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11 Luglio 2023

Luiss Business School annuncia la prima edizione dell’Executive Programme in Managing Artificial Intelligence

In un mondo in continua evoluzione, l'Intelligenza Artificiale (AI) sta rapidamente emergendo come una delle forze trainanti che sta trasformando le imprese e la società nel loro complesso.Per affrontare questa nuova frontiera e rispondere alla crescente domanda di competenze manageriali nell'ambito dell'IA, Luiss Business School lancia, in collaborazione con Pi School, la prima Edizione dell'Executive Programme in Managing Artificial Intelligence. Il corso si rivolge a manager, decision maker ed imprenditori con l'obiettivo di fornire solide competenze di gestione e una profonda comprensione dei principi e delle applicazioni dell'IA, analizzandone gli aspetti evolutivi, tecnici e le implicazioni a livello manageriale. Il programma si sviluppa in 8 moduli per una durata complessiva di 2 mesi e prevede lezioni online e on campus presso la splendida cornice di Villa Blanc a Roma. In una prima fase di preparazione, i partecipanti apprendono i concetti fondamentali dell’Intelligenza Artificiale. La fase conclusiva vedrà invece l’applicazione delle conoscenze a casi concreti.PARTENZA: 22 settembre 2023DURATA: 2 mesi SCOPRI IL PROGRAMMA COMPLETO PARTNER Pi School è una scuola di formazione avanzata nata nel 2017 a Roma all’interno di Pi Campus, un Venture Capital che investe in startup basate principalmente sull’Intelligenza Artificiale. Fondata da Marco Trombetti, Isabelle Andrieu e Gianluca Granero, Pi Campus è una comunità di imprenditori e innovatori che collaborano per affrontare le sfide del mondo moderno. Pi School si distingue per il suo concetto innovativo di apprendimento, basato sul paradigma “learning by doing“. La School of Artificial Intelligence, fiore all’occhiello di Pi School, coinvolge 2000 tra i più brillanti ingegneri e computer scientist selezionati in tutto il mondo, che vengono chiamati a risolvere sfide di business grazie all’Intelligenza Artificiale. Da quando è stata fondata nel 2017, Pi School ha formato 185 studenti e consegnato 92 prototipi di AI. L’obiettivo di Pi School è preparare gli studenti per le sfide del futuro attraverso un approccio pratico e basato sulla collaborazione. La scuola offre programmi di formazione avanzata in diverse aree tematiche, tra cui l’intelligenza artificiale, il design thinking e l’imprenditorialità. Inoltre, collabora con diverse organizzazioni per promuovere l’innovazione e lo sviluppo economico. L’approccio di Pi School alla formazione è basato sull’apprendimento esperienziale, che permette agli studenti di mettere in pratica le conoscenze acquisite attraverso progetti e collaborazioni con le aziende. In questo modo, gli studenti hanno la possibilità di sviluppare competenze pratiche e di entrare direttamente nel mondo del lavoro. La scuola si concentra sulla formazione di alto livello nel campo della tecnologia e dell’innovazione, offrendo anche corsi di formazione per le aziende.

07 Luglio 2023

Finanza e tecnologia: le nuove sfide per i Cfo

L'evento nato dalla collaborazione tra Luiss Business School e Oracle pone al centro la value chain e i cambiamenti nei processi Finance generati da intelligenza artificiale e tecnologie emergenti. Obiettivo: prevedere e pianificare più velocemente, liberando il valore delle persone C'è una duplice sfida in atto per i Cfo. Da una parte, devono adeguare i modelli a una nuova realtà di mercato, in rapida trasformazione e sempre più globale. Dall'altra, digitalizzare i processi per sfruttare le opportunità che la tecnologia offre anche in campo applicativo, al fine di poter prevedere e pianificare più velocemente le attività. Obiettivo: aumentare la creazione di valore. Questi sono i punti emersi durante l'evento La value chain e i cambiamenti nei processi finance: sfide e opportunità dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie emergenti. L'incontro è stato organizzato grazie alla collaborazione tra Luiss Business School e Oracle. Processi Finance: una fotografia di settore Intelligenza artificiale, machine learning, robotic process automation, digital assistant e data sciences possono fare la differenza nei modelli e nei processi Finance per affrontare i cambiamenti ormai consolidati nelle value chain aziendali. Tra questi, ci sono variabilità e imprevedibilità delle performance dei fornitori, della logistica e della produzione, avvento della sostenibilità e cambiamenti dei modelli di business – ad esempio servitization e multicanalità – e del comportamento dei clienti B2B e B2C. «L'intelligenza artificiale, ad esempio, può essere utilizzata per le attività routinarie contribuendo in tal modo ad ottimizzare l’allocazione delle risorse che lavorano nell'ambito dei processi Finance, che possono così dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto dove si richiede un approccio qualitativo, e ad apportare progressi, innovazione e digitalizzazione all’intera areaAFC(Amministrazione Finanza e Controllo) – ha dichiarato Anna Spina, Presidente, Sezione ANDAF Lazio, durante i saluti iniziali – In questo modo le risorse possono contribuire ad aggiungere valore e innovazione all’intera area Amministrazione Finanza e Controllo».  Finanza sempre più data-driven Nel suo Keynote Speech Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School, ha contestualizzato la figura del Cfo, immerso in un contesto in grandissima evoluzione, dove molti macro-trend influenzano l'organizzazione, il lavoro e il modo in cui viene organizzata la funzione Finanza. Sostenibilità, trasformazione digitale, intelligenza artificiale e data analytics vengono utilizzati per automatizzare i processi e liberare tempo e valore, fare previsioni migliori e supportare in modo efficace il processo strategico. Grazie a questi strumenti, il Cfo andrà a supportare la formazione di nuovi modelli di business e contribuirà a ridefinire le supply chain globali. Per farlo, avrà bisogno di maggiori capacità di gestione degli stakeholder ed esperienze cross-funzionali e cross-industry (PWC, Workforce of the future: the competing forces shaping 2030). Secondo la Global Survey di McKinsey sul ruolo della funzione Finanza, il Cfo ha l'opportunità di rinsaldare non solo il ruolo di "strategist", ma anche di "sparring partner" del Ceo, e di partecipare sempre più alle scelte strategiche di lungo termine dell'impresa. Ecco che i Cfo entrano nelle strategie aziendali Esg, diventando responsabili di attività digitali (dal 9% al 31%), raddoppiando l'utilizzo di Advanced Analytics for Finance. Inoltre, il 51% dei Cfo ha dichiarato di aver incrementato l'interazione con il Ceo in tema di trasformazione organizzativa. Per questo è necessario che ci sia una ridefinizione di attività e competenze. Da un lato, i Cfo continueranno a presidiare le attività fondamentali e caratteristiche come la pianificazione finanziaria, la reportistica, il supporto alle decisioni di finanziamento e di investimento, nonché la gestione dei rischi. Dall'altro, la funzione Finanza è divenuta responsabile delle attività di supporto alla formulazione della strategia, comunicazione efficace con il board e altri stakeholder, orientamento alle nuove tecnologie e all'efficientamento del processo di forecast e budgeting. Per raggiungere questi obiettivi, il Cfo deve comprendere il quadro macroeconomico e geopolitico; deve essere in grado di analizzare le nuove tecnologie e la supply chain, la gestione degli strumenti di data analytics e di Intelligenza Artificiale, la misurazione dei parametri Esg, l'evoluzione dei relativi standard di reporting. «La vera sfida è all'interno dell'azienda – ha sottolineato Oriani – Il Cfo non può dimenticare il lavoro che ha sempre fatto, cioè la garanzia dell'equilibrio finanziario. Parte di queste attività, che sono necessarie, deve essere automatizzata, efficientata e svolta in tempi molto minori rispetto al passato, liberando risorse e tempo per supportare l’analisi dei macro-trend, la comprensione del contesto macroeconomico e geopolitico». I trend tecnologici nella funzione AFC (Amministrazione, Finanza e Controllo) Da una recente indagine di Gartner è emerso che il 66% dei CFO prevede di dedicare più tempo alla tecnologia. I trend tecnologici rilevanti per la funzione Finance sono automazione, AI engineering, gestione del cloud, cybersecurity, intelligent composable business, anywhere operations. «La nuova sfida per il Cfo è diventare guida del cambiamento del paradigma tecnologico. Dovrà supportare l'azienda nel processo decisionale sull'adozione delle nuove tecnologie attraverso lo sviluppo di idonei modelli di valutazione. Poi, sarà chiamato a sviluppare competenze più ampie e diversificate all'interno della sua funzione, investendo in formazione e in inclusività professionale», ha aggiunto Oriani. Nell'innovazione, i Cfo lavoreranno su tre aree: automazione dei processi, real-time analytics, reporting e data visualization. La valutazione di un investimento digitale, che deve contribuire al processo di creazione di valore aziendale, richiede un’attenta considerazione di tre aspetti fondamentali: strategico, tecnico ed economico-finanziario. Le principali criticità è la difficoltà di prevedere i flussi di cassa, valutare gli intangibles come la reputazione del marchio, l'innovazione tecnologica, la difficoltà di quantificazione delle esternalità dei progetti e degli impatti incrementali. Ma i benefici sono numerosi. Quelli diretti sono il miglioramento dei ricavi, il cost saving e l'efficientamento del capitale. Mentre i benefici indiretti sono la flessibilità dell’organizzazione, la sostenibilità, la ricaduta sulla reputazione aziendale, una maggiore disponibilità di dati e sicurezza. «I Cfo dovranno capire come modificare il lavoro di coloro che svolgono attività più rutinarie. Poi dovranno investire nella formazione delle persone, un passaggio che richiede lo sviluppo di soft skill e leadership, con ricaduta sullo sviluppo del team. Infine, dovranno integrare nella funzione Finanza profili che non hanno una formazione tipica». L'impatto tecnologico sui processi Finance Durante la tavola rotonda, moderata da Cristiano Busco, Full Professor Accounting, Reporting & Sustainability, Luiss Business School, si è ragionato attorno all’impatto dei trend tecnologici nei processi Finance e sulla figura del Cfo. «L'impatto è onnicomprensivo in tutte le aree – ha sottolineato Marco Fossataro, Group Chief Financial Officer, Ferrovie dello Stato Italiane – La trasformazione non è più in corso, ma è già avvenuta, tanto da dover pensare di cambiare il titolo da Chief Financial Officer a Chief Future Manager. Bisognerà essere veloci nel formarsi e formare il team, implementando le risorse in azienda per battere i competitor sul tempo. La semplificazione di processo andrà a sostegno della pianificazione industriale». Negli ultimi 20 anni il Cfo si è evoluto. La sua funzione è stata legata alla razionalizzazione delle decisioni, «come una sorta di transformation manager chiamato a far accadere le cose». Il tema di questa evoluzione è la velocità nel governare il cambiamento. «Dobbiamo approcciare la tecnologia come manager, chiedere alle persone di fare uno sforzo di confronto su possibilità e innovazione, mettendosi in discussione. Bisogna capire come integrare i processi in azienda, investendo nella formazione di risorse già presenti in azienda. I finance digital manager non devono sostituirsi agli Ict manager, ma dialogare con loro. Per fare tutto questo, serve focalizzarsi». L’impatto della tecnologia sulla value chain «Nessuno deve avere paura del futuro. Non dobbiamo aver paura di nessun cambio tecnologico, incluso l’avvento Ai». Salvatore Sangiovanni, Group Digital Finance & Data Officer, Leonardo, ha messo in evidenza la necessità di estrarre rapidamente le informazioni necessarie per prendere decisioni. «Il Cfo oggi è business partner, ma per esserlo, deve disporre delle informazioni in tempo reale. La digitalizzazione dei processi è fondamentale, così come creare sistemi che raccolgano i dati e di estrarre informazioni in tempo reale per prendere decisioni gestionali, sfruttando le tecnologie a disposizione. Per far questo il collante è il capitale umano. Le persone faranno la differenza, individuando e andando a occupare ampi spazi che prima non c'erano. La ricerca dei talenti è un problema, ma la potenzialità maggiore riusciamo ad ottenerla lavorando sui collaboratori che sono già in azienda. Un piccolo sforzo fatto oggi può portare benefici al singolo e a tutta l'organizzazione». Sfide e opportunità: il caso Oracle Oracle è passata dall'essere un'azienda che faceva software, in cui il valore aggiunto era creare un prodotto ed esserne proprietaria, a diventare un hyperscaler cloud. Il prodotto viene trasferito in un data center in giro per il mondo, al servizio dei clienti. «Abbiamo trasformato il prodotto in servizio, ma la forza che abbiamo trasferito ci ha permesso di chiudere un bilancio in 7 giorni lavorativi, proprio qualche giorno fa alla fine del nostro anno fiscale - ha sottolineato Giovanni Ravasio, VP & Country Leader Cloud Applications, Oracle Italia - Ci siamo trovati a fare questo in un contesto in cui la sostenibilità e la corporate social responsability contano sempre di più». AI e machine learning hanno una miriade di applicazioni anche nel segmento B2b. «Ci sono altre tecnologie che stanno portando velocità e integrazione digitale. Tra queste, l’avvento del web3 e l’utilizzo degli Nft (Non Fungible Token, beni digitali che collegano la proprietà a oggetti fisici o digitali unici, come ad esempio opere d'arte, immobili, musica o video, e che possono essere comprati e venduti attraverso la tecnologia blockchain, come le criptovalute) in ambito aziendale, un asset digitale non regolato, pone delle sfide. La chiave del successo dei progetti tecnologici è il change management», ha aggiunto Ravasio. La digital transformation per affrontare le criticità Occorre aumentare agilità, flessibilità e affidabilità dei sistemi sia in ambito amministrativo-contabile sia di performance management, adeguandoli alle nuove esigenze che il nuovo ecosistema di business impone. Tra queste, ad esempio, ci sono la modellazione di scenario, l’introduzione del rischio e della predittività nella pianificazione, una maggiore integrazione dei dati e delle informazioni della catena del valore, la considerazione delle metriche e degli indicatori Esg, un’automazione spinta dei processi transazionali e più intelligenza digitale nelle analisi di business. Edilio Rossi, Digital Finance & Supply Chain Business Development Director, Oracle Italia, ha individuato quattro grandi aree di cambiamento: globalizzazione e riorganizzazione, avvento dell'impresa sostenibile attraverso i principi Esg, nuovi modelli di business e supply chain. «La digital transformation può aiutare ad affrontare le criticità - ha sottolineato Rossi – Gestione dell'incertezza, velocità, complessità, granularità. Introdurre il concetto di rischio e di scenario modeling per avere diverse opzioni, permette di inserire il rischio nei modelli di pianificazione. Come Oracle permettiamo di aggiungere algoritmi predittivi di mercato, per migliorare le capacità previsionali. Le analytics permettono di estrarre insight sofisticati. Infine, la pianificazione si connette alla granularità. Le soluzioni aziendali devono mettere insieme i punti di vista finance, operation and supply chain, HR, IT, vendite e marketing». «Stiamo lavorando per cambiare profondamente anche un'area forse più noiosa, ma destinata a rimanere. Il Cfo è responsabile dell'area closing & reporting. Automatizzarla, renderlo continua, autonoma e orchestrata deve essere l’obiettivo per arrivare a una nuova funzione di pianificazione e controllo che sia data driven, risk-adjusted, connessa, intelligente e predittiva». L'evento La value chain e i cambiamenti nei processi finance: sfide e opportunità dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie emergenti si è tenuto il 22 giugno 2023 presso Villa Blanc, sede di Luiss Business School a Roma. Hanno partecipato: Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School; Giovanni Ravasio,VP & Country Leader Cloud Applications, Oracle Italia; Anna Spina, Presidente, Sezione ANDAF Lazio; Giovanni Ravasio,VP & Country Leader Cloud Applications, Oracle Italia; Salvatore Sangiovanni, Group Digital Finance & Data Officer, Leonardo; Cristiano Busco, Full Professor Accounting, Reporting & Sustainability, Luiss Business School; Edilio Rossi, Digital Finance & Supply Chain Business Development Director, Oracle Italia. 07/07/2023

