News & Insight
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16 Maggio 2024

Open Lesson | La Value Proposition nell'offerta di gara

Luiss Business School ti invita a partecipare a "La Value Proposition nell'offerta di gara", l'Open Lesson che si terrà il 21 giugno presso la sede romana di Villa Blanc per presentare l’Executive Programme in Bid and Proposal Management.L'Open Lesson si focalizzerà sulle tecniche di redazione e presentazione della Value Proposition all'interno dell'offerta di gara nei settori delle forniture, dei servizi, dei lavori pubblici, delle concessioni e dei progetti UE. I partecipanti avranno l'opportunità di esplorare strategie e tecniche come la SMART o del Message Tree, unite a un sapiente mix di immagini e testo, per formulare la migliore proposizione di Valore. Poiché il Valore è soggettivo, è fondamentale comprendere le progettualità e le aspettative di successo dell'Acquirente. Durante l'evento, verranno inoltre presentate la seconda e la terza edizione del Corso, con inizio in autunno a Roma e a Milano. Agenda Introduzione di Domenico Casalino, Senior advisor Procurement, ICT, logistica Intervento di Nicola Rubino, Responsabile Direzione Appalti e Acquisti ANAS: Il profilo di grande acquirente di ANAS Lezione di Domenico Casalino: La Value Proposition nell'offerta di gara SpeakerNicola Rubino, Direttore Acquisti e Appalti ANAS Domenico Casalino, Direttore dell’Executive Programme in Bid and Proposal Management Quando: 21 giugno 2024 Dove: Villa Blanc – Via Nomentana, 216 Orario: 14.30 – 16.00 Per partecipare è necessaria la registrazione.

09 Maggio 2024

Internazionalizzazione: sfide e opportunità nelle finanze globali

Prospettive della finanza internazionale, tra scenari geopolitici in evoluzione e impatto delle nuove direttive internazionali sugli ESG: ne parleremo a Villa Blanc il 24 maggio alle ore 14.00, durante l’evento “Internazionalizzazione: sfide e opportunità nelle finanze globali”, realizzato in collaborazione con Confindustria Assafrica & Mediterraneo, Federpesca, Proger, SACE e SIMEST. Un’occasione di analisi e dibattito insieme a un panel di esperti aziendali e istituzionali, per approfondire come la trasformazione delle dinamiche globali e le pratiche ESG stanno orientando gli investimenti internazionali che mirano a promuovere crescita, innovazione e sostenibilità. Un focus sarà inoltre dedicato alla crescente centralità che, in questo scenario, sta assumendo il continente Africa, anche alla luce del recente piano Mattei. AGENDA 13.30 Accreditamento 14.00 Indirizzo di saluto e apertura lavoriEnzo Peruffo, Associate Dean for Education and Partnership, Luiss Business School 14.15 L’evoluzione della finanza internazionale e le sue complessità Carlo de Simone, Responsabile Sviluppo Internazionale, SIMEST Luca Gatto, Senior Large Relationship Manager, SACELuca Olivari, Adjunct Professor, Head of Open Consulting, Luiss Business School Marco Lombardi, Amministratore Delegato, Proger Massimo Baldassarre, Direzione Generale per la promozione del Sistema Paese, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione InternazionaleModeratore: Costanza Consolandi, Associate Professor, Università di Siena 15.15 ESG e finanza: connubio per un successo sostenibileAntonio Bartolo, Regional Director Business Network Centro, SACELorenzo Liotta, Responsabile ESG, SIMESTPietro Paolo Rampino, VP, Arabic Chamber of CommerceMichele Renda, Responsabile anticorruzione, ENIModeratore: Giulietta Sada, Adjunct Professor, Luiss Business School 16.15 Africa: la forza di un continenteFrancesca Biondo, Direttrice Generale, FederpescaEmiliano Finocchi, Adjunct Professor, Luiss Business SchoolGiuseppe Mistretta, Direttore Africa Sub-Sahariana, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione InternazionaleLetizia Pizzi, Direttore Generale, Confindustria Assafrica & MediterraneoModeratore: Maria Monica Annibaldis, Africa and Mediterranean Special Project Advisor 17.15 Sessione Q&A 17.30 Chiusura Lavori e Network Cocktail Per partecipare è necessaria la registrazione al seguente LINK 09/05/2024

30 Aprile 2024

Bando Internazionale Generazione Contemporanea On Shuffle EP - II Edizione

La proposta del bando di Luiss Business School si concentra sulla versatilità musicale della generazione contemporanea. Attraverso la selezione di brani che spaziano tra generi e stili diversi, si vuole infatti mettere in evidenza l’originalità artistica dei nuovi talenti.  Il risultato dell’iniziativa consisterà nella produzione e pubblicazione di un EP all’interno del quale verranno inserite sette tracce di sette artisti differenti, a cui si darà l’occasione di esprimersi unendo nello stesso progetto diverse influenze e visioni musicali.  Il titolo “On Shuffle” rimanda al concetto di riproduzione casuale: i brani dell’EP, grazie alla loro varietà, offriranno dunque agli ascoltatori l’esperienza di riprodurre tracce come se stessero ascoltando una playlist in modalità shuffle. Il concorso dà vita ad un nuovo ambito di innovazione culturale, volto non più solo alla formazione ma anche al sostegno e alla ricerca di giovani autori in ambito nazionale e internazionale. Possono partecipare al Concorso tutti gli autori di nazionalità italiana o straniera – singolarmente o in gruppo – che rispettino i seguenti criteri di ammissione: non abbiano compiuto il trentesimo anno di età alla scadenza del bando prevista per il giorno 30 giugno 2024 per i gruppi, al massimo un componente può avere già compiuto il trentesimo anno d’età alla scadenza del bando I candidati possono concorrere con un solo brano, necessariamente inedito, da cui emerga chiaramente l’aderenza al tema del concorso. I sette brani selezionati verranno prodotti all’interno dello studio Luiss BS Records della Luiss Business School e gli artisti saranno seguiti nella fase di produzione da professionisti del settore e affiancati dagli studenti del Master in Management delle Imprese Creative e Culturali – Major in Music Business della Luiss Business School S.p.A. La scadenza per la presentazione delle opere candidate al Premio è fissata per il giorno 30 giugno 2024 entro e non oltre le ore 12.00 (ora italiana). La partecipazione è gratuita. Si raccomanda l’attenta lettura del bando. ITA SCARICA IL BANDO MODULO ISCRIZIONE MODULO DI PARTECIPAZIONE ENG DOWNLOAD THE ANNOUNCEMENT REGISTRATION FORM PARTICIPATION FORM

24 Aprile 2024

IA, Peruffo: “Ecco come sarà il manager nell’era dell’intelligenza artificiale”

Leader e manager sono chiamati a saper governare uno strumento sempre più presente nelle organizzazioni: Enzo Peruffo, Associate Dean for Education and Partnership, Luiss Business School, fa il punto sul tema Le più importanti business school americane stanno spingendo gli studenti dei propri programmi MBA a usare l'intelligenza artificiale come un secondo cervello. Come racconta Lindsay Ellis in un articolo sul The Wall Street Journal dello scorso 4 aprile, le skill legate all'IA saranno sempre più necessarie e, per questo, saranno più ricercati quei professionisti capaci di gestire questo strumento. Saranno loro a scalare i gradi del management nelle aziende e a guidare il proprio team attraverso questo importante cambiamento. Partendo da una fotografia di scenario Enzo Peruffo, Associate Dean Education and Partnership, Luiss Business School, inquadra il fenomeno IA e definisce i confini dello skill gap da colmare per i manager e i leader del futuro. IA, tutti ne parlano ma non sempre è chiaro come utilizzarla. Quante imprese la usano e perché? Stando a dati trasmessi da OpenAI, già l'80% delle aziende incluse nell’indice Fortune 500, che classifica le maggiori imprese statunitensi per fatturato, utilizza ChatGPT per lavoro. Gli obiettivi e i benefici connessi all’IA sono molteplici e possiamo ricondurli all’acronimo PAGE: Personalise, Accelerate, Generate ed Enhance. In prima battuta, gli strumenti di IA sono utili per creare esperienze e prodotti su misura per le esigenze individuali dei clienti (Personalise). Poi, possono essere utilizzati per sostituire i compiti ripetitivi e manuali con il supporto di algoritmi, liberando tempo per attività più strategiche e creative (Accelerate). Inoltre, possono essere utilizzati per ottenere potenziamento delle capacità cognitive umane nella produzione di contenuti (generate). Infine, l’IA permetterà un’analisi avanzata di dati utili a identificare trend, ottimizzare processi e prendere decisioni più consapevoli (enhance). Qual è il potenziale impatto dell’IA sui nuovi modelli di business? Ad oggi, l’IA più che creare modelli di business completamente nuovi, ha permesso di rivedere e aggiornare soluzioni già in essere sia in termini di servizi e di prodotti che di ecosistema in generale. Ci può fare alcuni esempi? Basti pensare a Netflix, Spotify, Amazon Prime, che con i loro recommendation engine riescono a fornire consigli d’acquisto personalizzati, incentivando le vendite dei loro prodotti e servizi. Ancora, IBM Watson for Business, McKinsey Analytics, PwC AI Lighthouse: questi brand forniscono consulenza strategica e operativa AI-based, sviluppano modelli predittivi e forniscono servizi di analisi avanzata dei dati. Ma l’IA trova anche applicazione in specifici settori, come quello della diagnostica medica assistita, in cui  oggi è in grado di effettuare analisi di immagini mediche, sviluppare algoritmi di diagnosi, offrire servizi di telemedicina. Ragionando in termini di nuovi trend, l’IA è uno strumento utilizzato per ottimizzare la sostenibilità aziendale. Ne è un esempio Google Earth Engine, volto a consentire un efficace monitoraggio ambientale e lo sviluppo di soluzioni per la lotta al cambiamento climatico. Grazie all’IA, società come Tesla, Waymo, Cruise hanno realizzato veicoli a guida autonoma, siano essi da acquistare o da inserire nella sharing-economy 2.0, come taxi e car sharing autonomi. Allo stesso modo Amazon Prime Air, UPS e altre aziende di logistica e delivery stanno già lavorando con droni per la consegna di merci a domicilio. Infine, gli assistenti virtuali intelligenti – Alexa di Amazon, SIRI di Apple, Gemini di Google – consentono una vera e propria innovazione dell’ecosistema che ruota intorno al consumatore, abilitando nuovi modelli di business freemium, consentendo alle aziende di raccogliere (e valorizzare) molti dati, nonché di realizzare una pubblicità mirata e aumentare i tassi di conversione. Di quali soft skill ci sarà bisogno – nella leadership e nel management – per guidare l'introduzione dell'AI nelle organizzazioni? Si evolverà il concetto di T-shaped skills  ovvero l’importanza di acquisire e rafforzare le competenze trasversali, sviluppandole in ampiezza, e non solo in profondità. Sempre più marcata sarà l’attenzione alle soft skills: se l’IA ci potrà supporterà nel lavoro garantendoci il rapido accesso alle conoscenze “hard”, dal canto nostro dovremo potenziare le abilità personali, sociali e gestionali necessarie per governare i contesti aziendali. Tra queste spiccano, senza dubbio, la  leadership collaborativa, il pensiero critico, la comunicazione efficace, l’adattabilità e l’apprendimento continuo. La leadership collaborativa si nutrirà della capacità di lavorare in team multifunzionali per sfruttare al meglio l'IA. Il pensiero critico sarà alimentato dalla capacità di analizzare dati complessi e identificare le implicazioni dell'IA per il business, tra queste rientra anche la capacità di Prompt design o prompt engineering, ovvero la capacità di porre all’IA le domande giuste creando prompt appropriati e significativi che consentono una comunicazione efficace con il tool. I manager e i leader dovranno coltivare la capacità di comunicare i vantaggi e i rischi dell'IA a diversi stakeholder, tenendo conto dello scetticismo e delle preoccupazioni che ruotano intorno al suo impiego. L’adattabilità e l’apprendimento continuo si tradurranno nell’apertura al cambiamento e alla predisposizione all'apprendimento di nuove tecnologie, ma anche di nuovi e trasversali contenuti, in ottica sempre più multidisciplinare e versatile. Come la formazione dovrà supportare le aziende in questa interconnessione sempre più stretta tra innovazione, digitalizzazione e umanità? La formazione avrà un ruolo cruciale nel consentire un utilizzo efficace, efficiente e responsabile dell’IA. Alcuni temi formativi che sono già oggi oggetto di interesse quando si parla di IA, sono la leadership e l’human-machine interaction, l’algoretica e le soft skill. È necessario disegnare percorsi sulle implicazioni dell'IA per la leadership e il management. Inoltre, formarsi sull’algoretica significherà saper condividere best practice in termini di principi etici per un utilizzo responsabile dell'IA. Infine, le soft skill richiederanno l’allenamento di competenze trasversali quali il pensiero critico, la comunicazione e la collaborazione, fondamentali per valorizzare al meglio l’IA. Queste sono solo alcune delle tematiche di cui c’è maggiore domanda in termini di formazione con il duplice obiettivo di ottenere un aggiornamento delle competenze di tutti quei professionisti che si trovano a lavorare con l’IA, in ottica di upskilling e reskilling, oltre alla necessità di coltivare una cultura dell'apprendimento continuo in ottica di lifelong learning. Tre aggettivi per definire il manager nell’era dell’IA. Il manager del futuro dovrà essere un manager VERO: Visionario, Empatico, Responsabile, Originale. Dovrà essere capace di anticipare le tendenze e di immaginare nuovi modelli di approccio al lavoro (business, processi, prodotti) che integrino l'IA. Inoltre, dovrà essere abile nel combinare l'intelligenza umana e artificiale per ottenere il massimo valore. Dovrà essere consapevole delle implicazioni etiche e sociali dell'IA e impegnato a un utilizzo responsabile. Infine, l’originalità potrà tradursi nella capacità di trovare soluzioni creative a problemi complessi. 24/04/2024

10 Aprile 2024

Online Open Evening Master Full-time

Partecipa all'Online Open Evening per scoprire i Master Full-time Luiss Business School. Durante questo evento avrai l'occasione di esplorare da vicino l'offerta formativa offerta Luiss Business School. Potrai confrontarti direttamente con il nostro Ufficio Recruitment, i Coordinatori dei programmi e lo Staff Luiss Business School. Saranno forniti tutti i dettagli relativi al processo di selezione per l'anno accademico 2024-2025, inclusi i requisiti di ammissione, le modalità di iscrizione, i costi dei corsi, le borse di studio e le agevolazioni finanziarie disponibili. Durante la presentazione, avrai l'opportunità di incontrare l'International Office e il Career Service, che ti guideranno attraverso le numerose attività internazionali previste, le opportunità di tirocinio e i servizi personalizzati per supportare lo sviluppo delle tue competenze professionali. Un vantaggio esclusivo per i partecipanti all'Open Evening che saranno esentati dal pagamento della quota di accesso alle selezioni, che ammonta a 100€, per le prossime date di selezione previste per il 6 e 7 giugno. Al termine dell'evento, riceverai istruzioni dettagliate su come accedere al processo di ammissione e avrai la possibilità di fissare una sessione di orientamento personale con i Coordinatori dei programmi. Dettagli dell'evento Quando: Martedì 21 maggio 2024 Dove: Online Orario: Dalle 16.00 alle 17.00 Lingua: Italiano e Inglese La partecipazione all'evento è gratuita, ma è necessaria la registrazione. REGISTRATI 10/04/2024

