News & Insight
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01 Dicembre 2025

Executive Master in Open Innovation & Intellectual Property

Per rispondere alla crescente domanda di competenze multidisciplinari — tecnico-giuridiche, economico-finanziarie e manageriali — capaci di supportare le imprese nella trasformazione continua del contesto competitivo, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) conferma per il 2026 il suo sostegno al Master di II livello in Open Innovation & Intellectual Property. Il percorso è realizzato, in accordo con il MUR, dall’Università Luiss Guido Carli – tramite la Luiss Business School e l’Università degli Studi di Torino – tramite la SAA School of Management. Giunto all’XI Edizione, il master interateneo forma esperti in innovazione e proprietà intellettuale fornendo le competenze per lo studio dell’intero ciclo di vita dell’innovazione che va dalla concezione dell’idea, alla creazione, alla protezione, fino allo sfruttamento commerciale e agli utilizzi anti-competitivi. Per la nuova edizione dell’Executive Master, in partenza a maggio 2026, la Direzione generale per la tutela della proprietà industriale del MIMIT riconosce 20 borse di studio di €7.000 a favore dei candidati più meritevoli a parziale copertura della quota di partecipazione al programma. Le borse di studio saranno devolute a chi si distinguerà per forte motivazione e attinenza del curriculum al profilo richiesto previa ammissione al master. È possibile richiedere maggiori informazioni chiamando il numero +39 338 11 98 258 oppure scrivendo a executive@luissbusinessschool.it. INIZIO CORSO: 15 maggio 2026DOVE: Lezioni On Campus a Roma e Torino e anche a distanza (streaming)IMPEGNO: Formula weekend a settimane alterne SCOPRI DI PIÙ

06 Novembre 2025

Leadership integrata: tra ESG, cultura e governance

Dall’intelligenza emotiva alla creazione di nuove culture aziendali: così le aziende e chi le guida stanno cambiando per rimanere competitive.La leadership è in evoluzione e il mondo aziendale dibatte sulla direzione da prendere per guidare con sicurezza persone e obiettivi di business. Questo tema è stato il fulcro dell'Executive Talk "Leadership integrata: tra ESG, cultura e governance", organizzato da Luiss Business School a Villa Blanc. L'incontro è stato moderato da Marco Francesco Mazzù, Professor of Practice in Marketing, Luiss Business School. La trasformazione della leadership Un leader è chiamato a influenzare e dare un tono diverso alle azioni della propria azienda nell'ambiente in cui opera, con un ritorno di valore per gli azionisti e gli stakeholder di riferimento. Ciò è possibile grazie all'evoluzione dei modelli di leadership, più integrati nelle aziende e nel rapporto con le persone. Tra i nuovi valori di cui i leader devono armarsi c’è l’attesa. “Per chi ha un modello di leadership decisionale, saper aspettare è prezioso, ma difficile da imparare. In certi momenti, quando le cose cambiano, bisogna aspettare per osservare il nuovo stato”, ha sottolineato Isabella Falautano, Group Chief Sustainability Officer, Angelini Industries, raccontando il proprio percorso professionale. “Inoltre, per essere un buon leader, bisogna trovare i giusti compagni di percorso. In un mondo sempre più digitale, con meno prossimità fisica, l'intelligenza emotiva è importante, insieme all'essere autentici e veri. Bisogna dire quello che si fa e fare ciò che si dice: il CEO dovrà sempre di più avere caratteristiche di un Chief Emotional Officer." Secondo Camillo Greco, Chief Financial Officer di Poste Italiane, esistono due forme di leadership: quella individuale e quella aziendale. La prima si è profondamente evoluta nel tempo, includendo oggi anche la capacità di garantire l’equilibrio tra vita privata e professionale del proprio team, elemento fondamentale per preservarne la motivazione e la produttività. “Ma per essere buoni leader anche l'azienda in cui si lavora deve esserlo nel proprio settore, dotata di persone con cui si è in sintonia.”“Le cose stanno ancora cambiando”, ha sottolineato Sara Panza, Founder di Yolo Mindfulness e Business Coach Speex. “Inoltre, il leader più senior non è più il massimo esperto della materia. Ciò porta al fatto che deve trovare la capacità di guidare pur non conoscendo i contenuti del proprio business. A volte i più giovani sono più preparati su tematiche specifiche, ma il leader deve dare la visione e saper leggere le persone. Quindi la capacità più importante resta questa: fare un piano, ma anche saperlo modificare in base alle contingenze.” L'etica nei processi decisionali Etica, strategia e valutazione della performance: sono queste tre sfaccettature sempre più discusse all'interno del macro-tema della leadership. L’integrazione di questi temi è ormai uno standard atteso da mercato e investitori, interpretati come leve di crescita.“In questo contesto – secondo Greco – leadership significa anche fare scelte coraggiose, fuori dal coro. Applicare i criteri ESG vuol dire adottare una visione più ampia, che tenga conto non solo dei risultati economici, ma anche del benessere della comunità.” Allo stesso modo, l’equilibrio fra etica e business è un tema caldo soprattutto tra le generazioni più giovani. “Le persone che si affacciano in un'azienda vogliono autenticità,” ha sottolineato Panza, osservando la realizzazione della sostenibilità anche all'interno delle organizzazioni. A guidare la scelta dell'azienda in cui lavorare è un interrogativo: "Cos'è davvero importante per me?" “Quando si lavora in un'azienda bisogna capire il senso della propria attività”, le ha fatto eco Falautano, “cosa che anche l'organizzazione è chiamata a restituire. La sostenibilità deve essere legata alla ragion d'essere dell'azienda, il famoso purpose. Poi c'è la compliance: la sostenibilità è vista come un adempimento alle normative che la prevedono. Infine, c'è il tema competitivo: le banche assegnano finanziamenti in base alle valutazioni di come viene fatto business in base ai criteri ESG. La Gen Z è pronta a boicottare aziende che offrono prodotti non rispettose dell'ambiente o dei valori sociali, sono disposte a pagare di più per progetti più etici e sostenibili. Questi sono i consumatori - ma anche i dipendenti - del futuro e ci chiedono coerenza nella gestione della sostenibilità nel business”. Leadership e cultura organizzativa: l'infrastruttura invisibile È la prima volta nella storia dell'economia mondiale che le aziende si trovano ad affrontare i temi di longevity economy. Le generazioni che convivono all'interno di un'azienda aumentano, arrivando a volte anche fino a cinque. Ciò propone un tema di armonizzazione, che solo una leadership integrata con una cultura organizzativa condivisa può mettere insieme.“I leader giocano un ruolo fondamentale nella creazione della cultura aziendale. Ci vogliono anni per costruirla e attimi per distruggerla. Inoltre, è qualcosa di difficile da definire - ha spiegato Panza - però è fondamentale per raggiungere i propri obiettivi. I leader devono essere aperti all'ascolto per cambiare la cultura aziendale e tornare a essere rilevanti.” “Bisogna esser sempre attenti a creare zone di sicurezza psicologica nei team, in cui sentirsi accolti anche con opinioni divergenti”, ha dichiarato Falautano. “Ciò dipende dai manager e dai leader, capaci di accogliere zone di confronto franche. Bisogna anche essere capaci di dire di no.” “Per destreggiarsi in un ambiente complesso bisogna saper ascoltare in maniera sistematica e complessiva, formale e informale, in modo da creare una cultura positiva, che renda piacevole il luogo in cui si va a lavorare”, ha concluso Greco.

03 Novembre 2025

A World Ahead: una campagna per valorizzare la strategia multi-hub della Luiss Business School, che inaugura una nuova e più ampia sede a Milano

“A World Ahead” è il concept creativo della campagna istituzionale della Luiss Business School: un invito a guardare oltre l’orizzonte, a immaginare il futuro prima che accada e ad esserne protagonisti. Un’idea che vuole enfatizzare quanto lo sviluppo di competenze, hard e soft, consenta di anticipare, plasmare e guidare il cambiamento in un mondo caratterizzato da profonde e repentine trasformazioni. La mission della Scuola è infatti quella di formare leader consapevoli, capaci di generare valore per sé stessi, le organizzazioni e la Società. “Luiss Business School è presente a Milano dal 2018 dove, fino ad oggi, ha condiviso la sede con l’Ateneo e altre istituzioni nel Milano Luiss Hub. Una città che rappresenta un tassello fondamentale della strategia multi-hub in quanto ponte per l’internazionalizzazione della Scuola in Europa, unitamente alla sede di Amsterdam. Guardiamo a un futuro in cui il presidio nei centri nevralgici dell’economia nazionale e globale e soprattutto le connessioni tra i differenti contesti saranno sempre più motore di crescita e sviluppo” dichiara Luca Pirolo, Associate Dean for Multi–Hub strategy della Luiss Business School. Milano si inserisce in un network che comprende Roma, Belluno, Amsterdam e Dubai e rafforza lo sviluppo multi-hub della Scuola, un approccio che risponde a criteri geografici ma soprattutto strategici. Le varie sedi rappresentano non solo un luogo fisico, ma un’opportunità concreta di connessione e crescita per studenti, professionisti e imprese che entrano in contatto con diversi mercati, culture, aziende e istituzioni ed ampliano la loro visione e le loro relazioni su base globale. Il nuovo building della Luiss Business School, sito in via Maroncelli 11, ha una superficie di 2000 metri quadrati, suddivisi su 3 piani. Le 15 aule, attrezzate con apparati audio-video, comprendono aree dotate di tecnologie immersive e videowall per simulazioni avanzate. Completano la sede milanese una sala eventi, uffici e sale per studenti e professori. Digital Angels, che affianca Luiss e Luiss Business School dal 2024 nell’elaborazione della strategia media, ha ideato e realizzato la campagna, finalizzata a rafforzare il posizionamento nazionale e internazionale della Scuola. È prevista una pianificazione multicanale, pensata per intercettare un pubblico business-oriented, interessato all’alta formazione e alla crescita professionale. La strategia include la presenza su Meta, LinkedIn e stampa online in programmatic advertising, oltre a una copertura capillare di formati DOOH nei principali snodi strategici di Milano. “Siamo entusiasti di affiancare la Luiss Business School nel lancio della nuova sede di Milano, una pianificazione omnichannel e capillare sul territorio che si inserisce in una strategia media volta a comunicare lo sviluppo multi-hub della Scuola, l’innovazione ed il costante impegno nella crescita di studenti e professionisti” afferma Donatello Guarino, Head of operations di Digital Angels. 3/11/2025

31 Ottobre 2025

Organizzazione aziendale, controlli e formazione per la prevenzione dei reati in materia di appalti

Organizzazione aziendale, controlli e formazione per la prevenzione dei reati in materia di appaltiOpen Lesson Bid & Proposal Management Venerdì 21 novembre 2025, dalle 16.00 alle 19.00, Luiss Business School ospita un nuovo appuntamento formativo dedicato al tema della legalità negli appalti, con un focus su modelli organizzativi, sistemi di controllo e attività di formazione come strumenti di prevenzione dei reati. L'open lesson Organizzazione aziendale, controlli e formazione per la prevenzione dei reati in materia di appalti si terrà in modalità ibrida (in presenza a Roma e online) e offrirà un’analisi delle principali fattispecie di illecito e delle buone pratiche di compliance aziendale, con una prospettiva che integra aspetti giuridici, gestionali e operativi. A prendere parte all'appuntamento il Procuratore della Repubblica Mario Palazzi, l'Avvocato Cassazionista Daniele Ripamonti e Domenico Casalino, Senior Advisor Procurement e Referente Scientifico dell'Executive Programme in Bid & Proposal Management, il programma dedicato alla gestione strategica delle gare e delle offerte, in partenza a settembre 2026 presso la sede di Roma. Un’occasione per riflettere sul valore della prevenzione dei reati in materia di appalti pubblici e privati, attraverso il confronto diretto con esperti e professionisti del settore. AGENDA 16.00-17.00 – Intervento di apertura “Aspetti preventivi e repressivi del rapporto tra i reati in materia di appalti pubblici e la libera concorrenza “ di Mario Palazzi, Procuratore della Repubblica17.00 – 19.00 – Sistemi aziendali di compliance e controllo a prevenzione degli illeciti tipici in materia di appalti" di Daniele Ripamonti, Avvocato Cassazionista Introduce e modera il Domenico Casalino, Senior Advisor Procurement e Referente Scientifico dell’Executive Programme in Bid & Proposal Management. SPEAKER: Domenico Casalino, Senior Advisor Procurement e Referente Scientifico dell’Executive Programme in Bid & Proposal Management Mario Palazzi, Procuratore della Repubblica Daniele Ripamonti, Avvocato Cassazionista QUANDO: venerdì 21 novembre 2025ORARIO: 16.00 – 19.00DOVE: Roma e Online

24 Ottobre 2025

Costruire manager "future proof": saper leggere e navigare contesti complessi, con mindset digitali e sostenibili

Luiss Business School ha ospitato l'executive talk dedicato all'educazione manageriale del futuro In un contesto complesso e mutevole i manager sono chiamati a leggere le sfide contemporanee e a produrre decisioni in situazioni sempre più ambigue. Per questo è necessaria una formazione che sia capace di armonizzare le competenze hard - non più indispensabili a monte - con soft skill preziose. Al tema del reskilling manageriale Luiss Business School ha dedicato l'executive talk "Nuove competenze per nuove sfide: l'educazione manageriale nell'era della sostenibilità e della trasformazione digitale". L'incontro, tenutosi il 10 ottobre presso Villa Blanc, è stato moderato da Silvia Dello Russo, Associate Dean for Research, Luiss Business School. Nuove competenze: il pensiero sistemico in Leonardo Sviluppare tecnologia è il mantra motore di Leonardo, che opera in tre ambienti: spazio, difesa e sicurezza. La tecnologia è alla base dei prodotti e soluzioni offerte dall'azienda. Data la complessità dello scenario d'impresa, bisogna saper leggere i contesti internazionali in rapido cambiamento. «Ci vuole pensiero sistemico, capace di produrre decisioni in situazioni ambigue - ha spiegato Renata Mele, Vice President Stakeholders Engagement Sustainability Planning and Reporting - Leonardo - Ci vuole leadership trasversale e inclusiva, capace di tenere coesi anche team che si riuniscono solo in digitale, esercitando una forte empatia. Inoltre, ci vuole un mindset digitale connesso sia al driver digitale sia alla sostenibilità». Novartis, sartorialità della cura e lettura dei dati Le aziende farmaceutiche a cui siamo abituati che per molto tempo hanno prodotto farmaci da sintesi chimica - le pillole - non esistono più. «Il presente è delle cure personalizzate perché ciascuno di noi è unico - ha sottolineato Gianluca Ansalone, Head of Public Affairs & Sustainability, Novartis - I chimici necessari, dunque, saranno affiancati in maniera crescente da biotecnologi, genetisti ed esperti di dati e intelligenza artificiale. Ogni 76 giorni siamo in grado di raddoppiare la nostra conoscenza su una patologia e sui farmaci necessari a curarla. Per questo saper leggere le informazioni è fondamentale». Sky, coltivare nuovi leader L'evoluzione delle aziende passa sempre più dalla capacità di saper leggere i dati. Sky ha scelto di mettere le persone al centro del suo business, trasformando la customer experience in una leva competitiva. Al centro del processo ci sono empatia, ascolto attivo, capacità di creare una visione e delle connessioni. «Su questo si modella una leadership d'ispirazione valoriale, che non si limita a gestire, ma a coltivare altri leader, individuando i talenti intorno e offrendo l'opportunità di esprimerli, senza paura dell'errore. I risultati di business arrivano di conseguenza», ha spiegato Simona Rossi, Head of Customer Listening – Digital Transformation & Process Innovation. KARL STORZ, armonizzare i valori aziendali Nati come un'azienda "glass & steel" specializzata in ottiche e strumenti per chirurgia mininvasiva, oggi KARL STORZ è una realtà fatta di innovazione tecnologica. Solo in Italia impiega oltre cento persone e nel processo di selezione non si valutano solo tecnici, bensì chi ha competenze che possano armonizzarsi con i valori aziendali. «I nuovi leader devono essere in continuo ascolto delle persone, centro dell'azienda, mettendole in condizione di dare il proprio meglio, in armonia con i valori aziendali» ha detto Michela Agus, HR Director, KARL STORZ. Sostenibilità e competenze Le aziende di tutto il mondo coniugano sostenibilità e digitalizzazione. In Leonardo, la sostenibilità è sinonimo di efficienza, risparmio economico e ambientale, oltre che di protezione dai rischi. È un driver di business che, grazie all'innovazione, soddisfa le richieste dei clienti. «Le persone che gestiscono questi progetti devono saper leggere il contesto, una soft skill importante, a cui si aggiunge il mindset digitale. Utile è anche la multiculturalità per operare su scala globale», ha sottolineato Mele. Anche Sky punta sulla sostenibilità sociale. «Le diversità vengono accolte e valorizzate - ha spiegato Rossi -, entrando a far parte dell'identità collettiva. L'azienda è una comunità che unisce differenze e fragilità, sinonimo di bellezza. Ciò ha ispirato la funzione Customer Listening, che ascolta clienti Sky su tutti i touch point, trasformando emozioni, aspettative e desideri in insight azionabili, chiave per affrontare il futuro». Nuovi ruoli e competenze per le sfide emergenti sono cruciali. Novartis, spiega Ansalone, integra la sostenibilità sociale nel business farmaceutico, sviluppando terapie che salvano vite. «Abbiamo creato la funzione “Public Affairs & Sustainability” perché la salute è l'investimento più importante per una società. Per affrontare le sfide del ventunesimo secolo servono competenze che aiutino a navigare la complessità. In più, bisogna sposare la cultura del fallimento: una lezione straordinaria che ci viene dalla scienza. I nostri ricercatori falliscono centinaia di volte prima di trovare la molecola giusta. Una lezione straordinaria specialmente per i giovani, continuamente sollecitati dalla cultura della perfezione». Il ruolo del settore HR In un contesto che sollecita la ricerca di competenze soft capaci di navigare la complessità, secondo Agus il ruolo dell'HR deve essere quello di funzionare come un business enabler. «Integrarsi con i vari compartimenti serve per comprendere le esigenze dei vari gruppi di persone sia dal punto di vista delle competenze tecniche necessarie sia quelle manageriali».I manager “future-proof” sono quelli che sapranno trasmettere i valori di un gruppo e costruire una nuova cultura aziendale, agendo su engagement e retention delle persone con cui lavorano. La funzione HR è solo il collante. «Le persone devono, dunque, trovare significato nel proprio lavoro. Andare tutti verso il risultato, facendo squadra e non solo gruppo, è l'obiettivo da raggiungere».

