News & Insight
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12 Giugno 2024

Osservatorio Executive Compensation e Corporate Governance

Presentazione dei risultati dello "Studio sui compensi dei Board delle società del FTSE MIB" Si terrà l'8 luglio alle 10.30 a Villa Blanc, in Via Nomentana 216, Roma, il convegno promosso dall'Osservatorio Executive Compensation e Corporate Governance, in cui verranno presentati i risultati dello "Studio sui compensi dei Board delle società del FTSE MIB".  Sarà un’occasione di dibattito e networking per approfondire i temi più attuali dell'executive compensation e della corporate governance, dalla doppia prospettiva del Board e della Direzione Risorse Umane. AGENDA 10.30 Accoglienza ospiti 11.00 Saluti istituzionaliRaffaele Oriani, Dean, Luiss Business School 11.15 Studio sui compensi dei board del FTSE MIB 2024Guido Cutillo, Direttore Osservatorio Executive Compensation e Corporate Governance, Luiss Business School 11.35 Ruolo e complessità del Comitato Remunerazioni nella costruzione della Politica retributivaFabiola Mascardi, Presidente Comitato Remunerazioni, ItalgasDiva Moriani, Presidente Comitato Remunerazioni, Gruppo Generali e Moncler Group 12.15 Tavola rotonda «L’evoluzione dei sistemi retributivi nella prassi italiana»Alessandro Bacci, Direttore del Personale, Ministero dell’Economia e delle FinanzeDiego Frattarolo, Chief People Officer , SOMECMauro Ghilardi, Direttore People & Transformation , A2A Modera:Guido Cutillo, Direttore Osservatorio Executive Compensation e Corporate Governance, LuissBusiness School 13.15 Saluti di chiusura e ringraziamenti 13.30 Lunch break e networking Per partecipare è necessaria l'iscrizione. LINK      

12 Giugno 2024

L'Intelligenza Artificiale e la sua applicazione in ambito automotive

Si terrà il 18 giugno alle 10.30 a Villa Blanc, l'evento "L'Intelligenza Artificiale e la sua applicazione in ambito automotive" organizzato dall'Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School. Durante l'evento, realizzato con il supporto di Unrae, Honda, Toyota, Kia e Renault, verrà presentata la ricerca dell'Osservatorio che indaga il rapporto tra Intelligenza Artificiale e mondo automotive, al centro di alcuni  tra i più interessanti e persino inattesi sviluppi. Top manager delle principali case automobilistiche, accademici, rappresentanti ed esperti si confronteranno sul profondo cambiamento avviato dall'Intelligenza Artificiale nel settore, analizzandone le implicazioni attuali e future. AGENDA 10.30 Registrazione ospiti e welcome coffee 11:00   Saluti istituzionaliRaffaele Oriani, Dean, Luiss Business School 11:15   Presentazione della ricerca: "La nuova era dell'auto: l’Automobile Sapiens - l’Intelligenza Artificiale e il suo impatto sull’automotive"Fabio Orecchini, Direttore Osservatorio Auto e Mobilità, Luiss Business School e Università Guglielmo Marconi 11:45   Tavola rotonda: Intelligenza artificiale, rischi e opportunità per il mercato dell'auto in ItaliaMichele Crisci, Presidente, UNRAEPaolo Moroni, Direttore Lexus, IT e Digital Trasformation, Toyota Motor ItaliaSimone Mattogno, Head of Automobile Division, Honda Motor Europe ItaliaGiuseppe Mazzara, Marketing Communication & CRM Director, Kia ItaliaRaffaele Fusilli, Amministratore Delegato, Renault ItaliaFabio Orecchini, Direttore Osservatorio Auto e Mobilità, Luiss Business School e Università Guglielmo MarconiFrancesca Fallucchi, Associate professor, Università Guglielmo Marconi Moderatore: Valerio Berruti, giornalista, la Repubblica 13:15   Q&A  13:30  Lunch Per partecipare è necessaria l'iscrizione. LINK      

11 Giugno 2024

Green Job - Le competenze necessarie per le sfide del futuro

Tra nuove competenze e green job. Con quattro grandi aziende su cinque impegnate nello sviluppo di strategie e processi green e altrettanti consumatori che considerano rilevante l’attenzione alle pratiche di sostenibilità*, lo sviluppo di nuove skill in ambito green sta progressivamente acquisendo maggiore rilevanza in materia di formazione e lifelong learning. Di fatto, le aziende che oggi adottano policy di sostenibilità e considerano l’impatto ambientale e sociale dei propri processi, sono non solo in grado di generare valore per l’organizzazione stessa, ma anche per l’utente finale. Capire quindi come attuare questa transizione è il main focus del webinar Green Job - Le competenze necessarie per le sfide del futuro, un evento promosso da Luiss Business School in partnership con Italiacamp. L’iniziativa è organizzata nell’ambito delle attività dell’Executive Programme in Sustainability & Impact Management, un percorso formativo – in partenza in autunno al Milano Luiss Hub – particolarmente indicato per tutti coloro che si occupano di valutazione di impatto e che desiderano sviluppare conoscenze e competenze manageriali specifiche in materia di impact management, sostenibilità e impact finance. I partecipanti al webinar potranno usufruire di una riduzione della quota di iscrizione pari al 10%. Speaker Elisabetta Scognamiglio, Chief Impact Officer, Italiacamp Tamara Viel, Group Sustainability Director, Gruppo De'Longhi Antonio Rocchetti, Responsabile Contabilità e Bilancio, Azienda Farmaceutica Federica Brunetta, Responsabile Executive Master di Luiss Business School, Associate Professor in Management and Strategy Quando: 9 luglio 2024 Ora: 17:30 - 19:00 Dove: online Per partecipare è necessario registrarsi. * dati Istat e Havas - Confindustria, 2023 11 giugno 2024

10 Giugno 2024

Bando Fondirigenti - Avviso 1/2024

Fino a 10 milioni di euro per la formazione aziendale L’Executive Education di Luiss Business School supporta le aziende nella stesura del Piano Fondirigenti con cui ogni impresa può ottenere un finanziamento fino a 12.500 euro per uno stanziamento complessivo di 10 milioni di euro. La formazione manageriale per la digitalizzazione delle aziende è l’obiettivo di Avviso 1/2024 di Fondirigenti, che sostiene la competitività anche delle Piccole imprese e delle aziende del Mezzogiorno che incontrano maggiori difficoltà nell’accesso agli strumenti per l’innovazione e la transizione digitale.   Tutte le aziende aderenti e neo-aderenti a Fondirigenti, ad eccezione delle Grandi Imprese che hanno già ottenuto un finanziamento attraverso gli Avvisi promossi dal Fondo nel 2023, potranno presentare il Piano entro e non oltre le ore 12:00 del 20 giugno 2024. L’Avviso 1/2024 si articola in quattro diverse aree: Strategie di sostenibilità, Processi aziendali, Organizzazione del lavoro e Capacità individuali. L’offerta formativa dell’Executive Education di Luiss Business School supporta le aziende che vogliono rafforzare le loro competenze nei quattro ambiti previsti dal Fondo Nuove Competenze. Il Piano formativo dovrà essere presentato digitalmente nell’Area riservata alle aziende, accessibile dalla sezione MyFondirigenti. I Piani verranno valutati da una Commissione esterna e saranno finanziati con un punteggio uguale o superiore a 75/100 nei limiti dello stanziamento previsto. Verranno assegnati 4 punti aggiuntivi ai Piani presentati da una Piccola Impresa e 4 punti aggiuntivi ai Piani presentati da un’impresa con sede legale/operativa in una regione del Sud. Potranno essere presentati Piani Aziendali singoli o aggregati da un minimo di 3 e un massimo di 6 aziende compresa una Capofila.   VAI AL BANDO Per una consulenza gratuita scrivere a lbiagiotti@luissexecutivemanagementeducation.it

30 Maggio 2024

Trasformare una startup in grande azienda, ricercatori e imprenditori da tutta Europa a caccia del segreto del successo

Alla Luiss Business School, il 10 e 11 giugno, avrà luogo la seconda conferenza europea sulle scaleup dell’European Scaleup Institute Le scaleup in Italia stanno aumentando, ed esponenzialmente cresce il loro impatto in termini di crescita sul Pil. Nonostante ciò il nostro Paese investe ancora molto poco in questo settore rispetto a big come la Silicon Valley ma anche ai vicini europei. Per elaborare una ricetta che punti a colmare questo gap, il 10 e 11 giugno prossimi, la Luiss Business School ospiterà a Villa Blanc la seconda conferenza dell’European Scaleup Institute (ESI). Ricercatori e imprenditori da tutta Europa si riuniranno per un’occasione che vedrà i massimi esperti del settore e alcune delle principali scaleup europee confrontarsi sulle reali esigenze del mercato italiano per comprendere come colmare questo deficit.Durante la due giorni sarà anche lanciato per la prima volta un innovativo tool in grado di monitorare in tempo reale il numero (e le nuove nascite) di scaleup in tutta Europa. Lo strumento consentirà di avere una visione d’insieme su uno dei settori più promettenti per la crescita economica italiana ed europea. I numeriA dicembre 2022, secondo il report Tech Scaleup Italy 2023 di Mind The Bridge, l’Italia contava 557 aziende tecnologiche mature, in grado di raccogliere 7,3 miliardi di dollari di capitale (equity). Queste aziende hanno generato circa 4,4 miliardi di dollari di ricavi (circa lo 0,2% del Pil italiano) e impiegato direttamente 18.000 persone: lo 0,08% dell’occupazione totale. Si tratta di imprese in forte espansione e crescita, con un altissimo potenziale e una grande ricaduta sul Pil. Non tutte le startup, però, riescono a crescere e a diventare scaleup e l’Italia investe ancora poco, rispetto ad altri competitor europei e mondiali, per aiutarle a farlo. Il nostro Paese, infatti, impiega l’equivalente dello 0,24% del Pil in queste società, collocandosi molto al di sotto della media europea dell’1,3%. Siamo dunque fanalino di coda dopo le eccellenze della Silicon Valley ma anche rispetto ai nostri vicini europei: alla Francia (che investe il 1,5% del Pil), la Germania (l’1,2%), la Spagna (lo 0,8%) e il Portogallo (lo 0,5%). Nel 2023 (il nostro miglior anno di sempre) abbiamo investito 2,2 miliardi di dollari, a fronte dei 4,7 miliardi della Spagna, dei 10,8 miliardi della Francia, dei 14,4 miliardi della Germania e dei 40, 5 miliardi del Regno Unito. Ricercatori e imprenditori riunitiL’European Scaleup Institute (ESI) ha l'obiettivo di condividere conoscenze e best practices nella ricerca e nell'istruzione che favoriscano l'ecosistema scaleup in Europa e nel mondo. Il 10 e 11 giugno alla Conferenza interveranno tra gli altri:  Matteo Berlucchi (CEO Healthily, serial entrepreneur), Marta Testi (CEO, Elite – Euronext), Enrico Fili (CDP - Cassa Depositi e Prestiti Ventures), Marco Gay (Zest, Accelerator & VC), Roberto Magnifico (Zest, Accelerator & VC), Paolo Cellini (Deep Ocean Capital), Valerio Caracciolo (Italian Angels for Growth), Francesco Cerruti (Italian Tech Alliance), Ludger Odenthal (European Comission), Andrea Chirolli, (CEO Futura), Victor Ranieri (Co-Founder Casavo).E ancora Christian Lechner (Luiss Business School, hosts ESI conference 2024), Joris Ebbers (Luiss Business School), Euclides Major (Nova, Lisbona), Dimo Ringov (ESADE, Barcelone), David Sluss (ESSEC, Nice), Jonathan Levie (Galway), Veroniek Collewaert (Vlerick, Bruxelles), Leonardo Fuligni (RMS, Rotterdam), Dries Faems (WHU, Vallendar). La due giorniLa prima giornata di evento, il 10 giugno, si terrà a Roma, a Villa Blanc, sede della Luiss Business School, in via Nomentana 216. L’11 giugno, invece, il meeting avrà luogo nella sede dell’Hub di Zest, in via Marsala 29H.L’ESI è una piattaforma di esperti accademici e professionisti in Europa che riunisce le migliori business school europee per rafforzare l’ecosistema Scaleup europeo. Communication partner della Luiss Business School e dell’European Scaleup Conference è Blum, società di consulenza che supporta attraverso la comunicazione imprese, centri di ricerca e organizzazioni dell’ecosistema innovativo italiano. Per partecipare all’evento è richiesta l’iscrizione a questo link. 20/05/2024

