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09 Novembre 2023

Il futuro dell'HR manager tra intelligenze umane e artificiali

Come deve rispondere l’HR manager alle sfide della tecnologia? I docenti Lucia Marchegiani ed Enrico Maria Marino disegnano il percorso di ricostruzione della professione per gli specialisti del settore L'intelligenza artificiale sta cambiando il mondo del lavoro sin dal momento della selezione del personale. Senza fare l’errore di considerare l’AI come qualcosa di futuribile, negli uffici HR i sistemi legati a questa tecnologia sono già impiegati nelle operazioni più nascoste, come la selezione dei curricula e l’interazione con i candidati che non proseguono i percorsi di selezione. Le potenzialità dell’intelligenza artificiale saranno l’origine di nuove sfide per i professionisti della gestione delle risorse umane, che dovranno però contrapporre solide conoscenze e rinnovate competenze. Ai, propulsore del lavoro dell’uomo Human & Artificial, ma anche Augmented resources: l'innovazione ha un impatto sempre maggiore sulle funzioni aziendali e sul business. Si fa l’errore di considerarla una cosa del futuro, ma ha già permeato le aziende e i diversi settori. Nell’ambito delle risorse umane, l'intelligenza artificiale è già presente in alcune operazioni quotidiane senza apparente valore aggiunto. «È nella parte più nascosta e operation dell’HR – spiega Enrico Maria Marino, Global Human Resources Director presso JIL SANDER | MARNI – OTB Group – ripulisce le nostre attività dalle ripetizioni apparentemente senza valore aggiunto. In tutto il processo che riguarda sia la ricerca sia la selezione, l’AI ci dà una mano: dallo screening dei cv ai rapporti con i candidati che non vanno avanti nei processi di selezione». Ma l'intelligenza artificiale può portare vero valore aggiunto nella customizzazione quasi sartoriale, ad esempio, del percorso di formazione. Ciò è possibile grazie anche alla virtualizzazione di questi programmi, fattore che solo la tecnologia ha reso possibile. «In un mondo sempre più virtualizzato, l'intelligenza artificiale può avere il suo impatto anche nella relazione con i colleghi in giro per il mondo. La conoscenza delle lingue non sarà più un ostacolo all'interazione, proprio grazie alla traduzione simultanea eseguita dai nuovi sistemi. L'intelligenza artificiale diventa il propulsore dell'azione lavorativa dell'umano». Ai e competenze: dove agire Quando si parla di competenze che possano rispondere a questa accelerazione tecnologica, c’è da chiedersi quanto sia una responsabilità dell'HR Manager e quanto invece debba essere condivisa con It Specialist, Digital Specialist, Digital Transformation Officer. Il dubbio sul presidio dell'interazione uomo macchina porta a guardare alla formazione del professionista HR, ma anche degli altri ruoli apicali», spiega la professoressa Lucia Marchegiani, Direttore Scientifico dell’Executive Master e Professore Associato di Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, Luiss Business School. «Bisogna fare in modo che l'azienda possa avere una cultura aziendale in cui le cose accadono e ogni manager ha la responsabilità di far evolvere la cultura aziendale – risponde Marino – come funzione, l’HR è l’unica trasversale. Quindi abbiamo il dovere di essere un passo avanti, almeno in formazione, rispetto a chi si occupa solo del business. Le altre funzioni si aspettano stimoli da noi, proprio come l'intelligenza artificiale, che sta apprendendo da noi e non viceversa. L'AI può avere lo stesso impatto che l'introduzione della robotica ha avuto per il lavoro nelle fabbriche: senza l'input umano, è inutile». Sulle conoscenze Marino mette in evidenza che la solidità dell’intelligenza umana resta ancora la base su cui costruire le decisioni. «Si è enfatizzato il rapporto di sudditanza rispetto alla tecnologia. Dato che oggi non si è più ingabbiati in una job description rigida ed è sempre possibile recuperare le nozioni necessarie grazie alla disponibilità delle stesse su Internet, bisogna fuggire dalla superficialità della conoscenza di base. Infatti, senza una solida base, la possibilità di sbagliare è maggiore. La tecnologia diventa la cartina al tornasole per le nostre decisioni o per intercettare quello che non va nei processi. Il lavoro ne può essere alleggerito per recuperare creatività e immaginazione nella propria funzione d'azienda». Dunque, è necessario acquisire competenze nuove, che integrino questo nuovo scenario HR. Il long life learning resta al centro della funzione. Poi c'è un tema di approccio all’intelligenza artificiale. «Non bisogna aver paura – continua Marino – non saremo in grado di arginare il dilagare dell'intelligenza artificiale, che permeerà tutte le nostre attività sia di business che di HR. La nostra forza sarà quella di incanalare le energie che comporta questo cambiamento verso gli obiettivi che ci prefiggeremo. Ma per poterlo fare dobbiamo sapere di cosa stiamo parlando, effetti collaterali compresi». Affrontare il cambiamento con gli strumenti giusti Il tema dell’intelligenza artificiale in relazione al settore HR è trattato anche nel programma dell’Executive Master in Gestione delle Risorse Umane, Organizzazione e Leadership targato Luiss Business School. Il percorso offre un’opportunità di formazione avanzata rivolta a manager HR, professionisti e imprenditori desiderosi di ampliare le proprie conoscenze e competenze nei processi di people strategy. Il master è destinato a coloro che sono interessati a una carriera nella funzione HR o desiderano acquisire una comprensione più approfondita delle questioni legate alla gestione delle Risorse Umane e dell’Organizzazione Aziendale. Gli interventi della professoressa Lucia Marchegiani, Direttore Scientifico dell’Executive Master e Professore Associato di Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, e di Enrico Maria Marino, Global Human Resources Director presso JIL SANDER | MARNI – OTB Group e docente dell'Executive Master in Gestione delle Risorse Umane, Organizzazione e Leadership, sono stati raccolti durante il webinar “Da HR Manager a H&AR Manager”. L’evento si è tenuto venerdì 20 ottobre alle 18:00, presso Villa Blanc, il campus Luiss Business School di Roma. 09/11/2023

AI hr

06 Novembre 2023

Boost your Career with our MBAs and Build the Future you Want!

L’Open Day Online è un’esperienza unica di incontro con Luiss Business School e il suo staff ovunque il tuo lavoro ti tengono impegnata/o. Durante l’evento la responsabile dell’area MBA ti condurrà attraverso le discipline, i laboratori e le attività che caratterizzano i programmi Luiss Business School, illustrando le peculiarità della metodologia didattica sempre più accessibile e innovativa. I nostri master sono concepiti per rispondere alle esigenze sempre più sfidanti che il mercato pone ai professionisti junior e senior e che Luiss Business School riesce a interpretare e gestire con efficacia grazie a career advisor di alto profilo. Le loro esperienze animeranno il webinar e saranno preziose occasioni di confronto. L’eccellenza e un modello formativo boundless, intimate, and transformative richiedono cura nella formazione delle classi attraverso un processo di ammissione che sarà illustrato nel dettaglio dal nostro Recruitment Office. Le borse di studio rientrano tra le opportunità di sostegno alla formazione offerte ai nostri prospect. Chiedi maggiori dettagli durante l’evento. AGENDA Presentazione dell’offerta formativaQ&A sessionBreakout room dedicate ai singoli MBA QUANDO: 6 dicembre 2023 ORE: dalle ore 17.00 alle ore 19.00 DOVE: Online La partecipazione all’evento ti consentirà di essere esonerata/o dal pagamento dell’Admission Fee pari a €105 per le prossime due date di selezione: 14 o 21 dicembre 2023. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI Per ulteriori informazioni contatta il team recruitment inviando un’e-mail a recruitment@luissbusinessschool.it.

06 Novembre 2023

Maria Isabella Leone: “Le nuove sfide manageriali si vincono con i role model e l’equità di coppia”

La docente Luiss Business School interverrà alla cerimonia dedicata al Premio Minerva il prossimo 7 novembre con un intervento su lavoro femminile, gender pay gap e ruoli apicali Secondo Claudia Goldin, premio Nobel per l’economia, il progresso non ha coinciso con una maggiore facilità delle donne nel partecipare al mercato del lavoro. La presenza femminile nel mercato del lavoro era più alta nel Settecento, quando l’economia era prevalentemente agricola, rispetto alla fase successiva di industrializzazione, dove era più difficile bilanciare le esigenze familiari con quelle del lavoro distante da casa, ed è ripresa a crescere con la nascita del terzo settore. Oggi il tema del gender gap è ancora aperto. Ruoli apicali, retribuzioni e scelte di carriera sono i terreni su cui le organizzazioni stanno investendo per attrarre talenti, senza distinzione di genere. Il 7 novembre, in occasione del Premio Minerva Azienda d’Eccellenza, Maria Isabella Leone, Direttrice dell’area MBA Programs e dell’Osservatorio su equità di genere nella Sanità della Luiss Business School, dialogherà su questi temi, mettendo in evidenza le nuove sfide per management e leadership inclusivi. Come l’organizzazione del lavoro deve evolvere per migliorare la produttività, la vita delle persone e l'inclusione? Attraverso il suo approccio storico, Claudia Goldin ha messo in evidenza che non è sufficiente la crescita economica per favorire l’inclusione di genere, ma è necessario includere nell’analisi il contesto familiare e le possibilità di bilanciare lavoro e famiglia, la cosiddetta equità di coppia, e il welfare statale. In aggiunta, l’evoluzione verso forme di lavoro flessibile potrebbe ulteriormente favorire la convergenza dei ruoli tra uomini e donne, ancora così lontani, per effetto del cosiddetto “lavoro avido”. Cosa si intende con lavoro avido? Quello che richiede di stare tante ore in ufficio, di essere iper-presente, di fare straordinari. Questa condizione non favorisce l’equità di coppia, dal momento che uno dei due dovrà rinunciare a lavorare per poter dedicare del tempo alla famiglia e molto spesso chi rinuncia è la componente femminile che ha assunto, negli anni, le responsabilità e le aspettative sociali di “care giver”. Lo dimostrano i dati sul lavoro delle donne secondo cui, in Italia, soprattutto dopo la nascita di un figlio, il tasso di occupazione femminile – già basso – cala. Così, in 22 paesi Ue su 27 il tasso di occupazione di quelle con 3 figli è più alto. Poi c’è il tema dell’orizzonte di riferimento nelle decisioni. Ci sono differenze negli orizzonti femminili e maschili? Certo. La Premio Nobel argomenta che tradizionalmente gli uomini hanno adottato un orizzonte temporale di lungo periodo nel considerare l’impatto delle loro scelte di istruzione sul lavoro, per le donne invece vale il discorso contrario, per cui spesso l’orizzonte si interrompe o sospende per eventi familiari, in particolare la maternità. Non solo, considerando che molte scelte vengono effettuate ad un’età molto giovane, spesso sono compiute e indirizzate rispetto a riferimenti proposti e perpetuati dalle generazioni passate. Per questo appare così importante e necessario avere dei role model nuovi, che permettano di mettere in luce fin da subito delle possibilità alternative e lavorare sull’elemento culturale attraverso una maggiore consapevolezza. A questo scopo Luiss Business School dedica il Progetto Grow - Generating Real Opportunities For Women, che ha l’obiettivo di promuovere, sostenere e migliorare lo sviluppo personale e professionale delle studentesse con particolare attenzione all’inserimento nel mondo del lavoro e alla promozione della carriera professionale. Obiettivo: raggiungere posizioni di vertice in aziende, amministrazioni, enti, università e altre organizzazioni. Infatti, con questo progetto portiamo in aula modelli di donne in ruoli apicali che permettono di creare un circolo virtuoso con le nostre studentesse per far capire loro che essere donna non significa dover rinunciare alla propria carriera e alle proprie ambizioni. Come scuola di formazione, ci poniamo l’obiettivo di far sì che le donne siano più lungimiranti nel progettare un percorso professionale futuro e che possano confrontarsi costantemente tra loro. Uno degli strumenti formativi più importanti del progetto è la shadow experience: quali sono gli aspetti che rendono questa attività uno strumento per generare vera inclusività manageriale? La shadow experience permette di vivere l’esperienza di un manager o di una persona in una posizione di responsabilità al femminile. L’obiettivo è far vivere i diversi stili di leadership. In questo momento di grandi cambiamenti nel mondo del lavoro, questo è il primo passo per poter essere competitivi. Dal punto di vista femminile, vedere e analizzare come una leadership carismatica ed empatica, con la responsabilità di tante persone da gestire, possa essere possibile. Significa offrire uno specchio di quello che è possibile fare senza privarsi di ampi orizzonti di carriera. Management al femminile: quale sono le sfide contemporanee? Ce ne sono diverse e passano anche per qualche pregiudizio. Ad esempio? È una conoscenza diffusa il fatto che in famiglia oramai serve un secondo stipendio per poter affrontare le dinamiche attuali del mercato del lavoro. Al contrario non viene mai preso in considerazione quanto favorire il lavoro femminile rappresenti un passaggio di crescita professionale, lungimirante, che renda il reddito una questione solo conseguente. Basti pensare, infatti, che anche quando c’è il secondo stipendio in casa, molto spesso deriva da lavori più flessibili ma meno retribuiti, disegnati ad hoc per non sottrarre alla donna il tempo necessario per la cura della famiglia. Il secondo stipendio, rimane dunque come tale, anziché promotore di crescita professionale delle donne. Per questo il tema dell’educazione e del role modeling resta fondamentale. Che influenza può avere il role modeling? Oggi le donne in ruoli apicali non si fermano a raccontare la propria esperienza solo nelle università, ma vanno al liceo, alle medie, alle elementari pur di diffondere il messaggio che si può essere professionisti e donne e che bisogna pensarci subito. Obiettivo: far vedere che l’alternativa esiste e che bisogna essere lungimiranti per sé stesse in base alla proprie aspirazioni personali e professionali, senza dover rinunciare a nessuna delle due sfere. Cosa significa? Con l’incertezza attuale, è necessario essere indipendenti e dotarsi di un networking solido, frutto di momenti di socializzazione autonoma, che diano vita a comunità di pari con cui confrontarsi e condividere queste esperienze - il Premio Minerva ne rappresenta un bell’esempio. Inoltre, si devono superare le sindromi tipiche delle donne di non sentirsi mai all’altezza, di non essere in grado di riuscire a combinare le proprie ambizioni senza doversi sentire in colpa di rinunciare a qualcosa. Quale sarà il ruolo dell'open innovation in questo contesto? Potrà contribuire a implementare la presenza femminile nei ruoli apicali? L’open innovation favorisce la contaminazione tra diverse realtà aziendali. Ci si confronta con diversi tipi di organizzazioni (ad es. startup, corporate), modelli di lavoro, e professionalità. Scoperchia il bacino di talenti, di competenze, anche femminili sparse nel mondo lavorativo. L’open innovation affiancata alla diffusione territoriale dei modello hub & spoke, promossi dalle grandi Corporate per attivare questi bacini, potrebbe quindi aiutare anche l’attivazione di equilibri a livello familiare che permettono il raggiungimento di un’equità di coppia - e quindi di genere - funzionale a una nuova crescita economica. Non solo, mette in luce anche il potenziale della imprenditoria femminile, che ha sperimentando una crescita più forte rispetto alla controparte maschile nel quinquennio 2014-2019 (+2,9% rispetto allo +0,3%), rappresentando dunque un percorso alternativo di carriera, che può essere d’ispirazione. D’altro canto, nelle Corporate stanno fioccando le nuove posizioni dedicate alla diversity& inclusion per poter attrarre e mantenere i talenti femminili, selezionando candidate con profili Stem, abilitando percorsi di coaching professionale e role modeling e shadowing.   06/11/2023

30 Ottobre 2023

I Rapporti Territoriali di Fondimpresa - Anno 2021

Dalla formazione finanziata un impulso alla competitività delle imprese e all'occupabilità dei lavoratori Il 20 novembre, a partire dalle 11.00, avrà luogo l’evento di presentazione dei risultati dell’analisi degli interventi formativi finanziati da Fondimpresa nel corso del 2021. L’evento, realizzato nell’ambito della presentazione dei Rapporti territoriali 2021 da Luiss Business School, Fondazione ADAPT, EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali e Fondazione Giuseppe Di Vittorio, fa il punto su come la formazione, generata dai diversi canali di finanziamento del Fondo, abbia interessato le imprese e i lavoratori nei diversi settori del territorio nazionale con uno specifico focus sulle regioni del Nord. AGENDA 10.30  Registrazione 11.00   Saluti e Introduzione ai lavori Dario Voltattorni, Presidente OBR Fondimpresa Lombardia Innocenzo Mesagna, Vicepresidente OBR Fondimpresa Lombardia Paolo Mora, Direttore Generale Istruzione, Formazione e Lavoro Regione Lombardia 11.30  I risultati della Ricerca - I rapporti territoriali di Fondimpresa, Anno 2021 Matteo Giuliano Caroli, Direttore della ricerca, Professore Ordinario di Gestione delle imprese internazionali alla Luiss Guido Carli, Associate Dean per la Sostenibilità e l’impatto e Responsabile dell’Area Ricerca applicata e osservatori alla Luiss Business School. 11.50  Tavola rotonda: “Dalla formazione finanziata un impulso alla competitività delle imprese e all’occupabilità dei lavoratori” Nadio Delai, Sociologo Gabriele Ballarino, Professore Ordinario di Sociologia economica presso l'Università degli studi di Milano Luciano Pero, Docente presso School of Management del Politecnico di Milano Modera: Margherita Roiatti, Ricercatrice Fondazione ADAPT 12.15  Conclusioni Elvio Mauri, Direttore Generale Fondimpresa REGISTRATI ONLINE REGISTRATI IN PRESENZA