14 Ottobre 2025

Borse di studio a copertura totale per studenti internazionali

Con l’obiettivo di accogliere un numero sempre maggiore di talenti internazionali, Luiss Business School è lieta di offrire una serie di borse di studio a copertura totale delle tasse universitarie a candidati eccellenti di nazionalità diversa da quella italiana.Questa iniziativa mira a sostenere studenti di talento desiderosi di intraprendere il proprio percorso accademico in Italia e di entrare a far parte della vivace comunità internazionale di Luiss Business School. COME CANDIDARSI Per essere presi in considerazione per la borsa di studio, i candidati devono: Superare con successo le prove di ammissione ai Master entro la fine di gennaio 2026. Presentare una lettera motivazionale che esprima il proprio interesse per il Master scelto e spieghi perché l’Italia e Luiss Business School rappresentano la scelta giusta per la loro crescita personale e professionale. Rispondere al bando ufficiale di partecipazione alle borse di studio. CRITERI DI SELEZIONE La valutazione sarà basata su: Risultati delle prove di ammissione Media accademica (GPA) o rendimento equivalente Qualità e contenuto della lettera motivazionale Rispondenza ai requisiti indicati nel bando della borsa di studio MAJOR AMMISSIBILI Le borse di studio sono disponibili per i seguenti Major (fino a 3 borse di studio per ciascun Major): Data Analytics and Strategic Management (Roma) Digital Innovation Management (Roma) Applied Artificial Intelligence for Business (Roma) Marketing and Customer Experience Management (Roma) Major in Luxury Management (Roma) Major in Fashion Management (Roma) Major in Green Transition and Energy Industry (Milano) Major in International Management (Roma) Major in Corporate Finance (Roma) Solo per studenti non italiani che parlano italiano (livello minimo B2) è inoltre possibile candidarsi per uno dei seguenti Major erogati interamente in lingua italiana: Project Management (Roma o Milano) Corporate Investment Banking (Roma o Milano) Sales and Account Management (Roma) SCARICA IL BANDO Richiedi informazioni

10 Ottobre 2025

Dal potenziale alla professione: sostenere l’occupabilità dei giovani con autismo

Conferenza Finale del progetto EASY – Employability for Autistic Youth Il 20 ottobre alle 14.30 si terrà a Villa Blanc la conferenza finale del progetto EASY – Employability for Autistic Youth. L’evento rappresenterà un momento fondamentale per condividere i risultati e le prospettive di un’iniziativa dedicata a favorire l’occupabilità dei giovani con autismo. Il progetto EASY è nato all’interno del programma Erasmus+ per rispondere concretamente alla necessità di promuovere percorsi di inclusione e occupabilità per i giovani con spettro autistico. L’evento si propone di presentare i principali strumenti e le metodologie che il progetto ha sviluppato, ponendo al centro il tema dell’inclusione lavorativa come leva di crescita sociale ed economica. Dopo i saluti istituzionali e l’apertura dei lavori, i partner internazionali del consorzio avranno l’opportunità di illustrare le attività svolte e i risultati conseguiti, evidenziando il valore del percorso collaborativo che ha caratterizzato EASY.Particolare attenzione sarà dedicata agli output progettuali: WP2: Employment Journey Guide e Informal Activity Workbook (manuali e linee guida operative per favorire e saper gestire l’inclusione di persone con autismo nei luoghi di lavoro). WP3: Linear Scenario Simulator (strumento interattivo di simulazione per l’apprendimento esperienziale). WP4: Mobile App (soluzione digitale per supportare i giovani con autismo nel percorso di ricerca di un lavoro). La conferenza sarà anche l’occasione per un confronto aperto con esperti di inclusione, imprenditori, professionisti e associazioni, rappresentanti del mondo accademico chiamati a discutere l’impatto dei risultati raggiunti con il progetto EASY e le possibilità di adozione e diffusione in contesti più ampi. Nella parte conclusiva, una tavola rotonda con vari esperti di inclusione (che hanno già preso parte alle attività di identificazione dei fabbisogni e raccolta di casi reali nel progetto), offrirà uno spazio di dialogo sulle prospettive future, con l’obiettivo di garantire la sostenibilità e la scalabilità delle pratiche innovative sperimentate. L’evento si concluderà con un momento di networking informale, volto a rafforzare le relazioni tra i partecipanti e a promuovere nuove collaborazioni a sostegno dell’inclusione lavorativa dei giovani con autismo. AGENDA 14.30  Registrazione dei partecipanti 15.00  Indirizzo di benvenuto Matteo Giuliano Caroli, Associate Dean for Sustainability and Impact Luiss Business SchoolNunzio Casalino, Ordinario di Organizzazione Aziendale e Responsabile scientifico progetti internazionali su bandi competitivi Barbara Borin, Project manager del progetto EASY 15.15  Presentazione del partenariato e dei risultati di progettoWP2 – Employment Journey Guide, Luiss Business School - ItaliaWP2 – Informal Activity Workbook,  EFTOPIA ltd. - CiproWP3 – Linear Scenario Simulator, Kainotomia & SIA EE - GreciaWP4 – Mobile App, CWEP - Stowarzyszeni e Centrum Wspierania Edukacji i Przedsiebiorcz Osci - PoloniaWP5 – Sharing & Promotion, Autism-Europe - Belgio 16.45  Round table con esperti di inclusione lavorativaOn. Chiara Gemma, Ordinario dell’Università degli Studi di Bari, Membro del Parlamento Europeo e del Commitee on Employment and Social Affairs Olympia Kalampaliki, Psicologo e Psicoterapeuta, PhDc Medical School Aristotle University of Thessaloniki, Year Tutor BSc (Hons) Psychology, Metropolitan College Campus Larissa -GreciaStefania Grimaldi, Presidente Work-Aut Lavoro & AutismoValentina Doria, Direzione generale e Rapporti istituzionali Nuova Sair – Polo RiabilitativoGiada Lauretti, Neuropsichiatra infantile e Direttore nazionale dei servizi ambulatoriali Nuova Sair – Polo Riabilitativo Valentina Sorice, HR recruiter Gruppo La Piadineria S.p.A., con certificazione di Disability managerLaura Galli, Communication manager, Gruppo La Piadineria S.p.A.Antonio Gramazio, Docente del Liceo Artistico e Musicale Antonio Canova di Forlì ed esperto di inclusione 17.50  Conclusioni 18.00  Light cocktail Per partecipare è necessaria la registrazione REGISTRATI

10 Ottobre 2025

Executive Programme per il Public Affairs: il percorso di up- e re-skilling del “facilitatore di valore”

Luiss Business School lancia il programma “Governance, relazioni istituzionali e strumenti finanziari”, dedicato ai professionisti che desiderano approfondire le loro competenze in EU Public Affairs e Public Finance. Mai come in questo momento storico, in un contesto geopolitico nervoso e in profonda trasformazione, l'espressione "sapere è potere" si manifesta in tutta la sua verità. Ma, oltre a una capillare informazione volta a conoscere nel dettaglio gli scenari nazionali e internazionali, anche la formazione continua si rivela fondamentale. Luiss Business School, da sempre promotrice del life-long learning, dedica al campo dei Public Affairs in ambito comunitario l’Executive Programme “Governance, relazioni istituzionali e strumenti finanziari” per aiutare i professionisti del settore a strutturare le competenze essenziali al fine di influenzare e rafforzare la comprensione del processo decisionale a livello europeo, nonché di sviluppare le strategie di finanziamento dei progetti europei. Come spiega Michele Vitiello, Segretario Generale World Energy Council - Italia, «non basta conoscere le norme: serve interpretare gli scenari, costruire messaggi che ispirino fiducia e visione, ma anche saper gestire crisi e reputazione, che è la cosa più importante da tutelare». Public Affairs: in un contesto geopolitico nervoso, come cambia il set di competenze necessarie a chi opera in questo settore? Più il contesto è nervoso e più l’industria ha bisogno di professionisti che sappiano leggere la realtà con lucidità. Sun Tzu scriveva che il miglior combattente non è mai in collera. Il public affairs, oggi più di prima, richiede allora visione politica e capacità di analizzare l’interdipendenza che c’è tra energia, capacità tecnologica e sicurezza. Sono necessarie analisi, empatia, comunicazione e strategia, e un dialogo costante tra competenza tecnica e sensibilità politica di cittadini e decisori. Quali sono le principali sfide che la nuova Commissione Europea sta affrontando e affronterà nel prossimo futuro? La nuova Commissione dovrà tenere insieme transizione ecologica e digitale, competitività industriale e consenso sociale: le ultime elezioni dell’Occidente democratico ce lo hanno ricordato. Serve un pragmatismo nuovo per evitare che le politiche di regolazione si traducano in fratture economiche e siano avversate dalla popolazione. La vera sfida è quindi mantenere l’unità europea in un mondo che va deglobalizzandosi, rendendo questi processi non solo sostenibili, ma anche giusti e inclusivi. Nel frattempo, Est e Ovest siedono al tavolo con un vantaggio competitivo molto avanzato. L’Europa deve capire come aumentare la sua indipendenza per stare nel dialogo con maggiore forza contrattuale. L’assenza di una politica industriale comune e lungimirante ci ha portato a questo. Ma siamo ancora in tempo per cambiare la rotta. E serve coerenza normativa. Finanziamenti: in che modo un professionista del Public Affairs può diventare un asset capace di aumentare la competitività delle aziende sul mercato? Il professionista del public affairs è il ponte di cerniera tra istituzioni e impresa. Sa leggere le priorità politiche e tradurle in strategie di sviluppo, intercettando fondi e partnership pubblico-private. In particolare, l’attività di consolidamento reputazionale è un asset che, seppur a volte intangibile, ha un impatto concreto e solido sui business e sui bilanci aziendali. Non è solo un interprete del quadro regolatorio, ma un facilitatore di valore che anticipa i trend e aiuta l’azienda ad allinearsi con le politiche industriali europee e nazionali. Public Affairs e AI: come questo strumento potrà integrarsi nella professione? L’intelligenza artificiale è un alleato nell’analisi dei dati, nel monitoraggio legislativo e nella mappatura degli stakeholders. Ma non potrà mai sostituire la componente umana: il giudizio politico, l’ascolto e la fiducia - ossia le basi delle relazioni umane - restano insostituibili. In particolare, ciò che ci rende uomini è il sapere andare oltre il concetto di corretto e sbagliato, per provare a perseguire quello di giusto o ingiusto. Sembrano infatti sinonimi ma non lo sono, e su questo errore - che ci rende perfetti nell’imperfezione - le macchine non sono ancora preparate. Il futuro del public affairs sarà allora ibrido: tecnologia per la precisione, ma intuizione e sensibilità per dare senso e direzione all’azione pubblica. I luddisti hanno fallito nella guerra con le macchine industriali: impariamo dal passato e ricordiamo che la tecnica è il mezzo, non il fine.

03 Ottobre 2025

Master Day Asfor 2025 - Scopri gli MBA Luiss Business School

Registrati e partecipa online al Master Day Asfor 2025, un appuntamento da non perdere per professionisti e manager interessati a dare slancio alla propria carriera acquisendo nuove competenze e conoscenze avanzate. Il Webinar On Demand è in programma per giovedì 9 ottobre, dalle ore 16,00 alle ore 18,00, e si svolgerà in lingua italiana. Non perdere l’opportunità di esplorare da vicino i programmi MBA Luiss Business School e conoscere la Prof.ssa Maria Isabella Leone, Head of MBAs. I programmi MBA Luiss Business School, con sede a Roma e Milano, sono ideati per rispondere prontamente e in maniera concreta alle esigenze che il mercato internazionale pone oggi a professionisti junior e senior: esigenze che la Scuola riesce a fronteggiare con successo grazie al suo modello educativo, alla rete di docenti e top manager e all’approccio internazionale, peraltro certificato dal triplo accreditamento – c.d. Triple Crown – AACSB, AMBA, EQUIS. Il Webinar sarà inoltre un’opportunità per porre eventuali domande sulla struttura dei programmi, il processo di selezione, le borse di studio disponibili e tutti i percorsi in partenza in autunno. Il webinar si inserisce nell'ambito dell'ASFOR Master Day, l’evento annuale dedicato ai Master Accreditati Asfor che propone un palinsesto ricco di presentazioni, dibattiti, open day, premiazioni e lezioni aperte in tutta Italia e online, per promuovere il valore del Sistema di Accreditamento Asfor presso un pubblico di neolaureati, millennial ed executive. SPEAKER: Prof.ssa Maria Isabella Leone, Head of MBAs Staff MBA, Luiss Business School QUANDO: giovedì 9 ottobre ORARIO: 16,00-18,00 DOVE: online LINGUA: italiano  REGISTRATI PER PARTECIPARE