21 Maggio 2024

Bando (Yo)U International Film Festival - Edizione 2024

Promuovere l’arte cinematografica italiana e internazionale e sostenere gli autori under 30. Questi sono gli obiettivi del Premio Generazione Contemporanea - (Yo)U International Film Festival, alla sua seconda edizione. Le opere selezionate verranno presentate e proiettate durante le giornate del palinsesto di Casa del Cinema dedicate all’evento. In palio per il vincitore una borsa di studio a copertura totale o parziale della quota di iscrizione alle Major del Master in Management delle Imprese Creative e Culturali! Il concorso dà vita ad un nuovo ambito di innovazione culturale, volto non più solo alla formazione ma anche al sostegno e alla ricerca di giovani autori in ambito nazionale e internazionale. Possono partecipare al Premio tutti gli autori di nazionalità italiana o straniera – singolarmente o in gruppo – che rispettino i seguenti criteri di ammissione: non abbiano compiuto il trentesimo anno di età alla scadenza del bando prevista per il giorno 21 giugno 2024 siano iscritti o abbiano terminato da non più di un anno rispetto alla data di scadenza del bando un corso di formazione universitaria.  I candidati possono concorrere con una sola opera, edita o inedita, della durata massima di 20 minuti, che non abbia già vinto altri concorsi o premi e che sia stata realizzata dopo il 1° gennaio 2023. È prevista l’assegnazione di una targa e di una borsa di studio per il primo classificato. Tutti i cortometraggi verranno visionati dalla Direzione del Premio che selezionerà dai 10 ai 12 cortometraggi per la competizione ufficiale. Le opere verranno presentate e proiettate durante le giornate del palinsesto dell’Isola del Cinema dedicate all’evento. Nella serata finale verranno premiati i vincitori. La scadenza per la presentazione delle opere candidate al Premio è fissata per il giorno 21 giugno 2024 entro e non oltre le ore 12.00 (ora italiana). Per partecipare il candidato dovrà iscrivere la propria opera tramite la piattaforma FilmFreeway (https://filmfreeway.com/YoUInternationalFilmFestival). La partecipazione è gratuita. Si raccomanda l’attenta lettura del bando. ITA SCARICA IL BANDO MODULO ISCRIZIONE INFORMATIVA PRIVACY ENG DOWNLOAD THE ANNOUNCEMENT REGISTRATION MODULE PRIVACY POLICY

20 Luglio 2021

La trasformazione digitale nelle organizzazioni pubbliche e private

In partenza il nuovo corso per la formazione dei Responsabili per la Transizione al Digitale Con il profilarsi del PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nell’ambito del programma Next Generation EU - NGEU e dei fondi della programmazione 2021-2027 nel quadro del Decennio Digitale Europeo saranno disponibili nei prossimi mesi risorse per finanziare e accelerare la transizione digitale delle imprese e della pubblica amministrazione. È un periodo epocale per quanto riguarda le risorse per l’ammodernamento delle organizzazioni pubbliche e private e per l’attuazione dell’Agenda Digitale Europea con oltre 1.800 miliardi di euro a livello EU, configurandosi come il più ricco set di interventi mai finanziato dal bilancio dell’Unione Europea. Nello specifico grazie al PNRR saranno disponibili oltre 40 miliardi di euro per la transizione digitale, destinati prevalentemente a pianificare e realizzare progetti concreti per ammodernare la PA e le imprese, trasferire efficacemente ai vari livelli competenze manageriali e digitali, migliorare il sistema educativo, sviluppare un’efficace sanità digitale e supportare le realtà che investiranno nel digitale. Diventerà indispensabile poter mappare i fabbisogni, introdurre importanti innovazioni di processo nelle organizzazioni, identificare le più idonee dotazioni materiali e immateriali, garantire il necessario supporto specialistico all’attuazione concreta dei progetti, con attenzione particolare al tema della digitalizzazione e dell’innovazione dei processi lavorativi e operativi. Fondamentale quindi il ruolo del Responsabile per la Transizione al Digitale, nuova figura professionale che diventerà il “driver” per stimolare il cambiamento, avviare processi di trasformazione digitale e fungere da facilitatore con un ruolo trasversale tra le varie funzioni e dipartimenti coinvolti di un’organizzazione. Un’occasione da non perdere per vincere la sfida della modernizzazione delle realtà pubbliche e private e consegnare alle future generazioni un’Italia più inclusiva, efficiente, produttiva e coesa. Le organizzazioni “tradizionali” stanno affrontando o si accingono ad affrontare un percorso di trasformazione digitale, purtroppo spesso prive di tecnologie adeguate, di competenze specifiche in termini di innovazione di processo e figure professionali affidabili e competenti.  La nuova edizione dell’Executive Programme il Responsabile per la Transizione al Digitale e della Conservazione Documentale – RTD mira a fornire le necessarie competenze giuridiche, organizzative e tecnologiche in base alla normativa più recente nell’ambito dell’Ufficio per la Transizione al Digitale o del Sistema di Gestione e Conservazione Documentale. Tale corso è rivolto a responsabili di aziende e amministrazioni pubbliche, professionisti, dirigenti, quadri e funzionari che all’interno di una organizzazione partecipano al processo di trasformazione digitale o di gestione e dematerializzazione dei documenti sia attraverso attività sviluppate internamente che in outsourcing. Si formerà così una figura in grado di svolgere un ruolo aziendale particolarmente delicato: adeguare i modelli di business e trasferire le competenze necessarie per adottare nella propria organizzazione, efficaci sistemi di gestione documentale e rispettare anche le nuove disposizioni legislative. L’Executive Programme si sviluppa in 10 incontri e si svolge in modalità blended (on campus e online) per un totale di 36 ore complessive di formazione d’aula. Il corso diretto dal Prof. Nunzio Casalino sarà tenuto da docenti universitari, esperti pubblici e consulenti in materia di trasformazione digitale e nell’ambito dei settori dei processi di gestione documentale e dematerializzazione, della semplificazione amministrativa, della progettazione di servizi online, dell’organizzazione aziendale e della gestione innovativa delle risorse umane, della riorganizzazione degli archivi e conservazione, dei metodi e sistemi di classificazione dei documenti digitali. SCOPRI DI PIÙ 20/07/2021

15 Luglio 2021

Riccardo Angelini Rota: «Executive MBA, una boccata d'aria fresca che può cambiarti la vita»

Anima da nerd e curiosità da grande ricercatore: sono queste due soft skill che hanno permesso a Riccardo Angelini Rota, ex MIT di Boston, di cambiare pelle, svestire i panni dello studioso e indossare con grande soddisfazione quelli di responsabile della Struttura Sustainability Planning and Projects di Leonardo S.p.A. dopo  aver lavorato per un lungo periodo nella gestione del patrimonio immobiliare dell'azienda. Nel mezzo, la scelta di andare a più a fondo, come da sua abitudine, sulle competenze. Per farlo, ha scelto un Executive MBA di Luiss Business School. Riccardo Angelini Rota, perché hai scelto un master Executive MBA targato Luiss Business School? Avevo voglia di ampliare le conoscenze manageriali sempre più richieste nel mondo del lavoro. Sono un ingegnere, anche un po' nerd, ho fatto un dottorato sui temi della fluidodinamica e dei modelli di intelligenza artificiale. Ho trascorso quasi due anni all’MIT di Boston e ho lavorato in diverse università. La mia passione per la ricerca, unita alla conoscenza del mondo aziendale, mi ha aiutato a capire che a un certo punto della mia crescita professionale, con l'aumentare delle responsabilità e delle interazioni tra le funzioni aziendali, avere conoscenze trasversali può fare la differenza, lasciando l'ambito tecnologico verso quello manageriale. In che modo? L'interazione tra le business unit sostanziata dalle conoscenze che l'EMBA ti dà, ti fa sentire più strutturato, sicuro di te. Quindi a spingermi verso la scelta in Luiss Business School sono state l'eccessiva conoscenza tecnica e la voglia di avere una visione più eterogenea di come funziona un'azienda, affrontando temi che da ingegnere nerd non avevo mai studiato, come il marketing  e la parte di analisi economica finanziaria. L'EMBA mi ha permesso di colmare questi gap e di acquisire nuove fondamentali competenze.  Che ricordi hai del percorso in aula? Divertimento, affiatamento. Mi sono portato a casa tutti gli approfondimenti professionali che la condivisione con altri membri del gruppo hanno reso possibile nella preparazione degli esami. Durante l'EMBA si creano rapporti molto strutturati: ti appoggi e ti confronti con varie persone, alle loro competenze e ai loro percorsi di carriera con l’obiettivo di imparare e di crescere. Quello che si è creato è un legame forte, una seconda famiglia, perché il tempo che gli si dedica è molto, tra condivisione, esami e lavoro di gruppo.  Come avete lavorato sulle soft skill e come le hai applicate nel tuo campo? Riscrivendo il mio curriculum, ho notato che molte delle mie soft skill sono cresciute dopo l'EMBA: autonomia e leadership; curiosità, stimolata da tutto ciò che il percorso ti mette davanti; capacità relazionali, perché è una classe di 30, 40 persone, di esperienze e profili eterogenei, con cui ti trovi a confrontarti; problem solving, esercitato nelle decisioni prese per tutto ciò che riguarda il corso; capacità comunicativa, implementata in diversi contesti; team work, ne abbiamo fatto tantissimo; resistenza allo stress, perché fare gli esami mentre lavori non è facilissimo; la capacità di organizzare; la gestione delle informazioni e criticità; infine, il conseguire gli obiettivi. Questo è solo un elenco, ma ripercorrendo le singole voci, ho ricordato tutto ciò che avevamo fatto per ognuna di queste soft skill, facendo un'analisi - positiva - su quello che avevamo vissuto. Durante il master avete creato dei progetti: qual è il tuo ricordo di questa esperienza? Mi sono occupato di un progetto che non è stato confezionato negli ultimi mesi, ma che è nato poco dopo l’inizio della pandemia da Covid-19. Eravamo in lockdown da un mese: tutti stavamo vivendo questa nuova esperienza. Noi l'abbiamo vissuta in modo intenso, anche attraverso il percorso EMBA. Il legame forte che si era creato con le persone, con i luoghi, con le aule della bellissima Villa Blancè stato rallentato. Siccome la resilienza è una delle parole cardini dell'EMBA, abbiamo iniziato a pensare a uno strumento che possa garantire un'unione fisica e digitale, e che possa accelerare – per chi fa parte di questi percorsi – le possibilità di networking anche stando a casa. Così abbiamo creato un progetto che prenda i dati e le biografie delle persone appartenenti alla community della business school e riesca a fare un'analisi semantica dei testi estrapolando le particolarità e le peculiarità di queste persone, le loro professioni ma anche i loro hobby e far sì che la scintilla professionale scocchi grazie alla regia dell'intelligenza artificiale. Luiss Business School ha sostenuto il vostro progetto? Sì, la scuola ci ha creduto moltissimo, dato che ha dovuto affrontare questa nuova condizione alla quale la pandemia ci ha esposto. Ora stiamo andando nelle classi di tutti i percorsi MBA per raccontare questo progetto, alimentare la community e trasferire anche la nostra esperienza. Siamo in fase di raccolta dei dati: abbiamo diverse centinaia di biografie, stiamo avviando la parte di machine learning per poi tirar fuori una soluzione strutturata. Per noi l'interesse è poter garantire che il match, la conoscenza reciproca e le possibilità di interconnessione avvenga. L'idea è accelerare tutta la community Luiss Business School attraverso questo progetto. Luiss Business School mira a formare leader che abbiano un impatto nel mondo, non solo nel proprio percorso professionale, ma anche lasciando un'impronta nel mondo. Com'è stata trattata questa tematica durante il corso? Uno dei corsi dell'EMBA è stato di fondamentale importanza nel cambio di ruolo in azienda. Seguendo infatti il modulo di Corporate social responsability, a novembre, ho acquisito gli strumenti che, insieme al mio passato nella ricerca, hanno contribuito a far si che l’ex capo dell’Innovazione e della Sostenibilità di Leonardo, l'attuale ministro Cingolani, mi volesse nel suo team. Sicuramente una parte di questo successo è da attribuire alle conoscenze che il l’intero percorso EMBA mi ha fornito. In tutte le materie c'è una parte formale e una di rappresentanza manageriale e aziendale, incontri che ampliano il bagaglio di conoscenze e la tua visione sulla specifica materia in maniera estremamente utile. Il tuo consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso. Bisogna affrontare questo percorso con passione, positività, voglia di cambiare: questo approccio ti fa vivere il percorso in maniera positiva. Si riceve un'apertura, una boccata d'aria fresca, che può cambiarti la vita. Incide in maniera positiva, ti dà tanto scambio con le persone e questo ti arricchisce in maniera irreversibile. Riccardo Angelini è stato inserito da Fortune Italia nella selezione dei 40 Manager under 40 per il 2021. 15/7/2021

