News & Insight
News & Insight
News & Insight
News & Insight

28 Settembre 2022

Webinar – Cosa significa fare il coach?

Giovedì 6 ottobre 2022 alle ore 18:00 si terrà il webinar di presentazione del Flex Executive Coaching Programme offerto dalla Luiss Business School che giunge alla sua seconda edizione ed è in partenza il 4 novembre. Il webinar Cosa significa fare il coach? è un’opportunità per acquisire le informazioni preliminari sui contenuti del percorso, approfondire il ruolo del coaching professionale ed i diversi approcci di coaching all’interno delle competenze ICF. Grazie a professionisti con lunga esperienza nelle organizzazioni e istituzioni pubbliche e private, scopri il ruolo del coach nello sviluppo ed integrazione delle competenze professionali. Inoltre, saranno presenti anche alumni delle edizioni precedenti che risponderanno alle domande dei partecipanti al webinar. AGENDA: Il webinar prevede la presentazione del programma dove verranno illustrati i contenuti, presentati i docenti e i coordinatori dei moduli del percorso. È prevista una sessione di Q&A dove sarà possibile ricevere informazioni sui servizi di EduCare, Career Services e Networking della Luiss Business School. Saranno inoltre fornite informazioni sulle borse di studio disponibili.   SPEAKERS: Vito Marzulli - Country Manager, Coach e TrainerCecilia Toni Saracini - Psicologa del lavoro, Coach e Trainer QUANDO: 6 ottobre 2022 ORA: 18:00 CEST DOVE: Online Per partecipare è necessaria la registrazione REGISTRATI SCARICA LA BROCHURE 28/9/2022

23 Settembre 2022

Purpose, brand e corporate reputation: storie aziendali a confronto

Strategie di branding sempre più guidate dal purpose e ripensate all’insegna della missione e dei valori: ne discuteremo il 29 settembre a Villa Blanc insieme a un panel di primarie realtà aziendali e mondo dell’università, per un confronto a 360° sull’evoluzione del posizionamento dei brand. Uno scenario in cui le sfide della sostenibilità e dell’impatto sociale sono determinanti per l’architettura della corporate reputation e si riflettono sulla connessione dei brand con il mercato e le persone. Il dibattito sarà inoltre un’occasione per presentare il Teaching Case «Value and values»: purpose, reputation e scelte di brand nella fusione WINDTRE, a cura di Matteo Giuliano Caroli, Associate Dean per l’internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research e Osservatori, Luiss Business School, e Marco Mazzù, Professor of Practice di Marketing, Luiss University & Luiss Business School. AGENDA  11.30 Indirizzo di salutoMatteo Caroli, Associate Dean for Internationalization, Direttore BU Applied Research e Consulting, Luiss Business School 11.40 Introduzione: «Value and values»: purpose, reputation e scelte di brand nella creazione di valore in WINDTREMarco Francesco Mazzù, Professor of Practice Marketing, Luiss Business School 12.00 Tavola rotondaAlberto Mattiacci, Ordinario Economia e Gestione delle Imprese, Università Sapienza di RomaMichela Russo, Head of Brand Strategy & Guidance Italy, Insights Division KantarSara Taschera, Direttrice Comunicazione, COOP ItaliaTommaso Vitali, Direttore B2C Marketing & New Business, WINDTREAndrea Ziella, Head of Marketing and Digital, Mattel ItaliaModera: Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization, Direttore BU Applied Research eConsulting, Luiss Business School 12.50 Q&A session e conclusioni 13.15 Cocktail  L’evento è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione.  REGISTRATI 23/09/2022

03 Agosto 2022

Un percorso unico nel mondo MBA

Scopri il Made in Italy con un brand unico del Fashion & Luxury Un percorso esclusivo dedicato all’alta formazione manageriale con un ospite d’eccezione - MBA Full-time e MBA Part-time Milano . Se sei un professionista con almeno tre di esperienza lavorativa, puoi candidarti per partecipare ad un’esperienza unica di consulenza individuale volta a sostenere efficacemente la tua crescita professionale.   I nostri esperti del recruitment office e del career service forniranno informazioni utili per l’individuazione del percorso formativo più in linea con il tuo ruolo e obiettivi professionali, valorizzando i punti di forza e le aree di sviluppo funzionali a migliorare il posizionamento nel mercato.   Un ospite d’eccezione, manager di un brand di lusso noto in tutto il mondo, renderà esclusivo il percorso proposto attraverso un focus group in cui ti saranno forniti consigli strategici per interpretare e rispondere alle nuove sfide globali.   I nostri alumni condivideranno la loro esperienza alla Luiss Business School, in particolare le attività, i servizi e le iniziative in cui sono coinvolti quotidianamente.   QUANDO: 5 settembre 2022 a partire dalle ore 17.00  DOVE: Villa Blanc, Via Nomentana 216, 00162 – Roma  AGENDA:  Orientamento con il recruitment office  Sessione informativa del career service Focus group con brand di alta moda Chat con i nostri Alumni Campus visit di Villa Blanc   Per partecipare è richiesto l’invio del Cv e la compilazione del form di registrazione REGISTRATI Per richiedere informazioni è possibile contattare MBA Staff:Sara BagazziniE-mail: mba@luissbusinessschool.itTelefono: 0685225574 03/08/2022

MBA

21 Luglio 2022

Titanus e Luiss Business School insieme per la creazione di un documentario sulla celebre casa di produzione e distribuzione cinematografica guidata da Guido Lombardo

La storica casa di produzione e distribuzione cinematografica e televisiva italiana fondata nel 1904 sarà raccontata dagli studenti Luiss Business School coordinati dal giornalista e regista Marco Spagnoli Titanus, storica casa di produzione e distribuzione cinematografica e televisiva italiana, si farà raccontare dagli studenti dei Master di Gestione della Produzione Cinematografica e Televisiva e Writing School for Cinema and TV della Luiss Business School, diretti dal professor Luca Pirolo. Gli studenti verranno infatti incaricati di realizzare un documentario sulla storia e sul futuro della società, coordinati dal giornalista, regista e critico cinematografico Marco Spagnoli, docente Luiss Business School. La collaborazione, nata anche grazie al supporto di Francesca Tauriello, co-direttice di Writing School for Cinema and TV, prevede una visita alla sede storica della Titanus, la realizzazione di interviste con il CDA, la visione e selezione di materiale d’archivio utile a raccontare la storia della casa di produzione, in un progetto che si realizzerà in un documentario.            Un’occasione unica per gli studenti che avranno la possibilità di conoscere da vicino una delle case di produzione più longeve al mondo, con oltre 1.500 tra film prodotti e distribuiti, dal cinema muto ad oggi, e che sono il riflesso della storia del nostro Paese. Totò, Sophia Loren, Dario Argento e Giuseppe Tornatore sono solo alcuni dei volti “scoperti” da Titanus che, nell’ottica di innovare sempre i propri prodotti, ha fatto dello spirito pionieristico una delle sue caratteristiche principali.        Un passato dunque prezioso e unico che però non ha esaurito la potenza creativa di una delle famiglie che hanno fatto la storia del cinema italiano: oggi, con la terza generazione, l’azienda intende aprirsi ai nuovi linguaggi e alle opportunità che offre il settore, sempre rivolti verso il futuro, ma senza mai dimenticare le radici che l’hanno consacrata nel passato. Il documentario sarà il frutto di un cammino accademico e di formazione per gli studenti che lo realizzeranno, un percorso che è iniziato con una Masterclass presso Villa Blanc, sede della Luiss Business School, tenuta dall’Amministratore Delegato della Titanus Massimo Veneziano e dal Consigliere Titanus Simone Conti, con una speciale introduzione del Presidente della Titanus Guido Lombardo. È infine seguita la visione del documentario “L’ultimo gattopardo” di Giuseppe Tornatore, ritratto inedito e autorevole di Goffredo Lombardo, che si è tenuto nella prestigiosa e appena restaurata Sala Cinema all’interno della storica sede Titanus. </p> 21/07/2022

14 Luglio 2022

Master Tourism Management – Webinar

Presentazione del Master in Tourism Management. Evoluzione delle competenze nel turismo Il 26 luglio alle ore 15.00 ti invitiamo a partecipare al webinar di presentazione della prossima edizione del Master in International Management - Major in  Tourism Management, un programma di 12 mesi in lingua inglese progettato per giovani talenti che desiderano  lavorare all’interno dell’ospitalità turistica. Durante il webinar verranno approfonditi i punti di forza di questo master e le prospettive di carriera future. Un esperto del settore analizzerà i cambiamenti epocali nel settore turistico dopo il Covid, esplorando quali sono le "nuove posizioni" più richieste nel mercato. Inoltre, verranno approfondite le competenze dei professionisti, necessarie durante il processo di reclutamento, nonché alcune delle skills più ricercate come: intelligenza emotiva, problem solving, agilità di apprendimento, crescita interfunzionale, apprendimento attivo, consapevolezza digitale, resilienza, pensiero critico, linguaggio del corpo e molto altro. Una parte rilevante sarà inoltre dedicata alla trasformazione digitale che è una componente importante del nuovo modo di fare impresa turistica: come è possibile avvicinarsi a un nuovo mercato grazie ai Social Network e come i clienti utilizzino queste diverse modalità di comunicazione per interagire con i professionisti del settore in modo rapido. In conclusione verranno introdotte le varie opportunità di lavoro legate alle nuove aperture di hotel in Italia di Brand Internazionali e il legame intrinseco che esiste tra il mercato del lusso e il business alberghiero come un importante vantaggio competitivo.  Il Coordinatore del Master, durante un Q&A, risponderà a tutte le domande e curiosità dei partecipanti fornendo dettagli, approfondimenti e suggerimenti per candidarsi alla prossima edizione del Master in partenza a settembre 2022 a Roma. Il webinar si rivolge a neolaureati e a giovani professionisti con lauree in tutte le discipline. Speakers Elena Dittadi, Complex Reservation Manager, The St. Regis Rome | The Westin Excelsior Rome Rachele Zucchetti, Coordinatore Master Full-time, Luiss Business School L’evento si terrà in lingua inglese e italiano Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 14/07/2022