24 Ottobre 2023

Valore PA 2023: i corsi Luiss Business School per i dipendenti della Pubblica Amministrazione

Di seguito, sono elencati i corsi proposti nell'ambito del bando Valore PA '23, previsti per l'anno 2024. Si precisa che la pubblicazione dei calendari e l'erogazione di tali corsi è soggetta all'approvazione da parte dell'INPS. Seguiranno aggiornamenti a partire dai primi mesi del 2024 e varranno pubblicati in questa pagina. I corsi in presenza si svolgeranno presso le sedi della Luiss Guido Carli e della Luiss Business School. Non è prevista un’opzione di erogazione ibrida, ogni corso sarà erogato esclusivamente in modalità online o in presenza. CORSI I LIVELLO Comunicazione efficace: utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione pubblica con i cittadini attraverso un approccio innovativo. Regole e strumenti per comunicare attraverso i social - ascolto efficace, organizzazione delle informazioni 50 ore – modalità: esclusivamente in presenza I siti web delle amministrazioni pubbliche: organizzazione delle pagine web e dei contenuti.  Ottimizzazione dei contenuti per una navigazione più accessibile e fluida da parte dell’utenza e bilanciamento tra le esigenze di pubblicazione con quelle di riservatezza 40 ore - modalità: esclusivamente online Lavoro in gruppo e sviluppo delle capacità di comunicare e utilizzare gli strumenti digitali che favoriscano la condivisione del lavoro anche a distanza - gestione delle relazioni e dei conflitti 50 ore - modalità: esclusivamente in presenza Personale, organizzazione e riforma della pubblica amministrazione - pianificazione, misurazione e valutazione della performance 50 ore – modalità: esclusivamente in presenza CORSI II LIVELLO Produzione, gestione e conservazione dei documenti digitali e/o digitalizzati - sviluppo delle banche dati di interesse nazionale - sistemi di autenticazione in rete - big data management 60 ore - modalità: esclusivamente online Progettazione di modelli di servizio, innovazione, analisi e revisione dei processi di lavoro per il miglioramento dei servizi all'utenza - qualità del servizio pubblico 60 ore - modalità: esclusivamente online Progettazione e gestione dei fondi europei - tecniche per realizzare iniziative innovative e di successo a supporto dello sviluppo - sviluppo sostenibile e transizione ecologica 60 ore - modalità: esclusivamente in presenza Gestione della contabilità pubblica servizi fiscali e finanziari. Il controllo e la valutazione delle spese pubbliche 80 ore - modalità: esclusivamente in presenza

18 Ottobre 2023

Le organizzazioni hanno bisogno di coaching di qualità

Al via il Flex Executive Programme in Coaching di Luiss Business School riconosciuto come Level 2 dalla International Coaching Federation Il coaching non è solo una parola di gran moda. È una metodologia e un approccio che aiuta le persone a sviluppare il meglio di sé e a implementare nuove scelte rispetto alle abitudini consolidate nei propri percorsi professionali e personali. Il coach è la figura capace di compiere questa rivoluzione copernicana, e  deve essere dotato della giusta formazione, i cui standard sono riconosciuti a livello internazionale. A questo scopo è dedicato il Flex Executive Programme in Coaching di Luiss Business School, la prima Business School in Italia accreditata dall’International Coaching Federation (ICF). Flex Executive Programme in Coaching: caratteristiche e obiettivi Il master, in partenza il 27 ottobre, offrirà ai partecipanti una nuova opportunità. Consente di ottenere le credenziali ICF fino al livello 2, riconosciute in tutto il mondo come standard di qualità. Esse rappresentano un requisito importante per le organizzazioni chiamate ad individuare i professionisti cui affidare lo sviluppo delle proprie risorse e dei propri manager. In più di 130 ore di lezione, in presenza e da remoto, si alterneranno momenti d’aula, laboratori, sessioni e mentoring guidati da coach dell’International Coaching Federation. Anna Zanardi Cappon, Pop in Leadership and Corporate Values, Luiss Business School, International board and governance advisor, e referente scientifico del Programma, e Paolo Palazzo, Executive coach (PCC, ICF), Adjunct professor e coordinatore scientifico dell’Executive Programme Coaching Luiss Business School, spiegano perché oggi le organizzazioni hanno bisogno di coaching di qualità. Il programma targato Luiss Business School ha ricevuto il riconoscimento Level 2 dell'International Coaching Federation: cosa significa per chi si trova davanti alla scelta di un percorso formativo dedicato al coaching? Palazzo: Luiss Business School ha una lunga esperienza nell’utilizzo del coaching nei programmi di formazione. I coach che lavorano con la scuola rispondono alle core competences dell’International Coaching Federation ICF, che conta oltre 50 mila professionisti. Il riconoscimento da parte di ICF certifica la qualità di contenuti, approcci e modalità, trovandoli conformi ai suoi standard internazionali di qualità. Partecipare al Flex Executive Programme in Coaching significa anche inserirsi nella community della Scuola. Inoltre, le credenziali ICF sono riconosciute anche all’interno di numerosi bandi di gara pubblici. Che ruolo ha il coaching nella formazione dei leader del futuro? Zanardi: Oggi si deve affrontare anche un tema di riposizionamento strategico della persona all’interno di uno scenario post sindemico che ha trasformato l’identità professionale e manageriale delle persone. All'interno di un percorso di coaching si può comprendere come usare al meglio alcuni dei propri talenti o come riutilizzare la propria esperienza all'interno di un'organizzazione in costante cambiamento. Quindi il coaching è un tool di Hr strategy a cui ormai nessuno più rinuncia. È alla base delle aziende che vogliono davvero occuparsi di persone, soprattutto dopo la sindemia, momento che ha messo in evidenza in modo ancora più forte che le persone fanno la differenza e, senza di esse, non si può conseguire il risultato economico in maniera sostenibile. Il coaching aiuta sia l'individuo che il team, e nel corso ci occuperemo anche di team coaching, per aiutare le persone a lavorare al meglio insieme, con risultati visibili sulla business performance finale. Tenendo presente questo, il coaching può rinforzare l'autoconsapevolezza e l'efficacia interpersonale dei leader. Può lo strumento del coaching diventare elemento strutturale delle nuove culture organizzative rivolte anche alle nuove generazioni?  Quali sarebbero gli effetti sull'impresa? Zanardi: Dopo la sindemia, i nuovi modelli organizzativi sono più centrati a rispondere alle esigenze individualizzate delle persone. Siamo tornati a una situazione in cui bisogna comprendere le esigenze organizzative individuali, gli spazi desiderati, quanto si vuole lavorare in remoto e come si vuole gestire la propria presenza nell’organizzazione a livello fisico e in smart working. Ma soprattutto si cerca di capire il senso rinnovato del proprio impegno lavorativo nel contesto della propria esistenza. Tutto quanto porta a una riflessione e a un adattamento della persona all’organizzazione, è oggetto di coaching. Il che conferma che si tratta di uno strumento di cui le aziende non possono più fare a meno. Si è osservato che le Generazioni Z sono simili a quelle dei Baby Boomers nella valorizzazione del collettivo, nell’accento sulla qualità della vita e relazione anche come elemento di performance. Quindi accentuare questi aspetti è una delle risposte che le imprese attraverso il coaching possono dare alle Generazioni Z. Ma c’è un’altra cosa che il coaching può fare per queste persone. Quale? Zanardi: Aiutare a ridisegnare un senso e un’identità professionale, che si è completamente trasformata durante e nel post-Covid. Le organizzazioni hanno bisogno di comprendere la direzione da intraprendere perché non ci sono esperienze pregresse che lo spieghino. È stato un cambiamento radicale. L’effetto più profondo è stato la cancellazione del confine tra vita e lavoro. C’è stato uno scontro tra queste due dimensioni. Quindi oggi le organizzazioni devono rispondere in modo totale, globale, rotondo a esigenze sia di vita che di lavoro. Come farlo? Palazzo: L’inserimento delle persone Gen Z nelle organizzazioni non è facile. Il motivo sta nelle esigenze, valori e bisogni che in una certa misura sono diversi da quelli dei Millennials. Proprio perché il coaching favorisce la consapevolezza di sé, la riflessione sui propri e altrui bisogni attraverso le competenze di ascolto e introspezione, questo permette un dialogo più efficace tra le generazioni. C’è bisogno di capire cosa vuole l’altra persona per allinearsi. Il coaching può essere lo strumento giusto per raggiungere questo obiettivo, perché permette un ampliamento di prospettiva e percezione. Qual è il potenziale del coach accreditato operante all'interno di un'azienda? Palazzo e Zanardi: Le aziende hanno bisogno di coaching di qualità e il percorso di Luiss Business School è stato pensato proprio per questo. È un grosso facilitatore di cambiamento, che può portare a un aumento della produttività e dei valori dei parametri di business performance. Il fatto che le persone riflettano su di sé e stiano meglio fra loro anche quando lavorano in team, abbassa il rischio operativo. Questo è un tema che va a rinforzare un migliore sviluppo dei piani strategici e industriali all’interno delle aziende.

16 Ottobre 2023

Scrivere il futuro attraverso il restauro: un libro racconta la storia di Villa Blanc

Presentato il volume "Villa Blanc. Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità", oggi sede di Luiss Business School Villa Blanc non è solo la sede di Luiss Business School, ma un interessante progetto di restauro conservativo, che ha ridato nuova vita a uno degli esempi di eclettismo più alti presenti a Roma. L’impresa è raccontata nel volume "Villa Blanc. Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità", a cura degli architetti Giovanni Carbonara, teorico del restauro e capofila della “scuola romana”, recentemente scomparso, e Massimo Picciotto, responsabile del progetto di recupero della Villa. Il libro racconta il percorso, non sempre agevole, avviato nel 2010 e portato avanti in questi anni dalla Luiss Guido Carli, al fine di preservare e valorizzare un complesso architettonico finito in uno stato di completo abbandono e decadenza. L'audacia e la perseveranza si sono dimostrate essere qualità essenziali per raggiungere questo obiettivo, restituendo a Villa Blanc il suo pregevole valore e una rinnovata bellezza. «Oggi Villa Blanc è la sede di Luiss Business School, una realtà viva, attiva – ha dichiarato Luigi Abete, Presidente Luiss Business School – Luiss Guido Carli aveva bisogno di una sede per economia e commercio. Così abbiamo fatto un investimento. Oggi Villa Blanc si è trasformata da bene privato individuale in bene privato collettivo. Ci sono voluti vent’anni per ottenere tutte le autorizzazioni per riportare in vita la struttura, creare il parco e dare un ettaro di questo spazio in comodato gratuito alle scuole di zona. L’esperienza di Villa Blanc ci ha insegnato che per fare le cose belle, bisogna vedere l'orizzonte. Se non si ha fiducia nel futuro, soprattutto con la complessità italiana, non le si fa. Noi siamo stati resilienti e abbiamo saputo apprezzare i risultati ottenuti. Il libro "Villa Blanc. Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità" in qualche modo testimonia tutto questo». Villa Blanc: dal suo primo restauro alla nuova vita Villa Blanc nasce nel segno della trasformazione. Nel 1893 il barone Alberto Blanc acquista il sito della vigna di proprietà dalla Marchesa Violante Fiorelli, nel territorio circostante la Basilica di Sant'Agnese fuori le mura. Il complesso è un possedimento rustico fuori porta. Sarà il barone, dopo aver svolto il suo ruolo di Ministro degli Affari Esteri del terzo governo Crispi, a trasformarla in una residenza adeguata al prestigioso incarico. L'opera di costruzione della villa segue un progetto di tipo sperimentale, guidato dal progettista Francesco Mora e dall'archeologo Giacomo Boni. Insieme, combinano operazioni di tipo archeologico, raffinate decorazioni e tecniche avanzate negli impianti e nell'architettura. Gli apparati decorativi della villa si devono ad Alessandro Morani e Adolfo De Carolis, e raggiungeranno livelli di eclettismo mai visti prima in Italia, in particolare nelle opere di terracotta invetriata che troviamo all'esterno, nelle facciate che avvolgono il giardino d'inverno e nel fumoir. La sala degli specchi è la più antica della villa. Qui il barone aveva raccolto ed esposto una preziosa collezione di arazzi fiamminghi del Settecento, ora conservate ad Amsterdam. Nella sala da pranzo, al centro tra la Sala degli Specchi, il Giardino d'inverno e il fumoir spicca il camino monumentale quattrocentesco realizzato in marmo bianco. Tre archi incorniciano la prospettiva sul Giardino d'Inverno, che insieme alla Sala da Ballo è uno degli ambienti aggiunti da Giacomo Boni al corpo centrale. È considerato il giardino d'inverno più grande d'Europa. Per il suo allestimento, furono fatti giungere dalla città olandese di Arlens 10 mila bulbi di tulipano, rose, lillà e azalee. Sotto la Sala da Pranzo si trova lo Spazio Ipogeo. Si trattava forse di un luogo per riti e riunioni esoteriche. La Sala da Ballo, realizzata verso la fine del 1896, con un intervento di ampliamento della villa, raggiunge livelli di eclettismo altissimi grazie alle strutture metalliche e al soffitto di ispirazione mediorientale. Le pareti vetrate e la vista integrale sul parco rafforzano l'idea di massima integrazione tra la natura e l'opera dell'uomo, altamente ricercato da tutta la cultura dell'Ottocento. Anche il giardino si caratterizza per un analogo accostamento di stili, temi e suggestioni, in cui non mancano elementi antiquari ed elementi esotici come la collezione di palme. Alla morte del barone Blanc, avvenuta a Torino nel maggio 1904, la villa passa alla moglie Natalia e poi ai tre figli. Il parco si arricchisce di altri sette edifici minori. Dopo anni di abbandono, nel 1997 la Luiss Guido Carli acquista tramite asta pubblica il complesso. Dopo un lungo e accurato lavoro di ricerca, progettazione, restauro e valorizzazione, trasforma Villa Blanc nella sede della Luiss Business School. Dialogo sul restauro di Villa Blanc Un emozionato Giovanni Lo Storto, Direttore Generale, Luiss, ha guidato una tavola rotonda in cui gli architetti Federica Galloni e Massimo Picciotto hanno dialogato con lui sul restauro conservativo di Villa Blanc, sintetizzabile in tre parole: bellezza, coraggio e passione. Nel 2009 bisognava aprirsi la strada nella foresta di Alianti, definito come parco storico: c’è voluta una squadra di 30 professionisti e più di oltre 100 operai, diretti da Massimo Picciotto, architetto e curatore del restauro di Villa Blanc. Gli elementi fondamentali del restauro conservativo sono stati: minimo intervento, compatibilità dello stesso con la parte strutturale e una funzione compatibile con ciò che il complesso poteva offrire. «Quando si restaura un bene come Villa Blanc bisogna dargli la giusta funzione, per dargli una vita perenne. Luiss Business School aveva tutte le caratteristiche per raggiungere l'obiettivo e questo è stato lo spirito che ci ha guidati», ha dichiarato Picciotto. «Il public management è inteso come una sovrabbondanza di norme, spesso inutili e farraginose – ha spiegato Federica Galloni, Architetto – Villa Blanc è uno degli interventi di valorizzazione che rientra in una consapevolezza. Per non consegnare questo enorme patrimonio di beni culturali a un degrado certo, bisognava attribuirgli delle nuove funzioni, compatibili con le strutture, per far rivivere eccellenze come quella in cui siamo ora. L’intervento su Villa Blanc resta un fiore all’occhiello per questa città». «Questa è la storia di un restauro conservativo e di un recupero di memoria. Perdere quella di una comunità significa perderne il futuro – ha dichiarato Vincenzo Boccia, Presidente, Luiss – Questo è un libro della memoria che ci ricorda cosa è accaduto e che ci insegna che le cose belle si conquistano non sempre in maniera facile. Villa Blanc è una storia di caparbietà. I valori fondamentali della visione che ha preso corpo qui parte dall'avanguardia culturale di Confindustria, di cui dobbiamo avere memoria. Villa Blanc è un gioiello che si innesta in valori formativi in cui la bellezza diventa un elemento integrante della formazione».   Gli interventi sono stati raccolti durante la presentazione del libro "Villa Blanc. Rinascita di un monumento tra eclettismo e modernità”, tenutasi giovedì 14 settembre alle 17.30, in via Nomentana 216, a Roma. Hanno partecipato: Luigi Abete, Presidente, Luiss Business School; Federica Galloni, Architetto; Massimo Picciotto, Architetto e curatore del restauro di Villa Blanc; Giovanni Lo Storto, Direttore Generale, Luiss; Vincenzo Boccia, Presidente, Luiss. 16/10/2023

