconda edizione dell'Executive Programma in Managing Artificial Intelligence Luiss Business ti invita a partecipare all’evento AI Management – Gestire le sfide e le opportunità per le imprese nell’era dell’Intelligenza Artificiale, che si terrà mercoledì 20 marzo alle ore 17.00. L’evento precede la seconda edizione dell’Executive Programme in Managing Artificial Intelligence, in collaborazione con Pi School in partenza l’11 aprile 2024. Durante il talk, Sébastien Bratières, AI director di Pi School e di Translated, con oltre 20 anni di esperienza nel campo – Laurea in Ingegneria presso l’Ecole Centrale Paris e un MPhil Computer Speech and Language Processing presso l’Università di Cambridge, offrirà una visione completa dell'universo dell'Intelligenza Artificiale. Partendo dagli aspetti evolutivi fino alle ultime tendenze e sviluppi, illustrerà come la gestione dell'IA sia fondamentale per ottimizzare i processi aziendali e quali siano le implicazioni manageriali necessarie per mantenersi competitivi sul mercato. I partecipanti potranno non solo approfondire le loro conoscenze sull’AI, sulle nuove tecnologie, i nuovi modelli di business e le best practice del settore, ma anche incontrare esperti del settore e professionisti con cui scambiare le proprie opinioni ed esperienze. Il webinar includerà anche una sessione di Q&A, in cui i partecipanti avranno l'opportunità di porre domande e ricevere risposte in merito all'Executive Programme, ai suoi contenuti e alle modalità di iscrizione. Non perdere l'opportunità di approfondire le tematiche legate alla gestione dell'Intelligenza Artificiale e di interagire direttamente con un esperto del settore. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI PARTNER Pi School è stata fondata nel 2017 per rispondere alla crescente necessità di professionisti con competenze nell'Intelligenza Artificiale. La sua azienda madre, Translated, è un punto di riferimento globale nello sviluppo di soluzioni tecnologiche per la traduzione, utilizzando l'IA da oltre 20 anni e ha prontamente riconosciuto la necessità di potenziare le competenze di ingegneri, fisici e matematici di talento che non avevano una conoscenza approfondita dell'Intelligenza Artificiale. Il punto forte di Pi School è la sua School of AI, un programma intensivo della durata di otto settimane che svolge una duplice funzione: Formare i migliori scienziati informatici e ingegneri selezionati a livello globale nell'ambito dell'Intelligenza Artificiale. Assistere le aziende nella risoluzione dei problemi attraverso l'integrazione dell'Intelligenza Artificiale. Durante il programma di otto settimane, viene sviluppato un prototipo MVP pronto per essere integrato nell'infrastruttura IT dell'azienda, fornendo così una soluzione concreta e immediatamente utilizzabile. 27/02/2024

22 Febbraio 2024

La Trasformazione delle organizzazioni e del lavoro nel contesto competitivo attuale: tendenze, sfide e opportunità

Executive Talk Partecipa all’Executive Talk organizzato da Luiss Business School il 22 marzo alle ore 18.00 presso Villa Blanc e scopri le nuove le tendenze, le sfide e le opportunità che caratterizzano il contesto competitivo attuale. Durante questa speciale open lesson, saranno approfondite le dinamiche che guidano la trasformazione delle organizzazioni, esaminando come si stanno adattando alle mutevoli esigenze del mercato. Saranno, inoltre, illustrate le nuove prospettive sulla gestione delle risorse umane, i cambiamenti nei modelli di lavoro, le strategie vincenti e l’importanza della formazione per prosperare in un ambiente competitivo. I partecipanti avranno l’opportunità di fare networking e creare connessioni preziose con professionisti e docenti del settore. Sarà il momento ideale per arricchire le proprie conoscenze e condividere le proprie esperienze in un’atmosfera stimolante. Durante l’evento, sarà possibile incontrare i Coordinatori dei Programmi Executive che potranno fornire informazioni sull’offerta formativa, sul processo di ammissione e le prossime date di selezione. Unisciti a noi per scoprire come l'innovazione sta trasformando il modo in cui le aziende gestiscono il loro capitale umano e promuovono lo sviluppo del personale. Agenda: 17:00 – 18:00 Accredito 18:00 – 19:30 Executive Talk Saluti Raffaele Oriani, Dean and Full Professor – Corporate Finance, Luiss Business School Moderazione: Emanuele Mangiacotti,  Adjunct Professor Luiss Business School Panelist: Paola Boromei, Chief Human Resources Officer, SNAM Adriano Mureddu, Chief Human Resources Officer, Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane Giuseppina Falcucci, Chief People Officer, Lottomatica Matteo di Pasquale, Chief Human Resources Officer, Valentino 19:30 - 20:00 Aperitivo Quando: Venerdì 22 marzo 2024 Dove: Villa Blanc – Via Nomentana, 216 Ora: dalle 18.00 alle 20.00 Per partecipare è necessaria la registrazione. 22/02/2024

31 Maggio 2022

Mario Mazzuoccolo: «Il Master in Luiss Business School, un'occasione unica di essere “visti”»

L’alumnus del Master International Management è oggi Account Director Enterprise per LinkedIn Marketing Solutions: un traguardo raggiunto grazie ad ambizione e network Una laurea in legge alla Federico II di Napoli e tanta voglia di fare business: comincia così il percorso che ha portato Mario Mazzuoccolo dai tomi di giurisprudenza ai banchi del master in International Management di Luiss Business School. In questa storia la parola chiave è proprio questa, “international”. Perché se c'è una cosa che è sempre stata chiara a Mario è che voleva lavorare all'estero. Per farlo, aveva bisogno di un boost: lo ha trovato tra le aule di Villa Blanc, a Roma Mario Mazzuoccolo, cosa ti ha spinto a scegliere il master in International Management di Luiss Business School? Dopo la laurea in legge, ho capito che l'ambito in cui avrei voluto lavorare non era il legal, bensì il business. Sono state proprio le risposte che ricevevo alle mie candidature per queste posizioni a farmi capire che avevo bisogno di investire nella mia formazione per fare quel salto. Quindi ho iniziato a fare delle ricerche e ho visto che il nome Luiss Business School tornava spesso. Avendo sempre avuto voglia di lavorare all'estero, ho scelto il master International Management, che era in linea con le mie ambizioni. I due Erasmus e le esperienze internazionali vissute durante gli anni di università a Napoli erano una naturale premessa alla scelta. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? Ambizioso. Tutti i miei compagni di corso hanno fatto strada. Ho trovato persone che come me volevano avere successo dal punto di vista professionale. Con alcuni di loro oggi siamo molto amici. Qual è il corso che ha avuto un maggiore impatto sulla tua carriera? Un progetto di mentorship con Elena Ghigo, all'epoca direttrice HR di Johnson & Johnson Italia, oggi libera professionista del coaching. C'è stato qualche relatore in particolare che ti ha colpito? Roberto Marinucci, manager di Procter & Gamble, incontrato durante il corso di International Business Development. La sua storia mi aveva impressionato, così come il suo approccio pratico alla materia, che andava a completare le mie basi solidissime, ma pur sempre teoriche. A distanza di tempo, lo chiamai anche per un consiglio e fu di grande aiuto. Soft skill: come avete lavorato su questo ambito durante il master? Ricordo un incontro con un manager della Fox. I suoi insegnamenti, proprio all'inizio del corso, ancora oggi mi guidano nel lavoro quotidiano. Il primo: «Voi non dovete creare problemi, dovete risolvere problemi», il secondo: «Imparate Excel». Sono sempre stato appassionato alle tecnologie, ma, da questo punto di vista, la mia formazione in legge non mi ha aiutato quanto il corso per imparare il programma di calcolo. In più, anche il corso di Public Speaking con Alberto Castelvecchi è stato fondamentale. Competitività: come avete allenato questa soft skill durante il percorso in Luiss Business School? La competitività era sempre presente, ma sottotraccia: eravamo diventati subito molto amici, ma tutti avevamo la stessa voglia di fare bene e – perché no? – anche attirare l'attenzione dei professori, tutti molto rilevanti. Lo stesso cambiare compagni di progetto ha costituito una spinta a dare continuamente il meglio. Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si crea in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza? È un elemento fondamentale e, lavorando in LinkedIn, posso testimoniarlo con convinzione. Conoscere qualcuno che ha fatto strada in determinate aziende facilita anche il mio lavoro, perché so che all'interno di un organigramma conosco qualcuno con cui stabilire un contatto immediato. Mario Vitale, Direttore Business Development alla Luiss Business School, fu molto energico nel puntualizzare la centralità di questo valore durante il master. Cioè? Ci disse che interagire con un docente o un ospite significava arricchirsi dal confronto diretto con gli stessi protagonisti delle carriere di successo. Ci invitò anche a coltivare i legami con i nostri colleghi, perché un domani sarebbero diventati futuri manager e leader, ognuno per l’altro fonte di crescita per le reciproche carriere. Oggi posso testimoniare in prima persona che la possibilità di confrontarsi con persone sulla tua stessa lunghezza d'onda è rara e preziosa. In Luiss Business School si lavora molto sulla leadership. Secondo te cosa ci vuole per essere veri leader contemporanei? Trasparenza, autostima, umiltà. Un leader deve essere in grado di attraversare una fase di difficoltà ed essere abbastanza umile per uscirne, crescendo: è una dote che, se non ce l'hai, va sviluppata. In Italia la concezione del lavorare duro è ancora più diffusa del lavorare in modo intelligente, ma la prima da sola non basta. Quali sono stati i momenti più significativi del percorso in Luiss Business School? Entrarci, prima di tutto. Iniziare a preparare la narrativa da portare ai colloqui di selezione è un primo banco di prova, che ti allena a creare lo storytelling che poi verrà usato dopo il master. Poi c'è stato il rapporto con il Career Service. Com'è andata? Ho trovato un supporto unico nell’individuare l’opportunità professionale più adatta alle esigenze di crescita dello studente. Dopo il master ho iniziato a lavorare in una startup all'estero: un ambiente stimolante, in cui avrei anche potuto fare carriera. Oggi sei Account Director Enterprise per LinkedIn Marketing Solutions: provenire da un percorso Luiss Business School ha fatto la differenza nel tuo ingresso in Linkedin? Se sì, come? Direi di sì, l'esperienza del master mi ha aiutato in molti momenti della mia carriera. Sai, in LinkedIn assumiamo persone con background diversi e non solo persone che vengono da università top, per favorire lo sviluppo di strategie innovative. Quindi direi che non è stato "il titolo" a fare la differenza ma le cose che ho imparato nel percorso: dai compagni, dai professori e, ovviamente, dallo studio individuale. Quali competenze sviluppate durante il master sono state più utili per muoverti con successo nel mondo delle aziende tech di Dublino? Sicuramente come approcciarsi a un caso studio ed elaborare presentazioni in velocità. Capacità di ascolto e rapidità sono state fondamentali. Anche solo l'esporsi ai casi di studio è funzionale: quando ti rivolgi a un direttore o ad un CEO, devi apportare valore in poco tempo ed avere un bagaglio di storie aziendali ti aiuta a contestualizzare subito il linguaggio e il modello di business per il tuo nuovo cliente. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? Sicuramente tornerò a formarmi e LinkedIn è una di quelle società che investe per la formazione dei propri dipendenti. Voglio imparare un'altra lingua e prima o poi vorrei fare un MBA. Nel futuro prossimo vorrei avere un team tutto mio, preferibilmente qui in LinkedIn. Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School? Consiglio di concentrarsi sulla costruzione del network con i compagni e con i professori: è un'occasione unica di essere “visti” da persone che hanno posizioni di rilievo e un bagaglio di esperienze incredibili. Tornando indietro, lo sfrutterei ancora di più. Poi, durante il percorso, si dovrebbe cercare di capire cosa ci appassiona veramente. Il mercato del lavoro adesso è candidate driven, quindi si ha la possibilità di dettare le proprie condizioni. Anche in Italia dobbiamo farlo, se vogliamo far crescere positivamente il mercato: quindi mai accontentarsi. 31/05/2022