22 Marzo 2024

Open Lesson Sviluppo Manageriale

Sfide Complesse, Soluzioni Agili Luiss Business School ti invita a partecipare all’open lesson dell'Executive Programme in Sviluppo Manageriale il 19 aprile alle ore 14.00 presso Villa Blanc a Roma. L'evento rappresenta un'occasione unica per immergerti nel mondo dell'eccellenza manageriale. La lezione rappresenta un momento di Alta formazione aperto anche a partecipanti esterni, per ascoltare come manager affrontano ed hanno affrontato i momenti più importanti e strategici della loro carriera. L’ incontro è aperto a Manager, Imprenditori e Professionisti interessati ai temi proposti e al percorso di Sviluppo Manageriale, al fine di accelerare il proprio sviluppo professionale e personale. L'Executive Programme, offerto nelle sedi di Roma e Milano ed in partenza a maggio 2024, consente ai partecipanti di rafforzare il proprio stile di leadership, acquisire un mindset innovativo e proporre soluzioni agili di fronte alle sfide complesse. Speaker Elia Parente - Rare Conditions, Government Affairs & Transformation Director - Roche Enrico Galasso – Amministratore Delegato – Birra Peroni Fabrizio Ruggiero - CEO di Edenred Italia Modera Emiliano Maria Cappuccitti, Executive International Manager & Leadership Writer Luiss Business School.Partecipa per capire le potenzialità offerte dal programma per la tua carriera. Quando: 19 aprile Dove: Villa Blanc – Via Nomentana, 216 Orario: 14.00 – 15.30 Per partecipare è necessaria la registrazione. 22/03/2024

20 Marzo 2024

DOP e IGP, Matteo Caroli: “Rafforzare il legame tra i prodotti certificati e la loro qualità”

Il rapporto realizzato da Luiss Business School, con il supporto di Amazon, mira a comprendere la prospettiva del mercato sui prodotti certificati, in modo da aggiungere valore a questo segmento produttivo Rafforzare la consapevolezza del valore, della specificità e insistere nel contrasto alla contraffazione: sono questi gli indirizzi che emergono dalla ricerca “Conoscenza e percezione di valore delle denominazioni DOP e IGP tra i consumatori in Italia”. Realizzata da Luiss Business School con il supporto di Amazon, offre uno spaccato del rapporto tra gli italiani e i prodotti agroalimentari a denominazione di origine protetta (DOP) e indicazione geografica protetta (IGP) riconosciuti dall’Unione Europea. L'Italia è il Paese con il maggior numero di etichette riconosciute, che rappresentano la qualità e l’eccellenza dei prodotti agroalimentari italiani, riconosciuti in tutto il mondo. Un patrimonio che solo nel 2022 ha raggiunto i 20,2 miliardi di euro di valore, con una crescita del 6,4%. Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability & Impact, nonché Direttore della BU Applied Research Luiss Business School, ha commentato i dati e messo in luce le azioni da intraprendere per dare ancora più forza a questo segmento produttivo. Da dove nasce l'idea di un'indagine sulla conoscenza e la percezione di valore delle attribuzioni DOP e IGP? La ricerca nasce dalla considerazione che è ancora relativamente poco nota la comprensione di come il consumatore realmente percepisce i prodotti DOP e IGP e quale rilievo attribuisce a tali attributi. È evidente l'importanza di comprendere più attentamente la prospettiva del mercato anche nell’ottica sia dello sviluppo dell'offerta di tali prodotti, sia delle politiche a supporto delle imprese agroindustriali del nostro Paese. Qual è il dato secondo lei più significativo di questa ricerca? Ce ne sono diversi, che offrono un quadro del fenomeno DOP/IGP visto dagli italiani che consumano questi prodotti. Prima di tutto, oltre il 90% delle persone ha consapevolezza dei DOP e IGP e il 96% di almeno uno dei due. In più, nell’arco di un mese, il 76% del campione ha dichiarato di aver effettuato l'acquisto di almeno un prodotto DOP o IGP. Quasi il 12%, addirittura oltre dieci. E il 28% tra quattro e nove prodotti. Relativamente al prezzo, poco più di un quarto dei consumatori ritiene che un prodotto DOP o IGP possa costare oltre il 15% in più rispetto agli altri. Per il 7,4% anche più del 20%. Infine, la maggioranza relativa degli intervistati (quasi il 35%) ritiene che il differenziale di valore economico debba essere compreso tra il 6% e il 10%. Tra i risultati emersi il 62% degli intervistati ha indicato la necessità di collegare entrambe le sigle in modo più diretto alla qualità del prodotto: perché le certificazioni da sole non funzionano? in effetti, la ricerca evidenzia che il 62% degli intervistati ha indicato che per rafforzare l’impatto dell’attributo DOP/IGP sarebbe opportuno collegarlo in modo più diretto alla reale qualità del prodotto. Non si tratta di qualcosa che non ha funzionato, ma del fatto che DOP e IGP indicano una precisa origine geografica del prodotto e delle sue componenti fondamentali. Va ulteriormente enfatizzato in termini di comunicazione come questa origine geografica sia fattore di qualità: oggi non esiste una connessione intrinseca tra origine geografica e qualità. Una percentuale consistente di consumatori percepisce questa connessione, ma ritiene che a beneficio dei prodotti DOP e IGP sarebbe importante evidenziarla in modo esplicito. Lei è un esperto di sostenibilità: quanto il fenomeno della contraffazione può nuocere a questo aspetto ormai strettamente legato al settore enogastronomico? La contraffazione è un fenomeno grave e in sé in qualsiasi caso. Lo è ancora di più per i prodotti DOP e IGP, che sono frutto di investimenti e attenzioni significative da parte di chi li produce. Nelle conclusioni si legge: "La forza differenziante di DOP/IGP sarebbe ulteriormente aumentata se rappresentasse in modo esplicito l’interdipendenza tra territorialità e qualità, percepita di fatto dal consumatore". Quali possono essere le strategie da introdurre per permettere alle aziende del settore di centrare l'obiettivo? Innanzitutto, una strategia di comunicazione e promozione che evidenzi l'intima connessione, nel caso di questi prodotti appunto, tra il loro radicamento territoriale e la qualità. Chi produce beni alimentari a marchio DOP e IGP sa bene che tale radicamento è proprio alla base delle specificità di tali prodotti. Anche la maggior parte dei consumatori ha questa consapevolezza e riconosce che tale specificità meriti un differenziale di prezzo positivo: si tratta di portare a tale consapevolezza la totalità dei consumatori. A tal fine, è importante anche l'intervento degli attori istituzionali e delle associazioni per una comunicazione "di sistema", che si affianchi e rafforzi quella attuata dalle singole imprese. Note metodologiche Il rapporto “Conoscenza e percezione di valore delle denominazioni DOP e IGP tra i consumatori in Italia” restituisce e analizza i risultati dell’indagine condotta 1600 consumatori, stratificato per genere, età e area geografica di residenza. A questo campione è stato erogato un questionario orientato a verificare tre grandi tematiche: 1) il grado di conoscenza che i consumatori hanno dei prodotti denominati DOP o IGP; 2) il valore attribuito a tali denominazioni e quindi la loro rilevanza nelle decisioni di acquisto e di consumo; 3) la percezione del rischio di contraffazione per i prodotti DOP e IGP e le misure per contenerlo. Comunicato Stampa Scarica il Report

19 Marzo 2024

Il coaching come catalizzatore per l’espressione del potenziale

Uno strumento di sviluppo delle risorse umane L’evoluzione dell’ambiente competitivo richiede sempre di più manager e leader dotati di competenze trasversali, comunicative e relazionali, per coinvolgere e motivare tutti i collaboratori al raggiungimento degli obiettivi aziendali. In questa prospettiva, Luiss Business School ti invita a partecipare all’evento online dedicato alla presentazione del Flex Executive Coaching Programme il 22 maggio alle ore 17.30. Il programme, riconosciuto come punto di riferimento nell’ambito del coaching manageriale e accreditato Livello 2 presso l’International Coach Federation (ICF), introduce i partecipanti alla pratica del coaching in ambito manageriale ed organizzativo e consente di acquisire nuove competenze e strumenti per sviluppare un’approfondita conoscenza e pratica del coaching professionale. Il Level 2 abilita all’ottenimento delle credenziali ICF fino al 2 livello (PCC), riconosciute in tutto il mondo come standard di qualità. L’evento, dal titolo “Il coaching come catalizzatore per l’espressione del potenziale: uno strumento di sviluppo delle risorse umane”, rappresenta l’occasione di discutere con gli esperti del settore di tematiche attuali come il neuro coaching ed il suo ruolo positivo come strumento di sviluppo del proprio potenziale e di risposta ai cambiamenti. Inoltre, i partecipanti potranno apprendere non solo i vantaggi del coaching in azienda, ma scoprire anche come è cambiato il modello di coaching post pandemia. Durante la presentazione, ci sarà Martin Castrogiovanni, ex partecipante del programme ed ex rugbista a 15 italiano, che condividerà il suo percorso di carriera e la sua esperienza. L’ex rugbista, insieme agli altri relatori, saranno disponibili a rispondere a tutte le domande dei partecipanti. Speaker Stefano Bottaro, Human Resource Director presso Avio Quando: 22 maggio 2024 Dove: Online Orario: 17:30 – 18.30 Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 19/03/2024

14 Marzo 2024

Open Evening

Esplora i programmi Part-time ed Executive MBA presso Luiss Business School a Milano Luiss Business School apre le porte del Milano Luiss Hub a tutti coloro che sono interessati ad intraprendere un Executive MBA o Part-time MBA e ti invita a partecipare all’Open Evening, in lingua italiana, martedì 9 aprile alle ore 18.00. Durante l’evento, la Prof.ssa Maria Isabella Leone, Head of MBAs Programmes, avrà il piacere di illustrare a tutti i candidati il portfolio MBA condividendo l’innovativo approccio didattico su cui si basano i programmi, informazioni dettagliate sui percorsi, le attività internazionali previste, e sulle opportunità di carriera. Ad affiancarla ci sarà il Dott. Nicola Ontario, Manager presso Tim Enterprise e partecipante Executive MBA della precedente edizione che, condividendo l’esperienza vissuta in Luiss Business School, saprà fornire degli interessanti e stimolanti spunti di riflessione: dalle sfide affrontate durante il programma, alle competenze acquisite, a come l'MBA abbia influenzato positivamente la sua carriera. L’evento rappresenta l’opportunità per i partecipanti di incontrare lo Staff MBA che potrà rispondere a tutte le domande sull’offerta formativa dei programmi, i contenuti, i requisiti e le modalità di ammissione, i costi e le agevolazioni, ed i benefici derivanti dal completamento del corso. I partecipanti dell’Open Evening saranno esonerati dal pagamento della fee di ammissione pari a 100€ per le prossime date di selezione previste il 18 e 11 aprile. Partecipa all’Open Evening e preparati ad intraprendere un nuovo percorso per l’evoluzione della tua carriera! Quando: martedì 9 aprile Dove: Milano Luiss Hub Orario: 18.00 – 19.00 Per partecipare è necessaria la registrazione. 14/03/2024

05 Marzo 2024

Part-time MBA Rome – Ultima Chance per Incontrare il Direttore e lo Staff!

La Luiss Business School presenta il suo programma di punta, Part-time MBA, in un evento online che si terrà martedì 19 marzo a partire dalle ore 17.30. Durante l'evento, che si svolgerà in lingua inglese, la direttrice dell'MBA, prof.ssa Alessandra Perri, illustrerà l'innovativo approccio didattico alla base del programma e le sue opportunità internazionali. In partenza ad aprile 2024 e organizzato durante i fine settimana nella splendida cornice di Villa Blanc, il Programma rappresenta la scelta perfetta per chi vuole acquisire competenze manageriali in modo intelligente, senza perdere le opportunità di networking della Scuola. Potrete interagire con lo staff MBA e porre domande e curiosità sulla struttura del programma, sui contenuti e sul processo di candidatura. Le borse di studio sono ancora disponibili e saremo lieti di rispondere a tutte le vostre domande sui prossimi appuntamenti di ammissione. Non perdere questa opportunità di rilancio della carriera! Relatore: Professoressa Maria Isabella Leone, Responsabile degli MBA della Luiss Business School; Professoressa Alessandra Perri, Direttore Scientifico del Part-time MBA - Roma e Decano Associato di Facoltà. Agenda: Saluti iniziali della Prof.ssa Maria Isabella Leone, Responsabile della Business Unit MBAs; Presentazione del Programma da parte della Prof.ssa Alessandra Perri, Direttore Scientifico del Part-time MBA - Roma e Preside Associato della Facoltà.  Tavola rotonda con lo staff, Q&A session. Quando: 19 marzo 2024 Dove: Online Orario: 17:30 - 18:30 Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 05/03/2024

01 Marzo 2024

Successful Communication Strategies: a Journey into the Automotive Industry

Inspirational Talk with our MBA community Luiss Business School annuncia l’evento Strategie di Comunicazione di Successo: un Viaggio nell’Industria Automobilistica che si terrà giovedì 21 marzo, dalle ore 18:00, presso Villa Blanc, a Roma. L’evento, in lingua inglese, è dedicato a tutti coloro che intendono intraprendere un percorso MBA e vedrà la partecipazione di Maria Isabella Leone, Head of MBA Programmes della Luiss Business School, e di Tim Bravo, Director of Communications presso Lamborghini, che ci offrirà un insight sul mondo dell’industria automotive di lusso. Durante l’evento verrà, inoltre, presentato il portfolio MBA, che offrirà ai partecipanti interessati una visione approfondita del programma formativo, i laboratori e le attività che caratterizzano i programmi MBA Luiss Business School. Sarà, inoltre, possibile incontrare i coordinatori e lo staff Luiss Business School che potranno rispondere a tutte le domande sul programma, sul processo di ammissione e iscrizione, sulle agevolazioni e sulle borse di studio disponibili SPEAKERS Prof.ssa Maria Isabella Leone, Responsabile Programmi MBA Luiss Business School Tim Bravo, Direttore della Comunicazione, Lamborghini AGENDA 18:00: Arrivo partecipanti 18:15: Welcome e registrazione partecipanti 18:30 – 20:00: Talk 20:00: Networking L’evento Strategie di Comunicazione di Successo: un Viaggio nell’Industria Automobilistica fa parte della rassegna MBA Inspirational Talks, il ciclo di incontri che non solo consente ai partecipanti di arricchire la propria conoscenza negli ambiti di interesse, ma offre anche l’occasione di ampliare il proprio network professionale con esperti di settore e potenziali mentori. Quando: giovedì 21 marzo 2024 Dove: Villa Blanc – Via Nomentana, 216 Ora: 18.00 – 20.00 Per partecipare all’evento è necessaria la registrazione. 01/03/2024