13 Luglio 2022

Assicurazioni: ANIA e Luiss insieme per formare i manager del futuro

Maggiore integrazione tra Assicurazioni e Università per la formazione manageriale d’eccellenza in ambito Insurance e sviluppo di un percorso di specializzazione rivolto a coloro che intendono affrontare e governare le crescenti complessità del settore. È con questo obiettivo che è stato firmato oggi a Villa Blanc, sede della Luiss Business School, l’accordo di collaborazione tra Luiss e ANIA, Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici. All’incontro hanno partecipato Giovanni Lo Storto, Direttore Generale della Luiss, Enzo Peruffo, Associate Dean for Education, Luiss Business School, Umberto Guidoni e Angelo Doni, Co-Direttori Generali ANIA. Il settore assicurativo sta registrando importanti cambiamenti e un’attenzione crescente alla compliance e alle nuove regole di mercato che impongono figure pronte a gestire e guidare l’innovazione tecnologica e della governance sostenibile. Per rispondere a questa esigenza, Luiss Business School e ANIA collaboreranno allo sviluppo e all’implementazione del Major in Insurance Management dell'Executive Master in Financial Management, in partenza da novembre 2022.    Il Master di II livello, della durata di 12 mesi, prevede “Corsi Core” dedicati alle tecniche fondamentali di Financial Management e “Corsi di specializzazione” che forniscono conoscenze approfondite, strumenti operativi e competenze tecniche utili a ricoprire efficacemente ruoli di responsabilità all’interno dell’insurance management. L'offerta formativa è arricchita dalla possibilità di frequentare laboratori online per affinare le abilità cognitive, emotive e relazionali (Life Skills Lab) e per sviluppare la capacità di analisi delle dinamiche aziendali alla luce dei grandi cambiamenti in ambito economico, finanziario e tecnologico (Megatrend Skills Lab). Inoltre, i partecipanti possono partecipare a moduli internazionali, erogati dalle business school estere, per arricchire il proprio curriculum e conoscere i sistemi educativi di altri Paesi. Scopri il programma RASSEGNA STAMPA Borsa Italiana, Assicurazioni: accordo Luiss-Ania per formare i manager del futuroAffari Italiani, ANIA e Luiss, insieme per formare i manager del futuroHuffington Post, Ania e Luiss insieme per formare i manager del futuroMilano Finanza, Ania-Luiss per la formazione dei managerLibero, Luiss e Ania per i nuovi managerIl Giornale, Ania accordo con Luiss per la formazione 13/07/2022

07 Luglio 2022

Luiss Business School e Andaf insieme per formare specialisti del settore finanziario

Formare figure di elevato profilo e competenza specialistica, in linea con le esigenze del mercato del lavoro, dotate di una qualificazione professionale adeguata alla crescente complessità della vita aziendale e favorire l’integrazione della preparazione teorica con quella pratica, attraverso le testimonianze di CFO di primarie aziende nazionali ed internazionali. È su queste direttrici che si fonda l’accordo di collaborazione firmato a Villa Blanc da Luigi Abete, Presidente Luiss Business School, e Agostino Scornajenchi, Presidente Andaf, Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari e primaria realtà professionale del settore. In linea con gli obiettivi della Scuola e con quelli dell’Associazione, la partnership vuole favorire lo scambio di esperienze e competenze manageriali e specialistiche per contribuire alla formazione e alla crescita professionale di figure che non solo abbiano la piena conoscenza delle tecnologie applicate all’area Amministrazione Finanza e Controllo, ma, grazie allo sviluppo delle loro competenze manageriali, diventino anche protagoniste delle sfide del futuro, a sostegno della crescita delle grandi imprese e delle Pmi italiane. Tra i temi oggetto della collaborazione: la realizzazione di programmi di ricerca scientifica su temi di reciproco interesse; l’organizzazione di eventi; percorsi di alta formazione, corsi di specializzazione, Master Universitari, finalizzati anche all’ottenimento della certificazione del profilo professionale di CFO, Dirigente Preposto, Responsabile Amministrazione Finanza e Controllo. “L’eccellenza della formazione proposta da Luiss Business School da ora si coniuga all’esperienza professionale dei CFO associati ad Andaf - ha dichiarato il Presidente di Andaf, Agostino Scornajenchi. L’accordo siglato con Luiss Business School conferma il nostro obiettivo fondamentale di contribuire a definire percorsi formativi orientati al mondo dei CFO per costruire figure di elevato profilo e di grande competenza specialistica, grazie alle testimonianze dei nostri Soci che operano in primarie aziende nazionali e internazionali. Vogliamo così garantire, anche ai nostri giovani Associati, la possibilità di accedere a percorsi dedicati che ne favoriscano lo sviluppo delle capacità manageriali affinché agiscano da protagonisti per contribuire attivamente alla strategia aziendale e abbiano la preparazione necessaria ad analizzare i cambiamenti di scenario, in cui i nuovi paradigmi di gestione sostenibile richiedono visione, intuizione e rapidità di esecuzione”. Il Presidente di Andaf ha aggiunto: “Un’attenzione particolare sarà dedicata anche alla creazione di corsi preparatori all’esame di certificazione del profilo professionale e del servizio nell’area Amministrazione Finanza e Controllo. Inoltre, offriremo l’opportunità ai giovani studenti di Luiss Business School di entrare nella realtà operativa delle imprese associate ad Andaf per costruire così una solida preparazione professionale”. Luigi Abete, Presidente Luiss Business School: “Siamo particolarmente orgogliosi di questa partnership, che ci vede accanto ad una importante realtà associativa e con la quale condividiamo valori come la centralità della formazione d’eccellenza e dello scambio di esperienze ed expertise quale motore per favorire la crescita professionale. Sono certo che questa collaborazione darà ottimi frutti, rafforzando la nostra capacità in termini di qualità dell’offerta formativa e di ricerca scientifica”. 7/7/2022

30 Giugno 2022

VI Rapporto Nazionale Fondimpresa

La formazione come leva strategica per l’innovazione e la sostenibilità: il cambiamento, la ripresa e le sfide Si terrà il 12 luglio a partire dalle ore 11.00, la presentazione dei risultati dell’analisi degli interventi formativi finanziati da Fondimpresa nel 2020, realizzata da Luiss Business School, Fondazione ADAPT, EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali e Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Un importante momento di riflessione sul ruolo chiave che la formazione assume per rispondere ai bisogni di competenze che con la pandemia sono divenute strategiche per affrontare la ripresa in un’economia fortemente globalizzata e digitale. La pandemia di Covid-19 ha avuto importanti ricadute sul tessuto imprenditoriale italiano e sul mercato del lavoro: la ricerca ha esaminato come la formazione, generata dai diversi canali di finanziamento del Fondo, abbia interessato le imprese e i lavoratori nei diversi settori del territorio nazionale in un anno, il 2020, fortemente condizionato dall’insorgere dell’emergenza sanitaria. I risultati della ricerca hanno, infine, fatto emergere la centralità del ruolo che Fondimpresa, il più grande tra i Fondi Paritetici Interprofessionali, sta svolgendo nell’ambito del sistema della Formazione Continua e che sempre di più dovrà interpretare per affrontare i cambiamenti in atto intercettando le competenze necessarie per rispondere alle esigenze delle imprese e dei sistemi produttivi in termini di competitività, adattabilità e occupabilità. AGENDA 11.00  Indirizzo di salutoRaffaele Oriani, Dean, Luiss Business School Aurelio Regina, Presidente, Fondimpresa 11.20  InterventoRossella Accoto, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali 11.35  I risultati della Ricerca – Il VI RAPPORTO NAZIONALE, Anno 2020 Matteo Giuliano Caroli, Direttore della ricerca, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research and Consulting, Luiss Business School 12.00  Tavola rotonda - “La formazione come leva strategica per l’innovazione e la sostenibilità: il cambiamento, la ripresa e le sfide” Giorgio Alleva, Direttore, Dipartimento di Metodi e modelli per l’economia, il territorio e la finanza, Università Sapienza di Roma Nadio Delai, Sociologo Lucia Valente, Avvocato giuslavorista; Professore Ordinario di Diritto del Lavoro Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche, Università Sapienza di Roma 12.45  Conclusioni Annamaria Trovò, Vicepresidente, Fondimpresa Modera: Claudio Tucci, Sole24Ore   Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 30/06/2022

09 Gennaio 2020

Luiss Business School acquisisce la Amsterdam Fashion Academy: per la prima volta la Scuola cresce all’estero