05 Luglio 2023

Luiss Business School e KAPSARC presentano la prima edizione della Summer School in “Economics of Energy and Environment” a Riyad

Luiss Business School presenta la nuova Summer School in “Economics of Energy and Environment” ideato per KAPSARC che si terrà a Riyad a partire dal prossimo 9 luglio Un’iniziativa rivolta a giovani neolaureati in economia, ingegneria e scienze politiche, che desiderano approfondire le dinamiche fondamentali dell’ecosistema energetico saudita ed acquisire gli strumenti analitici necessari per comprenderlo, con un metodo di apprendimento applicativo ed empirico. Il progetto formativo mira a consolidare, attraverso un percorso intensivo di due settimane,  le competenze tecnico economiche dei partecipanti e verrà sviluppato grazie ad una faculty composta da professionisti e accademici di altissimo profilo internazionale, provenienti dalla Luiss Business School e dalle più prestigiose università europee,  che rivestono un ruolo di primo piano nel settore economico-statistico, della transizione energetica e delle politiche ambientali. Il King Abdullah Petroleum Studies and Research Center (KAPSARC) è un think tank consultivo nell'ambito dell'economia energetica globale e della sostenibilità che eroga servizi a enti e autorità del settore energetico saudita. Gli esperti di KAPSARC forniscono consulenza, approfondimenti e aggiornamenti quotidiani nell’ambito del settore energetico avvalendosi di un approccio multidisciplinare, con l’obiettivo di portare avanti nuove ricerche, strumenti e dati riconosciuti a livello internazionale, in grado di influenzare il progresso delle politiche energetiche globali. L’Academy di KAPSARC nasce con lo scopo di formare i futuri leader e professionisti delle politiche pubbliche globali, affinché abbiano un impatto positivo sulla società, dotandoli delle competenze necessarie per realizzare efficacemente gli obiettivi di Saudi Vision 2030. L’Academy si avvale della collaborazione delle principali istituzioni formative, tra le quali si annovera la Luiss Business School. 05/07/2023

23 Giugno 2023

Open Day Master Full-Time

Partecipare ad un’esperienza internazionale di scambio, durante il percorso di studi, rappresenta un elemento fondamentale per la crescita personale e la formazione professionale, poiché stimola le competenze linguistiche e sociali, la condivisione di idee, best practice e competenze, e contribuisce allo sviluppo di un network internazionale orientato al business. I numerosi programmi di mobilità internazionale proposti da Luiss Business School esprimono l'impegno nell'offrire un ambiente di apprendimento globale. L'Exchange Programme consente agli studenti di trascorrere un periodo di studio all'estero in una delle 50 università partner e di conseguire un Double Degree presso la Luiss Business School e in una delle prestigiose istituzioni accademiche del network, come l'Università di Laval in Canada e la Nagoya University of Commerce and Business in Giappone.Tutto questo sarà al centro dell'Open Day di mercoledì 12 luglio, dedicato alla presentazione dei Master Full-Time nella meravigliosa cornice di Villa Blanc, a Roma.I partecipanti avranno l’opportunità di conoscere da vicino l’offerta formativa composta da più di trenta programmi fruibili in quattro hub (Roma, Milano, Belluno, Amsterdam), in lingua inglese o italiana.Durante l’evento sarà anche possibile incontrare i coordinatori, il recruiting team e il career service per ricevere informazioni sul processo di ammissione, i costi, le agevolazioni e il placement. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI

22 Giugno 2023

Webinar – Executive Master Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane: come accompagnare le risorse umane e l’azienda attraverso la trasformazione

Martedì 18 luglio alle ore 18:00 si terrà il webinar di presentazione dell’Executive Master in Gestione Delle Risorse Umane, Organizzazione e Leadership progettato da Luiss Business School in collaborazione con Deloitte. Il programma è in partenza il prossimo 10 novembre e si pone l’obiettivo di formare professionisti dell’area HR fornendo conoscenze, metodologie e strumenti avanzati ed innovativi per valorizzare e gestire in modo strategico il capitale umano. AGENDA:Il webinar prevede la presentazione dell’Executive Master, la struttura del percorso ed i principali sbocchi lavorativi. Al termine del Webinar, in una sessione di Q&A, il coordinatore del Programma risponderà a tutte le domande sui requisiti di accesso al programma, il processo di selezione e le agevolazioni. SPEAKER: • Lucia Marchegiani, Direttore Scientifico dell’Executive Master e Professore Associato di Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane;• Luca Morra, Organization Design Offering Leader, Partner at Deloitte Consulting;• Lisa Manzati, Change Management & Cultural Transformation, Senior Manager at Deloitte. PERCHÉ PARTECIPARE?Il webinar è un’opportunità per acquisire le informazioni preliminari sui contenuti del percorso e approfondire le principali sfide che la trasformazione aziendale comporta in termini di persone, comunicazione interna e formazione. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI IL PARTNER DEL MASTER Il Master è arricchito dalla presenza di un partner di eccellenza. L’area Human Capital di Deloitte Consulting si occupa di guidare le aziende nei percorsi di trasformazione in ambito HR lavorando sulle persone e con le persone, per far sì che il capitale umano sia realmente una leva per la crescita del business.  L’expertise dei manager di Deloitte sarà a disposizione dei partecipanti al Master. 20/06/2023

21 Giugno 2023

Webinar di Presentazione - Export Management

Il 5 luglio alle ore 18.00 si terrà il webinar di presentazione del Master Marketing Management – Major in Export Management, un’occasione per approfondire i contenuti della Major e gli sbocchi professionali. Il programma è in partenza il 23 ottobre 2023 e si pone l’obiettivo di formare figure professionali a supporto dell’azienda che esporta o vuole internazionalizzarsi. SPEAKERS: Alberto Mattiacci, Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese, Sapienza Università di Roma. Direttore scientifico della Major in Export Management; Stefano Salvatore Cristaldi, Funzionario, ICE Agenzia; Marco Sanfilippo, Amministratore Delegato, Co.Mark; Luca Gatto, Responsabile, SACE Academy Program; Tania Pellegrini, Coordinatrice organizzativa della Major in Export Management. Interverrano, inoltre, due alumni della Major: Biagio Capece, Export Specialist, Makeitaly Selection; Mario Severini, Support to the Innovation Desk of ITA (Italian Trade Agency) Los Angeles - Innovit Social Networks Management. Al termine del Webinar, in una sessione di Q&A, il Direttore scientifico e la coordinatrice del Master risponderanno a tutte le domande e curiosità sui contenuti del programma, i requisiti di accesso, il processo di selezione e le agevolazioni. Per partecipare al Webinar è necessaria la registrazione.   REGISTRATI QUI Online Form - Webinar Master Marketing Management - Major in Export Management SCARICA LA BROCHURE   

20 Giugno 2023

Bando (Yo)U International Film Festival

Il concorso dà vita ad un nuovo ambito di innovazione culturale, volto non più solo alla formazione ma anche al sostegno e alla ricerca di giovani autori in ambito nazionale e internazionale. Possono partecipare al Premio tutti gli autori di nazionalità italiana o straniera – singolarmente o in gruppo – che rispettino i seguenti criteri di ammissione: non abbiano compiuto il trentaseiesimo anno di età alla scadenza del bando prevista per il giorno 1 luglio 2023 siano iscritti o abbiano terminato da non più di un anno rispetto alla data di scadenza del bando un corso di formazione universitaria. I candidati possono concorrere con una sola opera, edita o inedita, ma che non abbia già vinto altri concorsi o premi e che sia stata realizzata dopo il 1° gennaio 2021. È prevista l’assegnazione di una targa e di una borsa di studio per il primo classificato. Tutti i cortometraggi verranno visionati dalla Direzione del Premio che selezionerà 5 cortometraggi per la competizione ufficiale. Le opere selezionate verranno presentate e proiettate durante la serata finale dell’evento prevista il 18 luglio, presso la Casa del Cinema di Roma. Nella serata finale verranno inoltre premiati i vincitori. La scadenza per la presentazione delle opere candidate al Premio è fissata per il giorno 1 luglio 2023 entro e non oltre le ore 12.00 (ora italiana). Per partecipare il candidato dovrà iscrivere la propria opera tramite la piattaforma FilmFreeway (https://filmfreeway.com/YoUInternationalFilmFestival). La partecipazione è gratuita. Si raccomanda l’attenta lettura del bando. ITA SCARICA IL BANDO MODULO ISCRIZIONE INFORMATIVA PRIVACY ENG DOWNLOAD THE ANNOUNCEMENT REGISTRATION MODULE PRIVACY POLICY STATEMENT

12 Giugno 2023

MBA and The Future of Management: A Business Talk with CEOs

La community MBA incontra CEO di spicco per discutere le tendenze e le sfide chiave che caratterizzano il mondo degli affari Luiss Business School annuncia l’evento MBA and The Future of Management: A Business Talk with CEOs, che si terrà venerdì 7 luglio, a partire dalle ore 18:00, presso Villa Blanc. L’evento vedrà la partecipazione di Massimiliano Archiapatti, General Manager – Amministratore Delegato e European Countries Sales Lead di Hertz Italia, che racconterà del suo percorso professionale e condividerà consigli ed esperienze con i partecipanti. Durante l’evento verrà, inoltre, presentato il portfolio MBA, che offrirà ai partecipanti interessati una visione approfondita del programma formativo.I coordinatori saranno a disposizione per rispondere a domande e fornire informazioni dettagliate, aiutando i potenziali futuri leader a scegliere il percorso più adatto alle proprie ambizioni. A conclusione del talk, i partecipanti potranno continuare a fare networking e approfondire le relazioni intraprese durante l’evento. AGENDA 18:00 Arrivo partecipanti 18:15 Welcome e registrazione partecipanti 18:30 – 20:00 Talk 20:00 Networking activity L’evento MBA and The Future of Management: A Business Talk with CEOs fa parte della rassegna Beyond the Talks, il ciclo di incontri che non solo consente ai partecipanti di arricchire la propria conoscenza negli ambiti di interesse, ma offre anche l’occasione di ampliare il proprio network professionale con esperti di settore e potenziali mentori. Per partecipare all’evento è necessaria la registrazione.

01 Giugno 2023

Una finanza per la sostenibilità

Come diventare professionisti dell’investment banking ed essere protagonisti della transizione ecologica e della responsabilità sociale delle imprese Luiss Business School è lieta di annunciare il webinar “Una finanza per la sostenibilità”, che si terrà mercoledì 14 giugno dalle ore 16:30. Durante il webinar, si indagherà il ruolo fondamentale della finanza nella transizione ecologica e nella rivoluzione ESG (Environment, Social, Governance) delle imprese, temi centrali del Master in Finanza Sostenibile di Luiss Business School. L'incontro vedrà la partecipazione di autorevoli protagonisti del settore bancario e della consulenza agli intermediari finanziari, che condivideranno le loro prospettive, illustrando le sfide nella promozione della sostenibilità attraverso gli strumenti finanziari. SPEAKERS: Claudia Pasquini, Head of Risks, Controls and Sustainability Department, ABI Italian Banking Association; Rossella Zunino, Responsabile del team EY Sustainability per il settore finanziario in Italia e referente per la Sustainable Finance Strategic Solution di EY EMEIA Financial Services; Mario Comana, Direttore scientifico del Major in Finanza sostenibile, Luiss Business School e Ordinario di Economia degli intermediari finanziari, Luiss Guido Carli, Roma; Luisa Iannelli, Coordinatore Area Master Full-time, Luiss Business School; Antonella Trocino, Docente di Economia dei mercati e degli intermediari finanziari, Luiss Guido Carli, Roma. Al termine del webinar è prevista una sessione di Q&A. Per partecipare, è necessaria la registrazione. Online Form - Una finanza per la sostenibilità 01/06/2023

30 Maggio 2023

SACE, Luiss Business School e Confindustria insieme per il nuovo Executive Program in Export Management

L’iniziativa è rivolta a figure aziendali di imprese italiane ad alto potenziale di export, che desiderano approfondire le dinamiche fondamentali dell’Export Management SACE, Luiss Business School e Confindustria rafforzano la loro azione sinergica sul fronte della formazione e insieme presentano il nuovo Executive Program in Export Management. Un’iniziativa, in partenza il prossimo 15 settembre, rivolta a figure aziendali di imprese italiane ad alto potenziale di export, che desiderano approfondire le dinamiche fondamentali dell’Export Management con un metodo di apprendimento applicativo ed empirico. La partnership è stata siglata oggi da Alessandra Ricci, Amministratore Delegato di SACE, Luigi Abete, Presidente di Luiss Business School e Barbara Beltrame Giacomello, Vice Presidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione. L’obiettivo della collaborazione è contribuire a consolidare le competenze manageriali, tecnico-specialistiche e commerciali delle aziende, soprattutto di PMI e Mid Cap, utili per gestire in maniera efficace la complessità del processo di internazionalizzazione nell’attuale contesto geopolitico. Il protocollo si inserisce nell’ambito di una già consolidata collaborazione tra SACE e Luiss Business School, che ha visto negli anni l’erogazione di sessioni formative congiunte con focus geografici e l’ideazione dell’Export Champion Program, un percorso di education gratuito, rivolto a imprese e professionisti, giunto quest’anno alla sua quarta edizione.  SACE metterà a disposizione il proprio know how, oltre a contribuire alla copertura di 5 borse di studio. 29/05/2023