01 Marzo 2024

Diversity & Inclusion: le parole per cambiare rotta

Il primo summit di Diversity & Inclusion Hub, osservatorio permanente di CORE, traccia le coordinate per mettere a sistema le buone pratiche per l'inclusione aziendale. Cambiare i modelli, le regole e i valori aziendali sono i primi passi da fare per creare un nuovo mondo, in cui diversità e inclusione non siano temi su cui fare ricerca, ma realtà integranti delle aziende. Questo lo scopo del primo summit di Diversity & Inclusion Hub, osservatorio permanente di CORE, supportato a livello accademico da Luiss Business School. Durante l'incontro dello scorso 14 novembre, oltre 50 relatori tra docenti, accademici, manager, opinion leader, e rappresentanti aziendali, istituzioni e associativi, hanno contribuito a disegnare una mappa di cambiamento lungo tre filoni tematici: disabilità e lavoro, modelli di misurazione d'impatto e KPI, gender balance & gender diversity. FORMAZIONE. "La formazione è fondamentale per creare una cultura aziendale inclusiva e rappresenta un fattore abilitante per le imprese e le organizzazioni chiamate a valorizzare le peculiarità dei singoli - ha sottolineato Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability & Impact Luiss Business School - Per questo Luiss Business School è fortemente impegnata sui temi della Diversity & Inclusion anche attraverso la realizzazione di progetti di ricerca che generino un reale impatto sulla società e la promozione di iniziative di dibattito e sensibilizzazione che rappresentino un momento di confronto per gli stakeholder di settore". DIBATTITO. “Diversity&Inclusion Hub è la community che riunisce gli stakeholder, tra manager, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, impegnati sui temi di diversità, inclusione ed equità in ambito lavorativo da sviluppare nel corso dell’anno - ha spiegato Pierangelo Fabiano, CEO di Core, presentando le prossime attività dell’Hub – Ci saranno il magazine monotematico trimestrale, il blog sul sito web dedicato, eventi territoriali e il white paper che verrà presentato nell’ambito del prossimo Summit da condividere con il legislatore. Tutte attività volte ad approfondire e alimentare il dibattito e partecipare attivamente al cambiamento positivo”. ROLE MODEL. “Si tratta di un problema di stampo culturale e in questo senso, per superarlo, è fondamentale il tema della consapevolezza collettiva, di uomini e donne. – spiega Maria Isabella Leone, Direttrice dell’area MBA Programs e dell’Osservatorio su equità di genere nella Sanità Luiss Business School - Per questo appare così importante e necessario avere dei role model nuovi, che permettano di mettere in luce fin da subito delle possibilità alternative e lavorare sull’elemento culturale attraverso una maggiore consapevolezza. Il rischio se non si interviene con azioni mirate ad hoc e con un riscorso sempre più significativo ad iniziative di networking/mentoring con altre donne, è di alimentare un circolo vizioso in cui la mancanza di figure femminili nelle posizioni apicali non permetta alle giovani donne di avere dei modelli a cui guardare e rifarsi, scoraggiando ancora di più le loro ambizioni correnti e future”. VALORI. “Includere non sia cedere spazio – ha affermato a conclusione dell’evento Anna Finocchiaro, Presidente ItaliaDecide – ma sia cambiare il modello, le regole e i valori per disegnare un mondo nuovo a misura di donne e di uomini”. 1/03/2024

04 Maggio 2021

Digital Learning: Luiss Business School unica italiana nell’alleanza FOME

Future of Management Education: la più importante rete internazionale di Business School unite per costruire il futuro dell’alta formazione manageriale Nuovo traguardo internazionale per Luiss Business School, da oggi membro dell’Alleanza Future of Management Education –FOME, che comprende altre dieci fra le migliori business school a livello globale: BI (Norvegia); ESMT (Germania); EDHEC (Francia); Hong Kong University of Science and Technology (Hong Kong); IE (Spagna); Imperial College Business School (UK); Ivey Business School (Canada); Johns Hopkins Carey Business School(USA); SMU (Singapore) and The University of Melbourne (Australia), cui si aggiunge il partner tecnologico insendi. Unica italiana, dopo un articolato processo di selezione Luiss Business School siede in uno dei board più rappresentativi nel campo dell’alta formazione manageriale, focalizzata sullo sviluppo di nuovi programmi, strumenti e modalità di apprendimento digitale. Grazie ad una profonda vicinanza nelle rispettive vision e all’alto grado di specializzazione dei partner, FOME rappresenta un centro nevralgico in cui convergono risorse, conoscenze e competenze: il network mette in connessione fra loro docenti, dirigenti senior, project manager Edtech, learning designer di ciascuna scuola per co-creare le migliori esperienze di digital learning, e formare una classe dirigente capace di lasciare una significativa impronta nel proprio mercato di riferimento. “Siamo profondamente orgogliosi per questo che è per noi insieme un traguardo e un riconoscimento del valore della nostra offerta – afferma Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School – e abbiamo già iniziato a lavorare assieme ai nostri omologhi delle dieci nazioni rappresentate nel board dell’Alleanza. Punto di forza di questa partnership, il grande impegno che ci vede proiettati lungo il cammino della Trasformazione Digitale, avviato in Luiss Business School già da tempo. La digitalizzazione rappresenta infatti una dimensione chiave per la nostra scuola, sia abilitando l'innovatività dei metodi di insegnamento adottati sia rafforzando l'esperienza di apprendimento di i nostri studenti”. La collaborazione, chiave di volta sui cui poggia FOME, è un pilastro dell'esperienza Luiss Business School, rappresentata dalla grande attenzione strategica alla contaminazione tra mondo accademico e mondo dell'impresa, che consente alla Scuola di generare processi di trasformazione. Dal lavoro congiunto fra i partner, e grazie anche all’utilizzo della piattaforma Insendi, gli scenari che si aprono per il futuro offrono un ampio ventaglio di possibilità. Fra queste, ad esempio, lo sviluppo di programmi a titolo congiunto con i partner dell'alleanza. “Essere l’unica Business School italiana in questo network – prosegue Boccardelli – ci investe di una grande responsabilità. Il Digital Learning rappresenta uno dei principali trend tecnologici in fase di grande accelerazione, nei confronti del quale la nostra Scuola non si è fatta trovare impreparata: il nostro apporto in FOME, dove dialoghiamo con realtà top-level operanti in mercati molto diversi fra loro, sarà decisivo, e contribuirà a formare nuovi leader pronti a cogliere le sfide che verranno”. 04/05/2021

03 Maggio 2021

L'Italia sostenibile: tutte le opportunità e le sfide dell’economia circolare

Il volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese è il risultato del progetto Italia 2030, nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna SCARICA IL VOLUME Una ripresa nel segno della sostenibilità è l'unica strada possibile per ogni comparto economico e sociale del Paese. È questo lo spirito che emerge dal volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese, pubblicato da Luiss University Press e curato da Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization e Head della Business Unit Ricerca Applicata e Osservatori di Luiss Business School, la Scuola di Alta formazione e management dell’Università Luiss Guido Carli. Il volume raccoglie i risultati dei tavoli di lavoro avviati nell’ambito del progetto “Italia 2030”, nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna e la collaborazione dei Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. Il volume è il risultato delle riflessioni, ricerche e webinar sviluppati da quindici gruppi di lavoro attorno a vari temi. Ciascun gruppo di lavoro ha prodotto un documento scientificamente valido, ma di agile fruizione, uno sforzo letterario per spiegare a che punto siamo nell'evoluzione dell'economia circolare. Nell'ultima parte del 2020 i documenti sono stati discussi nell'arco di dodici webinar. I paper prodotti sono diventati l'ossatura del libro che, come spiega Matteo Caroli, è «un ulteriore output del progetto “Italia 2030”, utile a diffondere la consapevolezza delle opportunità connesse all’economia circolare, delle sfide da affrontare e delle possibili politiche a suo favore». I contenuti - parte I  La prima parte del volume si occupa delle filiere produttive coinvolte nell'evoluzione circolare. Livio de Santoli tira le fila dei discorsi su fonti rinnovabili ed efficienza energetica, illustrando le tendenze di medio e lungo termine, i punti cruciali per il rilancio del Paese e le strategie di sviluppo. È necessaria una riconfigurazione dell'industria energetica e una conseguente innovazione infrastrutturale. L'efficientamento energetico andrà a riguardare tre settori: industria, costruzioni e Pubblica Amministrazione. Grazie alla progressiva sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili, all’elettrificazione degli usi finali e allo sviluppo di nuovi servizi digitali, la produzione industriale associata alle nuove tecnologie per il settore elettrico attiverà investimenti che si collocheranno tra i 113 e i 145 miliardi di euro nell’Unione Europea, di cui tra i 14-23 miliardi solo in Italia, generando tra i 997 mila e i 1,4 milioni di posti di lavoro nel 2030. Nel secondo capitolo della prima parte, Andrea Prota dedica l'attenzione alla necessità di Ripensare le costruzioni. Ci sono tre aree su cui è necessario intervenire: quella dei rifiuti da costruzioni; i materiali e i componenti edili; i criteri di progettazione e gestione delle costruzioni. In questi stessi ambiti, vengono evidenziate le sfide per il nostro sistema produttivo e le possibili azioni strategiche. Insieme allo sviluppo di una resilienza urbana, che coinvolga aspetti esogeni all'ambito tecnico, ripensare le costruzioni guarda alla progettazione ambientale del costruito, che ha bisogno di un modello etico che coniughi decarbonizzazione e disaccoppiamento con resilienza e adattamento climatico. Non mancano indicazioni su alcune possibili misure governative utili alla migliore transizione della filiera delle costruzioni verso l’economia circolare. Nel capitolo La Chimica verde: il ponte verso il futuro della bioeconomia alla luce del Green New Deal europeo, Debora Fino esplora la situazione di partenza, insieme ai trend di medio-lungo termine, affrontando le questioni chiave che possono rendere il settore green. Ciò permetterebbe alla chimica di diventare un motore dell'economia circolare e dello sviluppo sostenibile dell'Italia. Mentre si evidenziano le eccellenze competitive, Fino mette in luce anche la necessità di rafforzare competenze e professionalità funzionali all'evoluzione dell'industria chimica verso la sostenibilità. «L’elemento chiave di successo è una nuova impostazione della formazione che avvenga, a differenza degli approcci classici, attraverso una indispensabile contaminazione interdisciplinare fra chimici, biotecnologi, ingegneri chimici, energetici, gestionali e ambientali». Michele Ottomanelli ha lavorato al capitolo Smart mobility e innovazioni nell’automotive e aerospazio. Dalla (dis-)economia dell’auto all’economia della mobilità sostenibile. Come rilevato dal terzo rapporto dell’osservatorio sulla Sharing Mobility, i servizi di mobilità condivisa innovativi in Italia sono cresciuti dal 2015 al 2018 di oltre il 70%, raggiungendo il totale di 363 servizi in esercizio. L'offerta è concentrata per lo più al Nord. Alla fine del 2018 gli utenti stimati erano 5,2 milioni. Il paper guarda al futuro, verso una nuova mobilità sostenibile, in cui si inserisce in una nuova prospettiva dell'automotive, ma anche del settore aerospaziale, che oggi impiega oltre 230.000 professionisti generando un valore di 46-54 miliardi di euro. La prospettiva per la mobilità sostenibile conta, tra le altre cose, sull'aumento delle stazioni di ricarica EV e sulla connettività, con grande attenzione al tema del “retrofit elettrico”; e sulla propensione al car sharing, molto forte soprattutto tra i giovani. Nel capitolo Agricoltura food e no-food, Albino Maggio ha puntato l'attenzione sull'evoluzione tecnologica e il modo in cui essa favorisce la sostenibilità delle produzioni agricole. Le policy devono concentrarsi su formazione e collaborazione degli attori della filiera agroalimentare. «Un ruolo chiave nel processo di adozione di modelli sostenibili di consumo è giocato dalle imprese», scrive Maggio, ricordando i quattro pilastri dell'Agenda 2030 per la realizzazione di un modello economico e sociale sostenibile. Anche l'economia del mare avrà un ruolo strategico. Questa filiera, analizzata da Ilaria Giannoccaro, ha grandi opportunità di sviluppo circolare. Se il settore ha una grande importanza nell'economia italiana, ha anche grandi criticità da superare, grazie anche ai blue circular business models e alle principali opportunità di crescita sostenibile, come l’evoluzione delle aree portuali e le modalità di riutilizzo delle piattaforme offshore. Per sviluppare la competitività economica dei settori del mare e superare le principali criticità che ne minano la crescita, è importante intervenire nel breve e medio termine attraverso azioni sulla governance del mare e attraverso interventi normativi, legislativi e finanziari. La prima parte del volume si conclude con l'analisi di Matteo Caroli La gestione dei rifiuti nella prospettiva dell’economia circolare. Dopo aver descritto la situazione attuale in Italia, anche in confronto agli altri Paesi europei e distinguendo la situazione dei rifiuti urbani e quella dei rifiuti “speciali”, si approfondisce il waste management, anche in relazione ai nuovi obiettivi europei per il riciclo. Tra le questioni rilevanti nei prossimi anni, si dovrà prestare attenzione ai nuovi materiali, sopratutto avviati a seconda vita, che implicheranno un'evoluzione del sistema di riciclo. Grande importanza assumeranno anche il biogas da rifiuti, l'utilizzo dell'organico e della bioplastica. Nell'ipotesi di una politica della gestione dei rifiuti in ottica circolare, Caroli evidenzia la necessità di riflettere sul sistema di gestione a livello urbano, che punti a coinvolgere il cittadino, senza tralasciare le necessarie politiche economiche, fiscali e legislative mirate all'operatività di ciascun attore. Da tenere in considerazione anche la capacità impiantistica, in Italia da sempre un fattore di rallentamento dello sviluppo del settore. I contenuti - parte II Nella seconda parte del volume si indagano i due "fondamentali fattori abilitanti" per la transizione delle imprese all’economia circolare: la finanza e l’innovazione. Caroli parte dalla finanza sostenibile e dalle politiche europee favorevoli. Ma la circolarità deve vedersela con problematiche finanziare per lo sviluppo degli investimenti aziendali, e in particolare con quanto attiene alla valutazione economica e finanziaria del circular business model. Si analizzano i principali strumenti finanziari a sostegno degli investimenti sostenibili, come quelli in Pmi e startup legate all'economia circolare. Oltre a raccontare alcuni degli attori finanziari impegnati nel paradigma, si conclude accennando a possibili misure di policy per favorire gli investimenti finanziari in economia circolare. Le tecnologie digitali sono sempre più pervasive nella nostra società. La loro materialità e il loro bisogno di energia, i cicli di vita brevi che richiedono un sistema di raccolta rifiuti efficiente, sono fattori che influenzano le prospettive di crescita del mercato di questi prodotti. Ne consegue che il settore sarà anche quello maggiormente destinato a una forte crescita, che meno di altri risentirà degli effetti della pandemia. È questa la tesi esposta nel nono capitolo, Innovazione per l’economia circolare: nuovi materiali e digitale, trattato da Maurizio Masi. I contenuti - parte III Le tre sfide per la transizione all’economia circolare sono: il recupero delle aree e strutture brownfield, la diffusione del paradigma “circolare” nel sistema delle piccole e medie imprese, l’orientamento dei consumatori. È su questo che si focalizza la terza parte del libro, che si apre con il lavoro di Cristiano Galbiati sulla Nuova vita verde per le infrastrutture industriali dismesse. Ridare nuova vita e una nuova missione alle aree industriali dismesse o in via di dismissione rappresenta un modello ricco di opportunità e sviluppo per i territori. La politica può attuare riforme e incentivi per avviare il processo, ma il settore privato deve essere coinvolto, attraendone gli investimenti. Non ultimo, per una vera transizione verso un’economia verde, anche in questo settore sono le persone a poter fare la differenza. Della transizione delle Pmi verso l’economia circolare, delle sue criticità e sfide, si occupa Matteo Caroli, approfondendo lo sviluppo delle piccole e medie imprese green, ma anche i limiti in cui queste aziende operano. Per stimolare la transizione delle Pmi verso l’economia circolare, occorre dunque un’azione sistematica e di medio-lungo termine, con un'azione di sensibilizzazione sui vantaggi. Le misure a supporto possono riguardare l'accesso alle informazioni e ai servizi tecnico-consulenziali; alle risorse finanziarie; alle competenze; alle reti produttive "circolari". La crisi dei consumi delle famiglie in Italia è stata acuita dal Covid-19: questo è uno dei nodi su cui secondo Roberto Zoboli bisognerà puntare nella ripresa. Nel capitolo Consumatori, economia circolare, consumi sostenibili si studia l'orientamento all'acquisto, in cui il green ha sempre più peso, così come il fattore dell'invecchiamento demografico e la polarizzazione tra consumi "banalizzati" e premium. L'informazione, la comunicazione e l'educazione saranno sempre più importanti, così come la rilevanza del digitale nei consumi. In questo quadro, per rafforzare i consumi, anche le giuste policy giocheranno un ruolo chiave. I contenuti - parte IV La quarta e ultima parte del volume si apre con l'analisi delle tre direttrici fondamentali per un paradigma economico e sociale sostenibile, analizzando i ruoli di famiglia e lavoro, invecchiamento, immigrazione. Letizia Mencarini si è concentrata sul capitolo Fecondità e lavoro in Italia, analizzando la compatibilità tra lavoro e famiglia, il cambiamento della mentalità di genere, il contrasto all'incertezza sul futuro che mina i progetti famigliari. Le aree su cui intervenire sono diverse: si va dal sostegno dei desideri riproduttivi alla creazione di compatibilità tra famiglia e lavoro. Il welfare sussidiario aziendale insieme alle politiche più efficaci saranno determinanti per un cambio di scenario, reso ancora più incerto dall'impatto della pandemia. Vincenzo Galasso ha esplorato l’invecchiamento demografico, l’active aging e gli squilibri generazionali. Gli effetti dell’invecchiamento sul sistema pensionistico e sul mercato del lavoro si vedono da anni. Un ruolo chiave lo rivestono le imprese insieme al mondo politico, chiamato a mettere in campo policy che possano sanare lo squilibrio demografico nel mercato del lavoro e occupandosi del long term care. Infine, Laura Zanfrini si è occupata delle migrazioni. Nella prospettiva del rilancio economico del Paese, è necessario pensare alle policy che risolvano le disuguaglianze, le parità di genere, e in generale la crescita economica sostenibile. Chi ha collaborato al volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese è il risultato del lavoro di ricerca di quindici gruppi che hanno esplorato la sostenibilità e le applicazioni dell'economia circolare in vari ambiti, dalle filiere produttive e loro evoluzione alle direttrici demografiche da implementare, passando per finanza e innovazione, e le sfide per la transizione all’economia circolare. Il progetto ha visto una stretta collaborazione tra settore pubblico e privato. Sotto l’egida del Ministero dello Sviluppo Economico, nel progetto “Italia 2030” sono state coinvolte molte tra le principali imprese e università italiane, e numerose istituzioni e associazioni. Dieci grandi corporate - Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam, Terna - hanno deciso di condividere il sostegno finanziario alla realizzazione delle varie attività. Con il coordinamento di Luiss Business School, hanno aderito all’iniziativa i Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. SCARICA IL VOLUME SCOPRI IL VOLUME SUL SITO LUISS UNIVERSITY PRESS  10/5/2021