Amsterdam diventerà l’Hub per le attività internazionali della Scuola e punto di attrazione per i giovani del Nord Europa. Grazie a questa operazione, Luiss Business School accelera la propria espansione e si rafforza nell’alta formazione per il settore della moda e del lusso, tradizionale eccellenza del Made in Italy RASSEGNA STAMPA  Corriere della Sera, Luiss compra Amsterdam Fashion Academy Corriere.it, Luiss Business School acquisisce la Amsterdam Fashion Academy «Saremo un’eccellenza internazionale»  Repubblica, Luiss punta alla moda e compra l'Accademia di Amsterdam  La Stampa, L’università Luiss cresce nei Paesi Bassi. Per l’Italia all’estero è una prima assoluta   Il Messaggero, Luiss Business School  punta sull'Olanda  Sole 24 ore, Luiss Business School acquisisce la Amsterdam Fashion Academy  Milano Finanza, Luiss business school acquisisce la Amsterdam fashion academy  MF Fashion, Luiss, shopping ad Amsterdam  Yahoo! Finanza, Luiss, Business School acquisisce la Amsterdam Fashion Academy  Luiss Business School acquisisce la Amsterdam Fashion Academy: per la prima volta nella sua storia, la Scuola cresce quindi per linee esterne all’estero, rafforzando il proprio posizionamento di realtà italiana di eccellenza, dinamica e internazionale. Grazie a questa operazione, Luiss Business School accelera nell’alta formazione per il settore della moda e del lusso, tradizionale punta di diamante del Made in Italy. La Amsterdam Fashion Academy (AFA) è una boutique di alta formazione fondata nei Paesi Bassi nel 2013 ed è oggi l’unica istituzione olandese a fornire un Bachelor of Arts nel campo della moda e del lusso. Con circa 200 studenti, il 73% dei quali provenienti da 20 Paesi in tutto il mondo, AFA si posiziona ai vertici del proprio segmento di attività, con una spiccata attenzione alla qualità dell’insegnamento e al rapporto fra docenti e studenti, oggi pari a 6, che rappresenta un unicum nel panorama della formazione universitaria e post-universitaria. Moda e lusso: alta formazione e un solido asse Milano - Amsterdam  “L’acquisizione di Amsterdam Fashion Academy rappresenta una pietra miliare storica per Luiss Business School e più in generale per la nostra università e il nostro sistema di formazione”, ha commentato Vincenzo Boccia, Presidente della Luiss. “Grazie a questa operazione Luiss si conferma una realtà estremamente dinamica e in forte espansione, con una particolare attenzione alle sfide della formazione a livello internazionale”, ha aggiunto Boccia. L’acquisizione consentirà a Luiss Business School di sviluppare un’offerta formativa particolarmente attrattiva, con double o joint programme con sede a Roma e Amsterdam, nonché di creare un solido asse nel campo della moda e del lusso fra l’Hub di Milano e Amsterdam. “Grazie a questa operazione, che segue di poche settimane il rafforzamento sul territorio nazionale con l’apertura dell’Hub Veneto delle Dolomiti, Luiss Business School potrà sviluppare un vero e proprio hub internazionale, su cui concentrare le attività di formazione rivolte ai giovani del Nord Europa in settori di eccellenza del Made in Italy: moda e lusso in primis, ma anche industrie creative e imprese familiari, dove l’Italia e la Luiss Business School rappresentano un punto di riferimento”, ha aggiunto Luigi Abete, Presidente di Luiss Business School. Una presenza diretta al centro dell’Europa La scelta di Amsterdam permetterà altresì a Luiss Business School di sviluppare ulteriormente il proprio network di relazioni con gli headquarter globali o europei di multinazionali che hanno deciso di localizzarsi nella capitale dei Paesi Bassi, trend peraltro destinato ad accelerare in virtù degli attuali avvenimenti geopolitici europei. Stabilire una presenza diretta al centro dell’Europa consentirà a Luiss Business School anche di sviluppare un centro di eccellenza per il reclutamento internazionale di studenti per tutta la Scuola, che potrà quindi beneficiare di sinergie sia di costi che intellettuali. È previsto che nel biennio 2020-2021 il portafoglio di offerta di AFA venga rivisto e integrato e che partano 15 corsi fra Master ed Executive. Luiss Business School è stata assistita da Gemma & Partners, con un team guidato dai partner Antonio Italiano, per gli aspetti finanziari e fiscali, e Andrea Gemma, e composto anche dalla senior associate Elisabetta Mattozzi e dall'associate Leone Momigliano per gli aspetti legali e regolatori. 09/01/2020 

05 Dicembre 2019

Habitat. Relazioni trasversali

"Habitat. Relazioni trasversali" è la mostra organizzata dal Collettivo Curatoriale del Master of Art, fino al 14 gennaio 2020 negli spazi della Casa delle Letterature a Roma Il collettivo curatoriale composto dagli studenti della IX edizione del Master of Art Luiss Business School, con la supervisione scientifica di Achille Bonito Oliva, ha presentato Habitat, mostra che riflette sul tema dell’habitat contemporaneo in relazione alla pratica artistica. "Una mostra può essere l'effetto di un gesto edonistico, piacevole, altre volte può avere la nobiltà, come in questo caso, di produrre delle forme capaci di suscitare una riflessione", così Achille Bonito Oliva, che ha guidato nella realizzazione dell'esposizione il Collettivo Curatoriale, composto dagli studenti del Master of Art. Il Collettivo Curatoriale ha compiuto tutti i passaggi progettuali e organizzativi della mostra, dal concept alla scelta degli artisti, dagli allestimenti alla comunicazione, fino alla redazione di un catalogo. Artisti di diversa generazione e linguaggio hanno proposto le proprie riflessioni sul tema dell'habitat contemporaneo. Nella mostra tre declinazioni del tema dell'habitat: Naturale, Urbano, Virtuale. Riflettono l'habitat naturale le opere di Giorgio Andreotta Calò, Gohar Dashti e Roberto Ghezzi. Quello urbano, Ugo La Pietra, Margherita Moscardini e Superstudio. L'habitat virtuale Carola Bonfili, Carolin Liebl con Nikolas Schmid-Pfähler e Guido Segni. Pittura, scultura, fotografia, video e installazioni sono dislocate negli spazi interni ed esterni del complesso borrominiano della Casa delle Letterature. In mostra anche le opere di Giulia Berra, Maria Di Stefano e Elena Mazzi, finaliste della IV edizione del Premio Internazionale Generazione Contemporanea istituito dalla Luiss Business School per promuovere l'arte contemporanea italiana e straniera, sostenere gli artisti under 35 e dare vita alla collezione permanente d'arte contemporanea della Scuola. Scopri il Master of Art  RASSEGNA STAMPA Ansa Artribune  Insideart Romanotizie 05/12//2019 

21 Novembre 2019

EMIT Speech | Process Mining: partire dal dato per innovare e trasformare l’azienda e i suoi processi

Innovazione e cambiamento sono fattori essenziali per il successo dell’azienda. Spesso il management è costretto a decidere cosa cambiare sulla base di esperienza e valutazioni qualitative. In occasione della decima edizione di EMIT - Executive Program in Digital Innovation & Governance, Luiss Business School ospita un workshop sullo stato dell’arte del Process Mining, la disciplina che consente di trasformare e innovare l’azienda sulla base di misurazioni quantitative estratte dai processi di business. Le tecniche di Process Mining consentono di effettuare un’analisi oggettiva, rapida e mirata dei processi aziendali partendo da dati già in possesso delle organizzazioni, ossia i log delle applicazioni informatiche, “fotografando l‘oggi” per progettare il domani: il Process Mining misura le performance dei processi identificando attori e team coinvolti, tempi di attesa, modalità di gestione delle eccezioni, ed eventuali loop. Grazie al Process Mining è possibile comprendere il funzionamento dei processi aziendali e ripensarli sulla base di metriche oggettive. Queste tecniche hanno raggiunto un elevato grado di maturità e sono utilizzate da centinaia di aziende nel mondo. Luiss Business School, in collaborazione con HSPI, intende dibattere sulla diffusione e gli effetti del Process Mining osservando il fenomeno da un punto di osservazione privilegiato, avvalendosi delle testimonianze di aziende che hanno avuto modo di adottare queste tecniche e di sperimentare le nuove tendenze che - combinando tecniche di machine learning e big data - permettono di analizzare i processi aziendali in tempo reale e in modo predittivo. 5 dicembre 2019 | 14:30 - 17:15 | Luiss Business School - Villa Blanc, Sala Verde - Via Nomentana, 216 - 00162, Roma REGISTRATI  PROGRAMMA 14:30 Accreditamento Ospiti 15:00 Lo stato dell’arte del Process Mining: i risultati del rapporto 2020 sulla diffusione del Process Mining Roberto Carbone, Associate Partner HSPI e co-direttore Scientifico di EMIT - Executive Program in Digital Innovation & Governance 15:30 La misurazione e il miglioramento dei processi tramite il process mining: analisi delle performance e dei costi, il caso Invitalia   Fabrizio Bellezza, Group Chief Information Officer presso Invitalia S.p.A. Mario Ettorre, Chief Data and Analytics Officer presso Invitalia - S.p.A 16:00 Consapevolezza e misura dei processi Stefano Tomasini, Direttore Centrale Organizzazione Digitale presso INAIL 16:30 Machine Learning, Big Data e Process mining. Predittività real-time sui processi di business Alessandro Ruberti, Chief Data Scientist, HSPI S.p.A. 17.00 Q&A e conclusioni  Paolo Spagnoletti, Professore Associato di Organizzazione Aziendale e co-direttore Scientifico di EMIT -Executive Program in Digital Innovation & Governance - LUISS Business School 17.15 Cocktail