10 Maggio 2021

Coaching: «la chiave per supportare le persone a inventare e scoprire il nuovo»

La richiesta di formazione nel coaching è in aumento nelle aziende e tra i professionisti delle human resource. Ma chi è il coach, cosa fa e qual è il percorso formativo migliore con cui approcciare questa professione? Luiss Business School dà le sue risposte La pandemia ha evidenziato la necessità per le aziende di supportare i manager nel potenziare le proprie qualità individuali ed accompagnarli verso risultati chiari e sostenibili per se stessi e per le imprese. A questa esigenza risponde Luiss Business School con il Flex Executive Coaching Programme, un approccio al settore che la scuola di alta formazione manageriale di Luiss Guido Carli ha già iscritta nel proprio Dna. Coaching: il motore della ripresa Nella pandemia la domanda di coaching è cresciuta molto. Il 75% delle organizzazioni concordano sull’importanza data da questo percorso per impiegati e dirigenti. Inoltre, l’83% delle organizzazioni pianificano di incrementare l’uso delle coaching skill da parte di manager e leader nei prossimi mesi. Come spiega il Coordinatore Scientifico Paolo Palazzo, Adjunct Professor, Luiss Business School, Consulente e Professional Executive Coach, «bisognerà supportare le persone a inventare e scoprire il nuovo». Ma chi è il coach e qual è il valore aggiunto di una formazione nel settore targata Luiss Business School? Chi è e cosa fa il coach Il coach è un esperto di formazione per gli adulti, un professionista qualificato, dotato di strumenti e tecniche sperimentate. Inoltre, è appassionato della propria crescita personale al servizio dei propri clienti. Li supporta nel conseguire obiettivi, in gruppo o singolarmente, portandoli a creare performance sfidanti e al tempo stesso di eccellenza. Attraverso alcune soft skill cardine come ascolto, empatia, rispetto per i talenti e la qualità dei clienti, favorisce la riflessione e la consapevolezza, creando un contesto sicuro e adatto a focalizzare desideri e obiettivi. Sa accompagnare il cliente nell’individuare le azioni più opportune per ottenere ciò che egli desidera, portando alla luce le migliori risorse della persona che a volte, inconsapevole, non sa nemmeno di avere. «Il coach non è un professionista che sente di essere arrivato alla cima della montagna, ma è qualcuno che la sta scalando accompagnando altre persone in un percorso simile – spiega Vito Marzulli, Country Manager, Coach e Trainer – Ogni esperienza è un passo in più che si fa accanto a chi è impegnato nella propria evoluzione professionale». «La parola deriva dall’inglese “carrozza”, similitudine che si accosta all’'accompagnare le persone – i coachee – a sbocciare: questo è ciò che crea arricchimento in chi pratica il coaching», spiega Cecilia Toni Saracini, psicologa del lavoro, coach e trainer. Perché frequentare il corso Luiss Business School Il Flex Executive Coaching Programme è un corso che consente di acquisire nuove competenze e strumenti per sviluppare un’approfondita conoscenza e pratica del coaching professionale e delle sue basi teoriche, valida per l’accreditamento delle più importanti associazioni internazionali di Coaching. I contenuti teorici e pratici trattati dalla faculty fanno infatti riferimento alle Coaching Core Competencies delle associazioni internazionali che costituiscono lo standard di qualità richiesta dal mercato. «Abbiamo pensato di proporre un corso di coaching perché è un momento particolare per la vita e la leadership nelle aziende. È un momento di ripensamento e per questo va ripensato anche il ruolo del coaching - spiega Anna Zanardi Cappon, professor of Practice, Referente Scientifco dell'Executive Coaching Programme Luiss Business School - Il nostro corso si organizza con coach professionisti, che vengono da tantissime scuole e da diversi approcci e metodologie. Quello che vogliamo offrire è una scelta di arricchimento, diversità e differenti strumenti a chi oggi vuole entrare in questo mondo professionale, per essere il più possibile adeguato alle diverse complessità che il mondo aziendale oggi richiede». Il Flex Executive Coaching Programme formerà coach capaci di operare nelle organizzazioni, grazie a un percorso innovativo che unisce la conoscenza e la pratica delle competenze di base della professione alle skill necessarie a rispondere alle esigenze del nuovo contesto digitale e remoto. Il programma è indirizzato a tutti coloro che vogliono intraprendere una carriera professionale nel coaching e che mirano a diventare agenti di cambiamento, creando valore per le organizzazioni in cui operano. «Il mondo del coaching è inclusivo: non c'è una professione di provenienza non adatta ad intraprendere questo percorso. La conditio sine qua non è l'amare le persone», aggiunge Cecilia Saracini. In Italia ci sono alcune ottime scuole di coaching, ma oltre ad avere ottimi programmi, il Flex Executive Coaching Programme di Luiss Business School vanta approcci vincenti nella formazione dei professionisti in questo ambito. «L'approccio del percorso formativo del coaching in Luiss Business School è focalizzato sul corporate – spiega Paolo Palazzo – La faculty è composta da coach che oltre ad essere professionisti di lungo concorso e pratici, veri coach essi stessi, attivi in grandi organizzazioni. Il corso sarà focalizzato anche su ciò che servirà alle aziende nei prossimi mesi, con un focus attento agli strumenti necessari per creare valore nelle aziende nel cosiddetto New Normal. Ma in Luiss il coaching è una pratica nativa della nostra didattica. In più, ultimo ma non meno importante, si viene a far parte di una community di grande valore professionale». Il Flex Executive Coaching Programme di Luiss Business School è stato presentato il 30 aprile 2021 durante un webinar a cui hanno partecipato Paolo Palazzo, Adjunct Professor, Luiss Business School e Coordinatore Scientifico del programma, Vito Marzulli, Country Manager, Coach e Trainer, e Cecilia Toni Saracini, psicologa del lavoro, coach e trainer. La prima edizione del Flex Executive Coaching Programme partirà il 20 maggio 2021. SCARICA LA BROCHURE  10/5/2021

05 Maggio 2021

Smart Export, Luiss Business School prepara le imprese per il Next Normal

Dna internazionale e capacità di reagire alla crisi: Enzo Peruffo, Associate Dean for Education Luiss Business School, presenta il modulo "Business intelligence e sviluppo internazionale nell’era post-Covid", un percorso formativo gratuito che mira a innestare il gene dell'internazionalizzazione e della resilienza nelle PMI italiane Sono già oltre 4.300 le imprese che hanno scelto il percorso di formazione professionale gratuita Smart Export, un progetto nato dalla collaborazione tra Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (Agenzia ICE) e Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI). Alle aziende e ai professionisti italiani vengono offerti sei percorsi formativi, elaborati da cinque Università e Business School italiane tra cui Luiss Business School, che alle PMI italiane ha riservato un percorso formativo gratuito dedicato a Business Intelligence e sviluppo internazionale nell’era post-Covid. «Luiss Business School ha preso parte con piacere a Smart Export, dato il momento di grande disruption che il Paese e tutte le PMI che costituiscono una parte importante del tessuto economico, stanno vivendo e vivranno nel prossimo futuro – ha spiegato Enzo Peruffo,  Coordinatore scientifico Luiss Business School – La pandemia di Covid-19 è una delle crisi più gravi mai affrontate. Per questo, con i colleghi Matteo Caroli e Renato Quattrocchi abbiamo disegnato assieme a Federica Brunetta, il modulo Luiss Business School del percorso Smart Export». Gli obiettivi sono diversi: trasmettere nozioni e buone prassi da applicare business model, spingere le imprese allo sviluppo internazionale e verso la cultura della business intelligence anche per le piccole e medie imprese, in modo da fornire gli strumenti e le competenze necessari per prevenire i rischi e gestire le crisi. «Nel modulo abbiamo deciso di soffermarci sul fenomeno della trasformazione digitale e sulla sua influenza sui processi di internazionalizzazione – continua Peruffo – considerando anche l'impatto sistemico degli eventi disruptive, cioè quegli imprevisti che possono cambiare le dinamiche e gli equilibri delle organizzazioni e delle filiere. Non a caso, ormai non si parla più di New Normal, ma di Next Normal, un momento in cui sarà necessario fare delle riflessioni su quello che può essere in futuro una specifica idea di business». All'interno del modulo si discute delle misure necessarie per rendere i modelli di business resilienti, «una parola che forse è senz'altro abusata, ma che denota la capacità di un'impresa di adattarsi e di reagire agli eventi disruptive. Le aziende resilienti sono quelle maggiormente in grado di sopportare le conseguenze di cambiamenti improvvisi e radicali, continuando ad evolvere». «Sono temi importanti non solo in questo momento, ma vogliono sottolineare una caratteristica fondamentale – conclude Peruffo – ogni organizzazione deve sapere anticipare e gestire i rischi di qualsiasi cambiamento e allo stesso tempo deve essere in grado di cogliere le opportunità che vengono dai cosiddetti mega-trend sociali, economici e tecnologici. Siamo certi che il progetto Smart Export sarà una leva strategica chiara per lo sviluppo del nostro Paese». I contenuti didattici di tutti i percorsi formativi di Smart Export – fruibili in modalità e-learning e completamente gratuiti – saranno online per 12 mesi, 24 ore al giorno, sulla piattaforma di autoapprendimento Federica Web Learning dell’Università di Napoli Federico II accessibile attraverso la pagina dedicata Smartexportacademy.it. 05/05/2021

04 Maggio 2021

Digital Learning: Luiss Business School unica italiana nell’alleanza FOME

Future of Management Education: la più importante rete internazionale di Business School unite per costruire il futuro dell’alta formazione manageriale Nuovo traguardo internazionale per Luiss Business School, da oggi membro dell’Alleanza Future of Management Education –FOME, che comprende altre dieci fra le migliori business school a livello globale: BI (Norvegia); ESMT (Germania); EDHEC (Francia); Hong Kong University of Science and Technology (Hong Kong); IE (Spagna); Imperial College Business School (UK); Ivey Business School (Canada); Johns Hopkins Carey Business School(USA); SMU (Singapore) and The University of Melbourne (Australia), cui si aggiunge il partner tecnologico insendi. Unica italiana, dopo un articolato processo di selezione Luiss Business School siede in uno dei board più rappresentativi nel campo dell’alta formazione manageriale, focalizzata sullo sviluppo di nuovi programmi, strumenti e modalità di apprendimento digitale. Grazie ad una profonda vicinanza nelle rispettive vision e all’alto grado di specializzazione dei partner, FOME rappresenta un centro nevralgico in cui convergono risorse, conoscenze e competenze: il network mette in connessione fra loro docenti, dirigenti senior, project manager Edtech, learning designer di ciascuna scuola per co-creare le migliori esperienze di digital learning, e formare una classe dirigente capace di lasciare una significativa impronta nel proprio mercato di riferimento. “Siamo profondamente orgogliosi per questo che è per noi insieme un traguardo e un riconoscimento del valore della nostra offerta – afferma Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School – e abbiamo già iniziato a lavorare assieme ai nostri omologhi delle dieci nazioni rappresentate nel board dell’Alleanza. Punto di forza di questa partnership, il grande impegno che ci vede proiettati lungo il cammino della Trasformazione Digitale, avviato in Luiss Business School già da tempo. La digitalizzazione rappresenta infatti una dimensione chiave per la nostra scuola, sia abilitando l'innovatività dei metodi di insegnamento adottati sia rafforzando l'esperienza di apprendimento di i nostri studenti”. La collaborazione, chiave di volta sui cui poggia FOME, è un pilastro dell'esperienza Luiss Business School, rappresentata dalla grande attenzione strategica alla contaminazione tra mondo accademico e mondo dell'impresa, che consente alla Scuola di generare processi di trasformazione. Dal lavoro congiunto fra i partner, e grazie anche all’utilizzo della piattaforma Insendi, gli scenari che si aprono per il futuro offrono un ampio ventaglio di possibilità. Fra queste, ad esempio, lo sviluppo di programmi a titolo congiunto con i partner dell'alleanza. “Essere l’unica Business School italiana in questo network – prosegue Boccardelli – ci investe di una grande responsabilità. Il Digital Learning rappresenta uno dei principali trend tecnologici in fase di grande accelerazione, nei confronti del quale la nostra Scuola non si è fatta trovare impreparata: il nostro apporto in FOME, dove dialoghiamo con realtà top-level operanti in mercati molto diversi fra loro, sarà decisivo, e contribuirà a formare nuovi leader pronti a cogliere le sfide che verranno”. 04/05/2021