07 Luglio 2021

Data Protection Officer, i rischi e le sfide a tre anni del GDPR

Quali sono le sfide che il Responsabile per la Protezione dei Dati si troverà ad affrontare? Come prepararsi a ricoprire questo ruolo? Un webinar e un Flex Executive Programme targato Luiss Business School cercano di tracciare la rotta Dati sanitari, blockchain, lotta ai cambiamenti climatici: sono queste alcune delle sfide che il Data Protection Officer si trova oggi ad affrontare. Ma il punto focale del suo percorso evolutivo sta in una parola: accountability, cioè la responsabilizzazione del titolare del trattamento dei dati personali da parte di aziende e pubblica amministrazione. In questi giorni il Garante della Privacy ha approvato e aggiornato nuove FAQ dedicate alla figura proprio per mettere al centro il necessario cambio di filosofia. Il Dpo è un controllore: l'occhio dell'Autority sui titolari del trattamento di dati personali. Chi è e cosa fa il Data Protection Officer Il Data Protection Officer (di seguito DPO) è una figura introdotta dal Regolamento generale sulla protezione dei dati 2016/679, noto anche come GDPR, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea L. 119 il 4 maggio 2016. Figura storicamente già presente in alcune legislazioni europee, è un professionista che deve avere un ruolo aziendale (sia esso soggetto interno o esterno) con competenze giuridiche, informatiche, di risk management e di analisi dei processi. La sua responsabilità principale è quella di osservare, valutare e organizzare la gestione del trattamento di dati personali (e dunque la loro protezione) all’interno di un’azienda (sia essa pubblica che privata), affinché questi siano trattati nel rispetto delle normative privacy europee e nazionali. Formazione, chiave dell'accountability Secondo un’analisi condotta da Agenda Digitale, dall'istituzione della figura del Data Protection Officer l'Italia non ha schierato persone preparate. La funzione è stata affidata a professionisti improvvisati, poco consci del ruolo importante che vanno a ricoprire. «Siamo in un periodo storico fortemente associato all'importanza dei dati, che riflette sugli spostamenti dei cittadini e su tutto l'ambito sanitario e personale legato al Covid. È un trend che sta prendendo piede con particolare focus sulle multinazionali: la privacy è sempre più importante – spiega Enzo Peruffo, Associate Dean for Education Luiss Business School – Il corso avanzato in “Gestione del Rischio Privacy: soluzioni tecniche ed operative di controllo e monitoraggio” del Flex Executive Programme in Governance della Privacy rappresenta la costante evoluzione della nostra offerta formativa». Il percorso formativo Luiss Business School è disegnato per favorire l’acquisizione di metodi e strumenti per operare con successo nella gestione del principio di accountability e del concetto di Privacy by design, attraverso la metodologia Flex che prevede il 90% delle lezioni in distance learning. Quanto conta l'indipendenza del Dpo «Il Gdpr è condensabile in una parola: accountability – sottolinea Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali. – Ma cosa significa nel concreto? Questa parola è un mastodontico cambio di filosofia perché la responsabilizzazione circa il trattamento dei dati si sposta sul titolare: il Dpo assiste chi assume le decisioni in tutte le fasi cruciali della progettazione e verifica gli eventuali rischi del trattamento, seguendo i principi del Gdpr». Vent'anni dopo la prima normativa sulla privacy, il legislatore europeo è tornato a trattare la materia dei dati personali in un contesto socio economico completamente diverso. Il digitale è esploso, il contesto socio-economico è cambiato. Oggi dietro qualunque operazione effettuata in rete c'è una rete complessa di trattamenti. Occorreva inquadrare il fenomeno da un punto di vista nuovo. Dato che è il titolare a scegliere le finalità del trattamento e le modalità del trattamento, è lui che deve valutare il rischio al quale il suo trattamento espone gli interessati, sin dalla progettazione by desing. Il titolare deve avere in mente sin da quando inizia a pensare di trattare i dati le misure da adottare in modo da dare attuazioni al Gdpr e non produrre pagine di giustificazioni ex post. Il Dpo deve verificare solo la correttezza dei metodi e delle operazioni. «I Dpo sono l'avamposto dell'autorità nel variegato tessuto economico e istituzionale del Paese. Dall'entrata in vigore del Gdpr, non può esistere un garante aggiornato e avveduto senza questa rete di Dpo che operano nella specificità dei diversi trattamenti. Noi, come Garante, vediamo con gli occhi dei Dpo». La formazione torna ad essere un argomento centrale perché, oltre a rivolgersi a professionisti competenti, «il Dpo deve formare il titolare perché sia accountable – spiega Francesco Giorgianni, Global Data Protection Officer, Enel Group – Il titolare fa business, persegue l’interesse aziendale, e il Dpo lo aiuta a far sì che il primo obiettivo coincida con il rispetto dei diritti delle persone di cui svolge il trattamento dei dati personali». 7/7/2021

06 Luglio 2021

Paolo Boccardelli, Luiss Business School: «Nella transizione ecologica il capitale umano sarà ancora centrale e decisivo»

In occasione dell’apertura della nuova edizione dell’Edison Energy Camp il Direttore Luiss Business School e Nicola Monti, CEO Edison, tracciano la road map per una rivoluzione che non si può fallire Per la transizione ecologica non basta la tecnologia: la chiave di volta saranno le competenze. È questo il teorema espresso da Paolo Boccardelli, Direttore di Luiss Business School, durante il webinar La transizione ecologica: una sfida centrale per il sistema Paese e per l’economia internazionale. Il settore Energy è tra quelli maggiormente interessati dal Recovery Fund. Gli obiettivi sono la transizione energetica, il potenziamento della formazione e un cambio di mindset nella cultura di impresa. Mai come oggi l'Italia ha bisogno di una spinta importante per realizzare questi traguardi. Per farlo avrà bisogno di governare e tradurre la digitalizzazione in business, trasformando concretamente la parola sostenibilità in una voce di bilancio aziendale. «Il mondo dell'energia sta affrontando la stessa sfida del settore dell'IT di un decennio fa – spiega Boccardelli – passare da un modello industriale centralizzato a uno decentralizzato. L'architettura dell'energia sta attraversando lo stesso tipo di rivoluzione: portare l'intelligenza nei punti vicini al consumo. Attraverso la rivoluzione dei dati, la digitalizzazione consente di gestire i picchi di domanda in modo intelligente». Per farlo servono prima di tutto le competenze. «Nella transizione ecologica il capitale umano sarà ancora centrale e decisivo: ad oggi, far lavorare nel modo migliore un computer è ancora una competenza dell'uomo. Non bastano dei profili Stem o dei data scientist: queste risorse devono essere in grado di costruire il modo in cui l'azienda accede ai dati. I business translator interpretano i dati nel frame aziendale, danno il senso della valorizzazione del dato. Per questo vanno formati nelle aziende, per mettere in pratica la logica data driven attraverso processi innovativi, in cui il settore energetico ha fatto molti passi avanti». Secondo Nicola Monti, CEO Edison, le competenze necessarie nel settore Energy saranno quelle che consentiranno di chiudere il cerchio nelle energie rinnovabili, dove vanno implementati i sistemi di accumulo. «Serviranno competenze nella gestione dei clienti e nella comunicazione, nella gestione e formazione delle risorse umane: la quantità di persone impiegate nel settore aumenterà, con un necessario upskilling e reskilling, che traghettino le competenze dal mondo degli idrocarburi a quello delle energie rinnovabili». La transizione energetica: il vantaggio da non perdere Nella transizione energetica l'Europa si è portata avanti sul tema delle energie rinnovabili, creando anche un mercato delle emissioni. Al trend si stanno accodando anche gli Stati Uniti, ma nazioni come India e Cina non pensano minimamente a invertire la rotta. Edison, la più antica azienda energetica europea, si prepara a raggiungere la carbon neutrality entro il 2050. «Stiamo vivendo un momento di discontinuità – spiega Monti – Se il progresso industriale degli ultimi 50 anni è stato alimentato dagli idrocarburi, le cui emissioni hanno contribuito a causare un aumento della temperatura del pianeta, ci si rende conto che siamo arrivati a un punto dove bisogna cambiare modo di fare energia. In questo scenario le rinnovabili avranno un ruolo sempre più grande. Un ruolo chiave sarà giocato anche dal consumatore, che con il digitale non avrà solo un ruolo passivo, ma sarà in grado di comunicare in modo attivo». L'energia riguarda tantissimi aspetti della vita quotidiana: per questo la sostenibilità non può restare solo una medaglia da appuntarsi al petto. Secondo Monti è diventata un tutt'uno con i bilanci delle aziende. Boccardelli sottolinea che chi oggi ha obiettivi di sostenibilità, deve accelerare le sue policy. «Il 90% del successo di una strategia dipende da una buona execution: è il momento di affrontare i nodi implementativi della sostenibilità – spiega il Direttore di Luiss Business School – Il Pnrr dice molto in merito, ma forse non abbastanza: certamente è una grossa opportunità per trasformare una buzzword in qualcosa di concreto». «Bisognerà far bene i compiti per non lasciare solo debiti, creando ricchezza – aggiunge Boccardelli – È necessario rivisitare il sistema economico italiano. Abbiamo da recuperare un gap di produttività di vent'anni, in cui paghiamo inefficienza del sistema, falle nei settori della giustizia, innovazione, istruzione e ricerca. Il Paese cambia se ciascuno di noi si rimbocca le maniche e fa il proprio dovere». L'evento Le riflessioni sono emerse durante il webinar del 17 giugno La transizione ecologica: una sfida centrale per il sistema Paese e per l’economia internazionale, organizzato in occasione dell’apertura della nuova edizione dell’Edison Energy Camp, prevista per il 21 giugno. All'evento hanno partecipato Nicola Monti, CEO Edison, e Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, L’Edison Energy Camp prende avvio nel 2013 in collaborazione con il Consiglio Mondiale dell’Energia – WEC Italia, come programma destinato agli studenti iscritti alla laurea magistrale nell’ambito di percorsi di studio coerenti con il settore energia. Dal 2019 l’Edison Energy Camp è frutto del sodalizio fra Edison, WEC Italia e Luiss Business School. L’obiettivo è fornire una fotografia completa del settore Energy a 50 giovani, per formarli come futuri interpreti della grande sfida della transizione ecologica, soprattutto sotto la spinta del Recovery Fund, che siano in possesso degli strumenti di analisi critica degli scenari energetici e in grado di fornire un supporto integrato e mirato al business. Nell'Edison Energy Campo gli studenti si uniranno a giovani professionisti, lavorando insieme e creando nuove sinergie. I webinar open del camp vedono protagonisti Barbara Terenghi, Chief Sustainability Officer, Edison, il 24 giugno, e Simone Nisi, Direttore Affari Istituzionali, Edison, l'8 luglio.   5/7/2021