19 Maggio 2022

Chi è e cosa fa il Sustainability Manager

Dalle skill necessarie alle sfide legate a rischi e business: Matteo Caroli, Associate Dean per l’Internazionalizzazione Luiss Business School, fa il punto su questa figura professionale e sulla sua evoluzione Trasformare un'azienda in una realtà sostenibile è uno dei punti di partenza da cui si stanno sviluppando nuove figure professionali. Tra queste spicca il Sustainability Manager. A lui è demandata una funzione preventiva e strategica in linea con le più recenti novità normative ambientali, energetiche e di sicurezza finalizzata alla promozione di investimenti, politiche e iniziative sostenibili. Di questo e delle sfide che questa figura professionale deve affrontare, si parla nello studio "L’evoluzione organizzativa della sostenibilità nelle aziende italiane". A presentarlo durante l'evento Road To ESG – Viaggio verso la Sostenibilità. Sustainability Manager, è stato Matteo Caroli, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research e Osservatori, Luiss Business School. Chi è Sustainability Manager Il Sustainability Manager ha come obiettivo il miglioramento di alcuni processi e comportamenti aziendali, da trasformare nell'ottica di una costante e crescente attenzione all'ambiente. Assume nomi diversi a seconda dei Paesi e delle aziende che incorporano questa figura nel proprio organico. Il 53% dei professionisti assunti in grandi e medie imprese per questo ruolo, rivestono ruoli dirigenziali e molti di essi sono donne. «Il Sustainability Manager è in una posizione analoga di chi elabora il piano strategico – spiega Caroli – C'è un grande stress sulla misurazione dell'impatto del suo operato. C'è una diretta correlazione tra il livello di maturità professionale e le intensità delle interazioni, soprattutto con l'area di comunicazione, con l'obiettivo di scongiurare l'effetto green washing. Inoltre, questa figura estende la sostenibilità anche alle politiche del personale». Le missioni del Sustainability Manager Secondo i risultati della ricerca, la missione del Sustainability Manager comprende tre grandi temi. Il primo parte dal comprendere l'evoluzione delle questioni ESG e il loro impatto sulle dinamiche dei mercati dove il sistema opera, oltre che sui rischi e sulle prospettive di redditività dei suoi business. In secondo luogo, deve guidare l'evoluzione del sistema aziendale verso la piena sostenibilità, cioè una gestione che crea in modo integrato ed equilibrato valore economico sociale e ambientale. Infine, deve far evolvere la cultura aziendale in modo che i principi della gestione sostenibile e dell'economia circolare siano diffusi e concretamente condivisi con tutta l'impresa. Le competenze del Sustainability Manager Il Sustainability Manager deve conoscere il business, il sistema di offerta, delle tecnologie, del mercato e dei processi produttivi in cui opera. Deve avere la capacità di dialogare con le altre funzioni, per avere contezza delle caratteristiche e dei temi cruciali del business. Deve conoscere le traiettorie ambientali e sociali rilevanti, e le loro implicazioni per il settore connesse al sistema dei rischi. Inoltre, deve avere sensibilità strategica, capacità di relazione e comunicazione, nonché capacità progettuale. Secondo lo studio, il 40% di queste figure sono maturate nell'ambito delle relazioni istituzionali. «Il Sustainability Manager deve anche avere due condizioni trasversali nel modo di essere e lavorare. Prima di tutto deve essere credibile, sia nell'organizzazione sia presso gli stakeholder. Inoltre, deve avere la capacità di mettere insieme una visione sistemica, che connetta ambiente, società econoscenze specialistiche. Deve essere in grado di integrare i valori e gli obiettivi ESG con le performance economiche». Cosa fa il Sustainability Manager In virtù di queste competenze e delle sfide ESG che la contemporaneità sottopone alle aziende, il Sustainability Manager è chiamato a svolgere quattro funzioni: generatore di conoscenze e consapevolezza, facilitatore, project manager, auditor. «Ma la funzione più importante è quella di challenger, un soggetto titolato a cambiare le carte in tavola, in maniera intelligente, usando il pensiero laterale e portando prospettive e punti di vista diversi. È chiamato a sfidare i comportamenti e le convinzioni consolidate, agendo da outsider». Secondo la ricerca Luiss Business School, tra i risultati più importanti riscontrati nelle 59 aziende del campione, l'81% dei Sustainability Manager ha prodotto un aumento della cultura interna sulla sostenibilità. Una delle sfide a cui i Sustainability Manager sono chiamati riguarda la valorizzazione dei risultati ottenuti rispetto a stakeholder e investitori. «Le aziende più avanti nel processo di trasformazione sostenibile hanno superato le criticità perché vedono la sostenibilità – e in questo il Sustainability Manager ha svolto una funzione importante – il modo attraverso cui raggiungere una nuova leadership, anch'essa sostenibile». Le sfide del Sustainability Manager Oggi c'è chi dice che, arrivati a questo punto, le funzioni di questi professionisti sono esaurite. Ma c'è anche ci decide di investire ancora in queste persone per essere pronti a risolvere problematiche future, sempre più complesse. «La nuova sfida è rendere la sostenibilità un approccio di massa, che possa tirarsi dietro tutto il sistema delle Pmi e delle persone. Il Sustainability Manager deve sviluppare iniziative e progetti all'interno della propria impresa, ma anche all'esterno, in modo da trasformare la nostra sensibilità in chiave ESG». La ricerca è stata presentata durante l’evento “Road to ESG. Viaggio verso la Sostenibilità” che si è tenuto il 17 maggio a Villa Blanc. Sono intervenuti: Josephine Romano, Partner, Deloitte Legal, Luca Dal Fabbro, Presidente, ESG Institute, Franco Amelio, Sustainability Leader, Deloitte, Stefania Bortolini, Segretario Generale, Sustainability Makers, Matteo Caroli, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research e Osservatori, Luiss Business School, Marisa Parmigiani, Presidente Sustainability Makers, Carmelo Reale, GC Sustainability Group, Banca Generali, Giovanna Rosato, Head of Compliance, Danone, Claudia Strasserra, CRO Sustainability Manager, Bureau Veritas, Luca Testoni, Direttore, Etica News. 18/05/2022

13 Maggio 2022

Pharma e sostenibilità, Caroli: «Le filiali dei grandi gruppi guideranno l'innovazione»

Presentata la ricerca “L'approccio alla sostenibilità nel Life science” condotta da Luiss Business School con il sostegno di UCB Pharma Oggi la sostenibilità interessa tutte le aree della nostra vita quotidiana e le attività economiche. Di conseguenza, si tratta di un obbiettivo da raggiungere per l’intera società. Ogni player deve concorrere alla creazione di valore sostenibile, arrivando a produrre il massimo impatto. Tra queste, già per mission aziendale, ci sono le aziende farmaceutiche, a cui è dedicata la ricerca "L'approccio alla sostenibilità nel Life science" condotta da Luiss Business School. Le conclusioni tratte dal professor Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization e Direttore BU Applied Research e Osservatori, Luiss Business School, sono state presentate durante l'evento promosso dall’Ambasciata del Regno del Belgio in Italia e sostenuto da UCB Pharma, azienda biofarmaceutica con Headquarter a Bruxelles e sede italiana a Milano. Il ruolo chiave nella creazione di valore sostenibile in futuro sarà delle filiali. I risultati della ricerca Lo svolgimento dell'Agenda 2030 è nelle priorità dell'Italia. Il lavoro per il conseguimento degli obiettivi sarà determinante anche per attirare capitali stranieri, ivi inclusi quelli del settore farmaceutico, generando ritorni non solo economici, ma anche di valore sostenibile. L'obiettivo della ricerca svolta da Luiss Business School e presentata dal professor Matteo Caroli, è quello di capire come si muovono le società controllate nei gruppi internazionali, in particolare nel settore farmaceutico, nel nostro Paese. Inoltre, aspetto non secondario, i dati hanno mirato a cogliere le strategie corporate e le azioni sui territori da parte delle filiali. Secondo le evidenze raccolte, Caroli ha sottolineato che «saranno le filiali delle multinazionali pharma a guidare e sviluppare best practice sostenibili prima sul territorio, ma utili soprattutto a livello mondiale per l'intero ecosistema della salute». Tra i 15 grandi gruppi internazionali farmaceutici più significativi c'è un orientamento generale sulla sostenibilità. I grandi temi su cui si muovono sono le questioni Esg, quindi legate alla sostenibilità ambientale, ma anche al benessere delle persone, direttamente proporzionale al primo elemento. In questo contesto, resta fortissima l’attenzione sul benessere delle persone, che operano all’interno dell’azienda. Il rischio di green washing va sempre tenuto in conto. Può essere evitato attraverso la trasformazione culturale nelle persone dell'azienda: a partire dai board, dal vertice gestionale, passando poi a tutto il sistema aziendale. Ciò è facile quando le operazioni si svolgono normalmente. La questione cruciale è quando ci sono criticità da affrontare. «Bisogna contemplare la possibilità di rinunciare ad opportunità di business per non violare principi etici e insostenibili». Il ruolo delle filiali nella creazione di valore sostenibile Il ruolo delle filiali sarà cruciale. Infatti, le società controllate hanno la possibilità di diventare leader su alcune tematiche come quelle Esg per le condizioni specifiche del contesto geografico in cui operano e per il rapporto con gli stakeholder. In un Paese in cui la collaborazione tra pubblico e privato nel settore salute funziona, l'innovazione di questo ecosistema rappresenta una sfida da cogliere. Le aziende non saranno produttori di pillole e sciroppi, ma forniranno servizi integrati con il sistema pubblico e tutti gli altri attori chiave chiamati a partecipare all'ecosistema. L'orientamento al dialogo delle subsidiary le porterà guidare e sviluppare best practice utili a livello mondiale. All’incontro, moderato da Federico Luperi, Direttore innovazione e nuovi media Adnkronos, hanno partecipato: Pierre-Emmanuel De Bauw, Ambasciatore del Belgio; Daniela Bernacchi, Segretario Generale e Direttore Esecutivo del Global Compact Network Italia (GCNI); Matteo Caroli, Luiss Business School; Federico Chinni, AD di UCB Pharma Italia; Veronique Toully, Global Head of Sustainability UCB, e Michele Pochettino, Business Development Manager, H. Essers. 13/05/2022

26 Aprile 2022

I trend del marketing nel Next Normal

Quali coordinate permetteranno di orientare le attività di marketing, in uno scenario in continua evoluzione? Osvaldo Adinolfi, Founder & CCO di TUS – The Unusual Suspects e membro associazione P&G Alumni, traccia una rotta di connessione tra online, offline e futuro. P&G Alumni è partner della Luiss Business School per Marketing Management – Major of the Executive Master in Marketing In un’epoca post pandemica ma ancora pervasa da un conflitto che ha stravolto la situazione politico-umanitaria diventa molto difficile formulare previsioni certe e inconfutabili. Anche il marketing deve affrontare la necessità di governare la crescente complessità di un contesto ormai in rapida e continua evoluzione. In questo nuovo scenario sempre più fluido la presenza e l’utilizzo del digitale passa dal “nice-to-have” al “must-have” e diventa dunque un’assoluta necessità foriera di “disruptiveness”. Coordinate, visione e formazione diventano quindi indispensabili per affrontare le incognite di questo momento storico. A tracciare la rotta è Osvaldo Adinolfi, Founder & CCO di TUS The Unusual Suspects, società di consulenza strategica e creativa in marketing e comunicazione, con grandi clienti quali Honda Moto e AG Hotels, oltre che membro dell’associazione P&G Alumni, partner dell’Executive Master in Marketing di Luiss Business School. Osvaldo Adinolfi, come evolverà il marketing nel Next Normal? In questo tempo, qualsiasi previsione di breve, medio e lungo termine va riguardata con nuovi paradigmi. Tre saranno i grandi fenomeni con i quali, dal 2022 in poi, il marketing dovrà confrontarsi inesorabilmente: sustainability, experience e digital. Avere la visione e le competenze per far coesistere queste tre dimensioni renderà l’azienda fortemente vincente. Come si innesterà la sostenibilità nel marketing? A caratterizzare il Next Normal sarà l’umanesimo del marketing. Le aziende non saranno più soggetti economici con una responsabilità sociale, ma soggetti sociali con una responsabilità economica. Il bisogno di soluzioni rispetto a temi sociali quali il riscaldamento globale, la proliferazione di rifiuti da imballaggi in plastica, la sicurezza sanitaria e la recente tragedia politico-umanitaria ha portato i consumatori a chiedere maggiori connessioni con i brand e i rispettivi valori, per mettere in atto una strategia sostenibile concreta. Nel marketing del Next Normal, le aziende saranno sempre più chiamate a prendere posizione – o, meglio, azione – su temi sociali, etici, ambientali e a spendersi attivamente per contribuire alla soluzione delle suddette questioni. L’impegno sostenibile di un brand è ormai un’aspettativa del consumatore che diventa prioritaria per il marketing del Next Normal, in cui i valori di un marchio vincente sul mercato moderno dovranno necessariamente coincidere e, talvolta, addirittura incarnare quelli della società civile in cui operano. Come cambierà l'experience nel marketing? Nel Next Normal il consumatore vorrà aggregarsi, riappropriarsi della libertà sociale di interagire e, soprattutto, vivere quelle esperienze reali di cui siamo stati privati per due anni. Il marketing sarà quindi chiamato a generare azioni, attività, progetti e campagne che possano dare vita a una memorable brand experience: al consumatore dovremo dare la possibilità di immergersi in un'esperienza multisensoriale e multidimensionale del brand. L'ultimo trend del marketing nel Next Normal è il digital. Negli ultimi due anni, complice la pandemia, abbiamo assistito a un’esplosione esponenziale nell’utilizzo del digitale, soprattutto in Paesi come l'Italia. Questo tempo pandemico ha avvicinato i non digital al digital e, grazie alla coesistenza di social media, blog, siti e piattaforme di e-commerce, il tempo trascorso on line è aumentato. Lungo questa scia anche i servizi digitali si sono diversificati, in virtù del numero crescente di consumatori che si è affacciato al digitale anche in ambiti precedentemente non del tutto esplorati, come meeting, delivery, brand digital store. Come possiamo declinare questi trend in formazione? Il primo passo sarà aprire maggiormente a una formazione esplicativa, pronta a coinvolgere attivamente, neiprocessi didattici, le aziende già impegnate a investire su sostenibilità, experience e digital: saranno i Success Model – uno schema di apprendimento sempre vincente – che permetteranno di imparare dai manager e imprenditori che hanno realizzato queste strategie prima e meglio. Bisognerà poi prendere coscienza della necessità di essere costantemente aggiornati. Vivendo in un’evoluzione continua, nulla può sedimentarsi per un periodo troppo lungo, in primis la formazione. Visto l'aumento del digitale e la sua costante evoluzione, che conseguenze si potranno avere in campo pubblicitario? L’impatto di questa esplosione digitale avrà riflessi sia quantitativi che qualitativi. Sul primo fronte, il marketing dovrà usufruire sicuramente di maggiori investimentiin comunicazione digitale che sfruttino una molteplicità di piattaformecome touch point (siti web, social, app, blog). Dal punto di vista qualitativo, la parola d'ordine non sarà più reach, ma engagement! L'investimento in comunicazione digitale -dunque- punterà principalmente a costruire un dialogo sempre più interattivocon tutto il potenziale pubblico dei brand. È importante però fare attenzione. Il marketing si rivolge sempre a un target, ovvero a persone che si interfacciano con una realtà che continua e continuerà ad essere sempre sia on line che off line. Da qui nasce un altro imperativo del Next Normal: il phygital, ossia la necessità di assicurare una naturale fluidità ed osmosi fra tutto quanto viene proposto in ambito digitale e le naturali conseguenze, ricadute e rimbalzi con la vita reale: una integrazione sinergica fra i due mondi -analogico e digitale- è del tutto indispensabile. Come costruire un percorso professionale per una carriera in ambito digital marketing? Un percorso professionale nel marketing è frutto di una formazione strutturata da conseguire, ad esempio, nell'ambito di un master: non ci si improvvisa digital manager ed essere un digital native non costituisce un’eccezione né un titolo preferenziale per diventarlo. Il marketing on line si basa su dinamiche, modelli e strutture diverse dall’uso che facciamo in privato dei social media. Per questo la formazione in marketing digitale è un must have. È necessario poi tener presente un principio che può sembrare paradossale ma è invece vero e concreto: “non esiste il marketing digitale, esiste il marketing in un'era digitale”. La formazione deve dunque essere completa e approfondita sugli elementi basilari del marketing integrato, operando una sinergia tra le strategie on line con quelle off line. Se l’approccio al digitale viene enfatizzato senza la giusta armonizzazione con le altre leve di marketing si corre il rischio di perdere lucidità nella strategia al fine d’inseguire e di assecondare tendenze del momento. Ecco, dunque, che un percorso professionale va iniziato, nutrito e sviluppato nelle giuste sedi formative. L’individuazione di obiettivi chiari e precisi, l’analisi del target nei suoi stili di vita e la coerenza di un posizionamento saranno sempre pilastri fondanti del marketing sia digitale che analogico, sia nel presente che nel Next Future. OSVALDO ADINOLFI, Co-Founder e CCO TUS - The Unusual Suspects Truly International, Proudly Italian, Unconventionally Connected. Questa è la filosofia che rappresenta l’essenza della sua personalità. Osvaldo Adinolfi inizia la sua avventura professionale in Procter & Gamble -1991-2001- dove occupa diverse posizioni professionali, sia in Europa che negli Stati Uniti, fino a divenire Responsabile Marketing Communication. Gestisce progetti strategico-creativi per i maggiori brand, tra cui Pringles, Pantene, Gillette. Dopo una profonda esperienza strutturata in azienda, nasce in lui la voglia di sperimentare il mondo flessibile dell’agenzia. Diventa Senior Vice President e Creative Director di Edelman -2002-2018- dove si occupa di sviluppare e realizzare campagne internazionali di marketing integrato per marchi quali Nutella, Virgin Active, MasterCard, Playstation, Air Bnb, Disney, Carlsberg. Nel 2019 decide di co-fondare TUS The Unusual Suspects, società di consulenza nel marketing strategico e creativo, dando il benvenuto al primo grande cliente: Honda Moto Europe. È considerato uno dei massimi esperti di Unconventional Marketing sviluppando una progettualità sperimentale e innovativa per i suoi clienti. Osvaldo Adinolfi opera anche nel campo della formazione universitaria e post-universitaria come docente e coordinatore scientifico per le maggiori realtà formative italiane. La Luiss Business School è una di queste.   26/04/2022