19 Settembre 2025

Business Intelligence: sensibilizzare le PMI per restare competitivi

Luiss Business School ha condotto un’indagine sulla percezione dell’importanza della business intelligence nelle piccole e medie imprese italiane I dati fanno parte dell'asset di quei beni intangibili che concorrono a formare il valore di un'impresa. Ma i dati non hanno un valore per sé, anzi richiedono investimenti importanti per storage ed elaborazione. Richiedono interpreti capaci, i famosi data scientist, e vari data point che possano arricchire l'osservazione e analisi del dato. Non è il dato ad aver valore, ma l'informazione che l'azienda può ricavarne facendo business intelligence. Il Future Jobs Report 2025 elaborato dal World Economic Forum mette in luce che le competenze più rilevanti nel 2030 saranno comprese in due cluster: nel primo spiccano la capacità di data analytics e gestione dell'AI; nel secondo si dà un crescente valore al pensiero critico, pensiero analitico, leadership e apprendimento continuo. Per poter trarre maggiore beneficio e mettere a terra valore per l'impresa, è necessario avere a disposizione competenze umane che vanno a completare e valorizzare le tecnologie digitali. Proprio per dare una risposta a questa esigenza Luiss Business School in collaborazione con Qoobi ha organizzato e ospitato nella sede di Roma il convegno "Il dato intelligente come asset strategico di impresa". L'indagine di Luiss Business School Luiss Business School ha condotto una indagine di mercato che ha coinvolto un campione di 400 Piccole e Medie Imprese nei settori Manifattura Avanzata, ICT e Telecomunicazioni, Manifattura beni di largo consumo, Costruzioni, Servizi di logistica, Servizi alle imprese e alla Finanza, Alberghi. Obiettivo della ricerca è stato quello di misurare la percezione dell’importanza della Business Intelligence quale leva strategica per le decisioni aziendali. Ad oggi solo il 14% la considera molto importante, il 27% la utilizza in maniera completa, mentre il 40% non svolge nessuna attività in questo ambito. La maggior parte delle aziende con una percezione più alta dell’importanza della Business Intelligence, il 76 %, appartiene ai settori ICT e TLC, mentre i comparti Costruzioni e Logistica si fermano, rispettivamente, al 35% e 33%. La ricerca della Luiss Business School indaga anche sulla disponibilità delle imprese ad investire in Business Intelligence: il 44% del campione considera di aver investito abbastanza e intende aumentare gli investimenti, mentre il 13,4% ritiene di aver investito molto. La maggior parte delle aziende ha dunque l’opportunità di investire in formazione e supporto consulenziale, per consentire di agire strategicamente sulla base della forza dei dati. La Business Intelligence e AI: l’importanza della sensibilizzazione La Business Intelligence permette di passare dalla semplice lettura del dato alla sua sistematizzazione e valorizzazione per misurare l’effettiva forza delle azioni aziendali, il posizionamento nel mercato e con l’innesto dell’IA, prevedere i possibili scenari futuri. Dallo studio della Luiss Business School emerge una mancanza di consapevolezza delle imprese sull’importanza della Business Intelligence, fattore che può condizionare la loro competitività. Di conseguenza, emerge la necessità di sensibilizzare all’utilizzo di questi sistemi per avere una guida interpretativa del contesto ambientale in cui le aziende si muovono, e una base per le loro decisioni strategiche. Allo stesso tempo c’è l’esigenza di colmare la carenza di una cultura del dato, fabbisogno che accomuna gran parte delle imprese italiane. «Un'analisi strutturale sui numeri è necessaria per la competitività delle PMI, ma bisogna chiarire loro perché questo strumento può fare la differenza» ha sottolineato Matteo Caroli, Associate Dean per la sostenibilità e l’impatto, Luiss Business School. Sensibilizzazione resta la parola d'ordine. A valle dell'analisi dei dati raccolti attraverso lo studio, le criticità che emergono si concentrano su due ambiti. Il 60% delle imprese intervistate ritiene che sia necessario avere più formazione interna in ambito di data analysis e business intelligence. Il 50%, invece, si affiderebbe a delle consulenze. «C'è una diretta domanda di accompagnamento per sfruttare e divulgare al meglio i risultati della business intelligence. In più, nel 29% delle aziende intervistate manca una funzione organizzativa che si faccia carico di pensare all'uso e gestire questo asset aziendale», ha spiegato Caroli. «Emergono, dunque, due sfide - ha concluso Caroli - La prima riguarda la qualità del dato e dell'algoritmo che lo lavora per risolvere la perplessità di concreta utilità della business intelligence. La seconda è la user experience, cioè come l'organizzazione, il management o l'imprenditore può avere un'esperienza efficace, semplice e concreta dell'utilizzo e comprensione dei dati. In futuro da oggi ai prossimi anni sarà sicuramente crescente l'attenzione e l'investimento delle imprese su business intelligence, ma ci dovrà essere una value proposition efficace, caratterizzata alle specifiche necessità dei vari settori, per accompagnare la crescita competitiva delle PMI in relazione all'utilizzo di questi strumenti». L’IA nella generazione di dati intelligenti Se in passato le aziende più importanti erano riferite al settore petrolifero, in dieci anni i brand più importanti al mondo appartengono tutti al settore digitale. «Ma i dati non sono "il nuovo petrolio" - ha sottolineato Giuseppe Italiano, Prorettore per l'Artificial Intelligence e Digital Skills, Università Luiss Guido Carli - Vanno considerati come il nuovo carburante, che alimenta il motore, cioè l'intelligenza artificiale, ma che hanno ancora bisogno di un pilota umano». Se l'AI può permettere di risparmiare tempo, devo usare questa risorsa per svolgere attività di maggiore valore aggiunto. «L'AI non sostituisce i leader, ma le tecnologie possono aiutarli a decidere meglio. è un alleato silenzioso, ma che ha sempre bisogno del tocco umano. Con queste tecnologie non vince chi va più veloce, ma chi va nella direzione giusta e, per farlo, abbiamo bisogno di esperti». La Business Intelligence Evoluta: il modello Qoobi Sulla base dei dati messi in luce dall'indagine svolta da Luiss Business School Angelo Bassi, CEO & Founder Qoobi, ha messo in evidenza una necessità: «Quando gli imprenditori diventano consapevoli del fatto che il mondo del futuro sarà caratterizzato da grande competizione, allora si inverte la rotta sugli investimenti, dirigendoli su cultura, capitale umano fortemente qualificato e conoscenza». «Il futuro delle aziende è data driven - ha sottolineato ancora Bassi - Il dato dovrebbe far esplodere le capacità imprenditoriale degli italiani, nota in tutto il mondo. Il fiuto deve diventare sistemico e ciò è possibile utilizzando dati intelligenti, pensando a un sistema più evoluto di gestione aziendale. Se il 70% non fa analisi dei dati strutturati, non può conoscersi né conoscere il mondo che circonda l'azienda. E questo le rende scarsamente competitive». Secondo Qoobi la business data revolution parte da una nuova piramide della conoscenza. Alla base c'è la conoscenza del mercato, seguita da conoscenza del dato (business information), informazione consapevole (business intelligence) e capacità predittiva permessa dall'interazione con l'intelligenza artificiale. «Attraverso gli algoritmi Qoobi speriamo di offrire all'azienda maggiore consapevolezza attraverso dati qualitativi, accurati e profondi, che permettano di decidere velocemente, ma guardando verso la direzione giusta». Durante la tavola rotonda "Il dato intelligente come fattore di vantaggio competitivo dell’impresa" Giancarlo della Porta, Responsabile Relazioni Strategiche Qoobi, ha messo in luce l'urgenza di adottare misure che mettano al centro delle organizzazioni la business intelligence potenziata dall'intelligenza artificiale. «L'impatto di questi strumenti sulla competitività delle PMI potrebbe giovare anche al sistema Italia». L'incontro ha visto i saluti istituzionali di Renato Loiero - Consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Insieme a Giancarlo della Porta hanno dialogato anche Cristiano Dionisi, Presidente Piccola Industria, Unindustria, Davide Papa, CEO Gruppo Eco Liri Spa, e Guglielmo Carsana, CEO Helmon.

17 Novembre 2025

L4T, Generale Franco Federici: «Professionalità, esempio e umiltà per una nuova leadership»

Il Consigliere Militare del Presidente del Consiglio racconta agli studenti Luiss Business School le nuove sfide tra innovazione, sicurezza e formazione, con l’Italia protagonista nella regolamentazione dello spazio. Da spazio di sperimentazione scientifica a territorio commerciale: una sfida, questa, che richiede competenze - hard e soft - ma soprattutto una leadership capace di creare valore. È questa la formula che il Generale di Corpo d’Armata Franco Federici, Consigliere Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha consegnato ali studenti dei master Luiss Business School per vincere una delle sfide più complesse di un futuro sempre più vicino. Federici è stato il protagonista del nuovo appuntamento della rassegna Leader 4 Talent, appuntamento tenutosi a Villa Blanc per mettere in contatto i più importanti leader nazionali e internazionali con i ragazzi e le ragazze della scuola. Leadership secondo Franco Federici La leadership secondo il Generale Federici si costruisce già nel percorso di formazione, che gioca un ruolo primario nello strutturarne lo stile. «Ognuno di noi ha sempre più da imparare che da insegnare: per questo si parte dall'acquisizione delle hard skill, consci che c'è tutta un'altra fetta di competenze da tenere in considerazione, che dipendono in larga misura da come siamo fatti. Le soft skill ci permettono di ottenere il massimo dai nostri collaboratori. Lavorando in un ambiente tendenzialmente insicuro, minacciato, in questo contesto il comandante, il leader, tenendo conto di questi fattori, deve fare gruppo amalgamando le diverse personalità». Space economy e sfide del futuro Se in passato il dominio spaziale era considerato prevalentemente scientifico, negli ultimi anni si è trasformato in uno spazio commerciale e di interesse per la sicurezza. C'è la necessità di proteggere questo dominio. Nel 2030 verrà deorbitata la stazione spaziale internazionale, territorio internazionale adibito a sperimentazione scientifica. Molti privati stanno immaginando di creare stazioni spaziali commerciali private da affittare a chi vuole fare turismo spaziale, nuovo campo in esplorazione, o sperimentazioni scientifiche. «Quindi la space economy, che non riguarda solo gli oggetti in orbita ma tutta la filiera che crea la catena del valore connessa a quegli oggetti, sta diventando trainante a livello economico», ha sottolineato il Generale Federici. L'Italia è stata uno dei primi paesi a intuire la trasformazione di questo scenario. Per questo si è dotata di una "legge spaziale" - la legge quadro n. 89 del 13 giugno 2025, "Disposizioni in materia di economia dello spazio" - che istituisce il primo quadro normativo completo per le attività spaziali nel Paese, regolamentando l'accesso allo spazio, la sicurezza, la sostenibilità, e promuovendo l'innovazione e il sostegno alle piccole e medie imprese del settore. A supporto della gestione sicura e competitiva della space economy concorre anche il Golden Power, cioè quello strumento normativo, previsto in alcuni ordinamenti giuridici, che permette al Governo di un Paese sovrano di bloccare o apporre particolari condizioni a specifiche operazioni finanziarie. Si tratta di uno strumento che il Generale Federici ritiene legittimo se applicato all'interesse nazionale. «È normale che un Paese si tuteli e in qualche modo scrutini le operazioni di mercato che le aziende stanno facendo, anche per evitare che know-how, personale, esperienza possano essere sottratti all'Italia per andare a lavorare in aziende che potrebbero rappresentare una minaccia commerciale ma anche alla sicurezza dell'Italia. È un tool fondamentale che, nell'ottica di garantire la resilienza del Paese, va messo a sistema», ha sottolineato. Formazione e valori per le nuove generazioni Nel suo ruolo di guida e ispirazione per molti giovani ufficiali, il Generale Federici ha sottolineato, tra le competenze, l'importanza della professionalità per affrontare le sfide del futuro, soprattutto in ambito militare. In questa parola, però, sono racchiusi un insieme di elementi. «L'esempio è un valore di riferimento fondamentale - ha dichiarato - è una di quelle caratteristiche che definiscono un leader. Ma non è l'unico. Conta molto l'umiltà, soprattutto quando abbiamo a che fare con le persone. Chi è il Generale Franco Federici. Il Generale Franco Federici è il Consigliere Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri, con un ruolo chiave nella sicurezza nazionale e nel coordinamento delle infrastrutture critiche. Ha frequentato l’Accademia Militare di Modena, per poi laurearsi in Scienze strategiche presso la Scuola di Applicazione di Torino, ha costruito la sua carriera tra gli Alpini, con ruoli importanti: comandante di plotone presso il Battaglione alpini “Morbegno”, comandante di Compagnia presso il 5° e 8° reggimento alpini, comandante di battaglione e reggimento presso il 9° reggimento alpini de L’Aquila, e Cte della Brigata Alpina Taurinense. Ha guidato il contingente italiano in Afghanistan quale Cte della Task Force South - Regional Command West-, in Libano quale Cte del Sector West (UNIFIL, 2015–2016) e, nel 2020, è stato il XXV Comandante NATO della missione KFOR in Kosovo, a capo di oltre 3.500 militari da 27 nazioni. In ambito istituzionale, supporta il Presidente del Consiglio dei Ministri per la partecipazione al Consiglio Supremo di Difesa, cura gli affari della Presidenza del Consiglio dei ministri relativi agli aspetti militari e industriali connessi all’appartenenza dell’Italia alle organizzazioni internazionali; fornisce supporto all’attività istruttoria per l’esercizio dei poteri speciali sugli assetti societari nei settori della Difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni; è Segretario del Comitato Interministeriale per le politiche relative allo spazio e all’aerospazio; assiste il Presidente del Consiglio nella sua attività per il coordinamento interministeriale e per le relazioni con Amministrazioni, Enti e Organismi, nazionali e internazionali, in materia di resilienza dei soggetti critici. Il Consigliere Militare esercita le funzioni di Punto di contatto unico.

14 Novembre 2025

Consulenza: l'acceleratore di valore per la PA

Presentato lo studio “Evoluzione della PA: il valore aggiunto della Consulenza”, l’indagine realizzata dalla Luiss Business School e promossa da Assoconsult La trasformazione della Pubblica Amministrazione italiana passa sempre più attraverso il contributo strategico della Consulenza. Lo studio, realizzato dalla Luiss Business School e promosso da Assoconsult, analizza il ruolo crescente dei consulenti nel generare valore pubblico, innovazione e impatto sociale. Presentata a Roma con il patrocinio del Dipartimento della Funzione Pubblica, l’indagine mette in luce come la collaborazione tra PA e Consulenza sia fondamentale per affrontare le sfide del futuro, promuovere il ricambio generazionale e attrarre nuovi talenti. “Questa iniziativa segna un nuovo passo nella collaborazione tra PA e Consulenza, con l'obiettivo di generare valore pubblico, innovazione e impatto sociale, promuovendo ricambio generazionale e attrazione di nuovi talenti nel settore”, ha dichiarato Cristiano Busco, Head of BU Consulting and Global Engagement, Luiss Business School. “La presentazione vuole essere l'avvio di un percorso comune, che possa generare dialogo tra gli attori privati e pubblici, generando valore per i cittadini, le imprese e i territori.” Con questa indagine, l'ascolto e la proposta del manifesto, il 2025 passerà alla storia come l'anno in cui la PA si avvicina alla Consulenza”, ha spiegato Luigi Riva, Presidente Assoconsult. “Il nuovo paradigma che abbiamo inserito nel manifesto, value for society, non deve rimanere un'intenzione di Assoconsult, ma deve innestarsi nella PA per creare valore nella società.” Generare cambiamento reale: i risultati dello studio Lo studio si inserisce nelle attività di ricerca che Luiss Business School porta avanti a supporto della PA, mettendo a disposizione il proprio know-how per generare valore pubblico, innovazione e impatto sociale, e promuovere al tempo stesso il ricambio generazionale e l’attrazione di giovani talenti nel settore pubblico. La ricerca ha avuto lo scopo di valutare l’impatto della Consulenza nella PA, evidenziando gli ambiti in cui questa collaborazione genera maggiore valore per la società e per i cittadini, ossia: qualità dei servizi, integrazione tra amministrazioni, innovazione e digitalizzazione, equilibrio tra risultati economici e bisogni dell’amministrazione.  Il progetto si è strutturato attorno a una prima fase, in cui sono state somministrate delle interviste qualitative a dirigenti della PA per identificare trend e criticità. Nella seconda fase è stata condotta una survey quantitativa su un campione pilota, abbinata a workshop tematici per approfondire i risultati e formulare proposte operative. I risultati ottenuti hanno fotografato la Consulenza come un motore di cambiamento reale per la PA.  Criticità e fronti di miglioramento Se da un lato la Consulenza ha portato metodo, cultura tecnologica e aggiornamento, dall’altro il turn over dei consulenti e la fine del PNRR rappresentano aspetti di criticità ed incertezza. Sulla scorta di questa considerazione, lo studio ha individuato alcune aree di intervento su cui agire per migliorare il rapporto PA-Consulenza. Obiettivo: ricercare il "valore collettivo". “La Consulenza insegna ciò che fa – ha spiegato Giulio Carè, Docente Luiss Business School, nel suo intervento di presentazione dei risultati della ricerca – preferendo quella abilitante, è necessario dotarsi di un gruppo misto, insegnamento e scambio di esperienze,” Dal canto della PA, è necessario operare un rinnovamento culturale e di mindset, andando a rafforzare le competenze di Project management, affinché comprendano responsabilità di esecuzione del progetto e formazione delle risorse. Inoltre, è necessario individuare in modo chiaro e preciso i fabbisogni della PA e aumentare l'impegno nei progetti di medio-lungo termine, al fine di delineare il perimetro dell'azione in cui la Consulenza va ad agire. Identikit del consulente Lo studio ha messo in evidenza alcune richieste rivolte ai consulenti. Si chiede che portino competenze verticali più solide, adottando una metodologia di lavoro condivisa con la PA, insieme con una maggiore condivisione dei bisogni e della visione dei progetti a monte del lavoro. È necessario un kit essenziale di competenze per apportare valore: capacità di leggere il contesto, metodologie di Project management, tecnologie, processi e capacità di cambiamento. Tra le capacità consulenziali più richieste c'è la risoluzione dei problemi, analisi e sintesi, concretezza e approccio pratico. “Si cerca un consulente che sappia e sappia fare”, ha sintetizzato Carè. Sul fronte comportamenti, si richiede ascolto, approccio partecipativo, innovazione e flessibilità: “il messaggio resta uno solo: stare e innovare insieme.” “Combinando questi fattori insieme, emerge il ritratto di una sorta di supereroe: difficile da trovare, ma utile a cui tendere per disegnare un mestiere di reale aiuto ai propri committenti, alla società e ai cittadini. Tendere a questo modello richiede anche la creazione di un'academy della Consulenza, in cui i consulenti possano circoscrivere meglio la propria professione», ha concluso. Un manifesto per creare valore Le evidenze emerse dall’indagine hanno rappresentato la base per l’elaborazione del Manifesto “Consulenza e PA: linee guida per la creazione di valore”, creato e presentato da Assoconsult nel corso dell’incontro. Il manifesto propone un’idea di leadership autentica, basata su visione condivisa, responsabilità reciproca e orientamento all'impatto, strumenti necessari per trasformare il rapporto tra Consulenza e PA in un vero acceleratore di valore per il settore, i cittadini e il territorio. Anticipare il futuro Nell'ottica di creazione del valore, la digitalizzazione della PA non dovrebbe essere un fine, ma uno strumento, e si deve passare dal misurare la spesa al misurare il valore pubblico generato, centrale nel ragionamento attorno al progresso del settore “Dovremmo chiederci perché e che tipo di valore stiamo creando per i cittadini di oggi e quelli di domani“, ha sottolineato Michele Petrocelli, Dirigente generale del Dipartimento del Tesoro, Responsabile dei progetti di digitalizzazione e innovazione, Ministero dell’Economia e delle Finanze. “Ai consulenti, dunque, andrebbe trasferito il cosa vogliamo fare, perché, come e chi può aiutarci nel farlo. Per creare valore si lavora con i dati, che incorporano il passato. Ma immaginare e lavorare per il futuro significa porsi temi che saranno nel futuro e anticiparli, creare policy innovative, ma soprattutto mettere a prova di futuro i nostri progetti. Quindi, per creare - anzi, co-creare - il valore bisogna lavorare con la ricerca, la Consulenza e anche i cittadini.” Per farlo si sta pensando di creare modelli di collaborazione tra PA e Consulenza in cui anche quest'ultima condivida rischi e risultati. Per rafforzare la partnership tra PA e Consulenza bisogna tenere presente che lo scenario è cambiato. Con la fine del PNRR ci saranno meno soldi, più complessità, più personalizzazione, il che significa che per creare valore dobbiamo condividere il processo. “Non abbiamo bisogno di supereroi – ha concluso Petrocelli – ma di qualcuno che sa fare benissimo quello che fa, lavorando sulle proprie aree di forza, collaborando e condividendo.” ”I temi su cui progredire sono tanti“, ha messo in evidenza Angelo Camilli, Vice Presidente Confindustria per il Credito la Finanza e il Fisco, nel suo intervento conclusivo. “Bisogna fare un grande investimento sulle competenze degli organici – perché le persone continueranno a servire – per chi gestisce le procedure delle gare d'appalto su servizi e lavori, che valgono due terzi della spesa complessiva di Stato che vale 200 miliardi.”