03 Maggio 2021

L'Italia sostenibile: tutte le opportunità e le sfide dell’economia circolare

Il volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese è il risultato del progetto Italia 2030, nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna SCARICA IL VOLUME Una ripresa nel segno della sostenibilità è l'unica strada possibile per ogni comparto economico e sociale del Paese. È questo lo spirito che emerge dal volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese, pubblicato da Luiss University Press e curato da Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization e Head della Business Unit Ricerca Applicata e Osservatori di Luiss Business School, la Scuola di Alta formazione e management dell’Università Luiss Guido Carli. Il volume raccoglie i risultati dei tavoli di lavoro avviati nell’ambito del progetto “Italia 2030”, nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna e la collaborazione dei Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. Il volume è il risultato delle riflessioni, ricerche e webinar sviluppati da quindici gruppi di lavoro attorno a vari temi. Ciascun gruppo di lavoro ha prodotto un documento scientificamente valido, ma di agile fruizione, uno sforzo letterario per spiegare a che punto siamo nell'evoluzione dell'economia circolare. Nell'ultima parte del 2020 i documenti sono stati discussi nell'arco di dodici webinar. I paper prodotti sono diventati l'ossatura del libro che, come spiega Matteo Caroli, è «un ulteriore output del progetto “Italia 2030”, utile a diffondere la consapevolezza delle opportunità connesse all’economia circolare, delle sfide da affrontare e delle possibili politiche a suo favore». I contenuti - parte I  La prima parte del volume si occupa delle filiere produttive coinvolte nell'evoluzione circolare. Livio de Santoli tira le fila dei discorsi su fonti rinnovabili ed efficienza energetica, illustrando le tendenze di medio e lungo termine, i punti cruciali per il rilancio del Paese e le strategie di sviluppo. È necessaria una riconfigurazione dell'industria energetica e una conseguente innovazione infrastrutturale. L'efficientamento energetico andrà a riguardare tre settori: industria, costruzioni e Pubblica Amministrazione. Grazie alla progressiva sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili, all’elettrificazione degli usi finali e allo sviluppo di nuovi servizi digitali, la produzione industriale associata alle nuove tecnologie per il settore elettrico attiverà investimenti che si collocheranno tra i 113 e i 145 miliardi di euro nell’Unione Europea, di cui tra i 14-23 miliardi solo in Italia, generando tra i 997 mila e i 1,4 milioni di posti di lavoro nel 2030. Nel secondo capitolo della prima parte, Andrea Prota dedica l'attenzione alla necessità di Ripensare le costruzioni. Ci sono tre aree su cui è necessario intervenire: quella dei rifiuti da costruzioni; i materiali e i componenti edili; i criteri di progettazione e gestione delle costruzioni. In questi stessi ambiti, vengono evidenziate le sfide per il nostro sistema produttivo e le possibili azioni strategiche. Insieme allo sviluppo di una resilienza urbana, che coinvolga aspetti esogeni all'ambito tecnico, ripensare le costruzioni guarda alla progettazione ambientale del costruito, che ha bisogno di un modello etico che coniughi decarbonizzazione e disaccoppiamento con resilienza e adattamento climatico. Non mancano indicazioni su alcune possibili misure governative utili alla migliore transizione della filiera delle costruzioni verso l’economia circolare. Nel capitolo La Chimica verde: il ponte verso il futuro della bioeconomia alla luce del Green New Deal europeo, Debora Fino esplora la situazione di partenza, insieme ai trend di medio-lungo termine, affrontando le questioni chiave che possono rendere il settore green. Ciò permetterebbe alla chimica di diventare un motore dell'economia circolare e dello sviluppo sostenibile dell'Italia. Mentre si evidenziano le eccellenze competitive, Fino mette in luce anche la necessità di rafforzare competenze e professionalità funzionali all'evoluzione dell'industria chimica verso la sostenibilità. «L’elemento chiave di successo è una nuova impostazione della formazione che avvenga, a differenza degli approcci classici, attraverso una indispensabile contaminazione interdisciplinare fra chimici, biotecnologi, ingegneri chimici, energetici, gestionali e ambientali». Michele Ottomanelli ha lavorato al capitolo Smart mobility e innovazioni nell’automotive e aerospazio. Dalla (dis-)economia dell’auto all’economia della mobilità sostenibile. Come rilevato dal terzo rapporto dell’osservatorio sulla Sharing Mobility, i servizi di mobilità condivisa innovativi in Italia sono cresciuti dal 2015 al 2018 di oltre il 70%, raggiungendo il totale di 363 servizi in esercizio. L'offerta è concentrata per lo più al Nord. Alla fine del 2018 gli utenti stimati erano 5,2 milioni. Il paper guarda al futuro, verso una nuova mobilità sostenibile, in cui si inserisce in una nuova prospettiva dell'automotive, ma anche del settore aerospaziale, che oggi impiega oltre 230.000 professionisti generando un valore di 46-54 miliardi di euro. La prospettiva per la mobilità sostenibile conta, tra le altre cose, sull'aumento delle stazioni di ricarica EV e sulla connettività, con grande attenzione al tema del “retrofit elettrico”; e sulla propensione al car sharing, molto forte soprattutto tra i giovani. Nel capitolo Agricoltura food e no-food, Albino Maggio ha puntato l'attenzione sull'evoluzione tecnologica e il modo in cui essa favorisce la sostenibilità delle produzioni agricole. Le policy devono concentrarsi su formazione e collaborazione degli attori della filiera agroalimentare. «Un ruolo chiave nel processo di adozione di modelli sostenibili di consumo è giocato dalle imprese», scrive Maggio, ricordando i quattro pilastri dell'Agenda 2030 per la realizzazione di un modello economico e sociale sostenibile. Anche l'economia del mare avrà un ruolo strategico. Questa filiera, analizzata da Ilaria Giannoccaro, ha grandi opportunità di sviluppo circolare. Se il settore ha una grande importanza nell'economia italiana, ha anche grandi criticità da superare, grazie anche ai blue circular business models e alle principali opportunità di crescita sostenibile, come l’evoluzione delle aree portuali e le modalità di riutilizzo delle piattaforme offshore. Per sviluppare la competitività economica dei settori del mare e superare le principali criticità che ne minano la crescita, è importante intervenire nel breve e medio termine attraverso azioni sulla governance del mare e attraverso interventi normativi, legislativi e finanziari. La prima parte del volume si conclude con l'analisi di Matteo Caroli La gestione dei rifiuti nella prospettiva dell’economia circolare. Dopo aver descritto la situazione attuale in Italia, anche in confronto agli altri Paesi europei e distinguendo la situazione dei rifiuti urbani e quella dei rifiuti “speciali”, si approfondisce il waste management, anche in relazione ai nuovi obiettivi europei per il riciclo. Tra le questioni rilevanti nei prossimi anni, si dovrà prestare attenzione ai nuovi materiali, sopratutto avviati a seconda vita, che implicheranno un'evoluzione del sistema di riciclo. Grande importanza assumeranno anche il biogas da rifiuti, l'utilizzo dell'organico e della bioplastica. Nell'ipotesi di una politica della gestione dei rifiuti in ottica circolare, Caroli evidenzia la necessità di riflettere sul sistema di gestione a livello urbano, che punti a coinvolgere il cittadino, senza tralasciare le necessarie politiche economiche, fiscali e legislative mirate all'operatività di ciascun attore. Da tenere in considerazione anche la capacità impiantistica, in Italia da sempre un fattore di rallentamento dello sviluppo del settore. I contenuti - parte II Nella seconda parte del volume si indagano i due "fondamentali fattori abilitanti" per la transizione delle imprese all’economia circolare: la finanza e l’innovazione. Caroli parte dalla finanza sostenibile e dalle politiche europee favorevoli. Ma la circolarità deve vedersela con problematiche finanziare per lo sviluppo degli investimenti aziendali, e in particolare con quanto attiene alla valutazione economica e finanziaria del circular business model. Si analizzano i principali strumenti finanziari a sostegno degli investimenti sostenibili, come quelli in Pmi e startup legate all'economia circolare. Oltre a raccontare alcuni degli attori finanziari impegnati nel paradigma, si conclude accennando a possibili misure di policy per favorire gli investimenti finanziari in economia circolare. Le tecnologie digitali sono sempre più pervasive nella nostra società. La loro materialità e il loro bisogno di energia, i cicli di vita brevi che richiedono un sistema di raccolta rifiuti efficiente, sono fattori che influenzano le prospettive di crescita del mercato di questi prodotti. Ne consegue che il settore sarà anche quello maggiormente destinato a una forte crescita, che meno di altri risentirà degli effetti della pandemia. È questa la tesi esposta nel nono capitolo, Innovazione per l’economia circolare: nuovi materiali e digitale, trattato da Maurizio Masi. I contenuti - parte III Le tre sfide per la transizione all’economia circolare sono: il recupero delle aree e strutture brownfield, la diffusione del paradigma “circolare” nel sistema delle piccole e medie imprese, l’orientamento dei consumatori. È su questo che si focalizza la terza parte del libro, che si apre con il lavoro di Cristiano Galbiati sulla Nuova vita verde per le infrastrutture industriali dismesse. Ridare nuova vita e una nuova missione alle aree industriali dismesse o in via di dismissione rappresenta un modello ricco di opportunità e sviluppo per i territori. La politica può attuare riforme e incentivi per avviare il processo, ma il settore privato deve essere coinvolto, attraendone gli investimenti. Non ultimo, per una vera transizione verso un’economia verde, anche in questo settore sono le persone a poter fare la differenza. Della transizione delle Pmi verso l’economia circolare, delle sue criticità e sfide, si occupa Matteo Caroli, approfondendo lo sviluppo delle piccole e medie imprese green, ma anche i limiti in cui queste aziende operano. Per stimolare la transizione delle Pmi verso l’economia circolare, occorre dunque un’azione sistematica e di medio-lungo termine, con un'azione di sensibilizzazione sui vantaggi. Le misure a supporto possono riguardare l'accesso alle informazioni e ai servizi tecnico-consulenziali; alle risorse finanziarie; alle competenze; alle reti produttive "circolari". La crisi dei consumi delle famiglie in Italia è stata acuita dal Covid-19: questo è uno dei nodi su cui secondo Roberto Zoboli bisognerà puntare nella ripresa. Nel capitolo Consumatori, economia circolare, consumi sostenibili si studia l'orientamento all'acquisto, in cui il green ha sempre più peso, così come il fattore dell'invecchiamento demografico e la polarizzazione tra consumi "banalizzati" e premium. L'informazione, la comunicazione e l'educazione saranno sempre più importanti, così come la rilevanza del digitale nei consumi. In questo quadro, per rafforzare i consumi, anche le giuste policy giocheranno un ruolo chiave. I contenuti - parte IV La quarta e ultima parte del volume si apre con l'analisi delle tre direttrici fondamentali per un paradigma economico e sociale sostenibile, analizzando i ruoli di famiglia e lavoro, invecchiamento, immigrazione. Letizia Mencarini si è concentrata sul capitolo Fecondità e lavoro in Italia, analizzando la compatibilità tra lavoro e famiglia, il cambiamento della mentalità di genere, il contrasto all'incertezza sul futuro che mina i progetti famigliari. Le aree su cui intervenire sono diverse: si va dal sostegno dei desideri riproduttivi alla creazione di compatibilità tra famiglia e lavoro. Il welfare sussidiario aziendale insieme alle politiche più efficaci saranno determinanti per un cambio di scenario, reso ancora più incerto dall'impatto della pandemia. Vincenzo Galasso ha esplorato l’invecchiamento demografico, l’active aging e gli squilibri generazionali. Gli effetti dell’invecchiamento sul sistema pensionistico e sul mercato del lavoro si vedono da anni. Un ruolo chiave lo rivestono le imprese insieme al mondo politico, chiamato a mettere in campo policy che possano sanare lo squilibrio demografico nel mercato del lavoro e occupandosi del long term care. Infine, Laura Zanfrini si è occupata delle migrazioni. Nella prospettiva del rilancio economico del Paese, è necessario pensare alle policy che risolvano le disuguaglianze, le parità di genere, e in generale la crescita economica sostenibile. Chi ha collaborato al volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese è il risultato del lavoro di ricerca di quindici gruppi che hanno esplorato la sostenibilità e le applicazioni dell'economia circolare in vari ambiti, dalle filiere produttive e loro evoluzione alle direttrici demografiche da implementare, passando per finanza e innovazione, e le sfide per la transizione all’economia circolare. Il progetto ha visto una stretta collaborazione tra settore pubblico e privato. Sotto l’egida del Ministero dello Sviluppo Economico, nel progetto “Italia 2030” sono state coinvolte molte tra le principali imprese e università italiane, e numerose istituzioni e associazioni. Dieci grandi corporate - Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam, Terna - hanno deciso di condividere il sostegno finanziario alla realizzazione delle varie attività. Con il coordinamento di Luiss Business School, hanno aderito all’iniziativa i Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. SCARICA IL VOLUME SCOPRI IL VOLUME SUL SITO LUISS UNIVERSITY PRESS  10/5/2021