22 Aprile 2022

Data Girls, innovazione, inclusione e diversity per vincere le sfide del futuro

Dare nuove risposte a nuovi bisogni, coinvolgendo tutte le capacità di un gruppo: le finaliste del progetto Data Girls raccontano il percorso con il proprio team Le neuroscienze hanno riconosciuto nel cervello femminile alcuni processi logici, capaci di connettività multipla e multitasking, che potrebbero essere utili nell'analisi delle complessità contemporanee. La capacità di mettere insieme gli aspetti umani e quelli tecnici si rivelerà utile anche nella gestione di problemi come l'inclusione, le emissioni e le energie rinnovabili, la creazione di nuovi modelli di business e nuove modalità di lavoro. Le studentesse Luiss Business School si sono messe alla prova durante la sesta edizione di Data Girls del progetto GROW - Generating Real Opportunities for Women, per dare risposte innovative alle challenge proposte dai partner tecnici Generali, Italgas, Terna e WINDTRE. Tra le finaliste emerge una consapevolezza condivisa: per fare innovazione, favorendo nuove risposte a nuovi bisogni, ci vuole inclusione e il supporto di tutte le qualità di un gruppo di lavoro. La challenge Italgas secondo Silvia Botta Silvia Botta, 23 anni compiuti e Master in Marketing Management – major in Digital Marketing, ha partecipato con il suo gruppo, Gas Opened, alla challenge “WOW – Way Of Working”, con l’obiettivo di analizzare come la pandemia abbia modificato il modo di lavorare in Italgas. L’azienda è passata da un approccio lavorativo in full smart working (2020-2021) a un graduale rientro in ufficio (da settembre 2021). L'obiettivo è stato quello di studiare come siano cambiate le modalità di lavoro in azienda grazie ai nuovi strumenti di comunicazione e collaborazione, pianificazione delle attività giornaliere, nuove abitudini lavorative. La metodologia utilizzata ha previsto l’uso di Rapidminer per l’analisi dei dataset aziendali, il confronto con i dati ISTAT 2021 e i dati Google 2021 relativamente ai trend sullo smartworking in Italia, e un questionario somministrato ai dipendenti Italgas per sondare l’opinione interna all’azienda circa le nuove modalità di lavoro. «Nel nostro progetto ci siamo focalizzati in primis sui dati generali a livello Italia, esterni all’azienda, poi siamo andati a indagare più a fondo i programmi Microsoft maggiormente utilizzati dai dipendenti per il proprio lavoro quotidiano e abbiamo stimato il tempo trascorso e l’impiego di questi programmi in relazione al possibile impatto ambientale. Il gruppo ha cercato di integrarsi nonostante la distanza. Quello che proporremo è una buona prassi di come i dipendenti possono migliorare». La pandemia ha cambiato le modalità di lavoro e la challenge ha permesso al gruppo di Silvia di studiarne le varie evoluzioni. La challenge Generali secondo Erika Panella Erika Panella, 26 anni, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione, con il Gruppo 3 ha preso parte alla challenge “Our way to a diverse and sustainable ecosystem” di Generali. Gli obiettivi della sfida erano tre: l'identificazione dei profili professionali disponibili sul mercato italiano con un focus su donne in ruoli STEM, under 35 e persone laureate con disabilità; l'analisi dei dati, dei trend futuri globali, dei bisogni generazionali e delle prospettive delle minoranze; partendo dall’analisi dei dati, elaborare raccomandazioni su come Generali può attrarre e trattenere in azienda un pool di talenti più inclusivo. «Per molte aziende, diversity e inclusion non sono più solo una questione di reputazione, ma fattori che si riflettono sulla produttività stessa e sugli investimenti. Siamo partiti dalla ricerca dei dati e dalla loro successiva analisi, un approccio a cui non eravamo abituati. È stato un modo diverso di ragionare, facendo proposte basate su dati reali». Lavorare a questa challenge ha permesso al gruppo di Erika di offrire a Generali un punto di vista più consapevole su difficoltà e soluzioni da attuare per realizzare diversity e inclusion. «Abbiamo cercato di analizzare anche soluzioni praticate già da altre aziende. Questo approccio realistico e la conoscenza di più opportunità ci saranno molto utili quando entreremo nel mondo del lavoro».  La challenge Terna secondo Irene Ariante Irene Ariante, 25 anni, studentessa del Master in marketing management - major in corporate event: management, pr & communication , ha preso parte alla challenge lanciata da Terna con il gruppo “Terna al lotto”. La sfida – “Emissioni ed esternalità ambientali e sociali evitate da un impianto fotovoltaico integrato con un sistema di accumulo” – aveva l'obiettivo di valutare la rilevanza ambientale e sociale delle fonti rinnovabili, stimare le emissioni di CO2 e di altri gas climalternati, oltre a calcolare i benefici derivanti dallo storage. «Questo argomento molto attuale, legato all'obiettivo europeo della decarbonizzazione entro il 2050, che ci ha permesso di ampliare il nostro punto di vista sulla questione ambientale e dell'efficienza energetica. Abbiamo analizzato i dati, confrontandoli anche con altri dati esterni, seguendo un approccio qualitativo». Osservando il percorso compiuto, Irene osserva una maggiore consapevolezza circa l'ambiente e la necessità di salvaguardare il pianeta con l'utilizzo di fonti rinnovabili. La challenge WINDTRE secondo Ottavia Piro Ottavia Piro, 24 anni, studentessa del Master in Luxury Management, ha preso parte alla challenge WINDTRE con il suo Group 2. La sfida si è basata sull'analisi dati e sullo sviluppo di strategie (data analysis and strategies development) relative a un'espansione nel mercato di MaaS e Proximity Payment da parte di WINDTRE. «Il nostro progetto è stato incentrato sull'analisi del costo-opportunità di questa espansione e, oltre all'implementazione di un piano strategico per quanto riguarda i servizi core, sulla creazione di una strategia di business attrattiva verso attuali e potenziali clienti caratterizzata da un processo di branding. Nonostante le difficoltà operative, legate alla distanza di alcuni componenti del gruppo, ho avuto l'opportunità di essere team leader, sperimentando ciò che voglio fare nella vita. In più, nella nostra risposta alla sfida abbiamo messo un’idea dietro ai dati e sviluppato un prodotto vendibile». I vantaggi ereditati dal progetto GROW sono stati per lo più tecnici: «siamo riusciti a creare una strategia efficace, osservando come un'azienda potesse svilupparsi in altri settori partendo da asset esistenti». Fare innovazione secondo le Data Girls Secondo Erika, fare innovazione oggi significa essere in grado di costruire un mondo più vivibile per tutti, partendo dalle aziende. «Attraverso le scoperte tecnologiche si può essere più inclusivi. Siamo tutti portatori di diversità, dal genere all'orientamento sessuale, passando dal background culturale. Inoltre, un'altra parte fondamentale da considerare è la sostenibilità ambientale: non c'è inclusione senza l'abitabilità del pianeta». Secondo Irene, l'innovazione è «proporre nuovi modelli e nuovi strumenti che possano rispondere all'evoluzione di bisogni multisettoriali, da quello personale all'edilizia e trasporto. L'innovazione è nulla, se non ci sono bisogni che cambiano nel tempo». Secondo Ottavia, «l'innovazione è anticipare un bisogno. All'interno di un'azienda ognuno ha un ruolo e solo la valorizzazione di ognuno può portare a un'innovazione concreta. L'innovazione deve avere un supporto onnicomprensivo di tutte le qualità di un gruppo di lavoro, parte di un processo creativo». «Innovazione significa creatività, apertura mentale, un lasciarsi ispirare da ciò che non si conosce – aggiunge Silvia – Non si tratta solo di anticipare i bisogni, ma anche osservarli, cercando di adattarsi a un mondo in continuo cambiamento. La pandemia ce l'ha dimostrato. Se si parla di innovazione in un'azienda, deve esserci una struttura agile, capace di allineare i bisogni alla motivazione e alla personalità di ogni dipendente». Una marcia in più: il ruolo delle donne nel fare innovazione Fare innovazione e risolvere le complessità del nostro tempo sono imprese che hanno bisogno del lavoro di tutti. La valorizzazione delle discipline STEM legate al tema dell'inclusione è tra le priorità del governo e del Pnrr. Per questo, avere a disposizione capacità cognitive femminili sarà un modo per vincere insieme. «Come donne – spiega Erika – abbiamo un vissuto che è diverso. Molte di noi avendo, avuto esperienze lavorative o anche solo scolastiche e universitarie, si sono rese conto di pratiche di pregiudizio ed esclusione. C'era chi sosteneva che le donne vogliono essere coccolate in azienda. Un uomo dice questo perché ha introiettato alcuni pregiudizi difficili da sradicare. Il punto di vista femminile riesce a connettere dei dati che la maggior parte degli uomini non riesce a vedere». Come spiega Irene, «abbiamo messo in atto un critical thinking più elevato. Essere donne ci ha permesso di lavorare bene in gruppo, permettendo a tutte di far emergere conoscenze e competenze che fino a quel momento potevamo aver ignorato». «Nella vita reale ci sono uomini e donne, realtà che è stata replicata anche nel gruppo – spiega Ottavia – Persistono discriminazioni, ma premere sulle differenze a volte significa anche incentivarle». «Abbiamo cercato di fare in modo che l'essere donna fosse un punto di forza – racconta Silvia – Abbiamo cercato di mixarci su tutti i task anche sulla parte analitica, su cui ho lavorato molto. Ne ho guadagnato competenze di data analyst che pensavo lontane dalla mia formazione. Essere donna ha permesso una maggiore vicinanza fra i membri del gruppo: l'empatia e l'organizzazione ci ha permesso di non fermarsi al dato, ma di andare oltre, in una prospettiva più ampia e inclusiva».

20 Aprile 2022

Elis Ceo Meeting, Paolo Boccardelli: «Occorre investire per cambiare la formazione»

In apertura dell'evento tenutosi a Villa Blanc, il Direttore Luiss Business School ha delineato il nuovo approccio necessario alla creazione di competenze e all'apprendimento L'alleanza tra aziende, istituzioni e scuole è il punto di partenza per affrontare le sfide che il mondo e la società del prossimo futuro porranno. Per vincere, sarà necessario indirizzare le competenze e la formazione per pianificare e favorire l'orientamento delle vocazioni professionali delle nuove generazioni. Questi i temi al centro del Ceo Meeting, svoltosi il 14 aprile 2022, per dare il via al nuovo Semestre di Presidenza del Consorzio di aziende ELIS. Per l'Italia è stato nominato ufficialmente Roberto Tomasi, Amministratore Delegato di Autostrade per l'Italia. L’evento si è svolto nella sede di Luiss Business School, a Villa Blanc, a Roma. Un nuovo approccio alla formazione L'European Skill Index, redatto dal Cedefop nel 2020, vedeva l'Italia al 23esimo posto per la formazione delle competenze, mentre per la skill activaction (trasferimento di competenze dal mondo della formazione a quello del lavoro) era all'ultimo posto. In questa fase di grande complessità, le domande da porsi secondo Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, sono due: quali abilità sono necessarie e come vanno formate. «Abbiamo bisogno di passare da un approccio culturale a uno legato alla creazione di nuove competenze. Mixare le due prospettive in un problem based learning è la sfida del momento. Mettere al centro gli studenti significa mettere al centro l'apprendimento e non l'istruzione, spiegando i domini della complessità, ma anche il modo in cui i problemi vanno risolti». «L'Italia sta affrontando un momento molto difficile perché è un Paese che deve ritrovare sé stesso - ha dichiarato Patrizio Bianchi, Ministro dell'istruzione della Repubblica Italiana - Ognuno di noi deve ritrovare la propria missione, dagli insegnanti alle imprese. Bisogna recuperare la capacità di essere presenti nel nostro momento, per essere un punto di riferimento per i ragazzi. Il ruolo delle scuole e la presenza all'interno del territorio anche da parte delle imprese è sempre più fondamentale. Pensare una scuola in cui anche i muri, non solo le porte siano aperte, ripensando una presenza responsabile delle persone. Se dobbiamo fare futuro, dobbiamo fare istruzione». Gli obiettivi del nuovo Semestre Elis I prossimi sei mesi del Consorzio Elis vedranno al timone ecosostenibile Roberto Tomasi, Amministratore Delegato di Autostrade per l'Italia e nuovo Presidente del Consorzio Elis. «Bisogna fare scuola per costruire futuro», ha esordito il neo-eletto, passando ad articolare gli obiettivi del suo semestre. Tomasi ha messo in luce la necessità di connettere industria, capacità e competenze, necessari per poter rispondere a tutte le sfide della complessità contemporanea, da quella energetica a quella umana. I servizi implementati saranno sempre più digitali, attraverso lo sviluppo di dispositivi, multicanalità e infrastrutture di supporto. Le sfide da affrontare sono diverse. La prima: chiudere il gap di competenze di cui abbiamo bisogno oggi, creando un network con scuole e atenei per incontrare la domanda e l'offerta di lavoro, potenziando anche l'offerta formativa degli ITS. Nei prossimi 5-10 anni, bisognerà indirizzare il corpo docenti e i giovani verso le competenze prioritarie già da oggi e imprescindibili in futuro. Nel lungo periodo, sarà necessario innescare un nuovo meccanismo di pianificazione integrata, attraverso una cabina di regia stabile con presidio dei principali comparti industriali per favorire l'orientamento. «Le aziende devono fare uno sforzo per immaginare il futuro. Se non si fa questo sforzo, creiamo futuro non resiliente. Dobbiamo immaginare, disegnando con visioni strategiche. Il sapere è centrale in tutto questo». Liceo TRED, obbiettivo raggiunto Il Consorzio raccoglie intorno all'ente non profit ELIS oltre 100 aziende, di cui 30 quotate in borsa, in un rapporto stabile di collaborazione che si prefigge due obiettivi: realizzare percorsi efficaci di formazione e inserimento professionale per i giovani, e impegnarsi in progetti d'innovazione e sviluppo ad alto impatto sociale. Tra questi, i molti Progetti di Semestre sviluppati negli anni sotto la presidenza a turno delle aziende del Consorzio. Con il nuovo Semestre di Presidenza a guida Autostrade, l'impegno del Consorzio continua per favorire il dialogo tra imprese, scuole e istituzioni. L'ultimo obiettivo raggiunto, in ordine di tempo, è il Liceo TRED (Liceo quadriennale sulla Transizione Ecologica e Digitale), che a partire dal prossimo anno scolastico vedrà protagonisti 27 istituti scolastici e 23 aziende distribuite su tutto il territorio nazionale. Progetto promosso dal Presidente uscente, Marco Alverà, Amministratore Delegato di Snam, il nuovo liceo offrirà un percorso di formazione teso a integrare i programmi didattici del tradizionale liceo italiano con maggiore attenzione alle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). In questo liceo dell'innovazione e dell'inclusione, il 40% dei 500 iscritti al nuovo liceo sono ragazze. «Inclusione e innovazione sono da percepire in modo congiunto. Riprendendo le parole del Presidente Draghi, la sfida del tempo futuro va vinta tutti insieme o è già persa in partenza - ha sottolineato Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia - Oggi un percorso inclusivo non può che essere un percorso di contribuzione collettiva. Le disuguaglianze – territoriali, sociali, di genere – sono un ostacolo allo sviluppo di tutti. La sfida di questo liceo va in questa direzione: costruire un sistema Paese. Le donne hanno bisogno delle scienze, ma le nuove frontiere della scienza avranno bisogno dei processi logici che la neuroscienza ha riconosciuto nel cervello femminile: quella connettività multipla e multitasking, capaci di mettere insieme aspetti umani delle questioni. Le ragazze devono essere incluse da subito, costruendo una leadership femminile partendo dal liceo». 20/4/2022