29 Aprile 2021

Formazione perenne: il nuovo welfare ricomincia da qui

Il futuro di ogni impresa sono i talenti: per attrarli si deve puntare sulla creatività e promettere più benessere aziendale. L'intervista al Direttore Luiss Business School Paolo Boccardelli su Il Messaggero Sembra una contraddizione. Nel tempo della rivoluzione tecnologica e digitale nelle organizzazioni del lavoro si continua a ripetere come un mantra la “centralità delle risorse umane”. Cercare punti di incrocio tra le contraddizioni è sempre più urgente in un mondo caratterizzato da un cambiamento veloce e forsennato. “Cambia tutto. Cambiano i modelli di consumo, cambiano le organizzazioni del lavoro, cambiano i bisogni delle aziende e dei lavoratori. E dopo il Covid tutto si è fatto più rapido, più accelerato”. Paolo Boccardelli è Direttore della Luiss Business School (che ha dato vita, tra l’altro, poche settimane fa all’Osservatorio sul Welfare), è Ordinario di Economia e Management e Strategie d’Impresa, alla Luiss Guido Carli. Membro del cda di Tim. Un osservatore privilegiato delle imprese che camminano verso quella nuova normalità che segnerà il futuro del Paese e delle nostre abitudini di vita e di lavoro. La traumatica esperienza della pandemia ci lascia più fragili e più digitali. Evocare la centralità del “capitale umano”, in questa fase, è un modo per darci sollievo, magari per sopportare meglio la transizione, o vuol dire qualcosa d’altro. Innanzitutto, dobbiamo dirci che non stiamo parlando di un futuro prossimo venturo. Ma di un presente che è già qui. Il cambiamento verso la digitalizzazione era già in corso. Ma in un anno è accaduto quello che ci saremmo potuti attendere in cinque-dieci anni di “normalità”. L’utilizzo dei canali digitali ha cambiato la nostra abitudine all’acquisto, non solo sulle piattaforme più affermate. È radicalmente mutato il nostro rapporto con lo sportello bancario. Ma anche il divertimento – dal consumo di sport o di film in tv o su altri device – si è fatto nuovo, ha generato nuovi prodotti. Ma è proprio questa trasformazione che impone la centralità delle risorse umane nelle organizzazioni del lavoro. Non sembra una contraddizione? Solo all’apparenza. È vero che almeno il 30% del 70% del lavoro che conosciamo oggi è automatizzabile. Un recente rapporto di McKinsey sostiene che almeno il 10% di tutte le occupazioni che conosciamo è totalmente eseguibile dalle macchine, dai robot all’Intelligenza artificiale. Ma le macchine non tolgono lavoro, lo cambiano. Così come cambiano le imprese. Oggi parliamo di imprese-piattaforma, dove il valore aggiunto non è solo quello della transazione economica, e il driver non è dato più solo dalle economie di scala: il nuovo centro del business è la valorizzazione delle reti che insistono nell’ecosistema dell’impresa, fatto dai consumatori e dai fornitori, da chi valorizza e profila i contatti, da chi investe sui big data che si generano. Volevo partire dallo smart working, ma così siamo già molto più lontani. Non si tratta forse di un orizzonte che riguarda solo una élite, una parte privilegiata di imprese e di lavoratori? Chi è fuori dall’innovazione è fuori dal business. Vale per le imprese e vale per i lavoratori. La creatività è fondamentale, le competenze devono essere aggiornate continuamente. E la formazione deve essere riorientata all’apprendimento non delle funzioni ripetitive, ma alla capacità di generare innovazione e di gestire le novità. Sono i talenti che faranno la differenza. E l’azienda deve essere attrattiva per i talenti. Vogliamo fermarci un attimo sullo smart working? È un fattore che sta cambiando le organizzazioni del lavoro e anche i bisogni dei lavoratori. Torniamo alla centralità del capitale umano. Proprio in forza di questo cambiamento impetuoso le aziende devono dotarsi di competenze nuove, di cui oggi non dispongono. Lo stesso vale a livello organizzativo. Con un’attenzione in più. Lo smart working, se da un lato offre soluzioni capaci di contribuire alla valorizzazione delle professionalità, con impatti anche molto positivi sulla produttività, se mal orientato potrebbe essere l’anticamera dell’outsourcing. E l’outsourcing il preludio per una contrazione del lavoro. Qui si deve giocare la partita decisiva della formazione, dell’assistenza all’employability. L’occupabilità – la parola in italiano forse non rende tutto il concetto - deve essere l’obiettivo di ogni nuova azione di riorganizzazione del lavoro, affinchè obiettivi di business e benessere del lavoratore possano essere convogliati nella medesima direzione. La preoccupazione è chiara, ed è giusto esplicitarla, per evitare i cori dei corifei dello smart working. Ma a questo punto renderei esplicito anche il riferimento al welfare, al nuovo welfare che deve affermarsi nel tempo del “new normal”. Il tema della formazione resta fondamentale anche con riferimento al concetto di welfare. Credo che addirittura ci si dovrebbe porre l’obiettivo di introdurre il diritto alla formazione “eterna” a livello costituzionale. Non solo l’istruzione di base, ma c’è una necessità – per questo azzardo il diritto costituzionale – di assicurarsi una formazione senza fine. In Olanda una quota della fiscalità derivante dal lavoro è destinata alla formazione continua obbligatoria. La formazione non deve rivolgersi a fare cose ripetitive, ma a creare lavoro creativo. Una volta il bravo operaio in una fabbrica conservava un approccio artigianale, assicurava il miglior rendimento dei macchinari attivi. Lo stesso approccio deve essere conservato nell’era della digitalizzazione. Chi lavora bene deve ottimizzare il lavoro delle macchine, non sostituirsi a loro. Il tema è il valore che si genera con il lavoro. Il welfare del futuro è fatto più di formazione che di assistenza? No. È fatto di formazione e anche di assistenza. Sarà un welfare attivo. Meno protezione e più proattività? Non mi appassiona lo scambio tra un “meno” e un “più”. Ci vuole sicuramente una partecipazione attiva anche ai processi di protezione sociale. Così come nei percorsi di formazione, che sono welfare a tutti gli effetti. L’azienda deve essere talmente responsabile da assicurare l’accesso a tutta la formazione utile anche se non specifica. Welfare è anche offrire formazione nell’educazione finanziaria. Se mi occupo del benessere dei miei dipendenti e dei loro familiari come cittadini, devo allargare l’orizzonte della protezione e del benessere. Asilo nido? Sì, certo. Asili nido, polizze sanitarie, previdenza integrativa, ma anche sostegno a una maggiore consapevolezza del tempo in cui si vive. Il welfare aziendale diventa anche un esercizio di engagement necessario, proprio quando in azienda si rischia una polverizzazione dei rapporti e delle relazioni. La centralità del capitale umano vuol dire anche un nuovo ruolo delle direzioni delle Risorse umane in azienda? E’ destinato a cambiare il ruolo e il peso specifico dei direttori HR nei board aziendali? Dovrebbe. Ma non sarei così ottimista. Non vorrei che si ripetesse la retorica dei giovani. Da anni sentiamo parlare di dare più spazio ai giovani, ma ne ho visto poco. Lo stesso dicasi per il ruolo degli Hr nei board. E aggiungo: non so quanto peso abbiano i temi legati al capitale umano nei board aziendali. Credo che le strategie da adottare nella gestione delle risorse umane siano trattate pochissimo. Il piano industriale è fatto di numeri. E quando si parla di risorse umane si finisce per parlare di fte (full time equivalent, ndr), cioè di tagli da fare per fare efficientamento. Intendiamoci, ci sono eccezioni importanti e autorevoli. Ma non mi illuderei sul cambio di cultura generale. Ci vuole tempo. La Luiss Business School ha dato vita poche settimane fa all’Osservatorio del Welfare, affidandolo alla direzione di Mauro Maré. Quali obiettivi vi ponete? L’Osservatorio nasce con l’idea che il welfare è qualcosa così trasversale nella vita delle persone, delle organizzazioni e delle istituzioni. Deve diventare centrale nella politica di tutti. Ci serve conoscere i trend. I sistemi di welfare attuali sono progettati su una società che non esiste più. In termini demografici, previdenziali, sanitari, formativi… La società cambia radicalmente e velocemente. Vogliamo offrire un punto di vista attento, accademico, di ricerca per valutare gli incroci tra pubblico, privato e Terzo settore. LEGGI L'ARTICOLO SU IL MESSAGGERO  29/4/2021

28 Aprile 2021

Guido Rasi: «Europa più attrattiva per l’industria farmaceutica? Ripartire da regolamentazioni e innovazione»

L'ex Direttore Esecutivo dell'Agenzia del Farmaco Europea traccia una roadmap per un rinnovamento del rapporto tra l'Unione Europea e l'industria farmaceutica a cui si rivolge il nuovo Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration di Luiss Business School di Luiss Business School «Bisogna fare qualcosa, ognuno può fare qualcosa nel proprio Paese. Vedo questa opportunità e va colta ora». Così Guido Rasi, Professore di Microbiologia presso l’Università Tor Vergata, Ex Direttore Esecutivo EMA – Agenzia del Farmaco Europea ed Ex Direttore Generale AIFA – Agenzia del Farmaco Italiana, sottolinea l’importanza di non disperdere il know-how conquistato durante la pandemia di Covid-19, soprattutto in relazione al rapporto tra le agenzie di regolamentazione e l’industria sanitaria. Allo stesso obiettivo, oltre a portare innovazione e competenze nel mondo dell’healthcare, guarda il nuovo Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration di Luiss Business School. Con lo sguardo sulla pandemia e riflettendo sugli anni da lui trascorsi a capo di EMA e AIFA, Rasi evidenzia che l’esperienza di contagio mondiale ha messo l’Europa davanti alla esigenza di rivedere celermente i processi decisionali necessari per fronteggiare il virus. «Avere un’unica organizzazione per 27 Paesi comporta una certa complessità nei processi decisionali. I problemi sorti, come la carenza di vaccini, ha spinto l’Ema ad attivarmi con una task force che coordinasse le operazioni e desse supporto ai governi nazionali sul tema. È stata una specie di test per gli Stati, spingendoli ad essere meno riluttanti a un’organizzazione centralizzata». «Ottenere l’autorizzazione su due vaccini in 21 giorni e uno in un mese è uno dei risultati più importanti ottenuti dall’EMA in questa pandemia», ricorda Rasi. Le procedure per arrivare a questo risultato hanno richiesto velocità e una certa flessibilità che la Commissione Europea ha concesso e che l’EMA auspicabilmente potrà, secondo Rasi, perseguire anche in futuro. Sul fronte vaccini, Rasi pensa che presto si potrebbe passare da una situazione in cui ne abbiamo troppo pochi a una in cui ne avremo forse anche più del necessario, «a meno che non riusciamo a ridistribuire. Su questo pianeta siamo sette miliardi. Se consideriamo tutto il pianeta, non ne avremo certamente troppi. In Europa invece sì, potremmo averne troppi. Bisogna capire qual è la domanda». Sul come affrontare la questione della produzione e dell’assicurazione di qualità al fianco delle regolamentazioni e del monitoraggio, Rasi dice: «Dovremmo partire dal seme che abbiamo seminato durante il Covid-19, che è la mutua fiducia tra le autorità. Abbiamo un accordo tra EMA e FDA, abbiamo bisogno di averne con Giappone, Australia, Canada. Anche il Brasile è maturo. E poi dobbiamo minimizzare tutto agli elementi essenziali che dobbiamo autorizzare. L’EMA sembra stia andando in questa direzione, con il vaccino adattato che arriverà per le varianti. Pfizer e Moderna stanno già lavorando per le possibili varianti. Le linee guida ci dicono che avremo un processo veloce, se un centro di produzione è stato già ispezionato, devi certificare solo i cambiamenti minimi che ci sono stati nel frattempo. Abbiamo iniziato a fare molte cose in remoto e sono andate bene, siamo migliorati». «Le cose buone che sono arrivate a causa del Covid-19 rimarranno: qualcosa l’abbiamo imparata. Ma c’è un’opportunità per rendere l’ambiente europeo molto più attraente per investimenti e innovazione, ed è nella regolamentazione. L’Europa dovrebbe fare qualcosa per promuovere e per modernizzare il suo ambiente, per attrarre investimenti e fiducia delle imprese. Intanto, l’Università si concentrano sullo sviluppo e sulla divulgazione di nuovi saperi e stanno producendo più innovazione», come dimostra anche il nuovo Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration. Come funzionerà il nuovo Executive Programme L'Executive Programme in International Pharma and Healthcare Administration si articolerà in sette moduli: Overview of the Healthcare Industry Worldwide and focus on the Sector in EMEA; R&D for the healthcare industry; Systematic Step-by-Step Approach Towards Positive Reimbrusement Outcomes in EME; Clinical and Non Clinical KOL Management; Team Management & Leadership in Healtcare Industries; Marketing, Communication and Governmental Affairs; Sustainability and Ethics in the Development and Production of and Acces to Healthcare Products & Services. L'Executive programme in International Pharma and Healthcare Administration si terrà dalla fine di maggio 2021 fino a fine novembre 2021, con lezioni online e sessioni in presenza presso l'Amsterdam Hub. Tutti i moduli saranno completamente in inglese. Executive: obiettivi e target Come ha spiegato Luca Magni, Professor of Practice, Luiss Business School, «questo programma mira a equipaggiare i partecipanti con il know-how necessario per gestire le più importanti sfide etiche, economiche e organizzative legate ai molteplici vincoli qualitativi e normativi che influenzano le scelte delle aziende farmaceutiche e biomedicali nei settori di ricerca e sviluppo, marketing, market access e affari governativi. Inoltre, si punterà a sviluppare le competenze necessarie per creare gradi più alti di digitalizzazione, mirando allo sviluppo di nuovi servizi sanitari e richiedendo forme di organizzazione e regolamentazione differenti dal passato. Infine, il percorso mira a permettere di analizzare nuovi orizzonti politici e scientifici che si stanno aprendo dinanzi ai players istituzionali clinici e non clinici, con cui sia le organizzazioni pubbliche che private possono cooperare più proficuamente e strettamente, per sviluppare approcci legati all'healthcare più rispondenti alle sfide future». Il percorso è rivolto a dirigenti del settore farmaceutico e biomedicale, General Manager, Heads Of Business Unit, responsabili del Business Development, Strategic Marketing, Market Access, Governmental Affairs, Patient Advocacy Leaders And Executives con ruoli di leadership in organizzazioni del servizio sanitario. «Il tipo di skill sviluppate in questo campo negli anni, come leadership e team management – continua Magni – hanno bisogno di essere rinnovate: questa è l'occasione giusta per farlo». SCOPRI IL PROGRAMMA 28/4/2021