30 Giugno 2021

Expo 2020 Dubai: la strategia per le PMI targata Luiss Business School e SACE

Digitalizzazione, competenze trasversali, economie di filiera, sostenibilità: ecco le coordinate per le piccole e medie imprese emerse dall'incontro a Villa Blanc organizzato da Luiss Business School sotto la regia di SACE per celebrare la conclusione dell'Export Champion Program «Le sfide e le opportunità offerte dagli Emirati Arabi Uniti sono tantissime – ha spiegato Pierfrancesco Latini, Amministratore Delegato SACE durante l'evento Expo 2020 Dubai: il Made in Italy riparte dagli EAU del 22 giugno a Villa Blanc, Roma - L'export si è ridotto del 16 % a causa della crisi pandemica, ma ci si aspetta una ripresa importante. Nei primi mesi del 2021 è stato registrato un +22% con prospettive ancora più rosee nel 2022». Tra i settori più interessanti per le aziende italiane ci saranno quello delle infrastrutture; l'agritech e l'agrifood, dai macchinari al prodotto finale; e le energie rinnovabili, un settore su cui tutto il Medioriente sta puntando molto. Ma gli Emirati Arabi Uniti non sono il nuovo Eldorado: è un Paese che pretende eccellenza, obiettivo che si può raggiungere attraverso la formazione dei manager con competenze trasversali, economia di filiera, sostenibilità e digitalizzazione. Il valore della digital transformation L'Unione Europea stima che da qui al 2025 ci sarà un incremento di dati pari al 530%, generando un valore di 829 miliardi di euro per la data economy, creato grazie a 11 milioni di professionisti in questo ambito. Ci sarà anche una crescita sostanziale delle digital skill, che farà in modo da assicurare competenze digitali di base ad almeno il 65% della popolazione europea.  «Fino a qualche tempo fa la digitalizzazione era letta come una grande minaccia. Dopo la pandemia invece appare come una grande opportunità. Basti pensare a ciò che la digital transformation ha permesso di fare con la campagna vaccinale. Il nostro mondo è cambiato attraverso le piattaforme digitali», spiega Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School. «Ora ci sono delle sfide importanti da cogliere – continua Boccardelli. – La prima è quella delle infrastrutture. Nell'economia 5.0 serve la banda ultralarga per creare una società Gigabyte, che permetta di fruire contenuti e servizi in cloud, motore della trasformazione economica, in maniera istantanea e rapida per tutte le pmi. Il secondo punto sono i servizi, seguiti dalle competenze digitali, ambito in cui l'Italia è all'ultimo posto in Europa. Il vero motore di cambiamento sarà dunque la sinergia tra connettività, servizi e competenze». «L'Italia ha fatto passi in avanti nella digitalizzazione ma c'è molta strada ancora da fare rispetto ad altri Paesi dell'Europa occidentale – sottolinea Matteo Caroli, Associate Dean per l’internationalization Luiss Business School. – Le imprese innovative sono quelle che hanno maggiormente successo all'estero, fattore che sottolinea l'importanza di muoversi con investimenti in questa direzione, con una politica di innovazione per la digitalizzazione delle PMI». Questo aspetto interessa anche il dialogo con il cliente internazionale e la sostenibilità. «Il tema ambientale è al centro dei processi di sviluppo dei paesi emiratini. Le imprese che riescono a innovare in chiave di sostenibilità si affermano. Sace ha lanciato molte iniziative a sostegno delle imprese eccellenti sul piano ambientale, modalità per essere competitivi a livello internazionale. Su questo fronte siamo leader di alcune filiere della cosiddetta green economy, come l'energia». Il ruolo chiave della formazione Entrare in un mercato importante e particolare quello dei Paesi del Golfo richiede competenze trasversali, ma anche la consapevolezza che è la filiera la leva su cui puntare. «È di grande importanza acquisire competenza di natura comportamentale, negoziale, per essere efficaci nelle sedi estere – continua Caroli – Inoltre, bisogna acquisire le capacità di ripensare e gestire il proprio business model e comprendere che si possono cogliere grandi opportunità se si opera in un nuovo mercato all'interno di una filiera. In Paesi come gli Emirati Arabi Uniti la singola azienda ha poche chance. Per questo la sfida è quella di sviluppare un'offerta di alta formazione per sviluppare competenze manageriali di alto profilo». Il managerial gap, cioè quelle carenze di competenze manageriali, non può più essere un ostacolo alla crescita. Oggi la formazione di questo apparato di conoscenze è molto più complessa perché non si tratta solo di creare competenze professionali, ma di avere anche una visione più complessa del ruolo del manager. «Servono competenze per comprendere gli scenari geopolitici – spiega Boccardelli – Per questo si punta a creare una formazione T-shape, con una verticalizzazione profonda su specifiche aree, ma con competenze trasversali che permettono ai manager e ai leader di comprendere l'evoluzione geopolitica e l’economia digitale. Lo permettono programmi come Export Champion Program». «L'obiettivo – aggiunge Latini - è affiancare le imprese italiane sul mercato domestico». La partnership con Luiss Business School ha permesso un rafforzamento del programma Sace Education, che promuove un programma formativo e integrato per promuovere export, internazionalizzazione, green new deal e digitalizzazione nelle imprese italiane. Tra questi, la preparazione a Expo 2020 Dubai è uno dei pilastri. «L'innovazione è la chiave per entrare in questo paese – aggiunge Nicola Lener, Ambasciatore d’Italia ad Abu Dhabi – È un'economia che punta sulla diversificazione dei servizi della manifattura, sulla conoscenza e sulla connettività, che è il tema principale di Expo». Il primato dell'e-commerce nel mercato emiratino, dove c'è un'alta domanda di Made in Italy mostra forti potenzialità di sinergie con l'Italia, Paese a cui si guarda con grande interesse per le capacità di costruzione infrastrutturali e per l'automazione industriale, dove la digitalizzazione sta rivoluzionando la manifattura. Gli Emirati Arabi sono un mercato in grandissimo sviluppo: le cose che in Europa accadono in mesi, o anche in anni, qui accadono in settimane. Per questo ci vuole velocità di esecuzione, data da competenze e visione. 30/06/2021

15 Giugno 2021

Luigi Caldarola: «Cambiare lavoro è più facile grazie a Luiss Business School»

Dopo cinque anni in Nike, l’ex studente si è lanciato in una nuova avventura, con un settore tutto da costruire a sua immagine. A coprirgli le spalle, le competenze e tanta curiosità. La storia di Luigi Caldarola dopo il Major in Corporate Finance, per la serie #MyLuissBusiness Lasciare un lavoro che era stato il sogno di una vita in Nike, per un salto nell'inesplorato: Luigi Caldarola ha scelto di provarci, senza paura. A dargli l'energia e la fiducia nelle proprie capacità è stato il suo percorso universitario in Luiss. Oggi, che ha 30 anni, si prepara a diventare il Senior Financial Analyst europeo di StockX, azienda legata al mercato del reselling di prodotti in edizione limitata. Il coraggio di ricominciare con competenze solide e tanta curiosità deriva anche dal Major in Corporate Finance del Master in Financial Management frequentato in Luiss Business School. Luigi Caldarola, perché hai scelto il Major in Corporate Finance di Luiss Business School? Ho conseguito la laurea triennale in Economics and Management - Administration, Finance and Company Control alla Luiss Guido Carli. Dopo un'esperienza molto formativa sia a livello personale che professionale a Londra, ho capito cosa non volessi fare nella vita. Cosa è successo? In quella prima esperienza avevo a che fare con fondi di investimenti basati sul cambiamento climatico. Successivamente ho capito che avrei voluto avvicinarmi maggiormente al mondo del Corporate Finance. Poi, essendo molto attaccato alle mie radici e alla mia famiglia, ho deciso di tornare a Roma e di proseguire la mia formazione con il Major in Corporate Finance (Macofin) di Luiss Business School. Come mai hai scelto un master e non di proseguire con una laurea magistrale? Quello del master è un titolo che ha maggior peso all'estero. Il mondo del lavoro è molto competitivo, soprattutto a livello internazionale: volevo provare ad accelerare l'intero processo. Che ambiente hai trovato in Luiss Business School? Un ambiente splendido, sereno, dal respiro internazionale, che mi ha permesso di fare tante amicizie durante l'intero percorso. Ho trovato un gruppo di persone pazzesco, con cui siamo ancora in contatto: non siamo mai stati solo colleghi, ma veri e propri amici, che studiavano e uscivano insieme. Il rapporto con i professori è stato splendido, la didattica eccellente. Le classi hanno un numero limitato di persone, fattore che ha permesso ai docenti di dare ad ognuno un mindset specifico, orientato su di noi. All'inizio non pensavo sarebbe stato così. Il Macofin è interamente in inglese: questo è stato un problema o un'opportunità per te? Partivo con una buona base di inglese e lo avevo già esercitato, ma è molto importante essere a contatto con la lingua ogni giorno: parlarlo, capirlo, leggerlo ed esprimersi. Anche tra noi studenti cercavamo di parlarlo il più possibile. Il master lo ha sicuramente potenziato, grazie anche al focus completamente concentrato sul linguaggio del Corporate Finance, un ambito per me completamente nuovo. Soft skill: come avete lavorato su questo ambito durante il master? La comunicazione è tutto: cercavamo di comunicare tra di noi il più possibile. Il fatto di sapersi relazionare anche con small talk è fondamentale, fattore che mi ha aiutato sia nel passato che nel mio presente lavorativo. Poi è stato stimolato il saper lavorare in gruppo e cambiare gruppo per avere rapporti con chiunque. Il master ci ha dato un mindset specifico anche su come approcciare determinate tematiche nell'ambito lavorativo futuro. Quali sono stati momenti più significativi del percorso? Non c'è stato un vero e proprio momento fondamentale: tutto il percorso è stato meraviglioso. L'iniziare un capitolo nuovo della propria vita con persone con cui ti trovi bene è sicuramente un plus. Il momento più brutto c'è stato proprio alla fine, quando sentivamo che il percorso stava finendo e che ci stavamo lasciando. Didattica e insegnamenti: cosa ha fatto la differenza? Chi più, chi meno i professori – tra cui c'erano anche nomi di spicco – avevano alle spalle esperienze lavorative importanti. Si arrivava in classe felici, sapendo che c'erano dei docenti importanti da ascoltare. Oltre ad essere lezioni didattiche, erano lezioni di vita. Dalla Luiss Business School a Nike: come ci sei arrivato? Per me lavorare in Nike era il sogno della vita e ci sono arrivato quasi per caso. Ero in Croazia e ho pensato di mandare una mail alle risorse umane per capire se ci fosse quale posizione aperta. Non mi aspettavo una risposta e invece mi è arrivata la notizia di una posizione disponibile e che avrei potuto fare il colloquio immediatamente. Avevo un'altra offerta che proveniva dalla British American Tobacco, ma Nike era il mio sogno. Così mi sono detto “Vediamo come va”. Quanto ha contato la provenienza dal mondo Luiss? Molto, perché come dicevo prima è un ambiente internazionale. L'approccio con l'inglese è stato importante, oltre all'esperienza didattica. E nel tuo passaggio in StockX? L'esperienza in Luiss ha fatto la differenza? La Luiss è stata la base, il fulcro. Quando mi presento parto sempre dalle basi, dal mio percorso universitario e quindi sottolineo la mia provenienza universitaria. Durante le application che facevo, nei menu a tendina la voce Luiss era tra le prime. È molto richiesta, soprattutto all'estero. Qual sarà la tua posizione in StockX? Sarò Senior Financial Analyst a livello europeo. StockX è una grande struttura nata in America e pronta a sbarcare nel Vecchio Continente. Ha duecento dipendenti solo a Londra e nel reparto finance ora non c'è nessuno: sono la prima e l'unica risorsa del settore. Si tratta di una posizione molto dinamica, in cui bisognerà dare una struttura a tutto il settore in cui andrò a operare. Il business è nuovo, sta crescendo e questo richiederà moltissime analisi. Riporterò direttamente alla sede centrale, negli Stati Uniti, anche se lavorerò per lo più in smart working, viaggiando tra Olanda, Londra e America. Come sarà la tua vita in azienda? Si dice che chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova. So che è vero per quanto riguarda Nike: la vita nel campus è stata incredibilmente bella. Ma ora la routine aziendale sarà diversa per tutti. StockX mi permette lo smart working, non andrò in ufficio ogni giorno e so che a livello umano sarà diverso. Per questo ho chiesto di poter avere incontri live con gli altri in azienda: ritengo importante conoscersi fisicamente. Cosa ti porti da Nike? Proverò a portarmi tutta l'esperienza multietnica che ho fatto, l'essere molto più aperto rispetto a quando ho iniziato, cercando di essere un miglior business partner. In più, mi porto la struttura di Nike e le conoscenze tecniche, che ho coltivato anche in Luiss. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti? Considero la mia carriera all'inizio. Non pianificavo di cambiare lavoro, ma è successo: potrebbe accadere lo stesso con gli studi. Oggi è molto difficile cambiare e trovare qualcosa di nuovo, anche se è possibile. La competizione è enorme. Quando sentirò di poter conciliare le due cose, vorrei provarci per allargare le mie conoscenze, una delle motivazioni che mi ha spinto a cambiare lavoro. C'è stato un allenamento alla competitività nella formazione in Luiss Business School? Sì, ma ciò che ho trovato è una “bella”concezione di competitività tra i colleghi. Quali sono i tuoi suggerimenti agli studenti futuri e in aula, su come cogliere pienamente le opportunità del percorso? Innanzitutto, di crederci sempre: vengo da un percorso liceale non facilissimo. Ma ho sempre avuto degli obiettivi specifici su cui focalizzavo la mia attenzione, e non mi sono mai arreso. La vita devi mangiartela, che è una cosa che la Luiss mi ha insegnato. Un altro aspetto fondamentale è viversi il momento: gli anni in Luiss sono stati tosti, ma anche bellissimi. A quale tipo di creatività si può fare appello, dato che gli studenti di questo ultimo anno non hanno potuto vivere ciò che hai vissuto tu, in presenza? Come si può compensare? L'aspetto umano è fondamentale, l'ho visto anche sul lavoro. L'ultimo anno in smart working mi ha permesso di tornare a casa, ma credo che un giusto mix tra ufficio e schermo sia l'ideale. Stai per affrontare un importante switch di carriera: quanto ti ha aiutato il percorso fatto in Luiss Business School in questo passaggio? Sì. In Luiss ho imparato ad ampliare la mia visione. Prima pensavo che avrei lavorato in Italia, ma durante il mio percorso in Business School, avendo a che fare con tante culture, ho imparato a lasciarmi andare. Da lì è nata la voglia di provarci con Nike, in Olanda. Da quel momento non ho avuto più paura. Voglio ringraziare la mia famiglia che mi è sempre stata accanto e mi ha supportato in ogni scelta. Ringrazio chi mi è stato vicino durante questo percorso, una persona in particolare. Ringrazio inoltre chi ha contribuito a rendere questa esperienza indimenticabile. Dopo la prima esperienza all'estero, dopo molti momenti difficili, non temi più nulla e ti dici: «perché non provarci anche con una realtà più piccola per farla diventare più grande?». Ma c'è anche un'altra domanda a cui sento che prima o poi darò una risposta. Quale? Si parla spesso di fughe di cervelli qui in Italia. Io penso che abbiamo l'obbligo morale di riportare a casa le nostre esperienze e penso che un giorno metterò insieme tutto quello che ho fatto e coltivato per riportarlo qui e far diventare più grande anche casa nostra. 15/6/2021

11 Giugno 2021

Quando l'imprenditoria può definirsi sostenibile?