15 Aprile 2022

Quando un compagno di viaggio diventa anche un elemento di sostenibilità della performance

Articolo di Paolo Palazzo e Anna Zanardi pubblicato su Harvard Business Review, Aprile 2022 Paolo Palazzo, Executive coach (PCC, ICF), Adjunct professor e coordinatore scientifico dell’Executive Programme Coaching, Luiss Business SchoolAnna Zanardi Cappon, Professor of practice in leadership and corporate values, Luiss Business School; International board and governance advisor Sono lontani i tempi in cui quando ti presentavi come “coach” ti chiedevano cosa fosse e cosa facessi nello specifico; oggi tutti sanno cosa sia un coach, che cosa faccia davvero resta per molti ancora lacunoso. O, diciamo, che si è cosi ampliata la gamma di profili, formazioni e obiettivi del coaching, che l’identità si è diluita in un mare di possibilità ben al di là dell’originaria funzione. Recuperiamone però almeno in parte i contorni originari e cerchiamo di capire come possa aiutare le persone all’interno delle organizzazioni in una fase di fine pandemia e post-pandemia. Fase  che davvero ci riserva incognite e difficoltà da superare mai conosciute prima. I nuovi bisogni delle persone in questa fase storica Nelle organizzazioni si sono manifestati bisogni nuovi; quelli che attengono alle persone e alla struttura organizzativa sono strettamente connessi e si possono riassumere  come segue: 1 - La leadership prende un orientamento più focalizzato su piccoli team, anziché sui team allargati che erano diventati più frequenti nella prassi anche apicali. Il Ceo o il capo del team si concentra nella relazione bidimensionale ed ibrida su cerchi più stretti, catene di comando più corte e riunioni di problem-solving. La dimensione relazionale-empatica non ha ancora trovato un suo spazio bidimensionale soddisfacente o sostitutivo di quello tridimensionale (presenziale). Approcci come quello dell’Unbossing o dell’adattabilità come nuova forma di intelligenza riscoprono vecchie prassi di autorganizzazione che Maturana e Valera o Henry Laborit ben avevano già descritto nelle loro opere sull’autopoiesi o sulla biologia comportamentale negli anni ’70 e ’80. Quindi ad oggi, niente di nuovo sotto il sole se non, ottimisticamente ci auguriamo una crescente consapevolezza davanti all’aumento delle patologie mentali dei lavoratori, alla moltiplicazione di uso di psicofarmaci delle persone che non si  ritrovano con la propria identità professionale attuale, all’onda di dimissioni fiume e alla insormontabile difficoltà ad attrarre nuove leve dentro ai percorsi di reclutamento di molte aziende, soprattutto nella fascia dei millenials. 2 - Necessita un approccio scientificamente validato per combinare talenti nei giusti team e uscire dalla annosa modalità biased dei colloqui senza fine e degli assessment spannometrici che oltre a costare molto ed a fornire dubbi risultati, sono anche pazzescamente onerosi per la durata del loro processo. Un candidato che ancora si infila in un percorso non  digitalizzato (almeno nelle fasi di screening e  di inizio del funnel di selezione) costa intorno ai 5000 euro in termini di tempo dedicatogli e di spese accessorie (p.es. spostamento dei selezionatori e/o del candidato) e in termini di ore lavorative siamo da inizio e fine processo intorno alle 10 giornate di tutte le persone coinvolte. Se poi non è idoneo o rifiuta, si riparte. Algoritmi e intelligenza artificiale possono esaurire quella parte bassa di lavoro iniziale e nobilitare la centralità strategica dei reclutatori e dell’HR come funzione essenziale per la giusta scelta del giusto candidato, internalizzando anche una competenza cruciale per l’azienda che troppo spesso è delegata all’esterno. 3 - Attenzione alle nuove necessità di benessere e salute, stress occupazionale incluso, che attanagliano le persone dentro a un frullatore di competenze nuove, scenari ipercomplessi, ibridi e accalcati di riunioni continue, senza tempo né pianificazione, che raramente danno la percezione di impattare concretamente sul valore delle performance. In questo ritmo sconosciuto e nell’ibridazione di modalità uomo-macchina non scontate, la solitudine sociale e manageriale, la disconnessione relazionale e la fatica di adattamento a piattaforme che piallano la prospettiva intrapersonale, fanno nascere un bisogno di intimità, empatia e socialità a cui nessuna delle imprese oggi è riuscita a dare una risposta efficace. Le persone si dimettono e la risposta non può essere aumentare gli stipendi. Questa ottica semplicistica e materialistica ricalca la nostra inadeguatezza a capire cosa davvero non sta più funzionando nel modello socio-organizzativo attuale. Ci sono sicuramente altri punti che si potrebbero elencare, ma questi tre possono, se presi in carico da un buon accompagnamento individuale o di team, creare uno spazio maggiormente sano e  sostenibile nell’immediato e dare sollievo e lucidità a quelle popolazioni che dovranno incaricarsi di una costruzione diversa del mondo aziendale. Il Coaching come strumento di sviluppo e il profilo di competenze aggiuntive del Coach Per essere efficaci su queste tre dimensioni sono certamente importanti le tradizionali competenze del coach contenute nei numerosi modelli che negli anni sono stati generati e sperimentati secondo i diversi approcci di coaching. Competenze sostanzialmente convergenti verso doti di empatia, ascolto, trasformazione cognitiva e comportamentale della visione e dell’impatto del coachee. La notevole diffusione della pratica del Coaching nelle organizzazioni non si può ascrivere (solo) a ragioni di novità o di moda. In numero sempre crescente, organizzazioni profit e non profit e istituzioni pubbliche  nazionali e internazionali hanno potuto sperimentare l’efficacia di questo strumento in innumerevoli casi.  Anche se la legislazione di riferimento nel nostro Paese  (l. 4/2013) si basa sull’autoregolamentazione volontaria  della professione, si richiedono sempre più spesso coach qualificati da percorsi di formazione e da solida pratica; non è un caso che ICF (International Coaching Federation), la più grande associazione di coach che conta più di 60 chapter in tutti i continenti, in meno di 10 anni è passata da meno di 10.000 soci con credenziale agli oltre 30.000  attuali. Il coaching consente di dare la massima attenzione al fattore umano, alle caratteristiche proprie di ogni persona nel modo di apprendere, crescere, decidere. Le organizzazioni dove il coaching diventa cultura vedono, oltre allo sviluppo di individui e team, un sensibile miglioramento in termini di produttività, engagement delle persone, riduzione di turnover e efficacia delle figure manageriali (Zenger Folkman, 2019). La nostra esperienza ci mostra come siano in grande misura coachee appartenenti alla Generazione Zeta e i Millenniels a trarre un grande valore dal coaching. Resta centrale la capacità del coach di supportare il coachee nella comprensione della sua posizione nel contesto organizzativo e sistemico nel quale opera, nel creare spazi di libertà e creatività generando diverse opzioni, nel valorizzare l’assunzione di responsabilità verso la realtà che lo interroga (è quantomai attuale l’insegnamento di Viktor Frankl su quest’ultimo aspetto). Tutto ciò necessita  tuttavia qualche aggiunta specifica, non banale e non scontata, che deve integrare esperienza, formazione e attitudine creativa di ogni coach che voglia essere pronto alla fase post- pandemica caratterizzata dall’ibridazione di modalità d’interazione in azienda. Poco conta che come coach noi si sia già avezzi da anni a fare sessioni online, la sfida ora è trasformare i nostri coachee multiviaggianti e abituati a spazi fisici di esercizio del potere e della decisione, a farlo in remoto o in maniera appunto ibrida. Necessita allora spiegare bene e far sperimentare alcuni approcci come per esempio: 1 - La comprensione neurofisiologica e di trasformazione percettiva di cui c’è bisogno per usare bene lo strumento digitale nella conduzione dei team, delle riunioni, delle relazioni a distanza; in breve: nel funzionamento della macchina operativa. Il cervello dentro alla dimensione piatta dello schermo perde prospettiva e crea nuovi patterns di presa delle decisione, focalizza le informazioni in maniera diversa, necessita tempi di riflessione e azione più brevi, abbisogna di un linguaggio sintetico e straight to the point. Chi non riesce a fare un salto viene ammutolito dall’etere e non partecipa più significativamente alla scena aziendale. Come prevenire dunque la perdita di risorse importanti per l’impresa? Come aiutare chi necessita di sviluppare un’ empatia digitale e salvare il proprio posizionamento interno al team? Come usare i propri sensi ed il proprio cuore per connetterci con l’altro nell’era algoritmica e digitale? 2 - Il senso di relazioni significative e di una socialità più piena, anche se a distanza, è l’altro aspetto centrale nella costruzione di una sana frequentazione professionale, dove l’identità del lavoratore cambia totalmente a causa di ritmi e strumenti di lavoro diversi. Che la creazione e il consolidamento di buone relazioni all’interno delle organizzazioni è sempre più decisivo per ottenere i risultati sperati è ormai ben noto ai manager più illuminati, che non si affidano solo a tecniche comunicative o incentivi estrinseci. Ma ciò non basta.  Come aiutare a creare un senso ed una identità nuova non solo di tipo individuale, ma anche collettivo e come portare le ormai stantie chiacchiere su mission, vision, purpose, values ad un livello pragmatico e ficcante per chi dentro all’organizzazione deve viverci. Per chi i valori e i comportamenti li deve allineare al fine di ridurre il rischio operativo dei team e supportare la sostenibilità della performance cosi da non far esplodere dinamiche inficianti la performance di business e la qualità decisionale. Il rischio di dinamiche disfunzionali, all’interno dei team è infatti notevolmente aumentato, a causa del contesto post-pandemico che abbiamo descritto più sopra, i cui effetti potenzialmente negativi sono stati ampiamente documentati da studi recenti (cfr. A. Zanardi, Mental Health And Healthy Companies, Forbes, ottobre 2021). 3 - Il contagio da altre discipline, non solo neuroscientifiche, mediche, matematiche e ingegneristiche  ma anche la botanica, la fisica,  la biologia, la teologia forniscono lenti di interpretazione di possibili nuove forme di aggregazione e costruzione di esperienze culturali innovative che attraggono sul posto di lavoro e servizi e apprendimenti che da soli davanti al pc non si possono effettuare. E dunque la scelta di tornare al presenziale diventa una crescita e realizzazione del  proprio potenziale a cui non si può rinunciare per tornare a sentirsi vivi e capaci di contribuzione di valore al collettivo. Molte sono le riflessioni che stiamo facendo fra colleghi e fra ricercatori, alcune di queste convergono nella nostra scuola dove il confronto è acceso. Invitiamo tutti a parteciparvi, a portare le loro esperienze e a co-costruire con noi, non sappiamo se un mondo migliore, ma sicuramente una prassi di coaching più inclusiva, innovativa e sfidante di quanto siamo riusciti a fare con i nostri contributi individuali in tempi passati. E che, forse tutto sommato fortunatamente, non torneranno più. Anna Zanardi Cappon e Paolo Palazzo sono referenti scientifici dell’Executive Programme in Coaching della Luiss Business School. Il programma è in partenza il 13 maggio, scopri di più. Scarica la brochure 15/4/2022

08 Aprile 2022

Leader 4 Talent, Niccolò Ubertalli: «Uscite da un modello, diventate un modello»