03 Ottobre 2023

Webinar – Executive Master Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane: come accompagnare le risorse umane e l’azienda attraverso la trasformazione

Lunedì 9 ottobre 2023 alle ore 18:00 si terrà il webinar di presentazione dell’Executive Master in Gestione Delle Risorse Umane, Organizzazione e Leadership progettato da Luiss Business School in collaborazione con Deloitte. Il programma è in partenza il prossimo 10 novembre e si pone l’obiettivo di formare professionisti dell’area HR fornendo conoscenze, metodologie e strumenti avanzati ed innovativi per valorizzare e gestire in modo strategico il capitale umano. AGENDA:Il webinar prevede la presentazione dell’Executive Master, la struttura del percorso ed i principali sbocchi lavorativi. Al termine del Webinar, in una sessione di Q&A,il coordinatore del Programma risponderà a tutte le domande sui requisiti di accesso al programma, il processo di selezione e le agevolazioni. PERCHÉ PARTECIPARE?Il webinar è un’opportunità per acquisire le informazioni preliminari sui contenuti del percorso e approfondire le principali sfide che la trasformazione aziendale comporta in termini di persone, comunicazione interna e formazione. SPEAKERS:Lucia Marchegiani, Direttore Scientifico dell’Executive Master e Professore Associato di Organizzazione e Gestione delle Risorse UmaneLuca Morra, Director Change Management & Organization Design, Deloitte Per partecipare è necessaria la registrazione IL PARTNER DEL MASTER Il Master è arricchito dalla presenza di un partner di eccellenza. L’area Human Capital di Deloitte Consulting si occupa di guidare le aziende nei percorsi di trasformazione in ambito HR lavorando sulle persone e con le persone, per far sì che il capitale umano sia realmente una leva per la crescita del business.  L’expertise dei manager di Deloitte sarà a disposizione dei partecipanti al Master. 3/10/2023

02 Ottobre 2023

Sebastiano Maffettone: «La sostenibilità non è un lusso, ma un dovere dell’impresa»

Al via la seconda edizione del Festival dell’Etica Pubblica “Be New, Be Now. Etica e impresa” Le aziende riflettono con sempre maggior impegno sui temi ESG, che implicano domande etiche e comportamenti che rimettano al centro le persone e gli impatti sulla comunità. Dal 6 all’8 ottobre presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma si terrà “Be New, Be Now. Etica e impresa”, un’occasione di riflessione su come la sostenibilità sia ormai un dovere dell’impresa. Il 2023 dell’Osservatorio di Etica Pubblica ‘Ethos’ L’Osservatorio di Etica Pubblica ‘Ethos’ della Luiss Business School, fondato e diretto dal prof. Sebastiano Maffettone, ha dedicato l’intero anno accademico 2022-23 alla ricerca sull’etica d’impresa (business ethics), tema del Festival. Il lavoro annuale è stato scandito da tre momenti: il ciclo di seminari ‘Etica e Impresa’ cui hanno partecipato vertici apicali di dieci imprese partner, professori e studenti Luiss (gli speaker del Seminario sono stati intervistati dalla dottoressa Dacrema di Ethos, che ha realizzato una serie di podcast sul tema); il convegno scientifico con la Wharton Business School (dove è nata la paradigma della stakeholder theory, oggi universalmente riconosciuto e utilizzato), coordinato dalla professoressa Valentina Gentile, membro del Comitato Direttivo di Ethos, che si è tenuto a giugno all’Università Luiss; e il Festival dell’Etica Pubblica, giunto quest’anno alla seconda edizione, che si terrà all'Auditorium Parco della Musica di Roma (6-8 ottobre 2023). Com’è nato l’Osservatorio di Etica Pubblica ‘Ethos’ della Luiss Business School? L’Italia vive un deficit di etica a livello sociale. Ethos è nato grazie al confronto tra il professor Maffettone e il Direttore Generale Luiss Giovanni Lo Storto, pensando che fosse necessario un organismo che facesse ricerca nel mondo pubblico per trasmetterlo all’ambito formativo. Lo abbiamo pensato come qualcosa non solo in punta di dottrina, ma anche in contatto con il mondo reale. Grazie alle relazioni di Luiss Business School con il mondo del lavoro e della produzione, questa ambizione è stata soddisfatta. Nel tempo, abbiamo potuto riflettere alla luce dell’etica pubblica su vari temi: la guerra, la pandemia, l’invecchiamento della popolazione, il digitale, la sanità e così via. Il titolo dell’evento è “Be New, Be Now. Etica e impresa”. Quali sono le finalità del Festival? Mettere in contatto il pubblico, le istituzioni e l’accademia per discutere temi su cui c’è sempre più attenzione, anche da parte delle grandi imprese. Basti pensare che l’anno scorso, a valle degli studi sull’etica nel digitale, abbiamo avuto ospite Casper Klynge, Presidente Microsoft Europa, che ha portato la consapevolezza della sua compagnia sui problemi etici. Quest’anno indaghiamo il tema dell’etica d’impresa. Si può osservare che il rispetto della missione dei valori di impresa funge indirettamente da controllo del livello di efficienza. Infatti, quando l’impresa funziona bene ed è forte sul mercato, i vertici propongono temi di etica e questi vengono recepiti a tutti i livelli. Ma quando l’azienda va male, il tema non viene recepito e resta lettera morta. Implementare l’etica in azienda è difficile. Ma mettere ESG (Environment Society Governance) al centro dell’impresa per essere innovativi – come vuole Be New, Be Now – presenta dei vantaggi. Per esempio? Le grandi imprese spendono milioni di euro per implementare i criteri ESG. Perché essere sostenibili serve al mercato, alla quotazione finanziaria e alla solidità d’impresa. Le banche interagiscono più volentieri con aziende ESG. La necessità di essere sostenibili è visibile nelle cose buone fatte con e per le proprie persone, ma anche per essere quotati in borsa. Il che, però, può creare – proprio perché conta molto – anche fenomeni di greenwashing, cioè di imprese che cercano di trarre vantaggio da ESG senza praticarlo seriamente. Nel corso del vostro lavoro in Ethos quali sono i problemi etici centrali che avete rilevato nella vita di un’impresa? Agli inizi, c’era chi pensava all’etica e all’impresa come al diavolo e all’acqua santa. Col tempo, invece, siamo arrivati a una grande condivisione. Consideriamo però che l’etica d’impresa non si fa dalla cattedra perché i problemi delle aziende li conoscono solo le aziende: solo l’impresa può dire quali sono i problemi etici che ha al proprio interno e all’esterno. Per questo motivo, i problemi etici delle imprese che fanno per esempio moda, finanza, trasporti sono tutti necessariamente diversi tra di loro. Tra i fattori comuni a tutte le dieci imprese coinvolte nel lavoro annuale di Ethos c’è la forte sensibilità al tema. ESG e impatto sull'impresa: quali sono le implicazioni etiche? Due problemi sono evidenti e occupano le pagine delle riviste specializzate. In primo luogo, la sostenibilità deve essere una scelta e non deve essere subìta come imposta dalle circostanze, nel senso che non si deve praticare ESG solo per essere meglio quotati in finanza. In secondo luogo, si pone il problema della misurazione, che è estremamente difficile. Per dirla con Aristotele, le qualità non sono misurabili e la sostenibilità presenta delle criticità in questo ambito. Infatti, non è sempre facilmente misurabile. Ma ha una leva importante. Quale? Il consumatore. È il consumatore che deve scegliere imprese e prodotti ESG, in modo che l’etica sia anche conveniente. Quali sono i temi etici sollevati dalla twin transition per le aziende? La twin transition (digitale e sostenibilità) sta cambiando radicalmente il modo di vedere il mondo e di fare impresa. Non si può lavorare senza digitale e senza sostenibilità. L’impresa deve occuparsi della ricaduta delle sue azioni su ambiente e in genere su tutti gli stakeholder. In questo contesto etico come va ripensata la formazione? La formazione deve mirare a far comprendere che l’efficienza è un valore fondamentale per l’impresa ma non il solo. Conta anche l’equità. Un padrone illuminato, come quelli del passato, era capace di pensare all’efficienza tenendo in primo piano le persone. Il problema odierno è nato con l’ingresso della finanza nelle imprese, perché la finanza è lontana dalle persone. La formazione deve anche contribuire a far crescere la coscienza diffusa di questi temi, sponsorizzando l’impresa etica. Quali sono le figure professionali chiamate ad armonizzare l'etica e il business di un'impresa? Ci vuole un Ethical Officer, che controlli gli standard, una figura consolidata nelle grandi aziende. Anche se questa funzione sarà un gene connaturato a tutte le figure professionali che opereranno nelle imprese. Qual è il punto di equilibrio tra etica e impresa? Bisogna presentare insieme il bilancio economico e quello di sostenibilità per dimostrare che il comportamento etico e sostenibile costa, ma rende. In più, bisogna comprendere che la sostenibilità non è lusso, ma un dovere dell’impresa. In passato nessuno si preoccupava di definirsi “verde, pulito e sostenibile”. Oggi lo si fa perché il consumatore lo nota. Per questo la comunicazione e la formazione sono centrali. 02/10/2023

29 Settembre 2023

Ethos, torna il festival dell'Etica Pubblica

Responsabilità sociale d’impresa, inclusione nel mondo del lavoro, filantropia, energia, etica e finanza. E ancora, attenzione al merito e alla sostenibilità: questi e molti altri i temi al centro del Festival dell’Etica Pubblica - “Be New, Be Now”, organizzato da Ethos, l’Osservatorio di etica pubblica della Luiss Business School, insieme alla Fondazione Musica per Roma. La seconda edizione dell’evento, che si terrà da venerdì 6 a domenica 8 ottobre 2023 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, sarà dedicata proprio al rapporto tra etica e impresa in un contesto di profonda trasformazione per le aziende, a sua volta accelerato dalla “doppia transizione” digitale e sostenibile. La business ethics è il focus dell’importante percorso di ricerca internazionale dell'Osservatorio Ethos che, nell’anno accademico appena trascorso, ha coinvolto studenti, ricercatori, professori, imprenditori e manager delle aziende e istituzioni partner del progetto - Aeroporti di Roma, Intesa Sanpaolo, Gucci, Branca International, KME Group, Q8, SFC - Sistemi Formativi Confindustria in un ciclo di seminari e workshop sui temi ESG, con la partecipazione anche della Wharton Business School (University of Pennsylvania). Il Festival dell'Etica Pubblica 2023 rappresenta, quindi, il momento conclusivo, di condivisione e confronto pubblico con più di 50 ospiti italiani e internazionali, tra i principali esperti dell’etica di impresa. 29/09/2023

25 Settembre 2023

Al via la terza edizione dell’Executive Programme in Coaching

È il primo percorso di una business school italiana certificato dalla federazione internazionale di coaching Prenderà il via il prossimo 27 ottobre la terza edizione del Flex Executive Programme in Coaching di Luiss Business School, il programma studiato per i professionisti che vogliono acquisire nuove competenze e strumenti per sviluppare un’approfondita conoscenza e pratica del coaching manageriale e delle sue basi teoriche. Il percorso offre quest’anno ai partecipanti una nuova opportunità: grazie, infatti, al recente accreditamento internazionale come Level 2 dell’International Coaching Federation (ICF), al conseguimento del titolo sarà possibile ottenere le credenziali ICF fino al livello 2, riconosciute in tutto il mondo come standard di qualità, che rappresentano un requisito importante per la selezione da parte delle organizzazioni chiamate ad individuare i professionisti cui affidare lo sviluppo delle proprie risorse e dei propri manager. In più di 100 ore di lezione, in presenza e da remoto, si alterneranno momenti d’aula, laboratori e sessioni di mentoring guidate da coach dell’International Coaching Federation, organismo internazionale che da oltre 30 anni è un punto di riferimento per la qualità della formazione e della pratica nel settore. Enzo Peruffo, Associate Dean for Education, Luiss Business School “Luiss Business School sente molto la responsabilità di formare la prossima generazione di leader e questo riconoscimento certifica la qualità dei nostri percorsi formativi. Le organizzazioni hanno sempre più bisogno di manager con competenze trasversali che siano capaci di interrogarsi e di ascoltare, di comprendere meglio se stessi, di prendere decisioni ponderate e imparare dalle esperienze. Il coaching è lo strumento che permette questo tipo di sviluppo personale e professionale, a tutti i livelli”. 25/09/2023

24 Novembre 2021

Da formazione a trasformazione: l'evoluzione del percorso Executive Luiss Business School

Enzo Peruffo, Associate Dean for Education Luiss Business School, inquadra il nuovo approccio dei professionisti alle formule part-time. Il punto di partenza? «Accelerare, reinventarsi, ripartire» Davanti alle sfide della contemporaneità un professionista è chiamato a mettere in campo nuove competenze e life skill capaci di offrire delle risposte. Un supporto concreto arriva dal concetto di lifelong learning: in un mondo mutevole, tra emergenze e cambiamenti, la formazione non può più essere cristallizzata, ma deve evolversi. A tal fine, la Luiss Business School ha ideato un’offerta formativa dedicata a quei professionisti che necessitano di intraprendere un percorso di up-skilling o anche re-skilling. Nuove edizioni sono pronte a partire a Villa Blanc, a Roma, ma anche negli hub di Milano e di Amsterdam, con modalità di fruizione ibride, che consentano un apprendimento “boundless” o senza limiti, di spazio, di tempo e di disciplina. Professor Peruffo, dal suo osservatorio privilegiato di Associate Dean for Education, oggi un professionista cosa cerca nella formazione executive? La pandemia ha creato nuove sfide per tutto il mondo dell'education. La formazione executive, con la sua tipica modalità di delivery in formula weekend, ha richiesto un adattamento e una serie di investimenti da cui difficilmente si tornerà indietro. L'idea che emerge con maggiore forza è quella di una formazione anytime anywhere anywise: il professionista deve poter sviluppare un percorso di apprendimento flessibile, adattabile alle sue esigenze personali e professionali. Una formazione boutique, in cui i partecipanti possono customizzare la propria esperienza di apprendimento, mixando le cosiddette life skill con competenze hard, in una formazione che è sempre più una trasformazione. In questo modo possono lavorare in un'ottica di continuo miglioramento, nel solco del cosiddetto lifelong learning. Quale pensa sia il principale gap che un professionista cerca di colmare con un percorso executive? In genere, i professionisti partecipano a un percorso executive mentre si trovano in una fase di svolta della loro carriera. Magari stanno cercando di passare a una nuova industria oppure sono alla ricerca di un nuovo slancio nel proprio percorso professionale. Accelerare, reinventarsi, ripartire è il motto della nostra formazione executive. Da lì nasce l'idea di immaginare percorsi formativi che, come dei lego, tendono a costruirsi sulle esigenze professionali di ciascun partecipante. Da un lato ci sono le competenze hard, da mixare e customizzare sul singolo individuo, dall’altro le capacità di leadership, competenze organizzative, ma anche un lavoro sui megatrend. Ad esempio, facciamo grandi riflessioni sui temi di geopolitica, in modo tale che i nostri leader siano cittadini del mondo, in grado di gestire le imprese nella loro complessità attuale. Legami con i contesti internazionali: quanto contano nella formazione executive? Sono molto importanti. Come Luiss Business School, nel nostro ultimo piano strategico abbiamo approvato, tra i pilastri su cui si fonda l’attività della Scuola, l'approccio glocal. Quest’ultimo mira a valorizzare le opportunità di una prospettiva globale assicurando, al contempo, un forte legame con il territorio e le business community locali. Il tema dell'internazionalizzazione, poi, non si concretizza solo nell'attrarre studenti stranieri ma anche nell’offrire un'esperienza internazionale, un mindset globale ai nostri partecipanti. Questo avviene attraverso diverse iniziative: le International Week, che organizziamo insieme a grandi gruppi internazionali e le Summer e Winter School, che stiamo pianificando in location estere e con partner accademici stranieri, sfruttando anche il nostro Hub di Amsterdam. Il processo di internazionalizzazione è composito, per tale motivo, proponiamo ai nostri partecipanti un’esperienza di carattere internazionale, a prescindere dalla location destinata alla loro formazione. Part-time MBA: una scelta professionale ma anche di vita, dato il grande impegno temporale che richiede. Qual è il principale stimolo che muove i professionisti verso questa scelta? Oggi il brand MBA mantiene la sua forza catalizzatrice e di trasformazione. È evidente che una formazione MBA, che è immersiva, deve necessariamente adattarsi al contesto. La formula part-time, legata al weekend, disponibile anche nel nostro hub di Milano, permette di adattare e bilanciare l'impegno professionale con l’esigenza di riqualificarsi con un percorso trasformativo impegnativo, che sottopone a molti stimoli legati alle conoscenze, alle competenze e alle abilità relazionali. In più bisogna considerare le prospettive internazionali: i nostri studenti MBA possono sfruttare molte possibilità di scambi con altre Business School, nostre partner, che diventano occasioni di trasformazione. Quello che conta in un percorso MBA non è soltanto ciò che si trasmette in maniera frontale quanto un apprendimento dibattivo, dove il docente è moderatore e facilitatore di uno scambio tra pari, elemento fondamentale del percorso. Per quanto riguarda l'imprenditorialità, miriamo a instillare l'idea che il lavoro può migliorare, può crescere, ma talvolta si può anche inventare, cosa che si verifica a valle del percorso MBA per molti studenti. Chi partecipa ai nostri MBA ha ben chiaro che il valore si crea e si cattura, costruendo continuamente nuove opzioni di sviluppo. Il valore nasce dalla creatività e dalla capacità di innovare: sono queste le competenze che vogliamo consolidare con ogni percorso MBA in Luiss Business School. 24/11/2021