23 Aprile 2021

Filiera della salute: lezione dell'assessore Alessio D'Amato alla Luiss Business School

Una volta usciti dalla #pandemia a cambiare saranno soprattutto le figure professionali in #sanità: dovremo ripensare la...Pubblicato da Luiss Business School su Venerdì 23 aprile 2021 Roma, 23 aprile 2021. L’Assessore Regionale Alessio D’Amato interviene in Luiss Business School nell’ambito delle attività formative dell’Executive Master in Management della Filiera della Salute. Collegati da remoto, hanno seguito l’intervento anche gli studenti dei percorsi DAS, Risk management in Sanità, Lean Health management, pensati per offrire agli attuali e futuri dirigenti delle aziende sanitarie gli strumenti strategici necessari per guidare le rapide trasformazioni del settore. “Luiss Business School investe da anni nella formazione di figure manageriali nell’ambito della sanità – ha dichiarato in apertura il Direttore Luiss Business School Paolo Boccardelli – settore che rappresenta una priorità per il nostro Paese. Il progresso scientifico e lo sviluppo tecnologico hanno negli ultimi decenni favorito un allungamento nell’aspettativa di vita a livello globale. Ciò richiede sforzi organizzativi sempre nuovi, anche alla luce dell’impatto che la trasformazione digitale avrà sull’assistenza sanitaria. In uno scenario già complesso, si inseriscono le difficoltà cui siamo stati esposti con lo scoppio della pandemia. Tutto ciò rende evidente la necessità di essere in prima linea, a partire dal tema della formazione, asset cruciale nel guidare questa trasformazione che avrà un impatto sull'industry della sanità in tutto il mondo e sulla qualità della vita di tutti noi”. “Nello sviluppo delle future politiche sanitarie, il tema del territorio sarà centrale – ha dichiarato l’Assessore alla Sanità e all’Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato – va quindi ripensata la medicina territoriale. Avremo bisogno di nuove figure professionali, sia nel comparto medico che domiciliare, e non potremo fare a meno di una vera e completa trasformazione digitale. In questo senso è cruciale il lavoro di voi protagonisti della formazione: dobbiamo ragionare sempre più nei termini della digitalizzazione, della telemedicina, a partire dal fascicolo sanitario elettronico individuale. Questa non è una opzione, è l’obiettivo cui tendere. Se allo scoppio della pandemia avessimo avuto già a disposizione degli strumenti semplici quali ad esempio quelli di misurazione dell’ossigenazione del sangue, avremmo potuto attuare azioni di monitoraggio a distanza. Questa evoluzione è una risposta, oggi, al Covid-19, ma è una risorsa irrinunciabile, nel futuro, anche per la lotta alle patologie croniche. Diabete, e ipertensione, ad esempio, sono fra le patologie più diffuse che potremo, grazie alla tecnologia, monitorare a distanza. Oggi, la nostra risposta deve essere costante, senza esitazioni. Velocità, catena corta, gestione digitalizzata sono i fattori del successo della campagna vaccinale grazie alla quale usciremo da una pandemia che ogni giorno ci fa rivivere un bilancio di vittime pari a quello del terremoto in Abruzzo. Non possiamo assuefarci a questi terribili numeri”. L’Assessore Alessio D’Amato è intervenuto da Villa Blanc, sede di Luiss Business School. Collegati da remoto, gli studenti dei seguenti programmi: Executive Master in Management della Filiera della Salute – Major in Management delle Aziende Sanitarie, Sperimentazione Clinica, Pharmaceutical & Healthcare AdministrationCorso di perfezionamento universitario - Risk Management in SanitàExecutive Programme - Lean Health ManagementExecutive Programme - Formazione Manageriale per Dirigenti di Aziende Sanitarie Assieme All’Assessore D’Amato e al Direttore Boccardelli ha preso parte all’incontro Narciso Mostarda, Direttore Scientifico dell’Executive Master in Management della Filiera della Salute – Major in Management delle Aziende Sanitarie, Luiss Business School e Direttore Generale, ASL Roma 6. RASSEGNA STAMPA Askanews, Filiera Salute, lezione assessore Lazio D’Amato a Luiss Business School 23/4/2021

22 Aprile 2021

GROW, vincono le Data Girls di Terna

Le quattro squadre si sono confrontate nell’evento finale di Data Girls del progetto GROW - Generating Real Opportunities for Women di Luiss Business School, affrontando le challenge di Terna, WINDTRE, Italgas e Iren, grazie al supporto di IBM e Istat Negli ultimi due anni i dati hanno conquistato un ruolo fondamentale nella società e nelle imprese. La data analysis è un campo di grandi opportunità, tutte da cogliere soprattutto per la carriera delle donne. Allo sviluppo di leadership femminili sempre più solide e STEM oriented è dedicato il progetto Data Girls di GROW - Generating Real Opportunities for Women di Luiss Business School. Tra i quattro progetti giunti in finale è stato premiato il gruppo che ha accettato la challenge di Terna, creando una solution che andrà a migliorare il posizionamento di un cliente industriale nel settore dell’imbottigliamento. Ne è nata Rita, una bottiglia in R-Pet che va a intercettare la propensione di spesa dei consumatori orientati verso acquisti sostenibili e la riduzione di margini di spesa legati all’impiego della plastica riciclata al posto di quella vergine. «Il processo è stato lungo e non facile, ma siamo felici di avercela fatta – hanno spiegato le studentesse Luiss Business School durante la premiazione – Ringraziamo il team di Terna e la nostra tutor per averci supportato».  La squadra guidata da Helena Da Rochi Romana si è aggiudicata un buono spesa. Cos’è GROW Il progetto Data Girls di GROW - Generating Real Opportunities for Women ha l'obiettivo di promuovere, sostenere e migliorare lo sviluppo personale e professionale delle studentesse dei percorsi MBA Luiss Business School, con particolare attenzione all'inserimento nel mondo del lavoro e alla promozione della carriera professionale, finalizzata al raggiungimento di posizioni di vertice in aziende, amministrazioni, enti, università e altre organizzazioni. Grazie al coinvolgimento di quattro business partner - Italgas, WindTre, Terna e Iren - e di due partner tecnici - Istat e Ibm – gli studenti coinvolti nel progetto, giunto alla sua quinta edizione, hanno potuto lavorare sulle proprie competenze digitali, studiando soluzioni data driven a challenge reali, elaborate grazie anche al supporto di un tutor Luiss Business School, uno aziendale e uno tecnico. A questo si aggiunge lo shadowing, l'affiancamento di un professionista dell'ambito in cui le studentesse desiderano lavorare in futuro. Le challenge di Data Girls Sfida alla sostenibilità: la challenge Terna «L’obiettivo della nostra challenge è stato quello di ottimizzare il posizionamento competitivo di un cliente industriale operante nel settore dell’imbottigliamento. La realtà coinvolta è quella di AVVENIA, società leader nel settore dell’efficienza energetica e controllata del Gruppo TERNA S.p.a.», spiega Helena Da Rocha Romani, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione è portavoce del gruppo di sole data girls. Partendo dai dati forniti dall'azienda, il gruppo ha analizzato gli interventi di efficientamento energetico realizzati sul processo industriale, grazie anche alla piattaforma software IBM Watson Studio. Il passo successivo è stato migliorare la competitività dell'azienda attraverso una parola chiave: sostenibilità, uno dei driver più potenti per orientare la propensione d’acquisto. Da lì è nata l'idea per un nuovo prodotto realizzato in R-pet, la bottiglia Rita. Giga Crew, nuovi scenari per WINDTRE WINDTRE ha chiesto al gruppo rappresentato da Claudia Frasca, studentessa del master Luiss Business School in Project Management, di identificare una strategia innovativa da immettere sul mercato: «Ci è stato chiesto di trovare una soluzione che fosse appetibile per i clienti già esistenti o che potesse interessare un nuovo target». Ragionando sulle risposte di un questionario rivolto alla generazione Z, quindi a giovani d'età compresa tra i 15 e i 20 anni, si è fatto emergere l'approccio dominante: quello di consumo elevato di giga. Inoltre, la maggior parte degli intervistati usa una scheda intestata a uno dei genitori, ragione alla base della scarsa presenza di questo target nelle strategie WINDTRE. Molti hanno dichiarato l'idea di poter condividere e ricevere giga dagli amici: da questa risposta è nata l'idea di una community, Giga Crew, in cui poter svolgere questa operazione, e di un'omonima offerta che permetta ai ragazzi di sentirsi parte di una famiglia dove condividere anche i giga. Per raggiungere diversi target, sono state aggiunte altre funzioni come il Giga Crowdfunding e l'Orange Monday. Prevedere i contatti al call center: la challenge Iren Smart working e gradimento del servizio fornito da Iren: come ha inciso la pandemia sul tasso di contatto? Da questa domanda parte la challenge che l’azienda, una delle più importanti e dinamiche multicommodity operanti in Italia, ha lanciato al gruppo, di cui Sofia Massei del Master Luiss Business School in Gestione Risorse Umane e Organizzazione, è la portavoce. «È stata un’ardua sfida, ma molto coinvolgente», spiega Sofia. La richiesta dell’azienda è stata quella di analizzare il traffico delle chiamate inbound pervenute al call center per il servizio luce e gas e il servizio idrico negli anni 2019 e 2020, al fine di verificare gli impatti legati all'emergenza sanitaria in termini di scostamento volumi in ingresso, variazioni stagionali e distribuzione del traffico nelle varie fasce giornaliere. Grazie al sistema di data analysis IBM Watson, con il supporto di tutor e docenti, il gruppo ha elaborato i dati tramite questo strumento innovativo. Si è così realizzato un forecast base, a seguito del quale sono stati elaborati due scenari: nel primo, si è considerata l’incidenza dello smart working e della condizione pandemica; nel secondo, invece, sono stati messi in relazione il gradimento e il numero di telefonate ricevute. L’analisi ha rivelato che il più penalizzato in questo periodo è stato il settore energy: lì i ragazzi hanno puntato la loro attenzione, invitando l’azienda a fare lo stesso. Un servizio tailored in tutta Italia: la challenge Italgas La challenge lanciata da Italgas ha un obiettivo molto chiaro: migliorare il servizio offerto ai clienti. Analizzando i dati forniti dall'azienda, il gruppo di cui Cristina Squarcia (studentessa di Fashion Management) è la portavoce, si è concentrato sulle abitudini, la riqualificazione energetica e il fenomeno delle seconde case. Inoltre, si è fatta una valutazione delle aree più attrattive per Italgas sul territorio nazionale. I dati emersi sono diventati una road map che l'azienda potrà utilizzare per fornire un servizio più mirato a quei target come i proprietari di seconde case, molto più presenti al Sud Italia, ma soprattutto per diventare un brand pioniere nel suo settore. Cosa resta di una sfida Il progetto ha svelato alle partecipanti che un percorso data driven può guidare verso soluzioni approfondite e reali. A questo si aggiunge il lavoro di squadra, la tenacia, l’uso delle soft skill per definire il proprio ruolo in un gruppo, il time management, il confronto e il dialogo con alcuni dei più importanti manager italiani, ma anche con studenti con diversi background professionali; l'acquisizione di competenze di data analysis, necessarie nel business contemporaneo. Tutte caratteristiche necessarie per costruire le leader di domani. 22/4/2021