Non bastano azioni sporadiche: la sostenibilità deve essere integrata in tutti i processi e le professionalità aziendali. Il Master con Major in Sustainable Entrepreneurship di Luiss Business School mira a mettere al centro delle imprese anche etica e responsabilità Spesso le imprese interpretano la sostenibilità come una bandiera di cui potersi fregiare. Considerano sufficienti poche azioni sporadiche, qualche donazione, per considerare esaurito il proprio dovere verso pianeta e comunità, quasi come la ciliegina su una torta in cui a contare è ben altro. Ma un'azienda davvero sostenibile considera questo fattore un ingrediente pervasivo, come accade tra il babà e il rum, che trasforma un pasticcino secco in un dessert indimenticabile. L'imprenditoria può dirsi sostenibile quando è in grado di trovare una soluzione a un problema, utilizzando risorse che abbiano un impatto pari a zero o positivo sulla vita del pianeta e delle persone. «L'imprenditorialità sostenibile è anche più complicata di quella tradizionale – spiega Christian Lechner, Ordinario di Economia e gestione delle imprese presso il Dipartimento di Impresa e Management Luiss Guido Carli e Direttore del Major in Sustainable Entrepreneurship, Luiss Business School – Mentre la mera fattibilità economica prende in considerazione solo la soluzione e non sempre la sostenibilità, diventa più difficile trovare un modello economico fattibile, ma che rispetti i valori di un'economia sostenibile». Come spiega Lechner l'imprenditoria sostenibile è quella che integra nei suoi processi anche etica e responsabilità. Si parte da un approccio human centered, che mira a risolvere un problema della comunità, il vero stakeholder dell'impresa profit e non profit. Per trovare la soluzione che coniughi fattibilità e desiderabilità, verso un risultato innovativo, è necessario esplorare il problema, ma avere anche le giuste competenze per dare forma a una nuova risposta. General management, sostenibilità, approccio umanistico che aggiunga anche diversità e inclusione sono alcuni degli strumenti di cui l'imprenditore e il manager votati alla sostenibilità non può più fare a meno. Poi ci sono tools come il business planning per impatto sociale, il fundraising e la misurazione delle performance, che concorrono allo sviluppo di un mindset imprenditoriale e delle capacità manageriali di cui l'economia del New Normal avrà sempre più bisogno. «Questo approccio imprenditoriale deve essere centrato sugli esseri umani – aggiunge Lechner – e sui loro problemi: non bisogna dare per scontato di conoscere già quesito e soluzione. È necessario mettere in campo un processo di sperimentazione, che metta alla prova il prototipo della soluzione e ricavi un feedback valido. In più, ci deve essere l'obiettivo della professionalizzazione dell'attore sociale». A questi nodi aperti Luiss Business School vuole rispondere con il Master in Entrepreneurship con Major in Sustainable Entrepreneurship, un programma di 12 mesi in modalità full-time, in collaborazione con Dynamo Academy e in partenza il 25 ottobre 2021. Il master di primo livello si propone di fornire gli strumenti necessari ai neolaureati per diventare attori sociale d'impatto. nable-entrepreneurship/(si apre in una nuova scheda)ModificaImpostazioni del link attualmente selezionatoApri in una nuova schedaAdd "nofollow" to linkAdd "sponsored" to linkAdd "ugc" to link Scopri di più e iscriviti alle prossime selezioni. SCOPRI 11/6/2021

04 Giugno 2021

Formazione integrata a supporto di export, green e infrastrutture: si consolida la collaborazione tra SACE e Luiss

Si rafforza la collaborazione con la Luiss Business School attraverso un programma formativo integrato: dai servizi assicurativo finanziari a supporto dell’export, fino a investimenti green e infrastrutture anche digitali a favore delle PMI  Promuovere la crescita delle imprese italiane, partendo dalla tradizionale expertise di SACE legata ai temi assicurativo finanziari a supporto dell’export e dell’internazionalizzazione, e integrandola con la nuova operatività legata al Green New Deal ed allo sviluppo delle infrastrutture. Con questi obiettivi, si rafforza la collaborazione tra SACE e l’Università Luiss Guido Carli che, nell’ambito di un accordo più ampio, vedrà come primo risultato concreto il lancio, a settembre, della prima edizione dell’Executive Programme in Export Management. Questo programma post laurea è, infatti, sviluppato dalla Business School dell’Ateneo in sinergia con SACE Academy, l’hub di formazione accademica di SACE, erogata in collaborazione con alcune delle principali università italiane e rivolta a neolaureati e giovani professionisti, che sostiene la crescita delle imprese italiane in Italia e all’estero. L’intesa, finalizzata alla promozione di iniziative e interventi a supporto delle aziende, con particolare attenzione alle PMI, è stata siglata oggi a Villa Blanc nell’ambito di un incontro fra l’Amministratore Delegato di SACE Pierfrancesco Latini, il Direttore Generale dell’Università Luiss Guido Carli Giovanni Lo Storto e il Direttore di Luiss Business School Paolo Boccardelli. Nell’ambito dell’accordo, i partner si impegnano a rafforzare le attività formative congiunte rivolte al mondo delle imprese italiane e dei giovani professionisti, per sviluppare competenze tecnico-specialistiche sui temi assicurativo finanziari legati all’export ed all’internazionalizzazione, al Green New Deal ed alle infrastrutture, mettendo a fattor comune le rispettive competenze. L’accordo ha, inoltre, lo scopo di analizzare le esigenze delle aziende e facilitare il contatto tra SACE e potenziali clienti interessati ai prodotti e ai servizi a loro disposizione, grazie al coinvolgimento della divisione Open Consulting di Luiss Business School, che affianca aziende e istituzioni con un approccio di consulenza fondato sull’integrazione delle eccellenze e sulla cooperazione di sistema. Una ulteriore valorizzazione dei contenuti della collaborazione sarà infine offerta mediante l’organizzazione di iniziative di comunicazione, tavoli tematici, incontri o webinar con aziende, associazioni di categoria e istituzioni territoriali, con la partecipazione dei rispettivi referenti sul territorio. “La nostra collaborazione con l’Università Luiss Guido Carli e con Luiss Business School si amplia coerentemente con l’evoluzione del ruolo di SACE”,ha commentato l’Amministratore Delegato di SACE Pierfrancesco Latini. “Una collaborazione che poggia su solide basi:l’attività formativa congiunta, infatti, è stata avviata con successo lo scorso anno ed ha coinvolto oltre 300 aziende italiane nel progetto Export Champion Program, focalizzato sulla formazione legata ai prodotti e servizi assicurativo e finanziari di SACE, e giunto alla sua seconda edizione. Con questo accordo, quindi, consolideremo le sinergie per promuovere tra le PMI l’importanza non solo dell’export e dell’internazionalizzazione, ma anche del Green New Deal e dello sviluppo delle infrastrutture, anche digitali, favorendo la formazione su tematiche che ci vedono impegnati sul mercato con i nostri prodotti a supporto delle imprese e del sistema finanziario”. “Questa partnership sottolinea l’importanza che la formazione manageriale assume in una fase così delicata per il nostro sistema delle imprese. C’è bisogno di ripensare i modelli di business, i processi produttivi e le logiche di sviluppo internazionale delle aziende italiane, facendo leva su competenze che mettano al centro capacità di innovazione, sostenibilità e trasformazione digitale. Imprenditori, manager e professionisti si confrontano oggi con una dimensione internazionale profondamente diversa, nella quale la pandemia ha accelerato i processi di cambiamento e trasformato i fattori competitivi di interi settori industriali. Per questo, oggi più che mai è fondamentale formare persone con competenze ed esperienze “larghe”, che siano in grado di creare valore per le imprese italiane, contribuendo così al rilancio e alla crescita della nostra economia, anche in una prospettiva internazionale” ha commentato Giovanni Lo Storto, Direttore Generale Luiss Guido Carli. “In un panorama complesso come quello in cui le aziende si trovano ad operare – è il commento di PaoloBoccardelli, Direttore Luiss Business School– grandi opportunità sono offerte da un accordo che trova il suo valore nel ben calibrato mix di competenze fra l’alta formazione manageriale e l’infrastruttura di riferimento per le imprese italiane che intendono rafforzare o ridefinire le proprie geografie di sviluppo. Oltre all’acquisizione di tecnologie utili nella gestione dei trend in essere da tempo, quali la trasformazione digitale, una nuova globalizzazione e l’emergere del regionalismo, questa collaborazione punta ad inquadrare crescita, formazione del capitale umano (soprattutto nelle aree del digitale) e ridefinizione delle catene del valore quali grandi opportunità di rilancio per le aziende del Paese”. 4/6/2021 

31 Maggio 2021

L’Executive Education Luiss Business School debutta ad Amsterdam. Boccardelli: «Passo importante nel nostro sviluppo estero»

Al via l'Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration Citando la famosa citazione di Neil Armstrong «Un piccolo passo per un uomo e un grande salto per l'umanità», Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization Luiss Business School, ha salutato l'inizio dell'Executive Program in International Pharma and Healthcare Administration, che aggiunge un nuovo palcoscenico internazionale per la Luiss Business School. Con 185 programmi avvitati tra Roma, Milano, Belluno, ora la scuola debutta ad Amsterdam anche con l’Executive Education. «Avviare nuovi corsi è molto complesso e questo è ancora più difficile perché inizia in una nuova sede su un mercato completamente nuovo per noi –  spiega Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School – Questo è un primo passo importante nel nostro sviluppo all'estero». «Negli ultimi tempi abbiamo fortemente incrementato la nostra facoltà internazionale – afferma il professor Caroli – Abbiamo numerosi corsi internazionali e questo sarà il nostro debutto ad Amsterdam, città divenuta sempre più rilevante come hub internazionale per l'Europa. Il nostro DNA didattico interpreta l'apprendimento come un'esperienza che dia la possibilità di rafforzare l'esperienza internazionale, il networking, la conoscenza e il mindset imprenditoriale, offrendo l'opportunità di sviluppare carriere a livello internazionale». L'approccio della Luiss Business School si basa sulla sostenibilità. «Abbiamo iniziato a lavorare con questo approccio cinque anni fa. Ora siamo in grado di sviluppare iniziative con approccio sostenibile ed etico al fine di creare valori condivisi – economici, ambientali e sociali. Insieme caratterizzeranno manager e imprenditori contemporanei». Il Covid-19 sta avendo un profondo impatto sulla salute e sull'economia globali. Eppure, visto l'aumento vertiginoso dei decessi, molte aziende hanno potuto riprendersi grazie agli interventi economici del governo e delle banche centrali. L'impatto più profondo si vedrà sulle abitudini sociali, che potrebbero cambiare a lungo termine. Ci saranno conseguenze anche per l'industria farmaceutica nei modelli di coinvolgimento dei clienti, nello sviluppo clinico e nell'organizzazione. Pertanto, per creare politiche, piani e investimenti più efficaci saranno necessari dirigenti con competenze definite e profonde, in grado di gestire tutti i processi in evoluzione. Dopo l'acquisizione dell'Amsterdam Fashion Academy (AFA), la Luiss Business School è ora attiva nella capitale olandese. L'International Pharma and Healthcare Administration durerà 4 mesi e fornirà una panoramica di come gli ecosistemi sanitari si stanno evolvendo in tutto il mondo e si concentrerà sulle sfide che il settore sta affrontando in Europa. Individuerà e introdurrà attori istituzionali di ambito sanitario e non, con i quali le organizzazioni sia pubbliche che private potranno collaborare, per lo sviluppo di approcci sanitari che meglio rispondano alle prossime sfide. Nell'aprile 2021 la Luiss Business School ha ribadito la sua visione internazionale entrando a far parte di The Future of Management Education (FOME) Alliance, il network globale delle principali business school. Questa rete riunisce docenti, alti dirigenti, project manager Edtech, progettisti dell'apprendimento ed esperti di media di ogni scuola per creare le migliori esperienze di apprendimento online. Ci sono nuove opportunità da cogliere, che creeranno vantaggi per clienti e dipendenti. Mentre la direzione sembra chiara, ci si muove in una fase di sperimentazione. Saranno necessarie nuove capacità e dovranno essere connesse a con il mindset internazionale. 31/05/2021