06 Novembre 2025

Leadership integrata: tra ESG, cultura e governance

Dall’intelligenza emotiva alla creazione di nuove culture aziendali: così le aziende e chi le guida stanno cambiando per rimanere competitive.La leadership è in evoluzione e il mondo aziendale dibatte sulla direzione da prendere per guidare con sicurezza persone e obiettivi di business. Questo tema è stato il fulcro dell'Executive Talk "Leadership integrata: tra ESG, cultura e governance", organizzato da Luiss Business School a Villa Blanc. L'incontro è stato moderato da Marco Francesco Mazzù, Professor of Practice in Marketing, Luiss Business School. La trasformazione della leadership Un leader è chiamato a influenzare e dare un tono diverso alle azioni della propria azienda nell'ambiente in cui opera, con un ritorno di valore per gli azionisti e gli stakeholder di riferimento. Ciò è possibile grazie all'evoluzione dei modelli di leadership, più integrati nelle aziende e nel rapporto con le persone. Tra i nuovi valori di cui i leader devono armarsi c’è l’attesa. “Per chi ha un modello di leadership decisionale, saper aspettare è prezioso, ma difficile da imparare. In certi momenti, quando le cose cambiano, bisogna aspettare per osservare il nuovo stato”, ha sottolineato Isabella Falautano, Group Chief Sustainability Officer, Angelini Industries, raccontando il proprio percorso professionale. “Inoltre, per essere un buon leader, bisogna trovare i giusti compagni di percorso. In un mondo sempre più digitale, con meno prossimità fisica, l'intelligenza emotiva è importante, insieme all'essere autentici e veri. Bisogna dire quello che si fa e fare ciò che si dice: il CEO dovrà sempre di più avere caratteristiche di un Chief Emotional Officer." Secondo Camillo Greco, Chief Financial Officer di Poste Italiane, esistono due forme di leadership: quella individuale e quella aziendale. La prima si è profondamente evoluta nel tempo, includendo oggi anche la capacità di garantire l’equilibrio tra vita privata e professionale del proprio team, elemento fondamentale per preservarne la motivazione e la produttività. “Ma per essere buoni leader anche l'azienda in cui si lavora deve esserlo nel proprio settore, dotata di persone con cui si è in sintonia.”“Le cose stanno ancora cambiando”, ha sottolineato Sara Panza, Founder di Yolo Mindfulness e Business Coach Speex. “Inoltre, il leader più senior non è più il massimo esperto della materia. Ciò porta al fatto che deve trovare la capacità di guidare pur non conoscendo i contenuti del proprio business. A volte i più giovani sono più preparati su tematiche specifiche, ma il leader deve dare la visione e saper leggere le persone. Quindi la capacità più importante resta questa: fare un piano, ma anche saperlo modificare in base alle contingenze.” L'etica nei processi decisionali Etica, strategia e valutazione della performance: sono queste tre sfaccettature sempre più discusse all'interno del macro-tema della leadership. L’integrazione di questi temi è ormai uno standard atteso da mercato e investitori, interpretati come leve di crescita.“In questo contesto – secondo Greco – leadership significa anche fare scelte coraggiose, fuori dal coro. Applicare i criteri ESG vuol dire adottare una visione più ampia, che tenga conto non solo dei risultati economici, ma anche del benessere della comunità.” Allo stesso modo, l’equilibrio fra etica e business è un tema caldo soprattutto tra le generazioni più giovani. “Le persone che si affacciano in un'azienda vogliono autenticità,” ha sottolineato Panza, osservando la realizzazione della sostenibilità anche all'interno delle organizzazioni. A guidare la scelta dell'azienda in cui lavorare è un interrogativo: "Cos'è davvero importante per me?" “Quando si lavora in un'azienda bisogna capire il senso della propria attività”, le ha fatto eco Falautano, “cosa che anche l'organizzazione è chiamata a restituire. La sostenibilità deve essere legata alla ragion d'essere dell'azienda, il famoso purpose. Poi c'è la compliance: la sostenibilità è vista come un adempimento alle normative che la prevedono. Infine, c'è il tema competitivo: le banche assegnano finanziamenti in base alle valutazioni di come viene fatto business in base ai criteri ESG. La Gen Z è pronta a boicottare aziende che offrono prodotti non rispettose dell'ambiente o dei valori sociali, sono disposte a pagare di più per progetti più etici e sostenibili. Questi sono i consumatori - ma anche i dipendenti - del futuro e ci chiedono coerenza nella gestione della sostenibilità nel business”. Leadership e cultura organizzativa: l'infrastruttura invisibile È la prima volta nella storia dell'economia mondiale che le aziende si trovano ad affrontare i temi di longevity economy. Le generazioni che convivono all'interno di un'azienda aumentano, arrivando a volte anche fino a cinque. Ciò propone un tema di armonizzazione, che solo una leadership integrata con una cultura organizzativa condivisa può mettere insieme.“I leader giocano un ruolo fondamentale nella creazione della cultura aziendale. Ci vogliono anni per costruirla e attimi per distruggerla. Inoltre, è qualcosa di difficile da definire - ha spiegato Panza - però è fondamentale per raggiungere i propri obiettivi. I leader devono essere aperti all'ascolto per cambiare la cultura aziendale e tornare a essere rilevanti.” “Bisogna esser sempre attenti a creare zone di sicurezza psicologica nei team, in cui sentirsi accolti anche con opinioni divergenti”, ha dichiarato Falautano. “Ciò dipende dai manager e dai leader, capaci di accogliere zone di confronto franche. Bisogna anche essere capaci di dire di no.” “Per destreggiarsi in un ambiente complesso bisogna saper ascoltare in maniera sistematica e complessiva, formale e informale, in modo da creare una cultura positiva, che renda piacevole il luogo in cui si va a lavorare”, ha concluso Greco.

09 Ottobre 2025

ASFOR Master Day 2025 – Le interviste agli Alumni MBA Luiss Business School

Nell'ambito dell'evento annuale dedicato ai Master Accreditati ASFOR, che promuove il valore del Sistema di Accreditamento Asfor presso un pubblico di neolaureati, millennial ed executive, pubblichiamo le testimonianze dei nostri Alumni dei programmi accreditati Executive MBA e Part-time MBA. Claudia Sementa, Alumna EMBA, Luiss Business School Quali necessità formative e quali obiettivi di carriera ti hanno condotto alla scelta dell’Executive MBA presso la Luiss Business School?La scelta di frequentare l’Executive MBA è nata dal desiderio di arricchire il mio percorso con competenze manageriali e strategiche utili ad affrontare sfide sempre più complesse. Cercavo un’esperienza che andasse oltre la teoria, capace di trasformare il mio approccio professionale e prepararmi a ruoli di maggiore responsabilità. L’obiettivo non era solo acquisire strumenti, ma sviluppare una visione più ampia, una leadership più consapevole e la capacità di guidare cambiamento e innovazione. Questo Master si è rivelato la scelta ideale per dare concretezza alle mie ambizioni di crescita. La solidità della scuola, il prestigio della faculty, l’innovazione didattica e il legame con le imprese sono solo alcuni dei requisiti di eccellenza identificati dall’accreditamento Asfor. Quali tra queste e altre caratteristiche ti hanno orientato maggiormente nella scelta del Master?Nella scelta del Master hanno pesato la reputazione della Luiss Business School e la qualità della faculty, capace di coniugare teoria e pratica con grande efficacia. L’innovazione didattica, l’approccio esperienziale e il legame con il mondo delle imprese hanno rappresentato elementi decisivi, così come l’accreditamento Asfor, garanzia di eccellenza e riconoscimento internazionale. Ciò che mi ha convinto è stata la possibilità di confrontarmi con professionisti di alto livello e sperimentare un ambiente stimolante, dinamico e aperto, in grado di ampliare concretamente le prospettive di carriera. In che modo le competenze sviluppate grazie all’Executive MBA presso la Luiss Business School, accreditato Asfor, hanno supportato il successivo percorso di carriera?L’Executive MBA ha rappresentato un percorso di trasformazione personale e professionale. Ho acquisito competenze manageriali e strategiche che oggi utilizzo quotidianamente nel mio lavoro, ma soprattutto ho imparato il valore delle relazioni e del confronto. Lavorare con colleghi provenienti da settori diversi mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti e insegnato che la leadership non è solo tecnica, ma capacità di ascolto, apertura e ispirazione reciproca. Questa esperienza mi ha reso più sicura nelle scelte, pronta a guidare team complessi e a cogliere nuove responsabilità. È stato un investimento prezioso che continuerà a generare valore nel tempo. Lorenzo Sannibale Alumnus Part-time MBA Luiss Business School Quali necessità formative e quali obiettivi di carriera ti hanno condotto alla scelta del Master of Business Administration di Luiss Business School? Il principale obiettivo di carriera che mi ha spinto a intraprendere un MBA alla Luiss Business School è stato quello di crescere nella mia azienda o ottenere un ruolo che mi consentisse di avere un impatto più ampio sull'organizzazione, sia a livello operativo sia strategico. Volevo inoltre che il mio contributo migliorasse non solo le performance complessive dell'azienda, ma anche quelle delle persone con cui avrei lavorato o che sarebbero state nel mio team. Nel selezionare l'MBA, ho ritenuto quello della Luiss Business School fosse più idoneo a fornirmi gli strumenti necessari per raggiungere questo obiettivo. La varietà dei corsi, originali e orientati al futuro, mi avrebbe consentito di acquisire competenze utili non solo a conseguire i miei traguardi, ma anche a guidare un'azienda nell'affrontare e superare con successo le sfide imminenti. Il programma, inoltre, permette agli studenti di sviluppare strumenti pratici per raggiungere i propri obiettivi professionali. La solidità della scuola, il prestigio della faculty, l’innovazione didattica e il legame con le imprese sono solo alcuni dei requisiti di eccellenza identificati dall’accreditamento Asfor. Quali tra queste e altre caratteristiche ti hanno orientato maggiormente nella scelta del Master? Tra le caratteristiche sopra elencate, l’innovazione didattica e i legami con le imprese sono stati gli elementi che hanno avuto il maggiore impatto sulla mia scelta dell’MBA presso la Luiss Business School. Analizzando attentamente il curriculum, i corsi proposti risultavano chiaramente orientati al futuro, aspetto distintivo e peculiare della Scuola. Inoltre, le connessioni, i programmi e gli eventi come l’International Week e i workshop inter-MBA offerti non solo mettono in contatto gli studenti con aziende di primaria importanza nei rispettivi settori, ma consentono anche di fargli confrontare attivamente con problematiche reali che si affrontano quotidianamente. Un’ulteriore caratteristica che ha inciso sulla mia decisione è stata l’enfasi del programma sull’interazione tra studenti e docenti: il dialogo costante con manager attivi nei propri ambiti offre un vantaggio competitivo unico per il raggiungimento degli obiettivi professionali. In che modo le competenze sviluppate grazie al Master of Business Administration di Luiss Business School, accreditato Asfor, hanno supportato il successivo percorso di carriera? Le competenze sviluppate attraverso l’MBA della Luiss Business School hanno già avuto un impatto concreto sul mio percorso professionale, consentendomi di compiere passi significativi verso i miei obiettivi. A livello di crescita, sono riuscito a progredire all’interno dell’azienda fino a ricoprire un ruolo che influisce direttamente sulle decisioni strategiche delle diverse business unit, grazie alle molteplici strategie e metodologie apprese durante il programma. Sul piano pratico, grazie all’approccio olistico trasmesso dal corso, ho modificato il mio processo decisionale includendo nuovi fattori che hanno migliorato le mie performance. Inoltre, i cambiamenti introdotti sono stati adottati anche dal gruppo in cui lavoro, incrementandone i risultati complessivi. Infine, il network acquisito mi ha consentito di generare nuovi clienti per la mia società e di continuare a confrontarmi con esperti del settore che mi hanno introdotto a tematiche nuove e attuali. Master Luiss Business School Accreditati ASFOR: Part-Time Master in Business Administration Full-Time Master in Business Administration Executive Master in Business Administration 09/10/2025

25 Settembre 2025

EASY: strumenti innovativi per l’occupabilità dei giovani con spettro autistico

Il progetto EASY – Employability for AutiStic Youth rappresenta una risposta concreta alla necessità, sempre più urgente, di promuovere percorsi di inclusione e occupabilità per i giovani con spettro autistico. Nato all’interno del programma Erasmus+, EASY è coordinato dalla Luiss Business School e guidato dal Prof. Nunzio Casalino e dal Prof. Matteo Giuliano Caroli. Obiettivi del progetto EASY si concentra su tre grandi priorità, individuate anche dalla guida Erasmus+ 2022: Rafforzare l’occupabilità dei giovani; Aumentare la qualità, l’innovazione e il riconoscimento del lavoro giovanile; Promuovere inclusione e diversità in tutti i settori dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport. Risultati Per tradurre la propria missione in azioni concrete, il partenariato ha definito tre risultati: Guida al percorso occupazionale e manuale di attività informali: un doppio strumento rivolto agli operatori giovanili. La guida offrirà un quadro chiaro di strategie e buone pratiche per sostenere i giovani con spettro autistico nel processo di ricerca del lavoro; il manuale proporrà attività informali replicabili e adattabili, da integrare nei percorsi formativi, per favorire la crescita delle capacità occupazionali e la piena inclusione nelle comunità locali e nazionali; Simulatore di scenari lineari: un simulatore online innovativo, basato su scenari lavorativi realistici. Attraverso domande guidate, i giovani con spettro autistico potranno autovalutare le proprie competenze in materia di occupabilità e ricerca del lavoro, riconoscendo punti di forza e aree di miglioramento. Lo strumento, oltre a rappresentare un’opportunità diretta per i ragazzi, sarà adottabile anche dagli operatori nei loro percorsi educativi; App mobile per l’occupabilità: una piattaforma digitale intuitiva, pensata per i dispositivi mobili, che fungerà da punto di accesso a tirocini, mobilità e opportunità lavorative a livello europeo. L’app consentirà ai giovani di assumere un maggiore controllo sul proprio futuro professionale, rafforzando fiducia, autonomia e autostima, e rendendo più immediata la connessione con le risorse disponibili. Partner di progetto Il progetto è coordinato dalla Luiss Business School e sviluppato in collaborazione con un partenariato europeo eterogeneo e altamente specializzato: STOWARZYSZENIE CENTRUM WSPIERANIA EDUKACJI I PRZEDSIEBIORCZOŚCI – Polonia; AUTISME-EUROPE AISBL – Belgio; EFTOPIA LTD – Cipro; KAINOTOMIA & SIA EE – Grecia. Attraverso la combinazione di linee guida, strumenti digitali e applicazioni pratiche, EASY si propone non soltanto di incrementare le competenze occupazionali dei giovani con spettro autistico, ma anche di favorire un cambiamento culturale e sociale più ampio. L’obiettivo è aiutare i ragazzi a rivendicare il posto che spetta loro nella forza lavoro locale, nazionale ed europea, costruendo un ambiente professionale più inclusivo, equo e competitivo. Per maggiori informazioni, consultare il sito ufficiale.