30 Ottobre 2019

Turismo sostenibile: il progetto europeo Luiss Business School per le PMI

Luiss Business School ha rappresentato l’Italia nel progetto europeo di ricerca e formazione, Sustain-T – Sustainable Tourism through Networking and Collaboration, rivolto ad imprenditori, rappresentanti delle associazioni di categoria, esperti e personale delle piccole e medie imprese che operano nel settore turistico, per sensibilizzare e favorire l’adozione di pratiche sostenibili. I fabbisogni manageriali delle piccole e medie imprese per un turismo sostenibile Insieme ai partner Portuguese Tourism Confederation – PT e Chamber of Commerce and Industry Csongrád County – HU, Luiss Bussiness School ha svolto un’attività di ricerca basata sulla predisposizione di una survey, volta a raccogliere un consistente volume di informazioni sui fabbisogni manageriali e gestionali delle PMI nel settore del turismo.   Questa indagine ad ampio spettro è stata articolata in modo da identificare il grado di consapevolezza e conformità delle PMI ai principi internazionali del turismo sostenibile; le sfide che gli imprenditori devono affrontare per rendere imprese e servizi più sostenibili dal punto di vista ambientale; infine, i gap formativi e di competenze manageriali per il possibile miglioramento della produttività e sostenibilità di tali organizzazioni. L’indagine ha evidenziato che il fabbisogno di maggiore sostenibilità nelle imprese operanti nel settore turistico è percepito soprattutto rispetto all’impatto in termini di reputazione (55% del campione analizzato), di soddisfazione del cliente (60%) e di una relazione più virtuosa con le realtà locali in cui le PMI sono inserite (45%). La ricerca ha permesso di individuare che tra i fattori che maggiormente ostacolano la realizzazione di pratiche sostenibili, la mancanza di un quadro informativo chiaro e sistematizzato è centrale (72%). Un gap che ha messo in luce come il fabbisogno di conoscenze e competenze manageriali sul tema possa essere efficacemente colmato attraverso soluzioni e-Learning, che il 68% delle imprese intervistate ritiene idoneo per sé e i propri collaboratori. Non secondaria per la realizzazione di sistemi turistici sostenibili, l’esigenza di maggiori iniziative di networking e collaborazioni tra imprese. Un manuale operativo per un turismo sostenibile   L’esito di questa survey ha dato luogo alla produzione di un manuale operativo e di specifiche linee guida per supportare le PMI che operano in ambito turistico, nella realizzazione di business sostenibili. Sono stati quindi predisposti 6 moduli formativi con i relativi questionari di autovalutazione in 6 lingue (EN, IT, ES, HU, PT, BG), tutti disponibili sulla piattaforma e-learning del progetto in modalità open-access, sui temi di gestione sostenibile nel settore del turismo; benefici socio-economici del turismo sostenibile per le comunità locali; benefici del turismo sostenibile per il patrimonio culturale; turismo sostenibile che dà benefici all'ambiente; benefici della collaborazione e del fare rete per le imprese turistiche; innovazione e competitività nel settore del turismo sostenibile. Scopri il progetto  30/10/2019   

28 Ottobre 2019

Tre strade per il cuneo fiscale

  Commento di Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, pubblicato su Repubblica Affari & Finanza, 28 ottobre 2019 Il sistema fiscale di ciascun Paese ha lo scopo di promuovere lo sviluppo economico, aumentando al tempo stesso le entrate per rispettare le priorità del governo. Un sistema fiscale ben strutturato è quindi funzionale alla crescita economica, e si differenzia da uno più macchinoso che, facendo lievitare i costi, danneggia l’intera economia interna. Inoltre, a livelli di tassazione meno elevati corrispondono maggiori investimenti, nuova occupazione, e quindi maggiori consumi. Ancora, la globalizzazione delle imprese ha accentuato la competitività tra gli Stati, che oggi devono essere in grado di proporre condizioni fiscali vantaggiose per attrarre gli investimenti. Perché ridurre il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro L’agenda della Commissione Europea punta a rafforzare l’integrazione delle economie, garantendo un coordinamento fiscale equo ed efficace, che rappresenta un elemento centrale del modello sociale ed economico europeo. Secondo l'International Center for Tax and Development, le entrate fiscali totali rappresentano oltre l'80% delle entrate pubbliche totali in circa la metà dei Paesi del mondo. In particolare, a Cuba, in Francia, in Danimarca, in Norvegia, e in Svezia le entrate fiscali totali risultano superiori al 30%; in Paesi come la Libia e l'Arabia Saudita, invece, le tasse rappresentano meno del 2% del reddito nazionale. Più in generale, le imposte riducono in media la disuguaglianza di reddito di circa un terzo (fonte: OECD); negli Stati Uniti, ad esempio, in cui sono presenti elevati livelli di disuguaglianza, è possibile beneficiare di una riduzione di circa il 17%. La fiscalità rappresenta uno dei fattori che la maggioranza delle startup inserisce al primo posto fra i freni allo sviluppo, e il Parlamento europeo stima che la perdita annua legata all’evasione, all’elusione, e alla frode fiscale ammonta a 50-70 miliardi di euro. Secondo il rapporto annuale dell’OCSE “Taxing Wages”, l’Italia è al terzo posto tra i Paesi OCSE per il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro, seguita a ruota dalla Francia (47,6%) e ben staccata dalla Spagna quindicesima nella graduatoria (39,3%); peggio del nostro Paese, soltanto Belgio (53,7%) e Germania (49,7%). Di fatto, nel nostro Paese, secondo la Commissione Europea, pur essendo la tassazione in diminuzione, il carico fiscale sul lavoro mantiene livelli considerevoli. Sebbene dallo scorso luglio siano entrate in vigore alcune misure agevolanti per piccole e medie imprese innovative, a volte, a rendere ancora più complicata la situazione, è l’onere economico e amministrativo delle tasse sulle piccole imprese, che pesano nel complesso ben più che nelle imprese medio-grandi. Secondo l’International Tax Competitiveness Index, che prende in considerazione oltre 40 variabili di politica fiscale dei Paesi dell’OCSE, l’Estonia è al primo posto come miglior sistema fiscale; l’Italia, invece, si posiziona al 34esimo. Il tema è al centro anche dell’agenda europea: a seguito della crisi finanziaria, la strategia della Commissione Europea si è focalizzata sull'ampliamento dei canali di finanziamento disponibili per le imprese, con lo scopo di salvaguardare il potenziale di crescita dell’intero sistema produttivo europeo. Ma non solo: oltre agli interventi volti a ridurre i rischi sistemici, sono state adottate misure per favorire lo sviluppo di private equity e venture capital, in aggiunta a progetti infrastrutturali di lungo periodo. Una riforma fiscale che favorisca la nascita e la crescita di nuove imprese In un contesto caratterizzato da crisi dei modelli tradizionali, dalla ricerca di nuove opportunità, e dalla necessità di individuare misure volte a promuovere lo sviluppo e la competitività del Paese, la parola d’ordine è “crescita sostenibile”, raggiungibile attraverso un migliore accesso ai finanziamenti, un’elevata patrimonializzazione e incentivi a favore di startup e PMI innovative. A ciò, si aggiunge la necessità di mantenere aliquote fiscali basse, in modo da attrarre gli investimenti in un contesto mondiale in cui i capitali sono sempre più mobili. Insomma, la leva fiscale gioca un ruolo cruciale in un Paese che ambisca a essere competitivo a livello locale e globale. La vera sfida risiede quindi nella capacità di sviluppare una riforma fiscale che possa favorire la nascita e la crescita di nuove imprese, creando un contesto fertile e adatto per lo sviluppo imprenditoriale. Tra gli interventi prioritari rientrano la riduzione dei costi della produzione, la diminuzione del carico fiscale, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo, ed i finanziamenti a favore di imprese innovative. In particolare, tre possono essere le linee di intervento. La prima passa attraverso un sistema premiante per le attività che generano più sviluppo sia a livello nazionale che territoriale. In secondo luogo, è necessario innalzare sensibilmente il livello di certezza del diritto, spesso un freno allo sviluppo degli investimenti in Italia. Infine, occorre stimolare, anche attraverso incentivi fiscali alle aggregazioni tra imprese, la crescita dimensionale per rendere queste ultime maggiormente in grado di competere sui mercati globali. 28/10/2019  