19 Novembre 2021

Standard condivisi per premiare la vera economia circolare

Commento di Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization, Luiss Business School, pubblicato su Il Sole 24 Ore,19/11/2021 La transizione verde ha ancora molta strada da fare, sperando che il pianeta abbia il tempo di aspettare. Potrebbe essere questa la sintesi, un po' amara, dei lavori della Cop26. Un esempio per tutti è, senza dubbio, l’atteso accordo per lo stop alle vendite di automobili inquinanti entro il 2040,  firmato solo da sei produttori e per il quale mancano all’appello le sottoscrizioni di  alcuni dei grandi leader del settore. È ormai difficile trovare qualcuno che non concordi sulla necessità di intervenire a favore dell’ambiente: iniziative e proposte innovative si moltiplicano a tutte le latitudini, con un impegno concreto e crescente da parte delle imprese, soprattutto di maggiori dimensioni. Sono, però, ancora relativamente pochi quelli realmente pronti ad assecondare cambiamenti radicali, tanto tra i governi quanto tra le aziende e le persone. È essenziale, dunque, comprendere quali siano gli ostacoli che rallentano la rivoluzione “verde” e capire come rimuoverli. L’economia circolare è un ambito cruciale dove lavorare in questo senso: una crescita economica e sociale finalmente disallineata dall’impatto ambientale negativo dipende proprio dal cambiamento, in senso “circolare”, dei processi produttivi e distributivi, insieme alla “de-materializzazione” dei prodotti. Nei paesi economicamente avanzati, affinchè la transizione verso l’economia circolare avvenga in modo concreto e rapido non basta, però, spingere sul fronte delle normative, per quanto queste siano ovviamente decisive. Anche perché, “forzare” il cambiamento “per legge” causa facilmente effetti contrastanti: proprio la maggiore pervasività delle norme a tutela ambientale e sociale nei paesi dell’Europa occidentale aumenta i costi delle produzioni collocate in tali nazioni, rendendo più competitive quelle meno virtuose ma operanti in Stati con norme più lasche. Questa è una delle ragioni fondamentali che in occidente ha innescato l’opposizione, anche radicale, al libero commercio internazionale. È, dunque, arrivato il momento in cui lo Stato affianchi ai divieti e agli obblighi, misure fortemente premianti a favore delle imprese che investono in processi produttivi e distributivi e in prodotti “circolari”. Occorre incentivare questi investimenti con precise misure di sostegno finanziario: questo è particolarmente necessario per le medie, piccole e micro-imprese che generalmente non dispongono della capacità finanziaria per sostenere innovazioni radicali, che hanno un impatto economico generalmente di medio-lungo termine. Del resto, la rapida crescita della raccolta generata dai “green bond” evidenzia come le imprese in grado di operare nei mercati finanziari possano beneficiare di simili agevolazioni. Incentivi pubblici e premio sul costo del capitale riconosciuto dai finanziatori portano ad una seconda questione cruciale per la diffusione dell’economia circolare: disporre di un sistema di misurazione esaustivo, che rappresenti uno standard riconosciuto da tutti gli attori a livello internazionale. Senza una metrica che permetta una rappresentazione affidabile e oggettiva dell’impatto di misure produttive “circolari”, si rischiano non solo limitati benefici ambientali ma anche un uso inefficace, o peggio, distorcente delle risorse. La necessità di disporre di standard di misurazione consistenti è ampiamente sentita da più parti e invero sono molti e qualificati gli attori che stanno lavorando al problema. Tuttavia, è necessario aumentare gli sforzi e, allo stesso tempo, agire per un coordinamento che eviti sovrapposizioni o “gare” tra standard diversi. A tal fine, è auspicabile almeno una regia dichiarata delle istituzioni di indirizzo o di governo a livello internazionale. Considerato che, in genere, i grandi cambiamenti avvengono positivamente quando le spinte “dall’alto verso il basso” interagiscono con quelle contrarie “dal basso verso l’alto”, il paradigma dell’economia circolare potrà affermarsi solo quando sarà compreso e voluto dalla maggior parte almeno delle persone.  È, pertanto, necessario che ciascun individuo si impegni concretamente a favore della transizione circolare, sia premiando prodotti e imprese con un elevato grado di circolarità, sia appoggiando le normative in tal senso, sia attraverso i propri comportamenti. 19/11/2021

15 Novembre 2021

Formazione per pace e sviluppo: i progetti Luiss Business School

Da tempo impegnata per formare leader e professionisti in grado di creare valore sui propri territori di origine attraverso le aziende, la scuola di alta formazione offre percorsi in cui, accanto alle hard skill, si coltivano life skill molto preziose per il futuro Dal 9 al 15 novembre in tutto il mondo si celebra la World Science Week for Peace and Development. Istituita nel 1986, questa settimana celebrativa mira a mettere in evidenza i legami tra progresso nella scienza e nella tecnologia con il mantenimento della pace e della sicurezza. Il raggiungimento di questi obiettivi passa soprattutto dalla formazione. Per questo, da molti anni, Luiss Business School affianca ai suoi percorsi di alta formazione iniziative che puntano a dare valore al capitale umano nato e cresciuto in Paesi funestati da guerre e sottosviluppo. Ne sono un esempio il Pakistan e l'Africa, in cui Luiss Business School ha attivato alcuni programmi ambiziosi. Ma per estendere il raggio d'azione, sono state attivate collaborazioni anche con le principali ONG attive in ambito mondiale, attraverso il progetto VolunteERS. I progetti Luiss Business School Il progetto Youth Communicators for Development (YCD) non è solo un collegamento tra Italia e Pakistan, ma anche tra presente e futuro di questi Paesi. È questo lo spirito del percorso di formazione internazionale, co-organizzato da Luiss Business School, Pakistan Poverty Alleviation Fund (PPAF) e AICS Islamabad, nel quadro del Programma per la Riduzione della Povertà (PPR) nelle aree rurali del Balochistan, Khyber Pakhtunkhwa, aree tribali ad amministrazione federale e zone limitrofe. Il Progetto YCD, realizzato sotto la supervisione dei docenti Luiss Business School Roberto Dandi (Project Coordinator) e Duilio Carusi (Project Manager), è una delle azioni previste nel quadro del PPR per contribuire alla sostenibilità dell'impegno multisettoriale delle comunità che PPR ha implementato, coinvolgendo 17 organizzazioni partner, 38 governi locali in 14 dei distretti meno sviluppati del Pakistan. Il Progetto YCD è in linea con la mission della Luiss Business School, un luogo in cui gli studenti traducono le conoscenze accademiche in azioni concrete, per affrontare le sfide globali legate all'evoluzione della nostra economia e società. Tra i percorsi Luiss Business School che mirano a incrementare lo sviluppo e la pace nei Paesi in via di sviluppo, c'è il Managerial Training for Sahara Peace Hubs di Luiss Business School, parte del progetto Pax Humana Hub, l'iniziativa voluta da Ara Pacis Initiatives for Peace e portata avanti dall'Università Luiss Guido Carli, per l'avvio dei Sahara Peace Hub. Si tratta di centri polivalenti volti a sostenere la stabilizzazione delle comunità frontaliere di Libia, Niger, Ciad, Mali e Burkina Faso, attraverso la fornitura di servizi sanitari, educativi ed energetici di base, formazione professionale, progetti generatori di reddito, pratiche agricole innovative e programmi socioculturali con particolare attenzione alle donne e ai giovani. I SPH andranno ad alimentare un network nella regione, contribuendo a trasformare le reti tribali dedite ai traffici in reti virtuose per la crescita della pace e della stabilità. Le strutture e le attività saranno gestite da giovani formati nell'università Luiss Guido Carli durante giornate dedicate dal 18 al 27 ottobre. Al programma partecipano 14 diplomati provenienti dal Mali, chiamati a gestire i Sahara Peace Hubs insieme a 7 manager, formati da Luiss Business School, e 7 giornalisti. Gli studenti dei Master specialistici possono cogliere l'opportunità di alternare alle lezioni e agli esami previsti dal loro percorso, il supporto volontario a Onlus e ONG collegati al network Luiss Business School attraverso il progetto VolunteERS. Coadiuvati dal CeSID (Centro per la Sostenibilità, Inclusione, Digitalizzazione), possono scegliere la realtà presso cui svolgere il proprio prezioso volontariato, mai fine a sé stesso, ma sempre vettore di nuove idee e prospettive. Queste esperienze sono anche il mezzo per creare relazioni forti, molte delle quali andranno ben oltre la fine dell’anno accademico dedicato al Master. Tra le realtà coinvolte nel progetto VolunteERS ci sono HummusTown, un servizio catering che prepara cibo siriano, accuratamente preparato proprio da ex rifugiati dalla Siria, che in questa realtà trovano lavoro, autonomia, riscatto sociale; Comunità di Sant’Egidio, organizzazione internazionale che offre supporto a poveri ed emarginati; Legambiente; Save The Children; Energia per i Diritti Umani, che opera in Italia e Senegal; Come Un Albero, museo-bistrot nel quartiere romano Trieste che punta all’inclusione di giovani affetti da disabilità; Bimbi & co., un’associazione che supporta l’integrazione di bambini affetti da autismo. 15/11/2021

03 Novembre 2021

Fintech, diventare protagonisti della rivoluzione digitale e della ripartenza

Al via l'Executive Master in Accounting & Finance con Major in Fintech and Banking di Luiss Business School Nel 2020 sono nate quasi 21 mila startup fintech in tutto il mondo. Già nei primi mesi del 2021 questo numero è cresciuto di oltre 6 mila unità. Nella sola area EMEA sono sorte più di 2 mila nuove imprese dedicate al settore fintech, che nell'immediato potrebbe rivelarsi un'ottima leva finanziaria per la ripresa economica. Basti pensare che secondo l’indagine condotta da ItaliaFintech nei primi 9 mesi del 2021 le piattaforme fintech hanno erogato finanziamenti alle piccole e medie imprese italiane per oltre 2,3 miliardi, passando a sostenere quasi 6.400 PMI nel 2021. Questo significa permettere alle aziende di cogliere nuove opportunità e continuare a crescere. Inoltre, nonostante la pandemia, il mondo fintech ha visto crescere i suoi ricavi del 30%. Luiss Business School dedica alla fintech un master di secondo livello, Executive Master in Accounting & Finance con Major in Fintech and Banking. Il programma è rivolto a professionisti, manager e imprenditori che vogliono acquisire competenze innovative e digitali nel mondo finance. «Il digitale rappresenta un elemento di disruption in tantissime industrie, compresa quella bancaria, che negli ultimi anni, complice l'accelerazione impressa dalla pandemia, ha affrontato alcune delle rivoluzioni più importanti – spiega Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Director of MBA & Executive Education, Luiss Business School – Il nuovo progetto formativo che abbiamo sviluppato mira a offrire un'esperienza in grado di supportare l'upskilling o il reskilling di coloro che sono attualmente impegnati in quest'industria o che aspirano ad esserne i protagonisti. La nostra sfida è quella di disegnare un programma in linea con le esigenze della comunità e del settore». L’innovazione del mondo fintech: competenze, ruoli, mercati «All'interno di tutte le possibilità create nel mondo attuale dall’evoluzione del digitale, si colloca il mondo fintech, una parola che comprende molte realtà e si presenta come molto complicato – spiega Silvio Fraternali, Amministratore Delegato di Banca 5 del Gruppo Intesa Sanpaolo e membro del Comitato Scientifico del programma – Il percorso impostato con Luiss Business School si basa sulla parola consapevolezza, legata sia alle tecnologie connesse con questo settore sia all'importanza dell'execution, che è l'80% di ogni buona idea. Avere una visione, costruita insieme a dei professionisti e degli esponenti del mondo accademico, dà un senso concreto di quello che si può fare con quelle armi». Lavorare nella fintech è una parola bella, ma ermetica: riguarda diverse figure - l'imprenditore, che ha creato la fintech; chi ci lavora; il finanziatore; i clienti. Per funzionare, questo mondo deve vivere di ecosistemi. La visione degli altri ruoli può rendere maggiormente consapevoli di ciò che si vuole fare in questo ambito. In più, il mondo fintech è in grado di individuare nicchie e specificità che, oltre a fare sistema, potrebbero far ripartire intere zone del nostro Paese, proprio come è accaduto per la Silicon Valley, che ha creato una vera e propria economia territoriale. Dunque, qual è il ruolo che si vuole giocare sul mercato? Questa è la domanda da cui partire per fare un percorso consapevole nell'Executive Master in Accounting & Finance con Major in Fintech and Banking, che prevederà sia modalità in presenza che a distanza. Inoltre, per incoraggiare una maggiore presenza femminile nel settore, finora deficitaria, Luiss Business School ha pensato a borse di studio dedicate. La prossima edizione è in partenza! Scopri di più 3/11/2021

25 Ottobre 2021

Intesa Sanpaolo e Luiss Business School insieme per la formazione 2.0 delle imprese

Focus su innovazione e sostenibilità a supporto di imprenditori e manager Intesa Sanpaolo Formazione, la società di formazione del Gruppo Intesa Sanpaolo, e Luiss Business School hanno siglato una partnership per offrire alle imprese italiane percorsi di alta formazione focalizzati su temi di gestione d’impresa, innovazione e sostenibilità. L’Executive Programme in gestione e innovazione d’impresa, progettato e realizzato da Intesa Sanpaolo, Intesa Sanpaolo Formazione e Luiss Business School si rivolge a imprenditori, manager e responsabili di funzioni aziendali che desiderano rafforzare le proprie competenze per una gestione innovativa e sostenibile dell’azienda. Le prime edizioni partiranno rispettivamente il 23, 24 e 25 novembre in Lazio e Abruzzo, Veneto e Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche. L’Executive Programme in gestione e innovazione d’impresa è il nuovo percorso offerto dall’Academy per le Imprese, il programma di Intesa Sanpaolo nato per offrire alle aziende italiane corsi di alta formazione per aggiornare competenze di imprenditori e manager, a fronte di uno scenario di mercato completamente trasformato dalla pandemia. L’obiettivo è sostenere le PMI anche attraverso una formazione costante e continua nell’adottare nuovi modelli organizzativi ed economici e approcci innovativi per rendere sostenibile il proprio business. Il programma offre un percorso formativo in distance learning di 5 mesi, al termine dei quali è previsto un evento di networking in presenza: 10 moduli saranno dedicati a general management e orientamento strategico, per mostrare come ambiti classici di economia aziendale debbano essere oggi reinterpretati alla luce della pandemia, altri 4 invece si focalizzeranno su temi di innovazione, dall’open innovation all’industria 4.0 e intelligenza artificiale, dalla trasformazione digitale alla circular economy e ESG. Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo: “La necessità di nuove competenze, per affrontare il mercato e la concorrenza, è diventato un fattore strategico per le imprese. In Italia, rispetto agli altri Paesi industrializzati, la formazione è spesso sottovalutata ed è in genere più richiesta e presente in grandi aziende rispetto a realtà più piccole. Ma per mantenere un alto livello di competizione, il tessuto industriale ha bisogno di tenersi aggiornato, pronto a conoscere nuove opportunità e cercare nuove frontiere di business. Come Gruppo Intesa Sanpaolo, siamo convinti che gli investimenti in formazione siano un importante motore di crescita e questo percorso che offriremo alle piccole e medie aziende insieme alla Luiss Business School nasce dalla convinzione che, anche grazie alle risorse messe in campo dal PNRR, abbiamo una grande opportunità di riposizionamento e rilancio dell’economia del Paese.” Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School: “Il tema della creazione di competenze è cruciale in questo momento storico per permettere e sostenere una ripresa ed una crescita strutturale del Paese, dopo la battuta d’arresto dovuta alla pandemia da Covid–19 e a fronte di un passato non particolarmente florido sotto questo punto di vista. Come istituzione preposta alla formazione dei leader di oggi e di domani, dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione, facendo leva sugli interventi europei e nazionali di Next Generation EU e PNRR e sfruttando gli assist di grandi partner, quale è Intesa Sanpaolo, per portare a casa il risultato: un Paese rinnovato con una crescita finalmente sostenibile.” RASSEGNA STAMPA Il Sole 24 Ore, Intesa Sanpaolo e Luiss Business School insieme per la formazione 2.0 delle impreseCorriere della Sera, Intesa e Luiss accordo per l'alta formazioneIl Messaggero, Intesa Sanpaolo. Formazione 2.0 con la LuissGazzetta di Parma, Da Novembre Luiss e Intesa Sanpaolo insieme per la formazioneMilano e Finanza, Intesa e Luiss accordo per l'alta formazioneIl Tempo, Intesa Sanpaolo, accordo con Luiss per la formazioneLibero, Intesa e Luiss sulla formazioneNuova Venezia, Mattino di Padova, Tribuna di Treviso, La formazione delle PMI parte dal Veneto 25/10/2021