25 Settembre 2025

COHESION: inclusione e occupabilità per studenti con disturbi neurologici e traumi

Il progetto COHESION – Inclusion of the Students with Trauma and Neurological Disorders into Employment for Social Cohesion of Refugees and Host Communities nasce con l’obiettivo di migliorare l’integrazione degli studenti dell’istruzione superiore che convivono con disturbi neurologici o traumi, favorendone l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro. Finanziato dal programma Erasmus+ (Cooperation for Innovation and the Exchange of Good Practices, Strategic Partnership for Adult Education), COHESION ha una durata di tre anni, da novembre 2023 a ottobre 2026. Il progetto è coordinato da V-Systems (Polonia) e coinvolge partner da Finlandia, Italia, Cipro, Spagna e Polonia. Per l’Italia partecipa la Luiss Business School, con la supervisione scientifica del Prof. Nunzio Casalino e del Prof. Matteo Giuliano Caroli. Obiettivi e destinatari Il progetto si rivolge principalmente alle istituzioni di istruzione superiore quali università, scuole mediche, accademie artistiche e istituti di formazione professionale, che desiderano fornire strumenti efficaci ai propri studenti più vulnerabili, in particolare a coloro che affrontano la transizione dal percorso di studi al mondo del lavoro. Gli obiettivi principali di COHESION sono: sviluppare soluzioni che colleghino concretamente il settore privato agli studenti con disturbi neurologici e trauma; migliorare le competenze del personale aziendale nel lavorare in modo efficace e inclusivo con dipendenti neuroatipici; incrementare l’occupabilità degli studenti con disturbi neurologici; sensibilizzare datori di lavoro e comunità, rendendo la pratica dell’inclusione una norma condivisa. L’idea centrale non è solo quella di garantire un impiego, ma di favorire la conquista del posto giusto, in cui le competenze e le esperienze uniche di ciascuno possano diventare una risorsa per le aziende e per la società. Pacchetti educativi e risultati attesi Per raggiungere questi obiettivi, COHESION sta sviluppando due pacchetti educativi distinti e complementari: il primo rivolto a datori di lavoro e lavoratori del settore privato, con l’intento di fornire strumenti pratici per collaborare quotidianamente con giovani che convivono con ASD, ADHD o traumi; il secondo indirizzato ai giovani stessi, studenti universitari o neolaureati neuroatipici e/o traumatizzati, che necessitano di supporto per orientarsi nel mercato del lavoro contemporaneo e sviluppare fiducia nelle proprie capacità. I risultati attesi vanno oltre la formazione: il progetto mira infatti a promuovere un cambiamento culturale, in cui l’inclusione non sia più vista come un’eccezione, ma come una pratica naturale e diffusa. In questa prospettiva, rifugiati, migranti e studenti provenienti da Paesi terzi rientrano pienamente tra i beneficiari, rafforzando la dimensione sociale del progetto. Una rete internazionale per l’inclusione Oltre alla Luiss Business School e al coordinatore V-Systems, il consorzio comprende la VAMK University (Finlandia), la MANS University – Międzynarodowa Akademia Nauk Stosowanych w Łomży (Polonia), EDITC Limited (Cipro), la Foundation for the Development of International and Educational Activity – FRAME (Polonia) e Innopares Consultores Y Formadores S.L. (Spagna). Attraverso il lavoro congiunto di questo network, COHESION intende costruire ponti tra istruzione superiore, imprese e società civile, rendendo l’occupabilità dei giovani con disturbi neurologici e trauma non solo possibile, ma sostenibile e duratura. Per maggiori informazioni, consultare il sito ufficiale.

25 Settembre 2025

In4Aut: un programma internazionale per l’inclusione delle persone con autismo

In4Aut – Integration programme for people with autism è un progetto internazionale finanziato dal programma Erasmus+ (KA220-HED – Cooperation Partnerships nel settore dell’istruzione superiore), che coinvolge università e istituzioni da Italia, Spagna, Grecia e Polonia. L’obiettivo è favorire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone nello spettro autistico, migliorando le competenze del personale accademico e sviluppando strumenti educativi innovativi. Il progetto è coordinato dall’International Academy of Applied Sciences di Łomża (Polonia), con la Luiss Business School come partner italiano. La supervisione scientifica è affidata al Prof. Nunzio Casalino e al Prof. Matteo Giuliano Caroli. Accanto a loro, collaborano l’University of Murcia (Spagna), l’Ekpedeftiki Paremvasi KDVM S.A. (Grecia) e la InCREA Foundation (Polonia). Obiettivi e risultati attesi La durata del progetto è di 30 mesi, dal novembre 2024 all’aprile 2027. In questo periodo, il consorzio lavorerà per costruire un modello educativo universitario più inclusivo, in grado di migliorare l’accesso e la partecipazione degli studenti con autismo. In particolare, In4Aut produrrà: un toolkit metodologico per la progettazione di programmi educativi dedicati alle persone con ASD; un corso modulare universitario, rivolto a studenti di discipline sociali, pedagogiche, mediche e di gestione delle risorse umane; la formazione di almeno 25 docenti e formatori, con percorsi di aggiornamento su neurotipicità, design inclusivo e comunicazione interpersonale; una fase pilota del corso, con la partecipazione di almeno 60 studenti e attività di validazione empirica; una piattaforma digitale con risorse educative aperte (OER), materiali accessibili e report di valutazione per integrare i risultati nei sistemi di qualità universitari. Una visione inclusiva per il futuro Come sottolineano i coordinatori scientifici, In4Aut non vuole limitarsi a fornire strumenti, ma costruire un modello replicabile di educazione inclusiva, capace di valorizzare la diversità e di creare nuove opportunità professionali per le persone nello spettro autistico. Grazie alla collaborazione di un consorzio internazionale coeso, il progetto rappresenta un passo avanti verso un’università più accessibile e una società più equa.

19 Settembre 2025

Business Intelligence: sensibilizzare le PMI per restare competitivi

Luiss Business School ha condotto un’indagine sulla percezione dell’importanza della business intelligence nelle piccole e medie imprese italiane I dati fanno parte dell'asset di quei beni intangibili che concorrono a formare il valore di un'impresa. Ma i dati non hanno un valore per sé, anzi richiedono investimenti importanti per storage ed elaborazione. Richiedono interpreti capaci, i famosi data scientist, e vari data point che possano arricchire l'osservazione e analisi del dato. Non è il dato ad aver valore, ma l'informazione che l'azienda può ricavarne facendo business intelligence. Il Future Jobs Report 2025 elaborato dal World Economic Forum mette in luce che le competenze più rilevanti nel 2030 saranno comprese in due cluster: nel primo spiccano la capacità di data analytics e gestione dell'AI; nel secondo si dà un crescente valore al pensiero critico, pensiero analitico, leadership e apprendimento continuo. Per poter trarre maggiore beneficio e mettere a terra valore per l'impresa, è necessario avere a disposizione competenze umane che vanno a completare e valorizzare le tecnologie digitali. Proprio per dare una risposta a questa esigenza Luiss Business School in collaborazione con Qoobi ha organizzato e ospitato nella sede di Roma il convegno "Il dato intelligente come asset strategico di impresa". L'indagine di Luiss Business School Luiss Business School ha condotto una indagine di mercato che ha coinvolto un campione di 400 Piccole e Medie Imprese nei settori Manifattura Avanzata, ICT e Telecomunicazioni, Manifattura beni di largo consumo, Costruzioni, Servizi di logistica, Servizi alle imprese e alla Finanza, Alberghi. Obiettivo della ricerca è stato quello di misurare la percezione dell’importanza della Business Intelligence quale leva strategica per le decisioni aziendali. Ad oggi solo il 14% la considera molto importante, il 27% la utilizza in maniera completa, mentre il 40% non svolge nessuna attività in questo ambito. La maggior parte delle aziende con una percezione più alta dell’importanza della Business Intelligence, il 76 %, appartiene ai settori ICT e TLC, mentre i comparti Costruzioni e Logistica si fermano, rispettivamente, al 35% e 33%. La ricerca della Luiss Business School indaga anche sulla disponibilità delle imprese ad investire in Business Intelligence: il 44% del campione considera di aver investito abbastanza e intende aumentare gli investimenti, mentre il 13,4% ritiene di aver investito molto. La maggior parte delle aziende ha dunque l’opportunità di investire in formazione e supporto consulenziale, per consentire di agire strategicamente sulla base della forza dei dati. La Business Intelligence e AI: l’importanza della sensibilizzazione La Business Intelligence permette di passare dalla semplice lettura del dato alla sua sistematizzazione e valorizzazione per misurare l’effettiva forza delle azioni aziendali, il posizionamento nel mercato e con l’innesto dell’IA, prevedere i possibili scenari futuri. Dallo studio della Luiss Business School emerge una mancanza di consapevolezza delle imprese sull’importanza della Business Intelligence, fattore che può condizionare la loro competitività. Di conseguenza, emerge la necessità di sensibilizzare all’utilizzo di questi sistemi per avere una guida interpretativa del contesto ambientale in cui le aziende si muovono, e una base per le loro decisioni strategiche. Allo stesso tempo c’è l’esigenza di colmare la carenza di una cultura del dato, fabbisogno che accomuna gran parte delle imprese italiane. «Un'analisi strutturale sui numeri è necessaria per la competitività delle PMI, ma bisogna chiarire loro perché questo strumento può fare la differenza» ha sottolineato Matteo Caroli, Associate Dean per la sostenibilità e l’impatto, Luiss Business School. Sensibilizzazione resta la parola d'ordine. A valle dell'analisi dei dati raccolti attraverso lo studio, le criticità che emergono si concentrano su due ambiti. Il 60% delle imprese intervistate ritiene che sia necessario avere più formazione interna in ambito di data analysis e business intelligence. Il 50%, invece, si affiderebbe a delle consulenze. «C'è una diretta domanda di accompagnamento per sfruttare e divulgare al meglio i risultati della business intelligence. In più, nel 29% delle aziende intervistate manca una funzione organizzativa che si faccia carico di pensare all'uso e gestire questo asset aziendale», ha spiegato Caroli. «Emergono, dunque, due sfide - ha concluso Caroli - La prima riguarda la qualità del dato e dell'algoritmo che lo lavora per risolvere la perplessità di concreta utilità della business intelligence. La seconda è la user experience, cioè come l'organizzazione, il management o l'imprenditore può avere un'esperienza efficace, semplice e concreta dell'utilizzo e comprensione dei dati. In futuro da oggi ai prossimi anni sarà sicuramente crescente l'attenzione e l'investimento delle imprese su business intelligence, ma ci dovrà essere una value proposition efficace, caratterizzata alle specifiche necessità dei vari settori, per accompagnare la crescita competitiva delle PMI in relazione all'utilizzo di questi strumenti». L’IA nella generazione di dati intelligenti Se in passato le aziende più importanti erano riferite al settore petrolifero, in dieci anni i brand più importanti al mondo appartengono tutti al settore digitale. «Ma i dati non sono "il nuovo petrolio" - ha sottolineato Giuseppe Italiano, Prorettore per l'Artificial Intelligence e Digital Skills, Università Luiss Guido Carli - Vanno considerati come il nuovo carburante, che alimenta il motore, cioè l'intelligenza artificiale, ma che hanno ancora bisogno di un pilota umano». Se l'AI può permettere di risparmiare tempo, devo usare questa risorsa per svolgere attività di maggiore valore aggiunto. «L'AI non sostituisce i leader, ma le tecnologie possono aiutarli a decidere meglio. è un alleato silenzioso, ma che ha sempre bisogno del tocco umano. Con queste tecnologie non vince chi va più veloce, ma chi va nella direzione giusta e, per farlo, abbiamo bisogno di esperti». La Business Intelligence Evoluta: il modello Qoobi Sulla base dei dati messi in luce dall'indagine svolta da Luiss Business School Angelo Bassi, CEO & Founder Qoobi, ha messo in evidenza una necessità: «Quando gli imprenditori diventano consapevoli del fatto che il mondo del futuro sarà caratterizzato da grande competizione, allora si inverte la rotta sugli investimenti, dirigendoli su cultura, capitale umano fortemente qualificato e conoscenza». «Il futuro delle aziende è data driven - ha sottolineato ancora Bassi - Il dato dovrebbe far esplodere le capacità imprenditoriale degli italiani, nota in tutto il mondo. Il fiuto deve diventare sistemico e ciò è possibile utilizzando dati intelligenti, pensando a un sistema più evoluto di gestione aziendale. Se il 70% non fa analisi dei dati strutturati, non può conoscersi né conoscere il mondo che circonda l'azienda. E questo le rende scarsamente competitive». Secondo Qoobi la business data revolution parte da una nuova piramide della conoscenza. Alla base c'è la conoscenza del mercato, seguita da conoscenza del dato (business information), informazione consapevole (business intelligence) e capacità predittiva permessa dall'interazione con l'intelligenza artificiale. «Attraverso gli algoritmi Qoobi speriamo di offrire all'azienda maggiore consapevolezza attraverso dati qualitativi, accurati e profondi, che permettano di decidere velocemente, ma guardando verso la direzione giusta». Durante la tavola rotonda "Il dato intelligente come fattore di vantaggio competitivo dell’impresa" Giancarlo della Porta, Responsabile Relazioni Strategiche Qoobi, ha messo in luce l'urgenza di adottare misure che mettano al centro delle organizzazioni la business intelligence potenziata dall'intelligenza artificiale. «L'impatto di questi strumenti sulla competitività delle PMI potrebbe giovare anche al sistema Italia». L'incontro ha visto i saluti istituzionali di Renato Loiero - Consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Insieme a Giancarlo della Porta hanno dialogato anche Cristiano Dionisi, Presidente Piccola Industria, Unindustria, Davide Papa, CEO Gruppo Eco Liri Spa, e Guglielmo Carsana, CEO Helmon.