22 Aprile 2021

LIFE WineGrover, un progetto per innovare la viticoltura

Mentre gli agricoltori cercano di proteggere l'uva dal freddo fuori stagione che ha già causato molti danni, Luiss Business School presenta un progetto che mira a fondere sostenibilità ambientale e digitalizzazione L'agricoltura contemporanea sta affrontando sfide sempre più impegnative. Tra queste ci sono gli eventi climatici avversi, che hanno costretto i viticoltori francesi e italiani ad accendere fuochi tra le vigne per proteggere i germogli e limitare i danni. Dalla necessità di individuare soluzioni strategiche per la gestione agronomica e colturale della produzione viti-vinicola, dalla partnership tra Luiss Business School e altri partner europei nasce il progetto LIFE WineGrover (Precision Agriculture System to limit the impact on the environment, on health and on air quality of grape production). Lo scopo è mostrare ai produttori di vino in Europa che anche in campo un'altra strada – precisa, efficiente ed economica – è possibile. Parole chiave, anche in campo: tecnologie IoT e sostenibilità. Vino e coltivazioni: i dati a cui fare attenzione Secondo le statistiche dell’OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) l’Europa è il maggiore produttore ed esportatore di vino (soprattutto l’area mediterranea) e possiede l’area di vitigni (38%) più estesa al mondo, in cui è impiegato il 20% dei lavoratori agricoli (perlopiù piccoli produttori). L’impatto ambientale critico di questa produzione deriva da diversi fattori, fra cui l’uso di pesticidi e fertilizzanti e quello di fonti di energia non rinnovabili nei macchinari agricoli. La zona mediterranea è fortemente colpita dal cambiamento climatico, al punto che si prevede che entro il 2050 la viticoltura dovrà intensificare l’uso di sostanze chimiche per contrastarne l’impatto. Ma già oggi la Politica Agricola Comune europea sottolinea la necessità di ridurre l’utilizzo dei pesticidi. In più, i consumatori sono sempre più consapevoli dell’impatto negativo che la viticoltura tradizionale può avere sull’ambiente e sulla salute. Per questo motivo si sta diffondendo l’utilizzo dell’agricoltura di precisione (Precision Agriculture), una strategia di gestione delle coltivazioni che punta a creare un sistema di monitoraggio digitalizzato, volto a integrare efficienza, produttività e qualità. Un terreno ancora tutto da esplorare in Europa, poiché molti vigneti sono ancora gestiti in modo tradizionale e mancano di sistemi di tecnologia utili a ottimizzare il processo di produzione. LIFE WineGrover: obiettivi e strategie Il progetto LIFE WineGrover nasce da un consorzio di 6 partner transnazionali da 3 differenti paesi europei, coordinati dall'Università degli Studi della Tuscia in partnership con Luiss Business School (con il professor Matteo Caroli come referente scientifico), CREA-Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, Inova+ - Innovation Services (Portogallo), Smart City Cluster-Asociacion Empresarial Multisectorial Innovadora para las Ciudades Inteligentes (Spagna), SETEL Servizi Tecnici Logistici Srl (Italia), Wellness Telecom S.L. (Spagna). È rivolto ad autorità regionali, nazionali ed europee; associazioni di settore; istituti di ricerca; viticoltori e agricoltori in generale; cooperative; consulenti; industrie per macchinari agricoli. L'obiettivo è trovare soluzioni nuove, strategiche per l'intero comparto vitivinicolo, grazie all'impiego di tecnologie innovative IoT (Internet of things) volte ad attivare una viticoltura di precisione. Gli effetti? Una produzione più sana sia a livello ambientale che di prodotto. Il progetto, figlio della Precision Farming, punta a realizzare un sistema integrato terra-aria basato sull’acquisizione, integrazione ed elaborazione di dati provenienti da due prototipi di drone, uno aereo UAV (Unmanned Aerial Vehicle) e un rover terrestre UGV (Unmanned Ground Vehicle), e dai dati real-time provenienti da nano-sensori posti in vigna al fine di migliorare il monitoraggio continuo e puntuale che sarà la base di informazione (more knowledge per hectare) per piani agronomici e colturali mirati ad interventi sito-specifici. LIFE WineGrover si propone inoltre di promuovere una forte interazione tra istituti di ricerca e aziende private, coinvolgendo anche l’utente finale, sviluppando soluzioni e gestioni innovative che garantiranno un impatto significativo sulle problematiche ecologico-ambientali legate alla intensificazione della viticoltura nello scenario delle prossime emergenze ambientali. Ma c'è un obiettivo a lungo termine, in cui Luiss Business School in particolare ha deciso impegnarsi: quello di replicare e trasferire i risultati di progetto ad altri vigneti in Europa. Infine, il progetto attua il Codice quadro dell'UNECE relativo a buone pratiche agricole per ridurre le emissioni di ammoniaca del 2014. Contribuisce anche all’implementazione della Direttiva europea sull’uso sostenibile di pesticidi (2009/128/EC), al regolamento UE 1981/2018 relativo alla limitazione dell'uso di prodotti fitosanitari contenenti composti di rame, il regolamento UE 2031/2016 relativo alle misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante e ovviamente al Green Deal europeo del 2020. Dai droni al business plan: le tappe di LIFE WineGrover Il progetto LIFE WineGrover è iniziato il 1° settembre 2020 e durerà fino al 31 ottobre 2023. Il percorso è iniziato con la costruzione di due droni autonomi e collegati a un sistema di monitoraggio, a un software e a una piattaforma multisensoriale. L'obiettivo è monitorare l'intero ciclo vegetativo dei vitigni e di intervenire nelle diverse fasi di coltivazione solo quando è necessario e solo laddove c'è bisogno. La fase di testing sta impegnando il primo anno del percorso, legando la sua attività a un vigneto italiano, al fine di misurare i parametri tecnico-ambientali e permettere la standardizzazione della metodologia. Seguirà una fase di implementazione in un vigneto in Spagna. Alla fine del progetto si passerà allo sviluppo di una strategia di commercializzazione e di internazionalizzazione degli strumenti tecnologici attraverso il design di un business model e di una strategia di marketing. L’obiettivo a lungo termine è implementare i risultati derivati dal progetto LIFE WineGrover in diversi paesi e regioni in Europa. I dati ottenuti saranno rielaborati in un piano di replicazione atto a trasferire i risultati di progetto ad altri vigneti in Europa, con tanto di exploitation plan e un business plan per la successiva commercializzazione. Sostenibilità ambientale e digitalizzazione sono le chiavi per cambiare anche le sorti anche dell'agricoltura: è dunque essenziale saperle usare. 22/4/2021

21 Aprile 2021

Una community dedicata alla Generazione Zeta: la challenge di WINDTRE per Data Girls

Nell’ambito del progetto Data Girls di GROW - Generating Real Opportunities for Women, WINDTRE ha messo alla prova le studentesse dei master Luiss Business School sull’analisi dei dati forniti su un campione di 1 Mln di clienti della propria customer base, per individuare una strategia innovativa da lanciare sul mercato, tale da ingaggiare tanto i clienti già esistenti quanto un nuovo target. L’iniziativa, giunta alla V edizione, è nata per potenziare le competenze di Data Analysis delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. Claudia Frasca, studentessa del master in Project Management, ha raccontato l’esperienza del team vincitore della Challenge proposta da WINDTRE e come Data Girls abbia arricchito il bagaglio di conoscenze e competenze sia hard che soft. Giga Crew: una community per la condivisione di Giga dedicata alla Generazione Zeta «L’idea nasce da un’analisi descrittiva effettuata sui clienti WINDTRE, da cui si evince che la Gen Z, pur essendo quella con minore densità (rappresenta circa il 7% della clientela totale) è però quella con un consumo di giga più elevato. Partendo da questo aspetto, abbiamo iniziato a ragionare su tale discrepanza e abbiamo effettuato un questionario rivolto alla generazione Z e quindi ai giovani di età compresa tra i 15 e i 20 anni. Dal questionario è emerso che i ragazzi hanno un approccio di consumo di giga elevato e che la maggior parte di loro ha la scheda SIM intestata a uno dei genitori. Questo aspetto ci ha rivelato la probabile causa della bassa presenza di gen Z all’interno della customer base WINDTRE. Altro insight interessante riscontrato nel questionario è che la maggior parte degli intervistati si dichiara molto interessato all’idea di poter condividere e ricevere giga da amici. Proprio da questo spunto è partita la nostra idea, ossia coinvolgere i clienti appartenenti alla Gen Z attraverso la creazione di una community sull’app WINDTRE chiamata Giga Crew, per scambiare e condividere giga con tutti i contatti WINDTRE della propria rubrica. In seguito, e grazie all’utilizzo della piattaforma Watson di IBM, abbiamo delineato ulteriori target di riferimento. L’offerta Giga Crew, che avrà un costo mensile di 1,99€, rappresenta una vera community, una piattaforma di aggregazione che ci permetta di sentirci parte di una famiglia all’interno della quale donare giga e organizzare eventi per i nostri cari. Dal momento che il nostro obiettivo è quello di coinvolgere varie generazioni di clienti, non soltanto ragazzi appartenenti alla Gen Z, abbiamo pensato, attraverso la crew, di aggiungere diverse funzioni all’app WINDTRE. All’interno della Giga Crew si potranno infatti organizzare dei giga Crowdfunding e quindi raccogliere giga tra i contatti e donarli a coloro tra i nostri amici che ne abbiano più bisogno oppure regalare giga per eventi speciali, come ad esempio un compleanno o un anniversario. Infine, proprio per coinvolgere tutti gli utenti di ogni fascia di età, abbiamo pensato di inserire una serie di offerte a premio in base a quanti giga condividano all’interno della community. È da qui che nasce l’Orange Monday, che prevede una serie di offerte premium inserite all’interno del già esistente Winday, dedicate esclusivamente ai clienti che decidano di condividere giga all’interno della Crew». Il potenziale di solution data driven per sviluppare prodotti innovativi e team coesi  «Abbiamo compreso l’importanza dell’analisi dei dati e in particolar modo siamo rimasti affascinati da quanto un percorso data driven possa guidare verso una solution approfondita e reale. Grazie a questa opportunità abbiamo potuto relazionarci con persone aventi background differenti e questo ha accresciuto la nostra consapevolezza di quanto sia importante e di quanto valore aggiunto porti la diversità. All’interno del team ognuno di noi è riuscito a ritagliarsi un ruolo ben definito e differente proprio grazie alle proprie soft skill, contribuendo così a guidare efficacemente il gruppo verso la finale». Per lo sviluppo delle solution i team si sono potuti avvalere del supporto dei partner tecnici del progetto, grazie agli open data messi a disposizione da ISTAT e alla piattaforma Watson di IBM. 21/04/2021

21 Aprile 2021

Analizzare i dati è anche saper fare un lavoro di squadra: la challenge di Iren per Data Girls

Nell’ambito del progetto Data Girls di GROW – Generating Real Opportunities for Women, Iren ha messo alla prova le studentesse dei master Luiss Business School sull’analisi del traffico delle chiamate inbound pervenute al call center, al fine di definire l’impatto della pandemia sul tasso di contatto ed elaborare un forecasting per il 2021. L’iniziativa, giunta alla V edizione, è nata per potenziare le competenze di Data Analysis delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. Sofia Massei, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione, ha raccontato l’esperienza del team vincitore della Challenge proposta da Iren e come Data Girls abbia arricchito il bagaglio di conoscenze e competenze sia hard che soft. Tra smartworking e livello di gradimento: l’incidenza della pandemia sul tasso di contatto «In questi mesi ho seguito la challenge di Iren, una delle più importanti e dinamiche multiutility del panorama italiano, attiva nei settori dell’energia elettrica, del gas, dell'energia termica per teleriscaldamento, della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali e dei servizi tecnologici. La richiesta dell’azienda è stata quella di effettuare una previsione del numero di telefonate che saranno ricevute dal call center nel 2021 a fronte dei dati forniti degli anni 2019 e 2020. È stata un’ardua sfida, ma molto coinvolgente. Come l’abbiamo affrontata? Grazie alla presentazione e alla conoscenza del sistema di analisi dei dati IBM Watson e con il supporto dei nostri tutor e docenti, abbiamo elaborato i dati. Abbiamo così realizzato un forecast base, a seguito del quale abbiamo elaborato due scenari: nel primo abbiamo preso in considerazione l’incidenza dello smartworking e della condizione pandemica; nel secondo abbiamo messo in relazione il gradimento e il numero di telefonate ricevute». Un lavoro di squadra per padroneggiare il mondo dei dati «È stata veramente un’esperienza unica e arricchente quella di poter dialogare con i manager di IREN e di entrare in contatto con un’organizzazione prestigiosa, acquisendo competenze di data analysis molto richieste nel mondo del business. Dalla partecipazione a questo progetto, oltre alle competenze acquisite, porto con me un ottimo lavoro di squadra messo in atto, per il quale ringrazio tutti i miei colleghi. Insieme abbiamo appreso e sperimentato l’importanza di essere tenaci, determinati e uniti per il raggiungimento degli obiettivi, in un clima di pieno rispetto e attenzione reciproca». Per lo sviluppo delle solution i team si sono potuti avvalere del supporto dei partner tecnici del progetto, grazie agli open data messi a disposizione da ISTAT e alla piattaforma Watson di IBM. 21/4/2021

21 Aprile 2021

Analizzare i dati è anche saper fare un lavoro di squadra: la challenge di Iren per Data Girls

Nell’ambito del progetto Data Girls di GROW – Generating Real Opportunities for Women, Iren ha messo alla prova le studentesse dei master Luiss Business School sull’analisi del traffico delle chiamate inbound pervenute al call center, al fine di definire l’impatto della pandemia sul tasso di contatto ed elaborare un forecasting per il 2021. L’iniziativa, giunta alla V edizione, è nata per potenziare le competenze di Data Analysis delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. Sofia Massei, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione, ha raccontato l’esperienza del team vincitore della Challenge proposta da Iren e come Data Girls abbia arricchito il bagaglio di conoscenze e competenze sia hard che soft. Tra smartworking e livello di gradimento: l’incidenza della pandemia sul tasso di contatto «In questi mesi ho seguito la challenge di Iren, una delle più importanti e dinamiche multiutility del panorama italiano, attiva nei settori dell’energia elettrica, del gas, dell'energia termica per teleriscaldamento, della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali e dei servizi tecnologici. La richiesta dell’azienda è stata quella di effettuare una previsione del numero di telefonate che saranno ricevute dal call center nel 2021 a fronte dei dati forniti degli anni 2019 e 2020. È stata un’ardua sfida, ma molto coinvolgente. Come l’abbiamo affrontata? Grazie alla presentazione e alla conoscenza del sistema di analisi dei dati IBM Watson e con il supporto dei nostri tutor e docenti, abbiamo elaborato i dati. Abbiamo così realizzato un forecast base, a seguito del quale abbiamo elaborato due scenari: nel primo abbiamo preso in considerazione l’incidenza dello smartworking e della condizione pandemica; nel secondo abbiamo messo in relazione il gradimento e il numero di telefonate ricevute». Un lavoro di squadra per padroneggiare il mondo dei dati «È stata veramente un’esperienza unica e arricchente quella di poter dialogare con i manager di IREN e di entrare in contatto con un’organizzazione prestigiosa, acquisendo competenze di data analysis molto richieste nel mondo del business. Dalla partecipazione a questo progetto, oltre alle competenze acquisite, porto con me un ottimo lavoro di squadra messo in atto, per il quale ringrazio tutti i miei colleghi. Insieme abbiamo appreso e sperimentato l’importanza di essere tenaci, determinati e uniti per il raggiungimento degli obiettivi, in un clima di pieno rispetto e attenzione reciproca». Per lo sviluppo delle solution i team si sono potuti avvalere del supporto dei partner tecnici del progetto, grazie agli open data messi a disposizione da ISTAT e alla piattaforma Watson di IBM. 21/4/2021

21 Aprile 2021

Materiali sostenibili per ridurre le emissioni e ampliare il target: la challenge di Terna per Data Girls

Nell’ambito del progetto Data Girls di GROW – Generating Real Opportunities for Women, Terna ha messo alla prova le studentesse dei master Luiss Business School su come ottimizzare il posizionamento competitivo di un cliente industriale analizzando i dati sulla contabilità energetica come chiave di lettura del processo produttivo per identificare ulteriori iniziative di efficientamento. L’iniziativa, giunta alla V edizione, è nata per potenziare le competenze di Data Analysis delle studentesse e supportarle nel cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale. Helena Da Rocha Romani, studentessa del Master in Gestione delle Risorse Umane e Organizzazione, ha raccontato l’esperienza del team vincitore della Challenge proposta da Terna e come Data Girls abbia arricchito il bagaglio di conoscenze e competenze sia hard che soft. Sostenibilità la parola chiave per ulteriori iniziative di efficientamento energetico: nuovi prodotti e nuovi target «Nella prima parte della challenge abbiamo analizzato gli interventi di efficientamento energetico realizzati sul processo industriale, partendo dai dati forniti dall’azienda sugli interventi effettuati per la sostituzione del compressore e la modifica dei sistemi di soffiaggio. Grazie alla piattaforma IBM Watson Studio fornita dal partner della challenge IBM, abbiamo interrogato il database generando due modelli di regressione lineare, riuscendo così ad esaminare gli efficientamenti effettuati e gli scenari di costo. Nella seconda parte della challenge abbiamo identificato ulteriori iniziative finalizzate a migliorare la competitività dell’azienda, proponendo come abilitatore chiave l’economia circolare. La parola chiave è sostenibilità: un requisito fondamentale nell’orientare i comportamenti d’acquisto e fonte di vantaggio competitivo. I dati sui consumatori, le analisi sul mercato italiano dell’imbottigliamento e dei nuovi scenari legati a questo tema ci hanno guidato verso l’idea di un nuovo prodotto realizzato in plastica riciclata, l’R-pet. L’R-pet garantisce minori costi ambientali, permette di abbassare i valori delle emissioni di CO2 legata ai prodotti e consente di rispondere prontamente alle norme europee. Il passaggio dallo scenario As- Is verso la nostra proposta permette un beneficio di rilievo garantendo una prima linea di ricavo dall’applicazione dell’R- pet a livello di processo. Per avere una vista complessiva dei benefici, va considerata la possibilità di incrementare la propria customer base offrendo un nuovo prodotto in grado di rispondere alle esigenze dei nuovi segmenti d’interesse, ad esempio i clienti attenti alla sostenibilità».  Più prospettive, una sfida da vincere «Questa esperienza mi ha consentito di esplorare l’ambito degli analytics che assume maggiore rilevanza nei processi di trasformazione digitale delle aziende, acquisendo nuove competenze ed apprendendo un nuovo strumento per la gestione dei dati. La gestione di un progetto in parallelo alle attività del Master mi ha aiutato a migliorare il mio time management e a essere più produttiva. Infine, il clima di fiducia e cooperazione instauratosi all’interno il gruppo ci ha permesso di realizzare un progetto di cui sono fiera. La diversità dei nostri percorsi di studio è stato l’elemento chiave che ci ha consentito di affrontare la sfida in maniera distintiva, analizzando il tema da più prospettive». Per lo sviluppo delle solution i team si sono potuti avvalere del supporto dei partner tecnici del progetto, grazie agli open data messi a disposizione da ISTAT e alla piattaforma Watson di IBM. 21/04/2021