18 Ottobre 2021

Conoscenza e competenze, le chiavi per la ripresa

Commento di Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, pubblicato su la Repubblica Affari & Finanza, 18 ottobre 2021 Stiamo vivendo un momento inedito per l’umanità. Gli ultimi anni passeranno alla storia per le rapide e sconvolgenti trasformazioni che li hanno caratterizzati, imputabili in primo luogo alla pandemia che ha scompaginato le pagine di un libro che credevamo di conoscere, anche nel finale, e ci ha costretto a ripensarci e a confrontarci con un mondo nuovo, non dopo poche esitazioni. Il virus ha causato uno shock economico tre volte peggiore rispetto alla crisi del 2008 in termini di calo del PIL su base annua. La stessa pandemia, però, rappresenta un grande acceleratore della tendenza globale verso la digitalizzazione e un catalizzatore nel promuovere l'adozione e la diffusione di tecnologie quali il 5G, l'Internet of Things, il cloud computing, l'apprendimento automatico e l'intelligenza artificiale. Stiamo assistendo, oggi, a una crescita dirompente che ci aiuterà, senza dubbio, a superare il ritardo accumulato e a intraprendere la strada per la ripresa, anche grazie agli interventi del Next generation EU e del PNRR. Allo stesso tempo, il momento attuale vede in discussione la maggior parte delle nostre convinzioni su economia, globalizzazione, mercato del lavoro e, più in generale, sulla società che nascono da un contratto sociale ormai obsoleto in quanto basato su regole pensate per un mondo che ormai non esiste più. E di questo non possiamo non tenerne conto. Anche la Scuola e l’Università sono state e continuano a essere messe a dura prova dalle trasformazioni di scenari sinora sconosciuti e sono chiamate, a loro volta, a dare risposte nuove. Per sviluppare azioni che permettano di guardare con fiducia al futuro, però, dobbiamo partire da un dato: il nostro Paese nel 2020 è stato il fanalino di coda nello European Skill Index per capacità di formare competenze professionali. Da qui deve riprendere il nostro discorso, da dove ci siamo fermati. Come Business School siamo in prima linea nel preparare i leader del futuro per navigare le nuove sfide globali. Abbiamo il compito di dotarli degli strumenti più adeguati e innovativi per permetter loro di governare un contesto mutevole, in cui insistono variabili sempre nuove e molto spesso insidiose. È un compito che si concretizza nella mission del PNRR, che vede tra i suoi obiettivi quello di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, e che prevede un investimento di più di 30 miliardi in istruzione, formazione e ricerca. Il ruolo delle Business School nel mondo post pandemico Come faremo ad affrontare questa sfida, partendo da una situazione di profondo svantaggio? E come le Business School possono dare il loro contributo?  Sicuramente, nell’ottica di un intervento strutturale e non emergenziale, puntando sul loro ruolo di produttori di conoscenza quale sinonimo di creatori di competenze: una conoscenza che però deve essere aperta, flessibile, pronta ad adeguarsi alle trasformazioni e declinata sul parametro dell’innovazione continua. Dobbiamo quindi seguire due direttrici: agilità e collaborazione. Il che significa  continuare a investire sull’utilizzo della tecnologia per creare una infrastruttura ancora più forte e in grado di far venir meno le disuguaglianze che caratterizzano il nostro Paese; fare dell’innovazione continua il nostro mantra, proponendo nuove soluzioni e strumenti quali un modello ibrido di apprendimento che preveda la formazione a distanza accanto a quella in presenza; ma anche  favorire il networking e lo scambio di conoscenze con lo scopo di generare un impatto sulla società. Il tutto mettendo al centro la sostenibilità che, nel nostro mondo, è sinonimo di inclusione, attenzione al mercato del lavoro e ai suoi bisogni e capacità di adattamento. È fondamentale, poi, ragionare in un’ottica glocal. La pandemia ci ha chiarito quanto la prospettiva globale non possa prescindere da quella locale: soltanto ascoltando il territorio avremo la capacità di adattare l’offerta formativa ai bisogni di un mercato con peculiarità geografiche. Come ripartire dalla formazione per i lavori del futuro D’ora in poi, nulla sarà più come prima. Le stime del WEF parlano chiaro: entro il 2022, per oltre il 54% dei dipendenti sarà richiesto un significativo processo di re-skilling e up-skilling, e molti dei lavori che la nuova generazione svolgerà ancora non esistono. La stessa declinazione di quelle che saranno le skill del futuro – quali pensiero analitico e innovazione, uso delle tecnologie e resilienza – ci chiama direttamente in causa in quello che è il nostro obiettivo fondamentale, plasmare i leader del futuro, e ci invita a non essere miopi e a mettere in campo azioni al passo con i tempi. Quelli descritti sono obiettivi ambiziosi che non possono essere raggiunti se non con un’azione congiunta e sinergica: solo facendo leva sul dialogo tra istituzioni, società civile e partner del settore privato riusciremo davvero a garantire un accesso universale all’apprendimento, a pensare e implementare azioni coordinate, e a sfruttare le potenzialità della tecnologia, per favorire una rinascita del Paese che non può prescindere dall’istruzione e dalla formazione. 18/10/2021

15 Ottobre 2021

Intesa Sanpaolo e Luiss Business School insieme per l’alta formazione su governance dei rischi finanziari

Dopo il successo della prima edizione al via oggi l’Executive Programme in “Governance, vigilanza e strategia degli intermediari finanziari” con focus su trasformazione digitale e finanza sostenibile Parte oggi la seconda edizione dell’Executive Programme in “Governance, Vigilanza e strategia degli intermediari finanziari”, il programma di alta specializzazione di Luiss Business School in collaborazione con Intesa Sanpaolo, indirizzato ad amministratori ed executive manager chiamati ad affrontare le nuove sfide imposte da un contesto bancario in continua evoluzione. Il percorso, che mira a rafforzare le competenze specialistiche in ambiti quali finanza aziendale, risk management, compliance, economia degli intermediari finanziari, si arricchisce quest’anno di approfondimenti dedicati ai temi più attuali di trasformazione digitale e finanza sostenibile: il primo sulla “Digital open banking” include la trattazione di PSD2, il ruolo del Fintech, la consulenza finanziaria automatizzata, big data, monete virtuali, applicazioni di intelligenza artificiale al settore bancario nella prospettiva di un mercato unico digitale; alle nuove regole di informativa societaria, l’impatto sulla governance bancaria nell’ambito della finanza sostenibile, quindi Green, Social and Sustainability Bond, è invece dedicato l’approfondimento di “Sustainable finance” nel contesto scaturito dal Green Deal europeo e conseguente Sustainable Europe Investment Plan. “La pandemia ci ha messo di fronte a nuovi rischi ma, allo stesso tempo, ha creato nuove opportunità. Siamo dinanzi a un qualcosa di inedito che deve essere necessariamente compreso per essere governato. Individuare la giusta chiave di lettura delle trasformazioni che interessano il mondo finanziario è per questo una delle nostre priorità. È nostro compito offrire a chi fronteggia queste trasformazioni gli strumenti più innovativi per farlo”, ha commentato Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Direttore di MBA & Executive Education, Luiss Business School. “Il percorso di formazione proposto dall’Executive Program è espressione dell’impegno profuso da Intesa Sanpaolo per la crescita della cultura economica del management italiano e sono convinto che possa divenire sempre più catalizzante rispetto ai soggetti privati attivi in questo ambito, rappresentando nel tempo, un benchmark di riferimento anche a livello europeo” ha dichiarato Marcello Mentini, Head Group Regulatory Agenda Department, Intesa Sanpaolo L’attenzione ai nuovi scenari della regolamentazione finanziaria e dei sistemi di vigilanza e controllo, nonché un punto di vista analitico sulle trasformazioni del mondo bancario, caratterizzano da sempre la partnership tra Intesa Sanpaolo e Luiss Business School. La governance dell’Executive Programme si avvale di due codirettori: prof. Mirella Pellegrini, Ordinario Luiss e dr. Marcello Mentini, Intesa Sanpaolo, e di un comitato scientifico composto dal dr. Paolo Boccardelli, dr. Stefano Lucchini, dr. Stefano Del Punta, prof. Enzo Peruffo, avv. Laura Lunghi e prof. Paola Lucantoni. RASSEGNA STAMPA Il Sole 24 Ore, Intesa Sanpaolo e Luiss insieme per l’alta formazione su governance dei rischi finanziariLa Repubblica, Intesa Sanpaolo con Luiss Business School per l'alta formazione su governance dei rischi finanziariAgenzia Nova, Finanza: Intesa Sanpaolo e Luiss Business School insieme per l'alta formazione su governance rischiItalia Oggi, Luiss e Intesa San Paolo, formazione per ManagerLibero, La scuola dei Manager punta su digitale e sostenibilitàIl Messaggero, Con la Luiss la formazione sui rischi delle finanziarie

12 Ottobre 2021

Gerardo Gagliardo: «Io, CFO a 30 anni grazie a Luiss Business School»

Dopo una vita passata a sognare di lavorare in Ferrari e aver raggiunto il risultato, Gagliardo ha scelto l'MBA Full Time per andare oltre le proprie stesse aspirazioni. L'occasione giusta è arrivata durante l’Exchange Programme a Shanghai «Think big to achieve big»: è questo il motto di Gerardo Gagliardo, oggi Chief Financial Officer di Exein SpA, cresciuto con il mito di Enzo Ferrari. Il suo obiettivo era lavorare a Maranello e, dopo averlo raggiunto, si è accorto che non bastava: aveva bisogno di andare ancora più in alto. Per farlo, ha scelto di continuare a formarsi. L'MBA Full-time targato Luiss Business School gli ha permesso di alzare l'asticella e di diventare il CFO di Exein, la prima società in Italia e la terza in Europa che si occupa della progettazione per la cybersecurity dei firmware dei dispositivi IoT. La società ha appena concluso un round di finanziamento da 6 Milioni di euro con investitori internazionali. Gerardo Gagliardo, cosa ti ha spinto verso il MBA Full Time di Luiss Business School? Mi sono laureato alla Luiss Guido Carli con una tesi su Ferrari: il mio sogno era arrivare a lavorare lì. Ho inviato il mio testo al CFO dell'azienda e qualche giorno dopo ho ricevuto una telefonata che mi invitava ad un colloquio a Maranello. Dopo una serie di colloqui molto approfonditi, il giorno dopo la mia laurea Il sogno era diventato realtà. Mi trovavo molto bene in Ferrari, ma superato il primo momento di entusiasmo ho percepito una certa irrequietezza, come se avessi bisogno di alzare l'asticella. Così ho lasciato Ferrari e ho scelto l'MBA Full Time di Luiss Business School. Avevo fatto il mio percorso di laurea a Villa Blanc: continuare lì mi sembrava naturale. Miravi a qualcosa in particolare? Sì, in quel periodo ero affascinato dal mondo delle startup e volevo avere gli strumenti giusti per avvicinarmi e giocare le mie carte. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? La principale differenza con Luiss Guido Carli è stata l'età delle persone che ho incontrato e il rapporto con i professori, più vicino, più confidenziale, grazie anche alle classi più piccole. Ho incontrato persone che hanno già avuto esperienze lavorative. Ho partecipato a delle conferenze per scambiare esperienze con i ragazzi più grandi dell'Executive, utilissimo anche per fare network. Qual è il corso che ha avuto un maggiore impatto sulla tua carriera? Sicuramente Corporate Finance con il professor Oriani: per me è stato un ripasso perché l'ho seguito anche alla specialistica, ma è stato incredibilmente utile. Soft skill, come avete lavorato su questo ambito durante il master? Durante l'Adventure lab ho avuto la possibilità di familiarizzare con pitch e concetti legati al mondo startup, che poi mi hanno aiutato anche nel percorso in Exein. Anche il corso di people management mi ha aiutato a capire come creare un team e gestirlo nelle sue diverse sfaccettature. Competitività: senti di aver allenato questa soft skill durante il tuo percorso in Luiss Business School? La competitività è una soft skill che avevo già visto nelle mie esperienze lavorative in Ferrari: lì l’ambiente era davvero competitivo. Nell'Mba ho creato tante amicizie, c'era un bel clima. Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si viene a creare in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza? Dall'MBA mi porto dietro tante relazioni: il 50% delle persone che ho incontrato lì, me le sono portate dietro anche nella mia vita quotidiana. Il vero valore del network che sperimenti in Luiss Business School si misura con l'aiuto che puoi dare alle persone: mi sono ritrovato ad aiutare compagne di corso nella preparazione dell'esame di Corporate Finance. L'esperienza è stata molto dura, ma il network era una delle parti migliori, anche perché mi ha insegnato a lavorare in team, cosa che oggi vivo quotidianamente nel mio lavoro. Quali sono stati momenti più significativi che hai vissuto nel percorso in Luiss Business School? Sicuramente l'Exchange Programme a Shanghai, il Cass Symposium di Londra, che ha rappresentato una grande occasione di contaminazione internazionale, e la Bocconi Finance Competition, a cui ho partecipato rientrando tra i 5 studenti selezionati da Luiss Business School per l'occasione. Ora sei Chief Financial Officer di Exein SpA: in cosa consiste il tuo ruolo e come l'MBA LBS ti ha aiutato in questa fase professionale? Siamo la prima società in Italia e la terza in Europa che si occupa della progettazione per la cybersecurity dei firmware dei dispositivi IoT. Abbiamo appena concluso un round di finanziamento da 6 Milioni di euro con investitori totalmente internazionali ed utilizzeremo questi soldi per espanderci globalmente.Sono entrato in Exein mentre ero in Cina per l'Exchange Programme previsto dal percorso Luiss Business School. Dal Career Service giungevano diverse proposte, grazie all’ottimo lavoro svolto dal Carreer Servici per prepararci ad affrontare al meglio i colloqui, ma nessuna mi entusiasmava: lasciando Ferrari, mettevo sempre tutto il resto a confronto, per scegliere l'occasione che mi avrebbe permesso di fare di più. Finalmente è arrivato il contatto con Exein e mi sono ritrovato a diventarne il CFO a soli 30 anni. Ero inizialmente spaventato dalle difficoltà, ma il rischio fa parte della mia indole. Così ho accettato, lasciando il programma a due mesi dalla fine: cercavano qualcuno che avesse un'esperienza internazionale che io avevo maturato proprio grazie all'MBA in Cina. All'epoca era una società appena nata: oggi siamo in 15 e prevediamo di arrivare a 30 dipendenti in poco tempo. Pandemia, dalla protezione dei dati al modo di lavorare: hai notato dei cambiamenti nel team building e rispetto al prodotto? La pandemia ci ha portato molta più traction. Prima, stando in azienda, si aveva la sicurezza di lavorare in un ambiente protetto. Con lo smart working siamo diventati più vulnerabili agli attacchi, dato che i dispositivi domestici non sono pensati per proteggere questi dati. Come avete cambiato il modo di lavorare in Exein? Da maggio abbiamo adottato un modello ibrido, che pensiamo di mantenere. Il lunedì e il venerdì si resta a casa, gli altri tre giorni siamo in ufficio. Questo ha migliorato la qualità della produttività del lavoro. Il mio team si impegna e non devo stare lì a controllarli: ho deciso di dare una gestione del lavoro libera, orientata alle scadenze, che responsabilizza le persone. La leadership è stato un passaggio che ho mutuato da MBA Luiss Business School. Sono entrato come una persona brava nel finance e ne sono uscito come un CFO, capace di gestire persone, relazioni e conflitti, anche tra altri C-level. Non ne sarei capace senza l'acquisizione delle Negotiation skills, altro risultato raggiunto durante l'MBA. Ad oggi ti sei pentito di aver lasciato il tuo posto in Ferrari? Dopo due anni, posso dire di aver fatto una scelta vincente. I miei genitori mi dissero che ero pazzo a lasciare quella posizione e di dire addio al sogno che avevo sin da bambino. Ma in Silicon Valley si dice «Go big or go home»: io ho un po' riadattato questo motto alla mia carriera., trasformandolo in «Go big or go big» perché per me non c'è un'alternativa al pensare in grande se vuoi arrivare al successo. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? Continuo a formarmi costantemente. Credo fermamente nella conoscenza e nel sapere. Ho speso tanto tempo negli anni universitari. Ho un bagaglio di conoscenze che oggi non vedo nelle nuove generazioni. Quando valuto nuove persone, che possono vantare un cv valido, poi trovo a volte lacune incredibili. La verità è che non si studia più per sé stessi, ma solo per superare un esame. Invece bisogna impegnarsi per avere basi, competenze e conoscenze reali, che rimangono anche dopo il voto. Oltre alla formazione, pensi di navigare verso nuovi lidi? In futuro mi piacerebbe continuare in Exein Spa perché mi trovo bene. Ora puntiamo a un'exit attraverso una quotazione in borsa: per me sarebbe un bel traguardo. Poi mi piacerebbe dedicarmi ad altre attività, magari creando una nuova startup magari anche con risvolti sociali. Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School? Prima di tutto studiare, ma con interesse per sete di conoscenza e di sapere, e non per superare un esame. Il secondo consiglio è quello di rischiare e ricordarsi sempre “Go Big or Go Big”. Il terzo è quello di curare anche i più minimi dettagli, vista la competizione, chi cura i dettagli è colui che poi fa la differenza. 12/10/2021