16 Settembre 2025

Al via il Wine Business Program promosso da Consorzio Italia del Vino e Luiss Business School

Il programma partirà il 15 settembre a Villa Blanc a Roma: 20 gli studenti selezionati, provenienti da diversi Paesi e percorsi accademici          Iniziano il 15 settembre le lezioni del Wine Business Program, il percorso formativo per giovani talenti motivati a intraprendere una carriera nel settore vitivinicolo, promosso dal Consorzio Italia del Vino in collaborazione con Luiss Business School, nella sede di Villa Blanc a Roma. I 20 partecipanti selezionati – 18 studenti italiani e 2 provenienti da Polonia e Kazakistan – hanno un’età media di 24 anni e percorsi accademici diversi: 7 sono laureandi triennali, 8 laureati triennali e 5 magistrali. “Siamo pronti a seguire la meravigliosa esperienza del Wine Business Program in collaborazione con Luiss Business School – dichiara Roberta Corrà, Presidente di Italia del Vino –. Sarà un bellissimo percorso per gli studenti, 20 giovani interessati a crescere nel nostro settore, ma anche per noi produttori che avremo l’opportunità di accompagnarli e di comprendere il loro approccio al vino”.            Le 37 giornate di formazione in aula si svolgeranno fino al 3 dicembre e saranno seguite da un tirocinio e un project work, tra gennaio e marzo 2026. Il progetto è sostenuto dalla testata statunitense Wine Enthusiast in qualità di key media partner e da Veronafiere come partner sostenitore.     “La nostra Faculty studia le complesse dinamiche del business e i relativi trend di cambiamento globale attraverso un’intensa attività di ricerca applicata ed il confronto costante, anche internazionale con le imprese, per fornire idee innovative e soluzioni manageriali – afferma Raffaele Oriani, Dean della Luiss Business School.  In un contesto di mercato particolarmente sfidante per il comparto vitivinicolo, è fondamentale accompagnare le aziende in un percorso di crescita e trasformazione capace di rafforzarne la competitività. Lo facciamo valorizzando, consolidando e trasferendo competenze per sviluppare un approccio manageriale aperto all’innovazione e capace di affrontare con consapevolezza e visione le sfide future”. Fondamentale sarà l’esperienza nelle aziende partner del Consorzio, dove gli studenti svolgeranno stage che permetteranno di vivere in modo immersivo il lavoro nelle imprese. Il Consorzio Italia del Vino raggruppa oggi 23 realtà che operano in 17 regioni vinicole italiane, coprendo una proprietà complessiva di 15mila ettari vitati e muovendo una forza lavoro totale di oltre 3.500 persone. Italia del Vino ribadisce così la propria missione: investire nei giovani talenti con un percorso formativo d’eccellenza grazie ad aziende simbolo di qualità. Media Vinamundi.it Alanews.it articolo Alanews.it Video

30 Giugno 2025

La fiscalità delle imprese in Italia: la ricerca Luiss Business School - 2025

Luiss Business School ha analizzato il funzionamento del sistema fiscale italiano applicato alle imprese, con l’obiettivo di comprendere se alcuni settori contribuiscono maggiormente alle entrate pubbliche rispetto ad altri ed identificarne le motivazioni. L’analisi economica e finanziaria condotta ha esaminato gli indicatori principali del bilancio delle prime 3.000 aziende operanti in Italia, classificate per settore di appartenenza. I comparti indagati comprendono agricoltura, alloggio e ristorazione, commercio (al dettaglio e all'ingrosso), costruzioni, settore immobiliare, informatica, servizi personali, telecomunicazioni, trasporti e utilities. Sono stati calcolati, tra gli altri, il carico fiscale complessivo rispetto al valore aggiunto[1] e il carico fiscale complessivo in relazione ai ricavi[2]. Per approfondire, accedi alla ricerca integrale. Scarica il report 2025 Scarica il report 2024 [1] Questo indicatore, rappresentato dal rapporto tra la somma delle imposte sul reddito (IRES e IRAP) e degli oneri sociali e il Valore Aggiunto, fornisce una misura del carico fiscale totale sostenuto dal settore. Il Valore aggiunto rappresenta la misura principale della capacità contributiva di un'azienda e indica il valore aggiunto dalla sua attività economica, cioè la differenza tra il valore della produzione e i costi intermedi. [2] Questo indicatore, calcolato come rapporto tra la somma delle imposte sul reddito e degli oneri sociali e i Ricavi delle vendite e delle prestazioni, offre una misura alternativa del carico fiscale complessivo. In particolare, si utilizza come base imponibile di riferimento la dimensione dell'attività economica dell’impresa approssimata dal livello dei ricavi.

10 Giugno 2025

“Hybrid cars: what else?”

Fare chiarezza nel complesso panorama delle auto ibride. È questo il tema al centro dell’evento “Hybrid cars: what else?” organizzato dall’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School che si terrà il prossimo 17 giugno, alle 10.30, a Villa Blanc. Durante il meeting verrà presentata la nuova ricerca dell’Osservatorio che  approfondisce la classificazione e le definizioni delle diverse tipologie di veicoli ibridi analizzando le implicazioni normative, regolamentari e i benefici connessi (fiscali, ambientali e di viabilità). AGENDA 10.30     Registrazione ospiti e welcome coffee 11.00     Saluti di benvenutoMatteo Caroli, Associate Dean for Sustainability and Impact e Responsabile Osservatori Luiss Business School 11.15     Presentazione Ricerca: Auto ibrida: c’è bisogno di chiarezzaLuca Pirolo, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Luiss Business SchoolFabio Orecchini, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Luiss Business School e Università Guglielmo MarconiNicola Desiderio, Luiss Business School 11.45     Tavola rotonda: Auto ibrida regina del mercato. Gli automobilisti hanno le idee chiare?Roberto Pietrantonio, Presidente UNRAEAlberto Santilli, Amministratore Delegato Toyota Motor ItaliaSimone Mattogno, Direttore Generale Auto Honda Motor Europe ItaliaFabio Pressi, CEO A2A E-Mobility Modera: Ilaria Salzano, Giornalista Repubblica Motori, Giurata italiana WWCOTY (Women's World Car of the Year) 13.15     Q&A Session 13:30     Light Lunch Per partecipare è necessaria l'iscrizione. REGISTRATI ORA      

17 Dicembre 2024

L'Automobile Sapiens piace agli italiani: sarà la regina del mercato

Presentata la nuova ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School: “Dall’Automobile Sapiens all’Automobilista Sapiens” La ricerca "Dall'Automobile Sapiens, all'Automobilista Sapiens - Reazioni, aspettative e timori nei confronti dell'auto della nuova specie ed analisi della sua diffusione sul mercato" dell'Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School analizza la percezione dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel settore automobilistico, concentrandosi sui fattori che influenzano l’accettazione e l’intenzione di utilizzo di sistemi IA integrati nei veicoli, e osserva analiticamente la diffusione del fenomeno Automobile Sapiens sul mercato, resa evidente dal numero di veicoli definiti da software (SDV) in arrivo nei prossimi anni. Reazioni, aspettative e timori nei confronti dell’auto della nuova specie La base per lo studio è rappresentata dal concept Automobile Sapiens, un modello teorico elaborato dall'Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School che rappresenta un’idea innovativa di veicolo dotato di tecnologie avanzate di IA, capaci di prendere decisioni autonome per migliorare la sicurezza, ottimizzare l’esperienza di guida e semplificare la gestione delle attività quotidiane. Per la ricerca è stato somministrato un questionario ad un campione rappresentativo di automobilisti, selezionato su una piattaforma online di provata affidabilità in ambito accademico e aziendale. Il campione analizzato comprende adulti di età compresa tra i 18 e i 60 anni (età media di circa 34 anni) ed è equamente distribuito per genere. Oltre il 57% dei partecipanti possiede una laurea, il 91,5% detiene o utilizza regolarmente un veicolo, il 32,4% ha familiarità con sistemi di guida assistita. Prima della compilazione del questionario, i partecipanti hanno visionato un video, generato dal gruppo di ricerca con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, che ha il compito di introdurre il concept di Automobile Sapiens: un veicolo ipotetico progettato per integrare tecnologie avanzate di IA, capaci di prendere decisioni autonome e migliorare sicurezza ed esperienza di guida. I risultati evidenziano una caratterizzazione numerica ben riconoscibile: più della metà dei potenziali utilizzatori si vede già pronta ad entrare nell'era dell'Automobile Sapiens. L'intenzione di utilizzo è manifestata da parte del 55,2% degli intervistati, mentre il 67,9% ha espresso un livello di familiarità medio-alto e otto su dieci (75,8%) hanno definito la tecnologia come altamente innovativa. La sicurezza emerge come un aspetto convincente, con il 53,5% di fiducia nella capacità di prevenire incidenti e il 62,3% di tranquillità sul fatto che l'Automobile Sapiens sia progettata per evitare collisioni. Questo - per un prodotto identificato chiaramente come rivoluzionario e ancora non disponibile nella sua interezza sul mercato - rappresenta indubbiamente un punto di partenza molto avanzato. Le resistenze sono legate al possibile alto costo di manutenzione e aggiornamento in caso di problemi tecnici o vulnerabilità informatiche, con l’83,2% degli intervistati che ha espresso preoccupazioni significative. Riguardo alla delega totale dal punto di vista decisionale, solo il 28% degli interpellati si è detto favorevole. Lo studio Automobile Sapiens delinea ostacoli e opportunità per integrare sistemi di intelligenza artificiale anche in altri settori, ponendo al centro il ruolo attivo e consapevole dell’utilizzatore. Analisi della diffusione sul mercato dell'Automobile Sapiens Il World Economic Forum (WEF) afferma che la capacità di calcolo destinata all’IA a livello globale sta raddoppiando ogni cento giorni. La Semiconductor Industry Association segnala, nel suo rapporto 2024, che l’automotive è salita dal 14% al 17% del mercato dei semiconduttori negli USA ed è l’unico settore a presentare un aumento (+15% sull'anno precedente). Tutto questo con un mercato mondiale dei semiconduttori valutato in 611 miliardi di dollari, 92 miliardi dei quali riguardano i chip AI by design, ovvero il 15%. In questo scenario altamente espansivo per l'IA, sono già undici le piattaforme lanciate sul mercato in Europa, progettate per essere alla base di modelli appartenenti alla famiglia degli SDV (Software defined vehicle - Veicoli definiti da software). Nei prossimi due anni se ne aggiungeranno almeno altre diciotto, numero destinato con ogni probabilità a crescere man mano che arriveranno ulteriori rivelazioni da parte dei marchi auto, visto che ben dodici di quelle già note sono programmate per l'arrivo su strada a brevissimo termine, entro il 2025. Le chatbot, cioè i software in grado di dialogare in forma scritta e parlata con l'utilizzatore, sono l’espressione attualmente più riuscita, semplice e diffusa dell’Intelligenza Artificiale all’interno di tutti i processi dell’industria automotive. Sono stati analizzati trentotto marchi auto e tutti propongono un assistente vocale proprietario a bordo e permettono di utilizzare in vettura Google Assistant e Siri. Ben tredici permettono ad Alexa di accedere e comandare funzioni di bordo all’interno della stessa vettura, sei marchi utilizzano (o possono utilizzare) Alexa built-in (incorporato e delegato dal sistema), cinque Google Assistant built-in. Sono quattro le case che associano ai loro assistenti vocali un avatar e quattordici quelle che già incorporano ChatGPT. La crescita dell’Intelligenza Artificiale sta, inoltre, portando nuovi concetti e nuovi approcci nello sviluppo dei sistemi di sicurezza a bordo dell’Automobile Sapiens: si prevede che il giro d’affari per i sistemi di In-Cabin Sensing crescerà dagli attuali 2,5 miliardi di dollari a 6-8 miliardi entro il 2030, anche sotto la spinta di standard di omologazione sempre più severi. 16/12/2024

13 Dicembre 2024

DigiWork, la piattaforma nata per rendere reale l’Industria 5.0

L’innovazione tecnologica richiede reskilling e upskilling delle persone nelle organizzazioni. Un progetto presentato in Luiss Business School mira a colmare questo gap L'Industria 5.0 è arrivata. Il potenziale della quinta rivoluzione industriale (5IR) risiede nella fusione di tecnologie digitali, fisiche e biologiche che promettono di aumentare il benessere della società in tutte le direzioni. Questa integrazione rappresenta un futuro in cui "persone e macchine lavorano in modo sinergico". Questo cambiamento impatterà sia le aziende private sia quelle pubbliche, richiedendo nuove competenze che attualmente mancano alle organizzazioni. Dell'impatto del nuovo approccio tecnologico e del necessario upskilling e reskilling si è occupato il progetto DigiWork, presentato alla Luiss Business School. Realizzato in collaborazione con sei partner europei, la ricerca si è focalizzata sull'analisi dei gap e quindi dei fabbisogni necessari negli attuali processi lavorativi in Europa. “L’obiettivo della ricerca è quello di migliorare e potenziare i curricula delle università sui temi della digital transformation, dell'industria 4.0 e 5.0, ma anche di soddisfare un'esigenza emergente delle imprese. Infatti, richiedono nuovi profili professionali andando a fare upskilling e reskilling della forza lavoro già presente nelle organizzazioni”, ha sottolineato Nunzio Casalino, coordinatore scientifico del progetto DigiWork. Il progetto è centrale nell’attività di ricerca di Luiss Business School. Come ha spiegato Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability, “i programmi europei sono realizzati con partner internazionali, coerentemente con la vocazione della Luiss Business School all'internazionalizzazione. Inoltre, il tema delle tecnologie digitali è al centro delle attività di ricerca e di quelle formative della Luiss Business School”. DigiWork: i dettagli del progetto DigiWork è un progetto di ricerca che ha coinvolto partner da Polonia, Italia, Bulgaria, Spagna, Lettonia e Slovacchia, di cui tre università e tre società di consulenza organizzativa. Lo studio ha elaborato un dettagliato rapporto sullo stato dell'arte di Industria 4.0 e sulle tendenze dei Paesi Ue sull'utilizzo della digitalizzazione ai processi lavorativi. Durante il primo anno del progetto è stata condotta dai partner una specifica attività di ricerca sull’identificazione di competenze innovative e sulle migliori pratiche nell’adozione delle tecnologie digitali per migliorare l'occupabilità, la flessibilità e le competenze di lavoratori e studenti universitari e per sviluppare approcci digitali efficaci basati sul lavoro. Sulla base della ricerca effettuata nelle 6 nazioni, i partner hanno poi sviluppato un programma adatto alla formazione online sia in ambito accademico che professionale nell'area di Industria 4.0 e digital transformation. È stata quindi creata un'offerta formativa articolata su sei percorsi formativi con 18 innovativi moduli didattici. Obiettivo: migliorare e diffondere conoscenze specifiche anche per professori, ricercatori e studenti delle università, tenendo conto e supportando l’offerta didattica attuale con contenuti sull'impatto organizzativo delle nuove tecnologie nei processi di lavoro e in ambienti aziendali reali. Le competenze richieste per la quinta rivoluzione industriale Saranno sempre più richieste nuove figure professionali quali esperti di progettazione di ambienti di lavoro, responsabili di flussi di lavoro digitali, specialisti di sistemi di workflow digitali, esperti di sistemi di manutenzione predittiva, esperti di robotica collaborativa, esperti di strategie di gestione del cambiamento, specialisti di sistemi di realtà virtuale, esperti di sistemi per la gestione dell'esperienza utente, specialisti in sistemi di simulazione virtuali per l’addestramento delle risorse umane. “DigiWork si è focalizzato sull’analisi dei gap nelle organizzazioni sul corretto utilizzo delle tecnologie digitali più avanzate a supporto dei processi di business, proponendo anche nuovi approcci al lavoro e mettendo a disposizione, tramite appositi moduli formativi, competenze necessarie che saranno sempre più necessarie in Europa – ha continuato Casalino – Tali esigenze stanno emergendo sempre più sia dalle aziende che dalle pubbliche amministrazioni, al fine di rendere più efficienti i processi lavorativi, specialmente sulla corretta adozione ed uso di tecnologie come Intelligenza artificiale generativa Internet of Things (IoT), Machine Learning, Cloud Computing, Cognitive Computing, Big Data, Robotica collaborativa per supportare i processi di produzione e di line” I percorsi disponibili in DigiWork La piattaforma di apprendimento DigiWork è disponibile online. Al suo interno integra contenuti e strumenti per l'apprendimento, oltre a funzioni di collaborazione e risorse aggiuntive. In particolare, sono state predisposti strumenti di valutazione delle competenze necessari per proporre, gestire e valutare progetti aziendali di trasformazione digitale. Percorso 1: Dati P1-C1: Protezione dei dati e della privacy nei servizi digitali. Norme europee sulla protezione dei datiP1-C2: Valutazione dei dati aziendali e gestione dei big dataP1-C3: Gestione, integrazione e analisi dei dati all'interno delle organizzazioni e tra le organizzazioniP1-C4: Gestione dei dati Percorso 2: Flusso di lavoro 4.0 P2-C1: Smart working e tecnologie abilitanti la digitalizzazione nei processi aziendali P2-C2: Sistemi di gestione documentale e digitalizzazione dei flussi di lavoro P2-C3: Gestione, integrazione e analisi dei dati all'interno e all'esterno delle organizzazioni Percorso 3: Da zero all'Industria 4.0 P3-C1: Governance della digitalizzazione nella produzione e nei luoghi di lavoro P3-C2: Integrazione digitale per gli asset produttivi ed i servizi online P3-C3: Inefficienze e rischi del digitale negli ambienti di lavoro Percorso 4: Fabbrica intelligente avanzata P4-C1: Manifattura additiva P4-C2: Robotica avanzata e collaborazione uomo-robot P4-C3: Integrazione di sistemi di automazione e fabbriche intelligenti Percorso 5: Industria 4.0: Vantaggi e sfide P5-C1: Risparmio energetico e impatto ambientale dei sistemi di produzione P5-C2: Realtà virtuale e aumentata P5-C3: Ripensare il lavoro, job crafting e lean team virtuali Percorso 6: Interazione uomo-macchina e tecnologie di smart computing P6-C1: Internet of Things (IoT) in combinazione con sistemi di connettività mobile avanzata (5G) P6-C2: Interazione uomo-macchina, interfacce tattili e GUI accessibili P6-C3: Intelligenza artificiale e sistemi esperti 12/12/2024