28 Ottobre 2019

In agricoltura troppe imprese piccole, un patto tra territorio e industria

  Commento di Matteo Caroli, Associate Dean for Executive Education Luiss Business School, pubblicato su Repubblica Affari & Finanza, 28 ottobre 2019 L’agricoltura italiana è sempre più avviata verso l’eccellenza internazionale: le aree di miglioramento ovviamente non mancano, ma i dati sono positivi e robusti. Nel nostro Paese, il valore aggiunto agricolo supera il 2% di quello totale, contro l’1,7% della Francia e cifre al di sotto dell’1% in Germania e Regno Unito. Dal 2015, l’occupazione in agricoltura è in deciso aumento ed è ormai pari a poco meno del 4% del totale; anche in questo caso, il dato è molto superiore a quello di Francia, Germania e Regno Unito. Nell’ultimo decennio, la produttività del lavoro è cresciuta in maniera consistente, anche se il dato congiunturale degli ultimissimi anni non è positivo. Infine, si registra un incremento di quasi il 4% delle esportazioni agricole; di circa il 6% dei prodotti alimentari trasformati e del 7,5% delle bevande. Agricoltura: più occupazione, export e produttività Sono i risultati di un processo avviato una quindicina di anni fa, quando si iniziò a percepire il grande potenziale economico delle nostre filiere agroalimentari e, allo stesso tempo, l’attrattività di questi comparti da un punto di vista anche lavorativo, sociale e culturale. Come in altri settori, si comprese che la strada maestra non poteva che essere la qualità del prodotto e la valorizzazione del suo legame a tutto tondo con il territorio di origine. Oggi l’Italia vanta il più alto numero di prodotti agroalimentari a denominazione registrati nella UE, con una buona distribuzione territoriale, grazie all’accelerazione in questi ultimissimi anni delle regioni meridionali. Sono anche in crescita il numero degli operatori, degli impianti di trasformazione e della superfice agricola coinvolti nelle filiere dei prodotti DOP e IGP. E non è solo un fatto di certificazioni: a livello internazionale, i prodotti agroalimentari italiani sono quasi sempre posizionati nelle fasce alte, non di rado “premium”, dei mercati. Un posizionamento forte che riguarda non solo le specifiche marche, ma spesso l’offerta nel suo insieme di numerose tipologie di prodotto, magari di nicchia. Valorizzazione del territorio di origini dei prodotti Tuttavia, la sempre maggiore complessità del consumatore e la rapida crescita dell’offerta proveniente dai Paesi emergenti spostano sempre più in alto l’asticella. Le nostre imprese devono quindi continuare a migliorare su tutte le componenti fondamentali della qualità percepita del prodotto alimentare: sicurezza, salute, benessere ed esperienzialità. È anche necessaria un’intensa azione di comunicazione per sviluppare nel largo pubblico una vera educazione alimentare, che chiarisca come l’impatto sulla salute non dipenda dalle caratteristiche di un singolo alimento ma dalla qualità della dieta e quindi dai quantitativi complessivamente assunti, oltre che da un corretto stile di vita. Bisogna continuare a lavorare sulla qualità “esperienziale” in termini di miglioramento del gusto, di valorizzazione dei significati immateriali del prodotto, delle sue connessioni con il territorio di origine e con la cultura locale; potenzialmente rilevante è anche la storia del prodotto e dell’azienda che lo realizza. Agricoltura più smart: investire nell’innovazione Cruciale è inoltre il tema dell’innovazione. Le quattro grandi traiettorie tecnologiche in atto, digitale, big data, intelligenza artificiale e “internet of things”, blockchain determineranno un cambiamento strutturale dell’agricoltura: da un lato, favoriscono il radicale miglioramento della produttività e la riduzione dei costi; dall’altro, creano le condizioni per garantire la massima sicurezza alimentare e il perfetto adeguamento dell’offerta alle specifiche esigenze del singolo cliente. Gli spazi di crescita sono amplissimi, considerato, ad esempio, che si stima sia gestita in modo “smart” solo l’1% della superfice agricola nel nostro Paese. Che il settore sia in fermento è confermato anche dalle circa cento start-up innovative nate in questi anni in Italia per fornire tecnologie per il miglioramento dell’efficienza e la sostenibilità delle produzioni agricole. Tre condizioni per la crescita dell’agricoltura in Italia  Ci sono tre condizioni, tra loro collegate, fondamentali perché il nostro sistema agricolo colga queste opportunità e rafforzi la sua espansione qualitativa e quantitativa. La prima è l’integrazione con l’industria di trasformazione: lo sviluppo anche nei Paesi emergenti di imprese agroalimentari di grandissime dimensioni capaci di competere sui mercati internazionali, la necessità di realizzare forti investimenti in tecnologia, l’aumento dei rischi determinato dai cambiamenti climatici, il crescente squilibrio tra domanda e offerta di alimenti sono tutte sfide che si affrontano meglio integrando la filiera così da raggiungere una adeguata “massa critica” in termini di capacità produttiva, visibilità sul mercato, produttività, efficienza logistica. La seconda condizione è quindi il superamento del nanismo delle imprese agricole (e alimentari) italiane. Anche in questo caso, la tendenza è positiva: da diversi anni si osserva una costante concentrazione dei terreni agricoli in un numero decisamente minore di aziende: in particolare, dal 2013 il loro numero è diminuito di quasi un quarto, mentre la superficie agricola utilizzata è leggermente aumentata; di conseguenza, la superficie media aziendale è cresciuta da circa otto a oltre undici ettari. Infine, è necessaria una strategia a livello nazionale che indirizzi lo sviluppo delle produzioni agricole sulla base delle reali vocazioni dei territori; serve un approccio analogo a quello dei cluster nel manifatturiero o nei servizi avanzati: specializzazioni produttive (che non significa necessariamente mono-culture) in relazione alle caratteristiche del contesto, e filiere integrate possibilmente fino alla distribuzione al cliente finale. 28/10/2019

18 Ottobre 2019

Più crescita con misure ad hoc destinate all’economia circolare

Commento di Matteo Caroli, Associate Dean for executive education Luiss Business School, pubblicato su Il Sole 24 Ore, 18 ottobre 2019  L’urgenza dei problemi ambientali impone un radicale cambiamento dei modelli di produzione, distribuzione e consumo. Non si tratta di crescere meno, ma di crescere in modo diverso: innovare le tecnolo­gie e i modelli di business in manie­ra che creazione di valore economi­co, miglioramento sociale e dell’ambiente siano integrati. In que­sto senso, si sta rapidamente affermando il nuovo paradigma dell’economia circolare, basato su quattro “R”: riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero. Sia gli investitori sia i consumatori premiano e sem­pre più premieranno le imprese che più delle altre si muovono su questa direttrice; a livello di Paesi, l’econo­mia green sarà un traino cruciale dell’occupazione e dell’aumento strutturale del Pil. Economia circolare: un’opportunità per il sistema Italia Per l’Italia è una grandissima op­portunità, perché il nostro Paese è già oggi tra le prime economie verdi nel mondo, con performance eccel­lenti in tutte le quattro principali problematiche: emissioni atmosfe­riche, utilizzo di materie prime, consumi energetici e produzione di rifiuti. Secondo le elaborazioni di Fondazione Symbola, nel 2008, consumavamo oltre 17 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro prodotto; oggi siamo intorno a 14, meglio di Francia, Spagna e Germania. L’Italia è al terzo posto tra le cinque grandi economie euro­pee per quanto riguarda le emissio­ni in atmosfera: (104,2 tonnellate di C02 per milione di euro prodotto), dietro alla Francia (85,5 tonnellate) e al Regno Unito (93,4 tonnellate) ma davanti a Spagna e Germania. Nelle energie rinnovabili, siamo primi tra i principali Paesi europei, con il 17,4%, per quota di rinnovabili nel consumo interno lordo (la Fran­cia è al 16%, la Germania al 14,8%, e il Regno Unito al di sotto del 10%). Siamo anche il quarto produttore mondiale di biogas - dopo Germania, Cina e Stati Uniti - con circa 1.900 impianti operativi. Insieme alla Germania, l’Italia è leader europeo in termini di quantità di materie seconde riciclate nell’industria manifatturiera: questa sostituzione di materia comporta un risparmio potenziale pari a 21 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 58 milioni di tonnellate di C02. Nel caso degli imballi (con l’eccezione di quelli in plastica), gli obiettivi di recupero fissati dalle direttive europee al 2025 sono già stati ampiamente raggiunti. Anche sul fronte dei rifiuti, abbiamo risultati eccellenti, pur con differenze ancora rilevanti tra le aree del Paese; su scala nazionale, la produzione di rifiuti risulta infatti largamente inferiore a quelle degli altri Paesi europei e comunque in costante decrescita; inoltre, si calcola che il 79% dei rifiuti è avviato a riciclo, un valore che è più del doppio della media europea, attestata al 38% e molto maggiore di quello di Francia, Regno Unito e Germania, tra il 45 e il 55 per cento. Per quanto riguarda il sistema produttivo, ancora Fondazione Symbola insieme con Unioncamere Italia, stimano che circa un’impresa manifatturiera su tre in questi anni abbia investito o sia pronta a farlo per un maggior risparmio energetico o per la riduzione dell’impatto ambientale delle proprie attività; risulta, peraltro, che le aziende green sono complessivamente più innovative e internazionalizzate delle altre. Made in Italy sinonimo di sostenibilità Si può dunque pensare che la produzione circolare e l’ecodesign diventino elementi caratterizzanti il made in Italy, come già lo sono la qualità dei materiali e delle lavorazioni. Dall’abbigliamento all’arredo, dalla meccanica all’alimentare, il grande valore immateriale dei nostri prodotti può essere arricchito con la componente del loro miglio­re impatto ambientale; si troverà così perfettamente allineato conia sensibilità e gli orientamenti che sempre più prevarranno nei consu­matori in tutto il mondo. Per cogliere al meglio questa grande opportunità è importante che lo sforzo delle imprese sia sostenuto dal Governo dello Stato. Non bastano iniziative singole; serve un robusto programma pluriennale, articolato in un pacchetto di misure il più possibile integrate e in grado di coinvolgere sia le imprese in settori diversi, sia le amministrazioni pubbliche e sia consumatori. Sono necessari stimoli che orientino il mercato i verso i prodotti e i servizi green (e magari disincentivi per quelli con elevato impatto negativo), premiando così le imprese che investono fortemente in questa direzione; la stessa domanda pubblica dovrebbe adottare con decisione criteri di scelta che privilegino esplicitamente le offerte di chi opera secondo le modalità dell’economia circolare. Altrettanto significativi sono interventi normativi che facilitino la realizzazione degli investimenti produttivi da parte delle imprese; questo è cruciale, ad esempio, nelle energie rinnovabili, dove l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici è tuttora rallentata dalla complessità delle procedure amministrative. Economia circolare: la formazione Luiss Business School Matteo Caroli è direttore dell'Executive Master in Circular Economy Management: scopri il programma. 18/10/2019 

15 Ottobre 2019

Luiss Business School punta sul Nord-Est: aprirà l’Hub “Veneto delle Dolomiti”