05 Ottobre 2021

Bruna Giordano: «Soft skill, il vero valore aggiunto della formazione Luiss Business School»

Un background sempre più trasversale per le nuove professioni legali: Bruna Giordano, dopo la laurea in Giurisprudenza, ha scelto il corso di Alta Specializzazione in “Consulente Legale d’Impresa” della Luiss Business School e oggi è Risk & Compliance Analyst in Accenture Durante l'apprendistato in uno studio legale si possono capire tante cose sulla professione di avvocato e anche su sé stessi. È quello che è successo a Bruna Giordano quando, durante i mesi in Bouché & Partners, ha capito che la professione tradizionale non era più in sintonia con la sua curiosità e con il nostro tempo. Così ha scelto di attualizzare il bagaglio di conoscenze con il corso di Alta Specializzazione in “Consulente Legale d’Impresa” della Luiss Business School. Qui, oltre a familiarizzare con materie economiche, più orientate alla business transition aziendale ormai imprescindibile, ha scoperto che le soft skill sono l'arma più importante per fronteggiare le sfide del futuro. Hai iniziato il tuo percorso in “Consulente Legale d’Impresa” Luiss Business School durante l'apprendistato presso Bouché & Partners: cosa ti ha spinto verso questa scelta? La mia scelta è stata innescata dalla consapevolezza di non riuscire a ritrovarmi nella professione che stavo intraprendendo. Avevo studiato Giurisprudenza, cercando di laurearmi il prima possibile. Ma quando dalla teoria sono passata alla pratica, mi sono resa conto che ciò che facevo non mi dava la soddisfazione che ricercavo. Quindi mi sono guardata intorno e la figura del Consulente Legale d'Impresa ha attirato la mia attenzione. Come mai? Si tratta di una figura più moderna, con skill giuridiche, ma anche economiche. Queste caratteristiche mi hanno spinta a iscrivermi al percorso in “Consulente Legale d’Impresa" di Luiss Business School. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? Un ambiente estremamente stimolante, soprattutto durante i primi mesi di induction, quando abbiamo potuto studiare materie economiche, quindi estranee al mio background. Corsi come Risorse Umane, Organizzazione Aziendale, Marketing mi hanno dato spunti interessanti. In più, ho trovato molto dinamismo anche nel confronto con persone provenienti da ambiti diversi dal mio. Ho sentito la mia mente aprirsi. Nel tuo curriculum citi molti corsi come pietre miliari del tuo percorso in Luiss Business School. Qual è quello che ha cambiato maggiormente il tuo modo di lavorare? Sicuramente il corso in Diritto Bancario: era una materia che non avevo mai affrontato durante gli studi universitari e che poi mi ha avviato alla mia attuale professione, quella di Risk & Compliance Analyst in Accenture. Soft skill, come avete lavorato su questo ambito durante il percorso? Le soft skill sono state il vero valore aggiunto della formazione Luiss Business School: sul lungo termine mi hanno aiutato moltissimo nella pratica lavorativa. Abbiamo lavorato sulla gestione del tempo, delle scadenze, sull'atteggiamento proattivo e propositivo del lavoro individuale. Ma, più importante, ho capito cosa significasse lavorare in team prima ancora di entrare fisicamente in una squadra. Competitività, altra parola chiave nel mondo Luiss Business School. Senti di aver allenato questa soft skill durante il tuo percorso? Assolutamente sì, ho allenato la competitività in modo sano. Ho imparato che è fondamentale comprendere il valore di tutti gli elementi che fanno parte di un team, sottolineando allo stesso tempo le proprie caratteristiche e i propri valori. Ricordo sempre una frase che il professor Francesco Di Ciommo ci disse uno dei primi giorni: «È bene essere bravi, ma è fondamentale essere più bravi degli altri». Cosa ha significato per te questa frase? Che bisogna sempre investire su sé stessi, perfezionarsi e studiare sempre, non solo all'università o durante un master, ma anche sul lavoro. Il cosiddetto longlife learning innesca una competitività sana, che significa non il voler emergere sugli altri, ma il voler dimostrare e affermare il proprio valore. Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si viene a creare in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza? Tutte le persone e le personalità che ho conosciuto durante il programma ho continuato a sentirle anche dopo, anche solo per chieder loro un consiglio. Penso all'esperienza del progetto GROW, dove ho conosciuto Tiziana Mennuti, direttrice delle risorse umane e del legal in RDS, che tuttora sento e mi ha dato consigli preziosissimi. Quali sono stati momenti più significativi che hai vissuto nel percorso in Luiss Business School? Tra i momenti più importanti c'è sicuramente il Leader4Talent, incontri organizzati con cadenza regolare in cui potevamo incontrare personalità di spicco nel mondo accademico o nel panorama aziendale italiano. È stata un'occasione di crescita molto importante e preziosa. Nel 2019 sei entrata in Nike Consulting – Junior Analyst, poi in Accenture come Senior nella stessa posizione: come il corso di alta formazione ti ha aiutato in questo salto di carriera? Quando ho terminato il corco si alta formazione, tramite il Career Service ho ottenuto un colloquio in Nike Consulting, una società di consulenza che si occupava dell'analisi regolamentare normativa in ambito finanziario. Il settore mi interessava molto: così ho colto l'occasione al volo e ho iniziato questa esperienza che è durata un anno e mezzo. Poi cos'è successo? Nike Consulting è stata acquisita da Accenture, quindi ora facciamo parte di una multinazionale. La Luiss Business School mi ha permesso sia di avere il mio primo posto di lavoro, ma anche nel mio salto di carriera perché tutto quello che ho imparato durante il percorso l'ho messo in pratica sul lavoro. Cosa ti ha aiutato di più in questo passaggio? Lo spirito di sacrificio e l'umiltà all'inizio, che mi hanno permesso di confrontarmi con un'azienda più piccola, con un ambiente di lavoro più ristretto, cosa che a me ha fatto bene. Perché? In questo ambiente più ristretto ho potuto sviluppare e far emergere le mie potenzialità. Quando è stato il momento per la mia azienda di fare il salto, insieme a lei l'ho fatto anche io. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? È una cosa che non escludo. Il mondo del lavoro sta cambiando e le competenze vanno attualizzate soprattutto in ambito digital. Da due anni lavoro da casa e ho dovuto acquisire tante skill digitali: vorrei continuare a formarmi soprattutto da questo punto di vista, aumentando la rivendibilità futura della mia posizione professionale. Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School? Il mio primo consiglio è quello di fidarsi dei professori in aula e di tutto il team intorno al percorso. Poi bisogna sfruttare al massimo le possibilità di incontro e network, che sono il vero valore aggiunto di Luiss Business School. Si permette allo studente di confrontarsi con persone e personalità con quali in un altro ambiente si avrebbe più difficoltà a confrontarsi. In più, non ultimo e non meno importante, consiglio di essere molto ambiziosi, attitudine che ripaga sempre. ---- Lo Studio Legale Lener, Morrone & Partners mette a disposizione una borsa di studio per l'edizione 2021/2022 del programma, volta ad offrire un sostegno finanziario per favorire la partecipazione. Per maggiori informazioni è possibile scrivere a: master@luissbusinessschool.it o recruitmentluissbs@luiss.it SCARICA LA BROCHURE 5/10/2021

29 Settembre 2021

Ripensare lo store del futuro: la sfida di Prada al centro dell’MBA International Week

Come sarà lo store del futuro? I 40 studenti riuniti da Luiss Business School per l'edizione 2021 si sono sfidati per dare una risposta al colosso del mondo della moda In un mondo in cui possiamo comprare online in ogni momento, ovunque, qual sarà il ruolo del retail in futuro? È stata questa la domanda al centro dell’ultima edizione dell’MBA International Week 2021 organizzata da Luiss Business School. Ben 40 studenti provenienti dalle migliori business school del pianeta si sono sfidati per immaginare lo store del futuro di Prada Group. Ritorno in presenza L’MBA International Week, svolta interamente in presenza, ha offerto l’occasione agli studenti dell'edizione 2021 di partecipare a workshop tenuti dai manager Prada e dai docenti Luiss. “È stata una grande occasione per ripartire e ripartire alla grande facendo respirare un'aria internazionale al nostro campus”, ha spiegato Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Director of MBA & Executive Education Luiss Business School. Lo store del futuro: i progetti Come sarà lo store del futuro? Gli studenti coinvolti nella sfida proposta da Prada Group sono partiti da questa domanda per lavorare sul concetto di store store del futuro. L’esperienza maturata nelle rispettive business school li ha portati a prendere in considerazione un approccio omni-channel, proponendo l’interactive advertising, vetrine digitali, campagne pubblicitarie immersive e l’utilizzo di smart mirror technology da utilizzare in negozio ma anche a casa. Occhio anche al benessere del cliente, sempre più Generazione Z, che deve comunque trovare un luogo fisico in cui entrare in empatia con il brand in modo rilassato. L’imperativo è riassunto in una frase: “Il digitale non rimpiazzerà l’esperienza dei consumatori, senza tralasciare i vantaggi della tecnologia”. Per farlo, al centro dei vari progetti sono emersi tre pillar: design, tecnologia, fattore umano. Grande importanza anche alla sostenibilità, valore centrale per il cliente del presente e del futuro. Il punto focale della sfida lanciata da Prada Group è stato capire come innovare i propri spazi di vendita al dettaglio e consolidare le relazioni con i propri clienti. Ma l’MBA International Week è stata anche un’occasione per selezionare nuovi talenti. “Noi come azienda puntiamo ad investire ovviamente sulla competenza tecnica ma ancora di più pensiamo che trovare delle risorse che possano poi rappresentare il futuro del nostro brand – ha spiegato la direttrice HR di Prada Group Cinzia Labbrozzi – anzi dei brand del nostro Gruppo, sia necessario trovare chi ha passione per il proprio lavoro chi ha passione per la nostra azienda, il nostro prodotto, il contesto ma soprattutto serve curiosità, flessibilità e spirito di adattamento”. 28/9/2021

28 Settembre 2021

Domenico Crescenzo: «Io, servant leader grazie all'MBA Luiss Business School»