08 Luglio 2024

Networking Day, un momento unico per mostrare quanto vali

Il prossimo appuntamento riservato agli studenti MBA Full Time si terrà il 9 luglio. Parola d’ordine: creare relazioni Tanti incontri con aziende multisettore e i loro responsabili HR per coltivare una capacità molto preziosa, al di là di un buon curriculum: il networking. È questo lo scopo del Networking Day di Luiss Business School. Organizzato dal Career Service, come ogni anno si tiene a Villa Blanc, a Roma, per permettere ad imprese e studenti di costruire relazioni, il carburante fondamentale per una carriera di successo. Silvia Ticolpe, responsabile del Career Service, spiega come funziona il Networking Day e come sfruttarlo al meglio. Cos’è il Networking Day? Si tratta di una giornata in cui un gruppo di aziende di settori diversi viene invitato a Villa Blanc per veri e propri “speed date” lavorativi: 30 minuti in cui raccontarsi e sviluppare relazioni, che favoriscono l’ingresso nel mercato del lavoro. Come funziona questa giornata speciale del campus? La giornata si svolge in modo innovativo, rispetto alle tipiche job fair: ogni studente ha la possibilità di essere intervistato da tutte le aziende presenti, grazie ad un’agenda articolata che viene costruita ad hoc e condivisa nei giorni precedenti. L’evento prevede anche un pranzo informale, che diventa un’ulteriore occasione di incontro e scambio. Qual è il valore aggiunto di un’iniziativa come il Networking Day? Intendiamo questa giornata come un “allenamento al networking”, che rappresenta per gli studenti MBA Full-Time una importante leva di rilancio del proprio percorso professionale. Le Business School mettono in collegamento il mondo delle imprese con gli studenti. In cosa il Networking Day di Luiss Business School è unico? Il nostro Networking Day, in una sola giornata, permette centinaia di colloqui con realtà afferenti a settori estremamente diversi tra loro. Questa varietà consente agli allievi di abbracciare nuove prospettive e ampliare i propri orizzonti professionali. 08/07/2024

02 Luglio 2024

La fiscalità delle imprese in Italia: la ricerca Luiss Business School

Luiss Business School ha analizzato il funzionamento del sistema fiscale italiano applicato alle imprese, con l’obiettivo di comprendere se alcuni settori contribuiscono maggiormente alle entrate pubbliche rispetto ad altri ed identificarne le motivazioni. L’analisi economica e finanziaria condotta ha esaminato gli indicatori principali del bilancio delle prime 3.000 aziende operanti in Italia, classificate per settore di appartenenza. I comparti indagati comprendono agricoltura, alloggio e ristorazione, commercio (al dettaglio e all'ingrosso), costruzioni, settore immobiliare, informatica, servizi personali, telecomunicazioni, trasporti e utilities. Sono stati calcolati, tra gli altri, il carico fiscale complessivo rispetto al valore aggiunto[1] e il carico fiscale complessivo in relazione ai ricavi[2]. Per approfondire, accedi alla ricerca integrale. Accedi alla ricerca integrale [1] Questo indicatore, rappresentato dal rapporto tra la somma delle imposte sul reddito (IRES e IRAP) e degli oneri sociali e il Valore Aggiunto, fornisce una misura del carico fiscale totale sostenuto dal settore. Il Valore aggiunto rappresenta la misura principale della capacità contributiva di un'azienda e indica il valore aggiunto dalla sua attività economica, cioè la differenza tra il valore della produzione e i costi intermedi. [2] Questo indicatore, calcolato come rapporto tra la somma delle imposte sul reddito e degli oneri sociali e i Ricavi delle vendite e delle prestazioni, offre una misura alternativa del carico fiscale complessivo. In particolare, si utilizza come base imponibile di riferimento la dimensione dell'attività economica dell’impresa approssimata dal livello dei ricavi.

20 Gennaio 2022

Libia, Boccardelli: «Comprendere storia e sviluppo fondamentale per investire nel Mediterraneo»

Qual è la posizione dell'Italia? A che punto sono i rapporti con i “vicini” del Mediterraneo? Alcune risposte arrivano dall'incontro organizzato a Villa Blanc per presentare il libro di Leonardo Bellodi L’ombra di Gheddafi Gli storici legami con la sponda nord-africana del Mediterraneo, da soli, non bastano più. Gli scenari e il peso degli attori in questo bacino sono cambiati. «Per questo, nella formazione della classe dirigente non può mancare la comprensione di alcune dinamiche geopolitiche di Libia e Mediterraneo, prerequisiti necessari per orientare al meglio gli investimenti nella regione». A sostenerlo è Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, in occasione della presentazione del libro di Leonardo Bellodi “L’ombra di Gheddafi”. L'incontro, organizzato a Villa Blanc, Roma, nell’ambito della serie “Appunti per l’interesse nazionale” in collaborazione con l’Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence, è stato l'occasione per fare il punto sul futuro ruolo dell'Italia in questo scenario. I numeri del Mediterraneo Circa un miliardo di persone gravita attorno a questo bacino marittimo. Di questi, quasi la metà è nel Middle East and North Africa (MENA). Il Pil generato è equivalente a quello della Germania (dato 2019). Il principale investitore in quest'area è la Cina. Ma anche l'Italia gioca una sua partita. I forti legami diretti che le imprese italiane hanno con la regione sono superiori di quelli realizzati da altri Paesi dell'Unione Europea. In quest'area, le altre nazioni dell'Ue destinano l'1,5% dei capitali investiti all'estero, mentre le imprese italiane – tra cui spiccano nomi di rilievo come Eni – si attestano al 10%. Circa 2000 imprese, situate in questa zona del Mediterraneo, hanno ricevuto capitali italiani, pari al 6% delle imprese italiane con partecipazioni all'estero, generando un fatturato pari a 26 miliardi di euro. La distribuzione dei capitali italiani è concentrata in 7 Paesi: Turchia, Libia, Arabia Saudita, Egitto, Algeria, Tunisia e Marocco. «È chiaro, dunque, che l'area del Mediterraneo ha un rilievo particolare per l'Italia»ha sottolineato Boccardelli. Il ruolo dei Paesi extra UE nel Mediterraneo Guardando al ruolo che i Paesi extra europei stanno giocando in quest'area, Leonardo Bellodi, Senior Advisor, Libyan Investment Authority e autore del libro, spiega che quanto successo ai tempi di Gheddafi determina ciò che sta succedendo oggi, come l'intervento della Russia. «Non esistono amici o nemici perenni: esistono interessi permanenti e per noi l'interesse non può che essere la Libia». «Lo sbocco naturale delle politiche di espansione di Cina, Turchia, Russia, sia per porti economici, ma soprattutto per materie prime, è il Mediterraneo – spiega Adolfo Urso, Presidente, COPASIR – Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – La contesa più importante sta avvenendo lì, a supporto della transizione ecologica e digitale. L'Italia deve esserci, la propria indipendenza dipende da questo: dall'approvvigionamento delle materie prime per essere protagonisti nella competizione economica globale». «In questa fase si aprono per il nostro Paese opportunità di convergenza con altri paesi europei e con gli Stati Uniti – rimarca Lucio Caracciolo, Direttore e Fondatore, Limes – In questo modo si possono compensare quei limiti di sovranità ereditati dalla Seconda guerra mondiale senza dover compiere atti di autolesionismo. La Brexit ha soprelevato il peso dell'Italia in Europa, condizione che ha portato gli amici francesi a proporre al nostro Paese il Trattato del Quirinale che, per la prima volta, ci permette di avere un rapporto molto stretto nell'area del Mediterraneo nord-africano. I passi successivi dovranno mirare a compiere atti positivi nell'interesse comune e a cercare mediazione. Dobbiamo ritornare ad essere soggetto credibile e non oggetto di questa sovranità. Se l'Italia resterà a guardare, non potremo lamentarci che il nostro giardino di casa sia oggetto di manovre altrui». Il ruolo dell'Italia nel futuro della Libia Se il legame fra Italia e Libia è intessuto a doppio filo nella storia, è necessario però porsi un'importante domanda. «Qual è il posto dell'Italia nella storia della Libia? Quale strategia l'Italia deve adottare nell'immediato? Secondo Bellodi mai come adesso l'Italia è nelle condizioni di esercitare un ruolo determinante – sottolinea Gianni Letta, Presidente Onorario, Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence – anche grazie all'autorevolezza del Presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha fatto proprio qui il suo primo viaggio internazionale. L'Italia è nelle condizioni di esercitare un ruolo determinante negli equilibri di questa zona, per salvaguardare interessi contingenti, ma anche per la posizione storica di ponte tra le due sponde del Mediterraneo». Il nuovo ruolo dell'Italia nel bacino del Mediterraneo inizia dalla consapevolezza degli obiettivi nazionali. «Saremo anche un Paese a sovranità limitata, ma nel Mediterraneo abbiamo sempre avuto grande capacità di mediazione e di influenza – spiega Cesare Maria Ragaglini, Già Rappresentante d’Italia, Organizzazione delle Nazioni Unite – Il problema è che più che equilibri, ci sono molti disequilibri. Dovremo adeguarci a questa nuova situazione, sapendo dove vogliamo andare e come». RIVEDI IL WEBINAR 20/01/2022

20 Luglio 2021

Aziende come comunità: il futuro dello smart working

Formazione, leadership e senso per le persone: sono queste le nuove sfide per riconnettere le aziende ai propri dipendenti e creare un lavoro a distanza davvero intelligente, senza perdere il valore del ritrovarsi in presenza Lo smart working ha cambiato il modo di lavorare. Diventati più flessibili sul fronte spazio-temporale, i lavoratori sembrano non avere più motivi per ritornare in ufficio, sacrificando la socialità e la creatività collettiva che solo lo spazio condiviso può dare. Tre le direttrici su cui investire per riconnettere le aziende come vere e proprie comunità: formazione, leadership e senso per le persone. È quanto è emerso durante il webinar “Ri-connettersi: come riparte il lavoro smart dopo la pandemia. Persone, spazi, creatività” organizzato da Luiss Business School in collaborazione con Oracle – società leader nella tecnologia, che si è distinta anche recentemente per l’efficacia delle sue soluzioni cloud HCM (Human Capital Management) nella cura e gestione delle risorse umane, anche da remoto - e tenutosi il 15 luglio. Smart working: cosa è successo durante la pandemia Se in passato lo smart working era considerata una bizzarria da Silicon Valley, la pandemia ha messo faccia a faccia con tutti i suoi vantaggi e criticità. Superata la confusione tra remote working, home working e smart working, la popolazione ha sperimentato i lati positivi del lavoro da casa, dalla sostenibilità ambientale ai benefici in termini di work-life balance. Tra le insidie da superare c'è stato l'over working che alcune aziende hanno tenuto a bada con un'adeguata netiquette. A valle dei lunghi mesi in cui i processi organizzativi sono forzatamente cambiati per necessità, si è iniziato a parlare anche di working from anywhere, delle sue potenzialità e degli interventi a supporto per la sua realizzazione. «I lavoratori si sono scoperti molto produttivi, e spesso anche di più, anche fuori dagli uffici – ha spiegato Monica Parrella, Adjunct Professor Luiss Business School – Per questo i datori di lavoro hanno bisogno di far comprendere che esistono buone ragioni anche per tornare in parte a lavorare nelle ordinarie sedi di lavoro. Se è vero che il lavoro individuale si fa benissimo e forse meglio da casa, è soprattutto attraverso le interazioni  fisiche che si  innova,  si cresce, si impara gli uni dagli altri. Per questo vanno riprogettati gli uffici. Lo smart working è in transizione e non esiste una soluzione unica. La sfida è manageriale e di leadership». Pandemia, sanità e digitale: verso lo smart patient Un esempio delle grandi potenzialità legate allo smart working lo ha offerto il settore sanitario. Dall'inizio della pandemia sono state avviate visite d'emergenza su piattaforme online, lavori in team dislocati in più luoghi diversi e la stessa campagna vaccinale senza il digitale non avrebbe preso avvio facilmente. Abbiamo assistito anche alla nascita del problem networking, cioè la capacità di risolvere problemi in un network che non è più dentro l'organizzazione, ma fuori o anche a metà strada. Lo ha osservato Daniele Piacentini, Direttore Risorse Umane Policlinico Gemelli. «Per fare smart working ci sono quattro elementi essenziali: lo smart worker, ancora da costruire, lo smart office, gli smart leader, adattivi e inclusivi, ma soprattutto gli smart patient – ha sottolineato Piacentini, aggiungendo – Rendere emotivamente piacevole l’interazione digitale nella relazione con i pazienti sarà la prossima sfida della sanità». Leadership e formazione: strategie vincenti Ma la vera tecnologia restano le persone: cambiare mindset e attitudeè necassario per realizzare la digital transformation nell’organizzazione del lavoro. A dimostrare questa teoria durante la pandemia è stata la classe dirigente, soprattutto nei casi in cui dirigenti e i manager hanno esercitato prevalentemente la cultura del controllo e dell'over working per monitorare la produttività. In alcuni ambiti come la Pubblica Amministrazione, dove le carenze sulla digitalizzazione sono più ampie, c'è chi è stato lasciato indietro senza essere recuperato.  «Già prima della pandemia la Regione Lazio si è occupata di smart working, inquadrandolo nella trasformazione digitale, anche come organizzazione agile – ha spiegato Alessandro Bacci, Direttore Affari istituzionali, Personale e Sistemi Informativi della Regione Lazio – Ma durante la pandemia ci siamo trovati ad affrontare l'incapacità di alcuni nostri capi nel trattare i dipendenti a distanza. La formazione sarà indispensabile per realizzare il cambiamento che permetterà di superare la cultura dell’ufficio tradizionale e del modello comando-controllo». Condividere valori e obiettivi dell'azienda diventa cruciale per uno smart working efficace ed inclusivo. Ma non esiste smart working senza remote leadership. Nelle forme ibride di lavoro in presenza e da remoto saranno necessari capi team capaci di gestire persone in presenza e a distanza. «La leadership diffusa sarà fondamentale. Connettersi, ispirare e innovare sono i tre concetti chiave che guideranno il ritorno in ufficio. I leader dovranno essere dei community manager, animatori delle loro comunità. È in questo scenario che la formazione diventa indispensabile», ha sottolineato Rossella Gangi, Direttrice Risorse Umane WINDTRE. «In Terna abbiamo concepito un programma in sette cantieri per trasformare l'emergenza in cambiamento – ha sottolineato Emilia Rio, Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Terna – nuova leadership, people care, metodo di ascolto, semplificazione, sostenibilità, digitalizzazione, riprogettazione degli spazi. Il digitale amplia i confini e può diventare disorientante: la nostra sfida è comprendere dov'è quel confine, cosa possiamo fare e permettere che le persone diventino consapevoli. In questo contesto abbiamo una grande opportunità di crescita responsabile delle nostre persone». Il futuro dello smart working La legislazione vigente sembra sufficientemente garantista sul fronte del diritto alla disconnessione e over working per gli impiegati. Le aziende si augurano che non ci siano interventi restrittivi per poter sfruttare appieno tutte le potenzialità dello smart working, impegnandosi a trasmettere una vision che faccia sentire tutelato il lavoratore dalle “invasioni” digitali nella sfera privata. «Le persone devono stare al centro – ha spiegato Andrea Langfelder, Human Capital Management Strategy Leader di Oracle Italia, che ha anche portato casi concreti di aziende che proprio grazie alle applicazioni Oracle Cloud hanno saputo rendere più semplice, piacevole e produttiva l’esperienza di lavoro delle proprie persone in questo periodo, come ad esempio illycaffè, Mondadori, Poste Italiane – Saranno sempre le persone a fare la differenza insieme alle capacità di leadership. La tecnologia è solo un facilitatore, che ci ha permesso di continuare a vivere e fare business, oltre a trovare un nuovo e migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata». RIVEDI IL WEBINAR 20/07/2020