28 Maggio 2021

EDU-GATE, trasformazione digitale nelle università per superare il Covid

Quattro università e tre PMI hanno unito le forze per permettere ai centri di formazione superiore di arrivare agli studenti europei grazie alla tecnologia Il Covid-19 ha ostacolato anche i programmi di interscambio universitario nell'ambito Erasmus. Ma la formazione non si ferma e per questo quattro università e tre piccole e medie imprese dell'Unione Europea hanno unito le forze per introdurre metodologie didattiche innovative e implementare il digitale learning in un nuovo programma: EDU-GATE (EDucational University GATeway to enhance innovative E-learning capabilities, resilience and new best practices). Il progetto è realizzato da Luiss Business School per l'Italia in collaborazione con Rigas Tehniska Universitate (Lettonia); University of Macedonia (Greece); Burgas Free University (Bulgaria). EDU-GATE è stato fortemente voluto anche da tre PMI europee: European Center For Quality Ood (Bulgaria); Linfa Digital Srls (Italia); Symplexis (Grecia). EDU-GATE si colloca all’interno delle linee di ricerca e progettualità della Luiss Business School nell’ambito della digitalizzazione e dell’innovazione sociale e trasversalmente anche dell’inclusione. Gli obiettivi di EDU-GATE Il progetto EDU-GATE mira a supportare il superamento del gap digitale delle università pubbliche e private in Europa. Per farlo sarà necessario prima di tutto supportare piani di trasformazione digitale delle attività educative online, implementando nuove modalità formative e incrementando le expertise digitali dei docenti e dei ricercatori. Sarà necessario rendere più inclusiva la formazione a distanza di livello universitario e rafforzare le skills degli insegnanti necessarie a un utilizzo resiliente degli strumenti digitali più avanzati (come le tecniche di apprendimento integrato digitale, l’uso corretto di contenuti multimediali avanzati, l’integrazione di tecnologie per il 3D interattivo, la realtà virtuale, gli strumenti di visualizzazione olografica, ecc.) Il progetto EDU-GATE guarda prima di tutto agli studenti, la cui formazione è stata menomata dalla pandemia. È necessario includere tutti, anche quelli con minori opportunità, come i portatori di disabilità fisiche o cognitive e i giovani a basso reddito: in questo la tecnologia si propone come un facilitatore di processo. Inoltre, EDU-GATE andrà a sollecitare un dialogo strategico e più integrato con gli Stati dell’Unione al fine di preparare una proposta che possa influenzare il Consiglio Europeo sugli elementi abilitanti necessari per rendere più efficace l’educazione digitale nei prossimi anni. Il progetto si rivolge anche a ricercatori, docenti, personale e stakeholder come imprese, organizzazioni dell’economia sociale, autorità, associazioni di studenti, laureati che sono iscritti a corsi post-laurea in università e organizzazioni europee coinvolte in attività di collaborazione con le realtà accademiche. EDU-GATE: la road map del progetto I partner di EDU-GATE condurranno analisi multisettoriali per capire a che punto è la digitalizzazione dell'insegnamento, cercando di individuare approcci innovativi e concreti, insieme a strumenti adatti a soddisfare i bisogni delle università per l'insegnamento specialistico. Verrà creato un curriculum formativo online per identificare contenuti, competenze esperienziali e strumenti di valutazione delle competenze trasferite. Il tutto sarà affiancato da una piattaforma online integrata per l’apprendimento, la cooperazione multilivello e la condivisione di risorse per via digitale, attraverso la quale verranno implementati 12 innovativi moduli multimediali, che renderanno più efficaci le attività di apprendimento e la condivisione di best practice. A valle dei moduli online di EDU-GATE ci saranno dei test online che valuteranno le competenze e le conoscenze acquisite. EDU-GATE è partito il 1° aprile 2021 e si concluderà il 30 marzo 2023. Tutti i prodotti del progetto saranno disponibili in inglese e tradotti nelle rispettive lingue nazionali dei partner coinvolti, quindi in inglese, italiano, bulgaro, greco e lettone. Il progetto EDU-GATE si inserisce nel Piano d'azione per l'istruzione digitale (2021-2027) dell’Unione Europea e segue anche le raccomandazioni dell’OCSE e dell’ONU, l’EU Future Government 2030+, l’EU’s strategy for e-Skills in the 21st Century e diverse direttive europee che stanno sollecitando una reale rivoluzione digitale nei processi educativi e di apprendimento. 28/5/2021

25 Maggio 2021

Michela Lentini: «Uscite dalla comfort zone con un Executive EMBA»

Michela Lentini ha scelto di affrontare le sfide quotidiane del divario di genere e di quello generazionale nel mondo del lavoro consolidando le sue competenze manageriali. Sa bene infatti che, nel nostro Paese, appena il 18% delle posizioni dirigenziali è occupato da donne ed è proprio nei ruoli manageriali che emergono le maggiori differenze di retribuzione di genere. E sa anche che l'unione di due generazioni e il mix perfetto di Millennial e profili con maggiore seniority nel mondo del lavoro può creare team vincenti e di successo. La strada le è sembrata una sola: tornare a studiare e intraprendere un Executive MBA. Chimico farmaceutico con 10 anni di esperienza nell'industria farmaceutica, appassionata di lifescience, ha ricoperto diversi ruoli sia in R&S che nel Marketing, facendosi guidare nel suo lavoro dall’ambiziosa visione di migliorare la vita delle persone attraverso l’innovazione farmacetuica. Nonostante la giovane età ha alle spalle importanti esperienze, come quelle maturate in MSD in qualità di Marketing Associate Director in ambito Vaccini, e precedentemente in Novartis/GSK, come Regulatory Affairs Associate prima e Product Manager poi. Oggi è Oncology Senior Brand Manager in AbbVie. Michela, perché hai scelto un Executive MBA targato Luiss Business School? Uno dei motivi è stata la voglia di sfidare il divario generazionale sul lavoro. In questo tipo di percorso di formazione incontri persone di età diverse, per esempio nel mio corso ero una delle persone più giovani, con i miei 35 anni. Consolidare le mie competenze creando valore dalla contaminazione generazionale era la mia priorità. Ma c'è un altro gap ancora da sfidare. Quale? Quello di genere. Per una donna la propria preparazione professionale è un modo per colmare questo divario. In più, avendo un background scientifico ma lavorando in un contesto commerciale, volevo perfezionare alcune competenze finanziare e strategiche, acquisite on the job negli anni. Che ricordi hai del percorso in aula? Il gruppo era molto affiatato e lo è ancora, nonostante il percorso di studi sia terminato da qualche mese. Ora ci lega l'affetto e alcuni progetti di business che abbiamo avviato insieme nell’ultima fase dell'EMBA. Confrontandosi con professionisti di provenienza, esperienza e approccio diversi dai propri, ognuno di noi ha acquisito qualcosa che va molto oltre un semplice titolo di studio. In che modo? Facendo leva sulle relazioni interpersonali e sul networking, una delle cose più importanti che mi sono portata a casa dopo questi due anni. Come è stato affrontato il potenziamento delle soft skill? Le iniziative mirate allo sviluppo delle soft skill sono state tantissime. Per esempio, molto utile per il mio lavoro è stato il corso di public speaking. O ancora, ricordo una bellissima esperienza residenziale di due giorni in un teatro, tutti insieme, guidati da un attore professionista in un percorso introspettivo mirato a migliorare le nostre qualità di improvisazione, decision making, lavoro di squadra. Durante il master avete sperimentato il ruolo di imprenditori: qual è il tuo ricordo di questa esperienza? Uno degli obiettivi finali dell’EMBA era la consegna di un progetto in cui mettere in campo tutte le competenze acquisite. Ci siamo quindi cimentati nella sfida di lanciare delle idee di business e aggregarvi persone attorno, creando delle vere e proprie startup, alcune delle quali stanno andando avanti. A chi si immagina questo percorso come puramente didattico, dico che non lo è perché permette di mettere in pratica quanto si è appreso con un fine concreto, vestendo i panni degli startupper. Personalmente, ho lanciato un’idea di circular crowd a supporto delle PMI italiane in risposta all’emergenza COVID-19. Un’emergenza non solo sanitaria, ma anche economica. Insieme ad altri cinque colleghi abbiamo ipotizzato un business model innovativo in cui privati, imprese e professionisti del digitale contribuiscono a una ripresa circolare dei comparti più colpiti dalla crisi. Ora c'è un progetto ben strutturato da poter implementare. A valle di un percorso già lungo e articolato di quasi due anni, da un lato eravamo stanchi, dall’altro eravamo galvanizzati da quello che stavamo realizzando. E’ stato incredibile come ognuno di noi abbia ritrovato una nuova energia nei propri gruppi di lavoro. Luiss Business School mira a formare leader che abbiano un impatto nel mondo, lasciando un’impronta non solo nel proprio percorso professionale. Com'è stata trattata questa tematica durante il corso? Ho riscontrato la mission della Luiss Business School - leader for a better world - in diversi corsi in programma. Personalmente ho molto apprezzato il corso del Professor Matteo Caroli in Gestione sostenibile d'impresa. Sostenibilità significa tante cose, non solo green o circular economy. Significa riuscire a creare valore condiviso per tutti gli stakeholder intorno al proprio business, soprattutto per la comunità in cui si opera. Comprendere che una gestione d'impresa efficace passi anche attraverso la sostenibilità e il valore condiviso è un tema che in Luiss Bussiness School è affrontato in modo concreto e tangibile. Un altro corso molto interessante è stato quello del Professor Andrea Prencipe in Gestione dell'innovazione. Innovazione è una parola blasonata e a tavolta abusata. Ho capito il senso di innovazione intesa come “unione dei puntini”. In che senso? Per innovare sono necessarie nuove lenti, non necessariamente per pensare fuori dagli schemi e inventare qualcosa di nuovo e disruptive, bensì per ripensare allo status quo nell’ottica di “innovarsi per innovare”. Abbiamo discusso i fattori organizzativi che frenano o abilitano l’innovazione, descritti attraverso una serie di esempi di successo e di insuccesso utili a comprendere la dinamica dei processi innovativi e le implicazioni organizzative. Il tuo consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso. Se in questo momento vi state chiedendo perchè intraprendere un EMBA, forse vi trovate in un momento professionale o personale di stallo. Se percepite di essere in una comfort zone, se sentite di aver smesso di imparare ogni giorno... allora è proprio il momento di uscirne e rimettersi in gioco! 25/05/2021

24 Maggio 2021

Export Champion Program, il boost di Luiss Business School e SACE per conquistare Dubai