Lavorare con persone eccellenti, trovare il proprio spike, seguire l'istinto: ecco i principali consigli che l'Head of Italy di UniCredit ha lanciato agli studenti Luiss Business School nel suo intervento a Villa Blanc, guidato dal professor Raffaele Oriani «Iniziate la vostra carriera imparando da leader eccellenti, trovate la vostra strada senza paura di uscire dagli standard, diventate voi stessi un modello». In un intervento energico rivolto agli studenti, Niccolò Ubertalli ha disegnato una rotta di navigazione per i futuri professionisti che vogliono essere vincenti nella vita e nella carriera. L'intervento dell'Head of Italy di UniCredit si è tenuto a Villa Blanc nell’ambito del nuovo incontro della serie Leader 4 Talent della Luiss Business School, guidato da Raffaele Oriani, Associate Dean for Faculty. Leader, talento e fame: la road map di carriera secondo Ubertalli Dopo un breve excursus sul personale percorso di vita e carriera, Ubertalli ha concentrato il proprio messaggio sui consigli agli studenti. Oltre a sottolineare l’importanza di concludere velocemente gli studi e di non fermarsi davanti a nulla pur di compierli, l'Head of Italy di UniCredit si è focalizzato sui leader. «All'inizio della vostra carriera lavorate con persone eccellenti: vi cambierà. Siate umili, guardateli, ma non scimmiottateli. Siate voi stessi. Siate geniali e cercate il vostro spike, una cosa unica in cui poter essere eccellenti». Seguire un modello? No, piuttosto diventarlo. «Se entrate in un modello, sarete bravi, ma forse infelici perché non avrete seguito la vostra strada. Dovete provare, fallire e sbagliare, seguendo anche il vostro istinto». Bisogna fare attenzione al network, importantissimo da giovani: «Riceverete tantissime porte in faccia, non scoraggiatevi, riprovate e chiedete il numero di telefono a tutti i CEO che incontrerete». Infine, dedicando un pensiero al mindsetcon cui ci si deve approcciare al lavoro, Ubertalli sottolinea: «Essere vincenti è uno stato della mente: significa avere la consapevolezza che sono le nostre scelte a determinare il nostro futuro». Ubertalli ha dedicato qualche consiglio alle studentesse. «Non fatevi mettere i piedi in testa, pretendete, ma ricordate che tutto è in equilibrio e tutto ha delle conseguenze. Trovate un partner che vi segua e vi supporti nelle vostre scelte di carriera». Per tutti, ciò che conta davvero è la fame. «Quello che si apprende è utile, ma bisogna saperlo usare. Ci vuole fame, e queste cose arrivano quando si è trovata la propria strada». Il futuro del settore bancario Parlando del futuro del settore bancario, Ubertalli ha sottolineato che la digitalizzazione sarà un nuovo paradigma al servizio del return of investment. «Le banche vanno valutate attraverso l'etica dei suoi manager. Abbiamo un ruolo sociale fondamentale: assumiamo persone e rendiamo possibili i sogni di tanti, dai privati alle grandi aziende, passando per quelle medio piccole, eccellenza tutta italiana. A loro consiglio di abbandonare la gelosia per il proprio business e proiettarsi nella dimensione del “go big”». Sempre rivolgendosi agli studenti, Ubertalli ha aggiunto: «se avete una bella idea, portatela avanti. Le banche servono anche a questo». Circa il Pnrr, Ubertalli lo ha definito una opportunità unica. «Se riusciremo a diventare numeri uno in energia rinnovabile, fibra ottica, scuola e sanità, sfruttando i 230 miliardi del Piano, il futuro sarà migliore per tutti». Chi è Niccolò Ubertalli. Niccolò Ubertalli ha iniziato la sua carriera in Teksid Aluminium Foundry in 1997 come ingegnere di processo. Nel 2000, si è trasferito a Milano e ha lavorato presso McKinsey come senior associate fino al 2002. Ha lavorato presso UniCredit Clarima tra il 2002 e il 2004, come direttore nell'area commerciale. Tra il 2004-2006, Niccolò è stato First Vice President presso MBNA (USA e Regno Unito). Nel 2006 si è trasferito in Bulgaria per lanciare UniCredit Consumer Financing con il ruolo di Presidente e Direttore Esecutivo. Nel 2009 è tornato in Italia e ha continuato la sua carriera come Chief of Staff del Group CEO, poi come Head of Group Consumer Finance tra 2011-2012. Trasferito in Romania nel 2012, ha assunto la posizione di Deputy CEO presso UniCredit Tiriac Bank. Tra il 2015 e il 2019 ha continuato la sua carriera in Yapi Kredi come direttore esecutivo e Deputy CEO. Nel 2019 è stato nominato co-CEO Commercial Banking, CEE. È membro del Group Executive Committee di UniCredit. A Maggio 2021 è stato nominato Head of Italy. Cos'è Leader for Talent - #L4T. Si tratta di un ciclo di incontri con leader, top manager ed esponenti del mondo aziendale. Il format prevede circa 20 minuti di Speech dell’ospite e successivamente una sessione di Q&A. Questi interventi e testimonianze sono fortemente orientati all’operatività e alla gestione pratica delle dinamiche aziendali. L4T è stato pensato per favorire l’incontro con i leader delle principali organizzazioni, offrendo ai nostri studenti l’esperienza di un confronto e un dibattito in grado di arricchirli dal punto di vista professionale e delle soft skill. 8/4/2022

01 Aprile 2022

Win-With-U ed EpilepsyPOWER: la ricerca Luiss Business School per l’inclusione

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza dell'Autismo (WAAD, World Autism Awareness Day) del 2 aprile, la Luiss Business School è fiera di gestire, in qualità di soggetto ideatore e coordinatore, due ambiziosi progetti finanziati dalla Commissione Europea e finalizzati all’inclusione lavorativa e alla sensibilizzazione di imprenditori e manager sul tema Win-With-U - Workplace Inclusion and employmeNt opportunities for youth WITH aUtism (durata: 36 mesi - EU ID: 2020-1-IT02-KA204-079826). Progetto di ricerca e formazione finalizzato all’inclusione lavorativa di giovani con autismo e lavoratori, coordinato dalla Luiss Business School e a cui prendono parte l’Unità di Neurologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, Autism Europe (Belgio), European Center for Quality Ltd (Bulgaria) e Specialisterne Foundation (Danimarca). Un consorzio di partner composto da soggetti specializzati sia nell’ambito del management delle imprese, quanto nel settore dei disturbi dello spettro autistico e delle correlate politiche per il miglioramento dell’inclusione lavorativa. Sono tre le fasi del progetto chesi sta svolgendo. La prima si è svolta nel fare il punto sullo stato dell’arte dei sistemi di inclusione nei diversi Paesi europei, nonché in un’analisi delle specifiche caratteristiche di apprendimento e dei bisogni, tramite una survey svolta in 5 nazioni; tali attività con l’obiettivo di progettare e costruire una innovativa piattaforma collaborativa (seconda fase) per l’accesso al materiale formativo, alle linee guida prodotte e al materiale di supporto, da parte dei partner e di tutti gli stakeholders di progetto. La terza e ultima fase del progetto riguarderà i due percorsi di apprendimento individuale: un percorso volto a formare i lavoratori con autismo, affinché possano migliorare le competenze necessarie per la propria posizione occupazionale; l’altro percorso per formare gli imprenditori al fine di comprendere le potenzialità dei lavoratori con autismo e rendere il luogo di lavoro un ambiente accogliente e confortevole. EpilepsyPOWER - Epilepsy People inclusion Overcoming Workplaces European maRginalization (durata: 36 mesi - EU ID:2021-1-IT02-KA220-ADU-000028349). Progetto di ricerca e formazione rivolto a formare il personale delle Università sul tema, al fine di orientare la formazione universitaria e post-laurea e inoltre di migliorare le opportunità di inclusione nel mercato del lavoro di persone (PwE) affette da uno dei più diffusi disturbi neurologici come l’epilessia, considerando che una persona autistica su tre è un soggetto epilettico. Questo nuovo progetto, coordinato dalla Luiss Business School, coinvolge come partner ben tre Università (l’Unità di Neurologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e il Dipartimento di Management dell’Università di Grenoble (Francia), unitamente alla Camera di Commercio e dell’Industria di Vratsa (Bulgaria), ad un’organizzazione in ambito VET emcra GmbH (Germania) e alla fondazione Epilepsy Alliance Europe (Irlanda). Tra gli obiettivi: migliorare i curricula di apprendimento e i servizi formativi delle Università, promuoverne la consapevolezza nelle organizzazioni pubbliche e private, favorire ambienti di lavoro consapevoli e sicuri, migliorare il supporto all’occupazione e le prassi lavorative attraverso approcci di gestione delle risorse umane positivi. “Alle Università – spiega il Prof. Nunzio Casalino, coordinatore scientifico di entrambi i progetti – spetta il compito preliminare di formare i partner sugli aspetti manageriali e clinici della patologia in modo che possano essi stessi formare a loro volta le imprese e le realtà pubbliche in Europa, su come integrare e supportare queste persone all’interno degli ambienti universitari e lavorativi. A compimento delle attività di ricerca congiunte già in corso, sarà fondamentale procedere alla condivisione delle conoscenze e alla creazione di iniziative specifiche di apprendimento attraverso lezioni, tutorial, eventi orientati allo studio di best practice, lavori di gruppo interattivi, interviste con esperti, oltre a pubblicazioni sia di carattere divulgativo che scientifico. Fondamentali diventano infine lo stimolo e la promozione di una più attenta etica aziendale per una reale inclusione che favorisca un cambiamento innovativo e radicale della cultura organizzativa”. Per concludere, la Luiss Business School, grazie alle attività di ricerca svolte nell’ambito dell’Area Applied Research e Osservatori diretta dal Prof. Matteo Caroli, sta ricoprendo un ruolo sempre più importante nella creazione di conoscenza sul tema, studiando, identificando e mettendo a disposizione metodologie volte a migliorare concretamente l’inclusione lavorativa sia di studenti in procinto di trovare un lavoro che di lavoratori. La sfida è quella di sviluppare la capacità delle imprese e delle pubbliche amministrazioni europee di inserire e gestire correttamente sul posto di lavoro queste persone e, allo stesso tempo, favorire iniziative di Corporate Social Responsibility facilitando la collocabilità lavorativa, la creazione di percorsi di autonomia personale e, in generale, l’inclusione e la responsabilità sociale di impresa. 01/04/2022

26 Marzo 2022

Open Innovation, competenze trasversali per fronteggiare le nuove sfide

Allargare a tutto l’ecosistema dell’innovazione, ripensare il rapporto Corporate- startup, gestire al meglio la proprietà intellettuale: per rispondere alle spinte innovative c'è bisogno di competenze trasversali e formazione qualificata Open Innovation non è più un'espressione che si limita a definire proficue contaminazioni tra grandi aziende e startup. Il contesto si è ampliato, diventando più complesso e sfidante. Tra i temi su cui le capacità dei professionisti devono mettersi alla prova c'è la proprietà intellettuale, che non arriva più solo dalle aziende innovative, ma fluisce anche in direzione inversa. La risposta a queste sfide resta la formazione, qualificata e trasversale come quella pensata per l'Executive Master in Open Innovation & Intellectual Property targato Luiss Business School e realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino – tramite la SAA School of Management. Il percorso è pensato per rispondere alla crescente domanda da parte dei soggetti che operano nel mondo dell’Open Innovation e della gestione della tutela della proprietà intellettuale. Maria Isabella Leone, Direttrice dell’Executive Master Open Innovation and Intellectual Property, spiega come i professionisti devono attrezzarsi per fronteggiare le nuove sfide dell'Open Innovation. La complessità del Next Normal ha reso evidente la necessità per le grandi multinazionali di assomigliare sempre più alle startup, elaborando sistemi di Open Innovation. Quali sono i rischi e quali le opportunità di questa tendenza? Il tema dell'Open Innovation è entrato oggigiorno non solo nello storytelling aziendale, ma anche nei board. È una conversazione sempre più frequente anche tra C-level, alla luce della sua rilevanza strategica, e richiede sempre di più il commitment del Ceo (“No Ceo,no Party”, risuona nelle conversazioni aziendali) Uno dei modi più tradizionali di ragionare sulla gestione dell'Open Innovation è stato l'approccio delle imprese all'ecosistema delle startup. Più lean, più sperimentazione, cicli più veloci di innovazione. Ma oggi lo scenario è diventato più ricco e complesso e la discussione si è allargata includendo partner di vario tipo. Cosa è cambiato in particolare? Il dibattito al momento più rilevante in Italia e in Europa, dove le imprese sono per lo più piccole e medie, è su come l'Open Innovation possa entrare a far parte del loro modello di innovazione. Ad esempio, si parla sempre di più di Open Innovation di filiera, dove sono coinvolte non solo grandi imprese, ma anche aziende di minori dimensioni. Tutte devono iniziare a collaborare, sostenendo limiti e sfide importanti, dall’allineamento dei tempi, alle modalità di collaborazione, al linguaggio e alla cultura dell'apertura. Da una parte, si evidenziano le opportunità connesse all’adozione di una prospettiva più sistemica che consistono principalmente nella contaminazione del contesto ambientale con altre prospettive, alimentando la diversità, la creatività e l’innovazione. Dall'altra, si discute su come far sì che l’Open Innovation sia realmente implementata dalle imprese, superandone i connessi ostacoli che si fronteggiano quando idee esterne arrivano in azienda o quando asset interni vengono condivisi all’esterno. Si parla sempre di nuove idee che dall'esterno arrivano all'interno di un'azienda. Le imprese arriveranno a portare fuori il proprio patrimonio aziendale? Sì. L’Open Innovation non è solo flussi di conoscenza e innovazione in entrata ma anche in uscita. Nello specifico, attraverso differenti strumenti – come licenze, pledge o molto altro – le aziende possono rendere utilizzabili a terzi le loro idee/innovazioni non utilizzate e potenzialmente trarne valore. Questa modalità risulta essere nella pratica più difficile da implementare in quanto le organizzazioni, nonché gli individui, sono spesso restii a “condividere i crown jewels”, i gioielli della corona. È un aspetto dell’OI che spesso viene poco approfondito ma che può costituire una grande occasione per le imprese. Quali sono le sfide per la diffusione più estesa di questo paradigma? L’Open Innovation può generare enormi benefici per le organizzazioni adottanti ma è evidente che porti con sé anche delle sfide da non sottovalutare. Per semplificare, possiamo dire che le sfide connesse a questo paradigma possono essere categorizzate in tre macro-aree di riferimento. La prima è legata all'attivazione di un ecosistema fatto di diversi attori, con motivazioni e background diversi. Il dialogo non si limita più a startup e corporate, ma a grandi, piccole e medie imprese, startup, centri di ricerca, università, no profit, clienti, fornitori e addirittura competitors: tutti depositari di conoscenze, linguaggi e prospettive diverse. La seconda sfida riguarda la cultura: non basta essere aperti verso l'esterno, ma bisogna esserlo anche all'interno, essere pronti ad accogliere il cambiamento e mettersi in discussione, superando le diverse sindormi aziendali connesse all’ OI. Infine, c'è il tema cruciale della gestione della proprietà intellettuale. L'Open Innovation ha reso più acute le sfide dell'appropriabilità delle innovazioni e le organizzazioni devono utilizzare nuovi strumenti di gestione proattiva della PI per poter implementare efficacemente il paradigma. In che modo? Quando ci si apre a tanti soggetti, il tema della gestione della proprietà intellettuale diventa centrale. Avendo investito in innovazione, l'azienda guarda ai rendimenti, nel momento in cui la mette sul mercato. Quando la collaborazione è aperta, si apre la sfida alla gestione della tensione tra l'apertura, ormai necessaria, e la protezione. In questo scenario, quali sono le leve formative da tenere presenti quando si sceglie di operare nell'ottica di Open Innovation? È necessario ambire a padroneggiare una prospettiva a 360 gradi. Una conoscenza iperspecializzata non è più sufficiente. Il professionista di Open Innovation deve confrontarsi con soggetti differenti appartenenti a mondi diversi.  Deve confrontarsi con l'ufficio legale, la crowd o la folla da cui l’organizzazione può raccogliere idee, i fornitori e così via. Bisogna avere la capacità e gli strumenti per gestire questo dialogo a più voci attraverso competenze trasversali. Open Innovation e diversity: quanto la connessione di questi due elementi è un valore aggiunto per fare la differenza? La diversità un fattore chiave per far crescere la cultura innovativa delle imprese. In questo caso, il tema della diversity entra in campo guardando soprattutto all’eterogeneità di competenze trasversali multidisciplinari che permettano di costruire un dialogo proficuo interno e con i partner esterni. Allo stesso tempo l’empatia e l'empowerment abilitano una maggiore rappresentanza dei singoli attori coinvolti, funzionale a un dialogo interdisciplinare. La collaborazione tra startup e grandi aziende sta portando già i suoi frutti. Quali sono le prospettive future? Questa prima area di sviluppo dell'Open Innovation è stata resa possibile dai capitali delle grandi imprese, che hanno potuto attrarre le startup, sempre affamate di fondi per sviluppare le proprie idee. Negli ultimi 5-6 anni queste iniziative sono aumentate insieme al numero di corporate collaborative. La sfida sarà rendere questo processo sistematico, creando prodotti scalabili o evitando che le startup vengano cannibalizzate affinché diventino fornitori a tutti gli effetti. Creare valore per entrambe le parti è la vera sfida. SCOPRI IL MASTER 26/03/2022