18 Marzo 2021

Leader for Talent con Claudio Costamagna, Presidente esecutivo di CC & Soci

Claudio Costamagna, Presidente esecutivo di CC & Soci, banchiere e dirigente d'azienda italiano, Presidente di Cassa depositi e prestiti da luglio 2015 a luglio 2018 e attualmente Presidente esecutivo di CC & Soci, ha incontrato gli studenti dei master Luiss Business School nell’ambito della serie “Leader for Talent #L4T”. L’iniziativa mette a confronto a confronto i talenti in aula con i leader del nostro tempo, per un’opportunità unica di condivisione e apprendimento, in una cornice interattiva ed esclusiva. I fattori che determinano una carriera di successo e i cambiamenti culturali del capitalismo familiare italiano per la ripartenza del Paese sono stati i temi al centro dell’incontro. RIVEDI IL WEBINAR Costruire una carriera di successo: quali consigli? Sono tre i fattori imprescindibili per costruire una carriera di successo. Innanzitutto, la passione, in cui il ruolo dell’università è fondamentale per scoprirla e poi lasciarsi guidare nelle scelte professionali. Non è possibile dedicarsi bene al proprio lavoro senza passione. Avere passione significa anche mettersi in discussione quando si ha successo, ponendosi nuove domande per non dare risposte automatiche. Secondo fattore è la reputazione, che ci anticipa prima che le persone ci conoscano. Bisogna lavorare sulla reputazione sin da piccoli e fare scelte in base all’impatto che deriverà sulla reputazione. Terzo fattore è la fortuna, come attitudine alla vita. Ritenersi una persona fortunata porta la fortuna al proprio tavolo, favorisce la reputazione e aiuta a sviluppare le proprie passioni. Le grandi opportunità nascono dalle crisi: qual è la ricetta per la ripartenza del Paese? Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale che riguarda specialmente il capitalismo familiare che caratterizza la nostra economia. Questa trasformazione è in realtà già in corso: se fino a 10 anni fa il passaggio generazionale era automatico, oggi questo automatismo non è più scontato e altri fattori diventano dirimenti nelle decisioni legate alla successione, come la passione e le competenze per diventare imprenditori. Questo cambiamento si concretizza inoltre in una maggiore apertura del capitale alla borsa e al private equity, per invertire la rotta da una crescita fatta sul debito, che non è sana. Queste trasformazioni permetterebbero al Paese di avere aziende più grandi e competitive, perché aprire il capitale è la strada per fare acquisizioni e investire in tecnologie. Qual è il futuro dei business model bancari? Il modello di business delle banche retail tende oramai ad essere superato dalle startup e dal fintech: la grande banca non sempre ha la capacità di evolvere in questa direzione e sviluppare al proprio interno queste soluzione è una grande sfida. I modelli delle banche di investimenti sono invece più flessibili, ma in generale tutto il sistema bancario dovrebbe fare una riflessione su come reinventarsi investendo in questi settori. A differenza dei Paesi vicini e con economie simili alla nostra, facciamo fatica a costruire una classe dirigente? Le nostre aziende avrebbero senz’altro bisogno di leader più coraggiosi, che ambiscano a diventare leader internazionali. Dal punto di vista manageriale invece, troviamo sempre italiani in posizioni di vertice all’estero: ciò dimostra che i nostri talenti non trovano possibilità di crescita nel Paese. Dovremmo quindi ripensare alle leve che ci permettano di valorizzare e trattenere questa classe manageriale, oltre che di giudicare diversamente il merito. RIVEDI IL WEBINAR 18/03/2021

09 Marzo 2021

Leader for Talent con Melissa Ferretti Peretti, AD American Express Italia

Melissa Ferretti Peretti, AD American Express Italia, ha incontrato gli studenti dei master Luiss Business School nell’ambito della serie "Leader for Talent #L4T". L’iniziativa mette a confronto a confronto i talenti in aula con i leader del nostro tempo, per un’opportunità unica di condivisione e apprendimento, in una cornice interattiva ed esclusiva. Le doti e le attitudini di leader e talenti, tra coraggio, ambizione e capacità di motivare, e come l’accelerazione digitale ha ridisegnato gli equilibri aziendali e l’esperienza dei clienti sono stati i temi al centro dell’incontro. RIVEDI IL WEBINAR Quali caratteristiche identificano un leader? Tra le caratteristiche principali di un leader c’è il coraggio, come forza di uscire dalla propria zona di comfort e affrontare nuove sfide. Un leader è pronto e determinato ad assumersi le responsabilità delle proprie decisioni affrontandone le conseguenze. Un leader inoltre non si sente mai arrivato, resta umile ed è sempre disposto a imparare. È fondamentale che un leader sappia motivare il proprio gruppo di lavoro: da questo punto di vista, credere nella mission aziendale rende anche più semplice riuscire a trasmetterla al team. Leadership al femminile: quali sono i tratti essenziali? A mio parere non ci sono tratti che caratterizzano una leadership femminile. Ci sono buoni leader e cattivi leader. Quali sono i tuoi consigli per raggiungere posizioni apicali in azienda? È indispensabile liberare la parola ambizione dalla connotazione tendenzialmente negativa che spesso la circonda, soprattutto tra le donne. Si pensa che l’ambizione sia un termine estremamente egoistico e autoreferenziale, invece avere fiducia in sé stessi ed essere consapevoli che si può arrivare dove si vuole è un motore fondamentale per chi vuole crescere. Per realizzare i propri sogni bisogna addentrarsi in territori sconosciuti: per questo è necessario non temere di cimentarsi in campi in cui non si è super competenti, chiedendosi cosa si può imparare. Come scegli un talento che possa entrare far parte del tuo team? L’aspetto fondamentale in un talento è il “grow mindset”. È una questione di attitudine: i professionisti che pensano di poter sempre imparare e non vedono l’ora di uscire dalla propria area di comfort per mettersi in discussione hanno senz’altro una marcia in più. In base alla tua esperienza, in che modo è possibile mantenere una posizione di leadership? Oltre a essere capaci di mettersi sempre in gioco, è fondamentale circondarsi di persone competenti in settori diversi, da cui poter imparare senza la paura che qualcuno ci possa scalzare. Un leader non deve necessariamente conoscere tutto, ma deve sicuramente saper motivare validi collaboratori e indirizzarli per riuscire a raggiungere gli obiettivi. Come si declina la trasformazione digitale per American Express in Italia? Nell’approccio alla trasformazione digitale, due sono le traiettorie in cui sta investendo e crescendo American Express in Italia.  Da un lato c’è lo sviluppo di tecnologie e servizi con l’obiettivo di migliorare il rapporto con i clienti, quindi investimenti per potenziare i processi di on boarding e partnership con nuovi player tecnologici per cogliere le opportunità dell’online banking. Ulteriori investimenti riguardano lo sviluppo di esperienze mobile first: l’Italia è il Paese con la penetrazione di smartphone più elevata in Europa e la direzione verso cui stiamo puntando è permettere a tutti i clienti di accedere in tempo reale a tutti i servizi tramite l’app American Express, in modo sicuro, semplice e immediato. L’altro aspetto è la digitalizzazione del lavoro in American Express, con l’accelerazione dovuta alla pandemia. American Express aveva già introdotto lo smart working nel 2015 e i nuovi investimenti sono stati necessari per garantire la sicurezza, mantenere inalterati gli standard del servizio e un livello di engagement molto alto, con un focus sulle priorità strategiche. È stata arricchita la formazione per i dipendenti e sono stati messi a disposizione servizi di well being e telemedicina. Questa evoluzione del modo di lavorare sarà uno degli effetti più duraturi della pandemia e sarà fondamentale trovare il giusto equilibrio tra interazione umana e smart working. RIVEDI IL WEBINAR 9/3/2021

07 Febbraio 2021

La sovranità nell’era del Covid-19: il webinar Luiss Business School

Come è cambiato il concetto di sovranità al tempo della globalizzazione e dei sovranismi? E cosa significa sovranità ai tempi del Covid, quando le restrizioni della libertà personale hanno materializzato “la presenza del Sovrano con tutta la forza dello ius imperii per penetrare con irruenza nelle nostre vite”? A partire dalle riflessioni del libro “La nuova sovranità. Un saggio” di Leonardo Bellodi se ne è discusso a un webinar organizzato da Luiss Business School per il ciclo “Appunti per l interesse nazionale”, in collaborazione con l Associazione “Davide De Luca – Una vita per l Intelligence”. A introdurre i lavori, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School: “Io credo che, per la comunità Business School, questo tema della nuova sovranità e di come debba evolvere in un quadro di cooperazione internazionale nuova sia davvero un’area di grande interesse a cui guardare con attenzione”, ha sottolineato. Secondo il Presidente Onorario Associazione Davide De Luca, Gianni Letta, oggi è necessario un ripensamento dell’ordine internazionale dei rapporti multilaterali, non solo in campo economico: “Il cambiamento del concetto di sovranità, le tensioni internazionali e le nuove dimensioni delle globalizzazioni impongono un ripensamento del modo di intendere le relazioni tra gli stati e come coordinarle per un nuovo concetto di relazioni internazionali”. Oggi “c’è da riscrivere una formula di multilateralismo che non puo essere basata su teorie globaliste”, ha spiegato il ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola: “La nuova sovranità si basa sulla presenza del concetto di interdipendenza come concetto fondamentale ma non può non lasciarsi alle spalle un principio di non interferenza che non ci porterebbe a riorganizzare un modello multilaterale interessante per il nostro interesse nazionale”. Parlando di sovranità oggi non si può non parlare di sovranismo. Secondo il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, “se i nazionalismi si trasformano in sovranismi e i sovranismi in egoismi, vuol dire che abbiamo fallito. In questo caso – ha spiegato – bisogna mettere in campo i nostri valori e le nostre radici e come declinarle nel contemporaneo”. “Da una parte il Covid ci ha dimostrato che i sistemi nazionali non sono sufficienti di fronte a un evento di simile portata, dall’altra dobbiamo rivolgerci al sistema di approvvigionamento nazionale”, ha spiegato Paola Severino, Vice Presidente Università Luiss Guido Carli. Per Giampiero Massolo, Presidente Fincantieri, oggi viviamo un paradosso: “Mentre cresce l’esigenza di avere Stati integri ed efficienti, come è successo col Covid, gli Stati si sgretolano sotto la spinta di attori che portano alla destrutturazione della sovranità”, ha spiegato. Secondo Leonardo Bellodi, “lungi dall’essere destinata all’estinzione la sovranità può uscire rafforzata ed esaltata dalla crisi d identità imposta dal virus, nel momento in cui si fa carico di un più vasto sistema di valori e di responsabilità nei confronti dell'umanità” RIVEDI IL WEBINAR   7/2/2021

13 Novembre 2020

Appunti per l’interesse nazionale: il nuovo atlante del mondo

Un webinar organizzato nell’ambito del ciclo "Appunti per l’interesse nazionale", con Franco Bernabè, Presidente Cellnex Telecom, Maurizio Molinari, Direttore la Repubblica, e Fabrizio Palermo, Amministratore Delegato e Direttore Generale Cassa Depositi e Prestiti. Introdurrà i lavori Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence. RIVEDI IL WEBINAR     Il 1 dicembre alle 17.30 con Franco Bernabè, Presidente Cellnex Telecom, Maurizio Molinari, Direttore la Repubblica e Fabrizio Palermo, Amministratore Delegato e Direttore Generale Cassa Depositi e Prestiti, si terrà un nuovo appuntamento dei webinar organizzati nell’ambito del ciclo "Appunti per l’interesse nazionale", in collaborazione con l’associazione "Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence". Un’opportunità unica per confrontarsi sul futuro degli equilibri internazionali anche alla luce dell’esito del voto USA 2020 e sulle partnership nelle relazioni politiche, economiche e commerciali, per cogliere le opportunità del digitale e delineare nuove strategie di fronte all’evoluzione di una società globalmente connessa. Introdurrà i lavori Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence. AGENDA  Interventi istituzionali Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence Ne discutono: Franco Bernabè, Presidente Cellnex Telecom Maurizio Molinari, Direttore la Repubblica Fabrizio Palermo, Amministratore Delegato e Direttore Generale Cassa Depositi e Prestiti Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI  RIVEDI IL WEBINAR 13/11/2020

09 Luglio 2020

Il Piano Transizione 4.0: le nuove agevolazioni fiscali

Il credito d’imposta per ricerca, sviluppo, innovazione, design e per l’acquisto di beni strumentali RIVEDI IL WEBINAR   In collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico Il Piano Transizione 4.0 è il progetto del Ministero per lo Sviluppo Economico che disegna una nuova politica industriale per il Paese, in cui innovazione, investimenti green e sostenibilità, creatività e design sono imprescindibili motori per la ripartenza. La Legge di Bilancio 2020 contiene le misure del Piano e amplia in particolare le agevolazioni economiche a sostegno della trasformazione digitale delle imprese, rispetto al precedente piano “Industria 4.0”. Il webinar illustrerà le principali misure fiscali introdotte con il nuovo Piano e la legge di Bilancio e in che modo il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design, il credito d’imposta formazione 4.0, il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali incentivano e supportano la crescita e la competitività delle nostre imprese. PROGRAMMA Introduzione dei lavori Luca Olivari, Adjunct Professor e Project Leader Business Consulting Area, Luiss Business School Interventi  Il credito d’imposta per i beni strumentali Marco Calabrò, Dirigente Divisione IV – Politiche per l’innovazione e per la riqualificazione dei territori in crisi, Direzione Generale per la politica industriale l’innovazione e le PMI, Ministero dello Sviluppo Economico La proroga del credito d’imposta per la formazione 4.0 Luca Fioravanti, Dottore Commercialista, Business Consulting Area, Luiss Business School Il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design Luca Romanelli, Dottore Commercialista, Studio Puri Bracco Lenzi e Associati Modera: Luca Olivari, Adjunct Professor e Project Leader Business Consulting Area, Luiss Business School Q&A Per partecipare al webinar è necessaria la registrazione REGISTRATI RIVEDI IL WEBINAR Che cos’è il credito d’imposta 2020 e cosa prevede  Credito d’imposta per imposta per investimenti in beni strumentali: si propone di supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design: si propone di stimolare la spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica per sostenere la competitività delle imprese e favorire i processi di transizione digitale e nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale Credito d’imposta formazione 4.0: si propone di stimolare gli investimenti delle imprese nella formazione del personale sulle materie aventi ad oggetto le tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese.

02 Luglio 2020

Leadership e gestione remota nella nuova impresa digitale

Da people leader a “e-leader” di collaboratori remoti: un webinar per approfondire le best practice di Smart Working e le innovazioni necessarie per convertire l’esperienza dell'emergenza in una grande opportunità di trasformazione digitale del Paese. RIVEDI IL WEBINAR L’emergenza sanitaria ha dimostrato che le imprese più resilienti sono state quelle già organizzate per avvantaggiarsi subito delle potenzialità delle tecnologie digitali. Durante il lockdown questa condizione ha riguardato non più del 30% delle imprese italiane, coinvolgendo circa 8 milioni di italiani che hanno potuto continuare a svolgere la propria attività in sicurezza lavorando da remoto. L’insegnamento da trarre è che non si può e non si deve tornare indietro: nella fase di ripartenza i passi giusti da fare sono dunque quelli di estendere e completare i processi innovativi avviati. Implementare lo Smart Working significa mettere il lavoratore al centro dei processi produttivi, spostando la misurazione del merito dal quanto lavorato ai risultati, con la possibilità di un migliore bilanciamento tra vita privata e lavoro, in un circolo virtuoso con impatti importanti sulla crescita della produttività aziendale e sulla sostenibilità ambientale. Nel corso del webinar verranno presentati i risultati del rapporto dello Steering Committee "Competenze e capitale umano" di Confindustria Digitale e dell’indagine di Luiss Business School su "Smartworking durante la pandemia Covid 19". (Leggi la preview dell'indagine Luiss Business School su Il Sole 24 Ore, 15 luglio 2020) Programma Dalle esperienze delle imprese ICT alle strategie di e-leadership Conversazione tra:  Cesare Avenia, Presidente Confindustria Digitale Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Stefano Venturi, Presidente Steering Committee Competenze e capitale umano Confindustria Digitale Una nuova cultura digitale nel lavoro Ne discutono: Laura Di Raimondo, Direttore Assotelecomunicazioni-Asstel Massimo Giordani, Marketing Strategist, Presidente "Associazione Italiana Sviluppo Marketing" Guelfo Tagliavini, Consigliere Federmanager   Dibattito   Conclusioni Cesare Avenia, Presidente Confindustria Digitale Per partecipare è necessaria la registrazione.  REGISTRATI  RIVEDI IL WEBINAR 2/7/2020