29 Aprile 2021

Formazione perenne: il nuovo welfare ricomincia da qui

Il futuro di ogni impresa sono i talenti: per attrarli si deve puntare sulla creatività e promettere più benessere aziendale. L'intervista al Direttore Luiss Business School Paolo Boccardelli su Il Messaggero Sembra una contraddizione. Nel tempo della rivoluzione tecnologica e digitale nelle organizzazioni del lavoro si continua a ripetere come un mantra la “centralità delle risorse umane”. Cercare punti di incrocio tra le contraddizioni è sempre più urgente in un mondo caratterizzato da un cambiamento veloce e forsennato. “Cambia tutto. Cambiano i modelli di consumo, cambiano le organizzazioni del lavoro, cambiano i bisogni delle aziende e dei lavoratori. E dopo il Covid tutto si è fatto più rapido, più accelerato”. Paolo Boccardelli è Direttore della Luiss Business School (che ha dato vita, tra l’altro, poche settimane fa all’Osservatorio sul Welfare), è Ordinario di Economia e Management e Strategie d’Impresa, alla Luiss Guido Carli. Membro del cda di Tim. Un osservatore privilegiato delle imprese che camminano verso quella nuova normalità che segnerà il futuro del Paese e delle nostre abitudini di vita e di lavoro. La traumatica esperienza della pandemia ci lascia più fragili e più digitali. Evocare la centralità del “capitale umano”, in questa fase, è un modo per darci sollievo, magari per sopportare meglio la transizione, o vuol dire qualcosa d’altro. Innanzitutto, dobbiamo dirci che non stiamo parlando di un futuro prossimo venturo. Ma di un presente che è già qui. Il cambiamento verso la digitalizzazione era già in corso. Ma in un anno è accaduto quello che ci saremmo potuti attendere in cinque-dieci anni di “normalità”. L’utilizzo dei canali digitali ha cambiato la nostra abitudine all’acquisto, non solo sulle piattaforme più affermate. È radicalmente mutato il nostro rapporto con lo sportello bancario. Ma anche il divertimento – dal consumo di sport o di film in tv o su altri device – si è fatto nuovo, ha generato nuovi prodotti. Ma è proprio questa trasformazione che impone la centralità delle risorse umane nelle organizzazioni del lavoro. Non sembra una contraddizione? Solo all’apparenza. È vero che almeno il 30% del 70% del lavoro che conosciamo oggi è automatizzabile. Un recente rapporto di McKinsey sostiene che almeno il 10% di tutte le occupazioni che conosciamo è totalmente eseguibile dalle macchine, dai robot all’Intelligenza artificiale. Ma le macchine non tolgono lavoro, lo cambiano. Così come cambiano le imprese. Oggi parliamo di imprese-piattaforma, dove il valore aggiunto non è solo quello della transazione economica, e il driver non è dato più solo dalle economie di scala: il nuovo centro del business è la valorizzazione delle reti che insistono nell’ecosistema dell’impresa, fatto dai consumatori e dai fornitori, da chi valorizza e profila i contatti, da chi investe sui big data che si generano. Volevo partire dallo smart working, ma così siamo già molto più lontani. Non si tratta forse di un orizzonte che riguarda solo una élite, una parte privilegiata di imprese e di lavoratori? Chi è fuori dall’innovazione è fuori dal business. Vale per le imprese e vale per i lavoratori. La creatività è fondamentale, le competenze devono essere aggiornate continuamente. E la formazione deve essere riorientata all’apprendimento non delle funzioni ripetitive, ma alla capacità di generare innovazione e di gestire le novità. Sono i talenti che faranno la differenza. E l’azienda deve essere attrattiva per i talenti. Vogliamo fermarci un attimo sullo smart working? È un fattore che sta cambiando le organizzazioni del lavoro e anche i bisogni dei lavoratori. Torniamo alla centralità del capitale umano. Proprio in forza di questo cambiamento impetuoso le aziende devono dotarsi di competenze nuove, di cui oggi non dispongono. Lo stesso vale a livello organizzativo. Con un’attenzione in più. Lo smart working, se da un lato offre soluzioni capaci di contribuire alla valorizzazione delle professionalità, con impatti anche molto positivi sulla produttività, se mal orientato potrebbe essere l’anticamera dell’outsourcing. E l’outsourcing il preludio per una contrazione del lavoro. Qui si deve giocare la partita decisiva della formazione, dell’assistenza all’employability. L’occupabilità – la parola in italiano forse non rende tutto il concetto - deve essere l’obiettivo di ogni nuova azione di riorganizzazione del lavoro, affinchè obiettivi di business e benessere del lavoratore possano essere convogliati nella medesima direzione. La preoccupazione è chiara, ed è giusto esplicitarla, per evitare i cori dei corifei dello smart working. Ma a questo punto renderei esplicito anche il riferimento al welfare, al nuovo welfare che deve affermarsi nel tempo del “new normal”. Il tema della formazione resta fondamentale anche con riferimento al concetto di welfare. Credo che addirittura ci si dovrebbe porre l’obiettivo di introdurre il diritto alla formazione “eterna” a livello costituzionale. Non solo l’istruzione di base, ma c’è una necessità – per questo azzardo il diritto costituzionale – di assicurarsi una formazione senza fine. In Olanda una quota della fiscalità derivante dal lavoro è destinata alla formazione continua obbligatoria. La formazione non deve rivolgersi a fare cose ripetitive, ma a creare lavoro creativo. Una volta il bravo operaio in una fabbrica conservava un approccio artigianale, assicurava il miglior rendimento dei macchinari attivi. Lo stesso approccio deve essere conservato nell’era della digitalizzazione. Chi lavora bene deve ottimizzare il lavoro delle macchine, non sostituirsi a loro. Il tema è il valore che si genera con il lavoro. Il welfare del futuro è fatto più di formazione che di assistenza? No. È fatto di formazione e anche di assistenza. Sarà un welfare attivo. Meno protezione e più proattività? Non mi appassiona lo scambio tra un “meno” e un “più”. Ci vuole sicuramente una partecipazione attiva anche ai processi di protezione sociale. Così come nei percorsi di formazione, che sono welfare a tutti gli effetti. L’azienda deve essere talmente responsabile da assicurare l’accesso a tutta la formazione utile anche se non specifica. Welfare è anche offrire formazione nell’educazione finanziaria. Se mi occupo del benessere dei miei dipendenti e dei loro familiari come cittadini, devo allargare l’orizzonte della protezione e del benessere. Asilo nido? Sì, certo. Asili nido, polizze sanitarie, previdenza integrativa, ma anche sostegno a una maggiore consapevolezza del tempo in cui si vive. Il welfare aziendale diventa anche un esercizio di engagement necessario, proprio quando in azienda si rischia una polverizzazione dei rapporti e delle relazioni. La centralità del capitale umano vuol dire anche un nuovo ruolo delle direzioni delle Risorse umane in azienda? E’ destinato a cambiare il ruolo e il peso specifico dei direttori HR nei board aziendali? Dovrebbe. Ma non sarei così ottimista. Non vorrei che si ripetesse la retorica dei giovani. Da anni sentiamo parlare di dare più spazio ai giovani, ma ne ho visto poco. Lo stesso dicasi per il ruolo degli Hr nei board. E aggiungo: non so quanto peso abbiano i temi legati al capitale umano nei board aziendali. Credo che le strategie da adottare nella gestione delle risorse umane siano trattate pochissimo. Il piano industriale è fatto di numeri. E quando si parla di risorse umane si finisce per parlare di fte (full time equivalent, ndr), cioè di tagli da fare per fare efficientamento. Intendiamoci, ci sono eccezioni importanti e autorevoli. Ma non mi illuderei sul cambio di cultura generale. Ci vuole tempo. La Luiss Business School ha dato vita poche settimane fa all’Osservatorio del Welfare, affidandolo alla direzione di Mauro Maré. Quali obiettivi vi ponete? L’Osservatorio nasce con l’idea che il welfare è qualcosa così trasversale nella vita delle persone, delle organizzazioni e delle istituzioni. Deve diventare centrale nella politica di tutti. Ci serve conoscere i trend. I sistemi di welfare attuali sono progettati su una società che non esiste più. In termini demografici, previdenziali, sanitari, formativi… La società cambia radicalmente e velocemente. Vogliamo offrire un punto di vista attento, accademico, di ricerca per valutare gli incroci tra pubblico, privato e Terzo settore. LEGGI L'ARTICOLO SU IL MESSAGGERO  29/4/2021

28 Aprile 2021

Guido Rasi: «Europa più attrattiva per l’industria farmaceutica? Ripartire da regolamentazioni e innovazione»

L'ex Direttore Esecutivo dell'Agenzia del Farmaco Europea traccia una roadmap per un rinnovamento del rapporto tra l'Unione Europea e l'industria farmaceutica a cui si rivolge il nuovo Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration di Luiss Business School di Luiss Business School «Bisogna fare qualcosa, ognuno può fare qualcosa nel proprio Paese. Vedo questa opportunità e va colta ora». Così Guido Rasi, Professore di Microbiologia presso l’Università Tor Vergata, Ex Direttore Esecutivo EMA – Agenzia del Farmaco Europea ed Ex Direttore Generale AIFA – Agenzia del Farmaco Italiana, sottolinea l’importanza di non disperdere il know-how conquistato durante la pandemia di Covid-19, soprattutto in relazione al rapporto tra le agenzie di regolamentazione e l’industria sanitaria. Allo stesso obiettivo, oltre a portare innovazione e competenze nel mondo dell’healthcare, guarda il nuovo Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration di Luiss Business School. Con lo sguardo sulla pandemia e riflettendo sugli anni da lui trascorsi a capo di EMA e AIFA, Rasi evidenzia che l’esperienza di contagio mondiale ha messo l’Europa davanti alla esigenza di rivedere celermente i processi decisionali necessari per fronteggiare il virus. «Avere un’unica organizzazione per 27 Paesi comporta una certa complessità nei processi decisionali. I problemi sorti, come la carenza di vaccini, ha spinto l’Ema ad attivarmi con una task force che coordinasse le operazioni e desse supporto ai governi nazionali sul tema. È stata una specie di test per gli Stati, spingendoli ad essere meno riluttanti a un’organizzazione centralizzata». «Ottenere l’autorizzazione su due vaccini in 21 giorni e uno in un mese è uno dei risultati più importanti ottenuti dall’EMA in questa pandemia», ricorda Rasi. Le procedure per arrivare a questo risultato hanno richiesto velocità e una certa flessibilità che la Commissione Europea ha concesso e che l’EMA auspicabilmente potrà, secondo Rasi, perseguire anche in futuro. Sul fronte vaccini, Rasi pensa che presto si potrebbe passare da una situazione in cui ne abbiamo troppo pochi a una in cui ne avremo forse anche più del necessario, «a meno che non riusciamo a ridistribuire. Su questo pianeta siamo sette miliardi. Se consideriamo tutto il pianeta, non ne avremo certamente troppi. In Europa invece sì, potremmo averne troppi. Bisogna capire qual è la domanda». Sul come affrontare la questione della produzione e dell’assicurazione di qualità al fianco delle regolamentazioni e del monitoraggio, Rasi dice: «Dovremmo partire dal seme che abbiamo seminato durante il Covid-19, che è la mutua fiducia tra le autorità. Abbiamo un accordo tra EMA e FDA, abbiamo bisogno di averne con Giappone, Australia, Canada. Anche il Brasile è maturo. E poi dobbiamo minimizzare tutto agli elementi essenziali che dobbiamo autorizzare. L’EMA sembra stia andando in questa direzione, con il vaccino adattato che arriverà per le varianti. Pfizer e Moderna stanno già lavorando per le possibili varianti. Le linee guida ci dicono che avremo un processo veloce, se un centro di produzione è stato già ispezionato, devi certificare solo i cambiamenti minimi che ci sono stati nel frattempo. Abbiamo iniziato a fare molte cose in remoto e sono andate bene, siamo migliorati». «Le cose buone che sono arrivate a causa del Covid-19 rimarranno: qualcosa l’abbiamo imparata. Ma c’è un’opportunità per rendere l’ambiente europeo molto più attraente per investimenti e innovazione, ed è nella regolamentazione. L’Europa dovrebbe fare qualcosa per promuovere e per modernizzare il suo ambiente, per attrarre investimenti e fiducia delle imprese. Intanto, l’Università si concentrano sullo sviluppo e sulla divulgazione di nuovi saperi e stanno producendo più innovazione», come dimostra anche il nuovo Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration. Come funzionerà il nuovo Executive Programme L'Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration si articolerà in sette moduli: Overview of the Healthcare Industry Worldwide and focus on the Sector in EMEA; R&D for the healthcare industry; Systematic Step-by-Step Approach Towards Positive Reimbrusement Outcomes in EME; Clinical and Non Clinical KOL Management; Team Management & Leadership in Healtcare Industries; Marketing, Communication and Governmental Affairs; Sustainability and Ethics in the Development and Production of and Acces to Healthcare Products & Services. L'Executive programme in International Pharma and Healthcare Administration si terrà dalla fine di maggio 2021 fino a fine novembre 2021, con lezioni online e sessioni in presenza presso l'Amsterdam Hub. Tutti i moduli saranno completamente in inglese. Executive: obiettivi e target Come ha spiegato Luca Magni, Professor of Practice, Luiss Business School, «questo programma mira a equipaggiare i partecipanti con il know-how necessario per gestire le più importanti sfide etiche, economiche e organizzative legate ai molteplici vincoli qualitativi e normativi che influenzano le scelte delle aziende farmaceutiche e biomedicali nei settori di ricerca e sviluppo, marketing, market access e affari governativi. Inoltre, si punterà a sviluppare le competenze necessarie per creare gradi più alti di digitalizzazione, mirando allo sviluppo di nuovi servizi sanitari e richiedendo forme di organizzazione e regolamentazione differenti dal passato. Infine, il percorso mira a permettere di analizzare nuovi orizzonti politici e scientifici che si stanno aprendo dinanzi ai players istituzionali clinici e non clinici, con cui sia le organizzazioni pubbliche che private possono cooperare più proficuamente e strettamente, per sviluppare approcci legati all'healthcare più rispondenti alle sfide future». Il percorso è rivolto a dirigenti del settore farmaceutico e biomedicale, General Manager, Heads Of Business Unit, responsabili del Business Development, Strategic Marketing, Market Access, Governmental Affairs, Patient Advocacy Leaders And Executives con ruoli di leadership in organizzazioni del servizio sanitario. «Il tipo di skill sviluppate in questo campo negli anni, come leadership e team management – continua Magni – hanno bisogno di essere rinnovate: questa è l'occasione giusta per farlo». SCOPRI IL PROGRAMMA 28/4/2021

23 Aprile 2021

Filiera della salute: lezione dell'assessore Alessio D'Amato alla Luiss Business School

Una volta usciti dalla #pandemia a cambiare saranno soprattutto le figure professionali in #sanità: dovremo ripensare la...Pubblicato da Luiss Business School su Venerdì 23 aprile 2021 Roma, 23 aprile 2021. L’Assessore Regionale Alessio D’Amato interviene in Luiss Business School nell’ambito delle attività formative dell’Executive Master in Management della Filiera della Salute. Collegati da remoto, hanno seguito l’intervento anche gli studenti dei percorsi DAS, Risk management in Sanità, Lean Health management, pensati per offrire agli attuali e futuri dirigenti delle aziende sanitarie gli strumenti strategici necessari per guidare le rapide trasformazioni del settore. “Luiss Business School investe da anni nella formazione di figure manageriali nell’ambito della sanità – ha dichiarato in apertura il Direttore Luiss Business School Paolo Boccardelli – settore che rappresenta una priorità per il nostro Paese. Il progresso scientifico e lo sviluppo tecnologico hanno negli ultimi decenni favorito un allungamento nell’aspettativa di vita a livello globale. Ciò richiede sforzi organizzativi sempre nuovi, anche alla luce dell’impatto che la trasformazione digitale avrà sull’assistenza sanitaria. In uno scenario già complesso, si inseriscono le difficoltà cui siamo stati esposti con lo scoppio della pandemia. Tutto ciò rende evidente la necessità di essere in prima linea, a partire dal tema della formazione, asset cruciale nel guidare questa trasformazione che avrà un impatto sull'industry della sanità in tutto il mondo e sulla qualità della vita di tutti noi”. “Nello sviluppo delle future politiche sanitarie, il tema del territorio sarà centrale – ha dichiarato l’Assessore alla Sanità e all’Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato – va quindi ripensata la medicina territoriale. Avremo bisogno di nuove figure professionali, sia nel comparto medico che domiciliare, e non potremo fare a meno di una vera e completa trasformazione digitale. In questo senso è cruciale il lavoro di voi protagonisti della formazione: dobbiamo ragionare sempre più nei termini della digitalizzazione, della telemedicina, a partire dal fascicolo sanitario elettronico individuale. Questa non è una opzione, è l’obiettivo cui tendere. Se allo scoppio della pandemia avessimo avuto già a disposizione degli strumenti semplici quali ad esempio quelli di misurazione dell’ossigenazione del sangue, avremmo potuto attuare azioni di monitoraggio a distanza. Questa evoluzione è una risposta, oggi, al Covid-19, ma è una risorsa irrinunciabile, nel futuro, anche per la lotta alle patologie croniche. Diabete, e ipertensione, ad esempio, sono fra le patologie più diffuse che potremo, grazie alla tecnologia, monitorare a distanza. Oggi, la nostra risposta deve essere costante, senza esitazioni. Velocità, catena corta, gestione digitalizzata sono i fattori del successo della campagna vaccinale grazie alla quale usciremo da una pandemia che ogni giorno ci fa rivivere un bilancio di vittime pari a quello del terremoto in Abruzzo. Non possiamo assuefarci a questi terribili numeri”. L’Assessore Alessio D’Amato è intervenuto da Villa Blanc, sede di Luiss Business School. Collegati da remoto, gli studenti dei seguenti programmi: Executive Master in Management della Filiera della Salute – Major in Management delle Aziende Sanitarie, Sperimentazione Clinica, Pharmaceutical & Healthcare AdministrationCorso di perfezionamento universitario - Risk Management in SanitàExecutive Programme - Lean Health ManagementExecutive Programme - Formazione Manageriale per Dirigenti di Aziende Sanitarie Assieme All’Assessore D’Amato e al Direttore Boccardelli ha preso parte all’incontro Narciso Mostarda, Direttore Scientifico dell’Executive Master in Management della Filiera della Salute – Major in Management delle Aziende Sanitarie, Luiss Business School e Direttore Generale, ASL Roma 6. RASSEGNA STAMPA Askanews, Filiera Salute, lezione assessore Lazio D’Amato a Luiss Business School 23/4/2021