Un percorso poliedrico e la voglia di mettersi alla prova al di fuori del proprio settore di competenza, l'ingegneria, hanno spinto il giovane startupper verso l'alta formazione Luiss Business School. Il risultato? Una nuova avventura e tante nuove frecce al proprio arco Domenico Crescenzo non è il classico ingegnere, certo solo delle sue conoscenze. Ma per comprendere questa personalità che in molti definirebbero “multipotenziale”, bisogna raccontare la sua storia dall'inizio. Domenico è prima di tutto un leader naturale. Il primo ruolo arriva prestissimo, durante gli anni della scuola militare aeronautica Giulio Douhet di Firenze, frequentata dai 16 ai 19 anni. Qui è stato capo corso di 40 cadetti: insieme alla fatica degli studi liceali, aveva anche la responsabilità dei coetanei del suo corso. Poi è arrivato il percorso accademico in ingegneria energetica (percorso Aspri, Alta scuola politecnica ricerca e innovazione) presso il Politecnico di Milano. Terminati gli studi, è stato il momento di un'esperienza all'estero, per la precisione a Stoccolma presso il Royal Institute of Technology (KTH), dove ha seguito un percorso di ingegneria della progettazione, specializzandosi nella branca legata alla combustione e motori a combustione interna. L'approdo in Scania, azienda leader nella produzione di veicoli industriali, sembra quasi scontato. In questa esperienza Domenico porta a compimento anche un brevetto legato a un algoritmo capace di misurare l'efficienza di iniezione del combustibile. Ma qualcosa non funziona nell'equazione della sua vita lavorativa: Domenico sente che la sua vera realizzazione è nel mondo imprenditoriale. Lancia la sua prima startup, ma le cose non vanno come dovrebbero: lui, giovanissimo, entra in un team fatto da amici, che però non condividono la stessa visione. Così inizia a frequentare il mondo imprenditoriale italiano, prima di approdare a Janssen, la divisione farmaceutica di Johnson & Johnson. Questo è stato l'inizio di continui contatti con tante realtà innovative, tra cui Keethings, startup in cui ha esplorato tutti i ruoli che è possibile ricoprire in un'azienda di questo tipo. Questa esperienza lo ha portato a capire che consolidare le conoscenze manageriali e imprenditoriali non era più una scelta, ma un imperativo. Da lì, la decisione di iscriversi all'MBA di Luiss Business School. Grazie all'ambiente fertile e stimolante, Domenico si è rimesso in gioco e ha consolidato le sue conoscenze. Durante il percorso, in piena pandemia, ha anche fatto nascere la sua seconda startup, Screevo, l'espressione finora più compiuta della sua voglia di essere imprenditore. Domenico Crescenzo, cosa ti ha spinto a scegliere l'MBA Luiss Business School in formula part-time? Mi piaceva molto il mio lavoro in Keethings e non volevo lasciarlo. Qui stavo lavorando su settori che non avevo mai toccato prima. Sono sempre stato un ingegnere, un tecnico, ma con una forte spinta verso l'imprenditorialità. Volendo portare le due cose in parallelo: studiare e mettere in pratica, la formula part-time, benché impegnativa, era adatta alla missione. Perché la Luiss Business School? Perché è uno dei programmi, se non il programma più importante d'Italia. Essendo a Roma, mi permetteva di costruire e fortificare la rete che già avevo in quest'area geografica. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? L'aggettivo che meglio esprime la mia esperienza in Luiss Business School è “diverso”. Prima di tutto, la mia classe era costituita da tantissimi profili diversi, un vero e proprio valore aggiunto: dal profilo corporate all'imprenditore, c'erano diversi tipi di persone. L'ambiente è informale, molto interessante, cosa che mi ha permesso di avvicinarmi e parlare facilmente con chiunque volessi. Sei il Co-Founder e CEO della startup Screevo. Quali competenze – hard e soft – acquisite durante l'MBA ti hanno aiutato e ti aiutano a svolgere questo ruolo importante? Sicuramente quelle legate alla parte economico finanziaria, come il budgeting e la capacità di sedersi e cercare di pianificare tutte le attività nel breve, medio e lungo termine. Abbiamo seguito corsi di imprenditorialità in cui ci hanno spiegato come fare una presentazione per gli investitori, come capire e cogliere gli aspetti principali di un mercato, oltre ad alcuni corsi di marketing in cui ci hanno insegnato a notare alcune cose. Sono corsi e materie così ampie che ti spingono ad approfondire le cose che contano di più per ogni singola persona. Per quanto riguarda le competenze soft, penso che quando si entra in un MBA, dopo aver seguito le lezioni, non si esce come delle persone completamente diverse. Accade solo se ti metti davvero in gioco durante il percorso. La serie di corsi sulla leadership, ad esempio, affiancati al coaching, vanno poi applicati affinché avvenga una vera trasformazione. Io avevo in mente una sfida. Quale? Quando parti con una startup e sei poco più di un ragazzo, con poche risorse, e chiedi a persone più senior di lavorare gratis per te, per seguire un sogno, in tempo di pandemia, senza vedersi mai, richiede una leadership importante. Dipende da me, ma anche dalla visione e da ciò che comunico alle persone che stanno davanti a me. L'obiettivo che avevo in mente era far sì che anche gli altri riuscissero a vedere ciò che vedevo io. Quindi la mia bravura doveva stare nella capacità di comunicare quel sogno e sento che l'MBA mi ha aiutato ad affinare gli strumenti per farlo. Soft skill, come avete lavorato su questo ambito durante il master? Nel corso di leadership mi ha colpito molto una frase detta in classe: «It's not about you. It's about the others». La servant leadership, il mettersi a disposizione, l'essere il primo a prendersi gli schiaffi, creano quello spirito di trust che spinge tutto il team a mettersi in gioco. Davanti a grandi investitori ho preso molti schiaffi e il mio team mi ha ringraziato per questo! Sul coaching ho dovuto mettermi in gioco a 360 gradi: qui ho esplorato i miei limiti di persona e poi di professionista. In che senso? Nella mia esperienza, posso dire che i limiti del professionista sono strettamente legati a quelli della persona. Sono sempre stato un buon comunicatore, ma emotivamente piuttosto chiuso: in alcuni casi può diventare un problema anche sul lavoro. Quando non riesci a esprimere ciò che senti, in positivo e in negativo, possono nascere incomprensioni. Questo mio limite è stato un punto di attenzione, che mi ha costretto ad allenare questa caratteristica. L'MBA non è una serie di corsi, che puoi acquisire leggendo dei libri: richiede un rimettersi in discussione per ripartire da una base più solida. Nella tua posizione la leadership è una qualità fondamentale: cosa ci vuole per essere veri leader? Servire, ascoltare, affrontare. Per alcune persone affrontare discussioni difficili è molto complicato. Invece va fatto in modo repentino e chiaro. Bisogna essere trasparenti nei confronti di sé stessi e degli altri. Di conseguenza, bisogna affrontare ogni giorno questi temi per creare un clima di fiducia, che non va tradita. Un buon leader è una persona di cui i dipendenti e gli impiegati si fidano, per cui sono pronti a fare l'extra mile. Il tuo curriculum è molto ricco: in quale delle tue esperienze pensi che l'MBA Luiss Business School avrebbe potuto cambiare le tue performance? Credo che questo tipo di formazione avrebbe fatto la differenza in molti momenti. Nel mio percorso di ingegneria non sono mai stato esposto a questioni di business. Sono entrato all'università con l'idea di finire il prima possibile, ma al termine ho scoperto che ciò che avevo studiato non mi piaceva del tutto. Competitività: senti di aver allenato questa soft skill durante il tuo percorso in Luiss Business School? Sono estremamente competitivo per natura, ma non verso gli altri. Nell'MBA non c'è competitività interna, ma si avverte la volontà di andare avanti uniti come un blocco. Le varie sfaccettature di ognuno concorrono a creare un corpo unico. Si ha la possibilità di cogliere il meglio di ogni componente della classe. Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si viene a creare in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza? Sono ancora nel pieno del programma, mancano sei mesi alla fine. Ho avuto contatti con persone interessate alla mia startup Screevo. Ho lanciato un'iniziativa, Startup Group, in cui abbiamo organizzato una call: si sono presentati 60 ex alumni con idee innovative. Pandemia e corso: come hai vissuto la didattica a distanza? La didattica a distanza ha i suoi limiti. Ma è la prima volta per tutti. L'esperienza di networking ne ha risentito, ma sono sicuro che ci saranno occasioni per colmare questo gap. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? Il futuro sarà su Screevo. Poi non lo so: coltivo il sogno di alimentare la mia passione per la didattica. Raccontaci cos'è Screevo. Si tratta di un assistente vocale per l'industria 4.0. Il settore manifatturiero è stato travolto da un'onda di digitalizzazione. Operatori e tecnici, che sanno lavorare con le mani, spendevano più tempo davanti al computer per inserire dei dati che sul campo per risolvere i problemi. Infatti, dopo aver aggiustato una macchina, va compilato un report. L'idea è che le mani di operatori e tecnici debbano tornare a essere libere di generare valore. Per questo il nostro pay off è “Free From Typing”. Con Screevo si può parlare mentre si lavora: quello che si dice viene trascritto in maniera automatica nei campi software del cliente. Screevo rimappa quello che viene detto e inserisce ogni risposta nei campi specifici previsti dal software. Screevo può aiutarci anche a prenotare un viaggio sul sito di Trenitalia. Posso prenotare un treno sul sito di Trenitalia utilizzando Screevo: lui sa quali campi compilare con le risposte che gli diamo. La startup ha vinto la competizione Boost your ideas, lanciata da Regione Lazio e ci è valsa l'ammissione all'incubatore della Luiss. Verso la seconda settimana del Luiss & Labs siamo stati contattati da un programma di accelerazione in California e ora stiamo per aprire una seconda sede lì. Open innovation e Millennial: quale ricetta per creare engagement? È importante che le corporate responsabilizzino i giovani a loro rischio e pericolo. Dentro J&J sono stato responsabilizzato e, nonostante la paura, mi sono sentito coinvolto. Un ragazzo laureato, con le sue ambizioni, che pensa di spaccare il mondo, ed entra a fare lavoro d'ufficio, dove vede poco valore aggiunto, dove non sente la pressione della responsabilità, si disingaggia velocemente. Si scappa o dalla pressione o dalla noia. È lì che bisogna lavorare: comunicare la visione per farli sentire parte di qualcosa. Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School? La chiave del successo – e parlo da chi sta affrontando questo percorso in prima persona – è il coraggio di prendersi dei rischi. E non è qualcosa che si fa solo da imprenditori. Si ha successo quando si spinge per cambiare, cosa che richiede coraggio, energie e rischio. Uno studente MBA che vuole cogliere le opportunità del percorso deve poter innovare perché è necessario per crescere, per cambiare il sistema, ma anche il Paese. Per innovare serve coraggio. Non lo si può fare solo seguendo le regole. A volte è necessario sapendosi muovere tra le regole, e questo comporta una parte di rischio. Il Messaggero, Screevo - Un fondo americato co-investe nella start-up di Luiss Enlabs, 17 settembre 2021 28/9/2021

23 Settembre 2021

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve la delegazione di “Global Family Business Management”

Oltre un quinto delle aziende familiari sta affrontando il passaggio generazionale. Per preparale alla transizione, Luiss Business School, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ha sviluppato il programma in “Global Family Business Management”, giunto alla quarta edizione Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto una delegazione di esponenti del progetto formativo "Global Family Business Management", un programma nato per rigenerare il tessuto imprenditoriale del Paese e contribuire a rafforzare il successo del modello italiano nel mondo. «Questo percorso mira a formare leader responsabili pronti a costruire una società più inclusiva – ha dichiarato il Presidente Luiss Business School Luigi Abete – Sarà essenziale che le piccole e medie imprese sappiano rispondere alle sfide di un mondo globalizzato che ci chiede di diventare più grandi: strumenti e competenze saranno indispensabili per superare questo iato». Le aziende familiari rappresentano l’ossatura del sistema economico italiano: creano occupazione e partecipano attivamente al mercato azionario, di cui rappresentano oltre il 25% della capitalizzazione complessiva. La loro resilienza ha fatto sì che queste imprese resistessero alla pandemia, assicurando lavoro ed eccellenza imprenditoriale. In queste aziende il passaggio cruciale è sintetizzato da un dato: tra il 2013 e il 2023 oltre un quinto delle aziende familiari ha affrontato o affronterà il passaggio generazionale. Il processo può mettere a rischio il patrimonio di conoscenze acquisite in anni di esperienza e, per proteggerlo e trasmetterlo, Luiss Business School ha sviluppato – in collaborazione con Intesa Sanpaolo – il programma in “Global Family Business Management”. L'obiettivo è quello di dotare gli eredi delle dinastie degli strumenti conoscitivi idonei ad affrontare questa sfida in maniera consapevole, per garantire continuità alle imprese. Dopo il successo della prima edizione, lanciata nel 2017 con la partecipazione di 25 studentesse e studenti, figlie e figli di imprenditori di aziende familiari italiane, parte oggi la quarta edizione, che si avvale delle partnership con la IÉSEG School of Management di Parigi e la IE Business School di Madrid. Oggi la community degli alumni coinvolge 100 persone in tutto il mondo. «Il programma in “Global Family Business Management” è pensato per fornire ai partecipanti gli strumenti e le conoscenze che permetteranno alle aziende familiari di consolidarsi e crescere – ha spiegato Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School – Miriamo a formare una nuova generazione di imprenditori che sappia cogliere le opportunità della trasformazione digitale, per costruire un nuovo modo di essere industria italiana nel mondo, sinonimo di conoscenza, innovazione, eccellenza». Alla didattica si è affiancata nel tempo un’importante attività di ricerca accademica, volta a favorire ulteriormente lo sviluppo di innovazione e imprenditorialità. Se da una parte i contributi dei docenti hanno dato vita al volume “Il family business. Manuale di gestione delle imprese familiari”, dall’altro ha preso vita l’Osservatorio “Family Business Innovation”, che mira a rafforzare la competitività delle imprese familiari italiane. «Per le imprese, per i giovani, per il lavoro – ha spiegato Fabio Corsico, direttore scientifico del programma – è nostro compito dotare i talenti di strumenti concreti e innovativi, adeguati al momento storico che stiamo vivendo. Un programma che quindi vuole essere la chiave per rigenerare il tessuto imprenditoriale e contribuire a rafforzare il successo del modello italiano nel mondo». RASSEGNA STAMPA Quirinale.it, Il Presidente Mattarella ha ricevuto una delegazione della Luiss Business SchoolIlTempo.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolAffariItaliani.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolAgenziaNova.com, Quirinale: Mattarella riceve presidente Luiss Business School, AbeteBorsaItaliana.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione progetto Luiss Business SchoolCorr.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolIlMessaggero.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss BusinessEcoSeven.net, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business School LaSicilia.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolLiberoQuotidiano.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolNotizie.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolOlbiaNotizie.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolSardiniaPost.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business schoolIlGiornaledItalia.it, Quirinale: Mattarella riceve Abete e delegazione Luiss Business school 23/9/2021

22 Settembre 2021

PNRR, Paolo Boccardelli: «Riforme necessarie per rendere strutturale la crescita del Paese»

Durante l'evento “Riforma Italia” il Direttore Luiss Business School ha messo in evidenza la strada da seguire per una ripresa reale, capace di rendere attrattiva l'Italia anche per gli investimenti stranieri. Secondo un'analisi realizzata da Luiss Business School e EY il 92% dei dirigenti vede il Recovery Plan come occasione unica per il rilancio dell'Italia. Tuttavia, secondo l'opinione pubblica non saranno usate neanche il 50% delle risorse. Le aspettative legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza devono anche fare i conti con problemi strutturali ed endemici, che il governo proverà a sanare attraverso le 42 riforme in cantiere. Durante l'evento “Riforma Italia”, organizzato da Ey in collaborazione con Luiss Business School, tenutosi a Villa Blanc, Roma, si è discusso di come le riforme del PNRR impatteranno sul sistema economico e sociale del nostro Paese. «In Italia esistono degli ostacoli esogeni al sistema impresa dovuti, soprattutto, a un quadro normativo instabile, una giustizia lenta, un sistema fiscale complesso, una burocrazia farraginosa – ha spiegato in apertura dell'evento Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School – Il progetto di ricerca, coordinato dal professor Enzo Peruffo in collaborazione con Ey e altri ricercatori, aveva come obiettivo identificare i temi di qualità, di policy, di indicazione, senza dare ricette. Il punto essenziale della ricerca è capire come rendere strutturale la capacità di crescita di questo Paese. È prioritaria l’attuazione di un piano di riforme che stimoli la produttività nel medio e lungo termine, aumenti la competitività del tessuto produttivo e agevoli gli investimenti, per consolidare la crescita e renderla strutturale. Non si tratta solo di spendere bene i soldi del PNRR, ma anche di cogliere le sfide del futuro. Tra tutte c'è quella del cambiamento climatico, che il premier Draghi ha definito un'emergenza attuale. Dunque il partner pubblico deve diventare efficiente e moderno». Stefania Radoccia, Managing Partner dell’area Tax&Law di EY in Italia, in apertura dell’incontro ha commentato: «In questo particolare momento storico il mondo intero guarda al nostro Paese con grande attenzione, consapevole dell’opportunità di accelerazione che il PNRR costituisce. Gli impatti derivanti dall’attuazione delle misure contenute nel Piano sono stati valutati in termini di PIL fino al +3,6% nel 2026, ma è necessario convogliare le migliori risorse per rendere il Paese più attrattivo e competitivo a livello internazionale, ricreando un clima generale di fiducia. La nostra indagine ci dice che il 68% dei manager ha fiducia in come il governo sarà in grado di gestire l'attuazione del Piano. L’attuazione del PNRR è infatti la miglior garanzia di investimenti esteri futuri. Tutto questo parte dalle riforme e dalla interoperabilità di tutte le misure previste, pertanto come EY abbiamo fatto e faremo la nostra parte: siamo partiti dall’ascolto dell’opinione pubblica, manager e imprenditori per formulare idee concrete e proposte per ciascuno dei pilastri di riforma del Paese: semplificazione, fisco, giustizia e lavoro». Rendere strutturale la crescita passa anche dalla consapevolezza dell'enorme meccanismo messo in movimento con il Pnrr. Marco Buti, Capo di gabinetto del Commissario europeo agli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, nell'offrire la prospettiva sull'Italia da Bruxelles, si focalizza su tre numeri: 25, i miliardi di prefinanziamento del 13% del Pnrr già ricevuti dall'Italia in agosto; 21, i miliardi che ci si aspetta di ricevere dopo la prima tranche, nei prossimi sei mesi; 42, le riforme e i provvedimenti sugli investimenti da approvare di qui a fine anno. «All'interno di questo ultimo numero ci sono grandi riforme da attuare, ma metterei l'accento anche su ciò che sembra più facile: i cambiamenti procedurali necessari per passare dalla pianificazione alla realizzazione». Al contrario di molti altri programmi europei, per la prima volta non c'è un pagamento a piè di lista, ma tarato sugli obiettivi, fondamentale per la riforma della pubblica amministrazione e per la ricostruzione della credibilità del nostro Paese anche per gli investimenti esteri. «Il Pnrr – ha aggiunto Buti – trasforma la credibilità personale del primo ministro Draghi in credibilità istituzionale. Per trasformarla in credibilità sistemica c'è bisogno che tutto avvenga davvero, e che ci sia un senso di ownership, di appropriazione da parte del sistema Paese, e soprattutto da parte dei giovani. Del resto Next Generation Eu è pensato per loro». Rendere strutturale la crescita significa comprendere i vari passaggi necessari per attuare le riforme. Come ha spiegato Franco Bassanini, Presidente CdA, Open Fiber, «le riforme costano perché bisogna fare investimenti. La digitalizzazione ne è un esempio. Per questo occorrono risorse per mitigare l'impatto nel medio termine. Oggi l'Europa ci vincola sui risultati, ma ci sono anche le risorse necessarie. Questo anno e mezzo sarà cruciale e la regia delle riforme non può che essere coordinata dal Presidente del Consiglio». «Il tema che penalizza l'Italia è la velocità di risposta alle riforme – ha aggiunto Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild – è una guerra contro il temo. Ci vuole uno sforzo tra grandi imprese e governo, che offrano soluzioni nel presente». C'è la percezione di essere in un momento in cui si potrebbe fare la differenza nelle vicende italiane: la stagione è propizia, non abbiamo un problema di risorse ma, nonostante tutto, speriamo di farcela. «Questo è un momento in cui bisogna fare riforme innovative, facciamolo guardando al futuro – ha dichiarato Laura Castelli, Viceministro dell’economia e delle finanze – Sul fisco, sulla giustizia, su tutti i temi non si è agito, abbandonando i temi a delle ideologie politiche. Oggi dobbiamo provare a far tutto questo senza ideologie, pensando alla necessità di spingerci in avanti. Ci sono le risorse per farlo, ma solo se riusciremo a raggiungere degli obiettivi intermedi. La stabilità politica del governo sarà fondamentale in questo processo». I dati Nel corso dell’evento “Riforma Italia” di EY e Luiss Business School sono stati presentati i risultati delle indagini sulle riforme – semplificazione, fiscale, giustizia e lavoro – che hanno sondato il grado di fiducia nella loro riuscita e ricaduta positiva tra manager e opinione pubblica. In materia di semplificazione, sia tra i cittadini che tra i manager oltre il 75% degli intervistati si aspetta una velocizzazione dei permessi ed una riduzione dei costi a carico delle aziende che operano con la Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda la riforma fiscale, si registra un forte scontento per la situazione attuale: la popolazione e i manager si aspettano soprattutto la riduzione della tassazione sul lavoro (44% e 45%) e una generale semplificazione del sistema impositivo (36% e 41%). La riforma della giustizia registra tra gli intervistati un giudizio negativo della situazione attuale, che genera la richiesta (circa 60%) di concentrarsi maggiormente nel percorso di riforma sugli aspetti di efficientamento del sistema giudiziario. Per quanto riguarda la riforma del lavoro, oltre il 50% di entrambi i campioni concorda sugli obiettivi da perseguire: crescita dell’occupazione, in particolare di donne e giovani, e riduzione del cuneo fiscale. RASSEGNA STAMPA La Repubblica, Pnrr, per il 92% dei manager è un'occasione unica per l'Italia: dubbi sull'utilizzo di tutte le risorseAdnKronos, Boccardelli (Luiss): "Attuare riforme per superare ostacoli e consolidare crescita"Il Sole 24 Ore, Recovery, Castelli: «Servono riforme innovative»Il Messaggero, Ruffini, PNRR occasione per grande riforma fiscaleEconomyMagazine.it, Boccardelli (Luiss): "Attuare riforme per superare ostacoli e consolidare crescita"IlTempo.it, Boccardelli (Luiss): "Attuare riforme per superare ostacoli e consolidare crescita"Businesspeople.it, Pnrr occasione di rilancio per l’Italia: d’accordo 9 manager su 10Corrierecomunicazioni.it, Banda ultralarga, Web tax e PA digitale: le priorità degli italiani per l’execution del PnrrAnsa.it, Pnrr: report Ey, occasione unica, ma rischio uso risorse 22/9/2021