16 Aprile 2021

Venture Capital, Enzo Peruffo: «Le dinamiche di questo mercato sono imprescindibili per ripartire»

Ci sono importanti opportunità da cogliere per gli investitori interessati in innovazione attraverso il venture capital, ma è necessario formare chi va ad operare con questi capitali. A questa necessità Luiss Business School risponde con l’Executive Flex Programme in Venture Capital Dynamics & Startup Engagement Cogliere le opportunità di crescita attraverso investimenti ad alto tasso di innovazione è una delle strade per rilanciare l'economia, ma è necessario fare cultura e formazione per rendere l'Italia una startup nation. Sono queste le ipotesi di lavoro emerse durante il webinar “Il Venture Capital a supporto del Paese” tenutosi il 14 aprile e organizzato da Luiss Business School in partnership con LVenture Group. «Nel 2020 sono stati raccolti più di 173 milioni di euro da 15 startup, anche impegnate in fase di skill up - Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Director of MBA & Executive Education Luiss Business School – Il nostro Paese ha oltre il 78% di venture capital investiti in vari ambiti. Accanto a questo ecosistema la dinamica è molto ricca. C'è tutta una serie di iniziative che favoriscono l'universo delle startup. Le dinamiche di questo mercato sono imprescindibili per chi gestisce un portafoglio di investimento istituzionale e per quelle aziende che investono in innovazione». Si discute da tempo del ruolo del venture capital in Italia e della capacità del Paese di attrarre investimenti, anche istituzionali, legati all’innovazione. Le operazioni ci sono, stanno crescendo, ma c'è ancora molta strada da fare. Basti pensare che il Pil americano prodotto da 50 stati nasce per lo più in California, che da sola produce il 15%. Merito della Silicon Valley, che contribuisce in larga parte alla crescita di valore e della ricchezza dell'economia americana. Lo 0,5% del Pil americano è investito in venture capital nazionale, producendo grande valore. In Italia la percentuale è pari allo 0,01%, un numero che non deve scoraggiare perché, come ha spiegato Roberto Magnifico, Board Member LVenture Group, «è tutta opportunità». Molti settori sono in forte crisi a causa della pandemia: diventa importantissimo dare supporto alle Pmi e in questa azione il ruolo del venture capital è fondamentale. Ma è necessario che ci sia un passaggio normativo che ne regoli anche le azioni. Il ruolo degli investitori è fondamentale per finanziare nuove iniziative imprenditoriali: le prospettive dei mercati sembrano positive e anche gli enti previdenziali sembrano pronti a far parte della partita del venture capital in Italia. Come spiega Diana Saraceni, Co-Founder e General Partner Panakes Partners, «c'è un livello intrinseco di rischio molto alto nell'investire sulla singola startup. Ma quando entra in un portafoglio cambia. Chi prende un impegno con un fondo di venture capital, fa un accordo sullo strumento che dura dai sette ai dieci anni. È un capitale molto paziente». Ma quanto sono pronti gli investitori istituzionali previdenziali a effettuare questo avvicinamento? Quanto è importante formare risorse umane efficienti per favorire il dialogo con i fondi di venture capital e mettere a sistema tutti gli attori, a patto che ci sia il framework fiscale adatto? Come spiega Giovanni Maggi, Presidente Assofondipensione, «gli italiani sono agli ultimi posti sull'educazione finanziaria e previdenziale, ma dal fondo si può solo risalire. Capitale umano, giovani e formazione devono essere tenuti sempre in considerazione». Per diventare una startup nation è dunque necessario un cambio culturale, che passa soprattutto dalla formazione. Da questa richiesta del mercato, grazie all'eccellenza accademica e alla consolidata esperienza nell’ambito Venture Capital, nasce la seconda edizione dell’Executive Flex Programme in Venture Capital Dynamics & Startup Engagement promosso dalla partnership tra Luiss Business School e LVenture Group. In questo percorso formativo si punta a creare figure manageriali capaci di padroneggiare tutti gli strumenti e i processi necessari per amplificare l’impatto di un investimento nel mondo delle start-up. L'Executive Flex Programme in Venture Capital Dynamics & Startup Engagement è stato presentato durante il webinar “Il Venture Capital a supporto del Paese” tenutosi il 14 aprile e organizzato da Luiss Business School in partnership con LVenture Group, operante nel settore del Venture Capital a livello nazionale e internazionale. Hanno partecipato al dibattito Giovanni Maggi, Presidente Assofondipensione, Roberto Magnifico, Board Member LVenture Group, Alberto Oliveti, Presidente ENPAM, Diana Saraceni, Co-Founder e General Partner Panakes Partners. Introdurrà i lavori Enzo Peruffo, Associate Dean for Education e Director of MBA & Executive Education Luiss Business School. A moderare il dibattito Maria Isabella Leone, Associate Professor & Co-Director Flex Program Venture Capital Dynamics and Startup Engagement Luiss Business School. RIVEDI IL WEBINAR SCOPRI IL PROGRAMMA  15/4/2021

14 Aprile 2021

Consorzio ELIS, Paolo Boccardelli: «Dobbiamo guardare al purpose più che ai profitti per una vera sostenibilità aziendale»

Insieme all'annuncio della nascita delle palestre relazionali, nella messa a punto di una bussola che orienti il lavoro nel mondo post-pandemico, durante l'incontro tra i CEO delle grandi Corporate del Consorzio ELIS il Direttore di Luiss Business School lancia una provocazione: «Il profitto non è la sola ragione per cui un'impresa viene creata» Una bussola per le imprese per ripartire, per ripensare il mondo e i processi del lavoro: è questo lo scopo che ha messo insieme gli amministratori delegati di 30 aziende e che hanno portato alla ricerca di una terza via. Mentre il mondo è in bilico tra il mondo del lavoro “alla vecchia maniera” e un mondo nuovo, fatto di lavoro distribuito, si va erodendo il patrimonio di relazioni e creatività. Dall'osservazione di questi elementi, alla ricerca di una terza via, nell'ambito del Ceo Meeting del Consorzio Elis di martedì 13 aprile, ospitato presso la Luiss Business School, è stata annunciata la nascita delle Palestre Relazionali, al via a ottobre 2021. Durante l'incontro, nel suo inspiration speech, Paolo Boccardelli, Direttore di Luiss Business School, ha puntato l'attenzione sull'importanza del purpose, dello scopo delle imprese, rispetto ai profitti. L'azienda come organismo vivente Citando Edward Freeman, nel suo inspiration speech Paolo Boccardelli paragona le aziende a un organismo umano, che ha bisogno dei globuli rossi, ma non vive per essi. «Al pari degli organismi, le imprese fanno profitti, devono fare profitti, ma non dovrebbero vivere fare profitti. Vivono grazie ad essi e li utilizzano per realizzare i loro obiettivi, i cosiddetti purpose». Questa visione non può non tenere conto delle disuguaglianze mondiali e della sostenibilità sociale. «A fronte dell'aumento della povertà globale, i compensi mediani degli amministratori di oltre 300 delle principali aziende statunitensi sono lievitati a 13,7 milioni di dollari dai 12,8 e con un incremento medio del 15%. Aumenta la disuguaglianza, aumentano i compensi apicali: qualcosa non quadra». «I profitti servono a realizzare il purpose? Senz’altro – ha spiegato Boccardelli – Ma se l’azienda si occupa solo dei profitti non resisterà a lungo perché non è quella la ragione ultima per cui essa viene creata. Quanto il purpose crei valore per la società, quanto è percepito e diffuso sia all’interno sia all’esterno, quanto sia coerente con l’azione organizzativa sono le domande che oggi le aziende sono chiamate a porsi. La strada da fare è ancora lunga e complessa, ma il dna del capitalismo italiano è più del purpose che dei profitti». Il Progetto di Semestre Smart Alliance riceve il testimone dal Semestre precedente Mindset Revolution, che sotto la presidenza di Generali Italia ha visto le aziende del Consorzio ELIS confrontarsi sulle sfide del cambiamento a cui sono chiamate. «Con il programma ‘Mindset Revolution’ abbiamo voluto potenziare una nuova cultura digitale, inclusiva, che abbia al centro la “persona”, rilanciando una partnership forte fra scuola, università, comunità e aziende – commenta Marco Sesana, Country Manager & Ceo Generali Italia e Global Business Lines – Il nuovo programma ‘Smart Alliance’ coglie un punto centrale anche per Generali che è quello di trasformare il luogo di lavoro in un luogo di relazione e benessere in cui, attraverso contaminazione, co-creazione e apprendimento, si contribuisca a creare valore per le persone». Parola d'ordine, relazioni L'incontro organizzato dal Consorzio ELIS è stato organizzato anche per annunciare il lancio delle palestre relazionali. Infatti, a fronte di un aumento della produttività e dell'efficacia di alcuni processi come le riunioni e l'abolizione del commuting, sembrano calare la creatività e il senso di appartenenza. Nella ricerca di una terza via per trasformare il lavoro, nascono le palestre relazionali, un luogo dove incontrare colleghi, anche di altre aziende, nel proprio quartiere. Inoltre, grazie al palinsesto di creatività, è possibile sviluppare nuove competenze. Trenta grandi imprese, trecento pionieri, 5 sedi in tutta Italia: la sperimentazione mira a condividere spazi e creare uffici a chilometro zero. L'obiettivo non è sostituire l'ufficio, ma la cucina di casa. Si partirà a ottobre 2021 con sedi a Milano, Roma, Napoli, Trapani e Catania. I Ceo del Consorzio ELIS concordano sulla necessità di ripensare i tempi e gli spazi del modo di lavorare, confortati anche da un trend italiano e internazionale in via di definizione: le cosiddette città dei 15 minuti, policentriche, che possono avere una ricaduta positiva su tutti e tre i fattori ESG, ambientali, sociali e di governance aziendale. Trasformare la scuola superando le disuguaglianze Solo il 5% delle ragazze intraprende percorsi scientifici: come mai ci sono così poche ragazze che scoprono il proprio desiderio per la scienza e la tecnologia e lo portano avanti? Su questo e sulla lotta alle disuguaglianze nel campo Stem si baserà il prossimo semestre di presidenza in carico a Marco Alverà, CEO Snam. «L'occupazione di posizioni tecnologiche è ancora a vantaggio degli uomini: stiamo perdendo massa critica, ma soprattutto stiamo perdendo un'occasione», spiega Stefano Donnarumma, Amministratore Delegato e Direttore Generale Terna. A lui fa eco Alverà, che aggiunge: «È una perdita economica anche per il Paese». Citando anche gli insegnamenti egualitari di Papa Francesco, il Ceo di Snam spiega l'obiettivo dell'azienda: «In Snam vogliamo arrivare ad avere il 50% di presenza femminile in azienda: ora siamo al 25%. Nel leadership team c'è il 50% di donne. Abbiamo messo la parità di genere nel nostro statuto, ma per questo ci servono più donne che abbiano studiato materie scientifiche. Bisogna lavorare nelle scuole e nei licei. La proposta che lanciamo è quella di ispirarci a Stanford, che, come università, ha lanciato un liceo per creare una scuola eccellente, inclusiva, che punti alla diversità di genere, sociale e che punti allo Stem. Stem è un mezzo, non un fine, deve dare un purpose agli studi delle ragazze ci hanno detto che vogliono occuparsi di qualcosa, non studiare qualcosa di astratto». «I ragazzi dai 14 ai 35 anni rappresentano un patrimonio grandissimo – spiega Fabiana Dadone, Ministro per le politiche giovanili – Chiedono di essere ascoltati nella loro comfort zone, i canali social; chiedono al governo di poter partecipare maggiormente in campo di politica attiva, recovery compreso. Chiedono orientamento e una didattica diversa. Non si tratta solo di dare un'edilizia scolastica decorosa, ma anche di formare chi lavora all'interno delle scuole per essere al passo con i tempi». «Per contrastare il fenomeno Neet e prevenirlo, serve far entrare le aziende nelle scuole – continua Dadone – Finché non porteremo lì, alle ragazze di 12 anni, modelli di donne che si sono contraddistinte in ambito tecnologico, sarà difficile convincerle a intraprendere questo percorso. Infine, i giovani hanno bisogno di emanciparsi: per questo ci vuole un sistema di credito semplice e agevole per loro. Dobbiamo avere fiducia nelle loro idee e creatività. Dobbiamo creare un sistema che li spinga a investire sulla loro imprenditorialità e loro idee, senza paura di sbagliare». «Orientarsi vuol dire conoscere quello che ci piace per verificare dove andare ad approfondirlo: per questo bisogna iniziare molto presto, con i bambini – conclude Giovanni Lo Storto, Direttore Generale Luiss Guido Carli – Dobbiamo concentrarci sulla libertà di apprendimento. Luiss c'è. La nostra risposta è 42 Roma Luiss, scuola di coding con cui la nostra università mira a formare i nuovi metalmecannici del digitale. è a stazione termini: ci sono 150 ragazzi selezionati tra 5000. I mestieri che faranno i bambini di oggi sono lavori che loro stessi inventeranno, solo se noi adulti non li rallenteremo». RASSEGNA STAMPA  Affaritaliani, "Semestri di Presidenza" Elis, così i Ceo supportano lo sviluppo della società 14/4/2021