  In collaborazione con Confindustria Belluno Dolomiti, Provincia e Comune di Belluno, l’Hub costituirà un polo di eccellenza in un territorio fondamentale per l’imprenditoria e l’industria italiane RASSEGNA STAMPA Corriere della Sera, Luiss Business School a Belluno   Il Sole 24 Ore, Luiss Business School apre l'Hub Veneto delle Dolomiti  La Stampa, Luiss, la business school apre l’hub in Veneto  Il Messaggero, La Luiss Business School inaugura un Hub a Belluno Milano Finanza, Luiss Business School apre l'Hub delle Dolomiti  Nazione-Carlino-Giorno, Inaugura il "Veneto delle Dolomiti". Formerà i manager sul territorio  Il Giornale, La Luiss punta al Nord est e apre a Belluno Il Gazzettino, Luiss Business School anche a Belluno  Corriere del Veneto, Formazione, la Luiss in Veneto. Boccia: "Più vicini alle imprese"   Scuola 24 Il Sole 24 ore, Luiss avvia l’hub per l’alta formazione «Veneto delle Dolomiti»  Ansa, Hub Luiss Belluno Veneto delle Dolomiti Askanews, Luiss BS punta su Nord-Est: aprirà Hub Veneto delle Dolomiti  Corriere delle Alpi, Via libera: nel 2020 Luiss arriva a Belluno. Sarà la terza sede della business school FirstOnline, Luiss Business School punta sul Nord-Est: apre l’hub “Veneto delle Dolomiti”  Nuova Venezia, Luiss apre una sede a Belluno master executive e post laurea  Luiss Business School accelera sullo sviluppo della propria presenza sul territorio nazionale aprendo l’Hub “Veneto delle Dolomiti”, un nuovo polo di alta formazione, consulenza e ricerca applicata nell’area del business e management rivolto alle imprese presenti su un territorio storicamente ricco di eccellenze imprenditoriali e industriali. Costituito da Luiss Business School in collaborazione con Confindustria Belluno Dolomiti, Provincia di Belluno, Comune di Belluno, Comune di Feltre e Consorzio BIM Piave di Belluno, il nuovo Hub colma uno storico vuoto formativo in una provincia che pure ha visto la nascita e la crescita di distretti industriali e di rilevanti industrie nazionali e internazionali. L’Hub svilupperà iniziative di formazione, consulenza e ricerca in base alle specifiche esigenze del territorio e dei destinatari. Perché il nuovo Hub Veneto delle Dolomiti Luiss Business School “L’apertura del nuovo Hub Veneto delle Dolomiti rappresenta una evoluzione strategica fondamentale per la crescita della Luiss Business School”, ha commentato Vincenzo Boccia, Presidente della Luiss. “Grazie alle attività dell’Hub e alle competenze della Business School saremo in grado di rispondere a una esigenza di alta formazione molto sentita sul territorio, rafforzando la nostra missione di essere vicini alle imprese per favorirne la crescita e la capacità di affrontare le sfide dell’economia digitale e dell’internazionalizzazione”, ha aggiunto Boccia. “La creazione dell’Hub Veneto delle Dolomiti segue quella dell’Hub di Milano, oggi a pieno regime: attraverso queste strutture, Luiss Business School vuole rafforzare il proprio posizionamento di scuola di alta formazione di eccellenza e partner ideale per le imprese sul territorio”, ha aggiunto Luigi Abete, Presidente di Luiss Business School. “Negli ultimi anni la Scuola ha intrapreso un importante percorso di crescita, destinato a consolidarsi ulteriormente grazie anche al nuovo Hub”, ha concluso Abete. Formazione per un nuovo slancio alle imprese nel territorio di Belluno Negli ultimi anni, complice la crisi economica, la provincia di Belluno ha visto rallentare la spinta propulsiva delle imprese locali: il nuovo Hub punta quindi a dare nuovo stimolo all’imprenditorialità sul territorio e a restituire vita al tessuto economico-sociale, favorendo l’inserimento dei giovani nel contesto locale. L’Hub vuole inoltre rispondere alla carenza sul territorio di centri universitari e poli di ricerca e innovazione, creando un ecosistema incline all’innovazione e alla nascita di nuove imprese. Obiettivo fondamentale sarà peraltro favorire la diffusione di un approccio volto all’internazionalizzazione e alla digital transformation, stimolando altresì la nascita di una «rete delle competenze», grazie al network tra Università e stakeholder locali. Le prime attività dell’Hub partiranno nel 2020 con l’avvio dei primi corsi executive rivolti alle imprese del territorio. 15/10/2019 

03 Ottobre 2019

LA CENTRALITÀ DELLA CUSTOMER EXPERIENCE

  Redatto da Pier Paolo Bucalo, Adjunct Professor presso Luiss Business School e Coordinatore Comitato Scientifico per l’Executive Programme in “Customer Experience Management” “Sia il focus crescente sul “purpose” che l’obiettivo di generazione di valore per tutti gli stakeholder riaffermano la necessità di promuovere - all’interno delle nostre aziende - la cultura della centralità del cliente (e del cliente interno) per garantire risultati sostenibili nel lungo periodo.”  Lo slogan “Customer is King” non è certamente nuovo, ma negli ultimi tempi il focus sulla customer experience è diventato prioritario per tutte le aziende, in primis per quelle “consumer”. È ormai chiaro come il successo di un’azienda non dipenda più solamente dalle caratteristiche del prodotto o servizio offerto (qualità, prezzo, etc.), ma da come essa si relaziona con i propri clienti, dalle esperienze che fa vivere loro durante l’intera “customer journey”: dal momento in cui il potenziale cliente si avvicina al brand o ne sente parlare, a quando lo stesso analizza l’offerta di prodotti e servizi, fino a quando poi diventa effettivamente cliente e fino a quando lo rimane. Anche un’azienda che investa somme ingenti per creare un prodotto eccezionale o lanciare campagne pubblicitarie memorabili, se prodotto e comunicazione non sono supportati da una customer experience positiva, avrà molte difficoltà ad avere successo. Affinché il focus sul cliente e sulla sua esperienza rappresenti un vantaggio competitivo, tutte le funzioni aziendali devono essere allineate verso l’obiettivo strategico di fornire una customer experience di valore. Nel lontano 2004, in UniCredit, si scelse di legare parte degli incentivi economici per la rete commerciale (MBO) al raggiungimento di specifici livelli di customer satisfaction. Così facendo, UniCredit fu capace di limitare le pressioni commerciali sui clienti, che rischiavano di avere impatti negativi sulla loro soddisfazione, a vantaggio invece della sostenibilità nel medio periodo dei risultati raggiunti, in quanto generati da clienti soddisfatti. Ma come ci ricorda Charles Dickens: “La carità comincia a casa propria”. Se quindi un’azienda è seriamente intenzionata a servire al meglio i suoi clienti finali, è opportuno che cominci dai propri dipendenti. Senza una forza lavoro ingaggiata e motivata, è molto difficile tradurre esperienze individuali in Customer Journey soddisfacenti[1]. L’aspetto positivo è che i progetti volti alla motivazione e valorizzazione dei dipendenti possono essere portati avanti contemporaneamente ai progetti con un focus sulla customer experience, con evidenti sinergie. Vi sono infatti profonde similarità tra le competenze di cui un’azienda ha bisogno per diventare “best employer of choice” e le competenze necessarie affinché la stessa azienda sia in grado di offrire ai propri clienti una “superior customer experience”.[2] Un trend molto importante, che in questi anni si è diffuso rapidamente, è legato al “purpose”, che in estrema sintesi è la ragione stessa dell’esistenza dell’azienda. Tutte le aziende di maggior successo sono guidate da un chiaro “purpose”. Per comprendere meglio il concetto, può essere molto utile un breve video da un TED Talk di Simon Sinek, dal titolo “Start with why”, dove Sinek spiega chiaramente come “People don’t buy what you do, they buy why you do it”: i clienti non comprano ciò che un’azienda offre, ma sposa la ragione per la quale un’azienda fa ciò che fa[3]. Secondo una recente ricerca di Accenture[4], oltre a prezzo, qualità dei prodotti/servizi e customer experience, per i Clienti sono molto importanti elementi quali la trasparenza, l’attenzione nei confronti dei dipendenti, la presenza di valori etici e la dimostrazione di autenticità e coerenza in tutto ciò che l’azienda fa. Il purpose appunto. Più recentemente, circa un mese fa, una nuova spinta a perseguire con ancora maggior attenzione l’impegno la soddisfazione dei propri dipendenti e una esperienza coinvolgente per i propri clienti ci è arrivata dagli Stati Uniti, dalla potente associazione di tutte le grandi multinazionali americane. Il 17 agosto 2019,  Business Roundtable, associazione di cui fanno parte aziende del calibro di Amazon, American Express, Apple, Bank of America, BlackRock, Coca-Cola, JP Morgan Chase e Mastercard, ha pubblicato lo “Statement on the Purpose of a Corporation”, nel quale ha “ufficializzato” il cambiamento dell’obiettivo dell’azienda: non più generazione di valore per i soli azionisti (shareholder value) ma tutti gli stakeholder: “… generare valore per i clienti, investire nei dipendenti, rapportarsi in modo equo ed etico con i fornitori, supportare le comunità nelle quali le aziende operano e generare valore nel lungo periodo per gli azionisti.” Ma si tratta solo di marketing? Probabilmente no, grazie ad una sensibilità crescente da parte di consumatori ed investitori sui temi ambientali e sociali, misurati da questi ultimi con nuove metriche ad hoc: i fattori ECG (Environmental, Social e Corporate Governance). Anche le nuove generazioni fanno essere ottimisti. Come fa notare Larry Fink, CEO di BlackRock, nella sua lettera ai CEOs 2019, citando una recente ricerca di Deloitte[5], quando è stato chiesto ai millennials quale debba essere l’obiettivo primario di un business, coloro che hanno risposto “migliorare la società” sono stati il 63% in più rispetto a coloro che hanno risposto con il più classico “generare profitti”. Anche un bell’articolo di Almandoz, Lee e Ribera evidenza come molti giovani lavoratori siano attratti da opportunità di lavoro presso purpose-driven companies: aziende dove la ricerca del profitto sia unita al desiderio di migliorare il mondo.[6] Possiamo quindi affermare che sia il focus crescente sul “purpose” che l’obiettivo di generazione di valore per tutti gli stakeholder evidenziano ulteriormente la necessità e l’importanza di promuovere - all’interno delle nostre aziende - la cultura della centralità del cliente (e del cliente interno) come leva principale per garantire risultati economici sostenibili nel lungo periodo. Da questa esigenza del mercato scaturisce la mia collaborazione con Luiss Business School per la progettazione dell’Executive Programme in Customer Experience Management in partenza il 18 ottobre 2019. Articolato in 8 incontri in formula weekend, questo programma, grazie ad una faculty d’eccezione composta da esperti del settore e CEO/Director di alcuni dei brand più importanti sul mercato, fornirà ai partecipanti le competenze e gli strumenti per comprendere e misurare la customer experience e le variabili che la influenzano, per poi disegnare una esperienza coinvolgente per i clienti target attraverso l’intera customer journey omni-canale. SCARICA LA BROCHURE [1] McKinsey & Co. “When the Customer Experience Starts at Home”, 2017 [2] Pier Paolo Bucalo “La Conoscenza del Fattore Umano”, Linkedin 2019 [3] Video di Simon Sinek: https://youtu.be/Jeg3lIK8lro [4] Accenture “From Me to We: The Rise of the Purpose-Led Brand”, 2018 [5] Deloitte “The Deloitte Global Millennial Survey”, 2019 [6] J. Almandoz, Y-T. Lee and A. Ribera “Unleashing the Power of Purpose”, IESE Insight 2018  