17 Settembre 2021

Chi sono i leader del futuro: la lezione del Graduation Day in Luiss Business School

Nella cornice di Villa Blanc gli studenti dei master 2018/2019 hanno celebrato la fine del proprio percorso formativo. «Né un punto di arrivo, né di partenza, bensì la tappa di un lungo viaggio», ha spiegato il Presidente Luiss Business School Luigi Abete, dettando gli ingredienti necessari per essere leader del futuro «La formazione è qualcosa di più del semplice apprendimento: è crearsi un proprio modo di essere, di pensare, sia da un punto di vista progettuale sia critico, per arrivare ad agire come leader». Con queste parole Luigi Abete, Presidente Luiss Business School, ha aperto i Graduation Day dedicati agli studenti del master dell’edizione 2018/2019. Torna finalmente la cerimonia in presenza, che ospita inoltre gli speech degli studenti. I leader del futuro «Leadership significa avere un orizzonte più che una visione – ha spiegato Abete – Quest'ultima può essere anche un'utopia, mentre l'orizzonte è quel punto distante da noi, ma che riusciamo a vedere e a fotografare. È un punto che più gli camminiamo incontro, più si allontana, e che quindi non raggiungeremo mai. Ma è proprio questo il modo di essere leader: svolgere una professione, avendo progetti e programmi, sostenuti da quell'orizzonte, da tradurre in realtà». Nel salutare studenti e famiglie, ma anche coordinatori, professori e operatori, il presidente Luiss Business School ha sottolineato anche che «leader non significa avere il consenso di molti, ma avere idee e progetti da perseguire. Non ha paura del nuovo, del cambiamento, dell'andare in minoranza con le proprie idee perché sa che potranno realizzarsi portando cose positive per tutti. Il leader è un soggetto che ha la responsabilità – intesa come coscienza e conoscenza – come centro della propria modalità di agire». «I veri leader oggi non sono degli uomini solitari – ha concluso Abete – la leadership di un Paese moderno va costruita in modo collettivo. La storia è fatta da tante persone, in tempi moderni e meno moderni, in contesti talvolta difficili, ma la volontà degli uomini positivi, se riescono a fare un fronte comune, naturale, allora diventa leadership. La capacità di ciascuno di noi si vede nell'essere leader insieme agli altri». Essere testimoni attivi Terminato il proprio percorso di studio, gli studenti di Luiss Business School si trasformano in testimoni attivi che, attraverso la propria professionalità assicurano la prosecuzione della storia di formazione che ogni giorno si svolge a Villa Blanc, a Roma, e nelle altre sedi nazionali e internazionali della Scuola. Come ha spiegato Luca Pirolo, Direttore Area Master Luiss Business School, «se c'è una qualche battaglia che dovete combattere nel mondo del lavoro, dovete farlo essendo certi di avere tutti gli strumenti che avete acquisito durante questi mesi all'interno delle nostre aule. Ci piace pensare che quello che ogni studente attraversa nelle nostre aule non è un percorso di formazione, ma di trasformazione. Si cresce dal punto di vista personale, professionale e caratteriale perché il nostro percorso formativo si basa sullo sviluppo di hard e soft skill». A testimonianza di ciò l’Alumna, Francesca De Rosa, che ha frequentato il Major in Sustainability and Energy Industry del Master Master in International Management nell’hub di Milano alla sua prima edizione, ha raccontato la fatica, ma anche i traguardi raggiunti insieme al gruppo. «Quella valigia per Milano ci ha cambiato la vita – ha spiegato De Rosa – L'esserci spinti oltre la comfort zone e aver avuto il coraggio di raggiungere il risultato ci ha resi non solo più capaci e coesi tra noi, ma ha cambiato i nostri caratteri e le competenze di partenza, che si sono intrecciati in modo da poterli esprimere al meglio anche nell'aiuto ai propri compagni di avventure. Non ci serviva avere tutte le risposte all'inizio, ma l'importante era farsi le giuste domande nel percorso». «Se dovessi definire con una sola parola il percorso di formazione in Luiss Business School, quella parola sarebbe "unbelievable" – ha esordito Antonietta Costanzo, studentessa del master in Diritto Tributario. Ricordando le tappe e i successi del percorso ha raccontato i quattro ingredienti per una carriera di successo emersi durante l’incontro di Job Shadowing con Patrizia Rutigliano, Executive Vice President Institutional Affairs, ESG, Communication & Marketing di Snam, nell’ambito del progetto GROW-Generating Real Opportunities for Women: «Non precludersi mai un'occasione lavorativa, quella che a volte si considera la meno adatta si può rivelare la vostra migliore scelta; mettersi in gioco in primo piano, nessuno ti dà gratificazioni solo perché sei bravo; non crearsi mai problemi di mobilità; curare il network è bello, fare squadra». «Un’esperienza che non solo permette di acquisire gli strumenti necessari per trasformare un'idea in un progetto reale – ha precisato Carlotta De Simone, studentessa di Gestione della produzione cinematografica e televisiva – ma che ti forma come professionista, consentendo di acquisire consapevolezza dei tuoi punti di forza, e ti arricchisce grazie alla possibilità di confronto e dialogo, con colleghi ed esperti di settore». A questi, il presidente Abete ha aggiunto: «Ambizione e senso del limite sono due facce della stessa medaglia: l'ambizione è legittima se hai un progetto, mentre il senso del limite dà all'ambizione il senso della realtà». Nel concludere le cerimonie, il professor Pirolo ha augurato agli Alumni di non fermare mai la «sensazione di positività che state vivendo, continuate a guardare il futuro, abbiate fiducia in quello che avete appreso e andate avanti come persone e come lavoratori». 17/9/2021

08 Settembre 2021

Giornata Mondiale dell'Alfabetizzazione: l’impegno per la formazione digitale per costruire nuove opportunità di crescita

Le competenze digitali rappresentano un fattore discriminante per l’accesso a Internet. Il divario esistente tra persone che accedono alla rete e individui con competenze digitali carenti suggerisce la necessità di intervenire in modo mirato e specifico per favorire l’alfabetizzazione digitale Commento di Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School L'8 settembre in tutto il pianeta si celebra la Giornata Mondiale dell'Alfabetizzazione, una ricorrenza istituita dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di assicurare i percorsi di apprendimento di bambini, giovani e adulti. Si stima che nel mondo ci siano 773 milioni di persone non alfabetizzate , fenomeno aggravato sia dalla pandemia Covid-19 sia dalle crisi migratorie. Tuttavia, anche in questo momento di difficoltà globale, numerose organizzazioni sono al lavoro per garantire l'accesso all'istruzione e la costruzione di nuove opportunità di crescita per ogni tipo di Paese. La crisi legata al Covid-19 è stata un banco di prova importantissimo per le competenze digitali: sono cresciute le applicazioni digitali legate alle prestazioni sanitarie; è aumentato l'impegno delle imprese chiamate a garantire la continuità dei propri servizi tra smart working e prestazioni da remoto; numerosi settori rimasti indietro sono stati costretti a digitalizzarsi in parallelo con l'emergenza, rincorrendo. Per far fronte a queste richieste pressanti del nostro tempo, abbiamo dovuto interrogare i nostri livelli di alfabetizzazione digitale, un fronte caldo su cui il mondo della formazione con Luiss Business School in testa, è fortemente impegnato. Alfabetizzazione in Italia e UE: lo scenario che emerge dall'indice DESI In generale, negli ultimi quattro anni il livello europeo di questo bagaglio di conoscenze ha continuato ad aumentare lentamente, raggiungendo circa il 60% delle persone con almeno competenze digitali di base, e oltre il 30% con competenze digitali di base superiori. Tuttavia, c'è ancora molto da fare. Secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) 2020 l’Italia si colloca all'ultimo posto nell'UE per quanto riguarda la dimensione del capitale umano. Solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base. Le competenze digitali rappresentano un fattore discriminante per l’accesso a Internet, e il divario esistente tra persone che accedono alla rete e individui con competenze digitali carenti suggerisce la necessità di intervenire in modo mirato e specifico per favorire l’alfabetizzazione digitale. Secondo l’ISTAT, nel 2019 nella fascia d’età 16-74 anni, il 44,3% delle donne possiede competenze digitali complessive basse rispetto al 39% degli uomini. Viceversa, il 26% delle donne ha competenze digitali complessive elevate rispetto al 32,1% degli uomini. In Italia, tra i motivi per cui le famiglie non possiedono accesso a Internet, rientrano il fatto che nel 56,4% dei nuclei nessuno sa usare internet e che il 25,5% non lo considera utile oppure interessante.Sul versante aziendale, sempre il Digital Economy and Society Index segnala che il 35% delle imprese italiane scambia informazioni elettroniche, una percentuale in linea con il 34% delle compagnie europee. Il 22% delle stesse è impegnato sul fronte della gestione dei dati e comunicazione attraverso i social media, percentuale leggermente inferiore rispetto alla media europea, pari al 25%. Il 15% delle imprese investe in cloud (in Europa lo fa il 18%), ma solo il 7% investe in big data rispetto al 12% delle imprese europee. Questo gap tra la media nazionale e quella comunitaria suggerisce un'altra carenza, forse più cruciale: quella di tecnici alfabetizzati digitalmente, capaci di interpretare questi dati e trasformarli in occasione di business. Business Translator: chi sono e perché le nostre aziende ne hanno sempre più bisogno Non saper trasformare i dati in attività d'impresa può avere un'importante ricaduta anche sulla leadership. Infatti, in Italia ma anche all'estero, la data driven leadership è ancora un miraggio. C'è ancora molto lavoro da fare. L'intelligenza artificiale è una delle strade perseguibili, ma non senza trascurare il quadro giuridico in cui incorniciare il fenomeno. Un ruolo molto importante lo avranno anche le regolamentazioni, come il Nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale su cui la Commissione Europea è al lavoro. Stando a ciò che è stato proposto sinora, questo quadro normativo non penalizza eccessivamente gli investimenti, ma in futuro sarà utile capire come si calerà nel tessuto delle imprese europee e italiane. Al momento l'intelligenza artificiale è già presente in molti settori della società: è nei device che usiamo come privati cittadini, ma ci sono anche tecnologie avanzate per l’analisi dei dati nell’industria 4.0, ovvero nei macchinari acquistati dalle imprese che hanno rinnovato il loro parco macchine. Ma la verità è che non basta la tecnologia per essere un membro che crea valore attraverso la rivoluzione digitale.Si stima che l'intelligenza artificiale potrebbe produrre benefici fino al 40% in termini di produttività nei Paesi sviluppati . Di conseguenza, la figura Business Translator diventa più rilevante, cioè persone che all’interno delle funzioni organizzative tradizionali sono in grado di comprendere le potenzialità di queste tecnologie dell’analisi dei dati e calarle sul business attraverso nuovo marketing, nuova finanza e nuova manutenzione. Queste funzioni richiedono un investimento sulla formazione di competenze nei professionisti che sono già nelle imprese o che arriveranno all’utilizzo saggio e intelligente, nonché di valore di tutta questa potenzialità. Enti come Luiss Business School sono chiamati a colmare il mismatch tra competenze richieste e talenti, oltre ad aiutare le aziende e rendere più fluidi i rapporti tra domanda e offerta del mondo del lavoro. In questo momento storico, è necessario guardare a ogni comparto della nostra economia anche con la lente dell'investimento, per assicurare la crescita e la sostenibilità dei diversi settori nel tempo. In questo contesto la formazione subisce un grande salto di specie. Le capacità di gestione tecnica non bastano più: in ogni ambito economico chi opera è chiamato a interfacciarsi con una necessaria e onnipresente trasformazione digitale. Il che significa non solo gestire delle infrastrutture, ma avere anche quelle competenze di innovazione e di servizio per stare accanto a imprese, istituzioni, piccoli operatori, professionisti individuali, con capacità legate ai dati, all'intelligenza artificiale, alla cybersecurity.Passare da una visione chiusa a una aperta di open innovation e di ecosistemi significa trasformare radicalmente le competenze. Nel farlo, il ruolo delle istituzioni di formazione diventa centrale: bisogna essere in grado di lavorare insieme non tanto sulle competenze hard, quanto sulla capacità di vedere le nuove tecnologie in funzione dentro le organizzazioni. Oggi una "famiglia" completa è costituita da un ingegnere dei dati, un analista dei dati e almeno cinque business translator. Tutto questo non può diventare realtà se non formando i talenti e formando i professionisti con un deciso intervento di upskilling e reskilling. La rivoluzione del lavoro richiede nuove competenze nella gestione dello stesso anche all'interno delle organizzazioni sindacali e del settore legato alla gestione delle risorse umane. Abbiamo bisogno di competenze nuove, che accademie come la nostra hanno il dovere di provare a costruire. 8/9/2021

04 Agosto 2021

Alla scoperta di Villa Blanc

Villa Blanc, la sede della Luiss Business School, è un gioiello dell’eclettismo, riportato in vita e rinnovato per diventare il cuore pulsante della formazione manageriale, una fucina di talento e innovazione che mette in connessione giovani, imprese e istituzioni, in una cornice unica al mondo. Villa Blanc nasce nel segno della trasformazione: nel 1893 il barone Alberto Blanc acquista il sito della vigna di proprietà della famiglia Lezzani, nel territorio circostante la Basilica di Sant’Agnese Fuori Le Mura. Il complesso è un possedimento rustico «fuori porta»: sarà il barone, nel suo ruolo di Ministro degli Affari Esteri del terzo Governo Crispi, a trasformarlo in una residenza adeguata al prestigioso incarico. L’opera di costruzione della Villa segue un progetto di tipo sperimentale, guidato dal progettista Francesco Mora e dall’archeologo Giacomo Boni, che combina operazioni di tipo archeologico, raffinate decorazioni e tecniche avanzate negli impianti e nell’architettura. Gli apparati decorativi della Villa si devono ad Alessandro Morani e Adolfo De Carolis e raggiungeranno livelli di eclettismo mai visti prima in Italia, in particolare, nelle opere in terracotta invetriata che ritroviamo all’esterno, nelle facciate che avvolgono il giardino d’inverno e nel fumoir. La Sala degli Specchi è l’ambiente più antico della Villa: qui il barone aveva raccolto ed esposto una preziosa collezione di arazzi fiamminghi del ‘700, oggi conservati ad Amsterdam. Nella Sala da Pranzo, al centro tra la Sala degli Specchi, il giardino d’inverno e il fumoir, spicca il camino monumentale quattrocentesco in marmo bianco. Tre archi incorniciano la prospettiva sul giardino di inverno, che insieme alla Sala da Ballo, è uno degli ambienti aggiunti da Giacomo Boni al corpo centrale. È considerato il giardino d’inverno più grande d’Europa: per il suo allestimento furono fatti giungere dalla città olandese di Haarlem 10.000 bulbi di tulipano, lillà, rose e azalee. Sotto la sala da pranzo si trova lo spazio ipogeo: si trattava, forse, di un luogo per riti e riunioni esoteriche. La Sala da Ballo, realizzata verso la fine del 1896 con un intervento di ampiamento della villa, raggiunge livelli di eclettismo altissimi, grazie alle strutture metalliche e il soffitto di ispirazione mediorientale: le pareti vetrate e la vista integrale sul parco rafforzano l’idea di massima integrazione tra la natura e l’opera dell’uomo, altamente ricercato da tutta la cultura dell’Ottocento. Anche il giardino si caratterizza per un analogo accostamento di stili, temi e suggestioni, in cui non mancano elementi antiquari e specie vegetali esotiche, come la collezione di palme. Alla morte del barone Blanc (avvenuta a Torino nel maggio 1904), la Villa passa alla moglie Natalia e, poi, ai tre figli. Il parco si arricchisce di altri 7 edifici minori. Dopo anni di abbandono, nel 1997, la Luiss Guido Carli acquista, tramite un’asta pubblica, il complesso e, dopo un lungo e accurato lavoro di ricerca, progettazione, restauro e valorizzazione, trasforma Villa Blanc nella sede della Luiss Business School. 4/8/2021

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