09 Aprile 2021

innCREA, creatività e innovazione per cambiare il mondo del lavoro

Creatività e capacità di innovare: sono questi gli obiettivi che Luiss Business School vuole raggiungere con il progetto innCREA - Standards for implementing programmes aimed at discovering and developing creativity, pioneering in pursuit of innovation Finanziato dalla Commissione Europea e sviluppato nell'Erasmus+ Programme, questo percorso formativo europeo, di cui il professor Nunzio Casalino è il referente scientifico Luiss, nasce con l'obiettivo di trasferire agli studenti universitari, ricercatori, docenti, imprese e organizzazioni dell'economia sociale concetti organizzativi e metodi di sviluppo di business, potenziati da creatività e capacità di innovare. L'intero percorso formativo è supportato da materiali didattici e metodologie innovative di apprendimento, volti a scardinare vecchi modi di pensare le governance aziendale e implementare la creazione di nuovi modelli di business. Europa e disoccupazione giovanile: i dati Secondo i dati Eurostat a gennaio 2020 il tasso di disoccupazione giovanile nei paesi dei partner del progetto innCREA è ancora molto alto: in Italia 29,3%, in Finlandia 17,4%, in Grecia 16,5%, inBulgaria 9,7% e in Polonia 7,8% (dati: EUROSTAT). Le cause sono da ricercare in criticità e disomogeneità che interessano tutta l'Unione Europea. In primo luogo, le università tendono a creare laureati che spesso non trovano facilmente impiego nel proprio ambito di studi e molto spesso i loro programmi formativi non sono allineati ai reali bisogni del mercato del lavoro. In secondo luogo, l’offerta di corsi rimane limitata a causa delle incompatibilità o incongruenze degli standard sulle qualifiche professionali e spesso delle modalità di erogazione e valutazione. Infine, le modalità adottate dalle aziende per la pianificazione e lo sviluppo delle carriere del proprio personale non sono sempre efficaci. Per tutti questi problemi la creatività e capacità di innovare possono fare la differenza. Come funziona innCREA L’obiettivo principale del progetto è quello di fornire al mondo universitario una guida pratica e un approccio sistematico alla creatività, al pioneering e all’innovazione per contrastare il mismatch fra le skill dei laureati e i reali bisogni del mercato del lavoro. Per fare questo sono state messe a punto tre attività principali: innCREA Audit Tool, una risorsa aperta di ricerca e analisi di buone pratiche; innCREA Guideline, linee guida per creare una metodologia formativa basata su nuove tecniche, creatività e bisogni degli stakeholder; innCREA Creativity & Pioneering Training Programme Package, un percorso formativo sulle soft skill innovative in modalità e-learning. Gli obiettivi di innCREA InnCREA mira a implementare, adattare e trasferire un programma formativo integrato (materiali e metodologie) per il potenziamento di specifiche soft skill, volte a favorire la creatività e ad attuare azioni specifiche per favorire l’innovazione. Il fine è quello di sviluppare le soft skill degli studenti universitari e, allo stesso tempo, contribuire alla diminuzione del gap fra le capacità richieste dal mercato del lavoro e quelle offerte dai corsi universitari. Per far ciò si coinvolgeranno i docenti universitari che, grazie agli strumenti forniti dal progetto, svilupperanno la capacità di integrare l’offerta formativa dei propri Atenei e rafforzare le capacità e profili personali dei propri studenti. Un altro punto di forza di questo progetto è la volontà di ridurre il divario tra le competenze richieste nel mondo del lavoro e quelle offerte dai corsi universitari in modo concreto. Come in una palestra, innCREA punta a rafforzare le capacità manageriali di studenti e giovani imprenditori, allargando la visione di questi ultimi alle comunità imprenditoriali europee. Il progetto si svolgerà da gennaio 2021 a dicembre 2022. 9/4/2021

09 Aprile 2021

Chi sono i Civil Servant di cui l'Italia ha bisogno

Nell'ambito dell'incontro organizzato da Luiss Business School e Associazione “Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence”, è nato un ritratto dei servitori dello Stato necessari nel post-pandemia per creare un vero Rinascimento Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiuso l'Ena, la "scuola dei presidenti", che lui stesso ha frequentato oltre a Valéry Giscard d'Estaing, Jacques Chirac, François Hollande. Fondata da Charles De Gaulle nel 1945, era l'istituzione in cui veniva forgiato il ceto dirigente francese. Il Covid-19 ha cambiato il mondo e oggi ci troviamo a fronteggiare nuove sfide, che richiedono leader preparati a mettere in campo soluzioni che tengano in considerazione non solo la sostenibilità ambientale, ma soprattutto quella economica e sociale. Partendo da queste riflessioni, nell'ambito dell'incontro organizzato da Luiss Business School e Associazione “Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence”, ecco chi sono i Civil Servant di cui l’Italia ha bisogno. Per Luigi Abete, Presidente Luiss Business School, la parola chiave anche per il ceto dirigente è sostenibilità: non solo ambientale, ma anche economica e sociale. «Questa pandemia ha messo in luce come in futuro la sostenibilità sociale sarà un problema sempre più grave. Uscirne richiederà l'impegno di tutti – spiega – Le leadership del futuro dovranno essere collettive. Quelle individuali non sono più in grado di risolvere i problemi che la complessità sociale pone. Solo una leadership collettiva oggi riesce a orientare e a cambiare lo sviluppo di una collettività». Per Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca - Una Vita per l’Intelligence, la figura di Davide De Luca risponde alla definizione di Civil Servant di cui l'Italia ha bisogno. Mutuando le parole del prefetto Carlo Mosca, recentemente scomparso, Letta ha ricordato che «la sua tempra di cittadino, dedito al bene della comunità, fonte delle sue non comuni di pubblico funzionario, ne faceva un chiaro esempio di quelle qualità, disciplina e onore che l'articolo 54 della Costituzione della Repubblica pone come doveri di coloro a cui sono affidate le funzioni pubbliche». «Essere un Civil Servant significa interpretare fino in fondo la Costituzione anche negli articoli 97 e 98, dedicati alla Pubblica Amministrazione – continua Letta – Deve garantire che il buon andamento e l'imparzialità della funzione pubblica. L'Italia ha bisogno di persone che possano servire l'interesse nazionale, il bene comune, che possano far rifiorire la crescita delle imprese sia nella Pubblica Amministrazione che fuori, in quella nuova collaborazione tra pubblico e privato, tante volte invocata, ma che spesso non si riesce a realizzare. Solo da una classe dirigente di livello ci può essere una vera rinascita, o Rinascimento, del nostro Paese». Riconoscenza per la possibilità di prestare servizio alla collettività è il nodo del ragionamento di Ferruccio de Bortoli, Editorialista Corriere della Sera. «Una classe dirigente vera mette il bene comune davanti alle proprie necessità, per quanto drammatiche e legittime possano essere – spiega – Ci si salva tutti insieme e non esiste una parte di classe dirigente che possa chiamarsi fuori. Sarebbe importante che si dimostrasse che la valutazione è importante, che non serve per creare graduatorie e aumentare disuguaglianze, ma che è uno strumento essenziale per far crescere tutti. Facciamo tesoro sulla ricchezza e sulla vastità del capitale sociale, fatto di buoni propositi, buone azioni. Oggi ci si vergogna di servire, ma essere un servitore dello Stato è un complimento: distingue una classe dirigente vera, con una partecipazione sentita e attiva al bene del proprio Paese». Quando parlava dell'Agip, Enrico Mattei diceva che preferiva definirla più di un'azienda dello Stato che azienda di Stato: anche questo è un modo per sottolineare il profilo di Civil Servant del presidente di Eni. «Il servizio a favore delle comunità, che caratterizza la formula Mattei, poi trapiantata anche nell'attività di Eni, era nel suo modo di operare, oggi tradotto nel Dual Flag Approach praticato dall'azienda», spiega Lucia Calvosa, Presidente Eni. «I segnali di questa eccellenza li riscontro nelle donne e negli uomini che lavorano in Eni, quel senso di trasformazione e di rinnovamento quotidiano. In alcuni di loro ho colto quell'etica di consapevolezza di lavorare non solo per la propria azienda, ma per il proprio Paese. La responsabilità per la classe dirigente che oggi guida la transizione energetica non è soltanto guardare a decarbonizzazione e riduzione delle emissioni, ma soddisfare la domanda crescente di energia a livello globale. Come diceva Mattei nella sua ultima lezione, che chiudeva l'anno accademico 1961/1962, “in momenti di incertezza e di sconforto”, come quello che stiamo attraversando ora – aggiunge Calvosa – “si troverà motivo di coraggio e incitamento ad andare avanti”. Per lui l'andare avanti era un must che dobbiamo seguire perché “guardando avanti, c'è tanto lavoro da fare”.». «Riuscire a coniugare Stato e Paese è uno degli obiettivi che ci si deve porre – spiega Flavio Cattaneo, Imprenditore e Vicepresidente Italo – Gli imprenditori privati dovranno intervenire, come nel Dopoguerra, con nuove attività, avviando un sistema produttivo che dovrà iniziare post Covid. Dal punto di vista manageriale bisognerà dimostrare che c'è ancora una classe imprenditoriale che investe per creare nuove imprese. Bisogna superare tutti insieme questa fase di crisi, avendo fiducia nel capitale umano e nelle istituzioni pubbliche e private». «Far parte dell'arma è fonte di orgoglio perché si appartiene a un'istituzione che agisce nell'interesse della collettività – sottolinea, tirando in ballo la sua esperienza personale, il Generale C.A. Teo Luzi, Comandante Generale Arma dei Carabinieri – A volte ci si vergogna di dire di essere servitori dello Stato, ma secondo me deve essere motivo di grande soddisfazione e orgoglio personali, indipendente dal trattamento economico. Nel dibattito sulla riforma della Pubblica Amministrazione non bisogna trascurare l’esigenza di alimentare il senso di appartenenza e l'orgoglio di servire la collettività, quindi dell'essere dei veri Civil Servant». Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School, invita a ripartire dalla formazione. Come possiamo preparare gli studenti al mondo che cambia e ad essere ceto dirigente, responsabile del bene comune? Dopo la caduta di quei luoghi di aggregazione intermedi come i partiti, in cui c'era il trasferimento del sentimento sintetizzato nella frase “Lo Stato siamo noi”, è venuta a mancare la piena condivisione del senso dell'essere al servizio, dell'essere Civil Servant. «Dobbiamo rimetterlo al centro: se è vero che il settore pubblico ha un ruolo importante, dovremmo curarci della motivazione dello status del pubblico impiego – spiega Boccardelli – I fattori motivanti sono il contenuto del lavoro e il riconoscimento del valore del lavoro da parte della collettività. Inoltre, dobbiamo ripensare la formazione della classe dirigente pubblica e privata basandoci su principi che non siano più elitari, ma che favoriscano il più ampio accesso di talenti a ruoli chiave. La diversità è la chiave del valore. L'unico modo per fare l'ultimo miglio è recuperare la fiducia, il senso di valore reciproco, che il settore pubblico e privato devono rappresentare. Solo così riusciremo a realizzare gli obiettivi ambiziosi del Recovery Plan». RIVEDI IL WEBINAR RASSEGNA STAMPA Adnkronos, Da Catricalà al prefetto Mosca, quei Civil servant al servizio del paese Affari Italiani, Civil Servant del futuro. Calvosa (ENI): "Occhio alla sostenibilità sociale"Askanews, Luiss Business School: civil servant post pandemia, sfide futureFormiche, Servire lo Stato dopo il Covid. Appunti per l’interesse nazionale dalla Luiss 9/4/2021

09 Aprile 2021

Infrastrutture e ripartenza, Paolo Boccardelli: «C'è bisogno di più competenza. Manager pubblici e privati si formino insieme»

L’arrivo dei fondi del Recovery Plan è una grande occasione per colmare i gap italiani sui collegamenti: per farlo serve una nuova alleanza tra pubblico e privato, saldata da una leadership che guardi al benessere delle future generazioni. Ecco il pensiero del Direttore Luiss Business School nato durante l’evento EY Costruzioni e intermodalità In un mondo che il Covid-19 ha già cambiato, le infrastrutture possono giocare un ruolo chiave nella ripresa economica nazionale e mondiale. Ma per farlo servono le giuste competenze, una leadership preparata e una reingegnerizzazione dei processi di gestione e realizzazione delle opere. Durante l'appuntamento targato Ernst & Young dell'8 aprile, dal titolo Costruzioni e intermodalità, si è puntata l’attenzione sulle priorità di investimento e sulle occasioni da non perdere per recuperare il ritardo infrastrutturale dell’Italia e accelerare la ripartenza. Secondo Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, bisogna creare un'alleanza tra settore pubblico e privato, che passi anche attraverso la formazione di una leadership capace di guardare al benessere delle future generazioni. «C'è bisogno di più competenza. Per questo una delle nostre proposte è quella di creare le condizioni affinché manager pubblici e privati possano formarsi insieme». Come spiega Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, il Recovery Plan «è una sfida epocale, non solo per l'Italia, ma per tutta l'Europa. Ci stiamo attrezzando come governo, ma abbiamo trovato grande collaborazione con regioni, province e comuni. Trovo anche una straordinaria vitalità in una parte consistente del mondo imprenditoriale e della società civile». Come ha fatto notare Boccardelli, «entro il 2040 il mondo dovrà affrontare un gap infrastrutturale di 15 trilioni di euro. In particolare, a causa del deficit infrastrutturale, l'Italia paga un ritardo infrastrutturale drammatico, costato 70 miliardi all'anno solo in relazione alle esportazioni, pari a 4 punti percentuali di Pil. Basti pensare che gli investimenti italiani in logistica nel periodo 2013-2017 sono stimati in 30 miliardi annui, a fronte dei 50 spesi dalla Germania». Dal Recovery Plan il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili riceverà circa 50 miliardi. «L'interconnessione sarà centrale per il nostro ministero; lo faremo sull’ultimo miglio per connettere i porti con le reti ferroviarie, le reti dell’alta velocità con quelle regionali – spiega Giovannini – Si investirà nel riequilibrio tra Nord e Sud. Le regole europee ci impongono di investire moltissimo nel Mezzogiorno: lo faremo sull’alta velocità e sull’alta capacità della Salerno-Reggio Calabria, che poi connetterà il porto di Gioia Tauro». Si sta pianificando un esame delle opere per destinare i fondi pubblici a tutte quelle non attrattive per i fondi privati, oltre a rivedere il meccanismo burocratico e il Codice degli Appalti. «Tutto questo non si fa per recuperare qualche decimo di Pil o per creare innovazione, ma per far ripartire il paese con un livello di benessere più elevato per le persone, l'ambiente e la società nel suo complesso. Per questo è necessaria l'interconnessione tra i diversi progetti». «Bisogna trasformare il gap in un'opportunità – spiega Massimo Antonelli, AD Italia e Managing Partner area Mediterranea, EY – Le risorse che arriveranno sono rilevanti. I grandi fondi di investimento stanno guardando al nostro paese come attrattivo. Una survey condotta da EY con SWG ha rilevato che il 95% dei manager intervistati ritiene che questa sia un'occasione irripetibile, ma più del 40% pensa che non saremo in grado di spendere queste risorse». Questo atteggiamento di sfiducia, che non viene dall'opinione pubblica, ma dai protagonisti delle aziende, preoccupa. Per questo Boccardelli suggerisce di superare questo clima di sfiducia, creando «le condizioni affinché quella tra pubblico e privato diventi una vera e propria alleanza. Deve esserlo anche nella reciproca fiducia tra management pubblico e privato. Se è vero che il settore privato nutre una profonda sfiducia nei confronti del pubblico di accompagnare la competitività delle imprese e degli operatori economici, il settore pubblico vive di un pregiudizio di fondo: quello della corruzione, dell'approfittare della situazione da parte dell'imprenditore privato. Tutto questo va superato: occorre creare le condizioni per sviluppare un nuovo patto di fiducia. Una delle proposte è che manager privati e pubblici possano formarsi insieme».Per diventare più attrattivi e investire al meglio i fondi del Recovery Plan richiede la presenza di una classe dirigente all'altezza della situazione. «La formazione della classe dirigente richiede quattro ingredienti – spiega Boccardelli – Una chiara visione di dove si deve andare: in primo luogo, è una questione di scelte e in questo il nostro Paese ha un po' difettato. Bisogna scegliere quei settori, quelle aree e infrastrutture su cui investire. Poi ci vuole una forte espressione di leadership, nel senso di definizione di come risolvere i problemi. La creazione di un forte consenso pubblico attraverso l'interazione con le comunità locali. Poi qualunque piano si scontra con l'execution: quindi se non si realizzano e non si governano i processi in modo chiaro ed efficace, non si può realizzare nulla. Come ha detto il ministro, non è solo un fatto di amministrazione, ma anche di reingegnerizzazione dei processi». «Infrastrutture sostenibili e di qualità sono un ingrediente fondamentale per lo sviluppo economico – sottolinea Boccardelli – In una fase successiva all'emergenza Coronavirus, il treno dell'economia partirà e i vagoni più veloci saranno quelli che si muoveranno su infrastrutture più snelle e più efficiente». 9/4/2021

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