24 Marzo 2022

Sono i leader gentili visionari e ottimisti che attirano i talenti

Commento di Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, pubblicato su Il Sole 24 Ore Qualche tempo fa, dalle colonne di questo giornale, Klaus Schwab, Presidente del World economic forum ha aperto a una riflessione sulla crisi della leadership politica e aziendale e sulla necessità di un modello di governance 4.0, in grado di affrontare le sfide globali attuali e future. Il suo assist mi permette di approfondire il tema, argomento cruciale per lo sviluppo della società, e di fissare alcuni punti. La preparazione dei leader di domani è la missione principale di molte istituzioni, certamente lo è della Luiss Business School che dirigo. Il nostro impegno è quello di dotare giovani e professionisti degli strumenti più adeguati e innovativi al contesto mutevole in cui viviamo; mai come adesso, però, la crisi dei modelli di leadership, che spesso si presentano quali “stereotipi classici”, risulta così evidente in tutti settori della società, inclusa la politica. Le imprese non ne sono immuni. Tra i tanti trend che stanno investendo il settore imprenditoriale assistiamo a un fenomeno nuovo, uno dei primi effetti degli stravolgimenti che gli eventi recenti (pandemia in primis) hanno innescato nella vita delle organizzazioni e che mette a dura prova le capacità di leadership: quello della Great resignation, la fuga dal posto di lavoro. I dati ci dicono che nel 2021, negli Stati Uniti, 4,53 milioni di persone hanno lasciato volontariamente il lavoro mentre in Italia, nei primi dieci mesi dell’anno appena trascorso, in quasi 800mila hanno abbandonato la loro posizione a tempo indeterminato, 40mila in più rispetto al 2019. Dal confronto tra il 2020 e il 2021 emerge poi che le persone, nell’approcciarsi a una nuova occupazione, danno più rilevanza a: flessibilità (+12,3%), cultura aziendale inclusiva (+7,3%) ed equilibrio vita privata-lavoro(+6,3%) . Nuove sfide, che impongono un cambiamento di paradigma e che chiamano in causa chi riveste posizioni apicali. Ma quali sono le abilità che un leader deve possedere oggi? Sicuramente vision futura, creative thinking, focus sull’execution e orientamento al valore condiviso: saper guardare lontano, nel senso di comprendere pienamente il potenziale di un’azione; stimolare, motivare, trovare nuove soluzioni a nuovi problemi; reagire rapidamente ai cambiamenti, adattando capacità, strutture, modelli di business e metodi di lavoro; ma anche, co-creare in modo sostenibile instaurando solide partnership strategiche con tutti gli stakeholder attorno all’azienda. A queste si aggiungono la capacità di gestire la complessità e i processi decisionali ma anche l’ottimismo: un leader deve essere in grado di infondere un pensiero positivo e, consapevole delle proprie competenze, deve andare oltre le proprie paure. Orientamento alla strategia e intelligenza emotiva fanno il resto, affiancate dalla capacità di seguire il proprio istinto nel produrre idee brillanti e di pianificare a lungo termine in maniera strategica. Una delle caratteristiche dei leader, emersa con forza negli ultimi tempi è quella della gentilezza: il leader gentile è colui che pratica l’ascolto, è empatico, non nasconde le emozioni e lavora su di esse per favorire una maggiore coesione e responsabilizzazione del proprio team. Le organizzazioni guidate da leader gentili sono più attrattive per i talenti: la gentilezza genera motivazione e senso di partecipazione alle decisioni. Se queste sono le caratteristiche di un leader efficace, appare ben evidente che occorre ripensare il nostro ruolo, quali istituzioni rivolte alla formazione di queste competenze, per garantire che chi si forma in una business school abbia tutti gli strumenti necessari per affrontare le sfide del tempo e possa interpretare il senso di necessità e urgenza della nostra società. Il supporto alla formazione del capitale umano dovrà essere accelerato e indirizzato verso competenze che alimentano la visione, la resilienza, l’apprendimento costante, l’adattamento, le abilità imprenditoriali in grado di assicurare la business continuity, l’emotional intelligence, le capacità di creare un ambiente aperto e inclusivo e la creatività. Inoltre, dovremo agire in un’ottica strutturale e non emergenziale, puntando sul nostro ruolo di produttori di conoscenza: una conoscenza aperta, flessibile, pronta ad adeguarsi alle trasformazioni e declinata sui parametri dell’innovazione continua. In sostanza, una rivoluzione culturale e professionale non solo dei leader, ma anche di istituzioni e professionisti dediti alla formazione delle leadership. 24/3/2022

19 Marzo 2022

I valori ESG possono fare la differenza sul mercato: le risposte della formazione Luiss Business School

In partenza il programma Flex ESG e Sviluppo Sostenibile. Ecco come didattica e case study possono diventare strumenti per creare nuove occasioni di mercato I temi ESG sono oggetto di intense attività dei regolatori, ma anche di grande interesse per gli stakeholder. Integrare questi valori – ambiente, società e governance – in azienda non rappresenta più un'azione da temere, bensì la base da cui partire per cogliere nuove opportunità di mercato. In questo scenario, l'alta formazione per chi vuole operare o già opera in questo campo è lo strumento necessario per interpretare correttamente gli input regolatori e le richieste di consumatori e mercato. “La sostenibilità viene spesso definita in modo sfuggente o complesso. Può essere affrontata in modo simbolico, ma ciò non è più sufficiente per investitori e consumatori, alla ricerca di risposte concrete”: Angelo Riccaboni, Professore Ordinario di Economia aziendale, Università di Siena, e Senior Research Fellow, Luiss Business School, ci racconta il nuovo Flex ESG e Sviluppo Sostenibile, in partenza il 25 marzo. Integrare la sostenibilità nei modelli di business: quali sono le sfide da superare? Negli ultimi tre anni la consapevolezza sul tema della sostenibilità è sicuramente aumentata, tuttavia, ancora si agisce prevalentemente in ottica di greenwashing o esg-washing. Chi già invece opera in una realtà concretamente orientata alla sostenibilità, percepisce che un approccio diverso è necessario. Il greenwashing non basta più: gli stakeholder stanno diventando esigenti e richiedono risposte di sostanza. La sostenibilità deve essere integrata nei meccanismi di governance e management attraverso la pianificazione, l'azione del board, il reporting, finanza. Per le piccole e medie aziende si osserva invece una tendenza a posporre il problema e a considerare la sostenibilità un onere e non un beneficio. Far capire che i vantaggi ci sono per tutti, politica compresa, è il vero punto di partenza. Quali sono i vantaggi per le imprese? Con i valori ESG si delineano nuove opportunità di mercato. Oggi non compreremmo mai prodotti che vengono fuori da processi non sostenibili. Quali sono i vantaggi per i regolatori? L'Europa è l'unico continente che sta portando avanti iniziative di estremo rilievo sulla sostenibilità e la regolazione diventa sempre più stringente su questi temi. Chi non lo capisce, faticherà.               Quanto conta il tema ESG per gli investitori? Moltissimo. Gli investitori chiedono sempre più sostenibilità. Anche le banche di prossimità ricevono input in questa direazione, perché è valutata dai regolatori europei. Poi c'è la questione dei talenti. I fattori ESG sono già una discriminante per attirare talenti in azienda? Sì. Oggi i giovani non scelgono di lavorare in luoghi in cui la sostenibilità non sia centrale.                Qual è il ruolo che professionisti specializzati possono giocare per favorire questo cambio di paradigma? Mettere in evidenza casi concreti con soluzioni interessanti su diverse funzioni può fare la differenza. I professionisti sono consapevoli che ci sia un bisogno di approfondire questi aspetti per scendere in campo con un approccio diverso. Ed è qui che il programma Luiss Business School offre delle risposte importanti, sia dal punto di vista dei contenuti che delle esperienze portate in aula. Il messaggio che vogliamo lanciare è: «si può fare ed è conveniente».  Purpose da nice to have a must to have: quali sono i principali benefici di aziende purpose-driven? In passato il purpose era visto come accessorio. Ora le aziende impiegano anche anni a riscriverlo: a una semplice frase si affida il compito di definire perché un'azienda esiste sul mercato. Strategia, meccanismi di governance e modalità operative sono tutti cristallizzati nel purpose. In più, è proprio il purpose che permette agli investitori di guardare all'impresa come a una realtà di sostanza o di apparenza, quindi oggi assegnare a un'azienda una ragion d'essere va oltre la massimizzazione del profitto. Prospettive future nel campo ESG: a cosa si dovrà prestare attenzione nei prossimi mesi e sotto quali punti di vista sta scendendo in campo Luiss Business School?   Gli attuali sconvolgimenti geopolitici incideranno molto sulle scelte dei prossimi mesi. Se prima si prendevano in considerazione solo 3 delle 5 P dell’Agenda 2030, people, planet e prosperity, oggi ce ne sono due che stanno tornando al centro del discorso, che sono partnership e peace.  Sostenibilità significa quindi portare al centro dell'attenzione più giustizia e inclusione, obiettivi che ridisegnano azioni e partnership delle multinazionali, con impatti inevitabili sugli equilibri internazionali. Comprendere questi mutamenti e agire consapevolmente di conseguenza sarà tra i compiti principali dei leader di domani. SCOPRI il Flex ESG e Sviluppo Sostenibile 19/03/2021