22 Aprile 2021

GROW, vincono le Data Girls di Terna

Le quattro squadre si sono confrontate nell’evento finale di Data Girls del progetto GROW - Generating Real Opportunities for Women di Luiss Business School, affrontando le challenge di Terna, WINDTRE, Italgas e Iren, grazie al supporto di IBM e Istat Negli ultimi due anni i dati hanno conquistato un ruolo fondamentale nella società e nelle imprese. La data analysis è un campo di grandi opportunità, tutte da cogliere soprattutto per la carriera delle donne. Allo sviluppo di leadership femminili sempre più solide e STEM oriented è dedicato il progetto Data Girls di GROW - Generating Real Opportunities for Women di Luiss Business School. Tra i quattro progetti giunti in finale è stato premiato il gruppo che ha accettato la challenge di Terna, creando una solution che andrà a migliorare il posizionamento di un cliente industriale nel settore dell’imbottigliamento. Ne è nata Rita, una bottiglia in R-Pet che va a intercettare la propensione di spesa dei consumatori orientati verso acquisti sostenibili e la riduzione di margini di spesa legati all’impiego della plastica riciclata al posto di quella vergine. «Il processo è stato lungo e non facile, ma siamo felici di avercela fatta – hanno spiegato le studentesse Luiss Business School durante la premiazione – Ringraziamo il team di Terna e la nostra tutor per averci supportato».  La squadra guidata da Helena Da Rochi Romana si è aggiudicata un buono spesa. Cos’è GROW Il progetto Data Girls di GROW - Generating Real Opportunities for Women ha l'obiettivo di promuovere, sostenere e migliorare lo sviluppo personale e professionale delle studentesse dei percorsi MBA Luiss Business School, con particolare attenzione all'inserimento nel mondo del lavoro e alla promozione della carriera professionale, finalizzata al raggiungimento di posizioni di vertice in aziende, amministrazioni, enti, università e altre organizzazioni. Grazie al coinvolgimento di quattro business partner - Italgas, WindTre, Terna e Iren - e di due partner tecnici - Istat e Ibm – gli studenti coinvolti nel progetto, giunto alla sua quinta edizione, hanno potuto lavorare sulle proprie competenze digitali, studiando soluzioni data driven a challenge reali, elaborate grazie anche al supporto di un tutor Luiss Business School, uno aziendale e uno tecnico. A questo si aggiunge lo shadowing, l'affiancamento di un professionista dell'ambito in cui le studentesse desiderano lavorare in futuro. Le challenge di Data Girls Sfida alla sostenibilità: la challenge Terna «L’obiettivo della nostra challenge è stato quello di ottimizzare il posizionamento competitivo di un cliente industriale operante nel settore dell’imbottigliamento. La realtà coinvolta è quella di AVVENIA, società leader nel settore dell’efficienza energetica e controllata del Gruppo TERNA S.p.a.», spiega Helena Da Rocha Romani, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione è portavoce del gruppo di sole data girls. Partendo dai dati forniti dall'azienda, il gruppo ha analizzato gli interventi di efficientamento energetico realizzati sul processo industriale, grazie anche alla piattaforma software IBM Watson Studio. Il passo successivo è stato migliorare la competitività dell'azienda attraverso una parola chiave: sostenibilità, uno dei driver più potenti per orientare la propensione d’acquisto. Da lì è nata l'idea per un nuovo prodotto realizzato in R-pet, la bottiglia Rita. Giga Crew, nuovi scenari per WINDTRE WINDTRE ha chiesto al gruppo rappresentato da Claudia Frasca, studentessa del master Luiss Business School in Project Management, di identificare una strategia innovativa da immettere sul mercato: «Ci è stato chiesto di trovare una soluzione che fosse appetibile per i clienti già esistenti o che potesse interessare un nuovo target». Ragionando sulle risposte di un questionario rivolto alla generazione Z, quindi a giovani d'età compresa tra i 15 e i 20 anni, si è fatto emergere l'approccio dominante: quello di consumo elevato di giga. Inoltre, la maggior parte degli intervistati usa una scheda intestata a uno dei genitori, ragione alla base della scarsa presenza di questo target nelle strategie WINDTRE. Molti hanno dichiarato l'idea di poter condividere e ricevere giga dagli amici: da questa risposta è nata l'idea di una community, Giga Crew, in cui poter svolgere questa operazione, e di un'omonima offerta che permetta ai ragazzi di sentirsi parte di una famiglia dove condividere anche i giga. Per raggiungere diversi target, sono state aggiunte altre funzioni come il Giga Crowdfunding e l'Orange Monday. Prevedere i contatti al call center: la challenge Iren Smart working e gradimento del servizio fornito da Iren: come ha inciso la pandemia sul tasso di contatto? Da questa domanda parte la challenge che l’azienda, una delle più importanti e dinamiche multicommodity operanti in Italia, ha lanciato al gruppo, di cui Sofia Massei del Master Luiss Business School in Gestione Risorse Umane e Organizzazione, è la portavoce. «È stata un’ardua sfida, ma molto coinvolgente», spiega Sofia. La richiesta dell’azienda è stata quella di analizzare il traffico delle chiamate inbound pervenute al call center per il servizio luce e gas e il servizio idrico negli anni 2019 e 2020, al fine di verificare gli impatti legati all'emergenza sanitaria in termini di scostamento volumi in ingresso, variazioni stagionali e distribuzione del traffico nelle varie fasce giornaliere. Grazie al sistema di data analysis IBM Watson, con il supporto di tutor e docenti, il gruppo ha elaborato i dati tramite questo strumento innovativo. Si è così realizzato un forecast base, a seguito del quale sono stati elaborati due scenari: nel primo, si è considerata l’incidenza dello smart working e della condizione pandemica; nel secondo, invece, sono stati messi in relazione il gradimento e il numero di telefonate ricevute. L’analisi ha rivelato che il più penalizzato in questo periodo è stato il settore energy: lì i ragazzi hanno puntato la loro attenzione, invitando l’azienda a fare lo stesso. Un servizio tailored in tutta Italia: la challenge Italgas La challenge lanciata da Italgas ha un obiettivo molto chiaro: migliorare il servizio offerto ai clienti. Analizzando i dati forniti dall'azienda, il gruppo di cui Cristina Squarcia (studentessa di Fashion Management) è la portavoce, si è concentrato sulle abitudini, la riqualificazione energetica e il fenomeno delle seconde case. Inoltre, si è fatta una valutazione delle aree più attrattive per Italgas sul territorio nazionale. I dati emersi sono diventati una road map che l'azienda potrà utilizzare per fornire un servizio più mirato a quei target come i proprietari di seconde case, molto più presenti al Sud Italia, ma soprattutto per diventare un brand pioniere nel suo settore. Cosa resta di una sfida Il progetto ha svelato alle partecipanti che un percorso data driven può guidare verso soluzioni approfondite e reali. A questo si aggiunge il lavoro di squadra, la tenacia, l’uso delle soft skill per definire il proprio ruolo in un gruppo, il time management, il confronto e il dialogo con alcuni dei più importanti manager italiani, ma anche con studenti con diversi background professionali; l'acquisizione di competenze di data analysis, necessarie nel business contemporaneo. Tutte caratteristiche necessarie per costruire le leader di domani. 22/4/2021

22 Aprile 2021

LIFE WineGrover, un progetto per innovare la viticoltura

Mentre gli agricoltori cercano di proteggere l'uva dal freddo fuori stagione che ha già causato molti danni, Luiss Business School presenta un progetto che mira a fondere sostenibilità ambientale e digitalizzazione L'agricoltura contemporanea sta affrontando sfide sempre più impegnative. Tra queste ci sono gli eventi climatici avversi, che hanno costretto i viticoltori francesi e italiani ad accendere fuochi tra le vigne per proteggere i germogli e limitare i danni. Dalla necessità di individuare soluzioni strategiche per la gestione agronomica e colturale della produzione viti-vinicola, dalla partnership tra Luiss Business School e altri partner europei nasce il progetto LIFE WineGrover (Precision Agriculture System to limit the impact on the environment, on health and on air quality of grape production). Lo scopo è mostrare ai produttori di vino in Europa che anche in campo un'altra strada – precisa, efficiente ed economica – è possibile. Parole chiave, anche in campo: tecnologie IoT e sostenibilità. Vino e coltivazioni: i dati a cui fare attenzione Secondo le statistiche dell’OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) l’Europa è il maggiore produttore ed esportatore di vino (soprattutto l’area mediterranea) e possiede l’area di vitigni (38%) più estesa al mondo, in cui è impiegato il 20% dei lavoratori agricoli (perlopiù piccoli produttori). L’impatto ambientale critico di questa produzione deriva da diversi fattori, fra cui l’uso di pesticidi e fertilizzanti e quello di fonti di energia non rinnovabili nei macchinari agricoli. La zona mediterranea è fortemente colpita dal cambiamento climatico, al punto che si prevede che entro il 2050 la viticoltura dovrà intensificare l’uso di sostanze chimiche per contrastarne l’impatto. Ma già oggi la Politica Agricola Comune europea sottolinea la necessità di ridurre l’utilizzo dei pesticidi. In più, i consumatori sono sempre più consapevoli dell’impatto negativo che la viticoltura tradizionale può avere sull’ambiente e sulla salute. Per questo motivo si sta diffondendo l’utilizzo dell’agricoltura di precisione (Precision Agriculture), una strategia di gestione delle coltivazioni che punta a creare un sistema di monitoraggio digitalizzato, volto a integrare efficienza, produttività e qualità. Un terreno ancora tutto da esplorare in Europa, poiché molti vigneti sono ancora gestiti in modo tradizionale e mancano di sistemi di tecnologia utili a ottimizzare il processo di produzione. LIFE WineGrover: obiettivi e strategie Il progetto LIFE WineGrover nasce da un consorzio di 6 partner transnazionali da 3 differenti paesi europei, coordinati dall'Università degli Studi della Tuscia in partnership con Luiss Business School (con il professor Matteo Caroli come referente scientifico), CREA-Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, Inova+ - Innovation Services (Portogallo), Smart City Cluster-Asociacion Empresarial Multisectorial Innovadora para las Ciudades Inteligentes (Spagna), SETEL Servizi Tecnici Logistici Srl (Italia), Wellness Telecom S.L. (Spagna). È rivolto ad autorità regionali, nazionali ed europee; associazioni di settore; istituti di ricerca; viticoltori e agricoltori in generale; cooperative; consulenti; industrie per macchinari agricoli. L'obiettivo è trovare soluzioni nuove, strategiche per l'intero comparto vitivinicolo, grazie all'impiego di tecnologie innovative IoT (Internet of things) volte ad attivare una viticoltura di precisione. Gli effetti? Una produzione più sana sia a livello ambientale che di prodotto. Il progetto, figlio della Precision Farming, punta a realizzare un sistema integrato terra-aria basato sull’acquisizione, integrazione ed elaborazione di dati provenienti da due prototipi di drone, uno aereo UAV (Unmanned Aerial Vehicle) e un rover terrestre UGV (Unmanned Ground Vehicle), e dai dati real-time provenienti da nano-sensori posti in vigna al fine di migliorare il monitoraggio continuo e puntuale che sarà la base di informazione (more knowledge per hectare) per piani agronomici e colturali mirati ad interventi sito-specifici. LIFE WineGrover si propone inoltre di promuovere una forte interazione tra istituti di ricerca e aziende private, coinvolgendo anche l’utente finale, sviluppando soluzioni e gestioni innovative che garantiranno un impatto significativo sulle problematiche ecologico-ambientali legate alla intensificazione della viticoltura nello scenario delle prossime emergenze ambientali. Ma c'è un obiettivo a lungo termine, in cui Luiss Business School in particolare ha deciso impegnarsi: quello di replicare e trasferire i risultati di progetto ad altri vigneti in Europa. Infine, il progetto attua il Codice quadro dell'UNECE relativo a buone pratiche agricole per ridurre le emissioni di ammoniaca del 2014. Contribuisce anche all’implementazione della Direttiva europea sull’uso sostenibile di pesticidi (2009/128/EC), al regolamento UE 1981/2018 relativo alla limitazione dell'uso di prodotti fitosanitari contenenti composti di rame, il regolamento UE 2031/2016 relativo alle misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante e ovviamente al Green Deal europeo del 2020. Dai droni al business plan: le tappe di LIFE WineGrover Il progetto LIFE WineGrover è iniziato il 1° settembre 2020 e durerà fino al 31 ottobre 2023. Il percorso è iniziato con la costruzione di due droni autonomi e collegati a un sistema di monitoraggio, a un software e a una piattaforma multisensoriale. L'obiettivo è monitorare l'intero ciclo vegetativo dei vitigni e di intervenire nelle diverse fasi di coltivazione solo quando è necessario e solo laddove c'è bisogno. La fase di testing sta impegnando il primo anno del percorso, legando la sua attività a un vigneto italiano, al fine di misurare i parametri tecnico-ambientali e permettere la standardizzazione della metodologia. Seguirà una fase di implementazione in un vigneto in Spagna. Alla fine del progetto si passerà allo sviluppo di una strategia di commercializzazione e di internazionalizzazione degli strumenti tecnologici attraverso il design di un business model e di una strategia di marketing. L’obiettivo a lungo termine è implementare i risultati derivati dal progetto LIFE WineGrover in diversi paesi e regioni in Europa. I dati ottenuti saranno rielaborati in un piano di replicazione atto a trasferire i risultati di progetto ad altri vigneti in Europa, con tanto di exploitation plan e un business plan per la successiva commercializzazione. Sostenibilità ambientale e digitalizzazione sono le chiavi per cambiare anche le sorti anche dell'agricoltura: è dunque essenziale saperle usare. 22/4/2021

21 Aprile 2021

Una community dedicata alla Generazione Zeta: la challenge di WINDTRE per Data Girls