Al via la seconda edizione del programma formativo promosso da SACE Education, in collaborazione con Luiss Business School, rivolto alle imprese esportatrici con focus sui Paesi del Golfo per approfondire tutte le opportunità per il Made in Italy Quali occasioni attendono le aziende italiane nei Paesi del Golfo? E quali sono i rischi da evitare? Alla vigilia di Expo Dubai 2021, con l'obiettivo di rimettere al centro del contesto economico internazionale le aziende italiane, parte la seconda edizione del programma Export Champion Program. Realizzato da SACE in collaborazione con Luiss Business School, questo percorso formativo tecnico-manageriale ha un obiettivo fondamentale: fornire alle PMI italiane gli strumenti formativi per cogliere le opportunità che il mercato dei Paesi del Golfo offrono, senza correre rischi inutili. «L'economia del nostro Paese ha retto grazie alla dimensione macroeconomica dell'export – spiega Matteo Caroli, Associate Dean per l'Internazionalizzazione Luiss Business School. – Partecipare a un'azione di rafforzamento nella competizione internazionale delle aziende italiane attraverso la formazione è un grande onore per Luiss Business School. Il successo sta sempre più nella collaborazione tra settore pubblico e privato, che così possono produrre valore a beneficio dell'intera connettività». I mercati arabi sono il primo sbocco per l'export italiano: l'area Menasa assorbe il 30% dell'export italiano totale nel mondo. È una delle zone del mondo che sta dando segnali di forte ripresa. All'orizzonte c'è Expo Dubai 2020. Secondo Paolo Glisenti, Commissario Generale dell'Italia a Expo 2020 Dubai, «Expo sta diventando un hub per le filiere di imprese. Le PMI saranno protagoniste dell'Expo. In più, negli ultimi mesi sono nati 21 incubatori ed acceleratori negli Emirati Uniti che mirano ad attirare startup italiane interessate ad alimentare rapporti con l'area, anche per fare sviluppo delle proprie produzioni». «Questa nostra iniziativa – spiega Rodolfo Errore, Presidente SACE – ha l’obiettivo di aiutare le PMI italiane fornendo loro gli strumenti giusti per andare all’estero perché l’internazionalizzazione non si può improvvisare. L’approccio ai mercati esteri deve essere strutturato, consapevole e ben articolato, ed è per questo che l'informazione e la formazione diventano asset fondamentali per le imprese». Il corso torna anche per le previsioni dell'export verso i Paesi del Golfo: secondo il presidente Errore si prevedono tassi di crescita a doppia cifra. L’obiettivo principale del corso, che si avvale della professionalità e della visione di Luiss Business School e prevede il rilascio di una certificazione finale, è affiancare le aziende interessate ad operare in questa area geografica (che comprende Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Bahrein, EAU, Kuwait, Qatar e Oman). Attraverso sei sessioni con focus sui Paesi del Golfo, con un approccio operativo e pratico, il corso punta a rafforzare le competenze tecnico-specialistiche aziendali in tema di export e internazionalizzazione. A completare il percorso c’è una piattaforma digitale dove seguire i webinar, scaricare contenuti digitali, confrontarsi con relatori e partecipanti e costruire la propria vetrina aziendale. Per operare nei mercati arabi, anche in vista di Expo Dubai 2020, bisogna tenere a mente che i Paesi del Golfo non sono un unicum, ma ognuno va approcciato con le sue specificità. «In un mercato in cui il fai da te può diventare pericoloso, l'informazione e la formazione diventano fondamentali», sottolinea Liborio Stellino, Direttore Centrale per l'internazionalizzazione economica e Vicedirettore Generale per la promozione del Sistema Paese MAECI. Lo sviluppo delle competenze e delle risorse umane resta un punto cruciale per le PMI italiane: siamo sempre stati eccellenti sul piano dell'ideazione dei prodotti e della capacità di trovare lo spazio per questi ultimi nei mercati internazionali. Ma negli ultimi due decenni la competizione è diventata sempre più complessa: il buon prodotto non basta più. La cultura aziendale rivolta all'internazionalizzazione diventa fondamentale. «Inoltre – continua Stellino – sarà importante curare il binomio prezzo-qualità, dato che questa area è molto price sensitive. Infine, non bisogna pensare che il Made in Italy possa camminare da solo». Le giuste competenze e mindset, da acquisire grazie alla formazione pensata da Luiss Business School e SACE, saranno le chiavi per avere un approccio vincente a questo mercato, senza correre rischi inutili. Gli interventi sono stati raccolti durane il webinar dedicato al kick off del programma Export Champion Program, tenutosi il 19 maggio alle ore 17 con la partecipazione di Mariangela Siciliano, Head of Education SACE, Rodolfo Errore, Presidente SACE, Matteo Caroli, Associate Dean per l'Internazionalizzazione Luiss Business School, Gian Domenico Mosco, Direttore Executive Course Doing business in The Gulf  UAE Expo 2020, Liborio Stellino, Direttore Centrale per l'internazionalizzazione economica e Vice Direttore Generale per la promozione del Sistema Paese MAECI, Paolo Glisenti, Commissario Generale dell'Italia a Expo 2020 Dubai, e Alessandro Terzulli, Chief Economist SACE. 24/5/2021

13 Maggio 2021

Occhialeria: Luiss Business School crea competenze sul territorio

Il Covid ha travolto anche il settore, ma grazie all'Executive Programme in Digital Export Management progettato dalla Luiss Business School in partnership con ICE, la formazione diventa la chiave per riscrivere il futuro del distretto bellunese La pandemia ha trasformato l'imprenditoria mondiale, compreso il ramo export del settore dell’occhialeria. Il potenziamento della digitalizzazione delle imprese nell'ultimo anno ha reso ancora più evidente come il processo di espansione all’estero di un’azienda non possa più prescindere da una corretta ed efficace presenza online. A Belluno, cuore pulsante dell'occhialeria, si concentra l'80% della produzione nazionale di occhiali, ma anche il 70% del mercato mondiale di fascia medio alta e il 50% della produzione su licenza di questi accessori per i grandi marchi della moda. Più del 76% delle imprese del settore si aspettano un mercato più florido. Ma niente potrà rimanere più come prima: paradigmi come la trasformazione digitale e industria 4.0 rivoluzioneranno anche l'occhialeria e per sfruttarne tutto il potenziale è necessario formare professionisti e competenze funzionali a costruire il New Normal del settore. Per questo Luiss Business School è pronta a far partire l’Executive Programme in Digital Export Management per il settore occhialeria, in partnership con ICE - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. «Nessun imprenditore può prescindere dalla trasformazione digitale e dalla internazionalizzazione – spiega Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Director of MBA & Executive Education Luiss Business School – Il distretto dell'occhialeria non ne è esente. Traslare questi trend in questo settore non significa solo una revisione della logistica, ma anche fare riflessioni su come massimizzare la rivoluzione digitale. La sfida è quindi anche nelle competenze». Luiss Business School è da sempre al fianco delle aziende, formando professionisti a tutto tondo, capaci di portare le imprese nel futuro. Per il settore dell'occhialeria è stato creato l'Executive Programme in Digital Export Management che partirà a Belluno, quindi nel cuore del distretto dell'occhialeria, il 21 maggio prossimo. «Il Covid è stato uno tsunami che ha travolto l'economia del nostro territorio, cambiando paradigmi e accelerandone altri come quello del digitale – sottolinea Lorraine Berton, Presidente Confindustria Belluno Dolomiti – Solo ora e solo grazie ai vaccini iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel. Gli Stati Uniti si stanno rimettendo in moto, un'ottima notizia per un'industria vocata all'export come la nostra, come lo è anche l'occhialeria. L'export riparte se si vaccina l'intera popolazione mondiale: non siamo su un'isola. E anche a vaccinazione avvenuta nulla sarà più come prima». «In questi quindici mesi – continua Berton – abbiamo compreso che ci sono processi ineludibili come la digitalizzazione e industria 4.0, che richiedono un investimento importante e strategico sul fronte delle competenze, tema che come associazione continuiamo a declinare in tantissime iniziative di cui la Luiss Business School è la punta di diamante, il nostro orgoglio e, per fortuna, arrivata giusto in tempo, in concomitanza con la pandemia. La specializzazione in Occhialeria dell'Executive Programme in Digital Export Management di Luiss Business School, in partenza a Belluno il 21 maggio prossimo, andrà a coniugare digitale ed export. Si tratta di un'occasione unica per agganciare la ripresa e formare persone in grado di mantenere le nostre aziende su un mercato sempre più competitivo e affamato di ripresa. Frequentare questi corsi può fare la differenza in azienda». SCOPRI IL PROGRAMMA  13/5/2021

10 Maggio 2021

Dalia Caterino: «Il boost per la mia carriera? Competenze, competizione e soft skill»

I valori della Luiss Business School non si raccontano solo attraverso l'offerta formativa, ma soprattutto attraverso le persone che hanno fatto un pezzo di strada nelle nostre aule e hanno sintetizzato l'eccellenza nel proprio percorso professionale. La storia di Dalia Caterino, Creative Office Library & Vintage di Gucci, per la serie #MyLuissBusiness Uno studio del World Economic Forum sostiene che il 65 per cento dei bambini che oggi frequentano le elementari, in futuro faranno dei lavori che ancora non esistono. Ne è la prova Dalia Caterino, alumna di Fashion and Luxury Business – Major of the Master in Fashion, Luxury and Tourism Management di Luiss Business School, oggi parte del team dell'Ufficio Stile di Gucci a Roma, impegnata nel Creative Office Library & Vintage. Arrivata per un colloquio nel settore comunicazione, Dalia ha raccontato la visita all'Ufficio Stile di Valentino, vissuta grazie al master, attirando l'attenzione dei suoi recruiter, che le hanno permesso di adattare sulle sue competenze una figura professionale che oggi supporta i designer nel processo creativo. Dopo una laurea triennale in Moda e Costume a La Sapienza, Dalia ha scelto il master in Fashion & Luxury per potenziare la sua formazione. Oggi ha 28 anni ed è un'alumna nel vero senso del termine: «Parlo del mio percorso in Luiss sempre con la luce negli occhi». Offerta formativa, focus sulle competenze linguistiche e sviluppo delle soft skill in aula: ecco i boost che hanno accelerato la carriera di Dalia nel mondo della moda. Dalia Caterino, perché hai scelto Luiss Business School?  Avevo già dei feedback positivi da altre persone, che l'avevano frequentata in passato. Ho messo a confronto varie università che offrivano questo tipo di percorso, ma già dall'Open Day sono stata catturata dall'incontro con i docenti. Quali pensi siano i punti di forza dell'offerta formativa del master in Fashion & Luxury?  Il focus sulla lingua inglese: penso sia indispensabile per l'industria della moda. Quando ho iniziato ero a un buon livello e all'inizio avevo un po' di timore, ma il master mi ha permesso di accrescere moltissimo il mio inglese. È stato molto prezioso anche il confronto con persone provenienti da culture diverse: nel mio anno di master eravamo in diciassette. In più, il piano di studi – molto ampio, ma non generalizzato – mi ha convinto: ogni aspetto era approfondito nello specifico e non lasciato a una trattazione generica. Durante il percorso questo mi ha aiutato a capire cosa volevo fare davvero. In che modo? Quando si inizia un master per un'industria come quella della moda, dove le figure sono davvero tante e varie, è difficile individuarne alcune specifiche. Con questo master sono stata guidata verso la comprensione sul dove collocarmi nel prossimo futuro. Quanto è stato importante lo sviluppo delle soft skill previsto nel curriculum? Ero una persona molto chiusa: con il master sono riuscita a fare un passo avanti. Il doversi confrontare non solo con professori, ma anche con professionisti, dà un assaggio di ciò che si andrà a vivere fuori. Spesso la paura dei giovani è quella di non essere abbastanza: ti dicono sempre che o non hai studiato a sufficienza o non sei completamente formata su un aspetto specifico. Invece credo che con il master in Luiss Business School, grazie alla sua offerta formativa ampia ma sempre specifica, si riesca sempre a cogliere il necessario. Non c'è mai del superfluo. Quali sono stati i momenti più significativi del tuo percorso in Luiss Business School? L'esame finale, dove siamo riusciti a mettere in atto tutto quello che avevamo imparato. È un lavoro di gruppo: devi sia far combaciare le tue idee con quelle del tuo team sia metterti in competizione. Quest'ultima cosa è molto importante: se non c'è, non cresci. Permette di superare i propri limiti, altrimenti rimani sempre nella tua comfort zone. Un altro aspetto molto importante di questo percorso sono le visite alle aziende. Cosa ricordi di queste esperienze? Tra tutte, l'Ufficio Stile di Valentino, a Roma, ha segnato il mio percorso. Lì abbiamo visitato il loro archivio storico. Durante il colloquio con Gucci per lo stage stavo raccontando proprio quell'esperienza. Quel racconto li ha spinti ad offrirmi la posizione che ricopro oggi, anche se mi ero candidata per altro. Per quale posizione ti eri candidata? Volevo lavorare nella comunicazione e public relation. Ma proprio attraverso i laboratori soft skill e i corsi che approfondivano questi aspetti, mi sono accorta che tutto quello che ci viene raccontato sul mondo della moda è un po' fumoso. Nessuno ti dice cosa vai a fare davvero dopo, qual è il lavoro vero. Quindi è possibile avere il sogno di ricoprire una posizione che magari non esiste. Confrontarci con il responsabile comunicazione di McQueen è stato utilissimo: ci ha aiutati a comprendere quali sono i meccanismi fondamentali di quella posizione. Ho sempre cercato di rubare con gli occhi: dai professori, dai professionisti, ma anche dai colleghi. Fino a oggi non mi sono mai fermata a pensare dove sono arrivata. Volevo entrare in Gucci da sempre e ci sono riuscita, in una posizione che non sapevo esistesse. Cosa ti ha insegnato questa consapevolezza? Che bisogna porsi un obiettivo e arrivarci a piccoli passi, concentrandosi su quello che si sta facendo nel qui e ora, a cosa possiamo fare e a cosa possiamo portare con noi nel futuro. Lavori nell'Ufficio Stile library & vintage di Gucci: di cosa ti occupi esattamente? Il mio Team collabora alla gestione della biblioteca, supportando i designer nel processo di sviluppo inziale della collezione, e della gestione del Vintage di proprietà dell’azienda. È una posizione trasversale a tutto l’Ufficio Stile. In due anni e mezzo la posizione è cresciuta tantissimo: non esiste in altre aziende. Io e la mia responsabile la stiamo plasmando sulle nostre figure, sulle esigenze dell'azienda e sento di star crescendo tantissimo. E credo che gran parte del merito sia anche del mio percorso in Luiss. Venire dal mondo Luiss ha fatto la differenza nel tuo ingresso nel mondo del lavoro? Hai notato qualche differenza? Assolutamente sì. Luiss Business School è una realtà riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Sei a contatto con il mondo del lavoro sempre e questo conta. Senza una specializzazione non sarei stata in grado di affrontarla, anche se fossi stata la persona più preparata del mondo. In apparenza il mondo della moda e del lusso sembra meno maschili di altri, ma in certe posizioni permangono delle difficoltà. L'essere donna e il percorso formativo in Luiss ti hanno aiutata a crearti una sorta di corazza? Sì: anche il solo confrontarci in aula, anche i laboratori soft skill mi sono serviti. L'Ufficio Stile è una realtà molto impegnativa: è il mondo della moda al mille per mille. Il master mi ha aiutato a rafforzarmi. Mettersi in gioco e in competizione con gli altri dà maggiore sicurezza in se stessi e aiuta a superare certe barriere, mostrandoti per quello che sei, senza sentirsi svantaggiata perché si è donne. Pensi che in futuro continuerai a costruirti sul campo o pensi di tornare sui banchi per acquisire nuove competenze? Vorrei farlo già adesso! Sono uscita da due anni e mezzo e da allora sono in Gucci. Ma sono molto curiosa, mi piace imparare e mi piacerebbe tornare a formarmi. La moda non è più quella di vent'anni fa. Ci sono tante tematiche – sostenibilità e innovazione, tra le altre – che stanno cambiando la governance delle aziende. In che modo si sta muovendo Gucci su questi argomenti? Gucci è la prima azienda che si espone su temi come ambiente e sostenibilità. Come Ufficio Stile facciamo dei corsi di aggiornamenti su questi argomenti. Quando lavori a determinati ritmi non hai molto tempo per aggiornarti ed è molto positivo che invece l'azienda ti spinge a prenderti del tempo per formarti e informarti. Hai fatto anche il mentor per Coursera: cosa hai messo della tua formazione in Luiss in questa esperienza? Tutte le conoscenze che avevo acquisito! Fare il mentore a persone come me, anche se ero appena uscita dall'università, è stato molto interessante. Fornire spunti su come informarsi, cosa che abbiamo sempre fatto in Luiss, è fondamentale: la curiosità e l'informarsi sempre su ciò che accade non devono mancare. Un consiglio per chi deve iniziare. Rubate con gli occhi e fate tante domande ai professionisti. Cercate da subito le esperienze di stage. Prima della fine del master c'era molta ansia per la ricerca dello stage. Bisogna non darsi subito per vinti cercando uno stage. Bisogna cercare di non mollare, credere che qualcosa arrivi. Anche perché il team Luiss affianca gli studenti nella preparazione dei colloqui: c'è il massimo sostegno lungo tutto il percorso. 10/5/2021