08 Marzo 2022

Women Empowerment nel Next Normal: l’impegno targato Luiss Business School

Di cosa hanno più bisogno le leader del futuro per il proprio sviluppo personale e professionale, nel next normal? Lo abbiamo chiesto alle professoresse Luiss Business School, e alle manager delle aziende partner di Data Girls, il programma che nell’ambito del progetto GROW - Generating Real Opportunities for Women, mira a ridurre il gender gap nei domini STEM. È proprio in occasione della Giornata Internazionale della Donna 2022, che condividiamo le loro storie, le testimonianze e l’impegno profuso, per raccontare i diversi volti dell’empowerment femminile, e le sfide da vincere. Maria Isabella Leone, Associate Professor Management of (Open) Innovation & IP, Economics & Business, Luiss Business School “Perché nessuna Professoressa?” Da studentessa questa era la mia domanda più ricorrente. “Prof, Prof!” Questa l’appellativo che sento più spesso negli ultimi dieci anni dai miei studenti e partner industriali. “Chiamatemi Professoressa Associata! Non avete più scuse!” Con questa espressione (rivolta a tutti, tranne agli studenti) ho inaugurato i miei festeggiamenti una volta raggiunto questo risultato, il 1 gennaio 2021. E ho aspettato quel giorno da anni. E mi sono preparata per quel giorno fin dalla mia laurea, ad Ottobre 2004: concorso dopo concorso; contratto dopo contratto, lezione dopo lezione, pubblicazione dopo pubblicazione. Nel frattempo, ho assistito alla diaspora di decine di donne che hanno lasciato ruoli accademici. E sono diventata mamma di una sette-enne vivace e adorabile! È passato poco più di un anno da quel traguardo, ma sembra molto di più. Un anno intenso, difficile, complicato, anche per gli avvenimenti esterni che abbiamo dovuto affrontare. Ma un anno pieno di opportunità, di soddisfazioni, di gratitudine, di relazioni e nuovi inizi. Tra i tanti traguardi, ho avuto l’onore e il piacere di ricevere il premio Luiss Teaching Excellence Award per il mio insegnamento triennale di economia e gestione delle imprese a.a.2021-2022, e di vincere un finanziamento dal MUR per un progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) sui miei temi di ricerca (Open Innovation), come Leader Under40 dell’unità Luiss. All’alba dei miei 40 anni, passando in rassegna i miei primi 17 anni di vita professionale, mi viene in mente solo un unico comun denominatore: tanta determinazione e una passione che cresce ogni giorno di più! E ho avuto la fortuna di avere centinaia di studenti e partecipanti che mi hanno dato fiducia, di avere vicine tante persone che hanno creduto in me, e di aver guidato e lavorato con tanti gruppi di lavori a geometrie variabili composti da colleghi uomini e donne con cui condivido la soddisfazione dei tanti traguardi raggiunti. A voi studentesse, professioniste, e leader del futuro, credete che sia possibile tutto quello che pensate e sognate, chiedetevi “perché non io?” (Amal Clooney, tra le 12 Donne dell’anno secondo TIME), abbiate fiducia in tutto quello che siete in grado di offrire in termini di competenze, ma soprattutto di relazioni ed empatia, in tutti i contesti e i luoghi in cui vi trovate. Trovate la vostra cifra, il vostro modo unico di essere voi stesse. Offrite, condividete la vostra prospettiva, sempre. E scoprirete…che ne vale la pena, sempre!   Valentina Bosetti, Presidente, Terna, partner aziendale di Data Girls L’anno in cui ho vissuto in America ho incontrato una professoressa che aveva raccolto i dati su quanti metri quadrati avesse a disposizione ogni professore nell’Università. Questi dati dimostravano che, a parità di rango, le professoresse avessero meno metri quadrati. Molte donne avevano allora iniziato a chiedere spazi più grandi, finché una professoressa con un martello pneumatico aveva deciso di tirare giù il muro del suo ufficio. Questo aneddoto mi ha fatto pensare che noi, non avendo tradizionalmente avuto potere, possiamo anche chiederci: ma è quella la mia battaglia? Ora che stiamo ripensando i modi in cui siamo dei leader, possiamo pensare a quale sia davvero la battaglia su cui non è possibile fare un passo indietro. È questa la domanda essenziale. Il potere non è una cosa negativa, è la possibilità di fare quello che si crede si debba fare e di convincere più persone possibile a farlo con noi. Se ci rendiamo conto che il potere è una cosa così bella, smettiamo di fare un passo indietro quando ce lo offrono. WINDTRE, partner aziendale di Data Girls: alla ricerca di nuove opportunità di business  Analizzare le opportunità offerte da nuovi servizi in segmenti verticali adiacenti alle telecomunicazioni e valutare le iniziative più importanti per valorizzare il brand: è questa la sfida che WINDTRE ha lanciato alle studentesse Luiss Business School per Data Girls. Uno degli obiettivi principali che l'operatore di tlc punta a raggiungere è quello di rafforzare la relazione con i clienti per intercettarne i nuovi bisogni. "Il nostro purpose aziendale è "Esistiamo per eliminare qualsiasi distanza tra le persone” –  ha spiegato Cristina Tedeschi, Head of Employer Branding and Corporate Culture, WINDTRE. Pensiamo, infatti, che iniziative come Data Girls rappresentino un ponte tra università e mondo del lavoro per garantire a studentesse e studenti opportunità formative concrete e di orientamento professionale”. Generali, partner aziendale di Data Girls: alla ricerca dell'equilibrio La challenge lanciata da Generali richiede alle Data Girls di identificare i profili professionali disponibili sul mercato italiano, con particolare attenzione alle donne pronte a ricoprire ruoli STEM, includendo i profili below 35 e persone laureate con disabilità. In più, le studentesse sono messe alla prova sull’analisi dei dati per individuare futuri trend globali, bisogni generazionali e prospettive delle minoranze. "Sono le nostre differenze che fanno la differenza per il gruppo – ha spiegato Doris Bisaro, Group D&I Manager, Generali Italia – Abbiamo costruito una governance di business leader: riteniamo che la diversity e l'inclusion aiutino la strategia di business. Avere una popolazione diversificata e un ambiente inclusivo permette a un gruppo come il nostro di avere persone più ingaggiate e un senso di appartenenza a un gruppo e permette di avere impatti chiari ed evidenti sulla bottom line in termini di percorsi e risultati. Abbiamo bisogno di giovani di talento che vengano a lavorare nel gruppo, portando le skill fondamentali per la crescita del Gruppo". Italgas, partner aziendale di Data Girls: alla scoperta dei nuovi Way of Working Come si sono trasformate le abitudini lavorative dei dipendenti Italgas con la pandemia? L'obiettivo della challenge Italgas per Data Girls è analizzare e confrontare i dati relativi allo "stile di lavoro" acquisito durante la pandemia. "La challenge di Italgas WoW – Way of Working non riguarda solo la nostra azienda, ma tutto il mondo d'impresa – ha spiegato Alessandro Roletto Zabella, Responsabile IoT, Analytics and Tech Platforms – Focus della Challenge è lavorare sull’elaborazione dei dati e sugli strumenti di analytics che consentiranno di ricavare insight e messaggi utili sul Digital Way of Working di Italgas". Serenella Ravioli, Direttore centrale comunicazione, informazione e servizi ai cittadini e agli utenti, ISTAT, partner tecnico di Data Girls Le donne proiettate verso una affermazione professionale non devono perdere l’attenzione. E non devono dimenticare che i traguardi acquisiti nella storia professionale sono il risultato di impegno, competenza, determinazione e talora voglia di riscatto su pregiudizi del passato. Mi piace pensare che in tempi non lontani, domande sulla leadership si possano declinare senza genere. Sarebbe il segno del punto di arrivo di totale uguaglianza. Aspettando quei giorni e con sguardo inquieto ai recenti avvenimenti, penso che le leader avranno responsabilità maggiori, oltre il potere e l’efficienza. Essere guida, non solo problem solving. Una leader deve avere scienza, competenze organizzative, capacità di coordinamento, senso pratico e immaginazione. Deve essere empatica. Nessuno si salva da solo e il lavoro di squadra funziona se ci credi, e se motivi quanti concorrono all’obiettivo. La esperienza di lavoro in pandemia mi ha rafforzato in questa prospettiva. Lavorare da remoto e mantenere gli stessi standard qualitativi è stato possibile per due fattori fondamentali: la digitalizzazione del processo ed il mantenimento della governance della propria area professionale. Abbiamo garantito #IstatperilPaese. Lo abbiamo fatto insieme a donne magnifiche che hanno colto il senso del cambiamento. E a casa, come in ufficio hanno fatto la differenza. 8/3/2022

02 Marzo 2022

Real Estate, Enrico Cestari: «Formarsi per essere protagonisti in un mercato in forte evoluzione»

Dall'ascesa del Private Rented Sector alla comprensione dei nuovi trend in atto nel settore immobiliare: ecco perché la formazione è quanto mai necessaria per creare valore in un settore che nel suo complesso contribuisce a circa il 20% del Pil italiano Il settore Real Estate produce il 20% del Pil italiano. Tuttavia, per lungo tempo, la ricerca di figure professionali in questo campo è stata circoscritta alla richiesta di bravi “commerciali”. In uno scenario mutevole, in cui la pandemia ha influenzato tutti i campi dell’immobiliare ed in particolare quello residenziale, questo non basta più e l'alta formazione offre oggi gli strumenti per mettere a sistema skill trasversali, capaci di creare valore. Per questo, Luiss Business School ha elaborato diversi percorsi formativi – Real Estate Finance (Major dell’Executive Master in Accounting & Finance), EREF - Real Estate, il Flex Executive Programme Real Estate Consultant e il Real Estate & Finance (Major del Master in Financial Management) – capaci di formare i business translator necessari per dare valore alle trasformazioni del settore. Enrico Cestari, Coordinatore Settore Real Estate & Infrastrutture Luiss Business School, offre un quadro dei trend di settori e delle potenzialità da cogliere per chi decide di specializzarsi nell'ambito. Trasformazione del settore: quali sono le principali leve di cambiamento? Al momento i trend topic sono tre. La pandemia ha ridefinito il concetto di work life balance. Ciò ci ha dato l’opportunità di ripensare gli spazi d'ufficio, che devono diventare luoghi di condivisione di idee, di aggregazione e non solo il contenitore di una scrivania e di una routine. In più, anche la casa è chiamata ad avere uno spazio da dedicare allo smart working. Le abitazioni devono così avere un punto di sintesi, con spazi più fruibili, disponibili anche all'aperto. Ottimizzare gli spazi comuni a beneficio dello spazio privato significa anche condividere luoghi con i vicini di casa, che prima erano da evitare e che oggi, con un ritrovato senso di appartenenza, sono il punto di partenza per network di attività. Il secondo trend riguarda i modelli di sviluppo. Come cambieranno? Dovranno essere più sostenibili, non solamente da un punto di vista ambientale, ma anche sociale. L'inclusione dovrà essere supportata dall'infrastruttura immobiliare. Infine, c'è l'impatto digitale. Come può coniugarsi con il settore Real Estate? Il digitale deve essere un supporto che crea valore per coloro che vivono, lavorano e passano il loro tempo libero nei “luoghi” che vengono realizzati o ripensati sulla base delle esigenze di chi li abita. Abbiamo messo questi tre elementi a fattor comune nei nostri percorsi, per plasmare gli strumenti necessari agli operatori per governare la complessità. Ciò è possibile analizzando temi che vanno dall'ambito finanziario fino al marketing e alla comunicazione. I tool e le competenze plasmate anche su questo trend topic creano la visione necessaria per centrare l'obiettivo. Quale? Accendere delle sentinelle che possano interpretare le dinamiche di settore, diventando – per citare il professor Paolo Boccardelli – dei business translator. Formazione e Real Estate: un binomio utopico o necessario? Alla luce di quanto appena osservato attraverso i trend, la formazione e il Real Estate costituiscono un binomio assolutamente necessario. Avere un percorso strutturato, che vada a toccare le maglie che compongono la filiera dei servizi, è di grande vantaggio. Lo scopo è ottimizzare un altro binomio importantissimo: opportunità e competenza. Se ci sono questi due elementi, il percorso professionale è lastricato di successi. Guardando alle opportunità, cosa sta succedendo nell'ambito Real Estate? Finalmente, dopo anni di turbamenti, il settore immobiliare sta offrendo ottime opportunità soprattutto grazie al ritorno di operatori esteri. Normalmente il settore degli investimenti corporate in questo campo è stato sempre puntato verso l'office: gli investitori stranieri sceglievano di entrare in Italia per investire in uffici o strutture retail. Invece oggi si sta riscoprendo l'Italia dal punto di vista anche residenziale, un asset che può generare un'importante redditività, che passa anche da nuove modalità di utilizzo. Può fare un esempio? Basti pensare al Private rented sector, che si basa sul costruire per affittare. L'Italia è un Paese che vanta più del 70% di abitazioni di proprietà. In Germania la percentuale si riduce a circa il 50%. Questa spinta del PRS ci dice che si sta ascoltando ciò che le nuove generazioni cercano in una casa: un luogo da cui spostarsi in modo rapido e consueto. Intercettare i fenomeni abitativi e tradurli in business è il punto di partenza. Come Luiss Business School abbiamo creato un percorso specialistico di ampio respiro, proprio perché solo se si ha una comprensione del fenomeno e della sua ampiezza, lo si può arricchire con una visione di complesso. Quali sono le figure professionali necessarie per il settore Real Estate? Sono diverse. Una figura molto interessante, che emerge dal nostro percorso, ha forti attitudini economico-finanziarie. È capace di comprendere la complessità di ciò che succede nella finanza. Ma se ci soffermiamo solo su questo ambito, perdiamo la possibilità di portare beneficio altrove. Invece, vogliamo figure che facciano ragionamenti che vadano al di là di una matrice numerica, che possano interpretare i trend in corso e dar loro valore. Qual è il background necessario per accedere a questi percorsi di formazione? Le figure di partenza possono essere le più varie. Seguire un percorso di formazione in Real Estate può essere un'opportunità anche per liberi professionisti, avvocati, ingegneri, architetti, che possono intercettare una visione più ampia del settore, andando ad arricchire la propria specifica competenza. Un ingegnere che fa “solo” ingegneria è come una Ferrari che va a venti all'ora. Noi forniamo lo zoom out necessario per avere visione più critica e arricchente da riversare nella propria professione. Luxury Real Estate: un trend da cavalcare? Assolutamente sì. Ritengo che questo segmento, caratterizzato da una domanda anelastica, ci mostri che nella sempre più accentuata polarizzazione degli stili di vita e della ricchezza, il segmento centarle della domanda si sta sempre più spostando verso le estremità superiore e inferiore della piramide sociale. Questo significa avere davanti una grande opportunità nella creazione del lusso accessibile. In questo modo, si va ad intercettare lo spostamento che tende verso l'alto. Ci sono opportunità anche per chi vede ridursi il proprio potere d’acquisto? Lì è necessario applicare politiche di supporto, non solo economico, che vadano a riqualificare le periferie, spesso purtroppo fatte solo per essere tali, per realizzare uno dei trend del momento: l'inclusione abitativa. Il tessuto urbano può diventare un laboratorio di crescita. Per questo, tra i nostri docenti, ci sono anche nomi di rilievo nel campo della sociologia come la professoressa Galdini dell'Università La Sapienza. L'obiettivo è poter offrire ogni tipo di supporto nel percorso di interpretazione della complessità. 2/3/2022

24 Febbraio 2022

Next Generation Italia, Boccardelli: «Senza le competenze digitali corriamo il rischio di un’emergenza sociale»