03 Ottobre 2019

Imprese Italiane: perché fare business negli Emirati Arabi Uniti

Massimo Falcioni, AD di ECI – Ethiad Credit Insurance, è stato guest speaker alla Luiss Business School nell’ambito del primo modulo di “Doing Business in the Gulf”. Un italiano al vertice dell’agenzia federale emiratina per il credito all’esportazione, che ha condiviso con i partecipanti all’esclusivo programma, le conoscenze e l’esperienza maturate, affinché siano funzionali allo sviluppo di progetti imprenditoriali di internazionalizzazione verso i Paesi del Golfo. Perché fare business negli Emirati Arabi Uniti? L’economia emiratina si caratterizza per una forte diversificazione del prodotto interno lordo, prevalentemente sostenuta da esportazioni (produzioni locali) e ri-esportazioni (merci importate per poi essere successivamente esportate), soprattutto di prodotti non petroliferi.  Oro e gioielli, prodotti petrolchimici (plastica, polimeri), alluminio, energie rinnovabili, automotive, meccanica e food sono i settori non-oil che attirano la maggior parte delle imprese straniere a produrre in loco per poi esportare verso i tradizionali mercati di sbocco negli Emirati Arabi Uniti (quali Asia, Africa e Medio Oriente) oppure a fare base negli Emirati per riesportare prodotti importati. La diversificazione dell’economica emiratina è frutto di una precisa volontà governativa, di costruire un sistema economico che non dipendente dall’oro nero. Oggi il 77% del Pil non dipende dal petrolio, una percentuale destinata ad aumentare all’80% entro il 2021. La nascita di ECI si inserisce proprio in questo contesto: un ente federale con l’obiettivo di attirare investimenti stranieri nei settori non-oil, offrendo credito alle esportazioni a società operanti. Un toolkit manageriale per fare business negli Emirati Arabi Uniti L’obiettivo di ECI è sostenere tutte le società che abbiano identificato gli Emirati come base per i propri affari, offrendo le stesse opportunità di cui potrebbero avvantaggiarsi nel proprio Paese d’origine. È soprattutto un ente che facilita l’internazionalizzazione dagli Emirati Arabi proteggendo, merci, servizi e investimenti dai mancati pagamenti per rischi commerciali e non commerciali (rischi politici). Si tratta di strumenti tutt’altro che secondari per le imprese pronte a fare business negli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, come racconta Massimo Falcioni, gli strumenti finanziari se non accompagnati da un adeguato mindset manageriale, non proteggono l’impresa economica dal rischio di insuccesso. Per fare business negli Emirati Arabi Uniti è infatti indispensabile: Saper lavorare in team multiculturali. In un Paese che conta 10 milioni di abitanti, di cui solo il 15% è costituito da cittadini emiratini, la diversity è un marchio di fabbrica. Il fattore immigrazione infatti non è ostativo alla crescita economica, quanto piuttosto indispensabile poiché portatore di competenze. Queste considerazioni introducono un tema di ulteriore complessità nell’ambito di una leadership che sappia confrontarsi con team multiculturali. Le skill di comunicazione diventano infatti una discriminante, sia in termini di conoscenza avanzata della lingua inglese, sia dei diversi significati che un’espressione assume nella propria cultura di riferimento. Gli Emirati Arabi Uniti sono un hub internazionale con grande potenziale di sviluppo, in cui per operare con successo è necessaria capacità di analisi dei mercati globali. 03/10/2019 

PMI

02 Ottobre 2019

Luiss Business School: nasce Ethos, osservatorio sull’etica pubblica

Diretto da Sebastiano Maffettone, Ethos punta a esaminare le grandi questioni della società contemporanea in una prospettiva etica.  Il 1 ottobre 2019 è stato presentato a Villa Blanc, sede della Luiss Business School, Ethos, Osservatorio sull’Etica Pubblica. Diretto da Sebastiano Maffettone, Ethos nasce con l’obiettivo principale di esaminare le grandi questioni della società contemporanea in una prospettiva etica, attraverso una riflessione consapevole che sappia indirizzare le sfide e le trasformazioni della società contemporanea; l’attività di Ethos prevede attività di ricerca, programmi di formazione ed eventi volti ad arricchire il dibattito pubblico, costruire un dialogo virtuoso con imprese e istituzioni e guardare a una più ampia dimensione di futuro sostenibile e di responsabilità sociale. A tenere a battesimo Ethos sono stati, fra gli altri, Anna Ascani, Viceministra al Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, Sabino Cassese, Giudice Emerito della Corte Costituzionale, Claudio De Vincenti, Economista già Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno, Giovanni Lo Storto, Direttore Generale Luiss, Fabrizio Sammarco, Amministratore Delegato Italia Camp, Paola Severino, Vice Presidente Luiss, Laura Valente, Presidente Museo Madre di Napoli, e Luciano Violante, Presidente Fondazione Leonardo già Presidente della Camera dei deputati. Etica al centro del dibattito pubblico, per formare i leader del futuro “Viviamo in un momento storico in cui, dati alla mano, la fiducia che i cittadini dei maggiori Paesi occidentali nutrono nei confronti della politica, dei media, della giustizia e delle banche è sostanzialmente ai minimi”, ha dichiarato Sebastiano Maffettone, Direttore di Ethos Luiss Business School. “Ethos nasce con la convinzione che l’etica pubblica possa contribuire a consolidare quel vero e proprio cemento sociale che, sfaldandosi, crea deficit di fiducia”. “Un leader di successo deve saper prendere decisioni strategiche in modo responsabile e non può prescindere dai concetti di etica, sostenibilità e rispetto delle istituzioni”, ha aggiunto Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School. Le attività di ricerca di Ethos sono articolate in quattro macro-aree, così da costruire un’indagine sistemica delle grandi questioni della società contemporanea in chiave etica: etica e la vita con gli altri, per rispondere alle sfide della diversity e di società sempre più multiculturali; etica e la cura di noi, per un’etica pubblica delle grandi sfide della vita, della disabilità e delle dipendenze; etica e morale delle Humanities, per promuovere il sapere umanistico nell’ambito di percorsi trasversali che sappiano stimolare il pensiero critico; etica e il mondo sociale, per un approccio di etica pubblica alla cultura d’impresa, alla crescita del Mezzogiorno e, più in generale, all’economia digitale. L’etica pubblica applicata alla gestione dei dati personali genera risorse, equità e trasparenza, secondo lo studio Ethos Luiss Business School e Legacoop Il rapporto tra etica pubblica e digitale è stato oggetto dello studio “Cooperative Commons”, condotto da Ethos in partnership con Legacoop e i cui risultati sono stati presentati in occasione del lancio dell'osservatorio. La ricerca delinea un approccio cooperativo alla gestione dei dati personali che cediamo ai Big Tech per navigare in rete o fruire dei social network: nella misura in cui questi stessi dati generano profitto, il modello “Cooperative Commons” prevede che agli utenti venga assegnata una parte di profitto proporzionata all'impegno e all'utilità dei risultati. Tutti gli attori coinvolti potrebbero trarre vantaggio da simile impostazione, secondo una logica “win-win”. Da una parte, la maggiore equità redistributiva renderebbe l’economia digitale più sostenibile creando una relazione positiva tra posizioni paritarie e risorse disponibili, dall’altra questo sistema di incentivi andrebbe a incrementare la quantità e la qualità del traffico online, con più trasparenza rispetto all’uso e al valore reale dei dati. Un sistema che favorirebbe anche i grandi operatori della Rete e potrebbe contribuire a ridurre l’impatto delle misure sanzionatorie derivanti dai provvedimenti delle Authority, con ricadute positive soprattutto in termini di reputazione  e fiducia. Rassegna stampa Il Messaggero, Luiss Business School inaugura Ethos, primo osservatorio sull’etica pubblica Adnkronos, Nasce Ethos, osservatorio sull’etica pubblica Askanews, Etica e business, nasce Ethos, Osservatorio sull’etica pubblica  Ilsole24ore.com, "Guadagnare" tutti con i dati digitali? Per Ethos-Legacoop si può Corriere della Sera, Un think tank (apolitico) per l’etica pubblica HuffPost, Luiss Ethos, nasce l'osservatorio di etica pubblica Gallery 02/10/2019