Nell’ambito del progetto Data Girls di GROW - Generating Real Opportunities for Women, WINDTRE ha messo alla prova le studentesse dei master Luiss Business School sull’analisi dei dati forniti su un campione di 1 Mln di clienti della propria customer base, per individuare una strategia innovativa da lanciare sul mercato, tale da ingaggiare tanto i clienti già esistenti quanto un nuovo target. L’iniziativa, giunta alla V edizione, è nata per potenziare le competenze di Data Analysis delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. Claudia Frasca, studentessa del master in Project Management, ha raccontato l’esperienza del team vincitore della Challenge proposta da WINDTRE e come Data Girls abbia arricchito il bagaglio di conoscenze e competenze sia hard che soft. Giga Crew: una community per la condivisione di Giga dedicata alla Generazione Zeta «L’idea nasce da un’analisi descrittiva effettuata sui clienti WINDTRE, da cui si evince che la Gen Z, pur essendo quella con minore densità (rappresenta circa il 7% della clientela totale) è però quella con un consumo di giga più elevato. Partendo da questo aspetto, abbiamo iniziato a ragionare su tale discrepanza e abbiamo effettuato un questionario rivolto alla generazione Z e quindi ai giovani di età compresa tra i 15 e i 20 anni. Dal questionario è emerso che i ragazzi hanno un approccio di consumo di giga elevato e che la maggior parte di loro ha la scheda SIM intestata a uno dei genitori. Questo aspetto ci ha rivelato la probabile causa della bassa presenza di gen Z all’interno della customer base WINDTRE. Altro insight interessante riscontrato nel questionario è che la maggior parte degli intervistati si dichiara molto interessato all’idea di poter condividere e ricevere giga da amici. Proprio da questo spunto è partita la nostra idea, ossia coinvolgere i clienti appartenenti alla Gen Z attraverso la creazione di una community sull’app WINDTRE chiamata Giga Crew, per scambiare e condividere giga con tutti i contatti WINDTRE della propria rubrica. In seguito, e grazie all’utilizzo della piattaforma Watson di IBM, abbiamo delineato ulteriori target di riferimento. L’offerta Giga Crew, che avrà un costo mensile di 1,99€, rappresenta una vera community, una piattaforma di aggregazione che ci permetta di sentirci parte di una famiglia all’interno della quale donare giga e organizzare eventi per i nostri cari. Dal momento che il nostro obiettivo è quello di coinvolgere varie generazioni di clienti, non soltanto ragazzi appartenenti alla Gen Z, abbiamo pensato, attraverso la crew, di aggiungere diverse funzioni all’app WINDTRE. All’interno della Giga Crew si potranno infatti organizzare dei giga Crowdfunding e quindi raccogliere giga tra i contatti e donarli a coloro tra i nostri amici che ne abbiano più bisogno oppure regalare giga per eventi speciali, come ad esempio un compleanno o un anniversario. Infine, proprio per coinvolgere tutti gli utenti di ogni fascia di età, abbiamo pensato di inserire una serie di offerte a premio in base a quanti giga condividano all’interno della community. È da qui che nasce l’Orange Monday, che prevede una serie di offerte premium inserite all’interno del già esistente Winday, dedicate esclusivamente ai clienti che decidano di condividere giga all’interno della Crew». Il potenziale di solution data driven per sviluppare prodotti innovativi e team coesi  «Abbiamo compreso l’importanza dell’analisi dei dati e in particolar modo siamo rimasti affascinati da quanto un percorso data driven possa guidare verso una solution approfondita e reale. Grazie a questa opportunità abbiamo potuto relazionarci con persone aventi background differenti e questo ha accresciuto la nostra consapevolezza di quanto sia importante e di quanto valore aggiunto porti la diversità. All’interno del team ognuno di noi è riuscito a ritagliarsi un ruolo ben definito e differente proprio grazie alle proprie soft skill, contribuendo così a guidare efficacemente il gruppo verso la finale». Per lo sviluppo delle solution i team si sono potuti avvalere del supporto dei partner tecnici del progetto, grazie agli open data messi a disposizione da ISTAT e alla piattaforma Watson di IBM. 21/04/2021

21 Aprile 2021

Analizzare i dati è anche saper fare un lavoro di squadra: la challenge di Iren per Data Girls

Nell’ambito del progetto Data Girls di GROW – Generating Real Opportunities for Women, Iren ha messo alla prova le studentesse dei master Luiss Business School sull’analisi del traffico delle chiamate inbound pervenute al call center, al fine di definire l’impatto della pandemia sul tasso di contatto ed elaborare un forecasting per il 2021. L’iniziativa, giunta alla V edizione, è nata per potenziare le competenze di Data Analysis delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. Sofia Massei, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione, ha raccontato l’esperienza del team vincitore della Challenge proposta da Iren e come Data Girls abbia arricchito il bagaglio di conoscenze e competenze sia hard che soft. Tra smartworking e livello di gradimento: l’incidenza della pandemia sul tasso di contatto «In questi mesi ho seguito la challenge di Iren, una delle più importanti e dinamiche multiutility del panorama italiano, attiva nei settori dell’energia elettrica, del gas, dell'energia termica per teleriscaldamento, della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali e dei servizi tecnologici. La richiesta dell’azienda è stata quella di effettuare una previsione del numero di telefonate che saranno ricevute dal call center nel 2021 a fronte dei dati forniti degli anni 2019 e 2020. È stata un’ardua sfida, ma molto coinvolgente. Come l’abbiamo affrontata? Grazie alla presentazione e alla conoscenza del sistema di analisi dei dati IBM Watson e con il supporto dei nostri tutor e docenti, abbiamo elaborato i dati. Abbiamo così realizzato un forecast base, a seguito del quale abbiamo elaborato due scenari: nel primo abbiamo preso in considerazione l’incidenza dello smartworking e della condizione pandemica; nel secondo abbiamo messo in relazione il gradimento e il numero di telefonate ricevute». Un lavoro di squadra per padroneggiare il mondo dei dati «È stata veramente un’esperienza unica e arricchente quella di poter dialogare con i manager di IREN e di entrare in contatto con un’organizzazione prestigiosa, acquisendo competenze di data analysis molto richieste nel mondo del business. Dalla partecipazione a questo progetto, oltre alle competenze acquisite, porto con me un ottimo lavoro di squadra messo in atto, per il quale ringrazio tutti i miei colleghi. Insieme abbiamo appreso e sperimentato l’importanza di essere tenaci, determinati e uniti per il raggiungimento degli obiettivi, in un clima di pieno rispetto e attenzione reciproca». Per lo sviluppo delle solution i team si sono potuti avvalere del supporto dei partner tecnici del progetto, grazie agli open data messi a disposizione da ISTAT e alla piattaforma Watson di IBM. 21/4/2021

21 Aprile 2021

Analizzare i dati è anche saper fare un lavoro di squadra: la challenge di Iren per Data Girls

Nell’ambito del progetto Data Girls di GROW – Generating Real Opportunities for Women, Iren ha messo alla prova le studentesse dei master Luiss Business School sull’analisi del traffico delle chiamate inbound pervenute al call center, al fine di definire l’impatto della pandemia sul tasso di contatto ed elaborare un forecasting per il 2021. L’iniziativa, giunta alla V edizione, è nata per potenziare le competenze di Data Analysis delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. Sofia Massei, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione, ha raccontato l’esperienza del team vincitore della Challenge proposta da Iren e come Data Girls abbia arricchito il bagaglio di conoscenze e competenze sia hard che soft. Tra smartworking e livello di gradimento: l’incidenza della pandemia sul tasso di contatto «In questi mesi ho seguito la challenge di Iren, una delle più importanti e dinamiche multiutility del panorama italiano, attiva nei settori dell’energia elettrica, del gas, dell'energia termica per teleriscaldamento, della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali e dei servizi tecnologici. La richiesta dell’azienda è stata quella di effettuare una previsione del numero di telefonate che saranno ricevute dal call center nel 2021 a fronte dei dati forniti degli anni 2019 e 2020. È stata un’ardua sfida, ma molto coinvolgente. Come l’abbiamo affrontata? Grazie alla presentazione e alla conoscenza del sistema di analisi dei dati IBM Watson e con il supporto dei nostri tutor e docenti, abbiamo elaborato i dati. Abbiamo così realizzato un forecast base, a seguito del quale abbiamo elaborato due scenari: nel primo abbiamo preso in considerazione l’incidenza dello smartworking e della condizione pandemica; nel secondo abbiamo messo in relazione il gradimento e il numero di telefonate ricevute». Un lavoro di squadra per padroneggiare il mondo dei dati «È stata veramente un’esperienza unica e arricchente quella di poter dialogare con i manager di IREN e di entrare in contatto con un’organizzazione prestigiosa, acquisendo competenze di data analysis molto richieste nel mondo del business. Dalla partecipazione a questo progetto, oltre alle competenze acquisite, porto con me un ottimo lavoro di squadra messo in atto, per il quale ringrazio tutti i miei colleghi. Insieme abbiamo appreso e sperimentato l’importanza di essere tenaci, determinati e uniti per il raggiungimento degli obiettivi, in un clima di pieno rispetto e attenzione reciproca». Per lo sviluppo delle solution i team si sono potuti avvalere del supporto dei partner tecnici del progetto, grazie agli open data messi a disposizione da ISTAT e alla piattaforma Watson di IBM. 21/4/2021

21 Aprile 2021

Materiali sostenibili per ridurre le emissioni e ampliare il target: la challenge di Terna per Data Girls

Nell’ambito del progetto Data Girls di GROW – Generating Real Opportunities for Women, Terna ha messo alla prova le studentesse dei master Luiss Business School su come ottimizzare il posizionamento competitivo di un cliente industriale analizzando i dati sulla contabilità energetica come chiave di lettura del processo produttivo per identificare ulteriori iniziative di efficientamento. L’iniziativa, giunta alla V edizione, è nata per potenziare le competenze di Data Analysis delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. Helena Da Rocha Romani, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione, ha raccontato l’esperienza del team vincitore della Challenge proposta da Terna e come Data Girls abbia arricchito il bagaglio di conoscenze e competenze sia hard che soft. Sostenibilità la parola chiave per ulteriori iniziative di efficientamento energetico: nuovi prodotti e nuovi target «Nella prima parte della challenge abbiamo analizzato gli interventi di efficientamento energetico realizzati sul processo industriale, partendo dai dati forniti dall’azienda sugli interventi effettuati per la sostituzione del compressore e la modifica dei sistemi di soffiaggio. Grazie alla piattaforma IBM Watson Studio fornita dal partner della challenge IBM, abbiamo interrogato il database generando due modelli di regressione lineare, riuscendo così ad esaminare gli efficientamenti effettuati e gli scenari di costo. Nella seconda parte della challenge abbiamo identificato ulteriori iniziative finalizzate a migliorare la competitività dell’azienda, proponendo come abilitatore chiave l’economia circolare. La parola chiave è sostenibilità: un requisito fondamentale nell’orientare i comportamenti d’acquisto e fonte di vantaggio competitivo. I dati sui consumatori, le analisi sul mercato italiano dell’imbottigliamento e dei nuovi scenari legati a questo tema ci hanno guidato verso l’idea di un nuovo prodotto realizzato in plastica riciclata, l’R-pet. L’R-pet garantisce minori costi ambientali, permette di abbassare i valori delle emissioni di CO2 legata ai prodotti e consente di rispondere prontamente alle norme europee. Il passaggio dallo scenario As- Is verso la nostra proposta permette un beneficio di rilievo garantendo una prima linea di ricavo dall’applicazione dell’R- pet a livello di processo. Per avere una vista complessiva dei benefici, va considerata la possibilità di incrementare la propria customer base offrendo un nuovo prodotto in grado di rispondere alle esigenze dei nuovi segmenti d’interesse, ad esempio i clienti attenti alla sostenibilità».  Più prospettive, una sfida da vincere «Questa esperienza mi ha consentito di esplorare l’ambito degli analytics che assume maggiore rilevanza nei processi di trasformazione digitale delle aziende, acquisendo nuove competenze ed apprendendo un nuovo strumento per la gestione dei dati. La gestione di un progetto in parallelo alle attività del Master mi ha aiutato a migliorare il mio time management e a essere più produttiva. Infine, il clima di fiducia e cooperazione instauratosi all’interno il gruppo ci ha permesso di realizzare un progetto di cui sono fiera. La diversità dei nostri percorsi di studio è stato l’elemento chiave che ci ha consentito di affrontare la sfida in maniera distintiva, analizzando il tema da più prospettive». Per lo sviluppo delle solution i team si sono potuti avvalere del supporto dei partner tecnici del progetto, grazie agli open data messi a disposizione da ISTAT e alla piattaforma Watson di IBM. 21/04/2021

16 Aprile 2021

Venture Capital, Enzo Peruffo: «Le dinamiche di questo mercato sono imprescindibili per ripartire»