10 Maggio 2021

Coaching: «la chiave per supportare le persone a inventare e scoprire il nuovo»

La richiesta di formazione nel coaching è in aumento nelle aziende e tra i professionisti delle human resource. Ma chi è il coach, cosa fa e qual è il percorso formativo migliore con cui approcciare questa professione? Luiss Business School dà le sue risposte La pandemia ha evidenziato la necessità per le aziende di supportare i manager nel potenziare le proprie qualità individuali ed accompagnarli verso risultati chiari e sostenibili per se stessi e per le imprese. A questa esigenza risponde Luiss Business School con il Flex Executive Coaching Programme, un approccio al settore che la scuola di alta formazione manageriale di Luiss Guido Carli ha già iscritta nel proprio Dna. Coaching: il motore della ripresa Nella pandemia la domanda di coaching è cresciuta molto. Il 75% delle organizzazioni concordano sull’importanza data da questo percorso per impiegati e dirigenti. Inoltre, l’83% delle organizzazioni pianificano di incrementare l’uso delle coaching skill da parte di manager e leader nei prossimi mesi. Come spiega il Coordinatore Scientifico Paolo Palazzo, Adjunct Professor, Luiss Business School, Consulente e Professional Executive Coach, «bisognerà supportare le persone a inventare e scoprire il nuovo». Ma chi è il coach e qual è il valore aggiunto di una formazione nel settore targata Luiss Business School? Chi è e cosa fa il coach Il coach è un esperto di formazione per gli adulti, un professionista qualificato, dotato di strumenti e tecniche sperimentate. Inoltre, è appassionato della propria crescita personale al servizio dei propri clienti. Li supporta nel conseguire obiettivi, in gruppo o singolarmente, portandoli a creare performance sfidanti e al tempo stesso di eccellenza. Attraverso alcune soft skill cardine come ascolto, empatia, rispetto per i talenti e la qualità dei clienti, favorisce la riflessione e la consapevolezza, creando un contesto sicuro e adatto a focalizzare desideri e obiettivi. Sa accompagnare il cliente nell’individuare le azioni più opportune per ottenere ciò che egli desidera, portando alla luce le migliori risorse della persona che a volte, inconsapevole, non sa nemmeno di avere. «Il coach non è un professionista che sente di essere arrivato alla cima della montagna, ma è qualcuno che la sta scalando accompagnando altre persone in un percorso simile – spiega Vito Marzulli, Country Manager, Coach e Trainer – Ogni esperienza è un passo in più che si fa accanto a chi è impegnato nella propria evoluzione professionale». «La parola deriva dall’inglese “carrozza”, similitudine che si accosta all’'accompagnare le persone – i coachee – a sbocciare: questo è ciò che crea arricchimento in chi pratica il coaching», spiega Cecilia Toni Saracini, psicologa del lavoro, coach e trainer. Perché frequentare il corso Luiss Business School Il Flex Executive Coaching Programme è un corso che consente di acquisire nuove competenze e strumenti per sviluppare un’approfondita conoscenza e pratica del coaching professionale e delle sue basi teoriche, valida per l’accreditamento delle più importanti associazioni internazionali di Coaching. I contenuti teorici e pratici trattati dalla faculty fanno infatti riferimento alle Coaching Core Competencies delle associazioni internazionali che costituiscono lo standard di qualità richiesta dal mercato. «Abbiamo pensato di proporre un corso di coaching perché è un momento particolare per la vita e la leadership nelle aziende. È un momento di ripensamento e per questo va ripensato anche il ruolo del coaching - spiega Anna Zanardi Cappon, professor of Practice, Referente Scientifco dell'Executive Coaching Programme Luiss Business School - Il nostro corso si organizza con coach professionisti, che vengono da tantissime scuole e da diversi approcci e metodologie. Quello che vogliamo offrire è una scelta di arricchimento, diversità e differenti strumenti a chi oggi vuole entrare in questo mondo professionale, per essere il più possibile adeguato alle diverse complessità che il mondo aziendale oggi richiede». Il Flex Executive Coaching Programme formerà coach capaci di operare nelle organizzazioni, grazie a un percorso innovativo che unisce la conoscenza e la pratica delle competenze di base della professione alle skill necessarie a rispondere alle esigenze del nuovo contesto digitale e remoto. Il programma è indirizzato a tutti coloro che vogliono intraprendere una carriera professionale nel coaching e che mirano a diventare agenti di cambiamento, creando valore per le organizzazioni in cui operano. «Il mondo del coaching è inclusivo: non c'è una professione di provenienza non adatta ad intraprendere questo percorso. La conditio sine qua non è l'amare le persone», aggiunge Cecilia Saracini. In Italia ci sono alcune ottime scuole di coaching, ma oltre ad avere ottimi programmi, il Flex Executive Coaching Programme di Luiss Business School vanta approcci vincenti nella formazione dei professionisti in questo ambito. «L'approccio del percorso formativo del coaching in Luiss Business School è focalizzato sul corporate – spiega Paolo Palazzo – La faculty è composta da coach che oltre ad essere professionisti di lungo concorso e pratici, veri coach essi stessi, attivi in grandi organizzazioni. Il corso sarà focalizzato anche su ciò che servirà alle aziende nei prossimi mesi, con un focus attento agli strumenti necessari per creare valore nelle aziende nel cosiddetto New Normal. Ma in Luiss il coaching è una pratica nativa della nostra didattica. In più, ultimo ma non meno importante, si viene a far parte di una community di grande valore professionale». Il Flex Executive Coaching Programme di Luiss Business School è stato presentato il 30 aprile 2021 durante un webinar a cui hanno partecipato Paolo Palazzo, Adjunct Professor, Luiss Business School e Coordinatore Scientifico del programma, Vito Marzulli, Country Manager, Coach e Trainer, e Cecilia Toni Saracini, psicologa del lavoro, coach e trainer. La prima edizione del Flex Executive Coaching Programme partirà il 20 maggio 2021. SCARICA LA BROCHURE  10/5/2021

05 Maggio 2021

Smart Export, Luiss Business School prepara le imprese per il Next Normal

Dna internazionale e capacità di reagire alla crisi: Enzo Peruffo, Associate Dean for Education Luiss Business School, presenta il modulo "Business intelligence e sviluppo internazionale nell’era post-Covid", un percorso formativo gratuito che mira a innestare il gene dell'internazionalizzazione e della resilienza nelle PMI italiane Sono già oltre 4.300 le imprese che hanno scelto il percorso di formazione professionale gratuita Smart Export, un progetto nato dalla collaborazione tra Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (Agenzia ICE) e Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI). Alle aziende e ai professionisti italiani vengono offerti sei percorsi formativi, elaborati da cinque Università e Business School italiane tra cui Luiss Business School, che alle PMI italiane ha riservato un percorso formativo gratuito dedicato a Business Intelligence e sviluppo internazionale nell’era post-Covid. «Luiss Business School ha preso parte con piacere a Smart Export, dato il momento di grande disruption che il Paese e tutte le PMI che costituiscono una parte importante del tessuto economico, stanno vivendo e vivranno nel prossimo futuro – ha spiegato Enzo Peruffo,  Coordinatore scientifico Luiss Business School – La pandemia di Covid-19 è una delle crisi più gravi mai affrontate. Per questo, con i colleghi Matteo Caroli e Renato Quattrocchi abbiamo disegnato assieme a Federica Brunetta, il modulo Luiss Business School del percorso Smart Export». Gli obiettivi sono diversi: trasmettere nozioni e buone prassi da applicare business model, spingere le imprese allo sviluppo internazionale e verso la cultura della business intelligence anche per le piccole e medie imprese, in modo da fornire gli strumenti e le competenze necessari per prevenire i rischi e gestire le crisi. «Nel modulo abbiamo deciso di soffermarci sul fenomeno della trasformazione digitale e sulla sua influenza sui processi di internazionalizzazione – continua Peruffo – considerando anche l'impatto sistemico degli eventi disruptive, cioè quegli imprevisti che possono cambiare le dinamiche e gli equilibri delle organizzazioni e delle filiere. Non a caso, ormai non si parla più di New Normal, ma di Next Normal, un momento in cui sarà necessario fare delle riflessioni su quello che può essere in futuro una specifica idea di business». All'interno del modulo si discute delle misure necessarie per rendere i modelli di business resilienti, «una parola che forse è senz'altro abusata, ma che denota la capacità di un'impresa di adattarsi e di reagire agli eventi disruptive. Le aziende resilienti sono quelle maggiormente in grado di sopportare le conseguenze di cambiamenti improvvisi e radicali, continuando ad evolvere». «Sono temi importanti non solo in questo momento, ma vogliono sottolineare una caratteristica fondamentale – conclude Peruffo – ogni organizzazione deve sapere anticipare e gestire i rischi di qualsiasi cambiamento e allo stesso tempo deve essere in grado di cogliere le opportunità che vengono dai cosiddetti mega-trend sociali, economici e tecnologici. Siamo certi che il progetto Smart Export sarà una leva strategica chiara per lo sviluppo del nostro Paese». I contenuti didattici di tutti i percorsi formativi di Smart Export – fruibili in modalità e-learning e completamente gratuiti – saranno online per 12 mesi, 24 ore al giorno, sulla piattaforma di autoapprendimento Federica Web Learning dell’Università di Napoli Federico II accessibile attraverso la pagina dedicata Smartexportacademy.it. 05/05/2021

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