30 Settembre 2019

Al via la settimana dell’etica e della responsabilità sociale alla Luiss Business School

La presentazione dell’osservatorio Ethos Luiss Business School darà il via alla Settimana dell’Etica e della Responsabilità Sociale della Scuola di Business e Management della Luiss Guido Carli. Ethos, il nuovo osservatorio sull’etica pubblica diretto da Sebastiano Maffettone nasce con l’obiettivo principale di esaminare le grandi questioni della società contemporanea in una prospettiva etica: a discuterne il 1 ottobre a Villa Blanc saranno, fra gli altri, la Viceministra al Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca Anna Ascani, la Vice Presidente della Luiss Paola Severino, il Giudice Emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, l’economista Claudio De Vincenti, il Presidente della Fondazione Leonardo Luciano Violante e Paolo Boccardelli, direttore della Business School. Giovedì 3 sarà invece illustrata la politica di sostenibilità di Enel con il suo Chief Financial Officer Alberto De Paoli. La Settimana si concluderà a Villa Blanc martedì 8 ottobre con il workshop internazionale “Make sustainable and impactful strategy happen” al quale parteciperanno i principali accademici del settore, fra cui il rettore della Luiss Andrea Prencipe e il professor Bob Eccles dell’Università di Oxford, e durante il quale l’amministratore delegato di MPS Marco Morelli sarà fra i primi firmatari del Manifesto su come integrare purpose aziendale e sostenibilità con innovazione e performance. “Affrontare con serietà e al tempo stesso con concretezza le tematiche dell’etica e della sostenibilità economica, sociale e ambientale è oggi un imperativo categorico”, ha commentato Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School. “Attraverso le iniziative di questa Settimana, vogliamo dare un contributo concreto in termini di consapevolezza e determinazione per gestire le transizioni chiave che ci attendono”. 30/09/2019 

19 Settembre 2019

Study Tour a Tel Aviv per gli studenti del Master in Entrepreneurship  

Company visit e laboratori per approfondire il sistema israeliano delle startup Due settimane nella Silicon Valley mediorientale, per conoscere la realtà della Start-up Nation Central, attraverso le testimonianze e le storie di successo dei protagonisti dell’ecosistema dell’innovazione israeliano. Un’opportunità unica per gli studenti del Master in Entrepreneurship, che attraverso workshop e company presentation hanno avuto un punto di vista privilegiato sulle scelte e le strategie che hanno reso Tel Aviv capitale high tech con la più alta densità di startup al mondo. Trovare un investitore per la tua startup in 24 ore? È possibile! Le competenze sono il punto di partenza. Se molte sono le buone idee imprenditoriali di startup che nascono in un garage, costruire un pitch che ingaggi gli investitori e lanciare sul mercato un prodotto di successo è una metodologia da fare propria. I laboratori Idea Validation & Lean Startup Methodologies, How to stay alive after selling 3 Startups, Business Communication Tools hanno permesso agli studenti di apprendere le strategie che riducono i rischi di insuccesso di una startup, come il metodo Lean Startup, e gli strumenti utili per gestire le relazioni con partner, clienti e stakeholder.  Gli incontri con i fondatori, CEO e general manager di IronSource, Bablic, Mellanox, SAM, Catlyst Investiments e Leading Edge Consultants sono stati l’occasione per gli studenti del Master in Entrepreneurship di imparare a costruire una comunicazione human2human e le regole non scritte di un business meeting. Infine, ad essere sempre pronti: a trovare un investitore in 24 ore e cosa fare se all’ultimo momento, la tua startup non viene più acquisita.   Come il contesto istituzionale può facilitare una crescita economica guidata dall’innovazione: è stato questo il tema al centro dell’incontro degli studenti del Master in Entrepreneurship, con l’ambasciatore italiano in Israele Gianluigi Benedetti. Nell’ambito delle attività previste dall’Accordo italo-israeliano di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica, non mancano infatti programmi di agevolazione della mobilità in Israele delle giovani startup italiane. Il Master in Entrepreneurship è un percorso unico di apprendimento, esperienze sul campo e sviluppo di iniziative concrete di startup imprenditoriale. Si articola in lezioni, casi studio, sessioni di lavoro di gruppo e si conclude con l’incubatore d’impresa che permette di combinare teoria e pratica. Scopri il Master e le borse di studio, che coprono fino al 95% della quota di iscrizione. SCARICA LA BROCHURE 19/09/2019 

02 Settembre 2019

Nelle mani di un algoritmo che decide al posto nostro

  Commento di Paolo Boccardelli, direttore Luiss Business School, pubblicato su Repubblica Affari & Finanza il 2 settembre 2019 Viviamo nell’era dei big data e dei social network: ogni minuto vengono effettuate 4,5 milioni di ricerche su Google, visti altrettanti video su Youtube, postate 280mila storie su Instagram. Ma questa massa di dati, cui ciascuno di noi contribuisce più o meno volontariamente quando cerca un’informazione o pubblica una foto che viene elaborata da intelligenze artificiali sempre più potenti, costituisce progresso, inteso come crescita del capitale umano e della cultura digitale? Aumenta il pluralismo dell’informazione e, in definitiva, potenzia la nostra capacità di scegliere consapevolmente? Questa domanda costituisce un nodo cruciale per la società contemporanea. Nel recente e approfondito saggio “Big Data”, gli autori Del Mastro e Nicita ricordano che già nel 2015 Hossein Derakhshan, ricercatore ad Harvard e al MIT, evidenziava come il web sia profondamente cambiato con l’avvento dei social. Prima di allora, il web era un grande strumento di accesso all’informazione e alla conoscenza, che favoriva diversità e pluralismo. Oggi a dominare sono le piattaforme: tuttavia, più le usiamo più “nutriamo” gli algoritmi di machine learning al loro interno con dati su nostre abitudini, desideri, emozioni e comportamenti. Conoscendoci sempre meglio, gli algoritmi selezionano per noi un ventaglio sempre più ristretto di informazioni, riducendo sì lo sforzo richiesto per soddisfare i nostri bisogni, ma anche la capacità di analisi. Come dimostrato da un esperimento della World Wide Web Foundation, un solo like dato o non dato a un post fa divergere i feed di account sino a quel momento “gemelli”. Questo fenomeno, definito da Eli Pariser (e da allora noto come) filter bubble, è responsabile delle scelte che l’algoritmo effettua per noi ed è, purtroppo, alla base della dieta informativa forzata di una fetta crescente della società. Sono gli algoritmi a effettuare il prezioso lavoro “editoriale” di selezione delle informazioni per noi rilevanti. A questo si aggiungano gli specialisti in grado di sfruttare gli algoritmi per diffondere presso specifiche comunità di utenti una visione parziale di un fenomeno e di una realtà, enfatizzandone alcuni aspetti a scapito di altri, o addirittura una realtà falsa. Professionisti che, in casi estremi e distorti, disseminando i social con troll e utenti falsi, riescono a influenzare il dibattito e l’agenda della discussione, se non addirittura il consenso rispetto a certe posizioni. Non mancano leader politici che con grande disinvoltura comunicano a colpi di tweet, post e storie, né esempi di consultazioni democratiche in cui gli strumenti digitali hanno contribuito a generare consenso attorno a tesi o a specifici candidati. Il tema è rilevante anche oggi in Italia: la Democrazia Parlamentare sancita dalla Costituzione si confronta con quella diretta evocata da molte forze politiche per aumentare il consenso facendo leva proprio sulla disintermediazione resa possibile dalla comunicazione digitale. Non bisogna però dimenticare che le piattaforme digitali sfuggono alle normative sul pluralismo e sulla responsabilità editoriale, nonché ai controlli delle autorithy. Inoltre, la “selezione” operata dalla profilazione algoritmica diventa scarsamente percepibile dagli utenti, che ricevono le notizie selezionate sulla base del meccanismo del filter bubble e, pertanto, accedono solamente a una visione parziale della realtà senza rendersene conto. Questo fenomeno, infine, è particolarmente accentuato dall’utilizzo di tecniche di comunicazione che evocano e stimolano emozioni, creando news di facile e immediata condivisione e per loro natura virali, accentuando ulteriormente il fenomeno della profilazione. Tutto ciò pone due importanti temi. Il primo è la necessità di prevedere in capo alle Authorithy meccanismi di controllo e regolamentazione maggiormente efficaci per, fra l’altro, rendere più espliciti e trasparenti i meccanismi di profilazione e contrastare la diffusione delle fake news. Inoltre, poiché il fenomeno non è facilmente arginabile, è necessario imparare a conoscerlo, attrezzare la nostra società con gli strumenti adatti per vivere nella nuova era digitale in maniera consapevole. Occorre cioè imparare di nuovo a cercare le notizie e a discernere quelle vere da quelle false, quelle che mostrano una realtà parziale e non offrono una visione controfattuale da quelle che consentono di effettuare analisi obiettive. È necessario, in definitiva, nutrire la nostra società con l’abilità fondamentale per il nostro tempo: il pensiero critico. Il pensiero critico si alimenta con l’apprendimento continuo, vive di domande e non di risposte preconfezionate; è alleato del dubbio e non delle certezze di pochi; si arricchisce grazie alle opinioni degli esperti veri e non presunti, si basa su dati e analisi rigorose, realizzate con metodi scientifici e presentate in modo appropriato nelle sedi corrette. In definitiva, il pensiero critico si nutre della conoscenza approfondita e non della superficialità. 02/09/2019 

Nessun articolo trovato