Ci sono importanti opportunità da cogliere per gli investitori interessati in innovazione attraverso il venture capital, ma è necessario formare chi va ad operare con questi capitali. A questa necessità Luiss Business School risponde con l’Executive Flex Programme in Venture Capital Dynamics & Startup Engagement Cogliere le opportunità di crescita attraverso investimenti ad alto tasso di innovazione è una delle strade per rilanciare l'economia, ma è necessario fare cultura e formazione per rendere l'Italia una startup nation. Sono queste le ipotesi di lavoro emerse durante il webinar “Il Venture Capital a supporto del Paese” tenutosi il 14 aprile e organizzato da Luiss Business School in partnership con LVenture Group. «Nel 2020 sono stati raccolti più di 173 milioni di euro da 15 startup, anche impegnate in fase di skill up - Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Director of MBA & Executive Education Luiss Business School – Il nostro Paese ha oltre il 78% di venture capital investiti in vari ambiti. Accanto a questo ecosistema la dinamica è molto ricca. C'è tutta una serie di iniziative che favoriscono l'universo delle startup. Le dinamiche di questo mercato sono imprescindibili per chi gestisce un portafoglio di investimento istituzionale e per quelle aziende che investono in innovazione». Si discute da tempo del ruolo del venture capital in Italia e della capacità del Paese di attrarre investimenti, anche istituzionali, legati all’innovazione. Le operazioni ci sono, stanno crescendo, ma c'è ancora molta strada da fare. Basti pensare che il Pil americano prodotto da 50 stati nasce per lo più in California, che da sola produce il 15%. Merito della Silicon Valley, che contribuisce in larga parte alla crescita di valore e della ricchezza dell'economia americana. Lo 0,5% del Pil americano è investito in venture capital nazionale, producendo grande valore. In Italia la percentuale è pari allo 0,01%, un numero che non deve scoraggiare perché, come ha spiegato Roberto Magnifico, Board Member LVenture Group, «è tutta opportunità». Molti settori sono in forte crisi a causa della pandemia: diventa importantissimo dare supporto alle Pmi e in questa azione il ruolo del venture capital è fondamentale. Ma è necessario che ci sia un passaggio normativo che ne regoli anche le azioni. Il ruolo degli investitori è fondamentale per finanziare nuove iniziative imprenditoriali: le prospettive dei mercati sembrano positive e anche gli enti previdenziali sembrano pronti a far parte della partita del venture capital in Italia. Come spiega Diana Saraceni, Co-Founder e General Partner Panakes Partners, «c'è un livello intrinseco di rischio molto alto nell'investire sulla singola startup. Ma quando entra in un portafoglio cambia. Chi prende un impegno con un fondo di venture capital, fa un accordo sullo strumento che dura dai sette ai dieci anni. È un capitale molto paziente». Ma quanto sono pronti gli investitori istituzionali previdenziali a effettuare questo avvicinamento? Quanto è importante formare risorse umane efficienti per favorire il dialogo con i fondi di venture capital e mettere a sistema tutti gli attori, a patto che ci sia il framework fiscale adatto? Come spiega Giovanni Maggi, Presidente Assofondipensione, «gli italiani sono agli ultimi posti sull'educazione finanziaria e previdenziale, ma dal fondo si può solo risalire. Capitale umano, giovani e formazione devono essere tenuti sempre in considerazione». Per diventare una startup nation è dunque necessario un cambio culturale, che passa soprattutto dalla formazione. Da questa richiesta del mercato, grazie all'eccellenza accademica e alla consolidata esperienza nell’ambito Venture Capital, nasce la seconda edizione dell’Executive Flex Programme in Venture Capital Dynamics & Startup Engagement promosso dalla partnership tra Luiss Business School e LVenture Group. In questo percorso formativo si punta a creare figure manageriali capaci di padroneggiare tutti gli strumenti e i processi necessari per amplificare l’impatto di un investimento nel mondo delle start-up. L'Executive Flex Programme in Venture Capital Dynamics & Startup Engagement è stato presentato durante il webinar “Il Venture Capital a supporto del Paese” tenutosi il 14 aprile e organizzato da Luiss Business School in partnership con LVenture Group, operante nel settore del Venture Capital a livello nazionale e internazionale. Hanno partecipato al dibattito Giovanni Maggi, Presidente Assofondipensione, Roberto Magnifico, Board Member LVenture Group, Alberto Oliveti, Presidente ENPAM, Diana Saraceni, Co-Founder e General Partner Panakes Partners. Introdurrà i lavori Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Director of MBA & Executive Education Luiss Business School. A moderare il dibattito Maria Isabella Leone, Associate Professor & Co-Director Flex Program Venture Capital Dynamics and Startup Engagement Luiss Business School. RIVEDI IL WEBINAR SCOPRI IL PROGRAMMA  15/4/2021

14 Aprile 2021

Consorzio ELIS, Paolo Boccardelli: «Dobbiamo guardare al purpose più che ai profitti per una vera sostenibilità aziendale»

Insieme all'annuncio della nascita delle palestre relazionali, nella messa a punto di una bussola che orienti il lavoro nel mondo post-pandemico, durante l'incontro tra i CEO delle grandi Corporate del Consorzio ELIS il Direttore di Luiss Business School lancia una provocazione: «Il profitto non è la sola ragione per cui un'impresa viene creata» Una bussola per le imprese per ripartire, per ripensare il mondo e i processi del lavoro: è questo lo scopo che ha messo insieme gli amministratori delegati di 30 aziende e che hanno portato alla ricerca di una terza via. Mentre il mondo è in bilico tra il mondo del lavoro “alla vecchia maniera” e un mondo nuovo, fatto di lavoro distribuito, si va erodendo il patrimonio di relazioni e creatività. Dall'osservazione di questi elementi, alla ricerca di una terza via, nell'ambito del Ceo Meeting del Consorzio Elis di martedì 13 aprile, ospitato presso la Luiss Business School, è stata annunciata la nascita delle Palestre Relazionali, al via a ottobre 2021. Durante l'incontro, nel suo inspiration speech, Paolo Boccardelli, Direttore di Luiss Business School, ha puntato l'attenzione sull'importanza del purpose, dello scopo delle imprese, rispetto ai profitti. L'azienda come organismo vivente Citando Edward Freeman, nel suo inspiration speech Paolo Boccardelli paragona le aziende a un organismo umano, che ha bisogno dei globuli rossi, ma non vive per essi. «Al pari degli organismi, le imprese fanno profitti, devono fare profitti, ma non dovrebbero vivere fare profitti. Vivono grazie ad essi e li utilizzano per realizzare i loro obiettivi, i cosiddetti purpose». Questa visione non può non tenere conto delle disuguaglianze mondiali e della sostenibilità sociale. «A fronte dell'aumento della povertà globale, i compensi mediani degli amministratori di oltre 300 delle principali aziende statunitensi sono lievitati a 13,7 milioni di dollari dai 12,8 e con un incremento medio del 15%. Aumenta la disuguaglianza, aumentano i compensi apicali: qualcosa non quadra». «I profitti servono a realizzare il purpose? Senz’altro – ha spiegato Boccardelli – Ma se l’azienda si occupa solo dei profitti non resisterà a lungo perché non è quella la ragione ultima per cui essa viene creata. Quanto il purpose crei valore per la società, quanto è percepito e diffuso sia all’interno sia all’esterno, quanto sia coerente con l’azione organizzativa sono le domande che oggi le aziende sono chiamate a porsi. La strada da fare è ancora lunga e complessa, ma il dna del capitalismo italiano è più del purpose che dei profitti». Il Progetto di Semestre Smart Alliance riceve il testimone dal Semestre precedente Mindset Revolution, che sotto la presidenza di Generali Italia ha visto le aziende del Consorzio ELIS confrontarsi sulle sfide del cambiamento a cui sono chiamate. «Con il programma ‘Mindset Revolution’ abbiamo voluto potenziare una nuova cultura digitale, inclusiva, che abbia al centro la “persona”, rilanciando una partnership forte fra scuola, università, comunità e aziende – commenta Marco Sesana, Country Manager & Ceo Generali Italia e Global Business Lines – Il nuovo programma ‘Smart Alliance’ coglie un punto centrale anche per Generali che è quello di trasformare il luogo di lavoro in un luogo di relazione e benessere in cui, attraverso contaminazione, co-creazione e apprendimento, si contribuisca a creare valore per le persone». Parola d'ordine, relazioni L'incontro organizzato dal Consorzio ELIS è stato organizzato anche per annunciare il lancio delle palestre relazionali. Infatti, a fronte di un aumento della produttività e dell'efficacia di alcuni processi come le riunioni e l'abolizione del commuting, sembrano calare la creatività e il senso di appartenenza. Nella ricerca di una terza via per trasformare il lavoro, nascono le palestre relazionali, un luogo dove incontrare colleghi, anche di altre aziende, nel proprio quartiere. Inoltre, grazie al palinsesto di creatività, è possibile sviluppare nuove competenze. Trenta grandi imprese, trecento pionieri, 5 sedi in tutta Italia: la sperimentazione mira a condividere spazi e creare uffici a chilometro zero. L'obiettivo non è sostituire l'ufficio, ma la cucina di casa. Si partirà a ottobre 2021 con sedi a Milano, Roma, Napoli, Trapani e Catania. I Ceo del Consorzio ELIS concordano sulla necessità di ripensare i tempi e gli spazi del modo di lavorare, confortati anche da un trend italiano e internazionale in via di definizione: le cosiddette città dei 15 minuti, policentriche, che possono avere una ricaduta positiva su tutti e tre i fattori ESG, ambientali, sociali e di governance aziendale. Trasformare la scuola superando le disuguaglianze Solo il 5% delle ragazze intraprende percorsi scientifici: come mai ci sono così poche ragazze che scoprono il proprio desiderio per la scienza e la tecnologia e lo portano avanti? Su questo e sulla lotta alle disuguaglianze nel campo Stem si baserà il prossimo semestre di presidenza in carico a Marco Alverà, CEO Snam. «L'occupazione di posizioni tecnologiche è ancora a vantaggio degli uomini: stiamo perdendo massa critica, ma soprattutto stiamo perdendo un'occasione», spiega Stefano Donnarumma, Amministratore Delegato e Direttore Generale Terna. A lui fa eco Alverà, che aggiunge: «È una perdita economica anche per il Paese». Citando anche gli insegnamenti egualitari di Papa Francesco, il Ceo di Snam spiega l'obiettivo dell'azienda: «In Snam vogliamo arrivare ad avere il 50% di presenza femminile in azienda: ora siamo al 25%. Nel leadership team c'è il 50% di donne. Abbiamo messo la parità di genere nel nostro statuto, ma per questo ci servono più donne che abbiano studiato materie scientifiche. Bisogna lavorare nelle scuole e nei licei. La proposta che lanciamo è quella di ispirarci a Stanford, che, come università, ha lanciato un liceo per creare una scuola eccellente, inclusiva, che punti alla diversità di genere, sociale e che punti allo Stem. Stem è un mezzo, non un fine, deve dare un purpose agli studi delle ragazze ci hanno detto che vogliono occuparsi di qualcosa, non studiare qualcosa di astratto». «I ragazzi dai 14 ai 35 anni rappresentano un patrimonio grandissimo – spiega Fabiana Dadone, Ministro per le politiche giovanili – Chiedono di essere ascoltati nella loro comfort zone, i canali social; chiedono al governo di poter partecipare maggiormente in campo di politica attiva, recovery compreso. Chiedono orientamento e una didattica diversa. Non si tratta solo di dare un'edilizia scolastica decorosa, ma anche di formare chi lavora all'interno delle scuole per essere al passo con i tempi». «Per contrastare il fenomeno Neet e prevenirlo, serve far entrare le aziende nelle scuole – continua Dadone – Finché non porteremo lì, alle ragazze di 12 anni, modelli di donne che si sono contraddistinte in ambito tecnologico, sarà difficile convincerle a intraprendere questo percorso. Infine, i giovani hanno bisogno di emanciparsi: per questo ci vuole un sistema di credito semplice e agevole per loro. Dobbiamo avere fiducia nelle loro idee e creatività. Dobbiamo creare un sistema che li spinga a investire sulla loro imprenditorialità e loro idee, senza paura di sbagliare». «Orientarsi vuol dire conoscere quello che ci piace per verificare dove andare ad approfondirlo: per questo bisogna iniziare molto presto, con i bambini – conclude Giovanni Lo Storto, Direttore Generale Luiss Guido Carli – Dobbiamo concentrarci sulla libertà di apprendimento. Luiss c'è. La nostra risposta è 42 Roma Luiss, scuola di coding con cui la nostra università mira a formare i nuovi metalmecannici del digitale. è a stazione termini: ci sono 150 ragazzi selezionati tra 5000. I mestieri che faranno i bambini di oggi sono lavori che loro stessi inventeranno, solo se noi adulti non li rallenteremo». RASSEGNA STAMPA  Affaritaliani, "Semestri di Presidenza" Elis, così i Ceo supportano lo sviluppo della società 14/4/2021

09 Aprile 2021

innCREA, creatività e innovazione per cambiare il mondo del lavoro

Creatività e capacità di innovare: sono questi gli obiettivi che Luiss Business School vuole raggiungere con il progetto innCREA - Standards for implementing programmes aimed at discovering and developing creativity, pioneering in pursuit of innovation Finanziato dalla Commissione Europea e sviluppato nell'Erasmus+ Programme, questo percorso formativo europeo, di cui il professor Nunzio Casalino è il referente scientifico Luiss, nasce con l'obiettivo di trasferire agli studenti universitari, ricercatori, docenti, imprese e organizzazioni dell'economia sociale concetti organizzativi e metodi di sviluppo di business, potenziati da creatività e capacità di innovare. L'intero percorso formativo è supportato da materiali didattici e metodologie innovative di apprendimento, volti a scardinare vecchi modi di pensare le governance aziendale e implementare la creazione di nuovi modelli di business. Europa e disoccupazione giovanile: i dati Secondo i dati Eurostat a gennaio 2020 il tasso di disoccupazione giovanile nei paesi dei partner del progetto innCREA è ancora molto alto: in Italia 29,3%, in Finlandia 17,4%, in Grecia 16,5%, inBulgaria 9,7% e in Polonia 7,8% (dati: EUROSTAT). Le cause sono da ricercare in criticità e disomogeneità che interessano tutta l'Unione Europea. In primo luogo, le università tendono a creare laureati che spesso non trovano facilmente impiego nel proprio ambito di studi e molto spesso i loro programmi formativi non sono allineati ai reali bisogni del mercato del lavoro. In secondo luogo, l’offerta di corsi rimane limitata a causa delle incompatibilità o incongruenze degli standard sulle qualifiche professionali e spesso delle modalità di erogazione e valutazione. Infine, le modalità adottate dalle aziende per la pianificazione e lo sviluppo delle carriere del proprio personale non sono sempre efficaci. Per tutti questi problemi la creatività e capacità di innovare possono fare la differenza. Come funziona innCREA L’obiettivo principale del progetto è quello di fornire al mondo universitario una guida pratica e un approccio sistematico alla creatività, al pioneering e all’innovazione per contrastare il mismatch fra le skill dei laureati e i reali bisogni del mercato del lavoro. Per fare questo sono state messe a punto tre attività principali: innCREA Audit Tool, una risorsa aperta di ricerca e analisi di buone pratiche; innCREA Guideline, linee guida per creare una metodologia formativa basata su nuove tecniche, creatività e bisogni degli stakeholder; innCREA Creativity & Pioneering Training Programme Package, un percorso formativo sulle soft skill innovative in modalità e-learning. Gli obiettivi di innCREA InnCREA mira a implementare, adattare e trasferire un programma formativo integrato (materiali e metodologie) per il potenziamento di specifiche soft skill, volte a favorire la creatività e ad attuare azioni specifiche per favorire l’innovazione. Il fine è quello di sviluppare le soft skill degli studenti universitari e, allo stesso tempo, contribuire alla diminuzione del gap fra le capacità richieste dal mercato del lavoro e quelle offerte dai corsi universitari. Per far ciò si coinvolgeranno i docenti universitari che, grazie agli strumenti forniti dal progetto, svilupperanno la capacità di integrare l’offerta formativa dei propri Atenei e rafforzare le capacità e profili personali dei propri studenti. Un altro punto di forza di questo progetto è la volontà di ridurre il divario tra le competenze richieste nel mondo del lavoro e quelle offerte dai corsi universitari in modo concreto. Come in una palestra, innCREA punta a rafforzare le capacità manageriali di studenti e giovani imprenditori, allargando la visione di questi ultimi alle comunità imprenditoriali europee. Il progetto si svolgerà da gennaio 2021 a dicembre 2022. 9/4/2021

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