Presentato presso la sede di Luiss Business School il rapporto “Next Generation Italia – Execution” realizzato dal Centro Economia Digitale. Il Direttore: «La vera urgenza è un piano Marshall sul capitale umano» Il 2022 sarà un anno cruciale per l’avanzamento del PNRR, in cui la "messa a terra" degli indirizzi di policy diventerà il tema principale. Oltre a richiedere gli sforzi organizzativi e operativi di tutti, si dovrà far leva su alcuni punti di snodo del Piano: il rapporto con il mondo economico, il rapporto della PA centrale con gli Enti Locali, il rapporto con l’Europa. Sono stati questi i temi affrontati durante l’evento organizzato, lo scorso 23 febbraio, dal Centro Economia Digitale in collaborazione con la Luiss Business School che ha visto il confronto tra aziende, mondo accademico e rappresentanti delle istituzioni. Il rapporto Next Generation Italia – Execution realizzato dal Centro Economia Digitale individua, infatti, una serie di proposte di azioni specifiche e concrete da adottare per migliorare l’efficacia di attuazione del Pnrr nell’ambito degli interventi previsti. Alla base di ogni azione, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School e membro del Comitato Scientifico CED, pone un imperativo: «La vera urgenza è un piano Marshall sul capitale umano: senza le competenze digitali corriamo il rischio di un’emergenza sociale». Accelerare sulle competenze digitali Commentando l'evoluzione del rapporto con l'Europa, alla luce della road map da seguire per l'execution del PNRR, Boccardelli ha sottolineato come l'Italia stia lavorando per trasformare la minaccia della grande crisi provocata dalla pandemia in un’opportunità per riformare un Paese, all'interno del sistema Unione Europea, e proiettarlo nella società del futuro. Chiave di volta di questo passaggio è il superamento delle disuguaglianze macroscopiche – giovani e meno giovani, nord e sud, donne e uomini – che ci connotano, in armonia con le trasformazioni digitale ed ecologica. «Le infrastrutture digitali sono un must to have, ma la vera urgenza è un piano Marshall sul capitale umano. Senza le competenze digitali corriamo il rischio di un’emergenza sociale o di un ostacolo inerziale allo sviluppo di servizi digitali. La trasformazione digitale che sta avvenendo ha bisogno di persone consapevoli e competenti, come cittadini e come lavoratori. Bisogna accelerare in maniera profonda sulla formazione delle competenze digitali per un modello di società e una cultura di vita e di professione, che siano digitali». Le proposte di azione del rapporto Next Generation Italia – Execution «Il 2022 è un anno cruciale per l'avanzamento del PNRR, in cui la messa a terra degli indirizzi di policy diventa il tema principale – ha spiegato Rosario Cerra, Fondatore e Presidente del Centro Economia Digitale – L'obiettivo del rapporto Next Generation Italia - Execution è stato quello di individuare, attraverso l'esperienza di analisi del Centro di Economia Digitale, proposte di azioni specifiche e concrete, da adottare per migliorare l'efficacia generale dell'attuazione del PNRR nell'ambito degli interventi previsti». Le priorità sono evidenziate con grande chiarezza, soprattutto in relazione a un contesto in continuo cambiamento. Le spinte inflazionistiche rischiano di minare l'impianto del PNRR e, per questo, è essenziale serrare le fila, organizzare gli interventi prioritari, tenendo conto del mutato scenario, e procedere senza esitazione alla realizzazione dei progetti. Davanti a questa sfida sarà fondamentale concentrare gli sforzi organizzativi e operativi di tutti, facendo leva su alcuni fondamentali punti di snodo del piano: il rapporto con il mondo economico; quello tra pubblica amministrazione centrale ed enti locali; il rapporto con l'Europa. «Le aziende sono i soggetti organizzativamente più attrezzati per l'avvio di progetti – ha continuato Cerra – anche di grandi dimensioni. Serve un coinvolgimento maggiore delle imprese, anche attraverso lo strumento del partenariato pubblico-privato, un modo di facilitare la realizzazione dei progetti e ampliare l'impatto degli effetti previsti. Può anche rappresentare una via per porre le basi, come nelle economie avanzate, di una più intesa relazione tra attori pubblici e privati, nel pieno rispetto del ruolo di ognuno». L'amministrazione avrà un ruolo centrale per assicurare un raccordo continuo ed efficace tra esecutivo e parlamento. Per contrastare le debolezze delle amministrazioni dei piccoli comuni, sarà necessario «un presidio forte. In caso contrario si rischia che le risorse non vengano spese anche volutamente, o spese male. In questo, il ruolo delle amministrazioni regionali potrebbe essere decisivo». Infine, serve continuità e autorevolezza nella gestione dei rapporti con la Commissione Europea. «Il governo deve essere in grado rispetto di prospettare soluzioni concrete da sviluppare in collaborazioni con partner europei. Un fallimento dell'Italia nell'esecuzione del PNRR sarebbe un gravissimo danno. Occorre trasparenza e serietà nella gestione di questi rapporti, nella consapevolezza e prospettiva che i destini dell'Italia e dell'Europa sono fortemente legati». Un lavoro human oriented «Il 2022 è un anno cruciale per l'attuazione del Pnrr. Ci sono 100 obiettivi di esecuzione da raggiungere», ha spiegato Anna Ascani, Sottosegretario di Stato Ministero dello Sviluppo Economico, responsabile delle misure della transizione digitale, che ammontano al 27% del Pnrr (50 miliardi di euro). Tra le missioni da portare a compimento, c'è l'infrastrutturazione del Paese. Grazie alla collaborazione con il Ministero per la transizione digitale, sono già operativi alcuni dei bandi fondamentali. È operativo il bando Italia 1 Giga, che porterà nelle aree grigie del Paese un investimento molto significativo, per ampliare le possibilità per cittadini e imprese di accedere a una connessione più veloce, stabile e sicura, e quindi a nuove opportunità. Si sta lavorando affinché il piano Aree Bianche, attivato nel 2016, giunga finalmente a compimento. Sono operativi anche i bandi per la connettività nelle scuole, che si è rivelato fondamentale in pandemia. A questo si aggiunge quello per la connettività negli ospedali, per dare ai cittadini i servizi fondamentali connessi alla sanità. È operativo il bando sulle isole minori, sulla connettività di quelle aree del Paese che, proprio grazie alle opportunità aperte dallo smart working e dalle infrastrutturazioni digitali, potranno accedere a un nuovo sviluppo legato alla peculiarità della loro conformazione. Uno degli obiettivi è quello di emanare il bando relativo a Italia 5G, fondamentale perché è il primo che sostiene la connettività mobile con i fondi pubblici. Altri 14 miliardi del piano sono dedicati a Transizione 4.0, cioè al sostegno rivolto alle piccole e medie imprese in questa trasformazione verso il digitale. Si punta l'attenzione anche su cloud, cybersecurity, intelligenza artificiale che abilita l'Iot, che rappresenta il futuro, ma anche il presente per la competitività delle nostre imprese.  «Ma tutte queste misure non hanno alcun significato se non si investe nelle competenze - continua Ascani - Per questo il nostro sforzo si sta compiendo insieme al Ministero dell'Università e della Ricerca e al ministero dell'Istruzione, per fare in modo che, insieme agli ITS da un lato e agli Istituti Industriali, le nostre imprese possano contare su quelle competenze che sono fondamentali per fare un salto di qualità a livello di sistema Paese. Anche in tecnologia, il lavoro da fare è human oriented, cioè mirato all'aspetto umano, all'utilizzo della tecnologia e alle competenze dei cittadini e delle cittadine, sia nell'utilizzo sia nella capacità di trasformare questa consapevolezza in competenze e competitività». Oltre il 2026: l'eredità del PNRR «C'è una forte volontà di cambiare passo, una forza propulsiva che forse non viene colta – ha spiegato Federico D’Incà, Ministro per i Rapporti con il Parlamento – Siamo il Paese che riceve le maggiori risorse economiche. Pertanto, abbiamo il dovere di dimostrare che non siamo l'Italia che ha sofferto la mancanza del centrare gli obiettivi indicati, ma di esser quel Paese capace di fare centro, dimostrando la propria genialità nei tempi adeguati al controllo. Potremo essere ricordati come quelli che hanno cambiato il Paese o come quelli che non ce l'hanno fatta. Prendiamo l'impegno che metteremo in questo PNRR e portiamolo anche oltre il 2026». «Il PNRR non rappresenta solo un’occasione di riforma e di investimento – ha sottolineato Andrea Montanino, capo economista e direttore Strategie Settoriali e Impatto CDP – Potrebbe infatti lasciare in eredità un nuovo modello operativo di amministrazione dei fondi europei e nazionali che, vincolando l’erogazione delle risorse all’effettivo perseguimento di obiettivi stabiliti, induce meccanismi virtuosi di impiego dei fondi anche presso territori ed enti con minore capacità di spesa». All'evento Next Generation Italia – Execution hanno partecipato: Rosario Cerra, Fondatore e Presidente Centro Economia Digitale; Adelaide Mozzi, Team Leader Affari Economici, Commissione Europea, Rappresentanza in Italia; Paolo Boccardelli, Comitato Scientifico CED, Direttore Luiss Business School; Francesco Crespi, Direttore Ricerche CED, Professore Economia Università Roma Tre; Danilo Cattaneo, Amministratore Delegato InfoCert-Tinexta; Andrea Falessi, Direttore Relazioni Esterne Open Fiber; Filippo Maria Grasso, Direttore Relazioni Istituzionali Italia Leonardo; Nicola Lanzetta, Direttore Italia Enel Group, Amministratore Delegato Enel Italia; Dario Pagani, Head of Digital & Information Technology Eni; Alessandro Picardi, Executive Vice President Chief Public Affairs Officer TIM; Federico D’Incà, Ministro per i Rapporti con il Parlamento; Anna Ascani, Sottosegretario di Stato Ministero dello Sviluppo Economico; Fabio Melilli, Presidente Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione Camera dei Deputati; Roberta Lombardi, Assessore Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale Regione Lazio; Andrea Montanino, Direttore Strategie Settoriali e Impatto CDP. RIVEDI L'EVENTO 24/02/2022

22 Febbraio 2022

Laura Di Raimondo: «Trasformazione digitale completa solo con relazioni industriali forti»

Il Direttore di Asstel fa il punto sulla centralità della formazione nel disegnare forti legami capaci di sostenere anche le rivoluzioni legate al Pnrr Le relazioni industriali possono avere effetti sul Next Normal e sulle trasformazioni – digitale, ecologica ed energetica – in atto? Secondo Laura Di Raimondo, Direttore Asstel, sì. L'associazione che in Confindustria rappresenta le TLC è partner dell'Executive Course della Luiss Business School "Le Nuove Relazioni Industriali". Questo modulo si inserisce nella più ampia cornice dell'Executive Programme in Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, che si terrà a Milano il 25 febbraio 2022 e a Belluno l'11 marzo 2022. Ecco perché questo corso può avere un ruolo cruciale anche nelle rivoluzioni legate al Pnrr. Quali sono le principali trasformazioni che, a oggi, hanno interessato il mondo delle relazioni industriali? Viviamo in una fase segnata dall'emergenza sanitaria Covid. Il Next Normal si sta configurando ed evolvendo giorno per giorno, insieme al nostro vivere e lavorare. Allo stesso modo, ne sono segnate le relazioni industriali, che si basano sui rapporti e sulle risorse umani. Tuttavia, viviamo un'epoca di grandi opportunità grazie al Pnrr, che mette insieme gli orizzonti della transizione digitale, ecologica ed energetica. In questo contesto, i temi di Asstel diventano centrali. In un momento di grande cambiamento, che dobbiamo governare e non subire, le relazioni industriali hanno grandi opportunità e responsabilità. Da che punto di vista? Le relazioni industriali sempre più devono evolvere verso un modello partecipativo, fondato su ascolto e dialogo. Cardine di questo modello è la contrattazione di anticipo che può favorire il governo delle transizioni occupazionali, accompagnando il lavoro e il capitale umano attraverso questa trasformazione. La capacità dei sistemi di rappresentanza di essere soggetti attivi e di avere una visione di frontiera e non di trincea, di saper governare le trasformazioni, diventa sempre più importante. Siamo convinti che non ci sarà una trasformazione digitale completa senza relazioni industriali forti. Quali nuove conoscenze e competenze si richiedono oggi a uno specialista delle relazioni industriali? Quando abbiamo iniziato il corso ho chiesto a tutti una parola. Sono arrivate “pazienza”, “visione”, “resilienza”, “fantasia”, “immaginazione”. Quando sono entrata nel mondo delle relazioni industriali, la competenza era un valore, ma intesa in senso molto verticale. Oggi alle competenze verticali deve affiancarsi la capacità di ampliare il bagaglio di conoscenze per avere una visione complessiva degli scenari di riferimento. Per questo diventano sempre più importanti le soft skill. Non governi la trasformazione, se non hai gli elementi che ti portano ad avere la capacità di governare e di rendere reale tutto ciò che è nuovo. Quanto pesano oggi queste capacità immateriali? Tanto, basti pensare che sono state il cardine della gestione della situazione emergenziale. Anche la leadership più forte, espressa di persona a un tavolo, ma filtrata attraverso il digitale deve trovare una nuova strada. Le competenze diventano sempre più orizzontali e sempre meno verticali. Bisogna essere resilienti per costruire nuovi orizzonti. Di quali figure professionali ha maggiormente bisogno oggi il mondo delle Tlc e come usare al meglio le risorse del Next generation EU? Quali sono i settori in cui sono più richieste? Le competenze di domani le abbiamo mappate con il Rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia 2021. Ogni anno, con il supporto del Politecnico di Milano, facciamo questa fotografia sulla stato della Filiera TLC nella quale, tra le altre cose evidenziamo l’evoluzione delle competenze professionali. Si va dalla cybersecurity all'Internet delle cose, passando per la data analysis, intelligenza artificiale e il cloud computing. Ma la filiera ha anche bisogno di progettisti e giuntisti di fibra ottica, necessari per accelerare la realizzazione del Pnrr. In un circuito virtuoso diventa importante l'orientamento formativo dei ragazzi dalle medie, insieme all’aggiornamento delle competenze e alla formazione permanente, soprattutto per persone comprese tra i 40 e i 50 anni. In questa fascia anagrafica è necessario creare un mix virtuoso che vada a costruire un vero e proprio patto per le competenze indispensabile per governare la trasformazione. Reti e competenze digitali: di cosa abbiamo più bisogno per la competitività del Paese? Servono entrambi, ma senza capitale umano innovativo non si può guidare la trasformazione. È questa la leva strategica per accelerare la trasformazione e per rigenerare un circolo virtuoso che parte dalle competenze. Se ho competenze, faccio innovazione. Se faccio innovazione, creo nuovi servizi. Se ho tutto questo, attiro investimenti e genero valore. Se genero valore, ridistribuisco ricchezza. E tutto parte dalle competenze, fattore su cui l'Italia – insieme all'adattabilità del capitale umano – ha sempre avuto un ritardo storico non bisogna dimenticare che l'indice Desi ci dice che siamo terzultimi in relazione al capitale umano, alla capacità di reazione e accesso al digitale, nel mismatch rispetto alle professioni richieste. Poi c'è bisogno di accelerare sulla messa a terra delle reti. Abbiamo una grande responsabilità verso la cittadinanza che ha avuto accesso alle app e ai servizi. Next Generation EU investe miliardi sulla popolazione compresa tra i 16 e i 74 anni, per farli tornare sui banchi di scuola e colmare un gap culturale. Si può avere l'infrastruttura, che va costruita e migliorata. Deve essere pervasiva. Ma bisogna anche dotare le persone delle capacità e competenze per sfruttarne al meglio le potenzialità. SCOPRI IL PROGRAMMA 22/02/2022

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